Disamina scientifica su Boldenone e metabolismo estrogenico.

Introduzione

Molti sono convinti che il Boldenone (conosciuto commercialmente con Equipoise) aromatizzi in Estradiolo ad un tasso pari al 50% di quello del Testosterone sulla base di un informazione estrapolata da “Chemical Muscle Enhancement” del compianto A.L. Rea o da “Anabolics” di William Llewellyn.

Il vantaggio del Boldenone come anabolizzante è una questione che è stata pesantemente dibattuta per anni nel mondo del Bodybuilding.

Quanto è potente il Boldenone nello stimolo dell’ipertrofia muscolare? Se si è particolarmente sensibili agli effetti collaterali derivanti da un aumento degli estrogeni per via dell’aromatizzazione dei substrati soggetti come il Testosterone, può il Boldenone essere una alternativa al Testosterone?

Nel corso degli anni ho raccolto molti dati che, per la maggior parte, mi hanno portano a credere che il Boldenone non possa sostituire il Testosterone ne come base per un ciclo e nemmeno per una “TRT”. Ho visionato anche diversi risultati di esami del sangue i quali dimostravano che effettivamente i livelli di Estradiolo, con il solo uso del Boldenone come unico agente aromatizzabile, erano molto bassi.

Ad esempio, se qualcuno volesse usare 500mg di Testosterone, ma non potrebbe usare un tale dosaggio dal momento che presenta particolare difficoltà nella gestione estrogenica in specie senza l’uso di AI come Exemestane o Anastrozolo, una conclusione a cui molti superficialmente sono giunti è che si potrebbe semplicemente usare il Boldenone al dosaggio sopra citato per ridurre della metà l’attività estrogenica, ma comunque supportare un’adeguata produzione di Estradiolo. Ma quando si approfondisci l’ipotesi e la si testa sul campo, è davvero così che stanno le cose? In realtà no, o, comunque, la media delle variabili di risposta spinge a confermare una maggiore validità nel “mixare” Testosterone e Boldenone coprendo la dose base calcolata in precedenza, e con variazione di percentuale T:B ratio da 1:1 a 2:1.

Vi ricordate l’affermazione secondo cui il Nandrolone ha un tasso di aromatizzazione del 20% rispetto al Testosterone? Ecco, questo è un altro assunto semplicistico e simile a quanto si tratterà in questo articolo, che è stato tramandato per anni nella comunità della ghisa, e che ora sappiamo non essere corretto (ne parlerò probabilmente in un articolo a parte).

Quindi, per il Boldenone come stanno le cose? Iniziamo conoscendo la molecola in questione

Caratteristiche del Boldenone

Il Boldenone [1,4-androstadiene-3-one,17b-ol], commercializzato con il nome di Equipoise, Ganabol, Equigan, Ultragan, e Boldane,  è uno steroide anabolizzante-androgeno spesso legato all’estere Undecylenato. Strutturalmente molto simile al Testosterone, il Boldenone differisce da questo per il doppio legame tra C1 e C2.

Struttura molecolare del Boldenone

Come detto, il Boldenone non è altro che Testosterone con un doppio legame tra C1 e C2, caratteristica che:

1- Riduce ipoteticamente il tasso di aromatizzazione in rapporto al Testosterone;

2- rende la molecola un substrato molto meno affine all’enzima 5-α reduttasi rispetto al Testosterone. Questo aspetto riduce in modo apprezzabile la conversione del Boldenone a Dihydroboldenone, rendendo l’androgenicità assoluta inferiore rispetto a quella del Testosterone (androgeno:anabolico ratio comune/ipotetica del Boldenone è di 50/100).

Nonostante non ci siano dati sperimentali sull’affinità recettoriale del Boldenone, in base alla sua struttura e alla conversione limitata a Dihydroboldenone, si ipotizza che l’affinità recettoriale della molecola sia “Mix”  a livello muscolare come quella del Testosterone. Vi sono altresì diverse ipotesi come quella secondo cui il Boldenone possegga una affinità AR inferiore a quella del Testosterone, speculando che esso possa essere classificato come “Non-AR”.

Il Boldenone condivide con il Testosterone anche una forte affinità per le SHBG. Cosa molto poco importante in un contesto “doped”: è ormai risaputo che dosi sovrafisiologiche di AAS causano una riduzione delle SHBG.

Il Boldenone è privo di qualsiasi tipo di metilazione cosa che lo rende sensibilmente meno efficace per via orale, ma meno di quello che ci si potrebbe aspettare:  il doppio legame in C1-C2 incrementa leggermente la resistenza al passaggio epatico.

E arriviamo dunque al tasso di aromatizzazione ad Estradiolo del Boldenone considerato essere del 50% rispetto al Testosterone.

Il Boldenone è spesso raggruppato nella categoria ristretta dei derivati ​​del Testosterone che possono anche servire come base sostitutiva del Testosterone per via della loro interazione con l’Enzima Aromatasi.

Le basi sostitutive del Testosterone sono AAS soggetti all’Aromatasi e si convertono in una quantità sufficiente di Estrogeni per supportare un’adeguata attivazione del recettore degli Estrogeni.

Ma c’è un errore, il Boldenone è stato inserito in questa categoria erroneamente.

Una produzione adeguata di Estrogeni garantisce una migliore neuroprotezione, cardioprotezione, attività dell’asse GH/IGF-1, produzione di fattori di crescita a valle e una miriade di altre importanti funzioni sia per la salute che per le prestazioni.

Si afferma comunemente, come già detto, che il Boldenone aromatizzi la metà del Testosterone, e il libro di William Llewellyn “Anabolics” è comunemente indicato a supporto di questa affermazione.

Molti ritengono che il Boldenone possa essere utilizzato come base sostitutiva del Testosterone per coloro che sono inclini agli effetti collaterali estrogenici. E, in teoria, utilizzando il Boldenone, si potrebbe ridurre il rischio di sviluppare effetti collaterali correlati ad un livello elevato di estrogeni poiché dovrebbe aromatizzare circa la metà del Testosterone.

Nel corso degli anni si sono sviluppate altre teorie sul meccanismo d’azione del Boldenone. Una delle più recenti è che uno (o più) dei suoi metaboliti agisca come un Inibitore dell’Aromatasi (AI). Ma esiste una teoria completamente diversa, che approfondirò dopo aver elaborato l’ipotesi del/i metabolita/i AI.

L’ipotesi dei “metaboliti AI” del Boldenone

Secondo questa ipotesi, i metaboliti del Boldenone sono in realtà la causa del ridotto impatto dell’Enzima Aromatasi su questa molecola e su altri substrati soggetti come il Testosterone.

E’ reperibile in rete una raccolta della ricerca disponibile sui metaboliti del Boldenone [1].

In questa raccolta si esaminano anche aneddoti che affermano sia la necessità di aumentare, diminuire o non avere affatto bisogno di un IA a seconda del dosaggio di Boldenone utilizzato. Logicamente, più la dose di Boldenone sarà alta più si dovrebbe necessitare di AI al fine di marginare l’aromtizzazione in Estradiolo. Tuttavia, molte persone riportano una diminuzione del bisogno di AI quando usano il Boldenone o, addirittura, arrivano ad affermare di non averne affatto bisogno.

Estratto dal libro “Anabolics” di William Llewellyn, sezione dedicata al Boldenone.

Nel libro di William Llewellyn “Anabolics” viene affermato che “gli studi sull’aromatizzazione suggeriscono che il tasso di conversione [del Boldenone] in Estradiolo è di circa la metà di quello del Testosterone”.

Llewellyn fa riferimento a uno studio in vitro per supportare questa affermazione. Ma il precedentemente citato studio non si riferisce al Boldenone in nessuna delle sue parti.[2]

In un’edizione rivista di “Anabolics” il riferimento è cambiato in uno oscuro studio che valuta il ruolo degli androgeni nella crescita e nello sviluppo del feto, bambino e adolescente.[3] Anche in questo studio non ci si riferisce al Boldenone. Potrebbe tuttavia essere un errore di Llewellyn in quanto un composto con un nome simile, Boldione (considerato un PH del Boldenone), è menzionato nel primo studio (lo studio in vitro) e apparentemente interagisce con l’Aromatasi, tuttavia, ha aggiornato la fonte in una copia più recente del suo libro, presumibilmente basato sul fatto che il nuovo studio rappresentava un’informazione corretta, ma nello studio aggiornato non c’è affatto menzione della molecola in questione.

È stato analizzato uno studio svolto su conigli e indagante l’effetto del Boldenone sugli ormoni riproduttivi.[4]

Lo studio era strutturato su due gruppi sperimentali e uno di controllo.

I due gruppi sperimentali sono stati trattati con Boldenone.

Il gruppo di controllo non ha ricevuto alcun trattamento farmacologico.

Entrambi i gruppi sperimentali hanno avuto una significativa diminuzione del Testosterone circolante con un aumento simultaneo dell’Estradiolo.

Nella discussione finale dello studio, i ricercatori ipotizzano che ciò possa essere dovuto all’aromatizzazione in Estradiolo del Boldenone.

Quindi, questo studio è stato condotto in un contesto monoterapico, il che significa che hanno trattato i conigli con solo Boldenone.
Vediamo una predicibile diminuzione del Testosterone e un aumento dell’Estradiolo.
Logicamente, se non viene somministrato Testosterone ma solo Boldenone, ed i livelli di Estradiolo aumentano sensibilmente rispetto al basale, allora il Boldenone deve aromatizzare in Estradiolo, giusto? Non esattamente…
Se guardiamo a come hanno misurato questi biomarcatori, possiamo vedere che hanno raccolto campioni di sangue ed eseguito un successivo test ormonale.
I livelli sierici di Testosterone ed Estradiolo sono stati determinati utilizzando kit di test immunologico per elettrochemiluminescenza (ECLIA). Parliamo di uno dei peggiori metodi di test ematico.

Andando oltre, nella raccolta di dati precedentemente citata, si approfondisce la questione del metabolita che molti sostengono essere il responsabile degli effetti AI-simili del Boldenone.

Non è possibile trovare pubblicazioni inerenti specifiche su PubChem.[5, 6]

L’uso di Google come motore di ricerca al fine di chiarire la questione non è di molto aiuto, e non mostra nemmeno ricerche rilevanti per 1,4 dienedione in riferimento al Boldenone. Durante la ricerca, è emerso un composto, l’Androsta-1,4-didenedione. Durante la ricerca sul Androsta-1,4-didendione sono emersi alcuni studi, uno che mostrava che poteva causare difetti alla nascita, un altro sugli “steroidi su micropiastre con gel di silice fisso” e l’ultimo su un chetosteroide. Nessun risultato viene visualizzato quando si cerca 1,4 dienedione, è considerato un errore di battitura.

Uno studio ha esaminato i metaboliti escreti dopo la somministrazione di Boldenone nell’uomo [7]. Essi risultano essere i seguenti:

  • 5β‐androst‐1‐en‐17β‐ol‐3‐one
  • 5β‐androst‐1‐ene‐3α,17β‐diol
  • 5β‐androst‐1‐en‐3α‐ol‐17‐one
  • 5β‐androst‐1‐en‐6β‐ol‐3,17‐dione
  • 5β‐androst‐1‐ene‐3,17‐dione
  • 5α‐androst‐1‐ene‐3,17‐dione (aka 1-AD)
  • androsta‐1,4‐diene‐3,17‐dione (aka ADD)
  • androsta‐1,4‐diene‐6β,17β‐diol‐3‐one
  • androsta‐1,4‐dien‐6β‐ol‐3,17‐dione

Come si può vedere, vengono prodotti nove metaboliti, con due metaboliti (1-AD e ADD) simili a quelli precedentemente menzionati.

Lo studio non menziona alcun effetto anti-aromatase.

L’1-AD è un androgeno sintetico e uno steroide anabolizzante. Agisce anche come pro-ormone dell’1-Testosterone [8].

Dall’alto al basso: 1-AD e 1-Testosterone

In uno studio in vitro è stato dimostrato che l’1-AD è un potente inibitore dell’attività dell’aromatasi e dell’espressione dell’mRNA del CYP19.[9]

L’ADD è uno steroide androgeno anabolizzante correlato a Boldenone e Testosterone. L’ADD metabolizza rapidamente a Boldenone [10, 11]. In uno studio in vitro è stato dimostrato che l’ADD inibisce l’aromatasi.[12]

L’ATD non era elencato nello studio sui metaboliti umani condotto sul Boldenone [13]. Proprio come con l’ADD, l’ATD ha dimostrato di essere sia un metabolita del Boldenone che di metabolizzare in Boldenone [14, 15].

In uno studio in vitro è stato dimostrato che l’ATD riduce significativamente la biosintesi degli estrogeni.[16]

Quando si confrontano le strutture di 1-AD, ADD, ATD e i dati disponibili a riguardo, sembra che l’1,4 Dienedione sia solo un tentativo errato di identificare l’ADD.

PubChem non lo ha mostrato come sinonimo in quanto non era indicizzato su PubMed.

È anche fuorviante chiamarlo AI perché è anche un AAS che si ha effetti simili ad un IA, ma subisce esso stesso l’aromatizzazione.

Tutti gli studi a cui si fa riferimento sono condotti in vitro.

Gli studi in vitro e gli studi sugli animali non si traducono quasi sempre in risposte analoghe una volta applicati agli esseri umani, quindi le estrapolazioni non dovrebbero essere prese come un dato di fatto senza necessità di approfondire.

Un fattore di singolare importanza è senza dubbio la variabilità nella risposta genetica tra individuo e individuo. E’ del tutto plausibile che alcuni individui possano metabolizzare il Boldenone in ADD, 1-AD o ATD a un tasso più elevato di altri, o possano avere una elevata risposta a questi metaboliti. La risposta ai farmaci è diversa da individuo a individuo e anche il metabolismo degli steroidi endogeni prodotti naturalmente differisce notevolmente da persona a persona. Alcuni individui semplicemente non rispondono nemmeno a determinati farmaci, il che deve essere preso in considerazione.

La risultante della ricerca non chiarisce se il Boldenone agisca come un AI o se aromatizza in Estradiolo ad un dato tasso.

Ma qual è il problema con il metodo ECLIA?

Semplice, l’ECLIA rileva in modo incrociato altri estrogeni nel sangue.

Anche in monoterapia con il Nandrolone possono emergere letture errate come, per esempio, Testosterone elevato ed Estradiolo nei range quando non lo sono. Di conseguenza, è di estrema importanza riuscire a fare analizzare i campioni raccolti da un laboratorio analisi utilizzante un test sensibile per l’Estradiolo nello specifico.

Durante diversi esperimenti con solo uso di Nandrolone si sono valutati i livelli di Estradiolo con il metodo ECLIA ottenendo un risultato nella norma del range di riferimento (media tra i 35 ed i 40pg/ml).

L’anomalia di lettura emergeva quando il medesimo soggetto trattato svolgeva un prelievo ematico il cui campione veniva analizzato utilizzando un test ad alta sensibilità, e da esso veniva rivelato un livello di Estradiolo nettamente inferiore (media tra i 10 ed i 15pg/ml).

Per quale ragione si è manifestata una discrepanza così evidente tra i due metodi di test? L’ECLIA rileva in modo incrociato altri estrogeni nel campione ematico leggendo l’Estrone come Estradiolo alterando in modo significativo il risultato del test. Ciò significa che possiamo già concludere che i livelli di Estradiolo nello studio sui coniglio trattati con il Boldenone hanno un sostanziale margine di errore.

Nel caso del solo uso di Nandrolone, esso causa un aumento significativo di Estrone che attraverso il test ECLIA risulta rilevato come Estradiolo dando come risultante un falso livello ematico di quest’ultimo. L’Estrone può si convertirsi in Estradiolo, ma ciò non si verifica ad un tasso significativo.

Quindi, sappiamo che i valori rilevati tramite test ECLIA non sono molto accurati quando si valuta l’Estradiolo.

E’ adesso chiaro come non sia una coincidenza il fatto che ogni qual volta un soggetto trattato con Boldenone riscontri referti ematici differenti rispetto al test ECLIA quando il campione viene sottoposto a test specifici. Infatti, tramite test specifici, si possono osservare costantemente dei bassi livelli di Estradiolo anche con alte dosi di Boldenone, sebbene ciò sia soggetto a variabili soggettive.

Aneddoti e analisi del sangue che mostrano bassi livelli di Estradiolo durante la somministrazione di Boldenone

Su YouTube, a volte, molto raramente, ci si può imbattere in personaggi discretamente preparati in materia di farmaci applicati allo Sport, e questo è, ad esempio, il caso di Vigorous Steve.

Steve afferma di rispondere molto bene ai cicli di Testosterone ad alti dosaggi ed è arrivato a livelli di dosi piuttosto alte. Dice che, di norma, quando assume un grammo di Testosterone a settimana, deve assumere 12,5mg/die di Exemestane per evitare la comparsa di effetti collaterali estrogenici.

Quando ha mixato 1g di Testosterone con 1g di Boldenone a settimana, tuttavia, ha notato che non aveva bisogno della stessa quantità di Exemestane giornaliera, poiché l’introduzione del Boldenone aveva effettivamente ridotto il livello estrogenico.

Nonostante l’aggiunta di 1g di un altro farmaco che presumibilmente aromatizza alla metà del tasso con il quale aromatizza il Testosterone, Steve aveva bisogno di una dose inferiore di AI.

Esempi di risultati ematici dei livelli di Estradiolo con test ad alta sensibilità (specifico)

In rete si trova di tutto e di più, e l’affidabilità lascia molto a desiderare. A volte, però, è possibile reperire testimonianze di buona credibilità come questa che vi espongo qui di seguito e che proviene da un utilizzatore sotto trattamento con Boldenone. I risultati delle sue analisi del sangue sono stati elaborati tramite test ad alta sensibilità, ed hanno aiutato a fare maggiore chiarezza su ciò che realmente accade con l’uso di Boldenone.

Questa è la linea temporale del suo ciclo:

  • 18/02/19 – Esplosione iniziale: 400mg di Testosterone Cypionato/200mg di Nandrolone Fenilpropionato (NPP) a settimana (necessari 0,25 mg di Arimidex due volte a settimana per tenere sottocontrollo gli effetti collaterali estrogenici);
  • 31/5/19 – Passaggio alla TRT composta da: 100mg di Testosterone Cypionato/ 900IU hCG (300UI x 3) a settimana;
  • 19/07/19 – Completamento della TRT. Il risultato dell’analisi del sangue con Estradiolo a 75pg/mL.
  • 19/07/19 – Inizia la fase esplosiva con Equipoise. Dopo il prelievo ematico 400 mg di Testosterone Cypionato/300mg di Boldenone a settimana e 20mg di Oxandrolone al giorno;
  • 2/09/19 – Prelievo ematico durante il periodo di somministrazione di 400mg di Testosterone Cypionato/300mg di Boldenone a settimana e 20mg di Oxandrolone al giorno;
  • 4/09/19 – Il risultato dell’analisi del sangue con Estradiolo a 24pg/mL, nonostante stesse utilizzando 400mg di Testosterone Cypionato e 300mg di Boldenone che presumibilmente aromatizza al 50% del tasso con il quale aromatizza il Testosterone. Il suo livello di Estradiolo è diminuito da 75pg/ml a 24pg/ml.

Il soggetto in questione ha assicurato che i campioni ematici sono stati analizzati con test LC/MS-MS ultra sensibile e non l’ECLIA.
Come si può notare, si tratta di un altro individuo che mostra che l’uso del Boldenone ha ridotto significativamente l’Estradiolo durante il ciclo.

Lo Youtuber Symmetry and Fitness ha fatto un ulteriore passo avanti e non solo ha testato i suoi livelli di Estradiolo durante l’uso del Boldenone tramite test di analisi sensibili, ma ha anche testato i suoi livelli di Estrone, ed i risultati sono molto interessanti.

Il suo ciclo comprendeva circa 850mg di Boldenone Undecylenato e 250mg di Testosterone Enantato a settimana.

I risultati mostrano un significativo aumento dei livelli di Estrone, con un risultato di 662pg/mL, con il limite massimo dell’intervallo di riferimento pari a 65pg/mL. Il suo livello di Estradiolo non era rilevabile con meno di 2,5pg/mL.

Normalmente con i livelli sierici di Testosterone derivanti da 250mg/week di Testosterone Enantato portano in media ad avere livelli di Estradiolo pienamente all’interno dell’intervallo di riferimento.

Con la produzione endogena media di Testosterone si raggiungono livelli pari a circa 15-35pg/ml (a seconda di quanto Testosterone sintetizza il soggetto e da altri fattori). I risultati delle analisi del sangue in questione mostrano che l’Estradiolo è persino inferiore a quello di una donna in menopausa.

Dovrebbe essere noto, per lo meno ai miei lettori, che portare i livelli di Estradiolo a quote molto basse (fatte rare eccezioni e per brevissimi periodi di tempo) è qualcosa da evitare per i consequenziali problemi psicofisici.

Comunque, il risultato del test indica che qualcosa nello stack utilizzato dallo youtiuber ha impedito sensibilmente l’aromatizzazione del Testosterone in Estradiolo. Grazie all’accuratezza degli esami svolti, sappiamo che il Testosterone utilizzato dal soggetto in questione è realmente Testosterone (1431 ng/dL), poiché, per l’appunto, i campioni ematici sono stati sottoposti ad un test specifico LC/MS-MS, che è il gold standard per verificare il totale esatto del Testosterone evitando il rilevamento incrociato di altri anabolizzanti.

La quantità di Testosterone rilevata, normalmente, porterebbe ad un livello di Estradiolo medio-alto, non di certo così basso come è risultato. Quindi, probabilmente l’enzima Aromatasi viene inibito. Fortunatamente, con il risultato del suo esame del sangue comprendente l’Estrone, possiamo finalmente risolvere l’enigma su ciò che realmente accade.

Facendo riferimento allo studio sui conigli, sappiamo che per esso hanno utilizzato l’ECLIA per rilevare i livelli di Estradiolo.

Lo studio sui conigli visto in precedenza, ha mostrato un aumento dell’Estradiolo con Boldenone in monoterapia e, guarda caso, tutti gli individui che hanno riportato livelli nella norma di Estradiolo dopo esame ematico svolto durante il ciclo di AAS, i loro campioni non sono stati sottoposti a test ad alta sensibilità (almeno quelli che ho visionato ad oggi, e vi assicuro che sono numerosi).

“Symmetry and Fitness” mostra un livello di Testosterone alto, e nessun livello di Estradiolo alterato dalla falsa lettura del Estrone circolante. Tutti i risultati delle analisi del sangue che mostrano un aumento dell’Estradiolo utilizzano ECLIA.

Quindi, a questo punto, si potrebbe ipotizzare che il Boldenone non aromatizza effettivamente in Estradiolo, né inibisca l’enzima Aromatasi ma, piuttosto, esso potrebbe competere con il Testosterone nell’interazione con l’Aromatasi.

Approfondirò ulteriormente questo aspetto più avanti, ma, per il momento, posso dirvi che, probabilmente, si necessiterà di una co-somministrazione di Estradiolo o di un substrato soggetto all’aromatizzazione in Estradiolo durante l’uso di Boldenone al fine di ottenere effettivamente una quantità fisiologica dell’estrogeno maggiormente bioattivo. Il motivo è che il Boldenone, chiaramente, non aromatizza in una quantità sufficiente ad Estradiolo ma, da come è emerso da esami approfonditi, sembra avere una maggiore conversione in Estrone, un estrogeno con bassa bio-attività. L’Estrone, quindi, non è in grado di sopperire ai bassi livelli di Estradiolo, e sto parlando soprattutto dei benefici connessi a quest’ultimo per la salute psicofisica o la crescita muscolare, e vi sono numerosi studi che dimostrano quanto i livelli di Estrone sproporzionatamente elevati possano essere deleteri per la salute. In alternativa, una dose molto più bassa di Boldenone dovrebbe essere somministrata in rapporto al Testosterone, a meno che non vi sia una competizione o una fase dove i livelli di Estradiolo devono essere maggiormente ridotti.

Abbiamo visto come anche con uno schema di dosaggio quasi identico tra Testosterone e Boldenone (vedi precedente esempio da 300mg di Boldenone e 400mg di Testosterone) i livelli di Estradiolo risultano generalmente bassi.

Quasi nessun “doped” si somministra meno di 300mg/week di Boldenone, e se solo a questi dosaggi può risultare un problema per l’Estradiolo, livelli maggiori richiedono gestioni estremamente più accurate, soprattutto se l’obbiettivo è la massima crescita muscolare.

Effetti potenziali del Boldenone sulla biosintesi estrogenica

Come accennato in precedenza, è molto probabile che l’uso di Estradiolo esogeno, o l’aggiunta di dosaggi maggiori di un substrato soggetto ad aromatizzazione in Estradiolo, sia necessario per mantenere livelli salubri durante un ciclo di Boldenone ad alte dosi.

La via principale attraverso la quale l’Estrone viene biosintetizzato coinvolge l’Androstenedione come intermedio, con quest’ultimo che viene convertito in Estrone dall’enzima Aromatasi. Questa è il punto chiave da ricordare nel contesto di questa profonda anamnesi sul Boldenone.

L’Androstenedione si converte in Estrone attraverso l’azione dell’enzima Aromatasi. Questa reazione si verifica sia nelle gonadi che in alcuni altri tessuti, in particolare il tessuto adiposo, e l’Estrone viene successivamente rilasciato da questi tessuti. Oltre che attraverso l’aromatizzazione dell’Androstenedione, l’Estrone può essere sintetizzato reversibilmente a partire dall’Estradiolo tramite l’azione dell’enzima 17β-idrossisteroide deidrogenasi (17β-HSD) in vari tessuti, compreso il fegato.

Descrizione: le vie metaboliche coinvolte nel metabolismo dell’Estradiolo e di altri estrogeni naturali (ad es. Estrone, Estriolo) nell’uomo. Oltre alle trasformazioni metaboliche mostrate nel diagramma, la coniugazione (ad es. Solfatazione e Glucuronidazione) si verifica nel caso dell’Estradiolo e dei suoi metaboliti che hanno uno o più gruppi idrossilici (–OH) disponibili.

Aneddoticamente, possiamo vedere come la necessità di utilizzo di un AI diminuisce nettamente dal momento che i livelli di Estradiolo vengono marcatamente soppressi, anche con una dose elevata di Testosterone quando si aggiunge del Boldenone a dosaggi del tutto contenuti.

Vediamo anche i risultati degli esami del sangue che mostrano livelli altissimi di Estrone. Alcuni dei metaboliti del Boldenone sono propagandati come AI, ma l’evidenza di ciò si basa sull’estrapolazione da studi su animali, modelli in vitro e sul fatto che vediamo una diminuzione dei livelli di Estradiolo presente nei risultati degli esami del sangue ad alta sensibilità. Tutto questo porta a credere che il Boldenone non agisca, direttamente o indirettamente, come un AI, e anche se i suoi metaboliti lo fanno, il grado in cui svolgono tale azione è chiaramente insignificante, altrimenti non avremmo questo picco enorme di Estrone nel sangue.

Quello che con molta probabilità accade, è che anche il Boldenone è un potente substrato per l’Aromatasi, ma non aromatizza direttamente ad Estradiolo, convertendosi in Estrone o in un altra forma di estrogeno sintetico (non presente in natura ma frutto di un substrato modificato per sintesi di laboratorio). In effetti, molti hanno dato per scontato che il Boldenone si converta in Estradiolo nonostante questo AAS sia sintetico.

Se l’enzima Aromatasi fosse inibito dai metaboliti del Boldenone, non vedremmo picchi dei livelli di Estrone così significativi, né vedremmo picchi di Estradiolo tramite il metodo ECLIA. Quel test incrociato rileva altri estrogeni ed è solo tramite test ad alta sensibilità che possiamo vedere cosa sta effettivamente succedendo sul piano del Estradiolo e dei tassi di aromatizzazione. Il fatto che gli estrogeni vengano rilevati in quei range indica chiaramente che l’enzima Aromatasi agisce senza particolari limitazioni, nonostante non stia operando sul Testosterone dal momento che i livelli di Estradiolo sono decisamente ridotti.

A questo punto ci si può domandare quale sia l’affinità di legame del Boldenone rispetto al Testosterone per l’enzima Aromatasi e quali sono i metaboliti estrogenici derivanti durante il processo di conversione enzimatica.

Considerate che che “Symmetry and Fitness” ha eseguito test ad alta sensibilità per Testosterone ed Estradiolo ma, tuttavia, il metodo usato per rilevare i livelli di Estrone è l’ECLIA. Quindi, l’Estrone potrebbe benissimo essere anche un rilevamento incrociato di un altro metabolita estrogenico sintetico. E ci sono buone probabilità che sia così, poiché il diretto interessato ha riferito di aver fatto dei successivi test di follow-up per valutare i suoi livelli di Estrone tramite LC / MS / MS. E questa volta sono tornati nella norma.

Rapporti tra Testosterone ed Estradiolo e limite di attività dell’Aromatasi

Una cosa che spesso viene trascurato è che esiste un limite nell’attività dell’Aromatasi. Una volta che i dosaggi sovrafisiologici di AAS aumentano, il corpo non risponde con una sintesi di enzima Aromatasi proporzionale causando una conversione massiva e perfettamente proporzionale di Estradiolo (o qualsiasi metabolita che l’AAS somministrato sensibile all’Aromatasi dia come risultato dell’interazione biochimica). Gli studi che hanno misurano la risposta a dosi graduate di Testosterone in uomini giovani e anziani hanno dimostrato che la Estradiolo:Testosterone ratio in realtà diminuisce ulteriormente con dosaggi sovrafisiologici di Testosterone.

  • Con 25mg di Testosterone a settimana, il rapporto totale E2-T in un giovane è di circa l’1,2%;
  • A 50mg si scende a circa lo 0,7%;
  • A 125mg scende a circa lo 0,4%…E così via.

Come si può chiaramente osservare, l’aromatizzazione del Testosterone non avviene in maniera direttamente proporzionale alla dose somministrata, suggerendo che esiste un potenziale di tasso dell’aromatizzazione limitato e che esso può verificarsi. Un’altra possibile aggiunta allo scenario è che l’AAS sintetico somministrato sarà probabilmente in competizione con il Testosterone per quella limitata attività dell’Aromatasi.

È bene che comprendiate come sia fisicamente impossibile in fisiologia (sia di base che alterata e, fino a prova contraria, fatta eccezione per rari stati patologici) un aumento massivo del tasso di aromatizzazione, soprattutto con dosaggi sovrafisiologici. E, quindi, viene difficile pensare al fatto che qualcuno possa aspettarsi che il Testosterone in qualche modo subisca l’azione dell’enzima Aromatasi quando entra in competizione con un altro substrato di pari grado (?) ed a dosaggi maggiori (parlo ovviamente del Boldenone).

Analogamente agli anti-androgeni che competono per il legame con il recettore degli Androgeni con Testosterone e DHT, il Boldenone, molto probabilmente, compete con il Testosterone per l’enzima Aromatasi. Un altro esempio rilevante è ciò che accade dopo aver utilizzato un inibitore della 5α-reduttasi come la Finasteride.

Quando si inibisce la 5α-reduttasi con l’uso di Finasteride o Dutasteride per abbassare i livelli di DHT circolanti, detto nel modo più semplice possibile, il Testosterone raggiungerà concentrazioni più elevate per via dell’azione della Finasteride. Quando la 5α-riduzione del Testosterone viene inibita o fortemente ridotta, si verifica una riduzione del DHT, ma essendoci livelli maggiori di Testosterone, si verrà a creare un livello maggiore di Estradiolo per via della maggiore presenza del substrato soggetto all’azione dell’enzima Aromatasi (vedi, appunto, Testosterone). Questo è il motivo per cui l’uso della Finsteride aumenterà i livelli di Testosterone ed Estradiolo di circa il 15% e la Dutasteride di oltre il 20%.

Quindi, se un enzima ha un limite di espressione e attività, l’introduzione di un altro substrato con affinità di legame e/o dosaggio comparabili (ci sono ovviamente anche altri fattori) nell’equazione riduce ulteriormente la quantità disponibile dell’enzima con cui interagiscono gli “ormoni genitore” (il Testosterone è l’ormone genitore in questo contesto al quale ci stiamo riferendo).

Non sarei sorpreso di constatare che l’uso del Boldenone con il Testosterone possa causare effettivamente un modesto picco nei livelli di Testosterone e DHT al di sopra di quanto constatabile con la medesima dose di Testosterone, allo stesso modo in cui la co-somministrazione di Testosterone e Finasteride aumenta i livelli circolanti di Testosterone ed Estradiolo. Se l’Aromatasi è per la maggior parte legata al Boldenone, ci sarà dio conseguenza più Testosterone circolante, e quindi più testosterone soggetto alla 5α-reduttasi e alla conversione in DHT.

Ora, in teoria si potrebbe probabilmente ancora sfruttare il Boldenone in “Bulk” se la dose di Testosterone fosse significativamente più alta del precedente, ma i risultati delle analisi del sangue suggeriscono che la dose di Testosterone dovrebbe essere MOLTO più alta perché non ci sia una significativa compromissione della conversione di Testosterone in Estradiolo. Anche solo 300mg di Boldenone Undecylenato hanno causato un calo dei livelli di Estradiolo molto al di sotto di quelli che avrebbero dovuto esserci con l’uso di 400mg di Testosterone, compromettendo di conseguenza la salute e la crescita muscolare rispetto a ciò che si sarebbe potuto ottenere con un altro anabolizzante aggiuntivo che non compete con il Testosterone per l’Aromatasi.

Va anche considerato che il Boldenone è considerato dalla maggior parte dei “doped” come un agente anabolizzante relativamente debole, e ad oggi non ho ancora sentito parlare di una persona che sta usando Testosterone alto con Boldenone basso.

Esiste una “regola della broscience” che è stata tramandata fino ad oggi e che afferma che il Boldenone funziona bene solo a dosaggi superiori a 600-700mg7week. Ho anche sentito persone dire che “il Boldenone brilla a 1.5g/week”. Follia nella maggior parte dei casi.

Conclusioni sul Boldenone

A seguito delle mie ricerche, sono quasi certo che il Boldenone interagisca direttamente con l’enzima Aromatasi dando come risultato un metabolita estrogenico che altera il semplice esame ECLIA dando falsi positivi per livelli elevati di Estradiolo. Se possa o meno convertirsi in Estrone non ne sono certo, ma una ipotesi plausibile è che esso non si converta in nulla di bioidentico, ma in un estrogeno sintetico che ha una qualche affinità per i ERα ed ERβ.

Ipotesi della conversione del Boldenone in Estrone

Ora resta da scoprire quale sia questo ipotetico estrogeno sintetico e quanto sia potente in rapporto nell’adempiere alle stesse funzioni fisiologiche dell’Estradiolo. Questa domanda ce la poniamo anche, avendone una risposta, con il Methandrostenolone (Dianabol) ed il Trestolone (MENT), i quali convertono rispettivamente a 17α-Methylestradiolo e 7α-Methylestradiolo. Con il Boldenone, invece, non abbiamo idea di cosa accada realmente in termini di reazione biochimica enzimatica, seppur, aneddoticamente, la sua attività estrogenica sembri limitata, ed il fatto che essenzialmente inibisca marcatamente l’aromatizzazione del Testosterone in Estradiolo lo rende un composto molto più difficile da gestire in modo efficace di quanto si possa essere indotti a pensare da una certa letteratura.

La ricerca suggerisce anche che il Boldenone potrebbe essere uno dei composti più nefrotossici esistenti.[17]

La competizione per l’enzima Aromatasi, la successiva riduzione della cascata a valle che interessa importanti funzioni fisiologiche tra le quali lo stimolo all’ipertrofia muscolare, l’impatto marcato sulla eritropoiesi e la ipotetica tossicità renale fanno di questo AAS un composto poco versatile e, di certo, non facile da gestire/dosare specie in fasi della preparazione dove il fine ipertrofico è di massima importanza.

Sebbene ci siano alcuni contesti che, per via del maggiore controllo estrogenico, possano risultare ottimali per l’inserimento del Boldenone, per la maggior parte delle persone non penso che questo sia un composto di elezione nella strutturazione di un ciclo.

Ed è ovvio, giusto per ribadirlo, che l’uso in monoterapia e/o in contesto TRT risulta una pessima scelta per i motivi sopra esaustivamente riportati.

Ricordatevi, in fine, che la risposta soggettiva nel tasso di aromatizzazione da risultati di molto diversificati tra individuo ed individuo. Per tale motivo, prima di andare in qualche community a gridare “con il Boldenone mi sfondo di d-bol è non aromatizzo!” pensate che senza esami ad alta sensibilità per l’ormone specifico non potete proferire nulla più che vostre ipotesi di scarso valore logico e scientifico! Oltretutto, cosa assai grave, rischiate anche di danneggiare il prossimo!

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

  1. https://www.reddit.com/r/steroids/comments/gb6upf/compounds_boldenone_eq_bold_cyp_bold_ace_etc_does/
  2. Biosynthesis-of-Estrogens-Gual-C-Morato-T-Hayano-M-Gut-M-and-Dorfman-R.-Endocrinology-71-1962-920-25..pdf
  3. Imgur: The magic of the Internet
  4. Effects of boldenone undecylenate on growth performance, maintenance behaviour, reproductive hormones and carcass traits of growing rabbits – PubMed (nih.gov)
  5. PubChem (nih.gov)
  6. PubChem (nih.gov)
  7. Metabolism of boldenone in man: gas chromatographic/mass spectrometric identification of urinary excreted metabolites and determination of excretion rates – PubMed (nih.gov)
  8. An efficient synthesis of 5alpha-androst-1-ene-3,17-dione – PubMed (nih.gov)
  9. Steroidal metabolites transformed by Marchantia polymorpha cultures block breast cancer estrogen biosynthesis – PubMed (nih.gov)
  10. Metabolism of boldione in humans by mass spectrometric techniques: detection of pseudoendogenous metabolites – PubMed (nih.gov)
  11. Detection and characterization of urinary metabolites of boldione by LC-MS/MS. Part I: Phase I metabolites excreted free, as glucuronide and sulfate conjugates, and released after alkaline treatment of the urine – PubMed (nih.gov)
  12. A new hypothesis based on suicide substrate inhibitor studies for the mechanism of action of aromatase – PubMed (nih.gov)
  13. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/1591280/
  14. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/19089863/
  15. https://www.wada-ama.org/sites/default/files/resources/files/09a19ws_w._schanzer.pdf
  16. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/7472286/
  17. Deterioration of glomerular endothelial surface layer and the alteration in the renal function after a growth promoter boldenone injection in rabbits – PubMed (nih.gov)

Pillola blu o pillola rossa? Realtà per aspiranti “doped” … ma non solo…

DISCLAIMER: Il presente articolo è a solo scopo educativo, di intrattenimento e informativo. Non rappresenta in alcun modo una forma di incitamento all’uso/abuso di sostanze dopanti. L’autore ed il sito, per tanto, è esentato da qualsiasi responsabilità dipendente dalla libera scelta individuale.

Introduzione ad un dilemma…

Chiunque frequenti l’ambiente del Bodybuilding e del Fitness avrà letto o sentito almeno una volta nella vita espressioni del genere “se mi dopassi sarei anche io così [indicando Flex Wheeler]” o “ho provato di tutto e senza farmaci non riuscirò ad ottenere risultati”. Andando poi ad approfondire la storia di ognuno di questi soggetti si scopre in percentuale quasi assoluta che si tratta di individui nella norma (o al di sotto) frustrati e/o con personalità deboli, speranzosi omini che attendono placidamente che accada una svolta miracolosa nella loro banale e piatta esistenza e, cosa molto importante, con il minimo dello sforzo (meglio se nessuno).

Nella mia esperienza come ricercatore e operatore nel campo della cultura fisica in qualità di Preparatore Atletico, ho assistito a innumerevoli casi in cui un soggetto aspirava al miglioramento della propria composizione corporea trascurando, consciamente o inconsciamente, le basi fondamentali rappresentate da Nutrizione e Allenamento baipassandole in vista della possibile prescrizione di una pillola miracolosa capace di renderlo/a possessore della forma fisica ambita.

Tralasciando l’ovvio ragionamento che spinge ogni essere umano dotato di un minimo d’intelletto verso la comprensione che la genetica è il blocco d’argilla sul quale si va ad operare, ma le sue qualità e difetti sono presenti in modo eterogeneo nella popolazione mondiale, e ciò non è modificabile nemmeno con la farmacologia più oculata, quando ci si trova davanti al bivio tra “pillola rossa” (PEDs) e “pillola blu” (drug free) bisogna essere pienamente consapevoli non solo del fattore illegalità ma del fattore conoscitivo. Purtroppo, la politica del terrore ha operato in modo fallimentare nel goffo intento di allontanare dalla scelta “rossa”, e ciò si è tradotto in un numero sensibile di soggetti abusatori con tutte le conseguenze cliniche derivanti.

Se un individuo non ha raggiunto un livello di maturità sportiva tale da conferirgli una gestione corretta della nutrizione e della periodizzazione allenante (gestione delle variabili volume, intensità, densità ecc…), è molto meglio per lui/lei rivedere i suoi programmi e scegliere ancora la “pillola blu”. Capita, a volte, di incontrare persone decise ad intraprendere la via del “lato oscuro” che, dopo una approfondita chiacchierata sulla gestione dei suddetti fattori, rivede le proprie posizioni.

Per tutti coloro i quali sono immersi nel dilemma della scelta, vi espongo alcuni punti per rendere l’eventuale decisione meno rischiosa anche se pur sempre illegale nel “bel paese”…

“Pillola blu o pillola rossa?” I punti da tenere in considerazione per una scelta consapevole:

#1 Raggiungere una adeguata maturità sportiva

Per “maturità sportiva”, in particolare riferimento al BodyBuilding, si intende la capacità del atleta di sapersi alimentare e allenare correttamente con piena gestione delle proprie potenzialità fisiologiche/genetiche. Questa è la base, se viene a mancare ciò non solo la vostra esperienza finirà per deludervi e rendervi ancora di più dei frustrati, ma potrebbe rovinosamente portarvi ad un abuso cronico a senso inesorabilmente negativo…

#2 I PEDs non faranno miracoli

Una cosa da tenere bene a mente, e questo non dovrebbe interessare solo gli aspiranti “doped”, è che l’uso di PEDs non renderà diversi da ciò che rientra nelle potenzialità espressive del proprio patrimonio genetico. Certamente le caratteristiche genetiche verranno “iperespresse”, nel bene e nel male, dall’uso di PEDs ma non vi sarà nessun miracolo! Migliorerete ma non sarete ne più ne meno di ciò che potete essere!

Un esempio per capire come la base genetica faccia la differenza anche con protocolli che, ad oggi, spesso non raggiungono nemmeno i livelli del “bridge” più soft..

#3 Ridurre la percentuale di grasso corporeo

Il tessuto adiposo rappresenta uno dei siti dove il Testosterone, ed altri AAS soggetti all’aromatizzazione, viene convertito in Estradiolo. Soggetti con percentuali di grasso corporeo elevate vedrebbero una alterazione marcata della Testosterone:Estradiolo ratio a favore della componente estrogenica, con conseguenze quali alterazione del comportamento sessuale (impotenza, difficoltà nel raggiungere e/o mantenere l’erezione), ritenzione idrica, accumulo di grasso con modello femminile e ginecomastia. E no, l’uso di DHT derivati o di SARM non steroidei senza una base di Testosterone non risolverebbe il problema o, per lo meno, porterebbe ad altre conseguenze negative, che pur non comprendendo, per esempio, ritenzione idrica e ginecomastia, interesserebbero l’attività sessuale e la condizione psichica del soggetto trattato. [1]

Schema esemplificato del processo di aromatizzazione degli androgeni aumentati in un soggetto con percentuale di grasso corporeo alta.

Allo stesso tempo, i rischi cardiovascolari della somministrazione di AAS- come il possibile aumento esponenziale del Ematocrito, l’aumento del LDL e Trigliceridi a discapito di una riduzione del HDL, e l’aumento della pressione sanguigna – sarebbero già presenti in certa misura quando la body fat è già alta e sarebbero quindi soggetti ad un repentino aggravamento.

Se la percentuale di grasso è relativamente alta, si dovrebbe prima di tutto considerare di migliorare la composizione corporea con una adeguata routine alimentare e allenante (senza farmaci) prima di iniziare solo a pensare all’uso di AAS. Sicuramente ciò renderà la scelta più efficace e meno rischiosa.

Nel caso fosse necessario sottolinearlo, no, non è saggio nemmeno utilizzare agenti PEDs a fini lipolitici e/o antiadipogenici e/o termogenici (compresi gli Ormoni Tiroidei). A meno che non siate affetti da ipotiroidismo, e in questo caso la terapia vi dovrebbe essere stilata dal vostro medico, per ridurre in modo sensibile la body fat non sono necessari i farmaci!

#4 Controllare se si ha una storia familiare di trombosi (o qualsiasi altra malattia cardiovascolare)

Molte malattie cardiovascolari hanno una componente di base genetica. Uno stile di vita sano può ridurne sensibilmente la loro insorgenza, ma l’uso di AAS può causare l’attivazione di specifici geni implicati nella comparsa di malattie cardio-circolatorie. Caratteristico dell’interazione tra AAS e geni specifici è un caso studio ben documentato che ricercatori americani hanno pubblicato sul “Blood Coagulation & Fibrinolysis”.[2]

Trombosi venosa

Oltre all’attivazione genica diretta dagli AAS, e nociva per il sistema cardio-circolatorio, vi sono altre condizioni negative innescate dall’uso/abuso di Steroidi Anabolizzanti, e di altri PEDs, come, per esempio, l’aumento del tasso di coagulazione, l’incremento eccessivo dell’Ematocrito con aumento pressorio, rigidità dell’endotelio vascolare con perdita di efficienza strutturale e aumento della pressione ematica con incremento delle possibilità di danno strutturale dei componenti del sistema interessato.

#5 Inserire delle sedute di allenamento cardio prima, durante e dopo l’uso di PEDs

Un moderato allenamento cardiovascolare è sicuramente una delle migliori strategie preventive contro la comparsa di malattie cardio-circolatorie. Tale tipologia di allenamento può portare un miglioramento e/o riduzione delle alterazioni lipidiche ematiche del praticante, fornendo un, seppur minimo, tampone all’azione negativa degli AAS e SARM non steroidei sui livelli di LDL (aumento), Trigliceridi (aumento) e HDL (diminuzione). Secondo quanto riportato da una interessante review del 2013, l’abbinamento di sedute cardio e in sala pesi possono avere una azione additiva benefica sui livelli di LDL, Trigliceridi e HDL.[3]

Risulta interessante anche quanto emerso da alcuni studi su animali a seguito dei quali si è osservato un significativo grado di protezione dato dall’allenamento cardio negli esemplari trattati con AAS.[4]

#6 Assicurarsi di rimanere ben idratati

Oltre ad agevolare il mantenimento di un Ematocrito migliore, una buona idratazione risulta positiva sulla pressione di lavoro renale nel filtraggio del sangue. Diversi AAS come il Trenbolone e i metilati in C-17 presentano una particolare resistenza metabolica che, oltre a causare un aumentato stress epatico, può portare ad una sofferenza renale sfociabile nel patologico. Si è osservato come una combinazione di AAS, dieta iperproteica e supplementazione di Creatina possa aumentare l’incidenza di problemi renali.[5] In un soggetto in fisiologia, la sola dieta ad altro contenuto proteico e la supplementazione di Creatina non hanno mostrato nessun grado di pericolosità, soprattutto sul breve/medio termine.

#7 Non usare “droghe ricreative”

A livello globale, il numero di decessi tra gli abusatori di AAS è in aumento. Alcuni, troppo superficialmente, dicono che questo sia dovuto al fatto che sempre più uomini e donne usano AAS, ma questa è solo una spiegazione dozzinale e limitata. Il sospetto ricade soprattutto sulle modalità di approccio dei consumatori di AAS: i dosaggi sono drammaticamente aumentati e un numero crescente di individui combina PEDs con “droghe ricreative”. Ed è su questi due ultimi punti che risiede la spiegazione principale dell’aumento statistico prima menzionato. Soprattutto la combinazione di PEDs e le così dette “droghe ricreative” risulta essere probabilmente un fattore significativo, come evidenziato alcuni anni fa da ricercatori australiani. Nel loro studio sono state analizzate tutte le morti documentate tra i consumatori di AAS a Sydney tra il 1997 e il 2012, scoprendo che le droghe ricreative come la cocaina avevano avuto un ruolo nella schiacciante molteplicità dei casi. Dagli studi sugli animali ora sappiamo della possibilità che la co-assunzione di un AAS come il Nandrolone con la cocaina vede moltiplicati gli effetti cardiotossici rispetto ai singoli composti.[6] E secondo studi in vitro la combinazione di Testosterone e cocaina aumenterebbe la possibilità di formazione di coaguli nel flusso ematico. [7]

#8 Corretta modalità di iniezione e herpes labiale

Gli utilizzatori di AAS a volte sviluppano ascessi, ma non sempre dovuti alla bassa qualità dei prodotti utilizzati.

Alcuni medici ritengono che gli utilizzatori di AAS dovrebbero effettivamente ricevere una formazione sulle tecniche di iniezione corrette, onde evitare embolie oleose o ascessi per cattiva gestione igienica della procedura. [8]

Molti utilizzatori ancora non sanno che disturbi come l’herpes labiale rendono le iniezioni ancora più rischiose. Perchè? Il virus che causa l’herpes labiale, come altri patogeni, riduce l’efficienza del sistema immunitario, fornendo così terreno fertile per infezioni batteriche i cui microorganismi scatenanti vengono inoculati nel corpo del soggetto attraverso l’iniezione in modo diretto o indiretto.

#9 Non fare affidamento sugli integratori

Secondo un buon numero di studi svolti su animali, alcuni integratori proteggono dagli effetti collaterali degli AAS. Secondo alcune ricerche, la Taurina, la Vitamina C ed E proteggono i testicoli durante un ciclo e la vitamina C e il cacao proteggono la prostata.

L’utilità dei risultati provenienti da questi studi è limitata per tre motivi:

A. gli animali da laboratorio non sono esseri umani, e

B. le dosi utilizzate e rapportate ad un essere umano sono quasi sempre molto inferiori rispetto a quelle utilizzate dai “doped”, e

C. la ricerca in campo psicologico mostra che l’uso di integratori stimola comportamenti rischiosi e malsani. I supplementi fanno pensare agli utilizzatori di essere invulnerabili e di non dover comportarsi in modo sano ed attento.[9]

Gli integratori possono aiutare a creare una mentalità che non si dovrebbe avere da utilizzatore consapevole di AAS.

Ovviamente, alcuni supplementi “protettivi” utilizzati dai soggetti meglio informati hanno un potenziale di “tamponare” in modo discreto alcune alterazioni legate all’uso di AAS e SARM come, ma non limitato a, Riso Rosso fermantato (controllo lipidico) [10], Silimarina (epatoprotezione), NAC (epatoprotezione) [11], Niacina (controllo lipidico) ecc…

#10 Ridurre al minimo (se non eliminare) il consumo di alcolici

Potrebbe sembrare un indicazione superflua ma non lo è.

L’abuso di alcol è indubbiamente uno dei problemi sociali più diffusi. Uno dei problemi correlati all’abuso di alcol e l’epatopatia alcolica. Questo stato patologico è derivante da un processo infiammatorio progressivo ai danni del fegato legato al consumo eccessivo di alcolici. È una malattia a più stadi. La steatosi provoca un ingrossamento del fegato causato da un accumulo di trigliceridi, spesso senza sintomi per molto tempo. I rischi correlati sono la steatosi (fegato grasso), l’epatite alcolica e la cirrosi epatica. Il rapporto con l’alcolismo è complesso. Non tutti i bevitori, infatti, hanno danni al fegato, anche se sono altamente probabili. La causa è da rinvenire in una trasformazione dell’alcol (etanolo) in sostanze tossiche che danneggiano il fegato in maniera irreversibile e cronica, con un rischio elevato di insufficienza epatica e di cancro, fino alla necessità di un trapianto di fegato.

In acuto, invece, l’alcol può essere una causa di alterazione delle transaminasi ma non si può sapere se e con quale modalità si potrebbero innalzare: dipende molto dalla risposta individuale dell’organismo. In caso di stress preesistente, di causa iatrogena e/o alimentare, si può presentare una alterazione significativa. [12]

Il primo caso è una consequenziale possibile se eventi stressori concomitanti si presentano in cronico. Ed è semplice giungere alla conclusione che l’uso di AAS, specie se metilati, possa comportare un aumentato stress epatico che potrebbe degenerare in peliosi epatica, cirrosi ecc…

Che siate “doped” o “natural”, per ragioni legate e non, dovreste evitare di consumare più di 25g per gli uomini, o 12,5g per le donne, di Etanolo al giorno.

#11 Sottoporsi a regolari controlli medici pre, intra e post utilizzo

Il monitoraggio della salute dovrebbe essere la base fondante del comportamento del utilizzatore consapevole e minimamente attento ai potenziali rischi nei quali potrebbe imbattersi.

Gli esami di controllo sono i seguenti:

  • Esami ematici e delle urine (comprendenti il quadro ormonale secondo necessità);
  • Elettrocardiogramma ogni 6 mesi circa;
  • Elettrocardiogramma sotto sforzo (prima di iniziare);
  • Ecocardiogramma ogni 6 mesi circa;
  • Coronarografia ogni 6 mesi circa;
  • Monitoraggio della pressione ematica;
  • TAC addome completa ogni 6 mesi circa.

Ovviamente, ogni accertamento , al di la degli esami ematici, deve essere gestito in base alle esigenze soggettive, caratteristiche e tipo di PEDs utilizzati.

#12 Essere seguiti da personale qualificato

Fin troppa gente è stata salutisticamente deturpata da gorilla di spogliatoio a mala pena consapevoli dell’esistenza dei macronutrienti e che, nonostante ciò, si sono improvvisati farmacisti. Donne divenuti uomini e uomini divenuti simili a cagne in calore per via di orrende ginecomastie.
Evitate il fai da te e l’affidarsi a semianalfabeti … la somaticità sopra la norma è cosa diversa dall’intelligenza e alla competenza in biologia, biochimica e farmacologia… senza offesa per tutti quelli che “io mi facevo e ho vinto! Senzia scienzia!” …

#13 Pensare seriamente al post ciclo prima del ciclo

Molti aspiranti “doped” non considerano il fattore post ciclo. La maggior parte di loro è convinta che la PCT sarà una facile soluzione alla sottoregolazione dell’Asse HPT, ma in realtà non è proprio così. Esistono diversi casi studio che mostrano come gli ex utilizzatori abbiano spesso livelli di Testosterone inferiori rispetto al pre-utilizzo anche a distanza di anni dal cessato uso di AAS. Sembra che i fattori che aumentano le possibilità e il grado di tale effetto sul lungo termine siano:

  • Tempo di somministrazione;
  • Età
  • Molecole utilizzate (con maggiore impatto negativo dato dai19-norsteroidi come il Nandrolone per via della lunga permanenza dei metaboliti nel sistema).

Tutto ciò è indipendente dalla qualità della PCT, anche se essa può avere dei riscontri positivi specie nel primo periodo di stacco dagli AAS. Le alterazioni ormonali legate ad una alterazione dell’Asse HPT comprendono depressione, ansia, bassa libido, difficoltà nel raggiungere e mantenere l’erezione, stanchezza cronica ecc…

Per questa ragione molti scelgono di entrare in TRT (Terapia Sostitutiva del Testosterone) dopo il primo ciclo.

Quale conclusione?…

Se mai non dovesse bastare il disclaimer, questo articolo non rappresenta in alcun modo un consiglio e, ne tanto meno, un incitamento all’uso di sostanze dopanti! E’ semplicemente a fine divulgativo con l’obbiettivo di far comprendere a più persone possibili che la scelta di intraprendere coscientemente certe pratiche (illegali) necessita di una sufficiente (e veritiera) conoscenza del argomento.

Quindi? Leggete e comprendete correttamente ciò che ho riportato in sintesi fruibile ad un largo pubblico… Pensate prima di tutto ad alimentarvi e allenarvi in modo ottimale!

La conoscenza della Verità rende liberi dalla cattiva informazione, dagli strumenti commerciali e dal relativismo… Negarla è semplice e pericolosa manifestazione di profonda ignoranza… di VERO NEGAZIONISMO!

Se avete una buona conoscenza della lingua inglese e volete approfondire l’argomento PEDs e Sport, potete leggere il libro ANABOLICS 11th Edition di William Llewellyn

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

1- Androgens and Adipose Tissue in Males: A Complex and Reciprocal Interplay (hindawi.com)

2- https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26588446

3- Differential Effects of Aerobic Exercise, Resistance Training and Combined Exercise Modalities on Cholesterol and the Lipid Profile: Review, Synthesis and Recommendations (nih.gov)

4https://www.ingentaconnect.com/content/bsc/ijep/2008/00000089/00000005/art00007;jsessionid=31871vv9fkia1.alice

5- https://ckj.oxfordjournals.org/content/early/2015/05/26/ckj.sfv032.abstract

6- Eur J Pharmacol. 2000 Jun 16; 398 (2): 263-72.

7- Thromb Res. 15 febbraio 2003; 109 (4): 195-201.

8- Int J Sports Med. 1999 Nov; 20 (8): 563-6.

9- https://doi.org/10.1177/0956797611416253

10- [‘Red yeast rice’ as a cholesterol-lowering substance?Caution is warranted] – PubMed (nih.gov)

11- The effect of N-acetyl-l-cysteine (NAC) on liver toxicity and clinical outcome after hematopoietic stem cell transplantation (nih.gov)

12- Alcoholic Liver Disease: Pathogenesis and Current Management (nih.gov)

Surplus energetico e ipertrofia muscolare

Introduzione

“Magnitude and Composition of the Energy Surplus for Maximizing Muscle Hypertrophy: Implications for Bodybuilding and Physique Athlete” [1] è una interessante review di Alan Aragon e Brad Schoenfeld nella quale viene esaminata .*la letteratura scientifica ad oggi disponibile per delineare il ruolo dell’assunzione calorica nell’ipertrofia muscolare. In particolare, questa review è rivolta ai BodyBuilder e atleti Physique.

La review è suddivisa in sezioni che coprono i seguenti argomenti connessi al tema centrale:

  • Condizioni ipocaloriche (deficit energetico)
  • Condizioni eucaloriche (un apporto energetico pari al dispendio energetico)
  • Condizioni ipercaloriche (un surplus energetico)
  • Entità del surplus
  • Composizione dei macronutrienti
  • Applicazione pratica.

Nel presente articolo evidenzierò i punti importanti di ciascuna di queste sezioni.

Condizioni ipocaloriche (deficit energetico)

È noto che un deficit energetico ostacola la crescita muscolare. In effetti, può compromettere completamente la crescita muscolare negli individui allenati (specialmente quando sono già con percentuali di grasso ridotte). Meccanicamente, questo potrebbe essere spiegato dalla sottoregolazione del percorso mTORC1 e dall’attivazione della proteina del sensore di energia AMPK.

La regolazione del mTORC1 in base allo stato energetico della cellula è descritta meno bene di quella dei fattori di crescita e appare principalmente mediata dalla chinasi attivata da AMP (AMPK). AMPK è una proteina eterotrimerica che comprende una combinazione di subunità α, β e γ. Attualmente sono note due isoforme delle subunità α (α1 e α2) e β (β1, β2). Esistono tre isoforme note della subunità γ (γ1, γ2, γ3). La subunità α funziona come la subunità catalitica del complesso, mentre le altre due subunità “rilevano” lo stato energetico della cellula. La subunità β può interagire con il glicogeno e la subunità γ con i nucleotidi adenosintrifosfato (ATP), adenosindifosfato (ADP) e adenosinmonofosfato (AMP). L’interazione tra il glicogeno e la subunità β porta all’inibizione allosterica dell’attività dell’AMPK, una diminuzione del glicogeno porterà quindi alla riduzione di questa inibizione e quindi all’attivazione del complesso. In sintesi, le subunità β e γ consentono alla chinasi di misurare lo stato energetico della cellula come riflesso dal suo contenuto di glicogeno e dal rapporto ATP/ADP o AMP. Una diminuzione del glicogeno o del rapporto ATP/ADP o AMP segnala una diminuzione dell’energia disponibile alla chinasi e la attiva. In generale, l’attivazione di AMPK promuove le vie cataboliche al fine di recuperare l’omeostasi energetica cellulare e attenua le vie anaboliche per preservare l’energia.

Teoricamente, le diverse isoforme delle subunità consentono dodici combinazioni uniche. Tuttavia, fino ad oggi sono state trovate solo tre diverse combinazioni nel muscolo scheletrico umano: α2 / β2 / γ1, α2 / β2 / γ3 e α1 / β2 / γ1. La distribuzione quantitativa di queste proteine ​​eterotrimeriche è stata stimata al 15% α1 / β2 / γ1, 65% α2 / β2 / γ1 e 20% α2 / β2 / γ3. I tre eterotrimeri mostrano regolazione ed effetti differenziali. L’eterotrimero α2 / β2 / γ3 si attiva rapidamente a seguito dell’attività fisica, mentre gli altri due impiegano molto più tempo per attivarsi. Inoltre, solo l’eterotrimero contenente α1 sembra attenuare la crescita muscolare, mentre gli eterotrimeri contenenti α2 non sembrano farlo.

L’effetto antagonizzante di AMPK sulla crescita muscolare è mediato, almeno in parte, dall’inibizione dell’attività del mTORC1. AMPK fosforila due residui (Thr1227 e Ser1345) su TSC2 che sono importanti per la sua attivazione. TSC2 agisce quindi inibendo mTORC1 mediante la formazione del complesso TSC-TBC come descritto in precedenza. Inoltre, è stato scoperto che Raptor, una delle proteine ​​che compromettono mTORC1, è anche un substrato del AMPK. Anche la fosforilazione di Raptor ai residui Ser722 e Ser792 inibisce l’attività di mTORC1. In sintesi, l’effetto antagonista del AMPK su mTOR è mediato dalla fosforilazione di TSC2 e Raptor.[2]

Detto ciò, quello che viene evidenziato in questa sezione, è che l’allenamento contro-resistenza in concomitanza con un elevato apporto di proteine ​​può aumentare la massa magra nonostante un deficit energetico. Sebbene questo effetto sia chiaramente diminuito negli individui con percentuali di massa grassa basse allenati, ciò è particolarmente vero per gli individui obesi non allenati. Uno studio interessante che evidenzia questo punto è quello di Donnelly et al. [3].

Nello studio, quattordici donne obese sono state sottoposte a una dieta ipocalorica (803 kcal al giorno) per 90 giorni. Sette di loro hanno eseguito simultaneamente l’allenamento con i pesi e gli altri sette sono rimasti sedentari. Come ci si aspetterebbe con un apporto energetico così basso negli individui obesi, hanno perso molto peso. In media, hanno perso 16Kg, ovvero 35 libbre. Mentre la massa grassa e la massa magra sono diminuite nella stessa misura in entrambi i gruppi, le biopsie muscolari hanno fornito alcune informazioni interessanti. Hanno dimostrato che l’area della sezione trasversale delle fibre muscolari è aumentata in coloro che hanno eseguito l’allenamento con i pesi, ma è rimasta invariata in coloro che sono rimasti sedentari. Mentre l’ipertrofia potrebbe essere stata solo regionale per quel muscolo specifico, non era così scontato (sicuramente dato che è un muscolo della gamba ei soggetti hanno perso molto peso corporeo). Va notato che una certa perdita di massa magra non può essere attribuita alla perdita muscolare. (E allo stesso modo, se misuri un aumento della massa magra, non dovresti attribuirlo direttamente alla massa muscolare.)

Condizioni eucaloriche (un apporto energetico pari al dispendio energetico)

Quando l’apporto energetico è uguale al dispendio energetico, si parla di eucalorica. In altre parole, si sta mangiando per mantenere il livello di energia in equilibrio. Queste condizioni sono più favorevoli per la costruzione muscolare.

L’articolo sembra principalmente partire da una recente meta-analisi di Morton et al. [4]. (Aragon e Schoenfeld erano entrambi coautori di questa meta-analisi.) Gli studi che coinvolgono condizioni ipocaloriche sono stati esclusi dall’analisi. E’ stato esaminato l’effetto dell’integrazione proteica in combinazione con l’esercizio contro-resistenza sull’aumento della massa muscolare.

Sostengono che a causa della mancanza di un aumento significativo dell’assunzione di energia rispetto al basale negli studi analizzati, nonché di guadagni relativamente minori nella FFM, le condizioni possono essere interpretate come eucaloriche (Poiché questo non era uno scopo mirato dello studio.). Hanno scoperto che l’integrazione di proteine ​​ha aumentato la massa magra di 0,75kg in media negli individui allenati contro-resistenza.

Per dare una maggiore prospettiva: gli studi con persone allenate sono durati in media 10 settimane. Onestamente, è abbastanza per un cambiamento dietetico relativamente minore in un lasso di tempo relativamente breve. Basta aggiungere un po’ di proteine ​​in più. I guadagni sono stati complessivamente molto inferiori (0,3 kg) o inesistenti (-0,01 kg) negli anziani. Aragon e Schoenfeld concludono questa sezione con “Questi guadagni relativamente insignificanti indicano l’importanza di un surplus calorico mirato combinato con un allenamento contro-resistenza progressivo quando l’obiettivo è massimizzare l’ipertrofia muscolare”.

Non posso dire di essere pienamente d’accordo con quanto affermato, dal momento che trovo l’aumento abbastanza solido negli individui allenati contro-resistenza per un cambiamento dietetico così limitato. Anche se questo potrebbe non essere ottimale, penso che il messaggio da portare a casa per gli individui allenati contro-resistenza possa essere che è possibile guadagnare una quantità discreta di massa muscolare in condizioni eucaloriche quando l’assunzione di proteine ​​è adeguata.

Condizioni ipercaloriche (surplus energetico)

È ovvio che un surplus di energia consente una maggiore ipertrofia muscolare. Uno studio interessante che menzionano è quello di Bray et al. [5]. Questo studio è stato svolto particolarmente bene. La ragione principale di ciò è che i soggetti sono stati messi in un’unità metabolica, potendo così controllare completamente il loro apporto energetico.

Lo studio ha esaminato 25 soggetti di ambo i sessi sani e stabili di peso che sono stati sovralimentati per 8 settimane dopo una dieta di stabilizzazione del peso iniziale di 13-25 giorni. Sono stati randomizzati con una dieta a basso contenuto di proteine ​​(5% dell’apporto energetico), proteine ​​normali (15%) o ad alto contenuto proteico (25%). L’apporto energetico è stato aumentato di quasi 1000 kcal al giorno.

La cosa interessante è che tutti e tre i gruppi hanno guadagnato circa la stessa quantità di grasso corporeo. Tuttavia, i gruppi con una dieta normale e ricca di proteine ​​hanno anche guadagnato massa corporea magra (misurata con DXA). Quindi solo mangiare molte più calorie, mentre si assumono abbastanza proteine, ovviamente, provoca un aumento della massa corporea magra.

Aragon & Schoenfeld continuano a sottolineare che è importante rendersi conto che la massa magra non è uguale alla massa muscolare. Cosa su cui non si può essere che pienamente d’accordo.

Questo fattore è importante quando si interpreta la ricerca. Misurazioni aggiuntive, come ultrasuoni, risonanza magnetica, TC o area della sezione trasversale delle fibre muscolari, possono dare molta più concretezza nel fatto che un cambiamento nella massa magra sia dovuto o meno a un cambiamento nella massa muscolare.

Entità del surplus energetico

Proprio come l’assunzione energetica può influenzare l’ipertrofia muscolare, così lo possono fare l’allenamento e la composizione corporea. Aragon e Schoenfeld sostengono che gli individui non allenati (deallenati) hanno un potenziale maggiore per realizzare guadagni muscolari, e la pratica lo ha dimostrato diverse volte. Pertanto è possibile che i soggetti magri e allenati siano più inclini a guadagnare grasso con un surplus energetico eccessivamente elevato. Ed anche questo è un qualcosa di verificato molte volte nella pratica.

In generale, consiglio agli atleti più avanzati, con una bassa body fat, così come per le donne (a causa del loro potenziale di crescita relativamente ridotto) un surplus energetico inferiore rispetto ai principianti che desiderano aumentare la loro massa muscolare il più possibile.

Indubbiamente, gli atleti più avanzati guadagneranno anche un po’ più di massa muscolare con grandi eccedenze di energia. Tuttavia, quando ricominciano a ridurre le Kcal in seguito, hanno bisogno di perdere più grasso e immagino che qualsiasi massa muscolare in più guadagnata con fatica verrà persa con esso in percentuali sensibili.

Uno altro studio che menzionano è quello di Rozenek et al. [6]. I soggetti del test hanno ricevuto un surplus energetico di 2010Kcal in aggiunta alla loro dieta di mantenimento.

I soggetti presi in esame sono stati divisi in tre gruppi. Uno ha ricevuto un supplemento di 2010 kcal ad alto contenuto proteico (356g di carboidrati, 106g di proteine), uno ha ricevuto un integratore isocalorici di carboidrati da 2010 kcal e uno è servito come gruppo di controllo. Tutti i soggetti dei tre gruppi hanno eseguito un allenamento contro-resistenza con un ragionevole apporto di proteine (almeno 1,3-1,5 g/kg di peso corporeo al giorno). Alla fine delle 8 settimane di studio, tutti i gruppi avevano acquisito quantità significative di massa magra (2,9, 3,4 e 1,4 kg, rispettivamente). Ciò suggerisce che, almeno negli “allenati principianti”, un surplus calorico può aumentare sostanzialmente i guadagni di massa magra quando l’assunzione di proteine è sufficiente. Tuttavia, come sottolineano Aragon e Schoenfeld, questi risultati dovrebbero essere interpretati con cautela. Entrambi i gruppi che hanno ricevuto il supplemento hanno aumentato notevolmente la loro assunzione di carboidrati. Questo porterà sicuramente ad altro glicogeno e acqua di accompagnamento (Che può essere misurata come massa magra.).

Ora confrontate questi risultati con un altro studio menzionato, ma con bodybuilder maschi d’élite.[6] Un piccolo gruppo di soggetti è stato randomizzato a un elevato apporto energetico (6087 kcal al giorno) o ad un moderato apporto energetico (4501 kcal al giorno) per 4 settimane. L’elevato apporto energetico ha portato ad un aumento maggiore (1,0 kg) della massa magra rispetto al moderato apporto energetico (0,4 kg). Tuttavia, non c’è stato alcun cambiamento significativo nella massa grassa nel gruppo con surplus di energia moderato (+0,8%), mentre il gruppo ad alto apporto di energia ha visto un aumento significativo del 7,4%. Va notato che le misurazioni del grasso corporeo sono state effettuate utilizzando un calibro, quindi è stata utilizzata una formula per ricavare la massa magra. Dubito che sia accurata, soprattutto in un arco di tempo così breve. Ad ogni modo, questi risultati potrebbero suggerire che individui molto ben allenati per lo più ingrassano solo con grandi eccedenze caloriche.

Composizione dei macronutrienti

Immagino che questa sezione possa essere riassunta in poche frasi. Se si consuma una quantità sufficiente di proteine (da 1,6 a 2,2g/kg di peso corporeo al giorno), mangiare troppo forse potrà aiutare un po’ di più con l’ipertrofia muscolare. Inoltre, potrebbe forse avere un effetto sul portare il livello di grasso corporeo fuori da range accettabili (12-15%). L’eccesso di grassi probabilmente non è l’idea migliore, quindi i carboidrati sembrano essere il macronutriente di scelta primaria quando si punta a surplus calorici elevati.

Applicazione pratica

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

1- Aragon AA, Schoenfeld BJ. Magnitude and Composition of the Energy Surplus for Maximizing Muscle Hypertrophy: Implications for Bodybuilding and Physique Athletes. Strength & Conditioning Journal. Publish Ahead of Print, 2020.

2- https://jissn.biomedcentral.com/articles/10.1186/s12970-016-0118-y#Sec3

3- Donnelly JE, Sharp T, Houmard J, et al. Muscle hypertrophy with large-scale weight loss and resistance training. Am J Clin Nutr 58: 561–565, 1993.

4- Morton, Robert W., et al. “A systematic review, meta-analysis and meta-regression of the effect of protein supplementation on resistance training-induced gains in muscle mass and strength in healthy adults.” Br J Sports Med 52.6 (2018): 376-384.

5- Rozenek, R., et al. “Effects of high-calorie supplements on body composition and muscular strength following resistance training.” Journal of Sports Medicine and Physical Fitness 42.3 (2002): 340-347.

6- Ribeiro, Alex S., et al. “Effects of different dietary energy intake following resistance training on muscle mass and body fat in bodybuilders: a pilot study.” Journal of Human Kinetics 70.1 (2019): 125-134.

Concentrazioni ematiche di INSL3 e danno testicolare a lungo termine post uso di AAS.

Introduzione

Anni dopo l’interruzione dell’uso di AAS da parte di soggetti di sesso maschile questi ultimi potrebbero riscontrare ancora una condizione di ipo-funzionamento testicolare. La concentrazione ematica del fattor isulino simile 3 (INSL3), un peptide del quale si sa ancora poco, rende chiaro quanto possa durare l’impatto endocrinologico dato dall’uso di AAS. Ciò risulta particolarmente evidente dai risultati di uno studio danese, al quale hanno partecipato 132 bodybuilder.[1]

Fattore Insulino Simile-3 (INSL3)

Dettagli dello studio

I ricercatori, un gruppo di endocrinologi dell’Università di Copenaghen, hanno osservato 132 uomini di età compresa tra 18 e 50 anni che si allenavano con i pesi. Questi uomini sono stati divisi in 3 gruppi formati all’incirca dallo stesso numero di individui:

  • Un gruppo non aveva mai usato AAS;
  • un secondo gruppo era sotto ciclo di AAS durante lo studio;
  • infine, il terzo gruppo aveva usato AAS in passato.

Il partecipante medio allo studio in quest’ultimo gruppo aveva smesso di usare AAS 32 mesi prima. I ricercatori hanno misurato la concentrazione di INSL3 nel sangue dei soggetti partecipanti allo studio. Quell’ormone, che di per sé ha anche proprietà anabolizzanti, è prodotto dai testicoli. Gli endocrinologi sospettano che i testicoli siano più sani in quanto producono più INSL3 e pensano persino che questo peptide sia un marker di riferimento maggiormente importante per la valutazione della vitalità dei testicoli rispetto al Testosterone.

Risultati dello studio

Dei tre gruppi sotto osservazione, i soggetti che utilizzavano AAS nel periodo dello studio avevano la più bassa concentrazione ematica di INSL3. Tuttavia, i soggetti che avevano usato AAS in passato avevano anch’essi meno INSL3 sierico rispetto a coloro che non avevano mai utilizzato AAS:

  • I non utilizzatori avevano una media di 0,59mcg di INSL3 per litro;
  • gli ex utenti 0,39mcg per litro.

Più a lungo gli ex utilizzatori erano stati sotto AAS in passato, minore era il INSL3 rilevato attraverso esame ematico.

I dati riportati nella figura sopra sono di notevole interesse. Si guardi all’associazione tra il passare del tempo dopo l’ultima somministrazione di AAS da una parte e la concentrazione sierica di INSL3, dall’altro. Bene, si nota una consequenziale en significativa risposta…

Contrariamente, è ovvio che se non ci fosse stato alcun legame significativo il INSL3 non avrebbe alcuna valenza come marker per la valutazione dello stato di salute dei testicoli.

Conclusioni

Il principale ricercatore dello studio, Jon Jarlov Rasmussen, in un comunicato stampa ha affermato che è ancora dibattuto se l’uso off-label di AAS provochi una carenza di Testosterone sul lungo termine. I loro risultati suggeriscono, però, la presenza di una capacità gonadica compromessa sul lungo termine nei precedenti utilizzatori di AAS. I risultati sollevano la questione se alcuni precedenti utilizzatori di AAS debbano ricevere una terapia di stimolazione medica per aumentare la capacità funzionale delle cellule di Leydig nei testicoli.[2]

Rasmussen ipotizza come base di trattamento inibitori dell’Aromatasi e SERM.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

  1. https://dx.doi.org/10.1210/clinem/dgab129
  2. https://www.sciencedaily.com/releases/2021/03/210309091308.htm

2-α-methyl-Nandrolone: un derivato metilato(semisconosciuto) del “grande D”

Introduzione:

Tempo fa, usando come fonte un brevetto del 1955 dell’americana Upjohn, ho trattato brevemente un particolare gruppo di AAS derivati del Nandrolone con un gruppo 2-α-metile.[1] Inizialmente si poteva ipotizzare che dopo la pubblicazione di quel brevetto nessuno avesse preso in considerazione gli analoghi del 2-α-methyl-Nandrolone. Ma, invece, esiste uno studio giapponese dei primi anni ’60 che analizza le caratteristiche di tale modifica nello scheletro carbossilico del Nandrolone.[2]

Dettagli dello studio:

Il prima citato studio è stato pubblicato nel 1964 in un articolo è frutto del lavoro di ricercatori della società farmaceutica giapponese Dainippon Pharmaceutical . Questo articolo descrive, tra le altre cose, una serie di esperimenti sugli animali con l’utilizzo di diversi AAS che sono descritti anche nel brevetto della Upjohn del 1955. I ricercatori nipponici hanno testato i loro AAS su ratti da laboratorio maschi sterilizzati sottoponendoli ad iniezioni per 7 giorni. Successivamente, i ricercatori hanno misurato il peso del muscolo levator ani per stimare (con un grosso margine d’errore) l’effetto anabolico degli ormoni sintetici inoculati. Per avere un’idea degli effetti collaterali androgeni, hanno anche misurato il peso della prostata degli animali (anche qui la stima non gode della migliore attendibilità).

Risultati:

L’effetto anabolico degli analoghi del 2-α-methyl-Nandrolone era inferiore a quello del Testosterone, ma il loro effetto androgeno era molto inferiore (per l’inattendibilità dei dati riporto ai link sopra riportati). Il rapporto tra effetto anabolico-androgeno [Androgeno:Anabolico ratio = valore indice terapeutico] era quindi un fattore 3-5 più favorevole di quello del Testosterone.

Conclusioni e potenziali effetti collaterali:

La struttura di molte delle sostanze di cui sopra ricorda quella del designer steroid Methyldrostanolone (commercializzato per la prima volta nel 2005 con il nome di Superdrol). Ma a differenza del 2-α-methyl-Nandrolone e derivati, Il Methyldrostanolone, la cui formula strutturale si può vedere di seguito, è un AAS con due metilazioni: una in C-2 (come i sopra citati analoghi) e una in C-17. Tale caratteristica lo rende un AAS epatotossico che, se abusato, può causare danni al fegato oltre che, potenzialmente, ai reni. Poi, ovviamente, il Methyldrostanolone, non è un derivato del Nandrolone, ma del DHT.

Methyldrostanolone (2α,17α-Dimethyl-4,5α-dihydrotestosterone)

Nonostante questa significativa differenza, la epatotossicità degli AAS riportati nell’elenco sopra sia di grado lieve/moderato ma comunque presente. Sulla base di ciò che sappiamo sui derivati del Nandrolone metilati in C-17, questi potrebbero essere anche più epatotossici del Methyldrostanolone. Ma, lo ripeto, questo non è potenzialmente correlabile all’effetto a livello epatico del 5827 o 2-α-methyl-Nandrolone. Questo AAS probabilmente non è solo lieve sul fegato, ma può anche avere effetti collaterali androgeni più moderati rispetto al Nandrolone.

2-α-methyl-Nandrolone

Altri effetti collaterali? I ricercatori hanno anche determinato l’effetto estrogenico e progestinico dei loro AAS. Non era rilevante. Ciò è conforme al contenuto del brevetto della Upjohn.

Ma è disponibile sul mercato “nero” o “grigio”? A quanto ne so no, e anche se lo fosse non è un AAS dal grande potenziale capace di essere concorrenziale con altre molecole con una miotroficità molto più elevata e già presenti sul mercato da decenni.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

1- https://www.freepatentsonline.com/2989549.pdf

2- https://doi.org/10.1254/jjp.14.138

Semaglutide: un promettente farmaco per il trattamento dell’obesità e per il miglioramento della composizione corporea?

Introduzione:

“Per la prima volta, le persone possono ottenere attraverso i farmaci ciò che era possibile solo attraverso un intervento chirurgico per dimagrire “, è l’affermazione sensazionalistica estratta da un comunicato stampa della endocrinologa e professoressa britannica Rachel Batterham.[1] Il farmaco di cui parla la Batterham è il Semaglutide. In uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine, è stato riportato che i soggetti obesi hanno perso in media 15 libbre (circa 6,80Kg) quando trattati con Semaglutide.[2]

Semaglutide? Una spiegazione d’obbligo…

Semaglutide

Il Semaglutide, venduto con i marchi Ozempic e Rybelsus, è un farmaco antidiabetico utilizzato nello specifico per il trattamento del diabete di tipo 2. [3][4]

Il Semaglutide agisce come il peptide Glucagone simile-1 umano (GLP-1) in modo che aumenti la secrezione di Insulina, migliorando di conseguenza il metabolismo glucidico cellulare. È distribuito sotto forma di soluzione iniettabile da praticarsi sottocute all’interno di una penna predosata. Uno dei suoi vantaggi rispetto ad altri farmaci antidiabetici è che ha una lunga durata d’azione, quindi è sufficiente solo un’iniezione una volta alla settimana. [5]

Una versione iniettabile (Ozempic) è stata approvata per uso medico negli Stati Uniti nel dicembre 2017,[6] e nell’Unione Europea,[7] Canada,[8] e Giappone nel 2018. Una versione che viene assunta oralmente (Rybelsus) è stata approvata per uso medico negli Stati Uniti nel settembre 2019,[9] e nell’Unione Europea nell’aprile 2020. [10] E’ il primo trattamento a base di una proteina con affinità per il recettore del peptide glucagone simile 1 approvato per l’uso negli Stati Uniti che non ha bisogno di essere iniettato, ed è stato prodotto dalla Novo Nordisk.

Il Semaglutide è chimicamente simile al GLP-1 umano, con una somiglianza del 94%. Le uniche differenze sono due sostituzioni di amminoacidi nelle posizioni 8 e 34, dove l’Alanina e la Lisina sono sostituiti rispettivamente dall’acido 2-amminoisobutirrico e dall’Arginina. [11] La sostituzione degli amminoacidi nella posizione 8 previene la rottura chimica da parte di un enzima dipeptidile peptidasi-4. Inoltre, la Lisina in posizione 26 è nella sua forma derivata (acilata con diacid stearico). L’acilazione con un distanziale e una catena di diacidi grassi C-18 aumenta il legame del farmaco con la proteina del sangue albumina, il che consente una vita attiva più lunga della molecola. La sua emivita è di circa 7 giorni (165-184 ore), quindi è sufficiente un’iniezione una volta alla settimana. [5][12]

Come precedentemente accennato, il Semaglutide è un agonista del recettore del peptide Glucagone simile-1. Aumenta la sintesi di Insulina, che ovviamente abbassa il livello della glicemia ematica. [13] Sembra anche aumentare la crescita delle cellule β nel pancreas, che sono i siti di sintesi del Insulina. [12] Dall’altra parte inibisce il Glucagone, ormone con effetto iperglicemizzante. Inoltre riduce l’assunzione di cibo abbassando l’appetito e rallentando la digestione gastrica. [14] In questo modo può agire come agente per la riduzione del grasso corporeo. [15]

In sintesi, nel corpo, il GLP-1 viene rilasciato quando il cibo raggiunge la fine dell’intestino tenue e i livelli di glucosio aumentano. Nel cervello il GLP-1 inibisce l’appetito, e nel pancreas stimola il rilascio di Insulina. Il GLP-1 somministrato per via esogena viene rapidamente eliminato dal corpo, ma il Semaglutide presentando le prima citate modifiche strutturali, rimane in circolo per un periodo di tempo prolungato. Gli enzimi che scompongono il GLP-1 in singoli amminoacidi hanno difficoltà nella lisi del Semaglutide.

Studio:

Tornando a parlare nello specifico dello studio citato al principio di questo articolo, la Batterham ei suoi colleghi hanno reclutato 1.961 persone di età superiore ai 18 anni con un BMI ≥30 sottoponendole al loro studio per 68 settimane. Una parte dei soggetti è stata trattata con un placebo, mentre un’altra parte di essi ha ricevuto una iniezione settimanale di Semaglutide.

La dose iniziale per iniezione era di 0,25mg di Semaglutide, ma la dose è aumentata gradualmente fino a 2,4mg nelle prime 16 settimane dello studio. Alcuni soggetti non sono stati in grado di tollerare questa dose di 2,4mg e hanno continuato a usarne una quantità inferiore.

I ricercatori hanno utilizzato un prodotto Novo-Nordisk. Come sappiamo ormai, la Novo-Nordisk produce Semaglutide sia in forma orale che iniettabile. Diabetologi ed endocrinologi somministrano la molecola in questione a una dose inferiore alle persone con diabete di tipo 2.

Nota: lo studio potrebbe godere di credibilità limitata visto che è statpo sponsorizzato dalla Novo-Nordisk.

Risultati dello studio:

Il soggetto medio del gruppo sperimentale ha perso poco più di 15 libbre (circa 6.80Kg). Ciò è principalmente dovuto al fatto che il Semiglutide riduce l’appetito.

La somministrazione di Semaglutide ha anche comportato una certa perdita di massa corporea magra (questa legata alla mancanza di una adeguata routine allenante contro-resistenza). Tuttavia, poiché i soggetti hanno perso significativamente più massa grassa rispetto alla massa corporea magra, il Semaglutide ha migliorato la composizione corporea anche grazie al miglioramento della ripartizione calorica (vedi anche miglioramento del insulino-sensibilità che ne è alla base). I soggetti nel gruppo sperimentale hanno sperimentato una significativa riduzione del girovita. Inoltre, il loro equilibrio del colesterolo è ovviamente migliorato. Infine, i soggetti hanno anche segnalato un aumento della loro qualità di vita.

Effetti collaterali riscontrati con il Semaglutide:

Una piccola percentuale dei soggetti nel gruppo sperimentale si è ritirata a causa di effetti collaterali come nausea, costipazione, diarrea e vomito. Questo non è sorprendente, perché gli analoghi del GLP-1 rallentano la funzione intestinale. Secondo lo studio del NEJM, il Semaglutide è relativamente sicuro.

Bisognerebbe anche tenere presente che il Semaglutide è un nuovo farmaco, i cui effetti collaterali non sono stati ancora del tutto identificati. Sappiamo di altri agonisti del GLP-1 più vecchi, che potrebbero avere effetti collaterali che gli utilizzatori dovrebbero prendere seriamente in considerazione. Ci sono alcune indicazioni che i vecchi analoghi del GLP-1 possono danneggiare i reni in alcuni soggetti. [16] Inoltre, la FDA statunitense è a conoscenza di alcuni casi in cui gli utilizzatori di analoghi del GLP-1 hanno sviluppato un’infiammazione del pancreas. Alcuni di questi casi sono stati fatali.[17]

Breve conclusione sul Semaglutide nel BodyBuilding:

Molti di voi si staranno chiedendo come questo farmaco possa (e in quale circostanza) essere utilizzato per migliorare la composizione corporea. A riguardo, tenendo in considerazione quanto pocanzi esposto, si può essere spinti a pensare che tale peptide possa trovare uso funzionale in fasi ipercaloriche permettendo il mantenimento di un miglior partizionamento calorico anche se, a dire il vero, la soppressione dell’appetito e il rallentamento dello svuotamento gastrico non sono le migliori condizioni da avere in un momento come il “Bulk”. Potrebbe quindi essere funzionale in una leggera ipocalorica o isocalorica seguente una fase “Bulk” con finalità di miglioramento marcato della sensibilità insulinica, della ripartizione calorica ed un effetto sulla soppressione dell’appetito che può tornare utile in tali contesti.

In conclusione? Lasciatelo (almeno per il momento) ai diabetici e obesi…

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

1- https://www.sciencedaily.com/releases/2021/02/210211091352.htm

2- https://doi.org/10.1056/nejmoa2032183

Integrazione di antiossidanti durante l’uso di DNP: potrebbe essere utile?

Introduzione:

In rete sono consultabili articoli a tema DNP, scritti da improvvisati biochimici o da qualche “guru” del settore Fitness e BodyBuilding, nei quali si espongono “consigli” sulla riduzione degli effetti collaterali legati all’uso di questo disaccoppiante della fosforilazione ossidativa. Alcuni di questi sono incentrati sulla caratteristica del DNP di aumentare massivamente i radicali liberi. Per ovviare a ciò, si riportano mix integrativi caratterizzati da antiossidanti come la Vitamina C, il NAC o direttamente il Glutatione. Ma tale pratica svolge un reale effetto riduttivo sui potenziali danni di una concentrazione elevata di radicali liberi DNP dipendente? Se si legge lo studio svolto su animali che i biologi finlandesi hanno pubblicato su “Comparative Biochemistry and Physiology Part C”, la risposta a questa specifica domanda potrebbe essere negativa o, comunque, l’effetto potrebbe essere poco rilevante nel contesto del tentativo di ridurre gli effetti collaterali del nitrocomposto in questione.[1] Lo so, stiamo parlando di uno studio su animali, ma ci offre comunque una visione d’insieme abbastanza concreta per porre ipotesi sull’efficacia di questa supplementazione sull’impatto negativo correlato all’uso di DNP.

2,4-dinitrofenolo

Dettagli dello studio:

Antoine Stier dell’Università di Turku in Finlandia ha svolto il suo esperimento utilizzando i fringuelli zebra. Gli animali sono stati divisi in due gruppi: al primo era stata somministrata acqua potabile per 4 anni mentre all’altro gruppo ha ricevuto acqua potabile contenente DNP. Ai fringuelli sono stati somministrati 4mg di DNP per chilo di peso corporeo al giorno. Se il dosaggio usato nei fringuelli fosse stato trasposto agli esseri umani, essi avrebbero ricevuto solo una frazione di quella dose. Il metabolismo dei fringuelli zebra è molto più elevato di quello dell’uomo.

Fringuelli zebra

Risultati dello studio:

I fringuelli trattati con il DNP, ovviamente, risposero alla somministrazione con un calo del peso e della massa grassa. Allo stesso tempo, i fringuelli del gruppo DNP vivevano il 21% in meno rispetto ai fringuelli del gruppo di controllo [solo acqua potabile].

Di per sé, la durata della vita più breve dei fringuelli zebra trattati con DNP non sorprende. Il DNP è un dissipatore di ATP sotto forma di calore, il che causa una produzione massiva di radicali liberi nei mitocondri. Da qui il consiglio di assumere quantità significative di antiossidanti con il DNP . Ma, stranamente, la concentrazione del perossido di idrogeno (uno dei due radicali liberi più conosciuti a contenuto d’ossigeno [ROS da Reacting Oxygen Species]) non è aumentata nei fringuelli zebra del gruppo DNP.

Conclusione:

Lo studio evidenzia che, anche a una dose moderata […], un trattamento cronico con DNP può abbreviare la durata della vita. Il DNP promuove il flusso di protoni non solo attraverso la membrana mitocondriale, ma anche attraverso la membrana plasmatica. Questo potrebbe essere un elemento chiave che spiega l’impatto negativo del DNP sulla durata della vita, ma potrebbe essere potenzialmente risolto utilizzando disaccoppiatori di prossima generazione (ad esempio BAM15) specifici per la membrana mitocondriale. Ulteriori studi che indagano i percorsi molecolari e fisiologici attraverso i quali il DNP riduce la durata della vita nei fringuelli zebra sarebbero utili per consentire indagini mirate di effetti deleteri subletali in altri modelli animali e potenzialmente nell’uomo. Il presente studio dovrebbe essere un potenziale segnale di avvertimento per gli attuali utilizzatori di DNP e sollevare domande per gli scienziati che indagano sull’uso del DNP come medicinale.

Quindi è inutile una supplementazione a base di antiossidanti per attenuare gli effetti collaterali cellulari legati alla somministrazione di DNP? Beh, dai risultati sembrerebbe che la questione radicali liberi sia addirittura molto secondaria nella lista degli effetti collaterali DNP-dipendenti ma, ed è da tenere in considerazione, parliamo di uno studio effettuato utilizzando una specie con caratteristiche nettamente differenti da quella umana e, oltretutto, lo studio è stato svolto con dosaggi di DNP somministrati in cronico (4 anni). Ovviamente, gli utilizzatori di DNP usano tale composto solo per brevi periodi di tempo; parliamo di una media di 2 settimane consecutive.
Detto ciò, l’assunzione di antiossidanti non è da considerarsi (al momento) del tutto inutile visto il tasso di stressor aggiuntivi ai quali il soggetto in trattamento con DNP viene sottoposto.

Nota: l’effetto collaterale predominante e incisivo (non che letale) del DNP rimane lo shock termico da dose letale la quale è molto vicina alla dose comunemente utilizzata a scopi termogenici.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

  1. https://doi.org/10.1016/j.cbpc.2020.108944

Bimagrumab e suo effetto sulla ricomposizione corporea.

Una breve introduzione:

La società farmaceutica Novartis sta conducendo studi con l’antagonista della Miostatina Bimagrumab, del quale ho già parlato in un articolo del 2017. Gli studi in cui i soggetti patologici, affetti da miosite da corpi inclusi (IBM),  sono stati trattati con Bimagrumab sono risultati non terapeuticamente responsivi [1] ma un recente studio suggerisce che questo nuovo farmaco possa avere più applicazioni oltre ad un uso per aumentare l’anabolismo muscolare. Si è osservato, infatti, che il Bimagrumab riduce la massa grassa.[2]

Cos’è il Bimagrumab?:

Bimagrumab (BYM338) è un anticorpo monoclonale umano sviluppato da Novartis per il trattamento della perdita e la debolezza muscolare patologica. Il 20 agosto 2013, è stato annunciato che Bimagrumab aveva ricevuto una designazione di terapia rivoluzionaria per la miosite sporadica da corpi inclusi (sIBM) dalla Food and Drug Administration degli Stati Uniti. [3] Nel 2014, Bimagrumab è entrato nello sviluppo di Fase II, con alcune ricerche che indicano effetti clinici. [4] Novartis ha presentato domanda nel 2016 per l’approvazione della FDA per il trattamento dei pazienti con sIBM con Bimagrumab. [5] Come accennato precedentemente, nell’aprile 2016, Novartis ha annunciato che Bimagrumab aveva fallito uno studio di Fase IIb / III per la miosite sporadica da corpi inclusi. Nel gennaio 2021, lo studio che andremo a trattare in questo articolo, l’uso di Bimagrumab ha confermato la sua sicurezza ed efficace per il trattamento dell’adiposità in eccesso e dei disturbi metabolici in pazienti adulti con obesità e diabete di tipo II.

Modalità di legame del bimagrumab con ActRIIA e ActRIIB. Strutture cristalline del complesso bimagrumab Fv (nastro blu chiaro / scuro) con (A) ActRIIA umana LBD (nastro dorato) o (B) ActRIIB LBD umano (nastro rosso), mostrate nello stesso orientamento. (C) Struttura cristallina del complesso ActRIIB LBD di topo con activin-β umana (file PDB 1S4Y) (35), mostrato con lo stesso orientamento di A, B e D. (D) Sovrapposizione del complesso ActRIIA Fv (oro nastro) e complesso ActRIIB Fv (nastro rosso). (E) Impronta di activin (superficie grigia, calcolata dall’archivio PDB 1S4Y) e (F) Bimagrumab su ActRIIB LBD. Notare l’ampia sovrapposizione tra le due superfici di rilegatura.

Caratteristiche dello studio:

I ricercatori hanno diviso un gruppo di circa 50 obesi, alcuni dei quali con diabete di tipo II, in 2 gruppi. Per 48 settimane, hanno somministrato ai soggetti di un gruppo il Bimagrumab con una flebo ogni 4 settimane, alla dose di 10mg per chilogrammo di peso corporeo. La dose massima che i soggetti hanno ricevuto è stata di 1.2g per somministrazione. I soggetti in un gruppo di controllo hanno ricevuto un’infusione senza una sostanza attiva (placebo). Entrambi i gruppi hanno ricevuto informazioni da seguire concernenti alimentazione sana e lo svolgimento di esercizio fisico.

Risultati:

Alla fine delle 48 settimane, i soggetti nel gruppo sperimentale avevano perso 3,4Kg di grasso corporeo. Ciò ammontava al 21% della loro massa grassa. I soggetti del gruppo placebo non hanno praticamente perso grasso corporeo in modo significativo.

Allo stesso tempo, i soggetti che hanno ricevuto il Bimagrumab hanno guadagnato quasi 4Kg di massa corporea magra [sebbene non sia specificata quanta massa muscolare effettiva], mentre i soggetti dell’altro gruppo hanno perso quasi 0.5Kg di massa corporea magra.

Effetti collaterali riscontrati:

L’inibitore della Miostatina non è risultato privo di effetti collaterali. Ogni 10 partecipanti allo studio che avevano ricevuto il Bimagrumab, 4 manifestarono diarrea. Un numero uguale di partecipanti allo studio ha riportato spasmi muscolari.

Conclusioni:

I ricercatori riportano che, 48 settimane di esposizione al Bimagrumab, un inibitore di anticorpi di ActRII, sono state sicure ed efficaci per il trattamento dell’eccesso di adiposità e disturbi metabolici in pazienti adulti con obesità e diabete di tipo 2. Mentre il blocco o knockout degli anticorpi di ActRII nei modelli animali è accompagnato da un marcato aumento della massa muscolo-scheletrica, questo studio conferma che l’inibizione di questo recettore nei partecipanti umani porta non solo ad un aumento della massa magra ma anche a una profonda diminuzione del grasso corporeo, insieme a miglioramenti nel controllo glicemico.

L’inibizione di ActRII può fornire un nuovo percorso per la gestione farmacologica dell’eccesso di adiposità e dei disturbi metabolici associati.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

  1. https://www.fiercebiotech.com/biotech/novartis-breakthrough-muscle-drug-bimagrumab-flunks-a-late-stage-trial
  2. https://dx.doi.org/10.1001/jamanetworkopen.2020.33457
  3. “Novartis receives FDA breakthrough therapy designation for BYM338 (bimagrumab) for sporadic inclusion body myositis (sIBM)”. Retrieved 20 August 2013.
  4. Amato AA, Sivakumar K, Goyal N, David WS, Salajegheh M, Praestgaard J, et al. (December 2014). “Treatment of sporadic inclusion body myositis with bimagrumab”Neurology83 (24): 2239–46.
  5.  Novartis: Planned filings 2015 to >=2019. Retrieved 27 May 2015.

Una analisi scientifica sugli effetti del Methenolone nel muscolo-scheletrico

Introduzione:

Come intuibile dal titolo, questa volta il mio intento non sarà quello di esporre una semplice descrizione “commerciale” del Methenolone, ma ben si una sua dettagliata descrizione molecolare e bio-attiva a livello muscolare.

Per molti professionisti e profani, il Methenolone è un AAS “debole” con una capacità miotrofica poco inferiore a quella del Testosterone. Questo effetto è generalmente attribuito al metabolismo di questa molecola. In particolare, la cosiddetta 3α-riduzione che è nota avvenire nel muscolo scheletrico, e che rende AAS come il Mesterolone, soggetto a questa riduzione, con un valore miotrofico dipendente dal legame AR molto scarso. Ma, dal momento che si sta comunque parlando di una 3α-riduzione, vorrei anche sottolineare che questo è probabilmente il motivo per cui l’AAS Methenolone ha proprietà di stimolo ipertrofico della massa muscolare così relativamente deboli. Si lega all’AR tanto quanto il Testosterone e in uno studio dove veniva misurata l’attività androgena, la sua potenza relativa è persino superiore a quella del Testosterone.[1] Allora come si può considerare questo AAS come una molecola debole? Bene, questo studio è stato svolto utilizzando cellule del osteosarcoma, e non cellule muscolo-scheletriche. Le cellule muscolo-scheletriche esprimono l’enzima 3α-HSD e infatti i metaboliti primari del Methenolone sono 3α-ridotti. Questi metaboliti 3α ridotti sono il risultato di una singola reazione chimica, catalizzata dal 3α-HSD. Questo praticamente non avviene con il Testosterone, il quale è un cattivo substrato per questo enzima. Questi risultati suggeriscono che il Methenolone subisce modifiche strutturali in misura apprezzabile nel muscolo scheletrico, rendendolo meno potente in questo tessuto. Quindi, la sua attività nel muscolo scheletrico (e in altri tessuti che esprimono il 3α-HSD) subisce una riduzione, mentre ciò non si verifica nei tessuti che ne sono privi, rendendolo quindi una cattiva scelta per chi cerca AAS con un effetto miotrofico rilevante.

No, l’articolo non finisce qui… siamo solo all’introduzione…

In questo articolo cercherò di presentare le prove disponibili in merito alle affermazioni sopra esposte in modo equilibrato. Esaminerò ciò che si sa sul metabolismo del Methenolone, le insidie ​​che possono esserci nei test degli androgeni e alcuni degli studi clinici che hanno utilizzato il Methenolone.

Methenolone – caratteristiche molecolari e metabolismo – :

Prima di entrare nel dettaglio del metabolismo del Methenolone, è utile esaminare brevemente la sua formula strutturale. Dopo tutto, il suo metabolismo è il risultato della sua struttura chimica.

Il Methenolone [17beta-Hydroxy-1-methyl-5alpha-androst-1-en-3-one] è stato descritto per la prima volta nel 1960.(2) Squibb introdusse il farmaco (nella forma orale e iniettabile) negli Stati Uniti nel 1962.(3) Si trattava e, ovviamente, si tratta di un AAS derivato dal DHT con valore androgeno/anabolizzante pari a 44-57:88 . Si tratta, inoltre, di una molecola presente in natura, sebbene essa si trovi all’interno delle ghiandole surrenali dei felini domestici in gravidanza.(4)

Methenolone

Nota: Il Methenolone, essendo una molecola 5-alfa ridotta (in quanto derivato del DHT)  non subisce alcuna aromatizzazione (5) e non presenta alcuna attività estrogenica misurabile. 

Le caratteristiche chimiche che sono importanti sono il gruppo cheto (= O) al carbonio 3, l’atomo di idrogeno α-orientato (-H) al carbonio 5, il gruppo metile (-CH3) attaccato al carbonio 1 e il doppio legame (C = C) tra gli atomi di carbonio 1 e 2.

Il gruppo cheto al carbonio 3 e l’atomo di idrogeno α-orientato al carbonio 5 sono presenti anche nel Diidrotestosterone (DHT). Gli steroidi con queste due caratteristiche chimiche generalmente formano buoni substrati per enzimi che riducono il gruppo cheto al carbonio 3. Questi enzimi sono indicati come 3α / 3β-idrossisteroide deidrogenasi. Il risultato è un gruppo idrossile (-OH). Il gruppo 3-cheto è molto importante in termini di affinità di legame per il recettore degli androgeni. Quasi tutti gli steroidi anabolizzanti comuni hanno un gruppo 3-cheto: Testosterone, Nandrolone, Trenbolone, Boldenone, Drostanolone, Oxandrolone, Fluoxymesterone, Oxymetholone, Methandienone, 4-Chlorodehydromethyltestosterone, ecc. La ragione di ciò è che l’atomo di ossigeno può funzionare come un accettore di legami idrogeno per gli amminoacidi carichi del recettore degli androgeni che si trovano nelle immediate vicinanze dell’anello A quando si legano [6]. Se riduci questo atomo di ossigeno, non ci sono coppie di elettroni che funzionino come accettori di legami idrogeno, e quindi l’affinità di legame diminuisce enormemente. Lo Stanozololo potrebbe essere un’eccezione strutturale, poiché non ha un gruppo 3-cheto (né un gruppo idrossile li), ma accade la stessa cosa. Il secondo atomo di azoto dell’anello pirazolico dello Stanozololo può funzionare come accettore di legami idrogeno. Il messaggio da portare a casa qui è che, una volta che uno steroide vede ridotto il suo gruppo 3-cheto, è effettivamente reso inutile.

3α-riduzione nell’anello A dello scheletro carbossilico

Gli esseri umani esprimono 4 diversi cosiddetti isoenzimi che possono catalizzare la riduzione 3α [7]. Questi isoenzimi sono denominati da AKR1C1 a AKR1C4. Tutti sono in grado di catalizzare la riduzione 3α, ma differiscono per la distribuzione tissutale e la specificità del substrato. Questo è in netto contrasto nel ratto, che esprime solo un singolo enzima in grado di ridurre il 3α. A causa della presenza di più enzimi in grado di catalizzare la riduzione del 3α, nonché del fatto che il singolo nei ratti non è identico a nessuno dei 4 isoenzimi nell’uomo, è necessario prestare molta attenzione quando si estrapola un dato dai ratti e lo si trasferisce all’uomo.

Gli isoenzimi AKR1C2 e AKR1C4 sono quelli che sembrano dimostrare la maggiore attività di 3α-riduzione. AKR1C4 è espresso in gran parte nel fegato, ma solo in misura minore nel polmone, nella prostata, nella ghiandola mammaria, nel cervello, nell’intestino tenue e nei testicoli.[7] In quanto tale, AKR1C4 sembra essere una forma specifica del fegato. AKR1C2 d’altra parte, oltre ad essere espresso nel fegato, è anche espresso in larga misura nei polmoni e nella prostata. Alcune espressioni più piccole, ma significative, si verificano anche in altri tessuti.

“E i muscoli-scheletrici?”. Sfortunatamente, lo studio che ho menzionato sopra non ha verificato questo punto. Un altro studio ha verificato la presenza nel muscolo scheletrico, ma lo ha fatto solo per AKR1C1 e AKR1C4.[8] Entrambi non sono stati rilevati nel muscolo scheletrico. Ancora un altro studio ha scoperto che AKR1C3 è espresso nei muscoli e che la sua espressione attraverso l’mRNA è sovraregolata con la terapia con Testosterone (250 mg di Sustanon ogni due settimane). [9] Non sono riuscito a trovare nessuno studio che esamini l’espressione del AKR1C2 nel muscolo scheletrico.

Finora abbiamo stabilito che almeno uno, e forse due, degli isoenzimi che possono ridurre gli steroidi 3α sono espressi nel muscolo scheletrico. Esistono quindi anche studi che dimostrano un’attività significativa di questi enzimi nel muscolo scheletrico? Un vecchio lavoro tedesco lo ha dimostrato elegantemente iniettando per via endovenosa DHT tracciato a tre partecipanti al fine di monitorare il suo destino metabolico [10]. I campioni di tessuto muscolare sono stati raccolti da 20 a 60 minuti dopo l’iniezione. Il 29,4-51,0% dello steroide marcato è stato identificato come 3α-androstandiolo (il metabolita 3α-ridotto del DHT) in questi campioni. Sono stati identificati anche un paio di altri metaboliti e solo dal 18,1 al 26,2% di DHT era rimasto integro. Ciò dimostra infatti una significativa modifica del DHT che si verifica nel tessuto muscolo scheletrico come risultato della riduzione del suo gruppo 3-cheto. Come nota a margine, hanno fatto la stessa cosa con il Testosterone marcato, di cui il 69,5-79,8% dello steroide marcato era ancora identificato come Testosterone nei campioni di tessuto muscolare.

E il Methenolone? Come accennato all’inizio di questa sezione dell’articolo, esso presenta un gruppo cheto al carbonio 3 e un atomo di idrogeno α-orientato al carbonio 5. Il motivo per cui non segue necessariamente lo stesso destino del DHT, è a causa delle altre 2 alterazioni : il gruppo metile attaccato al carbonio 1 e il doppio legame tra il carbonio 1 e 2. Cosa si sa del metabolismo del Methenolone? La tabella seguente proviene da uno studio condotto dal produttore del Methenolone (Schering, oggi Bayer). [11]

Le parole “stark gehemmt” sono tedesche e stanno per “fortemente inibito”. Come tale, questa tabella suggerisce che la riduzione 3α del Methenolone è fortemente inibita. Ciò è quanto seguirebbe dalla tabella 5 dello stesso documento. La Tabella 5 elenca 2 potenziali metaboliti 3α-ridotti del Methenolone che hanno controllato. Infatti, uno di loro, 1- (α) -Methyl-androstan-3α-ol-17-on (Methylandrosterone), è stato elencato come non rilevabile. L’altro, androstan-3α-ol-17-on (androsterone), è stato elencato come (+), il che significa che ne hanno trovato una traccia. Lo stesso Methenolone è stato recuperato nella misura massima, elencato come +++ nella tabella. (Indubbiamente questo è stato coniugato, poiché la ricerca successiva non è stata in grado di recuperare il Methenolone immodificato dall’urina dopo l’iniezione [12].)

Il Methylandrosterone è una forma 3α ridotta di Methenolone che manca del doppio legame tra il carbonio 1 e 2. L’altro metabolita, Androsterone, manca inoltre del gruppo 1α-metile. Ma questi non sono gli unici potenziali metaboliti 3α-ridotti del Methenolone. In effetti, ricerche successive hanno dimostrato che dopo la somministrazione orale, il metabolita principale del Methenolone era il 3α-idrossi-1-metilen-5a-andorstan-17-one [13]. In effetti, è stato escreto in misura maggiore del 50% circa rispetto allo stesso Methenolone (coniugato). In quanto tale, la nota che la riduzione 3α è “fortemente inibita” nella tabella sopra si basa su uno screening incompleto dei metaboliti e dovrebbe essere scartata come falsa data la ricerca che è emersa in seguito.

Tuttavia, si nota che hanno estratto l’1,62-1,65% del Methenolone ingerito come immodificato nelle urine e il 2,4% della dose di Methenolone escreta come metabolita 3α-ridotto (3α-idrossi-1-metilen-5α-andorstan-17-one ) entro 7 giorni dall’ingestione. Non menzionano la % di altri metaboliti, ma si può dedurre che cumulativamente costituissero non più dell’1% della dose di Methenolone. Tutto sommato, circa il 95% della dose ingerita rimane dispersa. Ciò può essere spiegato da due fattori:

  • Mancano metaboliti aggiuntivi
  • Escrezione attraverso altre vie (feci attraverso il riciclo entroepatico).

Ricerche svolte successivamente. e che utilizzano una tecnica all’avanguardia (LiQuiD ChRoMaToGrApHy QuAdRuPoLe TiMe-Of-FliGhT mAsS sPeCtRoMeTry aka LC-QTOFMS), hanno effettivamente trovato diversi metaboliti aggiuntivi dopo l’iniezione di Methenolone [14]. Tuttavia, non hanno eseguito un’analisi quantitativa, quindi non può essere derivata la parte % mancante della dose di Methenolone. È mia opinione che la maggior parte finisca nelle feci piuttosto che i metaboliti non rilevati costituiscano la maggior parte della dose non quantificabile. Inoltre, lo studio [12] non ha trovato Methenolone letteralmente invariato nelle urine (hanno trovato Methenolone coniugato senza altre alterazioni chimiche). Ciò significa che il Methenolone immodificato riportato in altri studi deve essere stato un miscuglio con un metabolita diverso, oppure i gruppi sulfo o acido glucuronico sono stati rimossi dopo la raccolta del campione di urina. In ogni caso, il messaggio da portare a casa è che il Methenolone si 3α-riduce significativamente, ma in misura minore rispetto al DHT. Le domande senza risposta sono in che misura ciò avvenga nel muscolo scheletrico (dati i diversi isoenzimi) e con quale velocità. Queste domande sono senza risposta con i dati attuali.

Approfondimenti da non trascurare:

Dato che il Methenolone si 3α-riduce e il muscolo scheletrico esprime enzimi che possono catalizzare questa reazione, si può sostenere che l’effetto del Methenolone nel muscolo scheletrico diminuisce. Non è chiaro in che misura ciò accada. Inoltre, altri tessuti sensibili agli androgeni che esprimono enzimi in grado di farlo diminuiranno anche il suo effetto in questi. Si può quindi sostenere che in alcuni tessuti sensibili agli androgeni anche il suo effetto sarà ridotto. Quello che sto cercando di dire qui è che da un lato può essere dannoso per la suo cosiddetta Anabolizzante/Androgeno ratio, mentre dall’altro potrebbe essere utile, a seconda del tessuto.

Quantificare la anabolico-androgeno ratio per un determinato AAS è qualcosa che alcuni test hanno cercato di fare. L’esempio principale di tale analisi è il dosaggio Hershberger. Questo test è stato descritto per la prima volta da Hershberger e dai suoi colleghi nel 1953 [15]. Per lo svolgimento si prendono dei ratti e li si castra per sbarazzarsi del Testosterone endogeno prodotto che potrebbe interferire con i risultati. Quindi si inietta loro l’AAS sotto ricerca e si aspetta un certo periodo di tempo (generalmente 8 giorni) prima di uccidere i ratti e sezionarli. Si sezionano per pesare il muscolo levator ani, la prostata ventrale e le vescicole seminali. Si suppone che l’aumento di peso del muscolo levator ani rifletta l’attività anabolica del composto e si suppone invece che l’aumento di peso della prostata ventrale e delle vescicole seminali rifletta la sua attività androgena.

I problemi con questo test sono numerosi. Innanzitutto, scegliere il muscolo levator ani come sostituto del muscolo scheletrico è un non lieve difetto di forma per l’esecuzione di uno studio con variabili accettabili, non per nulla ha ricevuto alcune critiche dalla comunità scientifica. Questo muscolo, a quanto pare, non è un normale muscolo scheletrico. È un muscolo fortemente dipendente dagli androgeni che fa parte del sistema riproduttivo del ratto (in realtà è il muscolo bulbocavernoso). Un articolo di Keith Hayes copre ampiamente questo aspetto [16]. In un certo senso, si potrebbe quindi sostenere che un aumento di peso del muscolo bulbocavernoso è rappresentativo dell’attività androgenica piuttosto che dell’attività anabolica. Un altro problema è che il muscolo bulbocavernoso e le vescicole seminali rispondono in modo diverso alle diverse concentrazioni di un androgeno. Come tale, il rapporto misurato sarà diverso a seconda della dose utilizzata e del momento in cui sono state effettuate le misurazioni. Ciò è ben illustrato nella figura seguente presa da van der Vies dopo l’iniezione di Nandrolone [17].

Uno dei motivi per cui il test Hershberger è fallace.

Durante i primi 3 giorni, la concentrazione è sufficientemente elevata da stimolare la crescita sia delle vescicole seminali che del muscolo bulbocavernoso. Tuttavia, dopo tre giorni la concentrazione non è abbastanza alta da mantenere questa crescita per le vescicole seminali e le loro dimensioni diminuiscono nuovamente. Tuttavia, il muscolo bulbocavernoso è ancora sufficientemente stimolato per continuare a crescere di dimensioni. In quanto tale, la androgeno/anabolico ratio misurata il giorno 3 sarà molto diversa da quella che si misurerà il giorno 7, nonostante si stia utilizzando lo stesso composto. Ciò evidenzia anche che organi diversi rispondono semplicemente in modo diverso a seconda della concentrazione del composto. Anche se ci fosse un modo accurato per determinare una androgeno/anabolico ratio, estrapolarlo da concentrazioni fisiologiche a concentrazioni sovrafisiologiche sarebbe fortemente soggetto ad errori interpretativi, se non completamente sbagliato!

Continuando con questo ragionamento logico, è un presupposto errato che la crescita della prostata ventrale o delle vescicole seminali sia rappresentativa di tutti gli altri effetti androgeni. Non ci sono prove a sostegno di questa ipotesi (anzi, le prove esistenti sono contrarie).

Infine, ovviamente, i ratti non sono esseri umani. È un altro enorme presupposto che i tessuti omologhi negli esseri umani risponderebbero allo stesso modo ad un AAS come osservato nel ratto. Nessun valore deve essere attribuito ai rapporti provenienti dal dosaggio Hershberger. Un altro metodo consiste nel misurare l’affinità di legame relativa di uno steroide in vari tessuti. Saartok et al. ha utilizzato questo metodo determinando l’affinità di legame relativa del Methenolone nel muscolo del coniglio, nel muscolo del ratto e nella prostata del ratto, rispetto al composto di riferimento (Methyltrienolone) [18]. Gli autori erano consapevoli dei problemi con il muscolo bulbocavernoso e, di conseguenza, sembra che abbiano utilizzato i muscoli soleo e gastrocnemio. I risultati sono stati i seguenti:

Affinità di legame relativa di diversi steroidi dallo studio di Saartok et al.

Diamo prima un’occhiata al DHT e confrontiamolo con Testosterone. Nel muscolo di ratto, l’affinità di legame è molto inferiore a quella del Testosterone. Ciò è molto probabilmente dovuto alla rapida metabolizzazione attraverso la 3α-riduzione nel muscolo scheletrico (come ipotizzato anche dagli autori). Tuttavia, l’affinità di legame è simile a quella del Testosterone nel muscolo del coniglio. Ciò evidenzia una notevole differenza tra le due specie animali. Apparentemente si verifica una 3α-riduzione del DHT significativamente inferiore nel muscolo scheletrico del coniglio. Ora, se guardiamo al Methenolone, le affinità di legame sono nello stesso campo di applicazione di quelle del Testosterone. Questo significa che non si 3α-riduce negli esseri umani? Assolutamente no. Come accennato in precedenza in questo articolo, ci sono diversi enzimi che agiscono in tal senso e che differiscono nella loro specificità del substrato rispetto ai ratti, e questo studio da solo mostra già una notevole differenza tra due specie animali quando si guarda al DHT.

L’inutilità di questo test per avere un’idea della androgeno/anabolico ratio (o della sola attività anabolica) negli esseri umani è ulteriormente evidenziata dalle affinità di legame ridicolmente basse di alcuni degli altri AAS elencati.

Un test finale di cui vorrei discutere è il dosaggio CALUX del recettore degli androgeni (AR) [19]. Il test è stato sviluppato per rilevare nuove sostanze dopanti negli atleti piuttosto che essere utilizzato per derivare questi rapporti o l’attività anabolica di un composto. Allo scopo di rilevare nuove sostanze dopanti, è perfetto. Fondamentalmente hanno modificato una cellula in modo tale che emani una bioluminescenza quando viene attivato il recettore degli androgeni. Lo hanno fatto co-trasfettando la cellula con un gene della luciferasi che è sotto il controllo trascrizionale del recettore degli androgeni. A questo scopo, hanno utilizzato cellule di osteosarcoma. Tratterò questo a breve, perché è uno dei problemi principali riguardanti il Methenolone dal momento che queste cellule chiaramente non hanno alcuna significativa attività nella 3α-riduzione. Ciò è dimostrato dal fatto che il DHT si presenta come un AAS estremamente potente in questo test. Quindi, si può anche leggere quello che hanno misurato con il Methenolone, ma ciò non dirà nulla su quello che realmente accade nel muscolo scheletrico con questo AAS.

Studi clinici:

In fine, quello che si vorrebbe sapere è come il Methenolone si sovrappone a un altro AAS in termini di effetti collaterali e crescita muscolare in uno studio clinico. Esistono studi del genere? Sì, ma effettuati in pazienti con cancro al seno e in assenza di misurazioni della crescita muscolare in un contesto clinico, praticamente irrilevante per i bodybuilder. Un’altra cosa che è possibile fare per dare risposta al quesito iniziale, è quella di confrontare ciò che è stato riportato negli studi clinici senza un confronto diretto tra AAS e mettere in rapporto ad altri studi che hanno utilizzato altri composti in funzione di confronto potenziale. Certo, questo è già un tentativo fallito in quanto il confronto tra i dati, specialmente con campioni di dimensioni inferiori, è molto problematico.

C’è uno studio che avrebbe potuto essere fantastico. Si tratta di una ricerca svolta reclutando 47 uomini i quali sono stati randomizzati a ricevere un placebo, Methenolone Acetato, placebo+ Methenolone Acetato e Methenolone Acetato + Allenamento [20]. Lo studio è durato ben 16 settimane. Hanno eseguito misurazioni della forza e del peso dei soggetti. Allora perché non c’è da entusiasmarsi? Perché hanno dato il Methenolone (20mg al giorno) per via orale invece che tramite iniezioni. Sebbene abbia una certa biodisponibilità orale, non è sicuramente all’altezza di quella di un AAS 17a metilato (la biodisponibilità del Methenolone Acetato in forma orale è molto simile a quella del Mesterolone assunto per la medesima via [3% circa]). In quanto tale, viene metabolizzato troppo rapidamente per esercitare un effetto apprezzabile a quel dosaggio. In effetti, gli autori non hanno riscontrato differenze tra i gruppi in nessuna delle misurazioni.

Un altro studio ha esaminato l’effetto di 100mg di Methenolone Enantato mediante iniezione intramuscolare una volta alla settimana per 6 settimane [19]. Tuttavia, è stato fatto insieme alla terapia riabilitativa in pazienti con emiplegia 1-8 mesi dopo l’ictus. Cioè, pazienti con paralisi completa di metà del corpo (ovviamente la terapia riabilitativa mirata alla metà del corpo non paralizzata.). Lo studio non era in cieco e non randomizzato ed i partecipanti ai gruppi placebo e Methenolone erano anziani (in media dai 62 ai 67 anni di età). Le misurazioni della forza erano aumentate, così come l’area della sezione trasversale muscolare delle cosce. È difficile, se non impossibile, dire come si comporta rispetto ad altri AAS. La “colpevolezza” del Methenolone non è tanto nel “non funzionare”: perchè, in effetti, funziona. Il colpevole è che la sua attività nel muscolo scheletrico potrebbe diminuire, rendendo non ottimale per acutizzare l’ipertrofia muscolare (anche se, in una certa misura, lo fa).

Esiste uno studio nel quale pazienti con cancro al seno (donne) hanno ricevuto Methenolone Enantato tramite iniezione intramuscolare [21]. Le donne hanno ricevuto prima 3x 400mg a settimana, dopodiché il dosaggio è stato ridotto a 3x 200mg o 3x 300mg a settimana. La terapia su queste donne è durata, in media, 7,7 mesi. C’è poco che può essere derivato da questo studio, a parte il fatto che il Methenolone causa un aumento del colesterolo totale in modo abbastanza significativo. Questo è qualcosa di condiviso con altri AAS, specie se DHT derivati, non soggetti ad aromatizzazione e orali metilati in C-17. E forse questo effetto potrebbe essere più pronunciato nelle donne, ma non è chiaro. Ad ogni modo, ho trovato uno studio in cui hanno fatto un confronto tra AAS in pazienti con carcinoma mammario avanzato [22]. Un gruppo ha ricevuto un dosaggio molto elevato di Methenolone (3x 400mg a settimana) e l’altro ha ricevuto un alto dosaggio di Testosterone Propionato (3x 100mg a settimana). Il 48% dei pazienti nel gruppo Methenolone ha avuto un miglioramento oggettivo del cancro al seno (e chiaramente un tempo di sopravvivenza più lungo), mentre nessuno ha mostrato miglioramenti nel gruppo Testosterone. È tutto molto interessante, certo, ma questo non ci porta oltre per quanto riguarda il confronto con altri composti in termini di ipertrofia muscolare. Se qualcuno è a conoscenza di qualche vecchio e oscuro studio clinico di confronto tra AAS, con presenza del Methenolone rispetto ad un altro AAS in persone sane, in cui è stata misurata la composizione corporea o la forza, per favore mi contattati.

Conclusioni:

Finora abbiamo stabilito alcune cose sul Methenolone.

Il Methenolone viene modificato in misura apprezzabile mediante la 3α-riduzione, come evidenziato dal suo metabolita primario 3α-idrossi-1-metilen-5a-andorstan-17-one. Una volta 3α-ridotto, la sua attività è praticamente nulla. Ci sono 4 isoenzimi nell’uomo che sono distinti dal singolo enzima nei ratti che catalizza questa reazione e variano l’uno dall’altro in termini di specificità del substrato e distribuzione tissutale. Ciò rende l’estrapolazione dei dati dai ratti (o da qualsiasi altro animale per questa materia) non attendibile. Di questi 4 isoenzimi, almeno 1 è espresso nel muscolo scheletrico, e possibilmente 2. Mentre il Methenolone si 3α-riduce, lo fa in misura minore rispetto al DHT. Non è noto in che misura ciò avvenga nel muscolo scheletrico e con quale velocità. I dati attuali non sono sufficienti per rispondere a queste importanti domande. I dosaggi degli androgeni sono essenzialmente buoni, ma hanno tutti difetti significativi, rendendoli notoriamente inaffidabili per farci affidamento e per dire se un determinato composto è più anabolico o androgeno di un altro nella pratica. Pertanto, da questi studi non è possibile ricavare informazioni affidabili riguardo il Methenolone.

Ci sono alcuni studi clinici svolti con utilizzo del Methenolone, e uno in particolare sarebbe stato estremamente interessante; se non avessero somministrato il Methenolone per via orale invece di iniettarlo. La mancanza di prove di confronto tra AAS con partecipanti sani in cui viene misurata la composizione corporea o la forza muscolare rende impossibile rispondere a qualsiasi domanda su come il Methenolone si relazioni ad altri AAS.

Comunque sia, la maggior parte delle persone mi ha descritto il Methenolone come un AAS relativamente mite. Ciò implica che “devono” abbinarlo con altri AAS, o dosarlo massivamente, per un effetto apprezzabile sull’ipertrofia muscolare. Questa è stata la ragione principale per cui ho ricollegato il possibile “effetto mite” alla 3α-riduzione: dal momento che i feedback riportatimi descrivevano il Methenolone come un AAS lieve, e dato che la molecola è soggetta alla 3α-riduzione nel muscolo scheletrico, la spiegazione più probabile si trova in questa caratteristica. Tuttavia, sono sicuro che altre persone non saranno d’accordo con questa descrizione sull’effetto del Methenolone e / o con quello che ne ho ricavato. Infine, che vi piaccia oppure no, stanno crescendo le prove che qualunque AAS sia denunciato sull’etichetta della fiala o multidose acquistato nel mercato nero, con una discreta probabilmente non la conterrà (a meno che tu non l’abbia preso direttamente da una farmacia, o da un seller con collegamenti esteri “sicuri”, ma questa non è la regola nel torbido mondo delle UGL).

Un recente studio condotto dalla clinica ambulatoriale per utilizzatori di steroidi anabolizzanti nei Paesi Bassi ha esaminato 272 campioni di AAS di 46 diversi marchi forniti loro da i soggetti che si sono arruolati nella loro sperimentazione clinica [23]. I risultati possono essere trovati nella tabella tratta dal documento qui sotto:

Qualità degli AAS esaminati nello studio HAARLEM

Sorprendentemente, solo il 13% degli AAS forniti conteneva solo la molecola dichiarata. Attenzione però, questa era un’analisi qualitativa. Quindi questo non significa nemmeno che questi AAS siano stati dosati come dichiarato sull’etichetta! Vi sento dire: “Sì, ma quelli sono fake, il mio è reale, ho un fornitore affidabile”. Guarda caso, tutti i soggetti della ricerca in questione erano estremamente convinti che il loro AAS fosse buono come descritto sull’etichetta. Per loro era impensabile che i prodotti in loro possesso non fossero quelli riportati. Avevano il miglior fornitore sulla piazza. Tuttavia, si sbagliavano. Gli autori dell’articolo menzionano anche questo: “Il tentativo di aggirare prodotti AAS inaffidabili acquistando da un marchio o rivenditore apparentemente” affidabile “- un argomento sempre interessante per gli utilizzatori di AAS – sembra insignificante poiché nessun marchio ha mostrato un’affidabilità costante”. Risultati simili sono stati pubblicati nel 2005 dall’autorità antidoping olandese dopo aver esaminato 336 prodotti [24] e in Svezia, quando hanno analizzato oltre 1.000 campioni di prodotti dopanti sequestrati al confine [25]. L’ombra del mercato nero degli AAS (che continuerà ad esistere fin tanto che la conoscenza verrà oscurata dalle ideologie di sistema) si aggiunge all’inaffidabilità dei resoconti personali sull’utilizzo di AAS, al di là degli ovvi inconvenienti legati ai dati aneddotici. La maggior parte degli utilizzatori di AAS semplicemente non assume ciò che pensa di assumere.

Nota riflessiva: Durante un intervista dove si trattava l’argomento su quali AAS i bodybuilder della “Golden Era” assumevano, Steve Davis ha affermato:

  • Steve Davis: Sai, nella mia epoca, era consuetudine assumere 3 Dianabol al giorno e una iniezione a settimana.
  • Ric Drasin: È esattamente così.
  • Steve Davis: E abbiamo sentito che alcuni austriaci (vedi Arnold Schwarzenegger) che assumevano 4 Dianabol al giorno e una iniezione alla settimana (Methenolone NdR).
  • Ric Drasin: Sì.

[link all’intervista integrale https://www.youtube.com/watch?v=31-kQbjtxDc ]

Steve Davis

Allora, visto che il Methenolone Enantato è stato commercializzato fin dal suo ingresso nel mercato farmaceutico in fiale da 100mg/ml, e che il Methandrostenolone (Dianabol) era comunemente venduto in compresse da 5mg, un tipico ciclo di Schwarzenegger avrebbe potuto essere composto da 100mg/week di Methenolone Enantato e 20mg/die di Methandrostenolone…

Lo stesso Arnold, nella sua autobiografia “Total Recall – My Unbelievably True Life Story”, scrive che la sua scoperta degli AAS risale a prima della competizione Mr.Universe del 1967 mentre faceva ricerche sui metodi di allenamento dei tedeschi dell’est e dei sovietici. Correva voce che stessero usando farmaci per migliorare le prestazioni e per ottenere risultati superiori dai loro sollevatori di pesi, lanciatori e nuotatori e presto scoprì che gli AAS erano i farmaci che stavano usando.

Arnold continua raccontando di quando si recò dal medico per chiedere una prescrizione di AAS. Ha semplicemente chiesto:

  • Puoi farmi provare?
  • Il dottore acconsentì…. e gli fu poi prescritta un’iniezione ogni due settimane e delle pillole da prendere giornalmente.

Tenete presente che questo è stato il primo ciclo di AAS di Arnold in assoluto.

I suoi dosaggi potrebbero essere aumentati nei cicli successivi e probabilmente ha sperimentato diversi anabolizzanti ad un certo punto almeno una o due volte.

Sebbene Arnold non abbia precisato esattamente ciò che gli era stato prescritto, è possibile ipotizzarlo con un certo margine di attendibilità utilizzando alcune informazioni utili sulla pratica di somministrazione di ciascun composto (orale e iniettabile) e quale tipo di farmaci rientrerebbero con molta probabilità in queste due categorie in quel preciso momento storico, senza tralasciare tutte le altre informazioni provenienti da interviste di altri campioni della “Golden Era”. A questo punto, sappiamo che stava usando un composto iniettabile e un composto orale.

In un’altra intervista Arnold più o meno sottintende di aver usato 3 Dianabol (15mg ca.) al giorno. Ed è noto nella comunità del bodybuilding che Arnold era un utilizzatore di Dianabol nel corso della giornata.

Arnold Schwarzenegger in posa sul palco del Mr. Olympia 1970 che determino la sua prima vittoria (delle 7) nel contest di maggiore livello nel BodyBuilding.

Dedicato ai buon temponi sognatori che “mi inietto un pò di genetica”…

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

1- Book on Steroids di Peter Bond

2- Wiechert R. et al. Chem Ber. 93 (1960):1710.

3- Methenolone acetate, Summary of information for clinical investigators, New Brunswick, NJ.The Squibb Institute for Medical Research, May 30, 1962. Methenolone enanthate, Summary of information for clinical investigators, New Brunswick, NJ. The Squibb Institute for Medical Research, April 15, 1962.

4-  https://en.wikipedia.org/wiki/Metenolone

5- Failure of non-17-alkylated anabolic steroids to produce abnormal liver function tests. J Clin Endocrinol Metab. 1964 Dec;24:1334-6.

  • 6- Pereira de Jésus-Tran, Karine, et al. “Comparison of crystal structures of human androgen receptor ligand‐binding domain complexed with various agonists reveals molecular determinants responsible for binding affinity.” Protein Science 15.5 (2006): 987-999.
  • 7- Penning, Trevor M., et al. “Human 3α-hydroxysteroid dehydrogenase isoforms (AKR1C1–AKR1C4) of the aldo-keto reductase superfamily: functional plasticity and tissue distribution reveals roles in the inactivation and formation of male and female sex hormones.” Biochemical journal 351.1 (2000): 67-77.
  • 8- O’CONNOR, Tania, et al. “Major differences exist in the function and tissue-specific expression of human aflatoxin B1 aldehyde reductase and the principal human aldo-keto reductase AKR1 family members.” Biochemical journal 343.2 (1999): 487-504.
  • 9- Gharahdaghi, Nima, et al. “Testosterone therapy induces molecular programming augmenting physiological adaptations to resistance exercise in older men.” Journal of Cachexia, Sarcopenia and Muscle 10.6 (2019): 1276-1294.
  • 10-Becker, H., et al. “In vivo uptake and metabolism of 3H-testosterone and 3H-5α-dihydrotestosterone by human benign prostatic hypertrophy.” European Journal of Endocrinology 71.3 (1972): 589-599.
  • 11-Langecker, H. “BEZIEHUNGEN ZWISCHEN SUBSTITUTION IM RING A UND ABBAU IM STOFFWECHSEL BEI VERWANDTEN DES TESTOSTERONS.” European Journal of Endocrinology 41.4 (1962): 494-506.
  • 12-Goudreault, Danielle, and Robert Massé. “Studies on anabolic steroids—4. Identification of new urinary metabolites of methenolone acetate (primobolan®) in human by gas chromatography/mass spectrometry.” The Journal of steroid biochemistry and molecular biology 37.1 (1990): 137-154.
  • 13-He, Genye, et al. “New long term metabolite in human urine for metenolone misuse by liquid chromatography quadrupole time-of-flight mass spectrometry.” Steroids 105 (2016): 1-11.
  • 14-Hershberger, L. G., Elva G. Shipley, and Roland K. Meyer. “Myotrophic activity of 19-nortestosterone and other steroids determined by modified levator ani muscle method.” Proceedings of the Society for Experimental Biology and Medicine 83.1 (1953): 175-180.
  • 15-Hayes, Keith J. “The so-called ‘levator ani’ of the rat.” European Journal of Endocrinology 48.3 (1965): 337-347.
  • 16-Van der Vies, J. “Implications of basic pharmacology in the therapy with esters of nandrolone.” European Journal of Endocrinology 110.3_Suppla (1985): S38-S44.
  • 17-Saartok, Tönu, Erik Dahlberg, and Jan-Åke Gustafsson. “Relative binding affinity of anabolic-androgenic steroids: comparison of the binding to the androgen receptors in skeletal muscle and in prostate, as well as to sex hormone-binding globulin.” Endocrinology 114.6 (1984): 2100-2106.
  • 18-Houtman, Corine J., et al. “Detection of anabolic androgenic steroid abuse in doping control using mammalian reporter gene bioassays.” Analytica chimica acta 637.1-2 (2009): 247-258.
  • 19-Fowler JR, William M., Gerald W. Gardner, and Glen H. Egstrom. “Effect of an anabolic steroid on physical performance of young men.” Journal of Applied Physiology 20.5 (1965): 1038-1040.
  • 20-Shimodozono, Megumi, et al. “Addition of an anabolic steroid to strength training promotes muscle strength in the nonparetic lower limb of poststroke hemiplegia patients.” International Journal of Neuroscience 120.9 (2010): 617-624.
  • 21-Garbrecht, M., et al. “Hyperlipoproteinämie bei additiver Behandlung des metastasierenden Mammakarzinoms mit Metenolonönanthat.” DMW-Deutsche Medizinische Wochenschrift 106.13 (1981): 400-403.
  • 22-Kennedy, B. J., and John W. Yarbro. “Effect of methenolone enanthate (NSC‐64967) in advanced cancer of the breast.” Cancer 21.2 (1968): 197-201.
  • 23-Smit, Diederik L., et al. “Baseline characteristics of the HAARLEM study: 100 male amateur athletes using anabolic androgenic steroids.” Scandinavian Journal of Medicine & Science in Sports 30.3 (2020): 531-539.
  • 24-https://www.dopingautoriteit.nl/media/files/documenten/Kwaliteit%20Illegale%20Dopingmiddelen.pdf (Retrieved 17-09-2020)
  • 25-Weber, Christina, et al. “Qualitative and semiquantitative analysis of doping products seized at the Swiss border.” Substance use & misuse 52.6 (2017): 742-753.

Methylepitiostanolo e Cyanostano: dai numerosi casi studio sull’abuso alla scarsa letteratura scientifica.

Introduzione:

In questo articolo ho intenzione di trattare due “designer-steroid”(DS), il Methylepitiostanolo e Cyanostano. Per la pima molecola (Methylepitiostanolo) mi soffermerò sull’aspetto dei potenziali effetti collaterali ad essa legati e manifestatisi in numerosi casi [1] mentre, nel secondo caso (Cyanostano) sottolineerò la scarsità di letteratura di riferimento e quanto la mancanza di essa possa essere fonte di problemi per l’utilizzatore. [2]

Methylepitiostanolo e i potenziali effetti del suo abuso:

Come già riportato in un mio vecchio articolo dedicato a questa molecola, il Methylepitiostanolo (commercialmente noto con i nomi di  Epistane, Hemapolin, Havoc, Epi Plex, ecc…), è anche conosciuto come 17α-Methylepitiostanolo o 2α, 3α-epithio-17α-metil-5α-androstan-17β-olo, è uno steroide steroide androgeno-anabolizzante sintetico (AAS) derivato 17α-metilato del Epitiostanolo, un AAS con azione  antiestrogenica utilizzato nel trattamento del cancro al seno in Giappone; e in modo simile al Mepitiostano (estere Epitiostanolo 17-methyloxycyclopentyl), è una versione attiva per via orale del  Epitiostanolo. Il Methylepitiostanolo è una forma modificata del Diidrotestosterone (DHT), differendo dalla molecola di partenza per l’aggiunta di un gruppo metilico in posizione C-17, che contribuisce alla protezione dell’AAS durante somministrazione orale e successivo transito epatico e ne aumenta la refrattarietà di legame con le SHBG, e la sostituzione del 3-cheto gruppo rende la molecola maggiormente potente nel legame recettoriale aumentando di conseguenza il suo potenziale Anabolizzante e Androgeno nel tessuto muscolo-scheletrico.

Nota: la Androgeno:Anabolico ratio del Methylepitiostanolo è pari a 91:1100 (riferimento al Methyltestosterone orale 94-130:115-150)

Methylepitiostanolo  

Il Methylepitiostanolo  è stato descritto per la prima volta  nel 1966, durante una serie di ricerche sulla modifica dell’anello-A dei derivati del Androstane. Nello stesso anno è stata analizzata la sua potenza androgena e anabolizzante attraverso studi su ratti normali, dimostrando spiccate proprietà anabolizzanti con un potere androgeno tutto sommato contenuto. I risultati del test sono stati probabilmente più simili a quelli del Desoxymethyltestosterone (Madol), anche se il Methylepitiostanolo  mostra la metà del valore androgenico. Sebbene i risultati dei test sugli animali erano molto favorevoli, questo composto non arrivò fino al punto di essere testato su soggetti umani. Come successo per molti altri AAS, il Methylepitiostanolo  è stato esaminato ma non è stato mai immesso sul mercato dei farmaci da prescrizione. Per quarant’anni, del composto se ne persero quasi totalmente le tracce, resistendo solo come elemento di interesse per la ricerca.

Il Methylepitiostanolo  riemerse dall’oscurità della ricerca alla fine del 2006, quando una nuova società denominata Recomp Performance Nutrition lo  introdusse sul mercato statunitense dei prodotti OTC con il nome commerciale di Havoc. Viene venduto come prodotto OTC a causa del fatto che i brevetti del mercato  degli integratori alimentari non sono strettamente regolamentati, e il composto in questione non è mai stato classificato (in particolare secondo la legge), come uno steroide anabolizzante. Mentre i regolamenti che impedirebbero la vendita di un nuovo farmaco non approvato come integratore alimentare esistono, non hanno lo stesso peso come le leggi sul controllo degli steroidi anabolizzanti, e sono da sempre non applicate in modo aggressivo.

Nel 2015, i ricercatori dell’Università di Malaga hanno pubblicato 25 casi studio i quali riportavano i danni epatici osservati negli utilizzatori di AAS spagnoli e ispanoamericani.[3] I casi risalgono al periodo 2001-2013.

Nello studio, l’AAS che ha mostrato di causare più frequentemente danni al fegato è stato lo Stanozololo. Non sorprende, dal momento che lo Stanozololo è uno degli AAS più abusati in ambiente sportivo. Più sorprendente (per posizione) è stato il numero 2 nella Top 5 degli AAS tossici per il fegato compilata dai ricercatori. Si trattava, appunto, del Methylepitiostanolo, uno DS che sappiamo benissimo essere ancora presente nel mercato.

Nel 2020, altri ricercatori affiliati all’Instituto de Investigacion Sanitaria La Fe hanno pubblicato altri quattro casi di danno epatico da Methylepitiostanolo.[4]

Generalmente, quando gli AAS orali causano danni epatici, essi coinvolgono la colestasi. Ciò significa che il fegato non può più trasportare correttamente la bile nell’intestino perché i dotti biliari sono bloccati. Il corpo produce la bile dal colesterolo e il corpo si sbarazza del colesterolo attraverso la bile. Se l’espulsione della bile è compromessa, si deteriora anche l’equilibrio del colesterolo.

Allo stesso tempo, anche lo smaltimento della bilirubina è compromessa. La bilirubina viene rilasciata durante la degradazione dei globuli rossi. La bilirubina viene espulsa dal corpo attraverso la bile. Nello studio del 2020, la quantità totale di acidi biliari nel corpo degli utilizzatori di Methylepitiostanolo è aumentata di un fattore da 14 a 61. La figura seguente mostra che la concentrazione di bilirubina in tre degli utilizzatori ha superato i 20mg per decilitro.

A quella concentrazione, la bilirubina può danneggiare i reni. Questo è accaduto ad un altro bodybuilder di 40 anni che utilizzava il Methylepitiostanolo, sul cui caso la nefrologa Monica Milla Castellanos ha pubblicato un caso di studio nel 2018.[5]

L’uomo presentava i classici sintomi da danno epatico, come ittero e prurito. La concentrazione di bilirubina nel sangue era alta. Inizialmente, la sua concentrazione di creatinina era normale. Un livello normale di creatinina oscilla tra 0,84 e 1,21. Dopo pochi giorni, tuttavia, il livello di creatinina era salito a livelli preoccupanti. La ricercatrice ha rilevato la bilirubina nelle urine dell’uomo.

Apparentemente l’alta concentrazione di bilirubina ha danneggiato i reni dell’uomo, quindi i medici hanno deciso di trattare il paziente con farmaci come i corticosteroidi e, quando ciò si è rivelato non essere di sufficiente impatto terapeutico, il trattamento è passato alla terapia dialitica [MARS, CVVHD].

I danni ai reni causati dall’abuso di AAS non sono rari. Nello studio dell’Università di Malaga sopra menzionato, il 31% degli utilizzatori di AAS con danni al fegato ha sviluppato anche danni ai reni.

Adesso passiamo al Cyanostano…

Cyanostano caratteristiche e “zone d’ombra”:

Il Cyanostano è strutturalmente simile al Methyldrostanolone (Superdrol), differendo da esso per la presenza di una sostituzione del legame 2α-metilico con un legame cianidrico (caratteristica per l’appunto mancante nel Methyldrostanolone e che lo rende stabile nel 3-Chetogruppo e, di conseguenza, più anabolizzante).

Cyanostano

Le aziende che vendono il Cyanostano affermano che la molecola sia uno steroide anabolizzante molto efficace. L’affermazione principale è che la Androgeno:Anabolico ratio del Cyanostano sia sorprendentemente alto. Alcuni speculatori, senza citare nemmeno le fonti, hanno riportato una A:A ratio pari a 45:800.

Chiunque voglia scoprire su quale ricerca scientifica si basano queste affermazioni rimarrà sorpreso. Se si cercano informazioni sul Cyanostano nel lavoro di Julius Vida “Androgens and Anabolic Agents”, ci si imbatte in uno steroide anabolizzante che assomiglia al Cyanostano e ha le proprietà che l’industria degli integratori attribuisce allo stesso.

Tuttavia, questo promettente AAS non è il Cyanostano. Il Cyanostano può essere descritto come 2-ciano-metil-DHT, mentre l’agente anabolizzante descritto da Vida è il 2-ciano-madolo. Vida trovò le informazioni riportate in un articolo che i ricercatori della società farmaceutica americana Syntex avevano pubblicato sul Journal of Organic Chemistry nel 1964.[6]

E in quell’articolo ci si imbatte nel Cyanostano. Già nella prima pagina. È lo steroide 1a. Modificando questo steroide, precedentemente descritto in un articolo del 1960 su “Chemistry & Industry” (di cui non sono riuscito a procurarmi una copia), il dipartimento di ricerca della Syntex aveva realizzato una serie di analoghi delta-2 che erano piuttosto attivi. Almeno secondo i loro studi sugli animali.

I nuovi analoghi delta-2 sono “un po ‘più androgeni” del Testosterone e del Methyltestosterone e “hanno un’attività miotrofica che è molte volte quella degli standard di riferimento”. Questi standard di riferimento sono ovviamente il Testosterone e il Methyltestosterone. Il Cyanostano in sé non è molto promettente, e lo si può capire leggendo le prime righe dell’articolo.

Eh no, non penso che i ricercatori si siano sbagliati confondendo le molecole tra loro…

Conclusioni

Qualcuno si domanda ancora perchè la liberalizzazione dei farmaci per il miglioramento delle prestazioni sia una cattiva idea quanto si è dimostrata esserlo quella di vietarli e dare spazio alla criminalità organizzata di lucrare sul loro mercato nero. Si tratta di molecole aventi impatto marcato e differenziato sull’intero organismo, non si tratta di prodigiosi elisir che trasformano roiti umani in atleti dall’estetica sopra la media, e certamente non lo fanno in condizioni di forte abuso.
In conclusione, abbandonate la filosofia del “il fine giustifica i mezzi” e, piuttosto, abbracciate quella “di necessità virtù”… chi vuole capire capisca …

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

1- https://doi.org/10.1016/j.nefro.2017.03.017

2- https://doi.org/10.1021/jo01034a042

3- https://doi.org/10.1111/apt.13023

4- https://doi.org/10.1007/s00204-019-02643-y

5-https://doi.org/10.1016/j.nefro.2017.03.017

6- https://doi.org/10.1021/jo01034a042