AAS E RITENZIONE IDRICA E SODICA

 

Un altro effetto largamente conosciuto legato all’uso di AAS consiste in un aumento della quantità di acqua e di sodio immagazzinati nel corpo. Questo effetto può includere aumenti sia della ritenzione idrica intracellulare che extracellulare. Con ritenzione idrica intracellulare ci si riferisce, ovviamente, all’acqua veicolata all’interno delle cellule. Anche se quest’ultimo effetto non aumenta direttamente il contenuto proteico muscolare, esso agisce primariamente come espansore del volume miocitario e, con sequenzialmente, il suo impatto primario sulla massa muscolare viene considerato e calcolato come parte della massa corporea magra. L’acqua extracellulare è immagazzinata nel sistema circolatorio, così come nei vari tessuti corporei, ossia negli spazi tra le cellule (interstiziali). Gli aumenti dei liquidi interstiziale possono essere esteticamente evidenti e salutisticamente preoccupanti. Nei casi più gravi questo aumento dei liquidi interstiziali può manifestarsi marcatamente in un aspetto molto gonfio (edema periferico o localizzato), con gonfiore alle mani, alle braccia, e al viso. Ciò può comportare una riduzione della visibilità delle caratteristiche muscolari in tutto il corpo. Un eccesso della ritenzione idrica può anche essere associato ad un elevato aumento della pressione sanguigna (1) che, a sua volta, può aumentare lo sforzo cardiovascolare e renale.

L’estrogeno è un regolatore della ritenzione idrica sia negli uomini che nelle donne.(2) Questo effetto sembra essere mediato in parte da alterazioni dell’ormone antidiuretico (ADH, o vasopressina, AVP) , un neuropeptide costituito da 9 aminoacidi sintetizzato dai neuroni dei nuclei sopraottico e paraventricolare dellipotalamo e coinvolto primariamente nel controllo del riassorbimento idrico nei reni.(3) Aumenti dei livelli estrogenici tendono a provocare aumenti dei livelli di AVP che, a loro volta, possono favorire un maggiore stoccaggio di acqua. Anche gli Estrogeni sembrano agire sui tubi renali in modo indipendente dall’Aldosterone per aumentare il riassorbimento di sodio.(4) Il sodio è il principale elettrolita nell’area extracellulare e aiuta a regolare l’equilibrio osmotico delle cellule. Livelli elevati di questo elettrolita possono aumentare significativamente l’acqua extracellulare. Gli AAS soggetti all’azione dell’enzima aromatasi (soggetti quindi alla conversione in estrogeni), o che possiedono attività estrogenica intrinseca (vedi Oxymetholone), sono, allo stesso modo, associati ad una maggiore ritenzione idrica extracellulare. (5)

Gli AAS soggetti alla conversione in Estradiolo, o che posseggono attività estrogenica intrinseca, sono generalmente le scelte preferenziali dagli atleti nei protocolli finalizzati all’aumento della massa muscolare (“bulking”). Un utilizzatore di AAS spesso tende ad ignorare l’aumento della ritenzione idrica durante questa specifica fase della preparazione, a volte anche accettando di buon grado l’aumento delle dimensioni corporee legato alla ritenzione. Gli AAS soggetti all’aromatizzazione come il Testosterone, o aventi azione estrogenica come l’Oxymetholone, sono considerati come i composti più potenti per l’aumento della massa muscolare e della forza, effetti che possono essere causati in parte dai benefici anabolici dati da un elevata attività estrogenica. Si ritiene comunemente che l’eccesso di acqua immagazzinata nei muscoli, nelle articolazioni e nei tessuti connettivi aumenti la resistenza dell’individuo alle lesioni. Con l’uso di AAS fortemente aromatizzabili o con marcate caratteristiche d’azione estrogenica, la ritenzione idrica può rappresentare una grande porzione (35% o più) del peso ottenuto durante la fase iniziale di un protocollo. Questo peso viene rapidamente perso una volta interrotto l’uso di AAS o con la riduzione dell’attività estrogenica durante il protocollo.

Gli AAS non soggetti all’aromatizzazione (o non aventi attività estrogenica intrinseca) come l’Oxandrolone e lo Stanozololo hanno mostrato di promuovere una maggiore ritenzione idrica, quindi questo effetto non è del tutto esclusivo dei composti aromatizzabili o con attività estrogenica. (6)(7) Gli AAS con bassa o nulla attività estrogenica tendono a produrre modesti incrementi dell’acqua corporea e della ritenzione di liquidi intracellulari, ma senza influenzare la ritenzione idrica extracellulare visibile. (8)(9) Questi AAS sono perciò considerati delle scelte preferenziali dagli atleti quando il fine principale della preparazione è volto ad un miglioramento della qualità muscolare e dell’estetica in generale (vedi fasi “Cut” o “Pre-Contest”). Gli AAS più popolari associati alla bassa ritenzione idrica visibile (extracellulare) comprendono, per esempio, il Fluoxymesterone (benchè questo aumenti la conversione del Cortisone in Corticolo), il Metenolone, il Drostanolone, l’Oxandrolone, lo Stanozololo e il Trenbolone.

L’eccesso di ritenzione idrica può essere risolto con l’uso di farmaci ancillari come, ad esempio, il Tamoxifene Citrato (specialmente con l’uso di composti non aromatizzabili ma con azione estrogenica intrinseca) o un inibitore dell’aromatasi come l’Exemestane (particolarmente indicati con l’uso di AAS soggetti all’aromatizzazione). Riducendo al minimo l’attività estrogenica, questi farmaci possono ridurre efficacemente la ritenzione idrica extracellulare. Nella maggior parte dei casi in cui viene utilizzato uno o più composti aromatizzabili, come precedentemente accennato, gli inibitori dell’aromatasi si dimostrano significativamente più efficaci nel raggiungimento di questo obiettivo. Una pratica comune tra i Bodybuilder durante le competizioni è quella di utilizzare un diuretico, che può eliminare l’eccesso di acqua aumentandone direttamente l’escrezione renale. Questo è considerato il metodo più efficace per migliorare rapidamente la definizione muscolare omessa dalla ritenzione idrica, ma può anche essere una delle pratiche più acutamente rischiose. Esistono infatti pratiche molto più “sicure” per la gestione dei liquidi corporei in vista di una competizione (vedi il mio articolo “LA STRATEGIA-CONTROLLO SALE/ALDOSTERONE/ACQUA”). La ritenzione idrica non è un effetto collaterale persistente dato dall’uso di AAS. L’acqua in eccesso viene eliminata rapidamente e il normale bilancio idrico viene ripristinato, una volta interrotta la somministrazione di AAS.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

  • ANABOLICS 11th Edition [William Llewellyn]
  1. Salt, hypertension, and edema. Rössler R. Internist (Berl). 1976 Oct;17(10):489-93. Review.
  2. Sex hormone effects on body fluid regulation. Stachenfeld NS. Exerc Sport Sci Rev. 2008 Jul;36(3):152-9.
  3. Effect of ovarian steroids on vasopressin secretion. Forsling, M. L., P. Stromberg, and M. Akerlund. J. Endocrinol. 95: 147-151, 1982
  4. Estrogen influences osmotic secretion of AVP and body water balance in postmenopausal women. Nina S. Stachenfeld, Loretta Dipietro, Steven F. Palter, and Ethan R. Nadel Am J Physiol Regul Integr Comp Physiol 274: R187-R195, 1998.
  5. Independent and combined effects of testosterone and growth hormone on extracellular water in hypopituitary men. Johannsson G, Gibney J, et al. J Clin Endocrinol Metab. 2005 Jul;90(7):3989-94. Epub 2005 Apr 12.
  6. Casner, S. W., Early, R. G., and Carlson, B.R. Journal of Sports Med and Phys Fitness, 1971 11,98.
  7. The effects of anabolic steroids on growth, body composition, and metabolism in boys with chronic renal failure on regular hemodialysis. Jones RW, El Bishti MM et al. J Pediatr. 1980 Oct;97(4):559-66.
  8. A randomized, placebo-controlled trial of nandrolone decanoate in human immunodeficiency virus-infected men with mild to moderate weight loss with recombinant human growth hormone as active reference treatment. Storer TW, Woodhouse LJ, J Clin Endocrinol Metab. 2005 Aug;90(8):4474-82. Epub 2005 May 24.
  9. Bodybuilders’ Body Composition: Effect of Nandrolone Decanoate. VAN MARKEN LICHTENBELT, W. D., F. HARTGENS, N. B. J. VOLLAARD, S. EBBING, and H. KUIPERS. Med. Sci. Sports Exerc., Vol. 36, No. 3, pp. 484-489, 2004.

GH ESOGENO E SECREZIONE NOTTURNA DI GH

 

Una delle singolarità che maggiormente caratterizzano l’Ormone della Crescita (GH) è rappresentata dall’aumento della sua secrezione correlata al sonno, che si verifica vicino all’inizio del così detto sonno a onde lente (fase tre) [1-2]. Questa secrezione notturna rappresenta quasi il 70% dell’intera sintesi giornaliera di GH secreta negli individui di sesso maschile. L’impulso notturno è di natura sessualmente dimorfica e significativamente meno pronunciato nelle donne [3-4].

Poiché questo è un evento secretorio endogeno così sostanziale, molte persone, sia atleti che preparatori, basandosi anche su speculazioni frutto di teorie più o meno plausibili esposte su alcuni libri del settore (errore in cui caddi anche io), nel tentativo di massimizzare l’efficacia dell’utilizzo di GH esogeno spesso si convincono del fatto che un particolare protocollo di temporizzazione possa essere usato per preservare questa secrezione notturna. Ma, questa ipotesi ha un reale riscontro nella pratica?

Come in tutti gli altri sistemi endocrini, la secrezione di GH è regolata da molteplici cicli di feedback negativo che sono tradizionalmente suddivisi in tre categorie: feedback ultracorto, corto, e lungo [5]. Il ciclo di feedback ultracorto è rappresentato dall’azione del GHRH (Growth hormone releasing hormone; Ormone di Rilascio della Somatotropina o Somatorelina) – che inibisce acutamente la secrezione di GH – e della Somatostatina (SRIF) – che sopprime il rilascio di GH [6-8].

Il ciclo di feedback corto è rappresentato dall’azione dei livelli sierici di GH elevati che agiscono direttamente sull’ipofisi per inibire l’ulteriore il rilascio di GH attraverso la soppressione del GHRH. Infatti, gli elevati livelli sierici di GH possono anche indurre l’inibizione del SRIF e del GHRH all’interno dell’ipotalamo. Sembra però che tale processo richieda un certo lasso di tempo per manifestarsi, poiché alcune prove hanno dimostrato che questo particolare circuito di feedback può richiedere da due a quattro ore per impostarsi [9-14]. Questo ciclo di feedback è anche quello sul quale prestiamo maggiore interesse.

Per completezza d’informazioni, il ciclo di feedback lungo si verifica quando elevati livelli sierici di IGF-1 agiscono sull’ipofisi riducendo consequenzialmente la secrezione di GH [15-16].

Fortunatamente, esistono due studi sull’uomo che possono fare ulteriore chiarezza in merito al quesito posto in questa sede. Il primo studio ha preso in esame soggetti sani di sesso maschile e femminile sottoponendoli ha somministrazioni di GH esogeno pari a 2UI/die divise in due iniezioni: una prima iniezione AM (08:00) e una seconda iniezione PM (17:00) [17]. Nonostante l’ultima somministrazione di GH sia avvenuta più di sei ore prima del sonno, il gruppo di ricercatori ha notato una completa soppressione delle secrezioni endogene notturna dell’ormone nonostante i livelli elevati di GH fossero stati eliminati da tempo dal sistema. Ciò sembrerebbe implicare l’azione di un meccanismo di feedback oltre a quello legato agli effetti diretti del GH.

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Secrezione dell’Ormone della Crescita correlata al sonno dopo somministrazione di GH esogeno o soluzione salina – ore dopo l’inizio del sonno.

 

Il secondo studio [18] ha preso in esame soggetti sani di sesso maschile sottoponendoli alla somministrazione di una singola dose sottocutanea di 20kDa GH alle 21:00. La dose era variabile ed i soggetti sono stati divisi in quattro gruppi di dosaggio: 0.01, 0.025, 0.05 o 0.1mg/kg. Con uno scarto di alcune ore, tutti i gruppi di dosaggio hanno mostrato una completa soppressione delle secrezioni endogena di GH per un lasso di tempo pari a 16-24 ore. Infatti, eliminando due valori anomali, i soggetti rimanenti hanno mostrato una completa soppressione per tutte le 24 ore del monitoraggio. È stato interessante notare che uno dei valori anomali era nel gruppo ad alto dosaggio.

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Secrezione dell’Ormone della Crescita correlata al sonno dopo somministrazione di GH esogeno o soluzione salina – tempo dopo la somministrazione.

 

Basandomi su quanto esposto, penso che il vero punto da tenere presente sia che gli utilizzatori di GH esogeno non dovrebbero concentrarsi sulla secrezione endogena di GH nelle ore notturne nel vano tentativo di preservare tale impulso. Come si è potuto vedere, sembrerebbe che qualsiasi dose significativa di GH esogeno aumenti la probabilità che tale impulso venga soppresso a prescindere. Infatti, a meno che non si utilizzi il GH esclusivamente per scopi lipolitici, l’impulso serale probabilmente non fornirà comunque un effetto additivo semplicemente a causa di come esso è strutturato.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

  • Exogenous Growth Hormone and Nocturnal Secretions – By Chest Rockwell
  1. Holl RW, Hartman ML, Veldhuis JD, Taylor WM, Thorner MO. Thirty-second sampling of plasma growth hormone in man: correlation with sleep stages. J Clin Endocrinol Metab. 1991 Apr;72(4):854-61
  2. Obal F Jr, Krueger JM. GHRH and sleep. Sleep Med Rev. 2004 Oct;8(5):367-77. Review Van Cauter E, Plat L, Copinschi G. Interrelations between sleep and the somatotropic axis. Sleep. 1998 Sep 15;21(6):553-66. Review.
  3. Jaffe CA, Ocampo-Lim B, Guo W, Krueger K, Sugahara I, DeMott-Friberg R, Bermann M, Barkan AL. Regulatory mechanisms of growth hormone secretion are sexually dimorphic. J Clin Invest. 1998 Jul 1;102(1):153-64.
  4. Farhy LS, Straume M, Johnson ML, Kovatchev B, Veldhuis JD. Unequal autonegative feedback by GH models the sexual dimorphism in GH secretory dynamics. Am J Physiol Regul Integr Comp Physiol. 2002 Mar;282(3):R753-64.
  5. Peterfreund RA, Vale WW. Somatostatin analogs inhibit somatostatin secretion from cultured hypothalamus cells. Neuroendocrinology. 1984 Nov;39(5):397-402.
  6. Lumpkin MD, McDonald JK. Blockade of growth hormone-releasing factor (GRF) activity in the pituitary and hypothalamus of the conscious rat with a peptidic GRF antagonist. Endocrinology. 1989 Mar;124(3):1522-31.
  7. Lumpkin MD, Mulroney SE, Haramati A. Inhibition of pulsatile growth hormone (GH) secretion and somatic growth in immature rats with a synthetic GH-releasing factor antagonist. Endocrinology. 1989 Mar;124(3):1154-9.
  8. Berelowitz M, Firestone SL, Frohman LA. Effects of growth hormone excess and deficiency on hypothalamic somatostatin content and release and on tissue somatostatin distribution. Endocrinology. 1981 Sep;109(3):714-9.
  9. Chomczynski P, Downs TR, Frohman LA. Feedback regulation of growth hormone (GH)-releasing hormone gene expression by GH in rat hypothalamus. Mol Endocrinol. 1988 Mar;2(3):236-41
  10. Frohman MA, Downs TR, Chomczynski P, Frohman LA. Cloning and characterization of mouse growth hormone-releasing hormone (GRH) complementary DNA: increased GRH messenger RNA levels in the growth hormone-deficient lit/lit mouse. Mol Endocrinol. 1989 Oct;3(10):1529-36.
  11. Rosenthal SM, Kaplan SL, Grumbach MM. Short term continuous intravenous infusion of growth hormone (GH) inhibits GH-releasing hormone-induced GH secretion: a time-dependent effect. J Clin Endocrinol Metab. 1989 Jun;68(6):1101-5.
  12. Yamauchi N, Shibasaki T, Ling N, Demura H. In vitro release of growth hormone-releasing factor (GRF) from the hypothalamus: somatostatin inhibits GRF release. Regul Pept. 1991 Mar 26;33(1):71-8.
  13. Pontiroli AE, Lanzi R, Monti LD, Sandoli E, Pozza G. Growth hormone (GH) autofeedback on GH response to GH-releasing hormone. Role of free fatty acids and somatostatin. J Clin Endocrinol Metab. 1991 Feb;72(2):492-5.
  14. Müller EE. Clinical implications of growth hormone feedback mechanisms. Horm Res. 1990;33 Suppl 4:90-6. Review.
  15. Bermann M, Jaffe CA, Tsai W, DeMott-Friberg R, Barkan AL. Negative feedback regulation of pulsatile growth hormone secretion by insulin-like growth factor I. Involvement of hypothalamic somatostatin. J Clin Invest. 1994 Jul;94(1):138-45.
  16. Mendelson WB, Jacobs LS, Gillin JC. Negative feedback suppression of sleep-related growth hormone secretion. J Clin Endocrinol Metab. 1983 Mar;56(3):486-8.
  17. Hashimoto Y, Kamioka T, Hosaka M, Mabuchi K, Mizuchi A, Shimazaki Y, Tsunoo M, Tanaka T. Exogenous 20K growth hormone (GH) suppresses endogenous 22K GH secretion in normal men. J Clin Endocrinol Metab. 2000 Feb;85(2):601-6.

AAS E REATTIVITA’ VASCOLARE

 

L’endotelio è uno strato di cellule che rivestono l’intero sistema circolatorio. Queste cellule si trovano all’interno di tutti i vasi sanguigni e contribuiscono ad aumentare o ridurre il flusso e la pressione sanguinea rilassando o costringendo i vasi (vasodilatazione e vasocostrizione). Queste cellule contribuiscono anche alla regolazione della permeabilità vasale e sono coinvolte in una serie di importanti processi vascolari, tra cui la coagulazione del sangue e la formazione di nuovi vasi sanguigni (angiogenesi). Avere un endotelio più flessibile (reattivo) è generalmente considerato auspicabile per la salute sistemica. Infatti, l’endotelio risulta spesso compromesso in soggetti con malattie cardiovascolari. I pazienti con disfunzione endoteliale tendono a manifestare una maggiore vasocostrizione, un flusso sanguigno limitato, un elevata pressione ematica, infiammazione locale e una ridotta capacità circolatoria.(1) I soggetti interessati da tale disfunzione presentano quindi un maggior rischio di infarto, ictus o trombosi (coaguli di sangue).

Le cellule endoteliali sono sensibili all’attività degli Androgeni, il che può spiegare almeno in parte il motivo per cui gli uomini mostrano una minore reattività vascolare rispetto alle donne.(2) Analogamente, è stato dimostrato che l’uso di AAS compromette l’attività endoteliale e la reattività vascolare. Studi svolti presso l’Università di Innsbruck (Austria) hanno confrontato il livello di dilatazione endoteliale di 20 utilizzatori di AAS e di un gruppo di atleti di controllo (non utilizzatori).(3) Negli utilizzatori di AAS è stata osservata una lieve ma misurabile alterazione nella dilatazione vascolare e nella funzione endoteliale. Ulteriori studi svolti presso la University of Wales (Cardiff), nei quali si è confrontata la dilatazione vascolare in utilizzatori, ex-utilizzatori e non-utilizzatori di AAS, hanno mostrato che gli AAS causano un declino nella vasodilatazione indipendente dall’endotelio.(4) Questi effetti portano l’utilizzatore ad avere una maggiore “rigidità” relativa del sistema vascolare, che potrebbe aumentare la probabilità che si verifichi un evento cardiovascolare avverso. In entrambi gli studi, la reattività vascolare è migliorata dopo la sospensione dell’uso di AAS.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

  • ANABOLICS 11th Edition [William Llewellyn]
  1. Hypertension, stroke, and endothelium. F. Consentino , M. Volpe. Cur Hypertension Rep. January 2005: 7(1); 68-71
  2. Differences in Vascular Reactivity Between Men and Women. Bob J. Schank, MS et al. Angiology, Vol. 57, No. 6, 702-708 (2007)
  3. Flow-mediated, endothelium-dependent vasodilatation is impaired in male body builders taking anabolic-androgenic steroids. Ebenbichler CF, Sturm W et al. Atherosclerosis. 2001 Oct;158(2):483-90.
  4. Impaired vasoreactivity in bodybuilders using androgenic anabolic steroids. Lane HA et al. Eur J Clin Invest 2006 Jul; 36(7): 483-8.

Aspartame: Si o No?

Nonostante due recenti meta-analisi abbiano indicato che l’uso di dolcificanti a basso contenuto calorico (LCS) è associato ad un BMI (Indice di Massa Corporea) inferiore ed a una perdita di peso sostenuta (1) (2), alcuni ricercatori continuano a sostenere che i LCS possono influire negativamente sugli sforzi volti alla perdita o al controllo del peso.

In risposta a ciò, è stato recentemente pubblicato uno studio di Higgins e colleghi nel quale sono stati valutati gli effetti di tre dosi giornaliere di Aspartame (0, 350 e 1050mg/giorno) sulla risposta glicemica, sull’appetito, sulla massa e composizione corporea.(3)

Nello studio a tre bracci paralleli della durata di 12 settimane, sono stati presi in esame 100 adulti sani (18-60 anni) ai quali sono stati assegnati in modo casuale uno dei dosaggi sopra riportati. Come riferimento, 350mg di aspartame equivalgono a circa due lattine da 330ml di Diet Coke.

Risultati chiave:

– Sulla base di precedenti studi di minore entità, l’esito principale di questo studio è stato il fatto che consumare l’equivalente di due o sei lattine di Diet Coke al giorno per 12 settimane non ha avuto effetti sui livelli di glucosio e insulina in risposta al test di tolleranza al glucosio (vedi immagine seguente).

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– Non ci sono state differenze sulla massa e composizione corporea attraverso i tre bracci dello studio (0, 350mg e 1050 mg/die).

– I livelli di fame, pienezza e sete non sono stati influenzati dal consumo di aspartame.

– Anche i livelli di HbA1c (emoglobina glicata; una forma di emoglobina usata principalmente per identificare la concentrazione plasmatica media del glucosio per un lungo periodo di tempo), il colesterolo totale, l’HDL, l’LDL e la funzionalità epatica (ALT e AST) non erano diversi tra gli studi.

In definitiva, consumare qualche bevanda dietetica ogni tanto non si riflette negativamente sulla salute generale e sulla composizione corporea.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

  1. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26365102
  2. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24944060
  3. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29659969

AAS E POLICITEMIA

 

Come ormai risaputo, gli AAS stimolano l’eritropoiesi (produzione di globuli rossi). Un potenziale effetto negativo consequenziale all’aumento della eritropoiesi è la policitemia, o sia una sovrapproduzione di globuli rossi. La policitemia può essere riflessa nel livello dell’ematocrito o nella percentuale del volume sanguineo costituito da globuli rossi. All’aumentare dell’ematocrito corrisponde un aumento della viscosità del sangue. Se il sangue diventa troppo denso, la sua capacità di circolazione viene compromessa. Questo può aumentare notevolmente il rischio di gravi eventi trombotici tra cui embolia e ictus. Un alto livello di ematocrito rappresenta anche un fattore di rischio indipendente per le malattie cardiache. (1) Il livello normale di ematocrito negli uomini va dal 40,7 al 50,3% e nelle donne dal 36,1 al 44,3% (le cifre possono variare leggermente a seconda della fonte). Per ragioni di scala, mentre un ematocrito del 50% può essere considerato normale, un ematocrito del 60% o superiore è considerato critico (pericoloso per la vita).

La somministrazione di AAS tende a provocare un aumento del livello dell’ematocrito di diversi punti percentuali, variabili a seconda del soggetto e dei composti utilizzati (non ché della loro dose). Di conseguenza, molti Bodybuilder che usano AAS presenteranno livelli di ematocrito superiori al normale. Ad esempio, in uno studio è stata misurata la media dell’ematocrito in un gruppo di culturisti competitivi utilizzatori di AAS, e tale media è risultata essere del 55,7%.(2) Questo livello è considerato clinicamente alto e aumenterebbe la viscosità del sangue quanto basta per elevare il rischio che si verifichino gravi eventi cardiovascolari. Anche se non è probabile che si tratti di una causa isolata, si ritiene che un livello elevato di ematocrito abbia rappresentato un fattore contributivo alla morte di un numero di abusatori di AAS, solitamente associato a pressione alta, iperomocisteinemia e / o aterosclerosi. Il livello medio di ematocrito nei Bodybuilder che non utilizzano AAS (in riferimento allo studio prima citato) è risultato essere del 45,6%, ben all’interno del range normale per uomini adulti sani.

Molti medici specializzati nella Terapia Ormonale Sostitutiva considerano un livello di ematocrito del 55% un punto di riferimento assoluto. Al di sopra di questo punto la terapia con AAS non può essere proseguita in modo sicuro. In tal caso l’assunzione di tali farmaci verrebbe sospesa fino a quando i livelli dell’ematocrito non siano stati corretti. Aumenti minori dell’ematocrito possono essere risolti con flebotomia (salasso terapeutico). Per tale scopo, 1 litro di sangue può essere rimosso periodicamente durante l’assunzione di AAS, spesso ogni due mesi. Anche l’idratazione corretta è importante, poiché la disidratazione può temporaneamente causare l’innalzamento del livello dell’ematocrito, dando un falso positivo per la policitemia. L’assunzione giornaliera di Cardioaspirina è anche comunemente consigliata se l’ematocrito è superiore alla norma, in quanto ciò ridurrà l’aggregazione piastrinica la tendenza alla formazione di coaguli. Gli utilizzatori sono avvisati del potenziale rischio cardiovascolare dovuto ad alti livelli di ematocrito associati all’uso/abuso di AAS.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

  • ANABOLICS 11th Edition [William Llewellyn]
  1. Hematocrit and the risk of cardiovascular disease–the Framingham study: a 34-year follow-up. Gagnon DR, Zhang TJ, Brand FN, Kannel WB. Am Heart J. 1994 Mar;127(3):674-82.
  2. Homocysteine induced cardiovascular events: a consequence of long term anabolic-androgenic steroid (AAS) abuse. M R Graham, F M Grace et al. Br. J Sports Med. 2006;40:544-48.

DIGIUNO INTERMITTENTE “LOW CARB”

 

Gli atleti che applicano con successo su loro stessi il digiuno intermittente per raggiungere i loro obiettivi potrebbero migliorarne gli effetti se combinano questo approccio dietetico con una dieta a basso contenuto di carboidrati. Almeno secondo quanto riportato da uno studio pubblicato da scienziati nutrizionisti inglesi della University of Surrey sul British Journal of Nutrition.(1)

I ricercatori hanno svolto l’esperimento prendendo in esame dieci soggetti sani ma in sovrappeso (il che, però, non è molto “sano”). In tre diverse occasioni, ai soggetti presi in esame è stata data una colazione standard in un laboratorio, la quale ha fornito loro 74 grammi di carboidrati, 24 grammi di proteine e 23 grammi di grassi.

Successivamente i ricercatori hanno monitorato i soggetti del test per un periodo di sei ore.

In una prima occasione, i soggetti avevano mangiato più o meno normalmente il giorno prima delle misurazioni. Erano stati dati loro dei pasti che fornivano il 100% del loro consumo calorico giornaliero (isocalorica). Il 55% del monte calorico proveniva dai carboidrati, il 15% dalle proteine e il resto dai grassi.

In un seconda occasione i soggetti avevano digiunato il giorno prima delle misurazioni.

In una terza e ultima occasione i soggetti presi in esame avevano consumato solo il 25% del loro dispendio calorico giornaliero. Il 37% dell’energia in questi pasti a basso contenuto calorico proveniva dai carboidrati, il 35% dalle proteine e il 28% dai grassi.

Al termine dello studio, i tre diversi pasti ai quali erano stati sottoposti i soggetti presi in esame non hanno comportato differenze sul consumo energetico. I ricercatori non hanno rilevato alcun effetto del digiuno e della forte restrizione calorica sul consumo energetico a riposo e sull’effetto termogenico del pasto.

Ciò che è cambiato è stata la preferenza del substrato energetico utilizzato dai soggetti del test. Dopo il digiuno e dopo la forte restrizione calorica il loro corpo, come ci si aspetterebbe in tale situazione, ha consumato acidi grassi, come mostrano le figure qui sotto riportate. Inoltre, il corpo mostrava una migliore efficienza nella gestione del glucosio dopo il digiuno e la restrizione calorica (un’altra cosa che ci si aspettava da un regime ipocalorico).

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I dati riportati non mostrano nulla di eccezionale se comparati a regimi alimentari più “convenzionali” ma con la stessa quota calorica. Ormai siamo pienamente consapevoli che una dieta low carb (o Ketogenica), a parità di calorie, non ha alcuna differenza nel consumo delle riserve adipose rispetto ad una dieta contenente carboidrati. L’unica cosa ha fare una reale differenza è l’effetto anoressante di certi regimi (dato dal introito proteico e dai chetoni) e il loro impatto psicologico sul soggetto a dieta il quale nota un repentino calo di peso dato prevalentemente dalla perdita di acqua e di glicogeno. C’è da aggiungere anche che, soggetti con una massa grassa superiore al 10-12%, con una insulino sensibilità compromessa, possono giovare maggiormente di regimi low carb ma sempre per periodi di tempo limitati; periodi sufficienti ad avere un iniziale calo di massa grassa (- 1-2%) e un riassetto dei valori glicemici (lo so, regimi low carb protratti portano allo sviluppo di una insulino resistenza fisiologica, ed è proprio per questo che ho specificato “per periodi di tempo limitati”), successivamente il soggetto in questione applica una reintroduzione graduale dei carboidrati (media di15-20g/die con tempistiche variabili, e dipendenti dalle risposte del soggetto, da settimanalmente a ogni due settimane) fino a raggiungere quello che io chiamo “un set-point di tolleranza ideale”.

Per concludere, tornando alla questione di fondo e cioè “Digiuno Intermittente e Low Carb” , il vantaggio di applicare una restrizione glucidica in codesto contesto alimentare porta a dei vantaggi legati ai punti sopra indicati: effetto anoressizzante di proteine e chetoni. Il vantaggio dato dall’aumento dei chetoni può permettere al soggetto di sopportare meglio i periodi di digiuno (mai sentito parlare di Keto-adaptation?)

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

  1. https://doi.org/10.1017/S0007114515005346

AAS E COAGULAZIONE DEL SANGUE

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Gli AAS possono causare una serie di cambiamenti nel sistema ematologico che influenzano la coagulazione del sangue. Questo effetto, però, può essere molto variabile. L’uso terapeutico di AAS è noto per aumentare i livelli di plasmina, antitrombina III e proteina S, stimolare la fibrinolisi (rottura del coagulo) e sopprimere i fattori di coagulazione II, V, VII e X.(1)(2) Questi cambiamenti hanno tutti il potenziale per ridurre la capacità di coagulazione. Le linee guida prescritte per gli AAS mettono in guardia sui potenziali aumenti del tempo di protrombina, misura del tempo necessario per formare un coagulo di sangue.(3) Se il tempo di protrombina aumenta eccessivamente, la guarigione (es. di una ferita) potrebbe essere compromessa. Gli effetti degli AAS sul tempo di protrombina non hanno generalmente alcun significato clinico per gli individui sani che usano questi farmaci a dosaggi terapeutici. I pazienti che assumono anticoagulanti (fluidificanti del sangue), tuttavia, potrebbero essere influenzati negativamente dal loro uso.

Al contrario, l’abuso di AAS è stato connesso ad aumenti della capacità di coagulazione del sangue. Questi farmaci possono elevare i livelli di trombina (4) e proteina C-reattiva (5), così come la densità del recettore del Trombossano A2 (6), che può supportare l’aggregazione piastrinica e la formazione di coaguli di sangue. Gli studi sugli utilizzatori di AAS hanno mostrato aumenti statisticamente significativi nei valori di aggregazione piastrinica in alcuni soggetti.(7) Vi sono anche un numero crescente di segnalazioni di casi in cui si sono verificati coaguli di sangue (a volte fatali), embolia e infarti negli utilizzatori di AAS.(8)(9)(10)(11)(12) Sebbene sia stato difficile collegare questi eventi direttamente all’abuso di AAS, gli effetti avversi di questi composti sui componenti del sistema di coagulazione del sangue sono ben compresi. Questi gravi effetti avversi sono ora considerati come riconosciuti rischi da abuso di AAS da parte di molti ricercatori del settore.

A livello terapeutico, gli effetti antitrombotici degli AAS sembrano dominare la fisiologia e si può notare una diminuzione della capacità di coagulazione del sangue. A un certo livello di dosaggio sopraterapeutico, tuttavia, i cambiamenti pro trombotici sembrano superare i cambiamenti antitrombotici e la fisiologia inizia a favorire la formazione di coaguli corposi e anormali (ipercoagulabilità). L’esatta soglia di dosaggio o le condizioni richieste perché aumenti la coagulabilità del sangue non sono state attualmente determinate, e alcuni studi svolti su utilizzatori di AAS a dosi soprafisiologiche non hanno dimostrano una maggiore coagulabilità.(13) Gli individui sono avvisati dei potenziali aumenti del rischio trombotico con abuso di AAS. La tendenza alla coagulazione del sangue dovrebbe tornare allo stato pretrattato dopo la cessazione dell’utilizzo di AAS. Fino al punto in cui i problemi di ematocrito non sono stati corretti. Aumenti minori dell’ematocrito possono essere risolti con flebotomia. Per questo, 1 litro di sangue può essere rimosso periodicamente durante l’assunzione di AAS, generalmente ogni due mesi. Anche l’idratazione corretta è importante, poiché la disidratazione può temporaneamente causare l’innalzamento del livello dell’ematocrito, dando un falso positivo per la policitemia. L’assunzione giornaliera di Cardioaspirina è anche comunemente consigliata se l’ematocrito è superiore alla norma, in quanto ciò ridurrà l’aggregazione piastrinica o la tendenza delle piastrine a formare coaguli. Gli individui sono avvisati del potenziale rischio cardiovascolare legato ad alti livelli di ematocrito associati all’uso/abuso di AAS.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

  • ANABOLICS 11th Edition [William Llewellyn]
  1. Anabolic steroids and fibrinolysis. Lowe GD. Wien Med Wochenschr. 1993;143(14-15):383-5.
  2. Effect of anabolic steroids on plasma antithrombin III. alpha2 macroglobulin and alpha1 antitrypsin levels. Walker ID, Davidson JF,Young P, Conkie JA. Thromb Diath Haemorrh. 1975 Sep 30;34(1):106-14.
  3. Depo-Testosterone. Pharmacia. U.S. Prescribing Information. Revised August 2002.
  4. Anabolic-androgenic steroid abuse in weight lifters: evidence for activation of the hemostatic system. Am J Hematol. Ferenchick GS, Hirokawa S, Mammen EF, Schwartz KA. 1995 Aug;49(4):282-8.
  5. Raised concentrations of C reactive protein in anabolic steroid using bodybuilders. F M Grace, B Davies et al. Br J Sports Med 2004;38:97-98.
  6. Testosterone increases human platelet thromboxane A2 receptor density and aggregation responses. Ajayi AA, Mathur R, Halushka PV. Circulation. 1995 Jun 1;91(11):2742-7.
  7. Androgenic-anabolic steroid abuse and platelet aggregation: a pilot study in weight lifters. Ferenchick G, Schwartz D, Ball M, Schwartz K. Am J Med Sci. 1992 Feb;303(2):78-82.
  8. Pulmonary embolism associated with the use of anabolic steroids. Liljeqvist S, Helldén A, Bergman U, Söderberg M. Eur J Intern Med. 2008 May;19(3):214-5. Epub 2007 Sep 19.
  9. Coronary thrombosis and ectasia of coronary arteries after long-term use of anabolic steroids. Tischer KH, Heyny-von Haussen R, Mall G, Doenecke P. Z Kardiol. 2003 Apr;92(4):326-31.
  10. Massive pulmonary embolus and anabolic steroid abuse. Gaede JT, Montine TJ. JAMA. 1992 May 6;267(17):2328-9.
  11. Steroid anabolic drugs and arterial complications in an athlete–a case history. Laroche GP. Angiology. 1990 Nov;41(11):964-9.
  12. Death caused by pulmonary embolism in a body builder taking anabolic steroids (metanabol). Siekierzyƒska-Czarnecka A, Polowiec Z, Kulawiƒska M, Rowinska-Zakrzewska E. Wiad Lek. 1990 Oct 1-15;43(19-20):972-5.
  13. Coagulation abnormalities associated with the use of anabolic steroids. Ansell JE, Tiarks C, Fairchild VK. Am Heart J. 1993 Feb;125(2 Pt 1):367-71.

MELATONINA ED EFFICACIA DEL TAMOXIFENE

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Tamoxifene

 

E’ possibile che l’uso di SERM risulti maggiormente efficace se il soggetto trattato ha un ritmo del sonno ottimale con maggiore sintesi di Melatonina nelle ore serali e notturne. Questa possibilità è stata riportata da biologi cellulari della Tulane University School of Medicine sul Cancer Research nel 2014. I ricercatori hanno esaminato l’impatto di un sano ritmo del sonno sugli effetti del Tamoxifene in uno studio su animali.(1) I risultati della loro ricerca sono interessanti sia per le donne con una variante del cancro al seno sensibile all’Estradiolo, ma anche per gli atleti supplementati farmacologicamente.

I ricercatori hanno innestato cellule del cancro al seno MCF-7 sensibili all’Estradiolo nei topi. Nelle ore notturne alcuni di questi topi erano tenuti al buio [gruppo LD 12:12], mentre altri erano esposti a luce fioca [gruppo dLEN].

Ad alcuni dei topi del gruppo “dLEN” è stata somministrata Melatonina [dLEN-Mel].

Quando i ricercatori hanno stimato il peso dei tumori a 1,5 grammi, hanno somministrato agli animali presi in esame il Tamoxifene, famoso farmaco antiestrogeno con azione agonista/antagonista nei confronti del recettore dell’Estradiolo.

La somministrazione di Tamoxifene [TAM] non ha avuto alcun effetto sulla crescita dei tumori quando gli animali esaminati erano sottoposti alla luce durante la notte [dLEN], come mostra la figura sottostante. Ma se gli animali presi in esame e che erano stati sottoposti alla luce durante le ore notturne oltre al Tamoxifene avevano ricevuto anche la melatonina [MLT], i loro tumori mostravano di rispondere al trattamento con Tamoxifene.

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La supplementazione con Melatonina ha portato le concentrazioni di Melatonina nei ratti esposti alla luce durante le ore notturne ai livelli dei ratti tenuti al nel buio nello stesso lasso di tempo.

La Melatonina, somministrata sotto forma di integratore o rilasciata endogenamente durante le ore di sano sonno, inibisce l’azione del recettore dell’Estradiolo. I ricercatori hanno scoperto questa azione della Melatonina durante l’osservazione delle cellule tumorali degli animali dello studio.

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I ricercatori affermano che, in conclusione, il presente studio evidenzia e conferma l’importanza del mantenimento di un ritmo veglia-sonno ottimale così da avere livelli endogeni di Melatonina ottimali i quali agiscono anche sensibilizzando le cellule tumorali del seno umano alla terapia con Tamoxifene.

Inoltre, il presente lavoro dimostra che una comprensione globale della risposta biologico-circadiana cancro/ospite e la natura circadiano-regolata del metabolismo del cancro e la sua segnalazione sono essenziali per ottenere la massima efficacia dal trattamento con Tamoxifene ed eventualmente altre terapie endocrine.

I ricercatori continuano affermando che, è plausibile che molti, se non tutti, i pazienti affetti da cancro al seno siano soggetti a diversi gradi di esposizione alla luce durante la notte e che il ritmo circadiano della Melatonina possa essere alterato a causa della mancanza di sonno e /o di turni di lavoro notturno.

Pertanto, l’esposizione alla luce durante la notte può rappresentare un fattore di rischio unico e precedentemente non apprezzato che potrebbe spiegare alcune forme di resistenza intrinseca e possibilmente acquisita al Tamoxifene e può portare ad un tempo di sopravvivenza ridotto e persino ad un tasso di sopravvivenza ridotto.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

  1. https://doi.org/10.1158/0008-5472.CAN-13-3156

AAS E DANNO CARDIACO

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L’abuso cronico di AAS è sospettato di causare danni diretti al muscolo cardiaco. Gli studi nei quali culture di cellule cardiache sono state esposte ad AAS hanno riportato una ridotta attività contrattile, una maggiore fragilità cellulare e una ridotta attività cellulare (mitocondriale), fornendo un certo supporto per un possibile effetto tossico diretto sul muscolo cardiaco. (1)(2) Inoltre, in un certo numero di casi segnalati di soggetti i quali avevano abusato degli AAS per un lungo periodo di tempo sono state riscontrate patologie quali la fibrosi miocardica (accumulo di tessuto cicatriziale nel cuore), l’infiammazione del miocardio (infiammazione del tessuto cardiaco), la steatosi cardiaca (accumulo di trigliceridi all’interno delle cellule cardiache) e la necrosi del miocardio (morte del cuore tessuto). (3)(4)(5)(6) In questi casi si presume un legame diretto tra l’abuso di questi farmaci e le patologie cardiache riportate, anche se ciò non può essere dimostrato incontrovertibilmente data la natura lenta in cui queste patologie cardiache si sviluppano e l’influenza che possono avere su di esse molti altri fattori (come dieta, esercizio fisico, stile di vita, utilizzo di altre categorie di farmaci e la genetica). Gli utilizzatori sono comunque avvertiti sulla possibilità di sviluppare danni al muscolo cardiaco in seguito all’abuso di AAS a lungo termine.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

  • ANABOLICS 11th Edition [William Llewellyn]
  1. The effects of anabolic-androgenic steroids on primary myocardial cell cultures. Melchert RB et al. Med Sci Sports Exerc 1992; 24:266-12
  2. Cardiovascular effects of anabolic-androgenic steroids. Melchert RB et al. Med Sci Sports Exerc 1995;27: 1252-62
  3. Cause and manner of death among users of anabolic androgenic steroids. Thiblin I et al. J Forensic Sci 2000;45:16-23
  4. Anabolic steroid abuse and cardiac death. Kennedy MC et al. Med J Aust 1993; 158:346-48.
  5. Serious cardiovascular side effects of large doses of anabolic steroids in weight lifters. Nieminen MS et al. Eur Heart J 1996; 17:1576-83.
  6. Sudden cardiac death during anabolic steroid abuse: morphologic and toxicologic findings in two fatal cases of bodybuilders. Fineschi V et al. Int J Legal Med 2007 Jan;121(1):48-53.Epub 2005 Nov 15. Review.