BIMAGRUMAB E SUOI EFFETTI SU MASSA MUSCOLARE E GRASSO CORPOREO

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Uno studio svolto dai ricercatori della Novartis ha dimostrato che soggetti affetti da diabete di tipo-2 possono accumulare un paio di chili di massa muscolare e perdere un paio di chili di massa grassa, senza allenarsi o cambiare la loro alimentazione, assumendo un’unica dose del inibitore della Miostatina Bimagrumab(BYM338). (1)

Il Bimagrumab è anche conosciuto come BYM338. È un anticorpo, sviluppato dalla Novartis, che si lega al recettore-A del Activina tipo II e al recettore-B del Activina tipo II. Questo impedisce alle proteine che inibiscono la crescita muscolare come la Miostatina, il GDF-11, l’Activina di esercitare la loro azione, e di conseguenza i muscoli diventano più grandi e più forti.

L’industria farmaceutica ha sperimentato per anni con gli inibitori della Miostatina, e alcuni di questi composti sono già stati commercializzati come “prodotti chimici di ricerca”. Questi inibitori del “mercato grigio” non sono tuttavia particolarmente efficaci. A parte alcune sostanze, è soprattutto l’industria farmaceutica a rifiutare che gli atleti riescano a mettere le mani su tali composti in questo modo.

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Passando ai promettenti studi sull’uomo pubblicati, il Bimagrumab non è certo un composto di “scarto”.(2) (3) (4)

Tornando nello specifico allo studio della Novartis, i ricercatori hanno somministrato a 10 soggetti in sovrappeso e con diabete di tipo-2 30mg di Bimagrumab per kg di peso corporeo per via endovenosa. Al gruppo di controllo (con composizione simile) hanno somministrato un placebo.

Alla settimana 14 la massa magra dei partecipanti a cui era stato somministrato il Bimagrumab era aumentata del 5% rispetto alla settimana 0 mentre il grasso corporeo era diminuito del 10%. Gli effetti erano ancora visibili sei mesi dopo l’interruzione della somministrazione del Bimagrumab.

La sensibilità all’insulina e il livello della glicemia ematica dei partecipanti ai quali era stato somministrato il Bimagrumab erano migliorati.

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I ricercatori hanno scritto che acne, spasmi muscolari e mialgia sono stati riportati nel 30% dei partecipanti trattati con Bimagrumab e in nessuno dei partecipanti trattati con placebo; non ci sono stati cambiamenti nei livelli di creatina chinasi. Diarrea, debolezza muscolare e rigidità muscoloscheletrica sono state osservate nel 10% dei soggetti del gruppo trattato con Bimagrumab mentre non vi sono stati casi nel gruppo placebo.

Tutti gli eventi avversi sono stati descritti come minori e transitori e risoltisi spontaneamente entro la fine dello studio. Nel complesso, il Bimagrumab era risultato sicuro e ben tollerato.

Il Bimagrumab ha il potenziale per essere impiegato nel trattamento delle complicazioni metaboliche dell’obesità come l’insulino-resistenza, anche se questo studio era solo a fini esplorativi sugli effetti della molecola.

È in corso una sperimentazione con Bimagrumab in combinazione ad un regime alimentare ipocalorico in pazienti obesi con diabete di tipo-2, allo scopo di valutare la traducibilità di questi risultati pilota sulla composizione corporea, il peso corporeo e la variabilità metabolica. (5)

È possibile che il Bimagrumab possa essere un nuovo agente terapeutico insulino-sensibilizzante per il trattamento del diabete di tipo-2 attraverso il suo significativo effetto sulla composizione corporea. A differenza delle terapie attualmente disponibili per il trattamento del diabete di tipo-2, che tendono a causare un aumento di peso e della massa grassa, il Bimagrumab potrebbe invertire importanti caratteristiche della fisiopatologia sottostante avendo un effetto positivo sulla composizione corporea nelle persone affette da diabete di tipo-2 e migliorare la sensibilità all’insulina.

Gabriel Bellizzi

Riferimento:

  1. http://dx.doi.org/10.1111/dom.13042
  2. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28905498
  3. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28653345
  4. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25381300
  5. https://clinicaltrials.gov/ct2/show/NCT03005288?term=bimagrumab+obese&rank=1

ASSUNZIONE DI 15MG DI OXANDROLONE PER 5 GIORNI E TESTOSTERONE ENDOGENO

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Oxandrolone

 

Non si hanno le cifre esatte, ma si può benissimo ipotizzare che un discreto numero di Bodybuilder supplementati chimicamente, e non parlo degli agonisti “costretti dalle circostanze” ma principalmente degli atleti “amatoriali”, assumano AAS a ciclo continuo. Non parlo della classica strategia di “Ciclo+Bridge”, ma di cicli di AAS ad alto dosaggio seguiti da un fantomatico “periodo di recupero ormonale” durante il quale questi Bodybuilder usano AAS così detti ” miti” con la convinzione che questi “non sopprimono la produzione endogena di Testosterone”. L’Oxandrolone è uno di questi AAS “miti” utilizzati in conseguenza alla precedentemente citata convinzione. È una vergogna che questi utilizzatori di AAS non conoscano, o peggio ignorino, le cose per come realmente sono, e per farlo basterebbe leggere lo studio che l’endocrinologo americano Melinda Sheffield ha pubblicato nel 1999 sul Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism. (1)

Molti libri di vecchia data trattanti l’argomento AAS affermano che l’Oxandrolone non sopprime la produzione di Testosterone endogeno. Le informazioni contenute in questi libri si basano su mal comprese evidenze provenienti da studi, nei quali, oltretutto, venivano usati dosaggi terapeutici.

Tornando a parlare dello studio sopra citato, Sheffield somministrò a 6 studenti maschi 15 mg di Oxandrolone al giorno per 5 giorni.

Negli anni ’60 e ’70 i Bodybuilder maschi assumevano comunemente dosi di Oxandrolone pari a 20-30mg al giorno per periodi di 8 settimane. Oggi molti Bodybuilder supplementati farmacologicamente preferiscono usare gli AAS non-stop, e alcuni di loro usano l’Oxandrolone tra un ciclo ed un altro nella convinzione che il loro corpo possa “recuperare” con una dose giornaliera di 15-25 mg di questo AAS.

Nello studio di Sheffield i campioni di tessuto muscolare prelevati dopo somministrazione di Oxandrolone mostravano una sintesi proteica più alta dei soggetti trattati di quanto non fosse stato constatato nel tessuto muscolare prelevato prima dell’inizio della somministrazione del AAS.

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Il numero di recettori degli androgeni nelle cellule muscolari era aumentato, come mostra la figura seguente. Le cellule muscolari producono più recettori androgeni quando la concentrazione ematica di androgeni aumenta (almeno inizialmente).

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La figura sopra riportata mostra che il livello di Testosterone totale era diminuito di quasi il 40% al 5° giorno di somministrazione.

Quindi, per concludere, e per chi non ci fosse ancora arrivato, è palese che l’uso di Oxandrolone, anche a dosi ridotte, tra un ciclo ed un altro non porterà a nessun recupero ormonale mantenendo al tempo stesso i guadagni ottenuti… senza calcolare l’impatto su lipidi ematici e, anche se ridotto rispetto ad altri composti metilati in C17, l’impatto sul fegato che un uso del genere esacerberebbe…

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

  1. http://dx.doi.org/10.1210/jcem.84.8.5923

SUPPLEMENTAZIONE DI OLIO DI PESCE E RIDUZIONE DELLA PERCENTUALE DI GRASSO CORPOREO

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Se le donne assumono 3g al giorno di un integratore di olio di pesce, sperimentano una diminuzione della percentuale di grasso nel giro vita. I ricercatori del Inserm in Francia hanno scoperto ciò quando hanno svolto un esperimento della durata di due mesi nel quale sono state prese in esame trenta donne affette da diabete di tipo 2. (1)

Gli acidi grassi derivati dal pesce ritardano la crescita delle cellule adipose. Se si assume un integratore di olio di pesce – o se si consuma spesso del pesce azzurro – mentre si è a dieta, la perdita di peso può subire una progressione più rapida. La perdita di peso attraverso l’esercizio fisico risulta essere più veloce se si aumenta la quantità di olio di pesce assunta. L’effetto si verifica perché gli acidi grassi contenuti nel pesce aumentano il consumo dei grassi a scopo energetico da parte del tessuto muscolare.

Molti dei risultati positivi ottenuti da altri ricercatori che hanno sperimentato l’efficacia degli acidi grassi del pesce sono tuttavia il risultato dell’assunzione di alti dosaggi. I ricercatori francesi decisero di verificare se una supplementazione più modesta – circa 3g di olio di pesce al giorno – avrebbe avuto effetto. Nel presente studio è stato usato un integratore di olio di pesce in capsule contenenti 1g di prodotto. Nell’esperimento, le tre capsule che i soggetti del test dovevano assumere hanno fornito loro una dose giornaliera pari a 1,8 g di Omega-3 a catena lunga. [1,1g EPA e 0,7g di DHA.]

Metà delle donne dello studio hanno ricevuto capsule contenenti olio di pesce. Mentre l’altra metà ha ricevuto un placebo.

Gli effetti della supplementazione con olio di pesce è mostrata nella seconda tabella di seguito riportata. Nelle seguenti tabelle sono riportati i dati inerenti all’effetto ottenuto sia dal gruppo “placebo” sia dal gruppo trattato con olio di pesce. Come si può vedere, il gruppo “placebo” non ha mostrato cambiamenti statisticamente significativi (NS = non statisticamente significativo) mentre il gruppo trattato con olio di pesce ha mostrato delle variazioni apprezzabili su percentuale di massa grassa, grasso del tronco, e nel diametro degli adipociti.

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I soggetti che avevano assunto la supplementazione di olio di pesce hanno mostrato una perdita di peso nella media di 1Kg ; il gruppo “placebo” non ha subito variazioni del peso. L’effetto non era statisticamente significativo. Ma la massa grassa totale dei soggetti del gruppo “olio di pesce” è diminuita, e tale effetto è statisticamente significativo. La diminuzione del grasso è stata particolarmente evidente nel tronco.

I ricercatori erano particolarmente interessati all’effetto sulla sensibilità all’insulina. Tale fattore però non ha mostrato cambiamenti significativi. L’assunzione di olio di pesce sembra ridurre il rischio che si verifichi un attacco cardiaco. L’assunzione di un integratore di olio di pesce sembra dimezzare la quantità della “proteina di attacco cardiaco” PAI-1 nel sangue. Più alto è il livello di PAI-1 nel sangue, maggiore è la possibilità di avere un attacco cardiaco. Nel gruppo placebo la concentrazione di PAI-1 è aumentata da 16,9 a 19,2 IE per millilitro, mentre nel gruppo “olio di pesce” la concentrazione è diminuita da 18,9 a 9,5 IE per millilitro.

La supplementazione con olio di pesce ha ridotto l’attività dei geni infiammatori nelle cellule adipose delle donne trattate. Secondo i ricercatori, questo effetto molecolare è la causa degli effetti sulla salute che sono stati osservati.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

  1. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18065585

EFFETTO DELL’ASSUNZIONE DI D-ALLULOSIO SU METABOLISMO GLUCIDICO E LIPIDICO

In Giappone, la Matsutani Chemical Industry sta già vendendo l’Allulosio: un carboidrato molecolarmente simile al Fruttosio, con un carico calorico pari quasi allo zero e una tendenza all’aumento dell’utilizzo dei lipidi a scopo energetico. (1)

L’Allulosio (chiamato anche D-allulosio, Psicosio o D-psicosio), come detto precedentemente, è molecolarmente simile al Fruttosio e si trova in piccole quantità nel grano e nel riso. Possiede un potere dolcificante pari quasi a quello del Saccarosio, con un valore calorico praticamente inesistente.

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La Matsutani produce l’Allulosio e lo commercializza in Giappone come sciroppo Rare Sugar Sweet. La società punta sulla speranza che i produttori di alimenti dietetici si interessino all’Allulosio, e di conseguenza ha investito sulla ricerca al fine di esaminare gli effetti sulla salute del glucide. A seguito di alcuni studi, la FDA americana ha dichiarato l’Allulosio “sicuro” nel 2016. (2)

I ricercatori giapponesi hanno fatto consumare a 13 partecipanti sani un pasto in due diverse occasioni, e quattro ore dopo ogni pasto hanno misurato la quantità di carboidrati e grassi ossidati dai soggetti in esame. In un’occasione i partecipanti hanno consumato un bicchiere di una bevanda analcolica contenente una piccola quantità di aspartame mentre in un’altra occasione hanno consumato una bevanda analcolica contenente 5g di Allulosio.

Dopo il pasto preceduto dall’assunzione della bevanda contenente Allulosio, i partecipanti hanno ossidato un po’ meno carboidrati e un po’ più grassi rispetto a dopo il pasto preceduto dall’assunzione della bevanda contenente Aspartame.

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I ricercatori hanno riportato che i meccanismi d’azione “anti-obesità” del D-allulosio, possono essere legati ad eventi intestinali. Il D-allulosio è noto per avere un’azione inibitoria sull’alfa-glicosidasi (o maltasi), un enzima che appartiene alla classe delle idrolasi, deputato all’idrolisi del Maltosio, disaccaride composto da due molecole di Glucosio. Il processo di demolizione avviene nella prima parte dell’intestino tenue, detta duodeno.

Si potrebbe giustamente pensare che iniziare a parlare di un “effetto anti-obesità” sulla base di questo studio è forse eccessivamente prematuro oltre che ottimistico. Ma quando i ricercatori hanno riportato i risultati del loro studio, già conoscevano i risultati di un altro studio svolto su esseri umani, durante il quale i partecipanti hanno effettivamente perso una certa quantità di massa grassa dopo aver consumato 30g di Allulosio ogni giorno per tre mesi.

La figura seguente è stata presa dal sito web della Matsutani. (3)

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I ricercatori concludono dicendo che a basse dosi, il D-allulosio ha migliorato l’ossidazione postprandiale dei grassi e ridotto l’ossidazione dei carboidrati negli esseri umani sani. Ciò indica che il D-allulosio ha il potenziale per essere un dolcificante “anti-obesità” negli esseri umani.

Sono necessari però ulteriori studi sugli esseri umani per confermare questi effetti, usando un gran numero di individui con patologie come il diabete e l’obesità e somministrando loro il D-allullosio sul lungo termine.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

  1. http://dx.doi.org/10.1016/j.nut.2017.06.007
  2. https://www.fda.gov/food/ingredientspackaginglabeling/gras/noticeinventory/ucm406210.htm
  3. http://www.matsutani.co.jp/english/products/raresugar.html

EFFETTO DELLA SOMMINISTRAZIONE DI TESTOSTERONE ESOGENO SUI LIVELLI DI COLESTEROLO

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Se usati non correttamente, gli AAS possono ulteriormente aumentare il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari. E questo non vale solo per gli utilizzatori di alto livello, ma anche per gli atleti che applicano cicli di modesta entità, almeno secondo quanto riportato dai ricercatori del Karolinska Institutet di Stoccolma. (1) I ricercatori svedesi hanno scoperto che i livelli di colesterolo aumentano dopo appena una sola iniezione da 500 mg di Testosterone Enantato.

Livelli elevati di LDL e bassi di HDL sono uno dei fattori predittivi del rischio di sviluppare malattie cardiovascolari. L’uso di Statine che riducono il Colesterolo ha provocato un minor numero di decessi collegati alle malattie cardiovascolari e, dalla loro introduzione negli anni ’90, l’aspettativa di vita dell’abitante medio del mondo occidentale è aumentata…purtroppo il loro uso ha causato una serie di altri problemi come il danno muscolare… ma questa è un’altra storia…

Infatti in alcuni ambienti le statine sono controverse, ma c’è da dire che se si è amanti dei funghi o dei prodotti fermentati, praticamente le si consuma tutti i giorni…seppur nella loro forma naturale e non sintetica… La Lovastatina, per esempio, è la Statina che si trova nei funghi ostrica (2) e negli integratori a base del conosciutissimo Riso Rosso fermentato (Monacolina K avente struttura identica). (3)

Le statine inibiscono l’enzima HMG-CoA-reduttasi [HMGCR] nel fegato. Questo enzima converte il 3-idrossi-3metilglutaril-coenzima-A [HMG-CoA] in Mevalonato. E il Mevalonato è uno degli elementi costitutivi del Colesterolo. Se il corpo sintetizza meno colesterolo come conseguenza dell’assunzione di statine, le concentrazioni di colesterolo LDL “cattivo” diminuiscono. Gli utilizzatori di statine riportano occasionalmente effetti collaterali inattesi ma gravi. Questi possono essere il risultato di una diminuzione della produzione del co-enzima Q10 o della vitamina D. L’integrazione di questi due composti probabilmente può prevenire questi effetti collaterali o per lo meno ridurli.

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Il Testosterone e altri ormoni derivati da esso, ma non solo, hanno un influenza a livello epatico. Più sono difficili da degradare, maggiore è il loro impatto sul fegato. Gli scienziati svedesi volevano verificare se il Testosterone Enantato [che non è tossico per il fegato] aumentasse i livelli di colesterolo attraverso l’enzima HMGCR. Per fare ciò hanno iniettato a 39 uomini sani di età compresa tra i 18 e i 50 anni una dose di 500 mg di Testoviron Depot, prodotto dalla Schering Nordiska. Successivamente hanno atteso per osservare la risposta alla somministrazione dello steroide.

Il livello di colesterolo dei soggetti ha iniziato a salire quasi immediatamente dopo la somministrazione dello steroide. Due giorni dopo il livello era superiore del 15% rispetto al normale. E l’80% degli uomini trattati aveva un livello elevato dell’enzima HMGCR, implicato nella sintesi di Colesterolo. Dopo 15 giorni dalla somministrazione di Testosterone Enantato il livello di colesterolo era tornato a livelli normali.

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I ricercatori hanno anche svolto esperimenti con cellule epatiche umane. La figura sopra mostra che, dopo essere state esposte al Testosterone in vitro, le cellule dopo appena due ore avevano già iniziato a produrre più HMGCR.

I ricercatori pensano che il Testosterone esogeno non abbia nessun effetto sul aumento di HDL. Negli anni ’90 i ricercatori americani hanno scoperto che dopo aver somministrato 300mg di Testosterone Cypionato a degli uomini, il livello di HDL di questi era diminuito del 21%. (4) Ciò è probabilmente dovuto al fatto che il Testosterone attiva l’enzima HTGL (hepatic triglyceride lipase) nel fegato. Questo enzima degrada l’HDL. Negli utilizzatori di AAS la concentrazione di HTGL può superare il doppio del livello normale. (5)

I Bodybuilder d’élite spesso spendono grandi somme di denaro per il servizio di coaching da parte di medici e nutrizionisti. Gli atleti hanno bisogno soprattutto degli specialisti per tenere sotto controllo gli effetti collaterali cardiovascolari dati dall’uso di AAS (e non solo quelli). Lo studio svedese, che tra l’altro è stato finanziato dalla WADA, suggerisce che anche gli utilizzatori di AAS più moderati dovrebbero essere consapevoli dei possibili effetti collaterali legati all’uso di AAS e della loro corretta gestione.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

  1. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22433938
  2. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/7614366
  3. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17302963
  4. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8792045
  5. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/1929679

EFFETTO DI SEI SETTIMANE DI USO DI TESTOSTERONE ENANTATO SU SPRINT, PESO CORPOREO E CARICO MASSIMALE

Una dose settimanale di 3,5 mg di Testosterone Enantato per chilogrammo di peso corporeo è sufficiente a causare nell’atleta un aumento nella capacità di sprint, nel peso corporeo e nella percentuale di carico massimale nella bench press, come riferito dagli scienziati dello sport australiani nel 2007. (1) È stata la prima volta in cui è stato scientificamente dimostrato che brevi cicli di Testosterone hanno un effetto.

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I ricercatori hanno somministrato a nove uomini un’iniezione settimanale di Primoteston della Schering. A sette uomini del gruppo di controllo è stato somministrato un placebo.

 

La dose usata in questo studio è moderatamente elevata secondo gli standard medici, ma nel “mondo della ghisa” è un dosaggio decisamente contenuto. Tuttavia ha funzionato. Il ciclo di iniezioni non ha avuto alcun effetto sulla percentuale di carico massimale (1RM) degli uomini sulla Leg-press, mentre l’1RM è aumentato nella bench press.

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I ricercatori erano particolarmente interessati a valutare l’effetto dei cicli di Testosterone negli sport dove è contemplato lo sprint. Così hanno valutato la capacità di sprint dei soggetti su un ergometro per dieci secondi. La somministrazione di Testosterone esogeno aveva aumentato la capacità di picco, e soprattutto la quantità totale di lavoro che gli uomini erano in grado di esprimere durante lo sprint. Ciò significa che erano più veloci.

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Quando i ricercatori hanno fatto una panoramica che riassumesse i progressi prestativi ottenuti dai soggetti presi in esame durante le prime tre settimane e la quantità di progressi ottenuti durante le sei settimane, è risultato chiaro che la maggior parte dei progressi si sono verificati nelle prime tre settimane di utilizzo.

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La cosa più interessante dello studio è che i ricercatori hanno fatto un test delle urine per la rilevazione dell’uso di Testosterone esogeno sui soggetti dello studio dopo che questi avevano ricevuto l’ultima iniezione. Per fare ciò è stato utilizzato un test standard, che esamina il rapporto tra Testosterone e Epitestosterone.

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Epitestosterone

 

Entrambi gli ormoni vengono prodotti in quantità approssimativamente uguali dai testicoli. La differenza tra Testosterone e Epitestosterone sta nel gruppo idrossilico in posizione C17. Nel Epitestosterone questo è in una posizione particolare, e ciò si traduce in una assenza di effetti androgeni e anabolizzanti legati all’Epitestosterone. Se durante un test anti doping risulta un rapporto che vede i quantitativi di Testosterone quattro volte maggiori rispetto all’Epitestosterone, il test risulterà positivo in quanto verrà rilevato l’uso di Testosterone esogeno.

Bene – il test svolto dagli scienziati sui partecipanti allo studio ha trovato positivi cinque dei nove soggetti trattati con Testosterone esogeno. Ma quattro soggetti che avevano ricevuto Testosterone esogeno hanno superato il test senza positività.

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Altri test antidoping maggiormente attendibili, come ad esempio quelle che esamina gli isotopi nella molecola di Testosterone, hanno una valenza pressoché assoluta nel rilevamento del uso di Testosterone esogeno. Lo stesso vale per i test che rilevano l’uso di ormoni esogeni dal capello. I comitati anti doping stanno cominciano sempre più a utilizzare questi test alternativi.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

  1. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17530941

Emivita: una semplice spiegazione

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All’interno della comunità del BodyBuilding il concetto di emivita è spesso frainteso. Una gran parte di questa confusione può essere attribuita alle spiegazioni tipicamente complesse che accompagnano questo argomento. Di conseguenza, tratterò l’argomento concentrandomi prettamente su questa definizione / spiegazione del emivita in maniera molto semplice. Non seguirò confronti e contrasti tra i farmaci, né mi metterò a trattare l’argomento del esterificazione o addirittura approfondendo i processi metabolici dei farmaci nel corpo. Ci sono molti scritti che trattano questi argomenti se si sceglie di studiarli, ma l’argomento di questo articolo è semplicemente “la comprensione del emivita”.

Essenzialmente, e spesso in contrasto con la spiegazione tradizionale, l’emivita di un farmaco può essere utile come riferimento facile per calcolare il tempo totale in cui un farmaco rimane attivo (a vari gradi) all’interno del corpo. Più in particolare, questa informazione viene utilizzata come guida per ottimizzare lo schema di dosaggio dei farmaci al fine di evitare i picchi e cali indesiderati dei composti assunti, e gli effetti collaterali legati a queste fluttuazioni.

Tutti i farmaci possiedono una vita attiva, o un tempo totale durante il quale svolgono le loro attività terapeutiche all’interno del corpo. Ogni farmaco, anche all’interno della stessa classe, ha una struttura chimica diversa (indipendentemente da quanto possa essere simile), che determina in gran parte la sua emivita. Dal momento in cui un farmaco entra nel flusso sanguigno diventa soggetto alle tre funzioni metaboliche: 1) assorbimento – lavoro e funzionamento all’interno del corpo; 2) degradazione – degradazione della sua struttura chimica in preparazione per l’eliminazione; e 3) eliminazione – escrezione/ rimozione dal corpo.

Quando si parla di emivita di un farmaco si sta parlando di un momento in cui i tre processi metabolici sopra citati influenzano un dato farmaco nella misura in cui una metà (50%) di tale composto non è più presente nel corpo. Ancora una volta, poiché i farmaci hanno strutture chimiche variabili, questo periodo di tempo è soggetto a variazioni. A volte ci sono somiglianze particolari all’interno di classi di farmaci, ad es. gli AAS per via orale in genere possiedono ciò che riteniamo essere una emivita corta spesso collocata tra le 4 e le 16 ore. Tuttavia, questa è solo una generalizzazione per la maggior parte della classe in questione, in quanto alcuni altri tipi di AAS orali escono da questi parametri per ragioni diverse.

Questo tempo di dimezzamento vede una riduzione delle concentrazioni del farmaco del 50% ogni volta che viene sperimentato, vale a dire che dopo il primo tempo di dimezzamento si è al 50% delle concentrazioni del composto assunto, al secondo si calerà al 25% o alla metà del restante 50%, alla terza si scenderà al 12,5% , e così via fino a quando l’ultima emivita nota come “terminale” si verifica … generalmente accettata come l’8° (inferiore allo 0,05%). Anche se esistono ancora metaboliti in circolo, rendendo così possibile il rilevamento dell’uso della sostanza, le azioni del farmaco o la vita attiva è effettivamente cessata. Tuttavia, fintanto che si continua ad assumere il farmaco prima della realizzazione dell’emivita terminale, il suo potenziale verrà ristabilito a pieno riportando il coefficiente dell’emivita a un pieno 100%. L’importante qui è anche il fatto che più farmaco si assume e maggiore sarà la concentrazione di questo nel sangue, fino a quando non si raggiungerà una completa saturazione ematica. Alcune persone credono che la realizzazione della saturazione completa in qualche modo modifichi il principio dell’emivita, ma in realtà non è così. La saturazione ha a che fare con l’ottimizzazione degli effetti ricevuti da un farmaco nel corso del tempo, ma sottostà ancora al principio dell’emivita, perché anche se si può avere più di farmaco in circolo (in quantità), non si può superare il quoziente del 100%. Di conseguenza, ogni volta che si raggiunge la percentuale del 100% che sia la prima somministrazione del farmaco o dopo averlo assunto per diverse settimane, mesi o anni una volta terminata la prima emivita, la concentrazione del farmaco è necessariamente ridotto al 50% del totale assunto.

Esistono stati patologici e situazioni cliniche che possono variare l’emivita di una sostanza (e quindi rendere necessario un aggiustamento del dosaggio): shock cardiogeno, insufficienza renale, insufficienza cardiaca ed emorragia riducono il flusso plasmatico renale. La variazione di farmaco che si lega all’albumina, causato dall’utilizzo di un secondo farmaco, può variare il Vd (volume di distribuzione) del primo farmaco e perciò variarne l’emivita. La variazione della velocità di metabolizzazione, causata per esempio da stati patologici del fegato, può variare il tempo di dimezzamento del farmaco.

In poche parole, l’emivita si riferisce alla quantità di tempo necessario per ridurre le concentrazioni di un farmaco a una metà del suo dosaggio effettivo, in un processo che si verifica ripetutamente fino a quando il farmaco non è più efficace e subisce la totale eliminazione dal sistema.

AAS ORALI:

Farmaco Emivita
Oxymetholone (Anadrol) 8-9 ore
Oxandrolone (Anavar) 8-9 ore
Methandrostenolone (Dianabol) 4.5-6 ore
Methyltestosterone 6-9 ore
Stanozololo (Winstrol) 8-9 ore
Fluoxymesterone (Halotestin) 9.5 ore
Chlorodehydromethyltestosterone (Oral Turinabol) 16 ore
Methyldrostanolone (Superdrol) 8-9 ore
Methenolone Acetato (Primobolan) 4-6 ore
Norethandrolone (Nilevar) 14 ore
Methylhydroxynandrolone (M4OHN) 12 ore
Methylepitiostanolo (Epistane) 6 ore
Methylstenbolone (Ultradrol) 8-9 ore
Furazabol (Androfurazanol) 4 ore
Metribolone 2-3 ore
Quinbolone (Anabolicum Vister) 4-6 ore
Testosterone Undecanoato (Andriol) 3-5 ore
Trestolone Acetato (Ment) 3 ore
Mesterolone (Proviron) 12 ore
Mibolerone (Cheque Drops) 4 ore
Tetrahydrogestrinone (The Clear / THG) 2-3 ore
M1T (Methyl – 1 – Testosterone) 9-12 ore
Dimethyltestosterone (Bolasterone/Myagen) 6 ore
Orabolin (Ethylestrenol) 3.3 ore

 AAS INIETTABILI:

Farmaco Emivita
Nandrolone Decanoato (Deca-Durabolin) 14-15 giorni
Nandrolone Fenilpropionato (NPP) 4-5 giorni
Nandrolone Laurato (Laurabolin) 18 giorni
Nandrolone Undecanoato (Dynabolan) 8 giorni
Nandrolone Hexylphenylpropionato (Anadur) 6-8 giorni
Boldenone Undecylenato (Equipoise) 14 giorni
Trenbolone Acetato (Finaject) 3 giorni
Trenbolone Hexahydrobenzylcarbonato (Parabolan) 8-10 giorni
Trenbolone Enantato 7 -10 giorni
Trenbolone Cyclohexylmethylcarbonato 14 giorni
Methenolone Acetato (Primobolan) 2 giorni
Methenolone Enantato (Primobolan/Rimobolan) 7-10 giorni
Sustanon e Omnadren (Testosterone Mix) 15 e 18 giorni
Testosterone Cypionato 8-12 giorni
Testosterone Enantato 7-10 giorni
Testosterone Propionato 2 giorni
Testosterone Undecanoato (Nebido) 12 giorni
Testosterone Fenilpropionato 2-3 giorni
Testosterone Isobutyrato 12-15 giorni
Testosterone Suspension 1 giorno
Stanozololo (Winstrol) 1 giorno
Metribolone 1 giorno
Dihydroboldenone Cypionato 8-12 giorni
Drostanolone Propionato 2 giorni
Drostanolone Enantato 7-10 giorni
Stenbolone Acetato (Anatrofin) 2 giorni
Metandriolo Dipropionato 2 giorni

 Esteri:

Estere emivita
Formato 1.5 giorni
Acetato 2 giorni
Propionato 2-3 giorni
Fenylpropionato 2-3 giorni
Butyrato 6 giorni
Valerato 7.5 giorni
Hexanoato 9 giorni
Caproato 9 giorni
Isocaproato 9 giorni
Heptanoato 10.5 giorni
Enantato 7-10 giorni
Octanoato 12 giorni
Cypionato 8-12 giorni
Nonanoato 13.5 giorni
Decanoato 14-15 giorni
Undecanoato (iniettato) 16.5 giorni

 SARM:

Farmaco Emivita
Ostarina 23.8 ore
Andarina 4 ore
RAD140 12-18 ore
LGD4033 24-36 ore
YK-11 8 ore

 SERM/AI/Inibitori della biosintesi steroidea:

Farmaco Emivita
 Anastrozolo (Arimidex) 46 ore
Exemestane (Aromasin) 25-27 ore
Letrozolo (Femara) 2-4 giorni
Formestano (Lentaron) 4 giorni
Arimistane 2.5 ore
Clomifene Citrato (Clomid) 5-7 giorni
Tamoxifene Citrato (Nolvadex) 5-7 giorno
Raloxifene Cloridrato (Evista) 27.7 ore
Toremifene Citrato (Fareston) 5 giorni
Aminoglutetimide (Cytadren) 7 ore
Trilostano (Vetoryl) 8 ore

Fat Burner:

Farmaco Emivita
T3 2.5 giorni
T4 7 giorni
T2 4-6 ore
Efedrina 3-6 ore
Salbutamolo 3.8-6 ore
Clenbuterolo 36-48 ore
Cardarina (GW1516) 20-24 ore
Yohimbina 2.5 ore
Dinitrofenolo (DNP) 36 ore
AICAR 48-72 ore
Telmisartan (Micardis) 12 ore

Peptidi:

Farmaco Emivita
GH 1.75 ore
IGF-1 10-20 minuti
IGF-1DES 20-30 minuti
IGF-1lr3 20-30 ore
MGF < 30 minuti
PEG MGF 24 ore
Insulina lispro (Humalog rapid-acting) 80 minuti
Insulina solubile umana (Humulin R) 2,5 ore
Follistatina 344 24 ore
GHRP2 15 minuti
GHRP6 15-60 minuti
Ipamorelin 2 ore
Sermorelina Acetato 10-12 minuti

 

Gabriel Bellizzi

 

Riferimenti:

Garg U, Jacobs DS, Grady HJ, et al. Therapeutic drug monitoring. In: Jacobs DS, Oxley DK, Demott WR, eds. Jacobs & Demott Laboratory Test Handbook. 5th ed. Cleveland, Ohio: Lexi-Comp, Inc; 2001:731-771.

 

Mimaki T. Clinical pharmacology and therapeutic drug monitoring of zonisamide. Ther Drug Monitor. 1998;20:593-597.

 

Moyer TP, Shaw LM. Therapeutic drugs and their management. In: Burtis C, Ashwood E, Bruns D, eds. Tietz Textbook of Clinical Chemistry and Molecular Diagnostics. 4th ed. Philadelphia, PA: Saunders; 2005:1237-1280.

 

Pippenger CE. Principles of therapeutic drug monitoring. In: Wong SHY, ed. Therapeutic Drug Monitoring and Toxicology by Liquid Chromatography. Boca Raton, FL: CRC Press; 1985:11-36.

VACCINO ANTI INFLUENZALE E LIVELLI DI TESTOSTERONE

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Testosterone

 

Se il sistema immunitario deve adattarsi a contrastare un agente patogeno, il livello di Testosterone cala. Questo è anche quello che accade se ci si sottopone a vaccino contro un virus, come riportato dai ricercatori dell’University of California a Santa Barbara. Gli studenti che hanno ricevuto il vaccino anti influenzale hanno sperimentato una leggera riduzione dei livelli di Testosterone per circa due settimane dopo l’inoculazione. (1)

Come tutti sanno bene, il Testosterone è un ormone anabolizzante. Quanto più alto è il livello di Testosterone, più il corpo è orientato alla riproduzione e alla crescita muscolare e meno sul sistema immunitario.

Ma il sistema immunitario ha bisogno di energia. Il sistema immunitario è alla continua ricerca di nuovi “intrusi” nel sistema e quando li trova attiva una categoria di cellule in grado di combatterli. Cosa che costa energia: un livello di androgeni elevato è negativo per il sistema immunitario in quanto gli androgeni “sottraggono” energia per il sistema immunitario.

Ecco un motivo per il quale naturalmente si producono solo quantità limitate di androgeni. La natura non è stata gentile con gli individui che sintetizzano elevate quantità di androgeni.

Questa è la teoria almeno. Ma regge con la realtà?

I ricercatori americani hanno voluto verificare la teoria svolgendo un esperimento con un gruppo di circa quaranta studenti. Gli studenti hanno ricevuto un vaccino anti influenzale. Un vaccino contiene un agente patogeno inattivato, che non fa ammalare realmente il soggetto al quale viene inoculato, ma stimola il sistema immunitario a dare il via alla produzione di un nuovo tipo di cellule immunitarie. Ciò consente alla persona di combattere la malattia se sono esposti al vero virus. La vaccinazioni è come se dessero al sistema immunitario un corso intensivo di adattamento, che costa al corpo meno energia rispetto al dover combattere un’infezione da parte del agente patogeno “originale”.

I ricercatori hanno misurato i livelli di Testosterone di venti studenti prima che questi venissero sottoposti a vaccino anti influenzale, e hanno ripetuto il controllo due settimane dopo. Hanno fatto i medesimi esami con un gruppo di controllo che non aveva ricevuto vaccinazioni. I risultati hanno mostrato un leggero calo dei livelli di Testosterone nei soggetti ai quali era stato somministrato il vaccino anti influenzale.

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I ricercatori presumono che un’infezione reale avrebbe avuto un effetto maggiore sul livello di Testosterone, ma i risultati dell’esperimento hanno per lo meno confermato la loro teoria: “I risultati attuali suggeriscono che l’esposizione ad agenti patogeni può causare una diminuzione del Testosterone, presumibilmente come mezzo per dare priorità all’investimento energetico verso il miglioramento delle risposte immunitarie rispetto alla riproduzione”.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

  1. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18942703

AAS E CANCRO AL FEGATO

 

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E’ riportato praticamente in tutti i testi trattanti l’argomento AAS: l’uso prolungato di dosi elevate di AAS orali può causare tumori epatici o adenomi epatocellulari. Potremmo definire ciò con il termine “cancro al fegato”, ma i medici non userebbero tale termine. Il vero cancro al fegato, nel quale le cellule epatiche mutano in cellule tumorali, è ancora più raro tra gli utilizzatori di AAS che l’adenoma epatocellulare. Ma ciò accade, come segnalano i medici dell’ospedale universitario di Colonia. (1)

Colestasi, peliosi epatica e tumori epatici: secondo i manuali queste sono le possibili conseguenze per il fegato in seguito ad abuso di AAS. La colestasi è una condizione nella quale il fegato non può più rimuovere i prodotti di scarto attraverso la bile all’intestino. Le feci diventano grigie, il colore della pelle giallo, con prurito diffuso e se non si riceve rapidamente il trattamento adeguato il tessuto epatico inizia a morire.

La peliosi epatica è una rara condizione vascolare caratterizzata da cavità multiple ripiene di sangue distribuite casualmente in tutto il fegato. Fu probabilmente questa la causa della morte di Andreas Muenzer. I medici non sono ancora a conoscenza del meccanismo alla base di questa patologia, ma sanno come trattare il problema: bisogna solo rimuovere la causa. Se Andreas Muenzer avesse smesso di assumere AAS in tempo probabilmente sarebbe ancora vivo oggi – e il suo fegato sarebbe potuto essere recuperato.

Quando gli utilizzatori di AAS sviluppano un tumore epatico, la maggior parte delle volte si tratta di adenoma epatocellulare: L’adenoma epatocellulare è una neoplasia (tumore) benigna del fegato, che si manifesta con rigonfiamenti che non si diffondono nel resto del corpo. Tuttavia molti medici pensano che sia una buona idea rimuovere questi rigonfiamenti perché questi possono iniziare a sanguinare o potrebbero mutare in una forma di tumore maligno: carcinoma epatocellulare. (2)

Il carcinoma epatocellulare è il cancro al fegato. Questa forma di cancro è più comune tra gli alcolisti, ma molto rara tra gli utilizzatori di AAS. Ecco perché i medici dell’ospedale universitario di Colonia sono rimasti sorpresi quando hanno trovato il carcinoma epatocellulare in un Bodybuilder professionista di 37 anni.

L’uomo era alto 1,80 m e pesava 118 kg. Si era presentato in ospedale lamentando dolori allo stomaco, così i medici lo sottoposero a scansioni della zona addominale. I medici notarono un rigonfiamento nel fegato. [La zona scura nell’immagine sotto a sinistra.]

L’uomo stava assumendo AAS ininterrottamente da cinque anni. Riportò ai medici di stare assumendo giornalmente un Sustanon, 75mg di Trenbolone, 100 mg Masteron e un preparato contenente 240 mg Boldenone e Methandriol dipropionato. Inoltre, ogni giorno assumeva 100 mg di Stanozololo, 40 mg di Oxandrolone, 150 mg di Oxymetholone, 10 mg di Methandrostenolone e Letrozolo. E assumeva anche 200 mcg di T4 e 8 UI di GH ogni giorno.

Quattro settimane prima di una gara il Bodybuilder smetteva di assumere Oxymetholone e Methandrostenolone e aggiungeva 100 mg di Spironolattone, 25 mg di Mesterolone e 10 mg di Fluoximesterone. Diciotto ore prima del contest assumeva Torasemide.

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I medici decisero di operare l’uomo. Rimossero la parte del fegato dove era localizzato il tumore; il tumore misurava 6 x 5 x 5 cm. In laboratorio scoprirono che l’uomo aveva sviluppato il carcinoma epatocellulare.

I medici hanno riscontrato solo 7 casi di Bodybuilder che avevano sviluppato il carcinoma epatocellulare a seguito di abuso di AAS. La probabilità che gli utilizzatori di AAS sviluppino questa forma di cancro è quindi piccola, ma non pari allo zero.

I Bodybuilder che abusano di AAS per un lungo periodo di tempo hanno un considerevole rischio di sviluppare un adenoma epatocellulare o un carcinoma epatocellulare e devono pertanto essere ben monitorati. L’ecografia epatica periodica sembra essere una procedura di screening adeguata per rilevare lo sviluppo di lesioni epatiche.

Anche se la maggior parte dei tumori sviluppati da chi abusa degli AAS sono benigni, è comunque importante individuarli tempestivamente per evitare il rischio associato alla mutazione di questi in forme tumorali maligne o al manifestarsi di emorragie pericolose per la vita. In questi casi viene raccomandata un’escissione chirurgica.

Fortunatamente il Bodybuilder preso qui in esame si è ripreso. Solo sette giorni dopo la sua operazione i medici lo hanno dimesso e quando lo hanno esaminato 27 mesi dopo è risultato essere completamente sano.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

  1. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22934212
  2. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18178686

LIVELLI DI TESTOSTERONE CORRELATI A STRESS E FATICA

L’età è un fattore importante che determina la quantità di Testosterone circolante negli uomini, ma non è l’unico. I ricercatori dell’esercito americano hanno scoperto che lo stress e la fatica possono essere fattori altrettanto importanti. (1) Di conseguenza, potrebbe essere il caso che i livelli di Testosterone degli uomini possano aumentare se essi riducono i livelli di stress e si assicurano un adeguato riposo.

I ricercatori della Naval Health Research Center di San Diego hanno misurato i livelli di Testosterone di 57 uomini di un’unità di elite. Hanno registrato il BMI, il sonno, lo stress, l’affaticamento e la pressione sanguigna utilizzando questionari e misurazioni di base.

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L’età era un importante predittore dei livelli di Testosterone, che erano i più alti nei soldati di età compresa tra i 28 ed i 31 anni. Dopo di che i livelli di Testosterone in soggetti più anziani diminuivano.

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Il livello di fatica/stanchezza riportato dai soldati ha avuto anch’esso un ruolo in riferimento ai livelli serici di Testosterone . Quanto più i soldati riportavano un alto grado di fatica/stanchezza, più basso era il loro livello di Testosterone.

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Lo stesso vale per lo stress. Quanto più era elevato il livello di stress al quale erano sottoposti gli uomini, tanto era più basso il loro livello di Testosterone.

I punteggi elevati per lo stress e la stanchezza hanno avuto una correlazione simile con i bassi livelli di Testosterone in riferimento all’età. Questo studio ha rivelato che il BMI e il sonno non svolgono un ruolo significativo nel influenzare i livelli di Testosterone.

La figura seguente mostra la correlazione tra Testosterone, stress, fatica/stanchezza, età, BMI e sonno. Quanto più una correlazione è vicina a 1 o -1, tanto più forte è il rapporto tra i fattori.

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Più stress e più fatica sono correlati ad un basso livello di Testosterone. I ricercatori sospettano che in primo luogo lo stress riduca i livelli di Testosterone, e che la stanchezza sia quindi un risultato consequenziale del basso livello di Testosterone. Ma affermano di non saperlo per certo. Può essere che anche la fatica riduca i livelli di Testosterone (+ fatica = + stress = – Testosterone).

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

  1. http://dx.doi.org/10.1016/j.steroids.2017.05.010