Protocollo di GH per l’Ipertrofia (2° Parte)

Se non avete ancora letto la prima parte di questa serie di articoli vi invito a farlo prima di procedere con la lettura di questa seconda parte: 1° Parte.

Informazioni base sull’IGF-1

IGF-1
IGF-1

Nella prima parte di questa serie di articoli ho esposto la storia e cronologia  legate alla scoperta del GH e dll’IGF-1. Tuttavia, vorrei approfondire l’argomento riguardante i membri della famiglia dei fattori di crescita insulino-similimi, esponendo le loro caratteristiche e i loro ruoli nel processo ipertrofico. Gli IGF sono una famiglia di peptidi, in gran parte dipendenti dal GH, che mediano molte delle azioni di stimolo della crescita date dal GH.[121] Il fegato è il principale responsabile di tutta la produzione endocrina di IGF-1, con circa il 75% della sintesi a carico epatico sotto la regolazione del GH.[83,122-123] Ciò presuppone che ci sia un apporto macro-calorico sufficiente e livelli elevati di Insulina portale.[124-125] La sintesi autocrina di IGF-1 è anche regolata dal GH, in aggiunta ad altri fattori autocrini dipendenti dal tessuto.[126-128]

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IGF-2

Alla famiglia degli IGF appartengono oltre dieci proteine strutturalmente simili tra cui IGF-1, IGF-2, Insulina, Relaxina e Pro-Insulina.[129] Sono tutti altamente omologhi sia nella struttura che nella funzione e gli effetti metabolici dell’IGF-1 sono stati definiti “insulino-simili” proprio a causa delle somiglianze e dei percorsi che condividono l’uno con l’altro. L’IGF-1 ha un’omologia di sequenza aminoacidica superiore al 50% con l’Insulina e il recettore del IGF-1 ha un’omologia della sequenza aminoacidica del 60% con il recettore dell’Insulina.[121,130-131] Gli evoluzionisti suppongono che la somiglianze nella struttura di questi peptidi sia dovuta al fatto che essi si siano evoluti da una singola molecola precursore trovata in vertebrati di oltre 60 milioni di anni fa.[132] Sia il rilascio di IGF-1 che quello di Insulina sono stimolati dall’assunzione di cibo, rilascio che viene inibito in condizioni di digiuno.[83]

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Recettore del IGF-1

A causa di queste somiglianze strutturali, i membri della famiglia IGF possono spesso legarsi con i recettori nativi in modo “incrociato”.[133] Per riassumere brevemente queste relazioni di legame, la molecola di IGF-1 si lega con il recettore del IGF-1 con un elevata affinità, tuttavia sia l’IGF-2 che l’Insulina possono legarsi al recettore del IGF-1, ma con una affinità significativamente inferiori. L’IGF-2 si lega al recettore del IGF-2 con una elevata affinità, e l’IGF-1 si lega a questo recettore con un’affinità inferiore mentre l’Insulina non presenta alcun legame con esso.

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Adipocita

La famiglia dei recettori IGF ha densità che variano significativamente in base ai tipi di cellule in cui sono presenti.[132] Questo è uno dei motivi per cui l’Insulina e l’IGF-1 possono avere diverse azioni metaboliche nonostante siano strutturalmente simili. Cellule come gli epatociti e gli adipociti hanno molti più recettori dell’Insulina rispetto ai recettori del IGF-1. Al contrario, le cellule muscolari lisce vascolari situate nei vasi sanguigni hanno un numero significativamente più elevato di recettori del IGF-1 rispetto ai recettori dell’Insulina.

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Poiché ho già fatto un’analisi approfondita in precedenza sulle basi chimiche che si verificano durante l’attivazione del GHR, non mi ripeterò su tale questione. Però, è necessario comprendere che la famiglia dei recettori IGF è anche attivata dalla Tirosina Chinasi che, come ora sappiamo, porta alla fosforilazione dei substrati, all’attivazione delle vie cellulari e infine all’espressione genica e alla sintesi proteica.[121] L’attivazione del recettore del IGF-1 sembra essere indipendente dall’isoforma da cui è stato prodotto l’IGF-1. Inoltre, si noti che entrambi i tipi di recettori IGF sono stati trovati nelle cellule muscolari umane.[134]

I livelli serici di IGF-1 sono stabili negli adulti sani e vi sono poche variazioni da un giorno all’altro, o anche da una settimana all’altra. In effetti, osservare i livelli serici di IGF-1 di un individuo può essere un indicatore abbastanza affidabile di eventuali problemi di sensibilità al GH in relazione ad intervalli ben definiti, corretti per età e sesso.[135] Naturalmente, quando si cerca di decidere se esistono reali problemi di sensibilità, è necessario prendere in considerazione aspetti come lo stato nutrizionale generale dell’individuo e la salute epatica.

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IGFBP-1

Nel flusso sanguineo, l’IGF-1 esiste principalmente in forma legata a proteine leganti l’IGF (IGFBP). La superfamiglia IGFBP comprende sei proteine ad alta affinità che vanno dal IGFBP-1 al IGFBP-6, nonché un certo numero di proteine a bassa affinità denominate proteine legate all’IGFBP.[136] Quasi il 95% di tutto l’IGF-1 circolante esiste in forma legata, con circa il 75% legato specificamente con l’IGFBP-3.[137] Una piccola frazione di IGF-1 (normalmente inferiore al 5%) può anche esistere in forma libera, e queste molecole non legate agiscono come regolatore negativo della secrezione di GH.[104] Gli IGFBP possono legarsi con l’IGF-1 e l’IGF-2, ma non con l’insulina. [138]

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Azioni regolatorie delle proteine leganti l’IGF-1

L’IGF-1 legato esiste più comunemente in un complesso ternario da 150-kDa mentre è nel circolo ematico. Questo complesso ternario è costituito da una molecola di IGF-1, dal IGFBP-3 e dalla subunità labile acida (ALS) – sebbene possa esistere in un complesso binario con altri IGFBP.[139-140] Questi complessi servono a scopi come l’aumento della biodisponibilità degli IGF circolanti, estendendo la loro emivita serica, trasportando gli IGF alle cellule bersaglio e modulando l’interazione degli IGF con i loro rispettivi recettori di membrana posti sulla superficie delle cellule.[141-144] Ad esempio, nel plasma, il complesso ternario stabilizza IGF-1, aumentando significativamente la sua emivita da meno di 5 minuti a oltre 16 ore in alcuni casi.[137]

Gli IGFB sembrano normalmente inibire l’azione degli IGF, e questo perché competono con i recettori IGF per l’affinità di legame con gli IGF.[145] Tuttavia, non è sempre così, poiché gli IGFBP sono anche in grado di potenziare le azioni dell’IGF, potenzialmente facilitando la consegna dell’IGF al recettore.[146] Sebbene esista un’interazione piuttosto complessa, basti ricordare che il ruolo principale degli IGFBP è quello di trasportare gli IGF dal flusso ematico ai tessuti periferici. Una volta che ciò è avvenuto, gli IGFBP vengono rilasciati dai complessi binari e ternari mediante proteolisi o tramite legame alla matrice extracellulare del recettore del IGF-1.[147] Una volta rilasciate, le molecole di IGF-1 diventano libere, attive e possono quindi esplicare la loro azione.[137,143]

Una volta nei tessuti, gli IGFBP modulano le azioni dell’IGF in quanto hanno una maggiore affinità per il sito recettore rispetto all’IGF stesso [148], tuttavia essi possono anche esercitare effetti indipendenti dall’IGF.[149] Alcuni degli effetti diretti del IGFBP che sono già stati chiariti includono l’inibizione della crescita, l’induzione diretta dell’apoptosi e la modulazione degli effetti dei fattori di crescita non-IGF.[121]

È anche noto che lo splicing alternativo del gene IGF-1 produce tre isoforme distinte nell’uomo che hanno sia azioni dirette che indirette che contribuiscono agli effetti di promozione della crescita del IGF-1.[150-151] Sebbene non siano richieste per la secrezione di IGF-1, queste isoforme possono aumentare la reale biodisponibilità del IGF-1 al suo sito recettore.[437] Le tre isoforme sono denominate IGF-1Ea, IGF-1Eb e IGF-1Ec. E’ corretto sottolineare il fatto che roditori e pesci posseggono solo due isoforme, e in questo articolo ci si riferirà solo alle isoforme umane, a meno che non sia chiaramente indicato diversamente, per spera in questo modo di creare meno confusione al lettore.

 

L’IGF-1Ea è simile all’isoforma IGF principale espressa dagli epatociti e ha l’esone 4 del gene IGF-1 maturo giuntato direttamente all’esone 6.[152] Si pensa che l’IGF-1Eb sia prevalentemente espresso nel fegato, ma il suo ruolo nei muscoli non è ancora del tutto chiaro.[153] Si estende più a valle dell’esone 5, ma solo i primi 17 aminoacidi di questa isoforma sono identici a quelli della variante finale dell’isoforma che tratterò a momenti[154]. Si ritiene che questa isoforma sia unica per i primati, e per l’uomo, in quanto non è stata trovata nei roditori o nei pesci.[155]

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MGF

L’IGF-1Ec è anche chiamato Fattore di Crescita Maccanico (MGF) ed è chiamato così perché è espresso in risposta a tensione meccanica e stress.[156-157] Nella prima parte di questa serie di articoli ho riportato in breve come questi siano due dei principali meccanismi alla base del processo ipertrofico all’interno del muscolo scheletrico. Tratterò più nel dettaglio dell’MGF in seguito. Questa isoforma contiene parte dell’esone 5 giuntata all’esone 6 che si traduce in un frame-shift e questo dal mRNA è tradotto in una isoforma con una alternativa sequenza di 25 aminoacidi al C-terminale.[152] Nei roditore l’IGF-1Eb condivide un’alta omologia con l’MGF umano ed entrambi sono spesso usati in modo intercambiabile in letteratura.[158] Riporto ciò solamente perché può diventare forviante quando si esamina la letteratura scientifica trattante questa isoforma, specialmente quando si passa da modelli animali a umani.

 

mioblasti

L’MGF ha mostrato in modelli di colture cellulari di aumentare la proliferazione e la migrazione dei mioblasti, oltre ad essere coinvolto nell’attivazione delle cellule satelliti. Comunque sia, se ciò si verifichi in vivo è a tutt’oggi una fonte di contesa. Questo comportamento è stato visto anche in presenza dell’inattivazione del IGF-1, il che suggerisce che l’MGF abbia la capacità di operare indipendentemente dall’IGF-1 maturo.[438] Detto questo, tutte le isoforme di IGF-1 richiedono un recettore del IGF-1 funzionale per produrre effettivamente ipertrofia muscolare poiché tale recettore non viene influenzato in assenza di IGF-1 maturo.[439-440] La risposta effettiva al MGF si riscontra in un ambiente con un pool attivo di cellule satelliti, poiché i tessuti muscolari invecchiati sono normalmente in uno stato di dormienza. Infine, sebbene l’MGF iniettabile sia quasi una chimera nel ambiente del BodyBuilding, osservando la totalità del suo effetto sembra avere una minore attività muscolare rispetto all’IGF-1 maturo, quindi il suo valore intrinseco per i Bodybuilder può effettivamente essere stato sovrastimato.[442]

Somatopausa

Sarcopenia

Lo studio di soggetti anziani offre una prospettiva alquanto singolare dal momento che è noto come la sarcopenia, termine che sta ad indicare una degenerazione del tessuto muscolare, si manifesti con l’avanzare dell’età. È anche noto che i livelli di GH secreto e IGF-1 circolante diminuiscono gradualmente nel corso della vita dopo il picco della pubertà.[159-162] Il declino dei livelli ormonali è piuttosto marcato, con una diminuzione della secrezione di GH del 10-15% ogni decennio dopo i 20 anni.[163] Molti anni fa è stato suggerito che questi cambiamenti senescenti nella composizione corporea e nelle funzioni metaboliche sono direttamente correlati alla diminuzione dei livelli ormonali all’interno dell’Asse GH/IGF-1. La comunità scientifica ha coniato il termine “somatopausa” per descrivere questo fenomeno.[159,164]

In sintesi, i processi che caratterizzano l’”ipotesi della Somatopausa” [128] sono:

  • I cambiamenti nello stile di vita e le predisposizioni genetiche promuovono l’accumulo di grasso corporeo con l’avanzare dell’età;
  • Questa maggiore massa grassa aumenta la disponibilità di FFA e quindi induce insulino-resistenza;
  • Livelli elevati di Insulina sopprimono l’IGFBP-1 determinando un aumento relativo dei livelli di IGF-1 liberi;
  • Aumenti sistemici degli FFA, dell’Insulina e una soppressione del rilascio ipofisario di GH dato dal aumento del IGF-1, portano ad un ulteriore aumento della massa grassa;
  • Il GH endogeno viene eliminato più rapidamente nei soggetti con maggiore massa grassa

Come si può vedere, il grasso corporeo aumenta con l’avanzare dell’età, di conseguenza si verifica un peggioramento dell’insulino-resistenza seguita da un aumento dei livelli di Insulina che, attraverso la soppressione del IGFBP-1 e all’aumento del IGF-1 libero, porta alla soppressione della secrezione di GH, che a sua volta peggiora la composizione corporea (vedi aumento della percentuale di grasso). È piuttosto interessante vedere che la frequenza degli impulsi di GH rimane essenzialmente intatta. L’attenuazione legata all’età è in realtà solo una marcata riduzione dell’ampiezza dell’impulso insieme ad un aumento della secrezione di SRIF.[165]

I cambiamenti associati alla somatopausa sono molto simili a quelli osservati negi giovani adulti con deficit dell’Ormone della Crescita (GHD). Sebbene simili, le persone anziane non sono normalmente così gravemente colpite da questa condizione rispetto agli individui con GHD e la somatopause non è considerata uno stato patologico.[160,166-167] Esempi di alcuni dei cambiamenti associati alla somatopausa includono la riduzione della massa muscolare e ossea, riduzione della forza, diminuzione dell’attività fisica e della capacità cardiaca, aumento del grasso corporeo (in particolare nella regione viscerale) e deterioramento cognitivo.

A causa del desiderio di invertire i molti effetti dannosi legati all’invecchiamento, vi è una diffusa ipotesi secondo cui la somministrazione di GH possa essere d’aiuto come parte di un programma di terapia ormonale sostitutiva completa (HRT). Una revisione completa riguardante HRT e anziani va oltre lo scopo di questo articolo, ma quelli che sono interessati possono trovare una discussione recente sull’argomento qui.[168]

L’ormone della crescita migliora le prestazioni atletiche?

 

Johnson, Ben
Ben Johnson alle Olimpiadi di Seul del 1988.

L’emergere del GH come farmaco per il miglioramento delle prestazioni (PED), al di fuori dei circoli ristretti del BodyBuilding, è in gran parte attribuito al rilascio del famigerato “Underground Steroid Handbook” nei primi anni ’80.[169] Successivamente, il GH ha colpito l’opinione pubblica quando il vincitore della medaglia d’oro delle Olimpiadi del 1988, Ben Johnson, ammise di usarlo insieme agli AAS dopo essere stato privato del suo titolo in seguito alla positività del test anti-doping al quale era stato sottoposto.[170] Durante quel periodo, si credeva comunemente che l’uso del GH avrebbe aumentato la massa muscolare e contemporaneamente migliorato gli aspetti della prestazione atletica.[171] E, come risposta a questa convinzione, nel 1989 il CIO ha vietato l’uso del GH definendolo un PED e inserendolo come parte di una nuova classe di farmaci dopanti denominata “ormoni peptidici e analoghi”. Ha vietato l’uso del GH nonostante in quel momento vi fosse la mancanza di un test legittimo per la rilevazione del rHGH.[172] Nonostante tutto ciò, la domanda rimane ancora: anche con le prove che suggeriscono l’uso decennale del GH nell’atletica competitiva, questo ormone apporta veramente un significativo miglioramento delle prestazioni?

Ci sono state in realtà più revisioni sistematiche che hanno tentato di rispondere a questa domanda, ma sfortunatamente sono state tutt’altro che conclusive per quanto riguarda gli effetti ergogenici del GH.[173-175] E nonostante vari scandali nel corso degli anni, così come la prevalenza d’uso del GH da parte di atleti professionisti, ci sono ancora pochissime prove cliniche che suggeriscono che il GH da solo abbia un impatto significativo sull’aumento delle prestazioni sia negli adulti sani che nei soggetti giovani.[173,176- 179]

Sono stati svolti soltanto pochi studi strettamente controllati che più direttamente hanno tentato di cercare il reale impatto del GH sulle prestazioni fisiche in soggetti sani e allenati. Probabilmente il più interessante di questi ha dimostrato che dosi sovrafisiologiche di GH abbinate agli AAS non hanno apportato miglioramenti significativi del VO2max, nella forza o nella potenza esplosiva misurata attraverso l’altezza del salto.[180] E’ stato notato un leggero miglioramento nella capacità di sprint anaerobico, che era più evidente negli uomini e specialmente in quelli trattati con GH e AAS. Considerando ciò, in un evento sportivo nel quale le frazioni di secondo potrebbero significare la differenza tra vincere e perdere, questo dato ha una certa importanza.

Passando in rassegna il corpo della letteratura scientifica, non si osservano miglioramenti delle prestazioni aerobiche tramite l’uso di GH. Ciò si riscontra sia nel caso in cui il GH viene somministrato a dosi fisiologiche a soggetti sani [181-182] sia nel caso in cui viene somministrato in dosi sovrafisiologiche.[180,183-184] La capacità aerobica non è inoltre influenzata dalla somministrazione acuta di GH prima dell’allenamento.[185] Tutti gli aumenti delle prestazioni aerobiche del GH sembrano essere mediati tramite gli Androgeni, e questo è ulteriormente supportato dai risultati di uno studio che dimostrano come gli ex utilizzatori di AAS esprimano un aumento del VO2max. Sebbene fossero passati alcuni mesi dal loro ultimo utilizzo di AAS, tale lasso di tempo non era sufficiente affinchè l’effetto “di coda” dell’uso di questa categoria di farmaci fosse esaurito.[186]

Soggetti anziani sani a cui erano state somministrate dosi combinate di Testosterone e GH, calibrate affinchè si raggiungesse una soglia ematica nel range dell’età giovanile, hanno sperimentato in qualche misura il miglioramento dell’equilibrio e delle prestazioni fisiche.[187] Questi miglioramenti delle prestazioni sembrano essere più pronunciati negli uomini e, comunque, sono marginali, anche con i trattamenti combinati.[188] Come è stato discusso in precedenza, le dosi soprafisiologiche di GH possono aumentare la capacità anaerobica.[180] Questo è un effetto osservato anche in alcune occasioni in cui i soggetti GHD sono stati trattati con GH, ripristinando i “normali” intervalli dell’ormone.[182,189]

L’Asse GH/IGF-1 può anche svolgere un ruolo nella regolazione del tono vascolare, o nel grado di costrizione rispetto allo stato di massima dilatazione dei vasi sanguigni, regolando in tal modo la resistenza periferico.[190-191] L’IGF-1 è stato identificato come un potente vasodilatatore, un effetto parzialmente mediato dall’aumento dell’emissione di ossido nitrico dall’endotelio, il tessuto che forma uno strato di cellule che rivestono organi come il cuore e i vasi linfatici.[192-194] Questo potenziale di aumento della capacità del flusso sanguigno ha una miriade di benefici ipotetici sugli sforzi atletici.

Per concludere, nonostante la mancanza di prove convincenti in letteratura [434], gli atleti usano spesso dosi e protocolli che non vengono replicati durante gli studi. Detto ciò, si dovrebbe comunque essere cauti prima di liquidare completamente il GH come composto per il miglioramento delle prestazioni basandosi semplicemente su ciò che, al momento, il corpo della letteratura scientifica ci suggerisce. È molto probabile che eserciti un contributo significativo negli atleti di alto livello, e potrebbe farlo attraverso mezzi diretti o indiretti.

Nella terza parte di questa serie di articoli mi occuperò degli effetti diretti e indiretti del GH e del IGF-1 nell’ipertrofia muscolare,  dell’uso degli AAS in combinazione con GH e IGF-1 analizzando, infine, il loro potenziale sinergico con l’Asse GH/IGF-1.

Stay tuned!

Gabriel Bellizzi

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ALLENAMENTO CONTRO RESISTENZA E HIGH INTENSITY INTERVAL TRAINING

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Mi sono sempre discostato dalle mode e dalle “etichette commerciali” che sorgono e tramontano nel mondo del Fitness, in generale, e nel BodyBuilding, in particolare. Dalla “carbofobia” alla presunta superiorità universale delle tecniche HIT. L’inserimento di sedute di allenamento cardiovascolare nel BodyBuilding è diventato, da diverso tempo, l’ennesimo argomento da utilizzare a “fini commerciali” in senso denigratorio. In passato ho già trattato l’argomento esponendo con logica e basi concrete come tale pratica, se ben calibrata, può portare a dei vantaggi anche in una disciplina come il Culturismo. Una recente review, svolta da scienziati dello sport australiani, ha evidenziato come l’inserimento di sedute di Cardio HIT in concomitanza con un allenamento contro-resistenza non comporta perdita di massa muscolare (dipendente questo fattore dal carico allenante e dall’introito macro-calorico). I ricercatori riportano al massimo una leggera diminuzione della forza nelle gambe, problema che gli stessi considerano ovviabile.(1)

I ricercatori, affiliati all’Università di Sydney, hanno tracciato 13 studi presenti nella letteratura scientifica, in cui i loro colleghi hanno confrontato l’effetto della combinazione dell’allenamento contro-resistenza con l’HIIT(High Intensity Interval Training). I dettagli relativi alle pianificazioni utilizzate sono disponibili nella tabella riportata qui di seguito.

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I ricercatori hanno aggregato i risultati dei precedenti studi analizzandoli nuovamente.

In seguito all’analisi dei risultati derivanti dalla ricerca disponibile, si è evidenziato che l’aggiunta del HIIT all’allenamento contro resistenza non ha effetti negativi sull’aumento della massa muscolare, né sull’aumento della forza della parte superiore del corpo. Tuttavia, si verifica un effetto negativo sull’aumento della forza nella parte inferiore del corpo.

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Tale effetto negativo è comunque contenuto. Secondo la meta-analisi, la forza massima espressa dalla parte inferiore del corpo nei soggetti che avevano svolto solo l’allenamento contro-resistenza era aumentata del 23,9% contro un aumento del 19,4% riscontrato nei soggetti che avevano svolto sedute HIIT insieme all’allenamento contro-resistenza.

Tuttavia, quando i ricercatori hanno esaminato attentamente i dati in loro possesso, hanno “scoperto” il modo attraverso il quale gli atleti possono ridurre il piccolo effetto negativo dato dall’HIIT sull’aumento della forza.

In sintesi i ricercatori hanno riportato che, i risultati di questa review mostrano come l’HIIT può essere affiancato ad un allenamento contro resistenza senza che questo influenzi negativamente sui cambiamenti nella massa muscolare e che qualsiasi attenuazione della forza muscolare della parte inferiore può essere migliorata inserendo l’HIIT a debita distanza dalla sessione di allenamento contro-resistenza. Quest’ultima è una pratica che da i medesimi riscontri positivi anche con l’applicazione del Cardio LISS.

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È importante tenere in considerazione che l’allenamento contro-resistenza abbinato all’HIIT e il solo allenamento contro resistenza hanno dato come risultato un miglioramento della forza dinamica in tutti gli studi vagliati e che la differenza nell’espressione della forza della parte inferiore del corpo tra i due gruppi era minima.

Inoltre, poiché è stato dimostrato che l’allenamento HIIT migliora il VO2max, il tempo di sprint e la massima velocità aerobica, la leggera riduzione [dell’aumento] della forza corporea espressa dalla parte inferiore del corpo può essere un piccolo prezzo da pagare per ottenere miglioramenti su altri aspetti chiave della prestazione sportiva in particolare se vincolata da limiti di tempo.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

  1. https://doi.org/10.1080/02640414.2018.1464636

Protocollo di GH per l’Ipertrofia (1°Parte)

  • Piccolo preambolo

Quello che verrà riportato in questo e negli altri articoli della serie che seguiranno, è il frutto di un lavoro di ricerca ed estrapolazione di informazioni che trovano la loro origine nel ottimo lavoro di Chest Rockwell sull’uso del Ormone della Crescita a fini ipertrofici intitolato “The Most Effective Growth Hormone Protocol for Hypertrophy”.

Nota introduttiva

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Se volete un metodo altamente efficace per spingere un Bodybuilder a guardarvi prima con confusione e, in seguito, con totale irritazione, basta che usiate qualsiasi variazione della seguente affermazione:

L’Ormone della Crescita determina un aumento significativo della massa corporea magra, è altamente anabolico, ma non causa la crescita del tessuto muscolare…

Nel corso di questi articoli, spiegherò come questa affermazione sia precisa al 100% nonostante sembri un po’ assurdo ad una prima lettura. Per impostare alcuni parametri in anticipo, si parlerà di AAS e della loro relazione sinergica con il GH, ma ci saranno solo alcune menzioni sull’Insulina. Questa serie di articoli rappresenta già di suo un’impresa enorme. Penso che per impostare in modo corretto l’argomento, il tema GH/Insulina meriti un articolo a parte (cosa parzialmente già fatta) a causa delle immense complessità che esistono nella loro correlazione. Non ho nemmeno intenzione di toccare l’argomento dei secretagoghi del GH, dei peptidi sperimentali o di altri analoghi in modo che ci si possa concentrare principalmente sui fondamentali della questione GH ed Ipertrofia. Se non diversamente specificato nell’articolo, si parlerà esplicitamente dell’Ormone della Crescita di origine endogena o ricombinante (esogeno).

E, infine, questi articoli sono rivolti esclusivamente agli uomini. Mi dispiace per le atlete, ma i maschi sono molto più sensibili agli effetti anabolici della supplementazione con GH rispetto alle donne, data la spiccata natura sessualmente dimorfica del GH.(1) Quindi, a meno che non dichiari specificatamente il contrario, le informazioni che seguiranno saranno orientate verso l’uomo. In futuro è probabile che realizzerò un articolo in merito dedicato alle donne.

Introduzione all’Anabolismo e alla Crescita Muscolare

 

La prima cosa da fare è conoscere concisamente le corrette definizioni di termini quali anabolismo, ipertrofia e iperplasia. Li vedo spesso usati quasi in modo intercambiabile, ma ci sono alcune differenze chiave. Ad esempio, solo perché qualcosa è anabolico non significa automaticamente che causerà la crescita del tessuto muscolare. Viceversa solo perché qualcosa è catabolico non significa automaticamente che non possa contribuire alla crescita del tessuto muscolare in modo positivo.

anabolismo
Schema dei processi anabolici

L’anabolismo può essere definito come qualsiasi stato in cui la ritenzione d’azoto nella massa magra è positiva, sia attraverso la stimolazione della sintesi proteica che attraverso la soppressione dei tassi di proteolisi.(2) Il primo chiarimento da fare in riferimento alla mia precedente affermazione è che la misurazione della massa corporea magra non include soltanto la massa muscolare ma, per esempio, anche gli organi, le ossa e l’acqua ivi contenuta (3), fattore quest’ultimo soggetto all’azione dell’Ormone della Crescita. Quindi, leggere uno studio nel quale si afferma che la massa corporea magra è aumentata in seguito al trattamento con GH, non vuol dire che ci si riferisca ad un aumento della massa muscolare.

L’apparato muscolare è un tessuto plastico molto complesso e in grado di adattarsi alle mutevoli esigenze funzionali alle quali viene sottoposto. Quando parliamo di aumento della massa muscolare, stiamo parlando principalmente di un evento che si verifica attraverso due meccanismi primari – ipertrofia e iperplasia.

Parametri-ipertrofia-muscolare

L’ipertrofia è il processo attraverso il quale l’aumento della massa muscolare si verifica tramite l’aumento delle dimensioni dell’area della sezione trasversa di una fibra muscolare esistente (CSA). Il processo ipertrofico è mediato da molti fattori come con l’ipertrofia indotta dall’esercizio, di particolare interesse per i Bodybuilder, essendo essa mediata da una combinazione di tensione meccanica, danno muscolare e stress metabolico.(4)

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L’iperplasia, ivece, è il processo mediante il quale l’aumento della massa muscolare viene raggiunto attraverso un incremento del numero effettivo di fibre muscolari. È generalmente accettato che, negli esseri umani, il numero di fibre all’interno del muscolo sia geneticamente predeterminato e fissato durante il periodo perinatale.(5) Esistono alcuni studi svolti su animali i quali hanno dimostrato che l’iperplasia può verificarsi (6-7), spesso in condizioni di test unici, ma il tentativo di dedurre da ciò che essa si possa verificare negli esseri umani (8-9) è altamente speculativo nella migliore delle ipotesi. Anche se l’iperplasia si verifica nell’apparato muscolare umano, è molto probabile che sia solo un fattore minore che determina la massa complessiva. Tuttavia, a causa di una cattiva comprensione (se così la vogliamo chiamare) degli studi prima citati spesso vengono formulate affermazioni definitive secondo cui il GH causa iperplasia. Vale quindi la pena di ribadire che questi tipi di affermazioni dovrebbero essere considerate nient’altro che speculative.

La scoperta dell'”Ormone della Crescita”

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Ormone della Crescita

Sono trascorsi oltre 100 anni da quando Harvey Cushing suppose per la prima volta l’esistenza di un “Ormone della Crescita” (10), e questo ormone venne successivamente isolato, identificato ed estratto dall’ipofisi umana negli anni ’40.(11) Nel decennio successivo, si fece largo un’ipotesi cardine secondo cui la “crescita” non era direttamente attribuibile al GH, ma piuttosto ad un gruppo di fattori serici regolati dall’espressione del GH.(12) Questi fattori serici sono stati in seguito chiamati fattori di solfatazione, termine volto ad indicare sostanze controllate dal GH che stimolavano l’assorbimento di solfato nella cartilagine e nei tessuti. Questa ipotesi ha cercato di aiutare i ricercatori a conciliare meglio il modo in cui la crescita somatica veniva regolata da una sostanza secreta dall’Ipofisi, mentre allo stesso tempo rinforzava il fatto che questa sostanza ipofisaria non agiva direttamente sui suoi tessuti bersaglio per promuovere la crescita.(13-14)

Nei decenni successivi, molti esperimenti hanno dimostrato l’ampia varietà di funzioni possedute da questa famiglia di fattori di solfatazione e il termine “somatomedina” è stato proposto per includere tutti i membri di questa famiglia.(15) È interessante notare che l’ipotesi originale che descrive la regolazione di questi fattori di solfatazione mediati dal GH è ancora oggi generalmente indicata come “l’ipotesi della somatomedina”.(16) L’ipotesi originale affermava che la crescita somatica è causata dall’azione del GH a livello epatico, dove stimola la sintesi di IGF-1 che viene successivamente rilasciato agendo sui tessuti bersaglio con modello endocrino. Questa ipotesi è rimasta il modello accettato per decenni fino a quando non sono stati identificati i ruoli autocrini del IGF (17-18) insieme agli effetti diretti che il GH ha nella crescita ossea.(19-20)Per riconciliare queste nuove scoperte, l’ipotesi originaria è stata leggermente modificata prendendo il nome di “Teoria del Doppio Effetto”, che ha definito sia un ruolo autocrino che endocrino del IGF-1.(21)

Tornando indietro di qualche tempo, verso la fine degli anni ’70, l’identità chimica di questi fattori di solfatazione era più intimamente riconosciuta come la manifestazione di due peptidi con un’elevatissima somiglianza con l’Insulina e quindi ribattezzati “fattori di crescita isulino-simili (IGF)”.(22-24) Fu all’incirca nello stesso periodo nel quale vennero identificate anche le proteine leganti l’IGF (IGFBP), e di conseguenza la conoscenza della biologia dell’IGF-1 decollò ad un tasso esponenziale.(25)

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Nel frattempo, gli estratti ipofisari umani diventarono disponibili tramite l’estrazione dai cadaveri e gli esperimenti iniziali svolti su animali ed esseri umani mostrarono quanto complesse fossero realmente le azioni del GH umano. (26-33) La pratica dell’uso di questi estratti ipofisari venne interrotta dai medici in seguito alla comparsa della malattia di Creutzfeldt-Jakob (CJD) in pazienti a cui era stato precedentemente somministrato il GH contenuto nel Ipofisi estratta dai cadaveri.(34) La CJD è una malattia cerebrale particolarmente sgradevole e universalmente fatale, con la stragrande maggioranza dei soggetti affetti che muoiono poco dopo la sua diagnosi.

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Fortunatamente, nel 1985, nello stesso periodo in cui questi casi di CJD cominciarono a fare notizia, la FDA approvò il primo GH ricombinante sintetico (rHGH) per l’utilizzo su soggetti con deficit dell’Ormone della Crescita. Questa versione di rHGH è stata prodotta dalla Genentech e denominata Protropin.(35-36) Vale la pena notare che, analizzando la composizione dei vecchi farmaci contenenti GH si può osservare che erano costituiti da una catena di 192 amminoacidi   (met-hGH) rispetto al rHGH che consiste in una catena di 191 amminoacidi.(37) In ogni caso, con l’rHGH, ora di facile disponibilità, è stata inaugurata un’era completamente nuova, con condizioni cliniche molto più sicure, per il numero in continua crescita di pazienti trattati.

Effetti dell’Ormone della Crescita sulla sintesi proteica

All’inizio dell’articolo, ho definito a grandi linee cos’è l’anabolismo ed ho anche affermato che l’Ormone della Crescita possiede una natura anabolica. Adesso, descriverò ciò che rende anabolizzante l’Ormone della Crescita e approfondirò parte della letteratura scientifica esistente sull’argomento.

Nel corso degli anni, il GH è stato ampiamente studiato in diversi modi. La maggior parte degli studi svolti, quando considerati nel loro insieme, suggeriscono che il GH sia anabolico. Più specificamente, il GH è anabolico perché stimola la sintesi proteica di tutto il corpo con o nessun effetto, o un effetto soppressivo, sui tassi di degradazione proteica. [38] Tuttavia, quando si approfondisce l’argomento, le cose diventano un po’ meno chiare dal momento che i risultati degli studi tendono ad essere diversi. I diversi risultati sono un riflesso diretto dell’ immensa complessità del GH.

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Il GH esplica i suoi effetti sulla sintesi proteica legandosi prima con il suo recettore specifico (GHR) e successivamente aumentando la trascrizione del gene muscolare attraverso i percorsi di segnalazione a valle, in definitiva attivando la segnalazione del mTOR. [39-40] Questi effetti si manifestano in acuto, spesso si verificano in pochi minuti e sono di natura simile all’Insulina, usando molte delle stesse vie anaboliche. [41-44] La rapida comparsa di questi cambiamenti metabolici legati alle proteine suggerisce che essi siano direttamente causati dal GH e non secondariamente mediati tramite l’IGF-1 [45]. L’impatto del GH sulla proteolisi, d’altro canto, è molto probabilmente di natura indiretta. A detta di tutti, ciò ha più a che fare con i suoi effetti inibitori sull’Insulina, che è stata vista avere effetti diretti sulla proteolisi.[46]

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Ora, poiché sarete interessati principalmente alla crescita muscolare, riporterò come il GH influenza specificamente i tassi di sintesi delle proteine muscolari (MPS). Vi sono numerosi studi in letteratura nei quali il GH è stato somministrato a soggetti adulti sani senza aver mostrato alcun impatto sui tassi di MPS. [45,47-52] Ciò che risulta affascinante di questi risultati è che un paio di studi includevano anche una allenamento di resistenza, sebbene, nella fattispecie, non sono stati comunque riscontrati aumenti nei tassi di MPS locali. Al contrario, ci sono una serie di studi che hanno riportato di aumenti nei tassi di MPS senza cambiamenti significativi nei tassi di sintesi proteica dell’intero corpo. [53-55]

Ci sono molte ragioni per cui questi risultati appaiono non del tutto coerenti all’interno del corpo della letteratura scientifica. Uno dei motivi principali è rappresentato dal modo in cui gli studi sono stati svolti per quanto riguarda il tipo di somministrazione del GH (ad esempio, le concentrazione di dosaggio, se somministrato localmente o in modo sistemico, nonché se l’ormone è stato somministrato in modo pulsatile o costante). Alcune delle altre ragioni includono come è stata misurata la sintesi proteica, se i soggetti esaminati erano a digiuno o nutriti, che tipo di muscolo scheletrico è stato esaminato e, anche, per quanto tempo è durato lo studio. Come menzionato in precedenza, molti degli effetti che il GH ha sul metabolismo proteico avvengono in acuto.

Sebbene questa serie di articoli è principalmente incentrata sull’ipertrofia, ritengo comunque che valga la pena di discutere le differenze che il GH ha sul metabolismo delle proteine in condizioni di digiuno e nutrizione. Ciò aiuterà ad avere un quadro generale più chiaro di come il comportamento   di questo ormone sia spesso il risultato diretto dell’ambiente nel quale è introdotto. Come ho spiegato dettagliatamente nell’articolo dedicato a GH e lipolisi, la secrezione di GH subisce un aumento durante periodi prolungati di digiuno. Questo è un meccanismo di sopravvivenza, con l’obiettivo principale di conservare preziosi pool amminoacidici immagazzinati prevenendo la degradazione delle proteine. [56] Questo stesso comportamento di risparmio di proteine può essere visto, in misura minore, in soggetti trattati con GH e sottoposti a severe restrizioni dietetiche [57], soggetti obesi sottoposti a vari tipi di dieta ipocalorica [58-61] e soggetti privati di proteine dietetiche [ 62].

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IGF-1

È stato dimostrato che l’IGF-1 inibisce allo stesso modo la disgregazione proteica a livello sistemico [63], il che avrebbe senso a causa della stretta co-relazione con il GH. Quando gli amminoacidi e l’Insulina vengono somministrati ai soggetti esaminati, già sottoposti a somministrazione di IGF-1, è stato dimostrato, sia negli uomini che negli animali, che i tassi di sintesi proteica aumentano a livello sistemico [64-65]. Vale la pena notare che l’IGF-1 è bifasico nel senso che quando è somministrato ad alto dosaggio e, di conseguenza, i livelli serici diventano elevati, il suo comportamento cambia passando da un azione “GH-simile” ad una “insulino-simile”. Tratterò nel dettaglio l’argomento in seguito.

Per riassumere, il GH è molto adatto per prevenire la degradazione proteica, e lo fa in una vasta gamma di condizioni alimentari a ristretto apporto calorico. Tuttavia, in presenza di un apporto energetico sufficiente, il suo comportamento cambia. L’effetto principale del GH sul metabolismo proteico è volto dapprima a creare un ambiente con una ossidazione amminoacidica ridotta [47,66] e successivamente ad aumentare la sintesi proteica sistemica. [67]

Il ruolo di GH e IGF-1 nella crescita postnatale

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È noto che il GH regola la crescita postnatale e che questi effetti di promozione della crescita sono principalmente mediati dall’IGF-1. [68-69] Tuttavia, giusto per ribadirlo, è necessario chiarire che questi effetti di induzione della crescita non sono esclusivi dell’ipertrofia muscolare. La crescita lineare di un organismo include cambiamenti nell’apparato scheletrico, negli organi e nei muscoli.

Per riportare esempi di un certo rilievo sull’importanza che GH e IGF-1 hanno sulla crescita postnatale, basta osservare gli individui con mutazioni o disturbi correlati all’Asse GH/IGF. Una revisione dettagliata su questo tema va oltre lo scopo di questo articolo ma, in generale, e penso sia abbastanza risaputo, i disturbi che sopprimono/inibiscono l’Asse GH/IGF in soggetti in giovane età si caratterizzano in una bassa statura di questi mentre i disturbi che stimolano l’Asse GH/IGF si caratterizzano nel gigantismo. [70-71]

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La stragrande maggioranza degli effetti del GH sulla promozione della crescita sono mediati tramite l’IGF-1, tuttavia ci sono una serie di processi che sono GH-mediati o IGF-indipendenti. L’esempio più eloquente di questo è rappresentato nei modelli animali in cui i topi “knockout” mutati e deficitari di GH e IGF-1 hanno mostrato una maggiore gravità nel ritardo della crescita rispetto ai “knockout” GH-deficienti o IGF-deficienti [72]. Ma osserviamo nel dettaglio alcuni degli effetti più specifici che sono stati identificati nei modelli umani.

Il primo è legato alla steatosi epatica, nota anche come “malattia del fegato grasso” [73]. È stato dimostrato sia negli esseri umani con la sindrome di Laron che negli animali con soppressione del GHR che questa condizione può ancora verificarsi in presenza di livelli di IGF-1 soppressi[74]. La sindrome di Laron fornisce alcune intuizioni piuttosto uniche sul sistema GH/IGF-1 a causa del fatto che è causata da una mutazione nel GHR che si traduce in livelli significativamente bassi di IGF-1 endocrino, dal momento che al GH viene impedito di legarsi al suo sito recettore e di stimolare efficacemente la produzione di IGF-1.

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Un’altra azione specifica del GH è legata alla sua capacità di migliorare lo sviluppo del follicolo preantrale ovarico. In effetti, il GH è stato anche recentemente oggetto di studi per i suoi potenziali miglioramenti sulla fertilità femminile. I risultati indicano che alcuni gruppi che utilizzano la fecondazione in vitro (FIV) sembrano beneficiare della somministrazione di GH. [75-76] Anche i modelli animali con deficit di GHR hanno mostrato un numero inferiore di follicoli primari preantrali e antrali rispetto ai loro simili di controllo.

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Una delle prime e più interessanti scoperte riguardanti l’azione del GH , è stata il ruolo specifico del GH nel promuovere la crescita ossea longitudinale attraverso i suoi effetti sulla generazione dei condrociti (cellule cartilaginee) nella regione delle placche di crescita epifisaria. [19-20,77-80]. Il GH ha in realtà due ruoli nella promozione della crescita ossea longitudinale; sia attraverso i suddetti effetti sulla generazione dei condrociti nella piastra di crescita che attraverso un ruolo mediato dall’IGF-1 nella promozione dell’ipertrofia dei condrociti.[81] Vale la pena notare che i livelli endocrini di IGF-1 completamente intatti non sono nemmeno una necessità quando si tratta di crescita ossea postnatale. Infatti, fino a quando sono presenti almeno il 10-20% dei livelli di IGF-1 endocrino circolante, la combinazione di IGF-1 e GH autocrini può comunque garantire la normale crescita ossea postnatale. [82] Ciò è probabilmente dovuto ai ruoli sovrapposti di IGF-1 autocrino ed endocrino in relazione alla crescita ossea longitudinale. [83]

Il GH promuove un aumento dei tassi di fusione delle cellule muscolari tardive che possono avere la capacità di aumentare la dimensione delle fibre muscolari in un modo completamente indipendente dalla sovraregolazione dell’IGF-1.[84] Utilizzando una nuova tecnica di sperimentazione su cellule animali, i ricercatori sono stati in grado di dimostrare che il GH promuove la fusione dei mioblasti con i miotubi nascenti senza un aumento dell’espressione effettiva dell’mRNA del IGF-1. I miotubi nascenti sono presenti negli stadi successivi della fusione delle cellule muscolari [85] e il GH ha dimostrato di aumentare il numero di nuclei per miotubo.

La relazione tra secrezione di GH e IGF-1

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L’Ormone della Crescita è noto per aumentare i livelli di IGF-1 circolante così come la sintesi locale di IGF-1, in modo autocrino. Entrambe queste azioni giocano un ruolo fondamentale nella regolazione della massa muscolare e, quindi, in conseguenza di ciò, risulta utile comprendere meglio come la secrezione di GH porta ad un aumento dei livelli endocrino e autocrino di IGF-1.

La stragrande maggioranza dell’Ormone della Crescita negli adulti sani è secreto dalla ghiandola pituitaria e, più specificamente, dalle cellule somatotrope nel lobo anteriore mediate dal fattore di trascrizione Prophet of Pit-1 (PROP1).[86-87] Il GH può anche essere sintetizzato localmente in molti tessuti come il cervello, le cellule immunitarie, il tessuto mammario, i denti e la placenta che sono tutti al di fuori della regolazione dell’ipofisi. [88] Questo supporta l’idea secondo cui il GH abbia ruoli autocrini oltre ai suoi già consolidati ruoli endocrini.

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Il GH è secreto in modo pulsatile in tutte le specie [89-90] e questo modello secretorio gioca un ruolo fisiologico importante in tutte le sue caratteristiche, da quelle dimorfiche sessuali all’RNA del IGF-1, di cui scopriremo di più in seguito. I giovani maschi adulti sani secernono tra 0,4-0,5mg di GH ogni 24 ore e molte di queste secrezioni si verificano come “impulsi all’interno di impulsi”. [91] Normalmente, ci sono circa 10-12 impulsi secretorie ogni giorno con gli uomini che presentano un modello di impulso significativamente più regolare rispetto alle donne. Nei maschi, il GH viene secreto in modo episodico, con la ben nota grande ondata serale che si verifica in prossimità dell’inizio del sonno ad onde lente. I maschi hanno anche secrezioni più contenute che si verificano poche ore dopo aver consumato i pasti.[92-94] Le femmine hanno livelli ematici inter-secretori più elevati, in particolare nella fase follicolare del ciclo mestruale, con impulsi di GH più frequenti durante il giorno e un impulso notturno significativamente più basso rispetto ai maschi [95-96]. Non è del tutto chiaro perché esista questo schema secretivo sessualmente dimorfico.

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GHRH

La secrezione di GH è regolata in un modo molto complesso che coinvolge la partecipazione di diversi neurotrasmettitori, così come di feedback sia ormonali che metabolici. È regolato principalmente in modo positivo dal GHRH (Ormone di Rilascio della Somatotropina o Somatorelina) [97], e in modo negativo dalla SRIF (Somatostatina). Entrambi questi peptidi sono prodotti all’interno dell’ipotalamo. Infatti, oltre al suo ruolo di base nella produzione ormonale, l’ipotalamo monitora costantemente il rapporto GHRH/SRIF e di conseguenza opera un controllo sulla secrezione ipofisaria. [98]

Oltre alla sua funzione primaria di stimolazione della secrezione di GH, il GHRH svolge anche un ruolo essenziale nella proliferazione e nello sviluppo delle suddette cellule somatotrope. Infatti, in un sistema con GHRH alterato o assente, è stata osservata ipoplasia anteriore dell’ipofisi che è probabilmente il risultato di un alterato sviluppo somatotropo.[99-100] Gli esseri umani con il GHRH soppresso per azione di un antagonista hanno mostrato un rilascio pulsatile di GH gravemente compromesso e una risposta soppressa del GH al GHRH [101], quindi è chiaramente una componente vitale all’interno dell’Asse GH/IGF-1.

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SRIF

La SRIF, il principale regolatore negativo della secrezione di GH, sopprime il TSH. Inoltre, in misura minore, sopprime sia la Prolattina che l’Ormone Adrenocorticotropo [97]. Tutti questi ormoni sono noti per avere strette relazioni con l’Asse GH/IGF-1. La SRIF ha un’emivita breve di circa 2-3 minuti nel siero e viene quindi rapidamente inattivata dalle peptidasi tissutali. Durante la sua vita attiva, sopprime non solo il rilascio spontaneo di GH, ma anche la risposta del GH a tutti gli stimoli esterni incluso il GHRH, l’ipoglicemia, l’Arginina e l’esercizio fisico solo per nominarne alcuni. I suoi effetti soppressivi apparentemente sono limitati all’ampiezza della liberazione basale e pulsatile di GH, poiché non è stato dimostrato che alteri la frequenza degli impulsi di GH.[102]

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Il GH circolante è in gran parte legato alle proteine ​​di trasporto chiamate GHBP o proteine ​​leganti l’ormone della crescita. Queste proteine ​​carrier sono essenzialmente una forma solubile e troncata del dominio extracellulare del GHR – GHR circolanti mobili che non si trovano all’interno delle membrane cellulari.[103] Il GH nel flusso ematico può anche esistere in forma libera o non legata e il rapporto tra frazione legata e non legata dipende dal modello pulsatile della sua secrezione. [104] I complessi di GH circolante nell’uomo possono essere costituiti da una delle due distinte forme di GH (22-kDa e 20-kDa), con circa il 90% rappresentato dalla forma molecolare da 22-kDa nonostante le prime stime abbiano ridotto tale numero.[105-106] Le moderne metodologie utilizzate nei test antidoping per la rilevazione indiretta del GH possono effettivamente sfruttare i rapporti in tempo reale delle molecole di GH circolanti all’interno del sistema di un atleta per determinare se questo ha usato rHGH nelle ultime 24-36 ore prima del test. La molecola dell’Ormone della Crescita, nella sua forma corretta da 22-kDa, è raffigurata di seguito. [107]:

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Molecola dell’Ormone della Crescita nella sua forma corretta da 22kDa

In definitiva, questo GH circolante si lega al GHR, recettore dell’Ormone della Crescita appartenente alla superfamiglia delle proteine ​​transmembrana presenti in tutte le cellule del corpo e che include il recettore della Prolattina e un certo numero di recettori delle citochine [108-110]. I livelli sulla superficie cellulare, o la densità recettoriale, dei GHR sono il determinante principale dell’affinità di legame del GH con le cellule. La traslocazione del GHR, cioè il recettore che si sposta dal nucleo di una cellula alla sua membrana esterna, è direttamente inibita dall’IGF-1 – che è uno dei molti meccanismi di feedback che esistono tra questi ormoni strettamente correlati. Mediante l’inibizione della traslocazione dei GHR, l’IGF-1 contribuisce direttamente ad abbassare la reattività di queste cellule a uno stimolo esterno di GH. [111]

Una analisi profonda dell’attivazione della Tirosina Chinasi, delle vie di segnalazione a valle e dell’espressione genica va oltre lo scopo di questo articolo. Quindi, mi limiterò a trattarlo superficialmente. E’ necessario comunque toccare alcuni dei punti più importanti della segnalazione intracellulare per comprendere veramente le basi del processo ipertrofico e del perché esiste sia sinergie composte che potenziali strategie ottimizzate per massimizzare il processo.

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Come già accennato, i GHR esistono sulle membrane cellulari come omodimeri preformati e inattivi. Questo significa che il GHR ha due dimeri identici del recettore della proteina, e questi omodimeri saranno sempre accoppiati al JAK2 quando sono privi di attività enzimatica. Questo accoppiamento al JAK2 provoca un’azione inibitoria complessiva sul recettore. [112-113] In altre parole, il GHR rimane dormiente finché non viene attivato come parte del processo di legame GH/GHR. Quando una molecola di GH si lega al GHR, si verifica un cambiamento strutturale all’interno del GHR che si traduce in movimento effettivo dei domini intracellulari del recettore separatamente l’uno dall’altro. Questo smorza quell’azione inibitoria data dal JAK2 e consente loro di attivarsi l’un l’altro.[114-116]

Successivamente, la molecola di GH si lega sequenzialmente a uno dei due omodimeri di GHR e il completamento di questo processo di legame facilita le interazioni con il secondo omodimero. Dopo questo, i domini intracellulari di questo dimero-GHR appena formato subiscono una rotazione effettiva. La rotazione del nuovo dimero-GHR consente ai domini chinasi del JAK2 di essere in contatto l’uno con l’altro, consentendo loro di transactivare e ciascuno successivamente si lega a una molecola di JAK2. [117-118] Ciascuna molecola di JAK2 eseguirà quindi la fosforilazione incrociata (attivazione) dei residui di Tirosina, e sono proprio questi residui che formano “punti di attracco” per molte delle diverse molecole di segnalazione che costituiscono le vie di segnalazione a valle, e alla fine portano all’espressione genica. [114,118 -120] Uno dei più importanti percorsi a valle di maggior interesse per l’argomento specifico che qui vado trattando è il percorso JAK-STAT. Questo percorso è di vitale importanza sia per la trascrizione epatica di IGF-1 dal GH che per molti dei processi anabolici mediati dal GH all’interno del tessuto muscolare.

Nella seconda parte di questa serie di articoli mi occuperò più nel dettaglio del IGF-1, della “somatopausa” e della reale efficacia dell’uso del GH nello sport.

Stay tuned!

Gabriel Bellizzi

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IMPATTO DELLA SUPPLEMENTAZIONE DI FURSULTIAMINA SULLA RESISTENZA E LA FORZA

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La Fursultiamina è un analogo sintetico della vitamina B1. Se viene somministrata ai topi, questi, come risposta, manifestano un aumento esponenziale della resistenza e della forza. Il tutto senza uno stimolo indotto dall’attività fisica. Ciò è stato riportato in uno studio pubblicato su Nutrients.(1)

 

Il nome ufficiale della Fursultiamina è Tiamina Tetraidrofurfuril Disolfuro [TTFD]. Come accennato, è un analogo sintetico della Tiamina o Vitamina B1 il quale, grazie alla sua struttura, presenta un assorbimento cellulare migliore rispetto alla normale Tiamina. È facilmente assorbita dal tratto intestinale e trasformata in Pirofosfato di Tiamina (TPP), il quale, al pari della classica Tiamina, svolge un ruolo importante come cofattore per gli enzimi delle vie metaboliche coinvolte nella produzione di Adenosina Trifosfato (ATP). Chimicamente, la Fursulftiamina è un derivato disolfuro della Tiamina ed è simile nella struttura all’Allitiamina.(2)

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In molti paesi asiatici, la Fursultiamina è presente sul mercato come farmaco da banco per il trattamento della stanchezza, mentre in occidente è generalmente possibile trovare la Fursultiamina all’interno delle formulazioni di integratori per la perdita di peso e, a volte, nei pre-workout. Di solito la sua presenza all’interno dei supplementi è indicata in modo generale, in quantità sconosciute e, con tutta probabilità, molto piccole.

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Gli autori dell’esperimento qui trattato nello specifico, hanno somministrato ai topi una dose orale giornaliera di Fursultiamina pari a 0 [Vehicle], 50mg [TTFD-1X], 100mg [TTFD-2X] e 500mg [TTFD-5X] per kg per 6 settimane. Il dosaggio utilizzato rapportato ad un uomo adulto equivarrebbe, in media, a 0 [Vehicle], 800mg [TTFD-1X], 1600mg [TTFD-2X] e 4000mg [TTFD-5X] di Fursultiamina al giorno.

Dopo il periodo di supplementazione, i ricercatori hanno fatto correre i topi il più a lungo possibile. In basso a sinistra si può osservare che gli animali trattati con il dosaggio più alto di Fursultiamina hanno mostrato una maggiore resistenza all’esercizio.

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In alto a destra si può notare che la supplementazione di Fursultiamina ha portato ad una maggiore forza esprimibile da parte degli animali. La forza generata dalla spinta dei loro arti era maggiore nei topi trattati con Fursultiamina.

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La supplementazione con Fursultiamina ha aumentato la quantità di glucosio presente nelle cellule. Dopo che i topi avevano corso, l’analisi ematica ha evidenziato una minore presenza di proteine degradate [BUN] e di Creatina Chinasi [CK] nei topi trattati con Fursultiamina. La Fursultiamina sembra avere un effetto protettivo a livello muscolare diminuendo la degradazione proteica indotta dall’esercizio fisico.

La Tiamina, nei dosaggi raccomandati dalle linee guida. è ampiamente accettata come integratore  per mantenere le funzioni fisiologiche ottimali. I ricercatori hanno riportato che, per l’applicazioni pratica della supplementazione di Fursultiamina negli atleti è consigliabile un’assunzione giornaliera pari a 40mg/kg – dose equivalentemente convertita dal dosaggio di 500 mg/kg utilizzato nello studio, in base alla superficie corporea tra i topi e gli esseri umani secondo la formula US Food and Drug Administration, per il miglioramento della regolazione energetica e delle prestazioni in una strategia nutrizionale combinata, comprendente un carico glucidico adeguato alla domanda energetica consequenziale all’esercizio prolungato.

Per un atleta di 80Kg, la dose consigliata dai ricercatori sarebbe pari a 3.200mg di Fursultiamina al giorno. C’è il probabile rischio che tale dosaggio sia, in effetti, eccessivamente alto. In base ad un promettente studio svolto su esseri umani (3) il dosaggio efficace, e ragionevolmente “sicuro”, di Fursultiamina risulta essere di 10mg/Kg (800mg/die per un atleta di 80Kg).

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

  1. https://doi.org/10.3390/nu10070851
  2. http://www.medscimonit.com/fulltxt.php?ICID=11763
  3. http://dx.doi.org/10.5717/jenb.2013.17.4.189

Estrogeni: caratteristiche, funzioni e loro gestione

Estrogeni, questi sconosciuti…

 

La questione degli Estrogeni nell’ambito delle preparazioni comprendenti farmaci per il miglioramento delle prestazioni, in special modo nel Bodybuilding, è generalmente mal compresa e, di conseguenza, mal gestita. Complice di questa “mala gestione” è l’ignoranza sia specifica, cioè portata da una scarsa disponibilità di testi di facile accesso (e comprensione) che trattano l’argomento in modo esaustivo, sia indotta dal comportamento della maggior parte dei preparatori o degli atleti “solisti” che ignorano totalmente la necessità di un aggiornamento continuo in tutte le componenti della preparazione (allenamento, nutrizione e supplementazione). Con questa pubblicazione è mia intenzione fornire una buona base di conoscenza sugli Estrogeni (loro biosintesi, azioni ecc…) e sulla migliore gestione di questi nel contesto di una preparazione.

Iniziamo per gradi…

Estrogeni e loro caratteristiche/azioni principali (nella donna e nell’uomo)

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Estradiolo

 

Gli Estrogeni sono i principali ormoni sessuali femminili. Si tratta di ormoni steroidei responsabili dello sviluppo e della regolazione del sistema riproduttivo femminile e delle caratteristiche sessuali secondarie. Con il termine estrogeno ci si può anche riferire a qualsiasi sostanza, naturale o sintetica, che mima gli effetti dell’ormone naturale.(1) L’estrogeno prevalente in quantità e potenza è l’Estradiolo, anche se diversi metaboliti dell’estradiolo hanno anche una marcata attività ormonale estrogenica. Versioni sintetiche degli estrogeni vengono utilizzate come principio attivo di farmaci contraccettivi orali, nella terapia ormonale sostitutiva  per le donne in postmenopausa, nelle donne ipogonadiche e nei transgender, oltre che nel trattamento di alcuni tumori ormone-sensibili come il cancro alla prostata e il cancro al seno. Gli Estrogeni sono una delle tre classi di ormoni sessuali, insieme agli Steroidi Androgeni/Anabolizzanti come il Testosterone e i progestinici come il Progesterone.

Estrogeni

Gli Estrogeni sono sintetizzati in tutti i vertebrati (2) così come in alcuni insetti.(3) Le tre principali forme di estrogeno presenti naturalmente nelle donne sono l’Estrone (E1), l’Estradiolo (E2) e l’Estriolo (E3). Un altro tipo di Estrogeno chiamato Estetrolo (E4) viene prodotto solo durante la gravidanza. Quantitativamente, gli Estrogeni circolano a livelli inferiori rispetto agli Androgeni sia negli uomini che nelle donne.(4) Mentre i livelli di Estrogeni sono significativamente più bassi nei maschi rispetto alle femmine, gli Estrogeni, tuttavia, hanno anche importanti ruoli fisiologici nei soggetti di sesso maschile.(5) 

Come tutti gli ormoni steroidei, gli Estrogeni penetrano facilmente attraverso la membrana cellulare. Una volta all’interno della cellula, si legano e attivano i recettori degli estrogeni (ER) che a loro volta modulano l’espressione di molti geni.(6) Inoltre, gli Estrogeni si legano e attivano rapidamente  i recettori degli estrogeni di membrana  (mER), (7)(8) come i GPER (GPR30).(9)

Come già precedentemente accennato, i tre principali Estrogeni presenti naturalmente nelle donne sono l’Estrone (E1), l’Estradiolo (E2) e l’Estriolo (E3). L’Estradiolo è l’estrogeno predominante negli anni riproduttivi sia in termini assoluti nel siero che in termini di attività estrogenica. Durante la menopausa, l’Estrone è l’Estrogeno circolante predominante mentre durante la gravidanza è l’Estriolo ad essere l’Estrogeno circolante predominante in termini di livelli sierici. Anche se l’Estriolo è il più abbondante dei tre estrogeni è anche il più debole, mentre l’Estradiolo è il più forte con una potenza di circa 80 volte quella dell’Estriolo.(10) Quindi, l’Estradiolo è l’Estrogeno più importante nelle donne non in gravidanza che si trovano tra le fasi del menarca e della menopausa.

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Estetrolo

 

Tuttavia, durante la gravidanza questo ruolo passa all’Estriolo e nelle donne in postmenopausa l’Estrone diventa la forma primaria di Estrogeno nel corpo. Come già accennato, un altro tipo di Estrogeno chiamato Estetrolo (E4) viene prodotto solo durante la gravidanza. Oltre che dai follicoli ovarici, tutte le diverse forme di estrogeni sono sintetizzate a partire dagli Androgeni, in particolare dal Testosterone e dal Androstenedione, da parte dell’enzima aromatasi.

Altri substrati utilizzati dal corpo per la sintesi estrogenica, senza il coinvolgimento primario dell’enzima aromatasi,  sono il 27-idrossicholesterolo, il Deidroepiandrosterone (DHEA), il 7-oxo-DHEA, il 7α-idrossi-DHEA, il 16α-idrossi-DHEA, il 7β-idrossiepiandrosterone, l’Androstenedione (A4), l’Androstenediolo (A5), il 3α-androstanediolo e il 3β-androstanediolo. Alcuni metaboliti estrogenici, come i catecol-estrogeni 2-idrossiestradiolo, 2-idrossestrone, 4-idrossiestradiolo e 4-idrossestrone, nonché il 16α-idrossiestrone, sono composti estrogenici con vari gradi di attività. L’importanza biologica di questi estrogeni minori non è del tutto chiara. Tutti questi composti  possono avere importanti funzioni estrogeniche nel corpo.

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Steroidogenesi; gli Estrogeni sono rappresentati in basso a destra.

 

 

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Recettore degli Estrogeni alfa (ERα)

 

Le azioni degli Estrogeni sono mediate dal Recettore Estrogeno (ER), una proteina nucleare dimerica che si lega al DNA e controlla l’espressione genica. Come altri ormoni steroidei, l’Estrogeno entra passivamente nella cellula nella quale si lega e attiva il Recettore dell’Estrogeno. Il complesso ER si lega a specifiche sequenze di DNA chiamate “elemento di risposta ormonale” per attivare la trascrizione di geni bersaglio: in uno studio nel quale si è utilizzate una linea di cellule del cancro al seno estrogeno-dipendente come modello, sono stati identificati 89 di questi geni.(11) Poiché l’Estrogeno entra in tutte le cellule, le sue azioni dipendono dalla presenza del ER nella cellula. L’ER è espresso in tessuti specifici tra cui l’ovaio, l’utero e il seno. Gli effetti metabolici degli Estrogeni nelle donne in postmenopausa sono stati legati al polimorfismo genetico dell’ER. (12)

Mentre gli Estrogeni sono presenti sia negli uomini che nelle donne, sono solitamente presenti a livelli significativamente più alti nelle donne in età riproduttiva. Essi promuovono lo sviluppo delle caratteristiche sessuali secondarie femminili, come i seni, e sono anche coinvolti nell’ispessimento dell’endometrio e altri aspetti della regolazione del ciclo mestruale. Nei maschi, l’Estrogeno regola alcune funzioni del sistema riproduttivo importanti per la maturazione dello sperma (13)(14)(15) e sembra essere necessario per una sana libido.(16)  Inoltre, vi sono molti altri cambiamenti strutturali indotti dall’Estrogeno oltre ad altre funzioni.

Gli Estrogeni, nelle femmine, sono prodotti principalmente dalle ovaie e, durante la gravidanza, dalla placenta.(17) L’Ormone Follicolo Stimolante (FSH) stimola la produzione ovarica di Estrogeni da parte delle cellule della granulosa dei follicoli ovarici e dei corpi lutei. Alcuni Estrogeni vengono anche prodotti in quantità minori in altri tessuti come il fegato, le ghiandole surrenali e i seni. Queste fonti secondarie di Estrogeni sono particolarmente importanti nelle donne in postmenopausa. Anche nelle cellule adipose vengono sintetizzati Estrogeni (vedi azione dell’Enzima Aromatasi)(18)

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Nelle femmine, la sintesi degli Estrogeni inizia nelle cellule della teca follicolare interna nell’ovaio, dalla sintesi del Androstenedione a partire dal Colesterolo. L’Androstenedione è uno steroide con debole attività androgenica il cui scopo è prevalentemente quello di fungere da precursore di più potenti androgeni come il Testosterone così come dell’Estrogeno. Questo steroide attraversa la membrana basale nelle cellule della granulosa circostanti, dove o viene immediatamente convertito  in Estrone, o in Testosterone e poi successivamente  in Estradiolo.  La conversione del Androstenedione in Testosterone è catalizzata dal 17β-idrossisteroide deidrogenasi (17β-HSD), mentre la conversione del Androstenedione e del Testosterone in Estrone ed Estradiolo è rispettivamente catalizzata dal aromatasi, entrambi enzimi che sono espressi nelle cellule della granulosa. Al contrario, le cellule della granulosa non dispongono di 17α-idrossilasi e 17,20-liasi, mentre le cellule della teca follicolare interna esprimono questi enzimi e il 17β-HSD, ma non l’aromatasi. Quindi sia le cellule della granulosa che le cellule della teca follicolare interna sono essenziali per la produzione di Estrogeni nelle ovaie.

I livelli di Estrogeni variano durante il ciclo mestruale, con livelli più alti vicino alla fine della fase follicolare e poco prima dell’ovulazione.

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Intervalli di riferimento nelle concentrazioni di Estradiolo, il principale Estrogeno circolante, durante il ciclo mestruale.   
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CYP1A1

 

Gli Estrogeni sono metabolizzati tramite idrossilazione da enzimi citocromo P450 quali CYP1A1 e CYP3A4 e tramite coniugazione del estrogeno  sulfotransferasi (sulfato) e del UDP-glucuroniltransferasi (glucuronidazione). Inoltre, l’Estradiolo viene deidrogenato dal 17β-idrossiesteroide deidrogenasi nel molto meno potente Estrone. Queste reazioni si verificano principalmente nel fegato, ma avvengono anche in altri tessuti.

Gli estrogeni sono implicati nel rilascio di GH e IGF-1 sia nell’uomo che nella donna. Le donne hanno mediamente livelli di GH più elevati sebbene sembri che ne siano meno sensibili (vedi percentuale di grasso corporeo femminile).

Quindi, per riepilogare, gli Estrogeni nelle femmine regolano la maturazione sessuale intervenendo nello sviluppo dell’apparato genitale.

La loro massiccia secrezione in epoca puberale induce la chiusura delle cartilagini di coniugazione delle ossa lunghe, terminando di fatto, la fase di accrescimento staturale.

Gli estrogeni stimolano lo sviluppo stromale della mammella e il mantenimento delle caratteristiche femminili secondarie (crescita delle mammelle, distribuzione dei peli, voce, statura, ossatura, distribuzione del grasso).

Permettono la fecondazione e la gravidanza, intervenendo nella regolazione del ciclo mestruale.

Regolano la distribuzione del grasso corporeo, favorendone il deposito nelle anche, nelle natiche, nelle cosce e nell’addome al di sotto dell’ombelico.

Mantengono il trofismo osseo ed hanno quindi azione protettiva nei confronti dell’osteoporosi

Stimolano la sintesi di trigliceridi e l’aumento delle lipoproteine ad alta densità (HDL) proteggendo le pareti vasali dal danno arteriosclerotico.

Stimolano la lipolisi nel tessuto muscolare ed adiposo. Per questo motivo gli estrogeni migliorano la prestazione degli sport di durata risparmiando il glicogeno muscolare a scapito degli acidi grassi

Regolano molte funzioni cerebrali fra cui l’attenzione e la memoria.

Stimolano la sintesi epatica di numerosi enzimi e proteine (SHBG, angiotensinogeno).

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Enzima Aromatasi

 

Nell’uomo, invece, gli estrogeni circolanti derivano per la maggior parte dall’aromatizzazione degli Androgeni  circolanti (19). Il complesso enzimatico conosciuto come aromatasi è responsabile dell’aromatizzazione dell’anello A degli Androgeni che comporta la trasformazione in sostanze ad attività estrogenica. (20) (21) (22)

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Recettore degli Estrogeni beta (ERβ)

 

La trascrizione del gene per l’aromatasi e l’espressione dell’enzima aromatasi avviene in un ampio numero di tessuti, come i testicoli, il tessuto adiposo, il muscolo, il fegato, il cervello, i follicoli piliferi, i fibroblasti etc. (20). L’azione degli Estrogeni, come già accennato,  si esplica attraverso il loro legame a recettori specifici, che appartengono alla ‘superfamiglia’ dei recettori nucleari (23). Finora sono stati caratterizzati due tipi di recettori per gli Estrogeni (ER): l’ER classico, ora denominato ERα (24) (25) (26), ed un altro sottotipo denominato ERβ (27). Entrambi sono recettori intranucleari che, una volta attivati, modulano a livello genomico l’attività di trascrizione genica. Di recente è stata documentata anche una via non-genomica dell’azione degli Estrogeni, che prevede un’interazione plasma-membrana del recettore estrogenico (28) (29) (30).

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Conversione del Testosterone in Estradiolo

 

L’Estradiolo (E2) nel maschio è sintetizzato dal Testosterone attraverso l’enzima aromatasi o dall’Estrone attraverso la 17β-idrossisteroido deidrogenasi (17β-HSD) (31). L’E2 prodotto giornalmente nel maschio è stimato essere circa 35-45 μg (0.130- 0.165 μmol), dei quali il 15-20% è direttamente prodotto dal testicolo (32) (19), un 60% è prodotto dall’aromatizzazione periferica del Testosterone circolante ed il restante 20% dalla conversione periferica dell’Estrone.  L’Estrone (E1) può anche essere direttamente secreto dai surreni (33) o derivare dall’aromatizzazione periferica dell’Androstenedione, quest’ultimo prodotto in parte dal surrene ed in parte derivante dalla conversione periferica del Testosterone. I testicoli comunque contribuiscono maggiormente, rispetto ai surreni, alla totale produzione di Estradiolo circolante e la via enzimatica di sintesi maggiormente coinvolta nella secrezione di Estrogeni nel maschio è quella aromatasica, mentre la via della 17β-HSD ha una minore rilevanza “in vivo”. Solo il 2-3% dell’Estradiolo circolante è libero, la maggior parte dell’ormone è legato all’albumina o alla globulina legante gli ormoni sessuali (SHBG) (34) e la frazione non legata alla SHBG è considerata bioattiva a livello dei tessuti bersaglio.

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SHBG

 

I progressi negli studi effettuati negli ultimi anni hanno infatti dimostrato in maniera inequivocabile il ruolo fisiologico che gli Estrogeni hanno anche nell’uomo. Gli Estrogeni svolgono un ruolo chiave sul sistema immunitario, a livello del timo, agiscono a livello ipofisario e cardiovascolare, osseo e del metabolismo glucidico e lipidico.

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Un eccesso estrogenico nella donna favorisce l’accumulo di tessuto adiposo e la comparsa di ritenzione idrica, oltre ad esporre la donna ad un elevato rischio di sviluppare alcune forme di cancro come quello alla mammella, l’insulinoresistenza, l’infertilità e l’ovaiopolicistico. Nell’uomo l’eccesso estrogenico è legato ad effetti collaterali spiacevoli tra i quali troviamo la ginecomastia, la diminuzione del desiderio sessuale, problemi di erezione (che si verifica anche con un calo estrogenico eccessivo),  e diminuzione della fertilità.
Ricordiamoci però che, tanto nella donna come nell’uomo, un livello estremamente basso di Estrogeni comporta diversi problemi tra i quali emergono: elevati livelli sierici di Trigliceridi, LDL e colesterolo totale con ridotti livelli di HDL (35)(36)(37)(38)(39),  ridotti livelli di LDL, HDL e colesterolo totale con Trigliceridi normali (40)(41), osteoporosi, dolore osseo, e diabete mellito di tipo II (37).

Si noti che la descrizione di pazienti maschi affetti da deficit congenito di Estrogeni (42) (43) (44) (45) (46) (47) (48) (49) (50) (51) ha fornito un modello in vivo unico che ha permesso di stabilire che la completa ossificazione delle cartilagini epifisarie, anche nel maschio, non può avvenire senza l’azione degli Estrogeni. Inoltre, è stato dimostrato che gli Androgeni da soli non sono sufficienti per garantire una normale mineralizzazione dello scheletro in età adulta, dal momento che un quadro di osteopenia e/o osteoporosi è stato documentato in tutti i pazienti con deficit congenito di Estrogeni (42) (43) (44) (45) (46) (47) (48) (49) (50) (51). Ad oggi è stato chiarito che gli effetti degli steroidi sessuali sul processo di mineralizzazione ossea nel maschio sono solo in parte da ascrivere agli Androgeni di origine testicolare, mentre l’azione degli Estrogeni, che derivano dall’aromatizzazione degli androgeni stessi, sembra giocare un ruolo di maggiore importanza (52) (53). Infatti in letteratura vi sono evidenze riguardo l’associazione tra ipogonadismo e riduzione della massa ossea in entrambi i sessi (54) (55) (56) (57) (58) (59). Inoltre, il concetto generale che gli Androgeni mantengono la massa ossea nell’uomo, così come gli Estrogeni la mantengono nella donna, continua ad essere il punto di vista prevalente tra i medici, sebbene recenti studi suggeriscano il contrario  (42) (43) (44) (45) (60) (61). Nel 1997, infatti, è stata descritta l’efficacia della terapia Estrogenica nell’ottenere sia la completa ossificazione delle epifisi che l’aumento di densità minerale ossea (BMD) in un paziente maschio affetto da deficit congenito di aromatasi (44).

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Fonti degli estrogeni circolanti nel maschio ed organi e tessuti bersaglio dell’azione degli estrogeni. La figura indica la produzione in µmol/L.(modificata da Baird et al., 1969a e Saez et al., 1972)  

 

Una funzione interessante dell’Estradiolo nel maschio è rappresentata dal suo impatto sulla funzione sessuale.  Come già accennato, l‘Estradiolo negli uomini è essenziale per modulare la libido, la funzione erettile e la spermatogenesi. I recettori degli Estrogeni, così come l’aromatasi,  sono abbondanti nel cervello, nel pene e nei testicoli, organi importanti per la funzione sessuale. Nel cervello, la sintesi dell’Estradiolo è elevata nelle aree correlate all’auda sessuale. Inoltre, nel pene, i recettori degli Estrogeni si trovano in tutto il corpus cavernosum con elevata concentrazione intorno ai fasci neurovascolari. Un livello basso di Testosterone e elevato di Estrogeni aumenta l’incidenza della disfunzione erettile indipendentemente l’uno dall’altro. Nei testicoli, la spermatogenesi è modulata a tutti i livelli dagli Estrogeni, a partire dall’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi, seguita dalle cellule di Leydig, Sertoli e germinali e terminando con l’epitelio ductale, l’epididimo e lo sperma maturo. La regolazione delle cellule testicolari mediante l’Estradiolo mostra sia un’influenza inibitoria che una stimolatoria, indicando un intricata sinfonia di modulazione dose-dipendente e temporalmente sensibile.(62)

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Adesso che abbiamo una buona conoscenza di base sugli Estrogeni e le loro azioni sia nell’uomo che nella donna, possiamo passare a trattare la questione della gestione funzionale degli Estrogeni durante la preparazione.

AAS aromatizzabili e gestione estrogenica

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Come ormai ben sappiamo, il Testosterone è il substrato primario usato nell’uomo per la sintesi dell’Estradiolo, principale ormone sessuale femminile. Con una leggera alterazione strutturale del Testosterone dovuta all’azione dell’enzima aromatasi, l’Estradiolo viene prodotto nel maschio. L’attività dell’enzima aromatasi nel maschio si verifica in diverse regioni del corpo , compreso il tessuto adiposo, il fegato, le gonadi, il Sistema Nervoso Centrale e il tessuto muscolo scheletrico.(63) (64) (65) (66) (67) In un soggetto sano di sesso maschile , la quantità di Estrogeni prodotta non è generalmente molto significativa ed è basata sulle richieste e caratteristiche fisiologiche divenendo anche un vantaggio, come precedentemente visto, nella qualità e quantità dei valori di colesterolo e nella mineralizzazione ossea. Nei casi in cui le concentrazioni di Estrogeni (in particolare dell’Estradiolo) raggiungono livelli ematici elevati, che ciò avvenga come conseguenza non patologica (vedi obesità e cattiva alimentazione) o patologica (vedi neoplasia al testicolo), o come conseguenza del uso di AAS aromatizzabili e dell’alterazione omeostatica dovuta all’uso di tali composti, il soggetto sperimenta effetti avversi tra i quali vi sono la comparsa di ritenzione idrica, l’accumulo adiposo con modello femminile  e la ginecomastia.  Per questo motivo, molti atleti si concentrano sulla riduzione dell’incremento e/o dell’attività degli estrogeni nel corpo con l’uso di inibitori dell’aromatasi (es. Anastrozolo, Letrozolo e Exemestane), di Modulatori Selettivi del Recettore degli Estrogeni (SERM) (es. Tamoxifene e Raloxifene) o di inibitori della biosintesi steroidea (es. Aminoglutettimide e Trylostano), in specie quando il ciclo che stanno seguendo è composto da molecole altamente aromatizzabili (es. Testosterone e Methandrostenolone) o quando l’atleta desidera avere un maggior controllo estrogenico in un contesto nel quale si cerca di aumentare la definizione muscolare.

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Oxymetholone

Nota: Con l’uso del Oxymetholone, il quale possiede attività estrogenica intrinseca, la gestione del fattore estrogenico (in particolare con la presenza di substrati soggetti all’aromatizzazione) assume caratteristiche leggermente più “complesse”. L’Oxymetholone è infatti un AAS avente azione altamente estrogenica. Tale azione, per l’appunto,  non è dipendente dall’aromatizzazione del composto in estrogeno – essendo un derivato del DHT  non può essere aromatizzato.  L’uso di inibitori dell’aromatasi come l’Anastrozolo o l’Exemestane  non influiscone sulla estrogenicità relativa di questo AAS. Alcuni hanno suggerito che l’alto livello di attività estrogenica del Oxymetholone sia in realtà dovuto alla presunta azione progestinica del composto, simile al Nandrolone. Gli effetti collaterali  estrogenici e progestinici possono essere molto simili (anche perché l’azione dei due steroidi è co-attiva), il che ha reso plausibile questa ipotesi. Tuttavia, esiste uno studio nel quale è stata esaminata l’attività progestinica del Oxymetholone. Lo studio in questione stabilì che non vi era alcuna attività progestinica derivante dal composto.(68) Con tali risultati, sembra plausibile che l’Oxymetholone possa attivare il recettore degli estrogeni similmente a, ma più profondamente, dell’androgeno estrogenico Methandriolo. In definitiva, l’attività estrogenica di questo composto può essere gestita solamente con l’uso di SERM come il Tamoxifene o il Raloxifene dal momento che, per i motivi sopra detti, composti anti aromatasi e gli inibitori della biosintesi steroidea non hanno alcuna incidenza sull’attività estrogenica di questo AAS.  

Anche alla luce di quanto accennato in precedenza, non dobbiamo tuttavia essere indotti a pensare che gli Estrogeni  non diano nessun beneficio prestativo. Livelli di Estradiolo mantenuti nei limiti del range di riferimento offrono diversi vantaggi.  

Gli atleti sono da anni a conoscenza del fatto che gli AAS aromatizzabili presentano un vantaggio nell’anabolismo muscolare,  ma è solo di recente che siamo arrivati finalmente a capire i meccanismi che stanno alla base di tale effetto. Sembra che i motivi vadano oltre l’aumento di peso e di forza che si attribuiscono alla ritenzione idrica data dall’attività estrogenica, comprendendo che questo ormone (Estradiolo) possiede effettivamente un effetto diretto sui processi anabolici. Ciò si manifesta attraverso l’aumento dell’utilizzo del Glucosio, la secrezione dell’Ormone della Crescita (e di IGF-1) e la proliferazione dei recettori degli Androgeni.

  • Estrogeni e utilizzo del Glucosio
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G6PD

 

Gli Estrogeni possono giocare un ruolo molto importante nella promozione di uno stato anabolico influenzando l’utilizzo del Glucosio nel tessuto muscolare. Ciò avviene attraverso un’alterazione del livello di glucosio 6-fosfato deidrogenasi disponibile, un enzima direttamente legato all’uso del glucosio per la crescita e il recupero del tessuto muscolare.(69) (70) Più specificamente, il G6PD è l’enzima che catalizza la prima reazione della via dei pentoso fosfati (definita anche Shunt dell’Esosomonofosfato [HMP shunt] o PPP da Pentose phosphate pathway), un processo metabolico citoplasmatico, parallelo alla glicolisi, in grado di generare NADPH e zuccheri pentosi (a 5 atomi di carbonio). Durante il periodo di rigenerazione tissutale seguente il danno muscolare, i livelli di G6PD aumentano considerevolmente, il che è ritenuto essere un meccanismo che il corpo attua per migliorare il recupero quando necessario.  Sorprendentemente, scopriamo che l’Estrogeno è direttamente legato al livello di G6PD che deve essere messo a disposizione delle cellule in questa fase di recupero. In sintesi, gli Estrogeni svolgono anche una azione metabolica accelerando la sintesi degli acidi nucleici, delle proteine e del glicogeno.

Il legame tra Estrogeno e G6PD è stato stabilito attraverso uno studio nel quale è stato dimostrato che i livelli di questo enzima deidrogenasi aumentano dopo la somministrazione di Testosterone Propionato. Lo studio ha inoltre mostrato che era l’aromatizzazione del Testosterone in Estradiolo ad essere direttamente responsabile di questo aumento e non l’azione Androgena del AAS.(71) In questo studio sono stati presi in esame anche due composti non-aromatizzabili, il Dihydrotestosterone e il Fluoxymesterone, ma l’effetto avuto con l’uso di Testosterone Propionato non è stato replicato. Inoltre, l’effetto positivo del Testosterone Propionato è stato bloccato quando è stato aggiunto  l’inibitore dell’aromatasi 4-idrossiandrostenedione (Formestano), mentre la somministrazione di 17-beta Estradiolo da solo ha causato un aumento di G6PD simile a quello osservato con il Testosterone Propionato. Il 17-alfa Estradiolo, isomero ormonalmente inattivo del 17-beta Estradiolo, che non può legarsi al recettore estrogenico, non ha avuto alcun effetto sul G6PD. Ulteriori prove sono state fatte utilizzando il Testosterone Propionato con l’antiandrogeno Flutamide dimostrando che anche quest’ultimo farmaco non ha alterato negativamente le concentrazioni di G6PD, sottolineando l’effetto indipendente dall’azione del Testosterone con il recettore androgeno.

  • Estrogeni e GH/IGF-1

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L’Estrogeno può anche svolgere un ruolo importante nella produzione dell’Ormone della Crescita e del IGF-1. L’IGF-1 (Fattore di Crescita Insulino-Simile) è un ormone anabolizzante rilasciato nel fegato e in vari tessuti periferici attraverso lo stimolo dell’Ormone della Crescita. L’IGF-1 è il principale responsabile dell’attività anabolica dell’Ormone della Crescita, attraverso una maggiore ritenzione di azoto / sintesi proteica e iperplasia cellulare (proliferazione). Uno dei primi studi da portare all’attenzione riguardante la questione qui trattata ha esaminato gli effetti del SERM Tamoxifene sui livelli di IGF-1, dimostrando che il composto esaminato ha un effetto soppressivo.(72) Un secondo studio, forse più degno di nota, svolto nel 1993, ha esaminato gli effetti della terapia sostitutiva del Testosterone sui soli livelli di GH e IGF-1 e li ha confrontati con gli effetti del Testosterone combinato nuovamente con il Tamoxifene. (73) Quando è stato somministrato Tamoxifene, i livelli di GH e IGF-1 hanno subito un notevole calo, mentre entrambi i valori sono stati elevati con la somministrazione di solo Testosterone Enantato. Un altro studio ha mostrato come la somministrazione settimanale di 300mg di Testosterone Enantato causi un lieve aumento del IGF-1 in uomini normali. Questi 300mg di Testosterone Enantato hanno causato un aumento dei livelli di Estradiolo, cosa normale con tale dose.  Questo è stato confrontato con l’effetto portato con lo stesso dosaggio di Nandrolone Decanoato; tuttavia, questo AAS non è riuscito a produrre lo stesso aumento nei livelli di IGF-1. Questo risultato è molto interessante, specialmente quando notiamo che i livelli di Estrogeni sono stati effettivamente ridotti quando questo AAS è stato somministrato (ricordiamoci che il Nandrolone aromatizza il 20% del Testosterone). (74) Un altro  studio ha dimostrato che la secrezione di GH e IGF-1 è aumentata con la somministrazione di Testosterone in maschi con pubertà ritardata, mentre il Dihydrotestosterone (non aromatizzabile) sembra sopprimere la secrezione di GH e IGF-1. (75)

  • Estrogeni e  Recettori degli Androgeni
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Recettore degli Androgeni

 

È stato anche dimostrato che l’Estrogeno può aumentare la concentrazione dei recettori degli androgeni in alcuni tessuti. Ciò è stato dimostrato in studi svolti su ratti che hanno esaminato gli effetti degli Estrogeni sui Recettori degli Androgeni cellulari in animali sottoposti ad orchiectomia (rimozione dei testicoli, spesso effettuata per diminuire la produzione endogena di Androgeni). Secondo lo studio, la somministrazione di Estrogeni ha determinato un aumento del legame recettoriale nel muscolo levator ani del Metribolone pari al 480%. (76) La spiegazione per tale evento suggerita è che l’Estrogeno stimola direttamente la proliferazione dei Recettori Androgeni, o forse ne diminuisce il tasso di danneggiamento. Anche se la crescita del muscolo levator ani è comunemente usata come riferimento per determinare l’attività anabolica dei composti steroidei, esso è un muscolo dell’organo sessuale ed è diverso dal tessuto muscolo scheletrico in quanto possiede una concentrazione molto più alta di Recettori Androgeni. Questo studio, tuttavia, ha esaminato l’effetto sui AR dato dagli Estrogeni nei tessuti musco scheletrici veloci (tibialis anterior e extensor digitorum longus), ma senza notare  lo stesso aumento  visto nel levator ani. Anche se scoraggiante come notizia, il fatto che l’Estrogeno possa aumentare il legame del Recettore degli Androgeni in qualsiasi tessuto rimane una scoperta estremamente significativa, soprattutto alla luce del fatto che ora sappiamo che gli Androgeni hanno alcuni effetti positivi sulla crescita muscolare mediati al di fuori del tessuto muscolare.

  • Estrogeni e fatica/stanchezza

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La così detta “Steroid Fatigue” è una frase comunemente utilizzata in riferimento ad un’altra importante funzione dell’Estrogeno sia nel corpo maschile che femminile, vale a dire la sua capacità di promuovere uno stato mentale di vigilanza. Data la larga disponibilità di potenti inibitori dell’aromatasi di terza generazione, i Bodybuilder odierni raggiungono (a volte) un livello di soppressione degli Estrogeni molto più marcata di quanto fosse stato possibile in passato. Spesso associati a questa marcata soppressione si manifestano stati di stanchezza. In tali condizioni, l’atleta, anche se sta seguendo un ciclo correttamente formulato, potrebbe non essere in grado di massimizzare i propri risultati di miglioramento della condizione fisica a causa di un’incapacità di allenarsi con pieno vigore. Questo effetto è talvolta anche soprannominato “letargia steroidea”.  La ragione principale per cui ciò accade è legata all’importante azione di supporto all’attività della Serotonina data dall’Estrogeno. La Serotonina è uno dei principali neurotrasmettitori del corpo, di essenziale importanza per un adeguata lucidità mentale e un regolare ciclo sonno / veglia. (77) (78)L’alterazione di questo neurotrasmettitore è associata anche alla sindrome da affaticamento cronico, (79) (80) e ciò ci fa comprendere quanto possa essere incisiva in particolare per la stanchezza. L’abbassamento dei livelli estrogenici nella menopausa è stata associata anche alla stanchezza, (81) così come l’uso clinico di inibitori dell’aromatasi più recenti (e più potenti) come l’Anastrozolo, (82) il Letrozolo, (83) l’Exemestane, (84) e il Fadrozolo (85) in alcuni pazienti. Questo effetto deve essere preso in importante considerazione quando si pianifica un ciclo. Anche se non tutti notano questo problema quando il livello estrogenico è basso, per coloro i quali lo subiscono, l’aggiunta di un po’ di Testosterone o di altro AAS soggetto all’aromatizzazione (oltre che l’abbassamento del composto AI)  può aiutare a correggere di molto questo sintomo. È anche da notare che l’uso di AAS non aromatizzabili a volte causa questo effetto, probabilmente dovuto alla soppressione della produzione naturale di Testosterone (abbassando la disponibilità del principale substrato usato dal corpo maschile per sintetizzare Estradiolo).

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Methylestradiolo

 

*Nota: gli AAS metilati in C-17, soggetti ad aromatizzazione (vedi Methyltestosterone e Mathandrostenolone), convertono nel potente Methylestradiolo, o 17α-methylestradiolo (17α-ME). A causa della presenza del gruppo 17α-metile, il Methylestradiolo non può essere disattivato per ossidazione del gruppo 17β-idrossile, con conseguente migliorata stabilità metabolica e potenza di legame recettoriale (e conseguente attività estrogenica) rispetto all’Estradiolo. (86)(87)(88)

  • Quindi, come gestire il fattore estrogenico durante la preparazione?
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Dave Bautista mostra un classico esempio di cattiva gestione estrogenica.

 

Arrivati a questo punto,  quale significato ha quanto è stato trattato per un Bodybuilder che cerca di ottenere una forma ottimale? Fondamentalmente penso che il punto chiave sia quello di mantenere un approccio prudente all’uso di farmaci per il controllo estrogenico, un approccio che deve essere dettato dalle reali esigenze verificate attraverso appositi esami ematici. Ovviamente, è chiaro che l’approccio all’uso dei composti per il controllo estrogenico debba variare a seconda dell’obbiettivo (vale a dire se l’obbiettivo primario è l’aumento della massa muscolare o se è l’aumento della definizione muscolare). Ripeto, è ovvio che l’utilizzo di composti volti al controllo estrogenico è una chiara necessità qualora si manifestassero effetti collaterali estrogenici, come lo è, nel caso, il calo dei composti soggetti all’azione dell’enzima aromatasi, ma gli esami ematici sono sempre di primaria importanza ai fini di una gestione ottimale del problema.  La ginecomastia è certamente un problema indesiderato per l’utilizzatore di AAS, come lo è la ritenzione idrica ed un eccessivo accumulo di massa grassa. Ma se tali problemi non emergono, o se dagli esami ematici non emerge la reale necessità, l’aggiunta di composti per il controllo estrogenico (che siano AI, SERM o inibitori della biosintesi steroidea) può inficiare i risultati ottenibili in un contesto “Bulk”.

Quindi, concludendo, in un contesto “Bulk”, al fine di mantenere i benefici estrogenici senza incappare negli effetti collaterali estrogeno-dipendenti, la soglia ematica di Estradiolo dovrebbe mantenersi all’interno del range medio di riferimento; ciò significa che, in teoria, non dovrebbe ne scendere al di sotto dei 30pg/pg ne salire al di sopra dei 60 pg/ml. In un contesto “Cut” o “Pre-Gara”, ovviamente, le cose cambiano. In tali contesti, considerando gli effetti estrogenici anche sullo spessore della pelle, la cosa migliore sarebbe optare per il mantenimento di un livello di estrogeni basso-normale (20-30pg/ml) per tutta la fase “Cut” della preparazione per poi, se si è in preparazione alla gara,  calare i livelli a 10pg o meno nell’ultimo paio di settimane prima del contest. 

Di questi temi ho già parlato in modo approfondito in due articoli (“Crescita muscolare e connessione con gli estrogeni” e  “Ormone della crescita, estrogeni, e ispessimento della pelle“).

Per le atlete il discorso è simile anche se diverso sotto alcuni aspetti. In ambito femminile il controllo dei livelli e dell’attività estrogenica è di  importanza anche maggiore per il raggiungimento di una forma da gara ottimale (vedere ad esempio “Nolvadex (Tamoxifene Citrato)”e “RALOXIFENE E COMPOSIZIONE CORPOREA NELLE DONNE”).

In definitiva, come logica conclusione, il metodo d’approccio per la gestione estrogenica deve basarsi sulle reali necessità, su dati oggettivi, e non su un fallace e molto poco scientifico “passa parola” dettato dall'”esperienza” di qual si voglia agonista o ex tale…

Gabriel Bellizzi

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ACIDO URSOLICO, ALLENAMENTO A BASSA INTENSITA’ E COMPOSIZIONE CORPOREA.

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Una leggera routine allenante, troppo modesta per poter sperimentare un aumento della massa muscolare e una riduzione della massa grassa apprezzabili, potrebbe essere migliorata in termini di risultati dall’aggiunta di una supplementazione a base di Acido Ursolico. Scienziati dello sport coreani della Chonbuk National University, che stavano svolgendo esperimenti sui ratti, hanno fatto questa scoperta.(1)

I ricercatori hanno reso impossibile ai ratti di laboratorio di usare le loro zampe posteriori per 8 giorni, causando il catabolismo dei muscoli degli arti inferiori. In seguito a ciò è iniziato l’esperimento vero e proprio, che è durato 8 settimane.

ACIDOURSOLICO

Al primo gruppo di ratti è stata somministrata una dose giornaliera di Acido Ursolico [UA]. L’equivalente umano della dose usata sui ratti era di circa 100-150mg di Acido Ursolico al giorno. Ci sono supplementi sul mercato che forniscono tali quantità.

Il secondo gruppo di ratti è stato sottoposto ad una corsa di 15 minuti su un tapis roulant tre volte a settimana [EX]. L’intensità era bassa: gli animali hanno corso al 45-55% del loro VO2max.

Il terzo gruppo di ratti, invece, è stato sottoposto alla seduta di corsa sul tapis roulant con l’aggiunta della supplementazione con Acido Ursolico [UEX].

Il quarto e ultimo gruppo di ratti non ha svolto alcuna attività e non ha ricevuto alcuna supplementazione. [SED]

La combinazione di un allenamento di resistenza a bassa intensità con la supplementazione di Acido Ursolico ha comportato un aumento della massa muscolare del tibiale anteriore e del gastrocnemio [GAS]. La combinazione non ha avuto alcun effetto sul soleo [SOL].

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Quando i ricercatori hanno esaminato le cellule muscolari degli animali del test, hanno osservato che l’Acido Ursolico in combinazione con l’esercizio fisico non ha aumentato l’attività delle molecole di segnalazione anabolica come mTOR e Akt, ma ha ridotto l’attività di molecole di segnalazione cataboliche come MuRF1 e Atrogin-1.

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La combinazione di Acido Ursolico con un moderato allenamento ha infine ridotto il grasso viscerale.

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In conclusione, questo studio ha analizzato gli effetti del trattamento concomitante con Acido Ursolico ed esercizio a bassa intensità su tapis roulant per migliorare l’atrofia muscolo-scheletrica utilizzando un modello animale. L’effetto dell’Acido Ursolico da solo sull’atrofia muscolare non può essere confermato; tuttavia, gli effetti positivi potrebbero essere confermati per quanto riguarda la combinazione di Acido Ursolico ed esercizio di resistenza a bassa intensità.

Sono necessari ulteriori studi per verificare le differenze di concentrazione di Acido Ursolico e analizzare ulteriormente la relativa via di segnalazione per confermarne il meccanismo e avvallarne l’uso come “esercizio-mimetico”.

Questo studio è significativo per il fatto che, attraverso il suo svolgimento, si è osservata una possibile applicazione dell’Acido Ursolico come “esercizio-mimetico” per la riduzione della massa grassa viscerale e l’inibizione dell’atrofia muscolare.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

https://doi.org/10.4196/kjpp.2018.22.4.427

Helios (Clenbuterolo e Yohimbina HCL) e adiposità localizzate.

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L’Helios è un prodotto lipolitico iniettabile a base acquosa contenente una miscela di Clenbuterolo e Yohimbina HCL, originariamente sviluppato da un’idea del leggendario “guru degli steroidi” Dan Duchaine. La Hard Core Labs (HCL), come alcune altre UGL, produce e distribuisce sul mercato nero questo prodotto. Nel presente articolo tratterò il prodotto commercializzato dalla HCL. I principi attivi contenuti nel Helios (Clenbuterolo e Yohimbina HCL) sono vietati in diversi paesi, così come lo è la loro somministrazione tramite iniezione. Nonostante ciò, l’uso di questo prodotto è abbastanza diffuso grazie alla sua fama di agente di riduzione delle adiposità localizzate.

“Dimagrimento localizzato”

 

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Quando si inizia una alimentazione a basso apporto calorico, spesso si nota che la percentuale di grasso si riduce marcatamente in determinate zone mentre in altre la risposta lipolitica è nettamente inferiore. Questo comune effetto porta il soggetto a dieta a credere che tali aree non siano minimamente influenzate dalla restrizione calorica. Nelle donne in ipocalorica, la percentuale di grasso del tronco può facilmente ridursi portando ad una diminuzione delle dimensioni del seno, mentre nella parte inferiore del corpo la percentuale di grassa mostra una riduzione quasi nulla. Negli uomini in ipocalorica, invece, spesso accade che il grasso addominale, specie nel basso addome, mostri una certa difficoltà ad essere ridotto. E ciò accade anche seguendo un regime con manipolazione calorica “fasica”, con settimane a ristretto apporto calorico alternate a brevi periodi di isocalorica/lieve ipercalorica. Come ben sappiamo, la perdita di grasso localizzato è generalmente possibile principalmente attraverso tre metodi:

  • Le pratiche allenanti facente parte della macrocategoria denominata semplicemente “Spot reduction training”. Si tratta semplicemente del tentativo di ridurre la percentuale di grasso corporeo in una determinata area del corpo concentrando su di essa esercizi mirati caratterizzati da un alto numero di ripetizioni (spesso seguite da sedute Cardio). Tale metodologia è sempre stata motivo di discussione tra detrattori e fautori, ma la cosa che emerge dai diversi studi svolti al fine di valutarne l’efficacia è che il suo impatto risulta maggiore a livello di cosce e glutei mentre nella zona addominale sembrano non esserci riscontri significativi.
  • Il trattamento con iniezioni localizzate di Fosfatidilcolina. Se la Fosfatidilcolina viene iniettata direttamente nel tessuto adiposo, essa è in grado di solubilizzare i grassi, riducendo il volume delle cellule che li contengono (“svuota” gli adipociti). La tecnica è chiamata “Lipodissolve”, ed è scarsamente invasiva e generalmente svolta in regime ambulatoriale. Questa tecnica è particolarmente utile nel trattamento degli accumuli adiposi che, sia per fattori endocrini e metabolici (di base genetici), risultano di difficile e limitata eliminazione con i classici interventi dietetico-comportamentali.
  • La liposuzione. Come ben tutti sanno, la liposuzione (letteralmente: suzione dei lipidi) è una tecnica chirurgica che consiste nell’asportazione di parte del tessuto adiposo sottocutaneo attraverso una cannula aspiratrice. Si tratta di uno degli interventi di chirurgia plastica più richiesti. Viene infatti spesso applica per ridurre problemi di adiposità localizzate: lipedema, cellulite, ma anche per trattare il lipoma. La liposuzione viene spesso utilizzata in aggiunta ad altri interventi di chirurgia estetica (ad es. Addominoplastica). La sua efficaci è indubbia come lo è la potenziale pericolosità dell’intervento. Le complicanze gravi o con esito letale sono oggi relativamente rare (1)(2) anche se un indagine, oggetto di controversie per l’allarme che produsse (3), ha rilevato negli USA un tasso di mortalità conseguente alla liposuzione alla fine degli anni ’90 relativamente alto: 1/5000.(4)

L’uso del Helios si inserisce tra le sopracitate pratiche per il trattamento delle adiposità localizzate, con una certa similarità alla mesoterapia con Fosfatidilcolona.

Helios e trattamento delle adiposità localizzate

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Le adiposità localizzate maggiormente trattate con mesoterapia a base di Helios sono i tricipiti, fianchi, interno coscia, glutei e il giro vita (praticamente qualsiasi area che abbia accumuli adiposi). La distribuzione del grasso varia da persona a persona, anche se le aree appena elencate sono le più comunemente trattate. Il grasso che non mostra una significativa riduzione attraverso un corretto regime alimentare è comunemente chiamato “grasso testardo”. In genere, il cosiddetto “grasso testardo” è soggetto ad una forte azione estrogenica, ma più comunemente il motivo della sua persistenza è legato alla elevata presenza di adrenocettori α-2. Gli adrenocettori α-2 nelle donne sono altamente influenzati dagli estrogeni, anche se tale condizione può anche interessare soggetti di sesso maschile con un elevata presenza estrogenica (indotta o patologica) la quale si traduce in un accumulo di grasso con “modello femminile”. Comunque, nell’uomo gli adrenocettori α-2 sono regolati principalmente dall’azione della Norepinefrina.

Ed è proprio questo il motivo della presenza di Yohimbina HCL nell’Helios.

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Yohimbina

 

La Yohimbina è un noto antagonista degli adrenocettori α-2, e blocca il legame della Norepinefrina (α-2 agonista insieme all’estrogeno) con l’adrenocettore α-2  (che inibisce il rilascio di acidi grassi nel flusso ematico). In questo modo gli acidi grassi possono continuare ad essere rilasciati e (potenzialmente) “bruciati” nei mitocondri per produrre energia. La Yohimbina e il Clenbuterolo, accelerano la lipolisi in modo significativo nell’area d’iniezione provocando il rilascio degli acidi grassi i quali, in un contesto ipocalorico, verranno utilizzati come fonte energetica da parte delle cellule. Ovviamente, se non si segue un regime alimentare ipocalorico abbinato ad una adeguata attività fisica, gli acidi grassi liberi rilasciati dagli adipociti per via dell’azione combinata di Yohimbina e Clenbuterolo, verranno nuovamente depositati all’interno degli adipociti.

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Clenbuterolo

 

Ovviamente, il Clenbuterolo, avendo azione lipolitica esplicata attraverso il suo legame con i recettori β2-adrenergici, non vede mitigato il suo effetto dall’attività degli adrenocettori α-2 grazie all’azione antagonista della Yohimbina.

Giova ricordare che l’Helios non è una formulazione scevra da effetti collaterali. I principali effetti collaterali che possono verificarsi con l’uso di questo prodotto sono tipici dei composti che lo caratterizzano (Yohimbina e Clenbuterolo): perdita di appetito, tremori, vertigini, nervosismo, irrequietezza, tachicardia, battito cardiaco irregolare, crampi muscolari, nausea, sudorazione eccessiva, diarrea.

adrenalina

Ci sono due principali mediatori della mobilizzazione degli acidi grassi. Uno consiste nell’azione degli ormoni Adrenalina e Noradrenalina. Questi si legano ai recettori β2-adrenergici negli adipociti senza alcuna “selettività” nei confronti di un deposito adiposo rispetto ad un altro. Assumendo il Clenbuterolo per via orale, oltre all’azione diretta di quest’ultimo sui recettori β2-adrenergici, vi è un aumento dei prima citati fattori lipolitici, ma sempre con mancanza di “selettività”. Il secondo percorso è molto più interessante. Tutti i nostri depositi adiposi sono innervati dal sistema nervoso similmente ai muscoli. In altre parole, il cervello è direttamente collegato a ciascuno dei depositi adiposi nel corpo. Attraverso il sistema nervoso, il cervello può quindi inviare neurotrasmettitori in qualunque deposito desideri.  Ciò significa che il cervello possiede la capacità di concentrare la riduzione adiposa in un determinato deposito adiposo, inviando mediatori lipolitici in depositi specifici. Se fossimo in grado di avere un controllo diretto su questo meccanismo saremmo potenzialmente in grado di regolare la perdita di grasso a nostro piacimento. Dato che viviamo nel mondo reale, questa funzione cerebrale agisce secondo precisi schemi genetici indipendenti, concentrando l’azione lipolitica in determinate aree piuttosto che in altre.

Quindi, data la mancanza di controllo sull’attività cerebrale legata alla mobilitazione dei depositi adiposi, si può “ripiegare” sulle iniezioni localizzate di composti aventi attività analoga agli ormoni lipolitici prima citati. In questo modo, possiamo concentrare la lipolisi dove più necessario.

Il trattamento localizzato con Helios da risultati apprezzabili in breve tempo. Secondo dati aneddotici raccolti da più utilizzatori, un protocollo della durata di un mese è generalmente sufficiente a causare una riduzione marcata delle adiposità localizzate trattate. La perdita di grasso è così distribuita in modo più uniforme, portando indirettamente ad un risparmio della massa magra derivante dal evitamento di insalubri prolungamenti di diete fortemente ipocaloriche.

Modalità d’uso

L’Helios è disponibile in flaconi da 50 ml e da 20 ml contenenti per ogni ml 40mcg di Clenbuterolo e 5,4mg di Yohimbina (figura 1). Come prima procedura bisogna pulire la membrana di gomma del flacone con del cotone imbevuto di alcool e inserirvi l’ago (siringa da 2ml o più). Il flacone va capovolto iniettando l’aria contenuta nella siringa (in base alla quantità di soluzione da prelevare), con lo scopo di prevenire eventuali difficoltà nel prelevare il contenuto e facilitarne il prelievo. Successivamente, si procede con l’aspirazione della quantità di soluzione necessaria (figura 2). Versare la soluzione precedentemente aspirata in un contenitore sterile (pulito anche con alcol) (figura 3), e aspirare la soluzione con una siringa da insulina (figura 4). Le siringhe, una volta riempite con la dose desiderata, possono essere conservate in frigo e utilizzate nel giro di circa tre giorni. La degradazione del prodotto si manifesta visibilmente attraverso un intorpidimento della soluzione. Lo stesso flacone di Helios dovrebbe essere conservato preferibilmente in frigo o, in alternativa, in un luogo fresco e lontano da fonti di luce.

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Come procedere?

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Spesso, con la prima somministrazione di Helios si sperimentano effetti collaterali quali sudorazione, irrequietezza e aumenta il battito cardiaco. Il manifestarsi di questi effetti è dipendente dalla dose e dalla sensibilità individuale. Comunque, prima di sperimentare l’uso di questo prodotto il soggetto dovrebbe aver testato la propria sensibilità ai componenti ivi contenuti (sia singolarmente che in combinazione) per via orale. Se la sensibilità è risultata essere marcata, si sconsiglia caldamente l’utilizzo del Helios (ripiegate sulla Fosfatidilcolina) . In caso di risposta buona risposta (sensibilità bassa/moderata), dopo gli effetti avversi seguenti alla prima iniezione di Helios, Il corpo tende ad adattarsi rapidamente, in alcuni casi, di aumentare gradatamente il dosaggio. Si inizia generalmente con due iniezioni giornaliere con una dose bassa (circa 0,5 della soluzione HCL; 40mcg Clenbuterolo/5,4mg Yohimbina ml) nello stesso punto sul lato sinistro e destro del corpo. Se la tolleranza lo permette, si possono aumentare le somministrazioni ( e quindi il dosaggio) distribuendole nei punti che lo richiedono. Questo, ovviamente, permetterà di poter trattare più adiposità localizzate giornalmente. Le somministrazioni dovrebbero essere fatte come prima cosa al mattino a stomaco vuoto e, preferibilmente, prima di un allenamento Cardio.

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Triiodotironina (T3)

 

Come ben sappiamo, l’effetto lipolitico del Clenbuterolo tende a scemare abbastanza rapidamente (circa dopo 14 giorni di uso continuo). Il motivo per cui ciò accade è riconducibile ad una sottoregolazione dei recettori beta-adrenergici. Dal momento che gli ormoni tiroidei sono implicati nella regolazione di questi recettori, è stato ipotizzato che il loro utilizzo insieme al Clenbuterolo possa prevenire la sottoregolazione recettoriale. E’ interessante notare il fatto che il Clenbuterolo (e la maggior parte dei beta-agonisti) tende ad aumentare (non diminuire) l’attività tiroidea (almeno nel breve periodo). Alcune UGL hanno realizzato formulazioni per uso orale simili all’Helios con l’aggiunta di T3. Alcuni atleti aggiungono al loro trattamento con Helios del T3 a dosaggi minimi giornalieri (12,5-25mcg/die), sperimentando discreti aumenti di efficacia. La risposta termogenica (aumento della temperatura corporea) viene misurata con un termometro, prima e dopo la somministrazione di Helios.

Una breve nota sul Ketotifene

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Ketotifene

 

Il Ketotifene è un farmaco antistaminico di seconda generazione, antagonista non competitivo dei recettori H1 dell’istamina. Il Ketotifene fumarato aumenta la concentrazione dei recettori beta-adrenergici nel corpo (in particolare i recettori beta-2). In combinazione con un beta-2 agonista come il Clenbuterolo, il Ketotifene può aumentarne la potenza termogenica e prolungarne notevolmente la finestra della lipolisi attiva. Come precedentemente accennato, il Clenbuterolo e gli altri beta-2 agonisti hanno normalmente una durata limitata di utilità in quanto i recettori beta-2-adrenergici diminuiscono di numero con una stimolazione regolare. Dopo un paio di settimane dall’inizio della terapia con questi composti, in genere cominciano a diminuire di efficacia. Il Ketotifene può prolungare notevolmente questo periodo di tempo. Quando il Ketotifene e il Clenbuterolo vengono assunti insieme, si  registra un significativo aumento della densità dei recettori beta-adrenergici rispetto all’uso del solo Clenbuterolo, che invece ne riduce  di poco la densità in modo rapido.(5) Inoltre, con la cosomministrazione di Ketotifene e Clenbuterolo, quest’ultimo necessità di dosaggi del 30% in meno rispetto alla dose usuale per esplicare a pieno i suoi effetti lipolitici. Ciò permette di utilizzare dosi inferiori le quali portano ad una minore comparsa e intensità dei possibili effetti collaterali legati al beta-agonista in questione. L’uso di alte dosi di Ketotifene possono comportare la comparsa di forte sonnolenza. Un dosaggio pari a 2-4mg/die è più che sufficienti per ottenere i benefici ricercati dall’uso di questa molecola. Il Ketotifene amplifica l’effetto della Melatonina, dell’alcol e dei sonniferi, ed è usato a dosi elevate come ausilio per dormire. L’emivita del Ketotifene fumarato è di 12 ore.

E facilmente intuibile che la somministrazione concomitante di Ketotifene ed Helios possa prolungare la durata dell’efficacia di quest’ultimo, dando anche la possibilità di utilizzare dosaggi più contenuti con un incidenza dei possibili effetti collaterali per lo meno mitigata.

Per concludere, ed è mia premura sottolinearlo, quanto fino ad ora esposto non rappresenta assolutamente un incitamento all’uso di questo composto. E’ semplicemente conoscenza divulgata.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

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  2. ^ B. Teimourian e W. B. Rogers, A national survey of complications associated with suction lipectomy: a comparative study, in Plastic and Reconstructive Surgery, vol. 84, nº 4, October 1989, pp. 628–631. URL consultato il 1º febbraio 2018.
  3. ^ (EN) Chapter 5: Problems in Reporting Liposuction Deaths – Liposuction 101 Liposuction Training, su liposuction101.com. URL consultato il 1º febbraio 2018.
  4. ^ F. M. Grazer e R. H. de Jong, Fatal outcomes from liposuction: census survey of cosmetic surgeons, in Plastic and Reconstructive Surgery, vol. 105, nº 1, January 2000, pp. 436–446; discussion 447–448. URL consultato il 1º febbraio 2018.
  5. Effects of ketotifen and clenbuterol on beta-adrenergic receptor functions of lymphocytes and on plasma TXB-2 levels of asthmatic patients. Huszar E, Herjavecz I et al. Z Erkr Atmungsorgane 1990;175(3):141-6

PICNOGENOLO E SALUTE ARTICOLARE

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Articolazioni leggermente usurate, rigide e doloranti sperimentano un miglioramento di condizione con una supplementazione a base di 150mg di Picnogenolo al giorno. Ciò è emerso da uno studio quasi dimenticato, pubblicato nel 2008 da ricercatori slovacchi sul Phytotherapy Research.(1) Se gli autori dello studio dovessero avere ragione – per quanto riguarda il meccanismo d’azione del Picnogenolo – tale composto potrebbe ritardare il processo di usura nelle articolazioni, e ciò si tradurrebbe in un non trascurabile vantaggio per atleti di forza (e non solo).

I ricercatori hanno svolto l’esperimento reclutando 100 soggetti, tutti con una lieve e iniziale forma di artrosi. Durante le 12 settimane dello studio, a metà dei soggetti è stata somministrata una dose di 150mg di Picnogenolo al giorno suddivisa in tre assunzioni da 50mg a colazione, pranzo e cena. All’altra metà dei partecipanti è stato somministrato un placebo.

Prima dell’inizio della supplementazione, durante la supplementazione e 2-3 settimane dopo l’interruzione della supplementazione, i ricercatori hanno posto dei quesiti ai soggetti dello studio riguardanti lo stato delle loro articolazioni.

Si noti che il presente studio è stato finanziato dal governo svedese e dalla ditta produttrice del Picnogenolo utilizzato, la Horphag.

L’integrazione con Picnogenolo ha ridotto il dolore lamentato dai soggetti dello studio. L’effetto è stato abbastanza forte da ridurre l’uso di antidolorifici durante il periodo disupplementazione. Vedi immagine seguente.

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Il Picnogenolo ha anche ridotto la rigidità articolare.

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I soggetti supplementati con Picnogenolo hanno riportato meno disagi durante le attività quotidiane rispetto ai soggetti supplementati con il placebo. Vedi immagine seguente.

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La risposta infiammatoria indotta dalla interleuchina-1 nelle articolazioni artritiche comprende l’espressione e l’attività potenziate delle Metalloproteinasi della Matrice (MMP). La loro attività di degradazione della matrice contribuisce alla perdita irreversibile della cartilagine e può anche essere associata a un’infiammazione cronica persistente. Nel contesto del trattamento dell’osteoartrosi, l’interazione del Picnogenolo con le MMP è di grande interesse.

In vitro, il Picnogenolo inibisce selettivamente la MMP.(2) Dopo l’assunzione di Picnogenolo, una volta nel plasma dei volontari ha inibito il rilascio della MMP-9 dai macrofagi attivati (3), dimostrando così la biodisponibilità come inibitore della MMP-9. Queste scoperte hanno portato all’assunto che il Picnogenolo potrebbe essere utile nel trattamento dell’osteoartrosi bloccando le azioni deleterie della MMP sulla cartilagine.

Il fattore di trascrizione NFkB è un elemento chiave nell’infiammazione in quanto la sua attivazione avvia la sintesi di citochine e fattori di adesione. È stato possibile dimostrare in vitro che il Picnogenolo inibisce l’attivazione del NFkB.(4)(5)(6)

Recentemente, è stato dimostrato che dopo l’assunzione di Picnogenolo i livelli plasmatici erano sufficienti da esercitare una attività inibitoria significativa sull’attivazione del NFkB nelle cellule infiammatorie.(7) Questa inibizione, sottoregolando le fasi successive dell’infiammazione, spiega l’attività antinfiammatoria del Picnogenolo che era stata osservata in diversi studi.

I ricercatori riassumono affermando che, il Picnogenolo offre un’alternativa interessante al trattamento dell’osteoartrosi precoce del ginocchio con farmaci anti-infiammatori non steroidei o analgesici grazie al suo basso tasso di effetti indesiderati e alla sua efficacia. Come supplemento concomitante, l’uso del Picnogenolo può far evitare l’uso di farmaci anti-infiammatori non steroidei, riducendo così gli effetti indesiderati.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

  1. http://dx.doi.org/10.1002/ptr.2461
  2. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/14990359
  3. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1413525/
  4. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10938455
  5. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11400387
  6. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11000101
  7. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/14990359

La scienza del Trenbolone (4° ed ultima Parte)

Se non avete ancora letto le precedenti tre parti vi invito a farlo prima di procedere con la lettura di questa parte conclusiva: 1° Parte 2° Parte 3° Parte.

Mentre mi accingo a concludere questa serie di articoli, ci sono ancora alcuni aspetti importanti del Trenbolone da trattare. Così, in questa quarta e ultima parte, discuterò dell’azione degli Androgeni sul tessuto adiposo. Tratterò anche dei possibili effetti collaterali legati al Trenbolone e, in fine, esporrò le mie conclusioni in merito alla molecola, tra cui le sue potenziali applicazioni pratiche in base a quanto riportato in questi articoli.

XII. Lipolisi

E’ ben noto a tutti che avere una eccessiva percentuale di grasso corporeo può portare a complicazioni di salute a lungo termine. Quello che vorrei fare in questa sezione è delineare alcuni dei problemi specifici connessi con l’obesità e quindi illustrare quali effetti gli Androgeni, e in particolare il Trenbolone, hanno sui depositi di grasso corporeo.

  • Sindrome metabolica

 

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Dislipidemia della sindrome metabolica. Le VLDL ricche di Trigliceridi (TG) si arricchiscono di Colesterolo Esterificato (CE); da esse si formano particelle fortemente aterogene: IDL ricche di CE e small LDL. La lipolisi delle HDL genera apoproteine A libere che vengono eliminate dal rene.

L’obesità è una fonte di preoccupazione significativa nel mondo occidentali, in quanto è uno dei principali fattori che portano alla così detta sindrome metabolica. La sindrome metabolica è il nome dato a un gruppo di fattori di rischio che aumentano la possibilità di sviluppare malattie cardiache e altri problemi di salute.(1) Tale sindrome è comunemente caratterizzata da una maggiore adiposità viscerale, dislipidemia (aumento del colesterolo totale, squilibrio della HDL:LDL ratio e aumento dei Trigliceridi) e da una marcata insulino-resistenza.(2)

Includendo le caratteristiche sopra citate, le condizioni che caratterizzano la sindrome metabolica sono:

 

  • Livello elevato di Trigliceridi
  • Basso livello di Colesterolo HDL
  • Pressione sanguigna elevata
  • Glucosio ematico alto a digiuno

In poche parole, ogni fattore di rischio indipendente sopra citato che abbia la possibilità di sviluppare malattie cardiache, diabete e ictus aumenta in modo significativo.

  • Carenza di Androgeni
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Schema del metabolismo degli Androgeni.

 

Un’altra correlazione è stata riscontrata tra la sindrome metabolica associata all’obesità e la carenza di androgeni nei maschi.(3) In media, 1 uomo su 200 presenta una carenza di Androgeni. (4) Tuttavia questa media subisce un significativo aumento se si prendono in esame uomini con sindrome metabolica correlata all’obesità.(5)(6) È abbastanza chiaro che esiste un effetto causale della condizione di obesità sui livelli di Androgeni nei maschi.(7)

I soggetti di sesso maschile che presentano una carenza di Androgeni legata alla sindrome metabolica hanno un rischio significativamente più alto di sviluppare malattie cardiovascolari e un correlato aumento dei tassi di mortalità, in particolare nei soggetti più anziani.(8)(9) Sebbene non sia comunemente identificato come unico fattore di rischio, la carenza di Androgeni appare certamente come se potesse essere classificata come tale. Fortunatamente, sono stati svolti molti esperimenti su animali al fine di documentare come gli Androgeni, e in particolare il Trenbolone, abbiano un impatto su vari aspetti della sindrome metabolica.

Nei ratti normogonadici il Trenbolone ha dimostrato di migliorare molteplici fattori legati alla sindrome metabolica, oltre a migliorare la tolleranza miocardica alla riperfusione ischemica, in misura maggiore rispetto al Testosterone.(10)(11) Questo è stato piuttosto sorprendente considerando che il Trenbolone non è un substrato soggetto all’enzima aromatasi, e che l’estrogeno è comunemente considerato cardioprotettivo.

La riperfusione ischemica è un termine volto a descrivere un danno tissutale causato quando l’apporto di sangue ritorna ai tessuti dopo un periodo prolungato nel quale questi ultimi hanno ricevuto una scarsa quantità di ossigeno.(12)(13)(14) Si ipotizza che questi effetti cardioprotettivi del Trenbolone siano mediati sia attraverso l’attività androgena diretta sul tessuto miocardico sia indirettamente attraverso il miglioramento della composizione corporea, profilo lipidico e sensibilità all’insulina. In effetti, una delle caratteristiche principali della compromissione indotta da deficienza androgena nella riperfusione ischemica è che tale condizione causa una desensibilizzazione all’insulina del miocardio.(15) Vi sono ulteriori speculazioni sul fatto che questo effetto cardioprotettivo possa essere modulato direttamente attraverso i AR e indipendentemente dall’attività estrogenica, o forse anche attraverso il crosstalk tra il Trenbolone ed i recettori del Estradiolo nel miocardio.

  • Effetti del Trenbolone sul grasso corporeo

 

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Come dovrebbe essere abbastanza chiaro ormai, se possiamo trovare modi per ridurre la percentuale di grasso corporeo, allora questo dovrebbe servire anche a ridurre il rischio di numerose conseguenze metaboliche negative. La somministrazione di Trenbolone ha dimostrato di ridurre le riserve di grasso corporeo in più specie. Infatti, gli effetti lipolitici del Trenbolone sono ancora più potenti di quelli osservati con la somministrazione del Testosterone, specialmente nei depositi di grasso viscerale.(16) Nei ratti castrati, è stato dimostrato che gli effetti lipolitici del Trenbolone sono dose-dipendente.(17)

Nei diversi studi svolti sul bestiame, il Trenbolone ha dimostrato di ridurre la percentuale di grasso e di marmorizzazione intramuscolare (18, 19, 20, 21, 22, 23), tuttavia questo non è stato universalmente osservato.(24) È possibile che le discrepanze tra questi studi possano essere dovute all’uso di un particolare genotipo bovino, che può avere un potenziale di marmorizzazione superiore alla media. A sostegno di questa linea di pensiero, uno studio ha dimostrato che gli impianti di TBA non alterano il deposito lipidico intramuscolare (misurato dal punteggio di marmorizzazione), il contenuto totale di lipidi, il contenuto di acidi grassi, la cellularità degli adipociti o l’espressione degli enzimi lipogenici. Ciò supporta l’ipotesi che gli impianti non possano avere un effetto diretto sul deposito lipidico intramuscolare, nemmeno nei bovini con un’elevata propensione genetica al deposito di grasso intramuscolare.(25)

Tornando al corpus della letteratura scientifica nel suo complesso, la somministrazione di Trenbolone ha dimostrato di ridurre il grasso viscerale (26), i livelli di tessuto adiposo di tutto il corpo (10, 24, 27, 28, 29, 30), lo spessore del grasso dorsale (31, 32 , 33), lo spessore della sezione costale (34-35) e la massa grassa retroperitoneale e perirenale.(36) Quindi, nonostante alcune prove dimostrino che gli impianti nel bestiame non hanno alcun impatto sui livelli del grasso corporeo (24-25,37), il corpo dell’evidenza scientifica nel suo complesso suggerisce che il Trenbolone sia in realtà un potente stimolatore della lipolisi.

  • Meccanismo d’azione

 

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Gli Androgeni inducono potenti effetti lipolitici direttamente attraverso l’espressione degli AR nel tessuto adiposo.(38-39) Gli Androgeni inducono questi effetti attraverso l’inibizione dell’assorbimento lipidico da parte dell’adipocita oltre ad aumentare l’espressione dei recettori beta-adrenergici all’interno del tessuto adiposo.(40-41) Gli Androgeni possono anche ridurre il tasso di proliferazione degli adipociti.(4) Vale la pena notare che i AR sono più densamente espressi negli adipociti viscerali rispetto a quelli sottocutanei.(43-44)

Modelli animali hanno contribuito a dimostrare ulteriormente una chiara relazione tra AR e tessuto adiposo. Topi maschi che sono stati geneticamente modificati al fine di renderli impossibilitati a ricevere un segnalare tramite il recettore degli androgeni (ARKO) sviluppano adiposità viscerale ad insorgenza tardiva.(45-46) Inoltre, l’ARKO specificamente all’interno dei tessuti adiposi mostra che il segnale AR in questi tessuti gioca un ruolo fondamentale sia nell’omeostasi deIl’insulina che del glucosio. (47)

Oltre ai meccanismi descritti in precedenza, il Trenbolone può stimolare la lipolisi direttamente aumentando gli enzimi coinvolti nel processo lipolitico all’interno del fegato, come l’Enoyl CoA e l’ACADvl.(48) Il processo di adipogenesi (dove i preadipociti diventano adipociti) è in parte mediato dal recettore alfa dell’estrogeno (ERα) espresso in questi preadipociti.(49) Pertanto, può essere ragionevole ipotizzare che la capacità del Trenbolone di ridurre l’aromatizzazione e, di conseguenza, di abbassare l’attività estrogenica, possa essere un fattore che contribuisce alla riduzione dei tessuti adiposi osservati in numerosi studi.

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Gli studi in vitro ci hanno aiutato a capire che gli Androgeni possono semplicemente sopprimere l’adipogenesi. Più specificamente, quando gli Androgeni causano la progressione delle cellule progenitrici lungo la via miogenica, bloccano simultaneamente il loro ingresso nella via adipogenica.(50) Questo è stato specificamente osservato nelle linee cellulari in cui l’attivazione della via Wnt / β-catenina ha migliorato la miogenesi e ha inibito l’adipogenesi.(51) Il numero di cellule miogeniche e di proteine della miosina è aumentato in modo dose-dipendente in risposta ai trattamenti con Testosterone e Dihydrotestosterone. In parallelo, questi due steroidi hanno ridotto il numero degli adipociti formatisi mentre simultaneamente hanno diminuito l’espressione della proteina C / EBP-α e PPAR-γ. Tutto ciò continua a dimostrare che gli Androgeni hanno la capacità di attivare simultaneamente i percorsi miogenici mentre sopprimono i percorsi adipogenici.

  • Agonisti β-adrenergici
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Ractopamina

 

Non è mia intenzione dilungarmi più del dovuto su questo argomento, tuttavia esistono parecchi studi nei quali è stata osservata la risposta alla combinazione TBA e agonisti beta-adrenergici, quindi includerò qualche nozione in merito a questi composti giusto per completezza. Sebbene il Clenbuterolo e il Salbutamolo siano probabilmente i membri più popolari di questa famiglia di farmaci, nella maggior parte degli studi ai quali farò riferimento qui di seguito è stata usata la Ractopamina.

La Ractopamina è considerata prevalentemente un agonista β1-adrenergico anche se presenta affinità di legame per entrambi i recettori β1- e β2-adrenergici.(52) Il legame della Ractopamina con il recettore β-adrenergico provoca una risposta che si traduce in un aumento della massa muscolare magra (dose dipendente) con un effetto minore sul deposito di grasso.(53) La maggior parte dei β-agonisti utilizzati nel bestiame stimolano l’aumento della lipolisi, diminuiscono la lipogenesi o stimolano la disposizione proteica legandosi ai recettori β1- o β2-adrenergici.(54)

Gli impianti e gli agonisti β-adrenergici funzionano attraverso meccanismi separati, tuttavia entrambi alla fine agiscono per aumentare il deposito proteico.(55) Gli agonisti β-adrenergici sono agenti di ripartizionamento che reindirizzano i nutrienti assorbiti dal tessuto adiposo al tessuto miocitario, favorendo la sintesi proteica.(56)

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Recettore Beta2-Adrenergico

 

Come detto nella terza parte di questa serie di articoli, la proliferazione delle cellule satelliti è un passo cruciale nell’ipertrofia che si traduce in un aumento dei nuclei disponibili per alimentare il processo. A differenza di quanto osservato con gli impianti, l’evidenza suggerisce che durante le prime 3-5 settimane di trattamento con agonisti β-adrenergici, l’ipertrofia si verifica ma non si osserva alcuna variazione nel numero dei nuclei. Sembra che gli agonisti β-adrenergici causino il miglioramento dell’efficienza di nuclei esistenti all’interno della fibra muscolare nell’accrescere l’accumulo di proteine senza il supporto di ulteriore DNA dalle cellule satelliti. Tuttavia, nel tempo, diventa difficile per il muscolo-scheletrico sostenere questo livello di ipertrofia della fibra senza ulteriore DNA e quindi la risposta agli agonisti β-adrenergici viene infine soppressa (questione non direttamente legata alla sottoregolazione recettoriale).(57) Pertanto, non dovrebbe sorprendere che l’uso di β-agonisti con il Trenbolone abbia dimostrato di avere un effetto additivo in relazione all’ipertrofia e alla lipolisi.(35,58)

XIII. Effetti collaterali

Per iniziare a comprendere i potenziali effetti collaterali associati all’uso di Trenbolone, prima di tutto desidero rivedere quelli che sono stati osservati con altri trattamenti a base di Androgeni, poiché non sono stati condotti e pubblicati studi controllati che discutano gli effetti della somministrazione di Trenbolone sull’uomo. Possiamo quindi proseguire iniziando ad indagare sugli effetti indesiderati osservati su vari animali esposti al Trenbolone.

Volendo essere onesti, la maggior parte dei principali effetti collaterali associati ai trattamenti con Testosterone ad alto dosaggio sono legati alla 5-α riduzione a DHT o all’aromatizzazione ad Estradiolo e non direttamente causati dallo stesso AAS. (59, 60, 61, 62, 63) Come ho già accennato in precedenza, il Trenbolone e gli altri SARM (steroidei e non steroidei) sono stati creati con lo scopo di realizzare un composto avente gli effetti positivi di dosi sovraterapeutico di Testosterone senza gli effetti negativi comunemente associati a tale dosaggio.

  • Prostata

 

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Il cancro alla prostata è il secondo tumore più comunemente diagnosticato e la quinta principale causa di decesso correlato al cancro negli uomini statunitensi.(64) Nonostante le scarse evidenze che suggeriscono che la somministrazione di Testosterone aumenti il rischio di sviluppare cancro alla prostata, anche se somministrato a dosi sovrafisiologiche, l’ipertrofia prostatica rimane una preoccupazione.(65-66)

Una delle teorie più accettate sui meccanismi alla base del cancro alla prostata è rappresentata dalla teoria unificata di Pitts.(67) Egli crede che l’iperplasia prostatica androgeno-indotta si manifesti in assenza di malignità e il successivo sviluppo del cancro alla prostata sia principalmente indotto da, e legato a,  i livelli di Estradiolo circolante  derivato dall’aromatizzazione del Testosterone. Infatti, a supporto parziale di questa linea di pensiero, quando il Testosterone è co-somministrato con la Finasteride (inibitore della 5α-riduttasi), non induce l’allargamento della prostata in soggetti umani.(68-69)

Quindi, se seguiamo questa linea di pensiero, sebbene il Trenbolone abbia dimostrato di aumentare la massa prostatica, la successiva mancanza (o riduzione marcata) di Estradiolo circolante può in ultima analisi ridurre il rischio di malignità. Certamente, le conseguenze legate alla soppressione dei livelli estrogenici sul lungo termine non sarebbero vantaggiose data l’azione del E2 sull’erezione, sulla secrezione di GH, sul rimodellamento osseo e la regolazione del tessuto adiposo, tanto per citare alcuni esempi. (70) Scenari come questo sono esattamente il motivo per cui avremo bisogno ad un certo punto di veri e propri trial sull’uomo per valutare se il Trenbolone possa veramente essere un serio candidato per le strategie HRT in futuro.

Esistono alcuni studi svolti su animali che ci forniscono dati in vivo reali su come il Trenbolone influisca sulla prostata. In uno studio, la prostata di ratti trattati con Trenbolone ha mostrato una massa maggiore del 49% rispetto a quella osservata nei ratti di controllo in seguito ad un periodo di trattamento di 8 settimane.(10) In un follow-up, la prostata dei ratti trattati con Trenbolone è aumentata di dimensione, ma solo di circa il 75% di quella osservata nei ratti trattati con Testosterone.(11) Un altro studio ha dimostrato che la prostata dei ratti trattati con Trenbolone non era significativamente differente rispetto ai ratti di controllo, ma era significativamente inferiore rispetto ai ratti trattati con Testosterone.(71)

In uno studio leggermente più datato, ma discutibilmente più approfondito, sui ratti castrati, la somministrazione di Trenbolone ha prodotto un effetto dose-dipendente sulla massa della prostata. La dose più elevata ha provocato una massa prostatica superiore del 68% rispetto ai ratti di controllo, tuttavia né i gruppi trattati con dosaggio basso o moderato hanno mostrato un aumento della massa prostatica. I ratti ai quali è stato somministrato il Testosterone, per il confronto, hanno mostrato un aumento della massa prostatica dell’84%, valore maggiore persino di quello riscontrato nei topi trattati con un alto dosaggio di Trenbolone.(17) I ratti maschi intatti hanno mostrato uno schema molto simile.

  • Cuore

 

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Da decenni è noto che la carenza di Androgeni in individui di sesso maschile altera la struttura e la funzione cardiaca, che viene successivamente ripristinata per mezzo di una TRT.(72, 73, 74) In particolare, è stato dimostrato che la terapia con Testosterone diminuisce la frazione di eiezione e aumenta la dimensione ventricolare sinistra durante la diastole o la dilatazione del ventricolo sinistro. (75)

All’opposto, l’abuso di AAS è associato a una vasta gamma di patologie cardiovascolari. (76, 77, 78, 79, 80) Nel corso degli anni sono stati osservati vari problemi, tra cui l’aumento del rischio di fibrillazione atriale (81-82) e persino la morte improvvisa correlata al cuore. (83-84) Sebbene i meccanismi rimangano poco chiari, la risposta fibrotica ai trattamenti Androgeni può essere veicolata da un’interruzione localizzata dell’omeostasi redox nel miocita cardiaco.(85) Come spesso accade con gli ormoni, e non solo, la dose ideale grazie alla quale si garantisce un ottimale stato di salute può risiedere da qualche parte nel mezzo.

È interessante notare che il ruolo del metabolita androgenico chiave del Testosterone, il DHT, non sia stato considerato nella maggior parte della letteratura scientifica su questo argomento, nonostante il ruolo che potrebbe avere in relazione al rimodellamento cardiovascolare. In effetti, il rimodellamento cardiovascolare dipende in larga misura dalla 5α-riduzione la quale subirebbe un aumento con la terapia a base di Testosterone.(86) È possibile che la ridotta attività del DHT associata alla terapia con Trenbolone possa parzialmente spiegare il perché non sono stati osservati cambiamenti avversi nella struttura cardiovascolare o nella risposta cardiaca nei ratti.(10) Più specificamente, non sono state osservate differenze nei ratti trattati con Trenbolone per quanto riguarda lo spessore della parete anteriore diastolica / sistolica, dello spessore della parete ventricolare sinistra, nello spessore della parete diastolica / sistolica posteriore, nella frazione di eiezione o accorciamento frazionale rispetto ai ratti di controllo per un periodo di trattamento di otto settimane. Il volume sistolico e la gittata cardiaca erano simili tra i gruppi.

In uno studio di follow-up, sia i ratti trattati con Testosterone che quelli trattati con Trenbolone hanno sperimentato una protezione dalla riduzione della dimensione ventricolare sinistra in misura analoga dopo la loro castrazione.(11) La quantità di fibrosi sostitutiva osservata con il trattamento a base di Trenbolone è stata relativamente modesta rispetto a quella osservata nei ratti trattati con Testosterone. È stata rivelata solo in una singola sezione del miocardio campionato, mentre la fibrosi osservata nel cuore dei ratti trattati con Testosterone era molto diffusa. Vale la pena ricordare che la colorazione H&E utilizzata in questo studio non è il gold standard per la valutazione della fibrosi, tuttavia questi dati rimangono ancora interessanti.

  • Cervello

 

BARRIERA+EMATO-ENCEFALICA

È stato dimostrato che il Trenbolone ha la capacità di attraversare la barriera emato-encefalica e la barriera placentare nei roditori. La concentrazione di Trenbolone era più alta nell’ippocampo con concentrazioni più elevate nei ratti maschi rispetto alle femmine. L’ippocampo è noto per essere un bersaglio delle azioni modulatorie degli Androgeni e degli Estrogeni, quindi questa osservazione non ha significato una grossa sorpresa per i ricercatori.(87) Qualche anno fa, quando uscì il famigerato studio di Ma et al. (88), si creò un certo scalpore nell’ambito del BodyBuilding, poiché molti conclusero che il Trenbolone provocava danni cerebrali o disturbi neurologici. E in effetti c’erano una quantità significativa di persone che erano legittimamente preoccupate. E’ utile al fine di fare chiarezza esaminare lo studio e verificare cosa è davvero possibile ricavare da esso.

Il team di ricercatori stava esaminando in gran parte l’ipotesi dell’amiloide che afferma che gli squilibri tra la produzione di peptidi β-amiloidi e i tassi di clearance di Aβ possono giocare un ruolo importante nella neurodegenerazione associata a disturbi come la malattia di Alzheimer. (89-90) I principali segni distintivi della malattia di Alzheimer nel cervello sono le placche peptide β-amiloide (Aβ) extracellulare (placche senili) e i grovigli neurofibrillari intracellulari (NFT). Le placche senili consistono principalmente in Aβ40 e Aβ42.

I ratti maschi hanno mostrato elevati livelli di Aβ42 nel cervello entro 48 ore dall’iniezione di Trenbolone, in modo dose-dipendente, e questa elevazione è stata sia AR-mediata che ER-mediata in vivo e in vitro. L’aumento delle concentrazioni di Aβ42 nel cervello (ippocampo) aumentando di conseguenza il carico di Aβ42, portando all’aggregazione e alla deposizione e, infine, al danno neuronale. Diminuzione dei livelli di Aβ42 nel liquido cerebrospinale sono considerati un altro fattore predittivo della malattia di Alzheimer.(91) Sebbene le concentrazioni di Aβ42 nel liquido cerebrospinale non siano cambiate in modo significativo nei ratti trattati, il fatto che i neuroni aumentino la produzione di Aβ42 è comunque degno di nota.

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Struttura della Presenilina-1

 

Il Trenbolone ha anche causato una sottoregolazione dei livelli di proteina PS-1 (Presenilina-1) nei neuroni nella stessa misura nei trattamenti con basse e alte dosi. Un calo della PS-1 nei neuroni porta ad indebolimento delle loro normali funzioni e aumenta la vulnerabilità di essi all’apoptosi. Più nello specifico il calo della PS-1 ha indotto l’apoptosi dei neuroni ippocampali primari che è una caratteristica principale sia nelle malattie neurodegenerative acute che croniche.(92) Un dato interessante è rappresentato dal fatto che l’aggiunta di Testosterone “proteggeva” i neuroni dalla bassa attività della PS-1. Ancora più interessante è il fatto che questa risposta non si è verificata quando il Trenbolone è stato somministrato per primo. Perché il Testosterone e il Trenbolone abbiano dato risposta diversa a seconda dell’ordine di somministrazione è certamente una domanda che vale la pena porre.

Ora, le informazioni esposte in questo studio danno certamente adito a riflessioni sul margine di sicurezza della molecola. Tuttavia ulteriori studi dovranno essere condotti prima di trarre conclusioni definitive su come ciò possa riguardare l’uomo.

  • Virilizzazione

 

Come raccomandazione generale, specialmente con i composti aventi un marcato potenziale androgenico, gli individui di sesso femmine dovrebbero usare estrema cautela nella scelta del dosaggio di un dato AAS ed evitare l’esposizione prolungata alla/e molecola/e. È stato dimostrato che l’esposizione al Trenbolone, o anche ai suoi metaboliti, induce androgenizzazione e mascolinizzazione negli esemplari di sesso femminile in varie specie. (93, 94, 95, 96, 97)

Vi sono degli studi i quali hanno dimostrato la capacità del Trenbolone di indurre alterazioni androgeniche degli organi sessuali accessori nelle mucche (98-99) e di provocare un aumento dell’incidenza di malformazioni genitali femminili esterne in ratti femmine.(100) È stato anche dimostrato che l’esposizione alla molecola diminuisce la fertilità degli esemplari di sesso femminile in varie specie (97, 99, 101, 102, 103) e inibisce l’ovulazione nei ratti mestruari.(104)

In conclusione, come già avevo esposto in un mio articolo dedicato all’uso del Trenbolone nelle donne, l’applicazione di questa molecola nei protocolli delle atlete deve essere gestita con estrema cautela.

  • Casi studio

 

I casi studio possono essere utili, sebbene spesso non si possano trarre conclusioni a causa dell’ampia quantità di potenziali variabili in gioco. Sono a conoscenza di tre casi studio riportati in letteratura che si sono concentrati sul Trenbolone, ve li espongo qui di seguito.

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Nel primo caso, un BodyBuilder di 23 anni ha subito un infarto miocardico in seguito ad assunzione cronica di Trenbolone Acetato.(105) Naturalmente, non c’è modo di potersi accertare che l’unico composto utilizzato dal giovane BodyBuilder sia stato il Trenbolone Acetato, quindi provare a concludere che sia stato il Trenbolone a causare l’attacco cardiaco è piuttosto azzardato.

Nel secondo caso, il Trenbolone insieme ad una combinazione di altri composti anabolizzanti ha portato alla comparsa di rabdomiolisi, una grave degradazione del tessuto muscolo-scheletrico, in un BodyBuilder olandese di 34 anni.(106) Ancora una volta, poiché sappiamo che il Trenbolone presenta un effetto opposto sui tessuti muscolo-scheletrici, non possiamo far altro che speculare sulla reale causa della comparsa della rabdomiolisi in questo specifico caso. Le cause potrebbero essere state molteplici, come l’eventualità che il/i prodotto/i utilizzato/i potessero essere contaminati. Poiché il Trenbolone non è approvato per l’uso umano, i BodybìBuilder sono spesso ad alto rischio di venire in possesso di prodotti di scarsa qualità (o anche, appunto, contaminati). Ci sono fin troppe variabili per essere in grado di trarre conclusioni o di dare la colpa ad un singolo fattore.

Histamine
Istamina

 

Il terzo caso descrive le condizioni di un BodyBuilder di 21 anni che ha riportato un alterazione della pigmentazione della pelle (gialla) e un forte prurito in seguito ad un ciclo di Trenbolone.(107) Trovo questo caso particolarmente interessante perché ho sospettato a lungo che il Trenbolone potesse avere un impatto sull’aumento dei livelli di istamina, che è l’agente più conosciuto per causare prurito. Se questo fosse vero, potrebbe molto probabilmente spiegare il meccanismo causale di numerosi effetti avversi  riportati da diversi culturisti come reflusso acido, sonno alterato, affaticamento, ecc. Sfortunatamente, esiste una letteratura molto limitata che esamina specificamente l’impatto del Trenbolone sull’istamina (108-109), quindi la mia ipotesi rimane per il momento una speculazione, per quanto fondata, basata sulla aneddotica.

Prima di passare ai miei pensieri conclusivi, ci sono alcuni altri effetti indesiderati che dovrebbero essere brevemente menzionati. Analogamente ai trattamenti con alte dosi di Testosterone, è stato dimostrato che il Trenbolone induce atrofia testicolare nei suini maschi intatti.(110) È stato dimostrato che alte dosi di Trenbolone hanno un impatto negativo sulla funzione immunitaria maschile nei topi castrati.(111) Aneddoticamente, il Trenbolone è stato associato a reflusso acido, cambiamenti nello stato emotivo e insonnia. L’insonnia è un evento così diffuso che la comunità del bodybuilding ha effettivamente conferito il nome di “trensomnia” a questa condizione. Ho cercato di determinare la causa alla base di questo effetto per anni ma non sono mai stato in grado di individuarla con certezza, tuttavia sembra significativamente più prevalente durante i periodi di restrizione calorica.

Infine, molti dei primi test di sicurezza eseguiti sul composto non sono disponibili al pubblico e sono presenti solo all’interno del database dell’OMS (112) come abstract.

E’ da notare, tuttavia, che questo steroide mostra una affinità di legame per il recettore del Progesterone. (113, 114) Gli effetti collaterali associati all’attività del Progesterone sono simili a quelli degli Estrogeni, compreso il feedback negativo di inibizione della produzione di Testosterone e una maggiore velocità di accumulo di grasso. I progestinici aumentano anche l’effetto stimolante degli estrogeni sulla crescita del tessuto mammario. Sembra che ci sia una forte sinergia tra questi due ormoni, in modo tale che la ginecomastia potrebbe anche verificarsi con l’azione combinata dei progestinici, senza eccessivi livelli di estrogeni. L’uso di un anti-estrogeno, che inibisce la componente estrogenica di questa alterazione, è spesso sufficiente per mitigare la ginecomastia causata dal Trenbolone. Si noti che gli effetti collaterali progestinici sono più comuni quando il Trenbolone viene co-somministrato con altri steroidi aromatizzabili. Il rialzo della Prolattina è un altra possibile conseguenza derivante da questa attività recettoriale. Sebbene la secrezione di Prolattina sia fortemente soggetta a molteplici variabili che vanno da uno squilibrio dell’omeostasi ormonale ad un alterato stato emotivo.

XIV. Pensieri conclusivi/ Applicazioni pratiche

Sono state esposte molte informazioni in questa serie di articoli, ma credetemi che c’era ancora molto materiale che ho dovuto escludere semplicemente per motivi di primaria importanza e per non realizzare articoli eccessivamente lunghi.  Userò questa sezione finale per fare il punto della situazione sul Trenbolone basandomi sulle nozioni fino ad ora riportate e esporre alcuni dei miei pensieri personali sull’argomento, che sono il frutto di anni di studio e documentazione sul campo. Ovviamente, non sto per esporre protocolli preconfezionati con dosaggi e tempi d’assunzione. Trovo che ciò sia eticamente sbagliato.

Come ho accennato all’inizio di questa serie di articoli, il Trenbolone ha una reputazione quasi mitica e tale considerazione è abbastanza meritata. È senza dubbio una molecola molto potente, e il fatto di averne osservato gli effetti su diversi atleti nel corso degli anni mi ha permesso di cambiare idea su base concreta. Infatti, il potenziale del Trenbolone è stato da me osservato sia in “Bulk” che in “Cut” o “Pre-Contest”.

L’uso del Trenbolone in un contesto “Cut” o “Pre-Contest” ha senz’altro molto senso date le capacità del Trenbolone di esercitare una forte azione anti-catabolica e lipolitica. Però, e c’è un però, non è tutto oro ciò che luccica. Nel corso degli anni ho visto diversi atleti supplementati con Trenbolone durante una fase di restrizione e le loro condizioni psicofisiche erano decisamente precarie (e non solo per la restrizione alimentare). L’impatto negativo che un regime ipocalorico può avere sulla qualità del sono si va a sovrapporre all’effetto negativo dato dal  Trenbolone causando una grave compromissione della durata e della qualità del sonno, con conseguente affaticamento cronico e peggioramento dell’umore. È probabile che i livelli di stress sistemico causati dall’abbinamento “ipocalorica/Trenbolone” aumentino a tal punto da elevare ulteriormente i livelli di irritabilità. E non ci vuole molto, in tali contesti, perché questi sintomi si manifestino, specialmente (e questa è un osservazione che ha trovato riscontro in diverse testimonianze di atleti e Preparatori) se l’atleta presenta una percentuale di grasso corporeo molto bassa.

È interessante notare come a parità di dosaggio questi sintomi vengano mitigati durante una fase ipercalorica. Le reali cause per cui ciò si verifica non sono del tutto chiare ma la differenza di risposta (sebbene con variabili soggettive) sembra essere una realtà concreta.

A causa dell’impatto positivo del Trenbolone sui Glucocorticoidi e, di conseguenza, sulla sensibilità all’insulina, tale composto trova un abbinamento potenzialmente additivo in una fase “Bulk” con l’Insulina e il GH. L’uso concomitante con Stanozololo porta ad una riduzione della potenziale attività progestinica del Trenbolone.

Un altro problema che emerge con l’uso del Trenbolone in un contesto ipocalorico è il suo potenziale impatto sull’asse tiroideo. Anche se le prove non sono schiaccianti, esiste abbastanza materiale che suggerisce che il Trenbolone influisce direttamente sulla sintesi di ormoni tiroidei e che può addirittura portare ad una riduzione del tasso metabolico. Ovviamente, nessuno di questi effetti sarà vantaggioso, specie in una dieta a ridotto apporto calorico (che causa già di per se un calo degli ormoni tiroidei circolanti, in special modo del T3). Il problema, però, può essere facilmente risolvibile con l’uso di composti tiroidei esogeni. L’atleta in questo caso dovrà comunque fare molta attenzione nella scelta del dosaggio del composto tiroideo assicurandosi che la soglia ematica non superi (o rimanga poco oltre) il limite eutiroideo. In caso si venisse a creare una condizione di ipertiroidismo, gli effetti sul SNC già espressi dal Trenbolone verrebbero marcatamente accentuati peggiorando ulteriormente, tra le altre cose, anche la durata e la qualità del sonno. Esami ematici di controllo sulla funzionalità tiroidea ed il livello ematico degli ormoni tiroidei sono una scelta saggia con l’uso del Trenbolone.

A causa del fatto che il Trenbolone non è un substrato soggetto né alla 5α-reduttasi né all’aromatasi, non sorprenderà nessuno il sapere che non considero l’uso del solo Trenbolone una grande idea. Sebbene siano già stati condotti studi preliminari per indagare il potenziale del Trenbolone come terapia ormonale sostitutiva nell’uomo, non credo che ciò possa portare a risultati soddisfacenti semplicemente perché i maschi hanno bisogno di livelli adeguati di DHT e di Estrogeni per varie importanti funzioni metaboliche. Se questi vengono soppressi sul lungo periodo , è altamente probabile che emergano problemi indesiderati (già manifestati in quegli atleti poco previdenti i quali hanno svolto protocolli di supplementazione chimica senza l’inserimento di substrati soggetti all’aromatizzazione). Per ovviare a ciò sarebbe necessario abbinare la HRT a base di Trenbolone con altri composti soggetti ad aromatizzazione e alla 5α riduzioni, a dosi appena necessarie per garantire livelli adeguati di E2 e DHT.

Sebbene non ci fosse nulla in letteratura che lo specificasse chiaramente, l’esperienza personale suggerisce che il Trenbolone rappresenta uno degli AAS più difficili da gestire. Io non sono di certo un sostenitore dei lunghi periodi d’uso, fatte rare eccezioni che possono interessare periodi di preparazione alla gara (non superiori alle 12 settimane). Sicuramente, l’atleta che si avvicina per la prima volta a questa molecola dovrebbe sperimentarla utilizzando l’estere Acetato ad un dosaggio minimo efficace e per un periodo di massimo quattro settimane. Il Trenbolone legato all’estere Enantato o Hexahydrobenzylcarbonato, conferendo una vita attiva più lunga alla molecola, e facendo raggiungere una soglia ematica di picco intorno alla fine della 3° e l’inizio della 4° settimana di somministrazione, non risulta una scelta ottimale in questi casi. Al contrario della forma Acetata la quale raggiunge un picco ematico in breve tempo (24h) seguito da un calo nelle successive 48h , con gli esteri a lunga durata d’azione il calo della soglia ematica si esplica nel giro di 8 giorni dopo il raggiungimento del picco ematico (4°-8° giorno dalla somministrazione). Se dovessero insorgere sintomi indesiderati, l’uso dell’estere Acetato permetterà all’ormone di uscire dal sistema molto più rapidamente.

Come precedentemente esposto, sembra esserci una potenziale sinergia ipertrofica e lipolitica tra gli Androgeni e gli agonisti β-adrenergici. Tuttavia, il carico dei potenziali effetti avversi dati dalla co-somministrazione di questi composti (vedi sovrastimolazione del SNC) dovrebbe far soppesare attentamente i pro ed i contro di tale pratica valutando ovviamente le caratteristiche soggettive di risposta. Avere una condizione migliore pagandola con un netto peggioramento della qualità della vita non è un prezzo che molti pagherebbero. Esistono sempre altre strade, e qualora non ci fossero c’è sempre un modo per percorrere al meglio la strada che ci si pone davanti.

Spero che le informazioni fino a questo momento esposte vi possano essere state d’aiuto nella comprensione di questa molecola e delle sue potenziali e “corrette” applicazioni.

Gabriel Bellizzi

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