Una particolare analisi sul 1-Testosterone (Dihydroboldenone)

 

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Introduzione

L’1-Testosterone ( noto anche come Dihydroboldenone o, più semplicemente, come DHB) ha suscitato molto interesse negli ultimi anni* tra gli appartenenti alla comunità del Bodybuilding. La continua ricerca di nuove molecole dai maggiori potenziali spinge molti atleti facenti parte di questa “sottocultura” a sperimentare nuovi farmaci e/o diversi protocolli di applicazione di questi. Come ovvio che sia, per mancanza di preparazione degli interessati, queste sperimentazioni, e ciò accade molto spesso, si traducono in diffusione di dati non contestualizzati e privi di prove concretamente riconducibili al test su una specifica molecola. Fortunatamente, esiste una piccolissima percentuale di ricercatori indipendenti all’interno di questa comunità ed essi si preoccupano di valutare tutte le variabili in gioco, dalla certezza della molecola testata alla sua contestualizzazione d’uso (es. se essa è usata in mono-terapia o in co-somministrazione ecc…).

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*In vero, il DHB è stato venduto legalmente online negli Stati Uniti, in forma prevalentemente orale, forma dalla scarsa biodisponibilità, dal 2002, anno in cui il brevetto del farmaco venne rilasciato per la vendita nel mercato degli integratori alimentari. Anche se tecnicamente la sua legalità era discutibile, la popolarità del nuovo composto è stata rapida e innumerevoli prodotti OTC come “Xtreme” ebbero largo seguito. Ciò durò fino al 2005, quando venne riclassificato come farmaco e inserito all’interno del Controlled Substances Act. 

Tornando al punto originario del discorso, il quale ha la finalità di introdurre il lettore all’argomento trattato in questo articolo, il DHB, se attentamente analizzato, risulta decisamente ridimensionato nelle sue potenzialità e valutato sotto un altra luce in riferimento ai suoi possibili effetti avversi rispetto a quanto riportato dai comuni articolisti di settore.  Motivo per cui, ora, torno nuovamente sull’argomento DHB, molecola da me già trattata tempo fa su questo sito, in modo maggiormente analitico su alcuni ed essenziali punti.

Ma iniziamo con ordine… 

Caratteristiche base del 1-Testosterone

L’1-Testosterone (abbreviato in 1-Testo, 1-T), chiamato anche (nome IUPAC) 4,5α-dihydro-δ1-testosterone (Δ1-DHT) o 5α-androst-1-en-17β-ol-3-one,  è uno steroide androgeno-anabolizzante (AAS), uno steroide androstano sintetico, che si differenzia dal Testosterone per l’aggiunta di un doppio legame in posizione C1-C2 e la mancanza del doppio legame in posizione C4-C5 nell’anello A. Il DHB è descrivibile più semplicemente, anche se pur sempre in modo incompleto, come il metabolita 5α-ridotto del Boldenone. [1] Venne sintetizzato negli anni 60 del XX Secolo e descritto per la prima volta nella letteratura medica occidentale nell’anno 1962.[2]

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Il doppio legame in C1-C2 presente nello scheletro carbossilico del DHB stabilizza il ketogruppo in C3, essenziale per il legame androgeno.

Due proormoni del 1-Testosterone sono l’1-Androstenediolo e l’1-Androstenedione, l’ultimo dei quali può essere sintetizzato dallo Stanolone Acetato.[3]
Il Mesabolone è un chetale a base di 1-Testosterone.

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L’1-Testosterone è anche noto per essere usato per sintetizzare il Metanolone e il Metenolone (comunemente noto come Primoboloan/Rimobolan).

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L’aggiunta di un metile in posizione C17 da come risultato la molecola di Methyl-1-Testosterone.

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Per via delle sue caratteristiche strutturali, l’1-Testosterone non converte in estrogeno, anche se non ci sono prove che all’interno del corpo (quindi in vivo) possa essere inserito un doppio legame in C4. [4,5] Ciò che sappiamo proviene dai dati aneddotici i quali  suggeriscono che l’1-Testosterone sia un AAS con una attività estrogenica irrilevante. Effetti collaterali estrogeno-dipendenti, come ginecomastia, accumuli di grasso con modello femminile e maggiore ritenzione idrica non sono generalmente osservati quando il DHB viene somministrato in mono-terapia.

Essendo un AAS 5α-ridotto, esso non è soggetto all’enzima 5α-reduttasi e, di conseguenza, la sua attività androgena non può essere manipolata dall’uso di inibitori enzimatici con bersaglio l’enzima precedentemente indicato. Quindi, l’androgenicità relativa del 1-Testostosterone non è influenzata dall’uso di Finasteride o Dutasteride).

La Anabolico/Androgeno ratio dell’1-Testosterone riporta un valore pari a 200/100 in riferimento al Testosterone Propionato 100/100. Tale rapporto risulta però dubbio anche per il semplice fatto che il metodo attraverso il quale è stato estrapolato non è chiaro. Ma su questo ritorneremo più avanti.

I più sapranno sicuramente che il Boldenone è un derivato del Testosterone il quale è stato sintetizzato modificando la struttura del substrato di derivazione aggiungendo un doppio legame tra gli atomi di carbonio 1 e 2 dell’anello A dello scheletro carbossilico.

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Questo legame rallenta drasticamente l’aromatizzazione della molecola rendendola e un substrato scarsamente affina anche per la 5α-reduttasi.
Sebbene il Boldenone rimanga un substrato affine alla 5α-reduttasi potendo essere quindi convertito in DHB, anche con la somministrazione di elevati dosaggi  la quantità del metabolita derivante non è sostanziale.
La malsana pratica di utilizzare mega-dosaggi di Boldenone nel tentativo di ottenere concentrazioni sieriche moderate di DHB è stata applicata da molti culturisti in passato.
Poiché l’ormone progenitore (Boldenone) è un substrato così scarsamente affine per la 5α-reduttasi, un numero crescente di culturisti ha iniziato a optare semplicemente per l’uso diretto del DHB.

La scarsa e poco incoraggiante letteratura scientifica sul DHB 

Esistono pochissimi dati clinici che valutano l’efficacia o il profilo di sicurezza del DHB.
C’è solo uno studio [6] a cui possiamo fare riferimento il quale mostra in realtà come il DHB sia paragonabile al Testosterone in un ambiente clinico controllato.

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Questo studio è stato condotto sul 1-Testosterone (DHB) dopo che esso venne classificato come sostanza sottoposta a controllo e non più commercializzabile negli Stati Uniti.
L’obiettivo dello studio era stabilire che il DHB non è un “proormone”, come era stato affermato da molte società di integratori prima del suo ritiro dal mercato della supplementazione OTC.
Valutando l’effetto del DHB sui tessuti sensibili agli androgeni nel corpo attraverso il Recettore degli Androgeni (AR), lo studio ha stabilito che il DHB è a tutti gli effetti uno Steroide Androgeno Anabolizzante.
Mentre la premessa dello studio aveva lo scopo di esplorare semplicemente la transattivazione dipendente dall’AR mediata dal DHB, l’effetto misurato attraverso l’azione della molecola su vari tessuti del corpo rispetto al Testosterone ha fatto luce su quanto sia selettivo ed efficace il DHB.

Dopo essere stati orchiectomizzati (rimozione chirurgica dei testicoli), i ratti castrati , prima di essere utilizzati per l’esperimento, sono stati lasciati nelle loro gabbie per 7 giorni al fine di consentire un sufficiente declino ormonale.
Questo processo consente ai ricercatori di ridurre le variabili influenti la valutazione della ricerca e di somministrare androgeni esogeni, quindi di pesare diversi organi del corpo e misurare il grado di impatto di un farmaco specifico sul tessuto muscolare, sui tessuti sensibili agli androgeni come la prostata e sugli organi vitali.
Ai ratti dello studio è stato somministrato giornalmente per via sottocutanea un placebo, 1mg/kg/bw/giorno di Testosterone Propionato (TP) o 1mg/kg/bw/giorno di DHB (1-Testo).
Milligrammo per milligrammo, il DHB ha dimostrato di indurre una crescita muscolare leggermente inferiore rispetto al Testosterone, stimolando altrettanto la prostata e la vescicola seminale.

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Effetto del Testosterone Propionato (TP) e del 1-Testosterone (1-Testo) sul muscolo Levator Ani dei ratti orchiectomizzati. 

Ciò significa che per replicare lo stesso livello di crescita muscolare, il DHB dovrebbe essere somministrato a dosi più elevate del Testosterone.
Tornando alla precedentemente introdotta questione della presunta Anabolico/Androgeno ratio, l’ipotetico valore di 200/100 non si sa bene da dove provenga e come sia stato ricavato. Ciò che risulta piuttosto chiaro è che gli unici dati clinici che ho potuto trovare, e attraverso i quali mi è stato possibile valutare la selettività dei tessuti da parte del DHB, certamente non riflettono tale potenziale.
In effetti sembra essere meno selettivo a livello dei tessuti rispetto al Testosterone e complessivamente un po’ meno anabolico.

Osservando la struttura molecolare del DHB si evince una bassa resistenza alla disattivazione epatica di primo passaggio dovuta alla mancanza di modifiche atte a alterare il metabolismo dell’AAS. Sappiamo che la tossicità epatica si presenta a livelli significativi con l’uso di AAS metilati in  C17, anche se molecole come il Trenbolone, aventi per modifiche strutturali non correlate a metilazione, presentano una certa resistenza alla disattivazione epatica causando un certo grado di tossicità potenziale.
I segni chiave della epatotossicità comprendono l’elevazione degli enzimi epatici e, in alcuni casi, persino l’ingrossamento del fegato.
Nello studio qui discusso, il gruppo di topi trattati con Testosterone Propionato  non ha mostrato alcun segno di tossicità epatica. Tuttavia, il gruppo trattato con DHB ha avuto un aumento significativo del peso del fegato.

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Effetto del Testosterone Propionato (TP) e del 1-Testosterone (1-Testo) sull’aumento del peso del fegato nei ratti orchiectomizzati. 

 

Anche se quanto riscontrato a livello epatico nei topi trattati con DHB non sia una prova assoluta della potenziale tossicità del DHB, l’ipertrofia epatica potrebbe compromettere il funzionamento dell’organo se cronicizzata. Come accennaio tempo a dietro nella scheda tecnica del 1-Testosterone, qualcuno ipotizza (senza documentazione a convalidarlo) che l’ipertrofia epatica DHB-dipendente non è dovuta a fenomeni steatosici (“fegato grasso”) o tumorali, ma semplicemente alla capacità dell’1-Testosterone di legarsi ai recettori androgeni epatici; caratteristica comune ad uno dei prima citati anabolizzanti usatio come substrato di sintesi per il DHB, il Metenolone il quale in passato era ampiamente usato nella cura delle lesioni causate dalla cirrosi epatica.

Valutazione della molecola 

Come valutare il DHB alla luce della (scarsa) letteratura disponibile e dei dati aneddotici provenienti dagli atleti (per lo meno quelli affidabili)?

Una cosa che si nota particolarmente nella scelta degli AAS da parte dei bodybuilder è che questi ultimi tendono a optare per molecole non aromatizzabili, terrorizzati dall’ignoranza che aleggia sugli estrogeni e sulla loro corretta gestione. Sebbene un AAS non aromatizzabile si dimostri discretamente più gestibile sotto alcuni aspetti, la mancanza di attività estrogenica indiretta può causare una serie di problemi che vanno dalla sfera psicologica alla disfunzione erettile. Tali effetti sono semplicemente evitabili, insieme a quelli legati ad una condizione di iperestrogenemia, gestendo i fattori estrogenici attraverso dosaggi intelligentemente settati e, nel caso, l’inserimento di anti aromatase e/o SERM. La scelta di una molecola dovrebbe basarsi maggiormente sui  potenziali che potrebbero offrire sotto l’aspetto della sicurezza e potenza in rapporto alle altre molecole disponibili. In breve, AAS che sono più selettivi nei tessuti bersaglio e anabolizzanti del Testosterone.
Sebbene il DHB non sia un substrato soggetto all’enzima aromatasi, ciò non è, per esempio,  particolarmente vantaggioso per un suo ipotetico uso in monoterapia, poiché richiederebbe la somministrazione esogena di Estradiolo (o di un substrato soggetto alla conversione in esso) al fine di evitare la comparsa di effetti collaterali psicofisici dovuti ad un basso livello estrogenico.

In conclusione, non vi sono dati certi sull’effetto che il DHB può avere sul corpo umano fatta eccezione per le testimonianze raccolta nei forum e, questa volta con qualche valenza in più, dai dati registrati dai ricercatori indipendenti che alternano i libri alla ghisa. Gli unici dati “certi” che abbiamo provengono, come visto, dal modello preclinico di roditori, e non sono nemmeno così promettenti.

Sebbene io non sia contrario alla sperimentazione indipendente, con questa molecola tale pratica può permettersela soltanto chi è in possesso di approfondite conoscenze in campo medico con particolarità nell’Endocrinologia, Andrologia e Farmacologia. I meno esperti, e meno portati, dovrebbero limitarsi alla scelta di molecole con effetti terapeutici riportati  basati sul profilo preclinico registrato e anche in sperimentazione umana.

Il DHB nella pratica si è dimostrato una molecola discreta in “Cut” con una capacità miotropica stimabile con quella del Metenolone e del Boldenone.

Ma le sue limitazioni ad oggi persistono e sono:

  1. Nessuno studio svolto su esseri umani e sul/i quale/i poter fare riferimento;
  2. Leggermente meno anabolico e selettivo a livello tissutale rispetto al Testosterone, almeno in base agli studi sui topi;
  3. Potenzialmente deleterio per il fegato sul lungo termine anche in forma iniettabile. 

Occorrerebbe svolgere studi più approfonditi, ma dubito che qualcuno con mezzi adegiuati e possibilità maggiori rispetto ad un piccolo ricercatore indipendente si possa muovere in tal senso, anche perché non vi sono necessità che spingerebbero a ciò.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti: 

1- William Llewellyn (2009). Anabolics (9 ed.). Molecular Nutrition. p. 22,135.

2- Friedel A, Geyer H, Kamber M, Laudenbach-Leschowsky U, Schänzer W, Thevis M, Vollmer G, Zierau O, Diel P (August 2006). “17beta-hydroxy-5alpha-androst-1-en-3-one (1-testosterone) is a potent androgen with anabolic properties”. Toxicol. Lett. 165 (2): 149–55.

3- Zhang H, Qiu Z (December 2006). “An efficient synthesis of 5α-androst-1-ene-3,17-dione”. Steroids. 71 (13–14): 1088–90.

4- 358. K. J. Ryan. Acta Endocrinol. 35, Suppl. 51,697 (1960).

5- C. Gual, T. Morato, M. Gut, R.1. Dorfman, Endocrinology 71,920 (1962). 17beta-hydroxy-5alpha-androst-1-en-3-one (l-testosterone) is a potent androgen with anabolic properties. Friedel A, Geyer H, Kamber M.

6- https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16621347.

 

 

Dosi sovrafisiologiche di AAS e Sistema Immunitario.

Breve introduzione.  

L’argomento che mi accingo a trattare è indubbiamente legato alla già discussa questione della pandemia da SARS-CoV-2, la quale sta interessando il genere umano in questi primi mesi del 2020. Nel presente articolo, però,  parlerò di un altro aspetto per certi versi parallelo alla questione sanitaria prima citata, ovvero all’impatto di dosi sovrafisiologiche di AAS sul sistema immunitario.

Impatto di Allenamento e AAS sul Sistema Immunitario. 

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Tra gli effetti benefici dell’esercizio fisico correttamente svolto, la riduzione della percentuale di comparsa di stati infiammatori cronici sono ben noti. Tale effetto è legato alla pratica di forme di allenamento particolarmente impegnative, come l’allenamento contro resistenza. Qualsiasi allenamento intenso attiva il sistema immunitario delle cellule tumorali.[1, 2, 3] Uno studio svolto su esseri umani da parte di ricercatori australiani suggerisce che solo gli atleti di forza non supplementati chimicamente  possono beneficiare di questo effetto.[4]

I ricercatori hanno reclutato 16 uomini sani di età compresa tra 21 e 35 anni per allenarsi con pesi 3 volte a settimana per 6 settimane. I ricercatori hanno diviso i soggetti in 2 gruppi:

  • 7 soggetti hanno ricevuto un’iniezione settimanale senza principio attivo (Placebo);
  • 9 soggetti hanno ricevuto un’iniezione settimanale contenente 3,5mg di Testosterone Enantato per chilogrammo di peso corporeo.

I soggetti trattati con Testosterone avevano guadagnato significativamente più peso rispetto ai soggetti del gruppo placebo. Nei test in cui i soggetti presi in esame dovevano fare brevi sprint su un cicloergometro, l’uso dell’AAS ha permesso loro di esprimere più potenza. Il Testosterone Enantato ha reso i soggetti del test più veloci.

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Più interessante è  stato l’effetto della somministrazione di Testosterone sul sistema immunitario. Dopo 6 settimane di allenamento, un breve ma intenso allenamento cardio ha aumentato l’attività delle cellule Natural Killer nel gruppo placebo. Nel gruppo Testosterone, tuttavia, l’attività delle cellule Natural Killer è diminuita.

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I ricercatori hanno anche determinato l’attività delle Cellule Natural Killer estraendole dal sangue dei soggetti del test e mettendole a contatto con le cellule tumorali nelle piastre di Petri. I ricercatori hanno quindi esaminato quante cellule tumorali sono state uccise dalle Cellule Natural Killer.

La somministrazione di Testosterone non ha influenzato il numero di cellule immunitarie.

I ricercatori hanno riportato che il loro è il primo studio controllato in doppio cieco con placebo che riporta una riduzione dell’attività citotossica delle Natural killer a seguito di esercizio anaerobico acuto dopo somministrazione di AAS in giovani uomini sani.

Questa riduzione dell’attività citotossica acuta delle Natural Killer  post esercizio  dopo la somministrazione di Testosterone Enantato per 6 settimane, mostra un risultato indesiderabile su un aspetto della funzione immunitaria che è contrario ai miglioramenti delle prestazioni che sono stati osservati in questi soggetti.

L’autore principale del presente studio, Sonya Marshall-Gradisnik, ha ricevuto un riconoscimento scientifico nel 2005.[5]

Ma il valore del presente studio, pubblicato nel Journal of Exercise Science and Fitness nel 2008, si declassa dal momento che è stato finanziato dal canale televisivo britannico Channel 4. Il canale ha utilizzato i risultati dello studio per uno spettacolo televisivo sull’uso di AAS.

Attenzione, l’effetto immunosoppressivo di dosi sovrafisiologiche di AAS è stato spesso trattato in letteratura, ed è attualmente non del tutto chiarito dal momento che il loro effetto varia a seconda della struttura molecolare che li caratterizza (quelli con nucleo steroideo intatto sono immunosoppressive, cioè riducono il numero e la funzione delle cellule immunitarie, mentre quelli con alterazioni del nucleo steroideo sono immunostimolatori in quanto inducono la proliferazione delle cellule T e di altre cellule immunitarie).[6] Quindi, il risultato presentato, del tutto non straordinario,  non mostra nulla che non fosse già stato dimostrato in precedenza, sebbene non attraverso uno studio controllato in doppio cieco con placebo.

Ma approfondiamo la questione…

Effetti del Nandrolone e del Oxymetholone sul sistema immunitario. 

Il Nandrolone (estere Decanoato) e l’Oxymetholone inducono direttamente la produzione di citochine infiammatorie interleuchina 1 beta (IL-1β) e fattore di necrosi tumorale alfa (TNF-α) nelle colture di leucociti di sangue periferico umano.[7]

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Testosterone e DHEA non hanno avuto effetti diretti nell’indurre citochine nello stesso modello.
Il Nandrolone Decanoato inibisce anche la produzione di interferone nel topo L-929 infetto da NDV e nelle cellule WISH umane.

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Effetti dello Stanozololo e del Trenbolone sul sistema immunitario. 

Stanozololo e Trenbolone sono risultati genotossici e citotossici per i linfociti umani in modo dose-dipendente.[8]

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Effetti di Testosterone, Testolattone, Oxandrolone e Stanozololo sul sistema immunitario.

Per valutare come gli AAS influenzano il sistema immunitario, ne sono stati studiati cinque disponibili in commercio con vari tipi di differenze strutturali in un modello di roditori.[9]

Gli animali presi in esame sono stati divisi in cinque gruppi e trattati con Testosterone (gruppo 1), Testosterone Propionato (Gruppo 2), Testolattone (Teslac) (Gruppo 3), Oxandrolone (Gruppo 4) e Stanozololo (Gruppo 5).

Una immunosoppressione significativa è stata osservata con tutti i gruppi.
Tuttavia, entro il giorno 10, il gruppo trattato con Testolattone, Oxandrolone e Stanozololo ha mostrato immunostimolazione e ha effettivamente superato l’immunità basale mentre i gruppi trattati con Testosterone sono rimasti immunosoppressi.

 

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Fonte grafico: “More Plates More Dates”

Per testare veramente gli effetti degli androgeni endogeni sul sistema immunitario è stato quindi eseguito un secondo esperimento.

Dieci animali tenuti in modo simile all’esperimento iniziale sono stati trattati integri o castrati e quindi sottoposti per 8 giorni con Oxandrolone (1,1 mg/kg/giorno), Testosterone (1,1mg/kg/giorno) o Oxandrolone combinato con una fisiologica quantità di Testosterone (15μg/giorno).

L’Oxandrolone è stato scelto poichè presenta una delle  più elevate attività anabolizzante degli  analoghi del Testosterone rispetto al Testosterone (Androgeno/Anabolico ratio = 1:13).

Negli animali intatti dopo 8 giorni di trattamento con Oxandrolone, i livelli sierici di Testosterone sono stati misurati mediante test radioimmunologico sul sangue delle vene della coda.

I livelli erano o non rilevabili o molto bassi, riflettendo una significativa soppressione dell’HPTA.

La funzione immunitaria (risposte DCH) misurata parallelamente ha rivelato un aumento del 41% rispetto al basale.
Il gruppo trattato con Testosterone ha sperimentato una soppressione del 36% della funzione immunitaria.

Un ulteriore trattamento di 8 giorni con Oxandrolone combinato con quantità fisiologiche di Testosterone ha eliminato il potenziamento del sistema immunitario fornito dalla monoterapia con Oxandrolone e ha riportato le risposte DCH a livelli non significativamente diversi dal basale.

 

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Fonte grafico: “More Plates More Dates”

I risultati erano diversi negli animali castrati.

La castrazione ha comportato un aumento delle risposte immunitarie (DCH).

La variazione media osservata era maggiore del 90% rispetto alla linea di base intatta (pre-castrazione).

Ciò significa che i ratti castrati hanno sperimentato un miglioramento del 90% superiore rispettpo ai ratti che non erano castrati.

La somministrazione di Oxandrolone per 8 giorni a questi animali ha dato un effetto immunodepressivo riportando la risposta DCH al basale.

Il trattamento di 8 giorni con 8 combinato con dosi fisiologiche di Testosterone ha prodotto una soppressione ancora maggiore, con una variazione del 45% rispetto al basale.

 

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Fonte grafico: “More Plates More Dates”

Queste osservazioni indicano che si verificano alterazioni immunitarie soppressive con AAS con nucleo steroideo intatto e immunostimolanti con alterazioni del nucleo steroideo.

Come gli AAS influenzano la funzione immunitaria.

L’ipotesi per tentare di spiegare le risposte del sistema immunitario agli AAS è la seguente.

 

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Fonte immagine: “More Plates More Dates”

Come esemplificato nell’immagine di cui sopra, gli AAS esogeni inducono due effetti sul sistema immunitario:

(A) un effetto precoce diretto sulla funzione immunitaria che è soppressivo e,

(B) un effetto stimolante indiretto ritardato mediato attraverso il feedback negativo sull’Ipofisi.

(B) provoca l’inibizione del Testosterone gonadico attraverso una riduzione del rilascio di LH.
Una diminuzione della sintesi di Testosterone porta a bassi livelli sierici dell’ormone e stimolazione immunitaria.
La castrazione, escludendo la modulazione della secrezione di Testosterone elimina l’effetto di (B) ma lascia intatto (A).

In sintesi, più un AAS è soppressivo, più ha il potenziale di migliorare indirettamente la funzione immunitaria, semplicemente sopprimendo la produzione endogena di Testosterone e dei suoi metaboliti.

Tuttavia, gli AAS saranno anche genotossici e citotossici per i linfociti umani in modo dose-dipendente.

Quindi, l’unica ragione per cui gli AAS possono migliorare l’immunità a differenza del Testosterone è legata alla maggiore selettività di azione tissutale rispetto a quest’ultimo e alla soppressione dell’HPTA, non essendo intrinsecamente protettivi.

Anche loro saranno intrinsecamente immunosoppressori, solo in misura minore in base alla selettività dei tessuti e all’entità dell’impatto sulla soppressione della sintesi di androgeni endogena.

In conclusione, tutti i dati suggeriscono che più bassi sono i livelli di androgeni nel corpo, più alta sarà l’attività del sistema immunitario in misura direttamente proporzionale.

Quindi si aumenta il rischio di infezione virale durante un ciclo di AAS?

In sintesi, la stragrande maggioranza degli studi suggerisce che l’uso di AAS riduce la formazione di anticorpi, l’attività dei linfociti Natural Killer (NK), la maturazione e la stimolazione dei linfociti T e B con conseguente immunosoppressione.[10]

Dosi suprafisiologiche di AAS comunemente utilizzati hanno dimostrato di influenzare direttamente la produzione di alcune citochine, alterando la funzione immunitaria.

Sia i risultati ottenuti da studi su animali e su esseri umani suggeriscono che dosi sovrafisiologiche di AAS possono avere un impatto negativo sul sistema immunitario.

Risulta abbastanza chiaro dai dati esposti che in una situazione pandemica come quella attuale, sarebbe prudente  per gli utilizzatori ridurre l’uso di AAS portandone il dosaggio fino a livelli terapeutici per supportare la funzione immunitaria durante questo periodo in cui la vulnerabilità all’infezione virale è più alta.

Indipendentemente se si è giovani e convinti di essere invulnerabili in base alle statistiche sul tasso di mortalità che mostrano che gli anziani (media 80.3 anni) sono i più a rischio di essere sintomatici o di finire in condizioni critiche, si potrebbe comunque aumentare le possibilità di diventare un infetto asintomatico e, quindi, un portatore che può trasmette il virus agli anziani (compresi i tuoi genitori o nonni) a seguito di immunosoppressione autoindotta.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

1- https://dx.doi.org/10.1007/s10549-016-3970-1

2- https://dx.doi.org/10.1016/j.cmet.2016.01.011

3- https://dx.doi.org/10.1016/j.mayocp.2014.03.018

4- https://www.researchgate.net/publication/41373840

5- https://www.scu.edu.au/engage/news/latest-news/2005/researcher-wins-top-science-award.php 

6- https://www.researchgate.net/ 

7- https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8788115 

8- https://www.researchgate.net/publication/

9- https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/2242353

10- https://www.researchgate.net/

 

Dimethandrolone (Dimethyl-Nandrolone)

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Dimethandrolone (Dimethyl-Nandrolone)

Androgenico: 30 circa

Anabolico: 13.600 circa

Standard: Testosterone (100/100)

Nome Chimico: 7α,11β-Dimethyl-19-nortestosterone.

Attività Estrogenica: nessuna

Attività Progestinica: alta

Il Dimethandrolone (DMA), noto anche come Dimethyl-Nandrolone o con il nome in codice di sviluppo CDB-1321, è un AAS  progestinico che è attualmente in fase di sperimentazione per un suo potenziale uso clinico.[1][2][3]

Il Dimethandrolone, essendo un AAS progestinico, possiede attività agonista sia per i Recettori Androgeni (AR) che per i Recettori del Progesterone (PR).[1] A causa della sua attività androgena e progestinica, il Dimethandrolone ha effetti antigonadotropici.[1] Non possiede attività estrogenica diretta e indiretta.[4]

Il Dimethandrolone è stato descritto per la prima volta nel 1997, anno in cui è stato depositato il brevetto (brevetto concesso nel 1999).[5] È stato sviluppato dal Contraceptive Development Branch del National Institute of Child Health and Human Development, un’agenzia governativa degli Stati Uniti.[1][6]

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Dimethandrolone Buciclato

Una forma esterificata di questa molecola, il Dimethandrolone Undecanoato (DMAU) (CDB-4521) e il Dimethandrolone Buciclato, brevetto depositato nel 2002 e concesso nel 2003 [8], sono in fase di sviluppo per un potenziale utilizzo come farmaco anticoncezionale maschile e nella Terapia Androgena Sostitutiva per gli uomini.[1][2][3][7]

Il Dimethandrolone, noto anche come 7α, 11β-dimetil-19-nortestosterone o 7α, 11β-dimetilestr-4-en-17β-ol-3-one, è uno steroide estrano sintetico (gli estreni sono derivati ​​estrani che contengono un doppio legame, vedi, per esempio, il Nandrolone) e un derivato non-17α-alchilato del Nandrolone ( 19-nortestosterone).[1]

Oltre all’estere Undecanoato in posizione  C17β del Dimethandrolone, DMAU (CDB-4521) [1][2][3], sono stati sviluppati altri esteri come il Dimethandrolone Buciclato (CDB-4386A), già citato precedentemente, e il Dimethandrolone Dodecylcarbonato (CDB-4730).[8][9]

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Trestolone Acetato

Altri AAS che sono strettamente correlati al Dimethandrolone (oltre al Nandrolone) includono il Trestolone (noto anche come 7α-metil-19-nortestosterone (MENT)) e l’11β-metil-19-nortestosterone (11β-MNT) e i loro rispettivi esteri C17β Trestolone Acetato e 11β-MNT Dodecylcarbonato (11β-MNTDC).[1][2]

Come per tutti gli AAS con un indice terapeutico superiore ad 1, il Dimethandrolone è considerato un Modulatore Selettivo del Recettore degli Androgeni (SARM) steroideo.[1] [2][3] Presenta infatti una forte attività agonista del Recettore degli Androgeni (AR).[1][2]

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A differenza del Testosterone e di vari altri AAS, il Dimethandrolone non sembra essere influenzato dall’enzima 5α-reduttasi.[2] Inoltre, il derivato 5α-ridotto del Dimethandrolone, 5α-diidrodimethandrolone (5α-DHDMA), possiede solo il 30-40% della potenza del Dimethandrolone come agonista dell’AR, indicando che il Dimethandrolone non necessita di un potenziamento seguente alla metabolizzazione della 5α-reduttasi per esplicare pienamente la sua attività come AAS e che anche se fosse un substrato per il 5α-reduttasi, non sarebbe potenziato nei tessuti androgeno-sensibili come la pelle e la prostata.[2] Pertanto, si ritiene che il Dimethandrolone e i suoi esteri come il DMAU abbiano un rischio ridotto di causare effetti collaterali androgeni e condizioni come l’iperplasia prostatica benigna, il cancro alla prostata, l’alopecia androgenetica e l’acne rispetto agli altri AAS maggiormente influenzati dall’azione del 5α-reduttasi.[2]

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Enzima Aromatasi

Il Dimethandrolone non è un substrato soggetto all’enzima Aromatasi e per questo motivo non viene convertito nel corrispondente derivato aromatico nell’anello A 7α, 11β-dimetilestradiolo, avente una forte attività estrogenica.[3][4] Oltre a non subire aromatizzazione, il Dimethandrolone non possiede attività estrogenica intrinseca.[4] Pertanto, si differenza dal Nandrolone che, sebbene possegga un tasso di aromatizzazione ad estradiolo ridotto rispetto a quello del Testosterone (20% circa), è soggetto all’azione dell’enzima Aromatasi e converte in Estradiolo (Nor-estrogeno) in maniera significativa.[4]

Analogamente ad altri derivati del 19-nortestosterone, il Dimethandrolone è un potente progestinico. [1] Questa proprietà può servire ad aumentare la sua attività antigonadotropica, che a sua volta può migliorare la sua efficacia come agente antispermatogeno e, quindi, come contraccettivo maschile.[1] Ciò è potenzialmente vantaggioso poiché i contraccettivi maschili esclusivamente androgeni non sono riusciti a produrre azoospermia soddisfacente in circa un terzo degli uomini trattati.[1]

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Giova ricordare che gli effetti collaterali associati con il Progesterone sono simili a quelli degli estrogeni, compreso il feedback negativo di inibizione della produzione di Testosterone e una maggiore velocità di accumulo di grasso. I progestinici aumentano anche l’effetto stimolante degli estrogeni sulla crescita del tessuto mammario. Sembra che ci sia una forte sinergia tra questi due ormoni, in modo tale che la ginecomastia potrebbe manifestarsi anche a causa di una azione additiva da parte dei progestinici, senza che vi siano eccessivi livelli di estrogeni circolanti.

Il Dimethandrolone ha mostrato un potenziale minimo di epatotossicità negli studi sugli animali, il che è conforme al fatto che non è un AAS metilato in C-17.[6] Il Dimethandrolone presenta nella sua struttura due gruppi metilici aggiuntivi in C7 e in C11. Questi gruppi metilici rendono il Dimethandrolonee un “porcupine anabolic”* davvero potente.

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Scheletro carbossilico con i quattro anelli.

*Nota: gli AAS sono costituiti da uno scheletro carbossilico. I chimici si sono sempre concentrati sull’anello A e D, manipolandoli per rende la molecola più anabolizzante e/o per ridurne l’attività androgena. Non molto tempo fa, tuttavia, i chimici hanno scoperto che non  solo attraverso la modifica di queste due aree molecolari degli AAS si possono ottenere risultanti migliorative nell’attività. Iniziarono per ciò a modificare anche gli anelli B e C. E così che nacquero i così detti “porcupine anabolic”. Questi AAS hanno una potenza anabolizzante generalmente molto alta. Il THG, per esempio, è un “porcupine anabolic”. Anche il Dimethandrolone appartiene a questa “sottofamiglia” di AAS. Il termine “porcupine anabolic” è stato inventato da un ricercatore della Organon. Al di fuori della Organon, questo termine non è per nulla familiare.

In uno studio del 2006 [10] i ricercatori somministrarono il Dimethandrolone a dei ratti attraverso il loro cibo per una durata complessiva di sette giorni. In quell’occasione venne usato il Dimethandrolone [DMA] in dosi totali di 0,4, 1,6 o 6,4mg. I ricercatori usarono anche l’analogo esterificato estere [DMAU] in dosi totali di 0,63, 2,5 o 10mg. A un gruppo di ratti (controllo) venne somministrato del Methyl-Testosterone in dosi totali di 1,0, 4,0 o 16mg. La figura seguente mostra gli effetti sul muscolo sfintere dei ratti, un indicatore dell’effetto anabolico degli steroidi.

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La Androgeno/Anabolico ratio del nuovo AAS risultò nettamente migliore di quella del Methyl-Testosterone. La figura seguente mostra l’effetto delle dosi sopra menzionate sulla circonferenza della prostata. La crescita della prostata è un indicatore dell’effetto androgeno degli AAS.

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Come già precedentemente detto, il  Dimethandrolone è un potente progestinico, e al fine di misurarne l’attività progestinica i ricercatori hanno osservato la reazione della molecola in vitro su cellule modificate con Recettori del Progesterone quantificando il grado di interazione con questi in base all’attività del genoma codificante corrispondente all’attivazione recettoriale specifica.

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Il  Dimethandrolone ha anche dimostrato di avere un effetto progestinico in vivo (negli animali). L’AAS ha causato la crescita dell’utero e dell’endometrio nei conigli, sebbene il suo effetto stimolante la crescita non fosse comparato a quello del Progesterone il quale presenta una attività superiore. L’attività progestinica nel presente studio ha mostrato, come ovvia conseguenza, una marcata soppressione del LH.

Riguardo all’influenza dell’enzima 5α-reduttasi sul Dimethandrolone, i ricercatori hanno descritto il metabolita 5-α-diidro-dimetil-nandrolone come avente attività comparabili a quelle del DMA in vitro.

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In base ai risultati di questo studio, i ricercatori ritengono che il Dimethandrolone sia un candidato migliore per la terapia ormonale sostitutiva rispetto al MENT (Trestolone). Il MENT – nome completo 7-alfa-metil-19-nortestosterone – presenta una breve vita attiva. Inoltre, da altri esperimenti, i ricercatori hanno osservato che il Dimethandrolone  non riduce la libido o ostacola l’eiaculazione, sebbene riduca fortemente la spermatogenesi e  non abbia effetti duraturi sulla fertilità. Sono comunque dati preliminari che necessitano di approfondimenti attraverso studi futuri.

In base ad uno studio pubblicato nel 2005 [11], il Dimethandrolone è 136 volte più potente del Testosterone.

Ai congressi sui contraccettivi maschili, tuttavia, i ricercatori hanno riportato effetti contraddittori sulla fertilità degli animali da esperimento a cui è stato somministrato il Dimethandrolone. Quando vengono somministrate basse dosi, gli animali diventano sterili, ma apparentemente non quando vengono somministrate alte dosi. [Science Daily, 1 ottobre 2007]

In uno studio apparso sul Journal of Steroid Biochemistry and Molecular Biology, i ricercatori hanno descritto la reazione del  7-alfa, 11-beta-dimetil-19-nortestosterone con l’enzima Aromatasi sintetico in vitro. Come ben sappiamo, l’enzima Aromatasi è responsabile della conversione degli AAS ad esso soggetti in Estradiolo.

La figura seguente mostra la risultante della reazione in vitro dell’enzima Aromatasi con il Testosterone. La quantità di Testosterone diminuisce e aumenta la quantità di Estradiolo.

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Il grafico seguente mostra cosa è successo quando i ricercatori hanno ripetuto il sopra citato esperimento in vitro con il Dimethandrolone.

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Nessuna reazione. L’estrogeno che sarebbe derivato se l’enzima Aromatasi avesse funzionato sul Dimethandrolone sarebbe stato il 7-alfa, 11-beta-dimetil-estradiolo. Quando gli scienziati hanno sintetizzato questo estrogeno e lo hanno testato in vitro, hanno notato che interagiva il 10% in meno con il recettore ER alfa e beta rispetto allo stesso Estradiolo. Se l’enzima avesse funzionato, l’effetto estrogenico sarebbe stato comunque notevole.

I ricercatori hanno ripetuto l’esperimento di cui sopra con il MENT. Il MENT ha goduto di una certa popolarità tra gli AAS e sembrava destinato ad entrare nel mercato (in quello nero è attualmente presente). Ma quando si è scoperto che in forma orale non mostrava una elevata biodisponibilità, mentre il nuovo Dimethandrolone può essere assunto per via orale con una biodisponibilità più alta, l’interesse clinico verso questo AAS è diminuito.

Il grafico seguente mostra il risultato della reazione dell’enzima Aromatasi con il MENT.

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Il MENT ha un moderato tasso di aromatizzazione. L’estrogeno derivante è il 7-alfa-metil-estradiolo, e possiede una attività maggiore rispetto all’Estradiolo.

Sembra quindi probabile che la resistenza all’azione dell’enzima Aromatasi da parte del Dimethandrolone sia dovuta al gruppo 11-beta-metile che impedisce all’Aromatasi di interagire con la molecola. Teoricamente potrebbe essere possibile l’ipotesi che un altro enzima, il 5-alfa-reduttasi, l’enzima che converte il Testosterone in DHT, possa convertire il Dimethandrolone in composti steroidei con un debole effetto estrogenico. Ma i ricercatori hanno affermato che la 5-alfa-reduttasi non ha effetti sensibili sul Dimethandrolone. E’ stato detto durante l’incontro annuale della Endocrine Society a Toronto, in Canada, nel 2007. Nei test sugli animali, non hanno scoperto alcun segno di un effetto estrogenico del Dimethandrolone.

William Llewellyn scrisse circa dodici anni fa sulla produzione da parte del HardCore Labs, una UGL dell’Europa occidentale (hardcorelabs.org), di un prodotto contenente Dimethandrolone.

Le UGL come l’HardcoreLabs sono attualmente i soli produttori di prodotti contenenti Dimethandrolone. Le società farmaceutiche legali non hanno ancora autorizzato la messa in commercio del Dimethandrolone. Gli studi in vitro e sugli animali che sono stati pubblicati finora, tuttavia, indicano tutti che il Dimethandrolone è un potente anabolizzante.

La consueta concentrazione di Dimethandrolone presente nei prodotti del mercato nero ù è di 200mg/ml. In base alle caratteristiche del farmaco, sono necessarie iniezioni giornaliere o a giorni alterni.

MT-DMN

Il primo prodotto commercializzato dalla HCL e contenente il Dimethandrolone non presentava nella soluzione soltanto questa molecola. Infatti, era presente il Metribolone e il prodotto è denominato MT-DMN.

Il contenuto di Metribolone è pari a 3mg/ml [Formula molecolare qui – Ed.]. Per anni il  Metribolone è stato l’AAS più potente mai sintetizzato. Ma non è mai arrivato sul mercato a causa della sua severa epatotossicità emersa durante i test sull’uomo. Di particolare interesse è lo strascico dato dall’uso del Metribolone. Il fegato degli utilizzatori non subiva semplicemente un forte stress con stati infiammatori durante la somministrazione del farmaco, ma dopo la sua interruzione il fegato  continuava a deteriorarsi.

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L’aggiunta del Metribolone aumenta di molto i rischi per la salute epatica. Anche se, chiaramente, il MT-DMN è uno stack con un grosso potenziale anabolizzante, gli utilizzatori con un minimo di attenzione per la salute non prenderanno in considerazione questo prodotto cercandone piuttosto uno contenente solo Dimethandrolone.

 

La HCL ha anche realizzato un prodotto contenente il solo Dimethandrolone ad un dosaggio di 200mg/ml.

Comunemente agli altri AAS, i potenziali e principali effetti collaterali riscontrabili con l’uso di Dimethandrolone a dosi “dopanti” comprendono:

  • riduzione del Colesterolo HDL (“buono”);
  • aumento del Colesterolo LDL (“cattivo”);
  • aumento dei Trigliceridi;
  • aumento dell’Omocisteina;
  • alterazione delle Transaminasi (AST e ALT), sebbene non di livello comparabile con l’uso di AAS metilati in C-17;
  •  alterazione dell’eritropoiesi con aumento dell’ematocrito;
  • calo della libido e disfunzione erettile in specie se utilizzato senza un base di Testosterone;
  •  aumento dei livelli di Prolattina, un evento comune di risposta ad alterazioni ormonali;
  • possibile comparsa di stati depressivi e ansiosi, in specie se assente una base di Testosterone;
  • aumento dell’aggressività e insogna.

L’utilizzo del Dimethandrolone non gode tutt’ora di grande diffiusione in ambito sportivo e, più precisamente, in quello culturistico. Un dosaggio efficace per scopi dopanti in ambito maschile si aggira nel range di 200-400mg a settimana. Gli effetti sulle atlete non sono attualmente supportati da sufficienti dati empirici.

I test antidoping convenzionali attualmente potrebbero rilevare l’uso del Dimethandrolone.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

1- Attardi BJ, Hild SA, Reel JR (June 2006). “Dimethandrolone undecanoate: a new potent orally active androgen with progestational activity”. Endocrinology. 147 (6): 3016–26. doi:10.1210/en.2005-1524. PMID 16497801.

2- Attardi BJ, Hild SA, Koduri S, Pham T, Pessaint L, Engbring J, et al. (October 2010). “The potent synthetic androgens, dimethandrolone (7α,11β-dimethyl-19-nortestosterone) and 11β-methyl-19-nortestosterone, do not require 5α-reduction to exert their maximal androgenic effects”. The Journal of Steroid Biochemistry and Molecular Biology. 122 (4): 212–8. doi:10.1016/j.jsbmb.2010.06.009. PMC 2949447. PMID 20599615.

3- Wang C, Swerdloff RS (November 2010). “Hormonal approaches to male contraception”. Current Opinion in Urology. 20 (6): 520–4. doi:10.1097/MOU.0b013e32833f1b4a. PMC 3078035. PMID 20808223.

4- Attardi BJ, Pham TC, Radler LC, Burgenson J, Hild SA, Reel JR (June 2008). “Dimethandrolone (7alpha,11beta-dimethyl-19-nortestosterone) and 11beta-methyl-19-nortestosterone are not converted to aromatic A-ring products in the presence of recombinant human aromatase”. The Journal of Steroid Biochemistry and Molecular Biology. 110 (3–5): 214–22. doi:10.1016/j.jsbmb.2007.11.009. PMC 2575079. PMID 18555683.

5- Cook CE, Kepler JA, Lee YW, Wani MW, “Androgenic steroid compounds and a method of making and using the same”, published 1999, assigned to Research Triangle Institute

6- Attardi BJ, Engbring JA, Gropp D, Hild SA (September–October 2011). “Development of dimethandrolone 17beta-undecanoate (DMAU) as an oral male hormonal contraceptive: induction of infertility and recovery of fertility in adult male rabbits”. Journal of Andrology. 32 (5): 530–40. doi:10.2164/jandrol.110.011817. PMID 21164142.

7- “Dimethandrolone undecanoate shows promise as a male birth control pill”. Press Release. Endocrine Society. March 18, 2018.

8- Blye R, Kim H, “Methods of making and using 7a, 11b-dimethyl-17b-hydroxy-4-estren-3-one 17b-trans-4-n-butylcyclohexane carboxylate and 7a, 11b-dimethyl-17b-hydroxyestr-4-en-3-one 17-undecanoate.”, assigned to US Government

9- Blye R, Kim H, “Nandrolone 17β-carbonates”, published 26 October 2010, assigned to US Government.

10- https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16497801.

11- Bioorg Med Chem Lett. 15 febbraio 2005; 15 (4): 1213-6.