Glucocorticoidi – dalla biosintesi all’uso nello sport

Introduzione:

I Glucocorticoidi (o, meno comunemente, glucocorticosteroidi) sono una classe di corticosteroidi, ovvero una classe di ormoni steroidei. I Glucocorticoidi sono corticosteroidi che si legano al recettore dei glucocorticoidi[1], presente in quasi tutte le cellule animali vertebrate. Il nome “Glucocorticoide” è un portmanteau (glucosio + corteccia + steroide) ed è composto dal suo ruolo nella regolazione del metabolismo del glucosio, dalla sintesi nella corteccia surrenale e dalla sua struttura steroidea.

I Glucocorticoidi fanno parte del meccanismo di feedback del sistema immunitario, che riduce alcuni aspetti della funzione immunitaria, come l’infiammazione. Sono quindi utilizzati in medicina per trattare le malattie causate da un sistema immunitario iperattivo, come allergie, asma, malattie autoimmuni e sepsi. I Glucocorticoidi hanno molti effetti diversi, come la pleiotropia, tra cui effetti collaterali potenzialmente dannosi.[2] Inoltre, interferiscono con alcuni meccanismi anomali delle cellule tumorali, per cui vengono utilizzati in dosi elevate per il trattamento del cancro. Ciò include effetti inibitori sulla proliferazione dei linfociti, come nel trattamento di linfomi e leucemie, e l’attenuazione degli effetti collaterali dei farmaci antitumorali.

I glucocorticoidi agiscono sulle cellule legandosi al Recettore dei Glucocorticoidi (GR). Il complesso recettore glucocorticoide-glucocorticoide attivato regola l’espressione di proteine antinfiammatorie nel nucleo (processo noto come transattivazione) e reprime l’espressione di proteine pro-infiammatorie nel citosol impedendo la traslocazione di altri fattori di trascrizione dal citosol al nucleo (transrepressione).[2]

Il Recettore dei Glucocorticoidi (GR o GCR), noto anche come NR3C1 (sottofamiglia 3 del recettore nucleare, gruppo C, membro 1), è il recettore a cui si legano il Cortisolo e altri Glucocorticoidi.

I glucocorticoidi si distinguono dai mineralocorticoidi e dagli steroidi sessuali per i loro specifici recettori, cellule bersaglio ed effetti. In termini tecnici, il termine “corticosteroide” si riferisce sia ai glucocorticoidi che ai mineralocorticoidi (poiché entrambi sono mimici degli ormoni prodotti dalla corteccia surrenale), ma è spesso usato come sinonimo di “glucocorticoide”. I glucocorticoidi sono prodotti principalmente nella zona fascicolata della corteccia surrenale, mentre i mineralocorticoidi sono sintetizzati nella zona glomerulosa.

Il Cortisolo (o idrocortisone) è il più importante glucocorticoide umano. È essenziale per la vita e regola o supporta una serie di importanti funzioni cardiovascolari, metaboliche, immunologiche e omeostatiche. Gli aumenti delle concentrazioni di glucocorticoidi sono parte integrante della risposta allo stress e sono i biomarcatori più comunemente utilizzati per misurare lo stress.[3] I glucocorticoidi hanno anche numerose funzioni non correlate allo stress e le concentrazioni di glucocorticoidi possono aumentare in risposta al piacere o all’eccitazione.[4] Sono disponibili diversi glucocorticoidi sintetici, ampiamente utilizzati nella pratica medica generale e in numerose specialità, come terapia sostitutiva in caso di carenza di glucocorticoidi o per sopprimere il sistema immunitario dell’organismo.

Si sospetta che gli atleti utilizzino i Glucocorticoidi per migliorare le prestazioni atletiche fin dagli anni ’60 (5). I glucocorticoidi possono migliorare le prestazioni fisiche attraverso diverse vie, tra cui una maggiore disponibilità di substrati metabolici attraverso un aumento della lipolisi (6), della proteolisi (7) e della disponibilità di glucosio (5). I Glucocorticoidi possono anche avere effetti immunosoppressivi e antinfiammatori che possono impedire al sistema immunitario di reagire in modo eccessivo a seguito di danni muscolari indotti dall’esercizio fisico (8), e il Cortisolo sembra preparare l’organismo per l’esercizio successivo (9). Inoltre, i glucocorticoidi possono stimolare i recettori cerebrali dei glucocorticoidi, determinando una riduzione del dolore muscolare durante l’esercizio, un aumento della soglia della fatica e risposte edoniche positive, che possono tradursi in un aumento delle prestazioni fisiche (10). I glucocorticoidi hanno un elevato potenziale di effetti avversi, tra cui il deperimento muscolare, e questi effetti dipendono da molteplici fattori come il tipo di glucocorticoide, la durata del trattamento, la dose e la via di somministrazione (11). Pertanto, gli atleti che assumono glucocorticoidi per migliorare le prestazioni probabilmente preferiscono periodi di somministrazione più brevi.

L’Associazione Mondiale Antidoping (WADA) aggiorna annualmente la sua lista proibita, un elenco di sostanze e metodi vietati negli sport d’élite. La lista proibita, in vigore dal 1° gennaio 2022, vieta tutti i glucocorticoidi nelle competizioni quando sono somministrati per via orale, rettale o iniettabile, poiché queste forme di somministrazione sono considerate ad effetto sistemico. Altre vie di somministrazione, come l’applicazione topica per inalazione e le iniezioni locali, sono approvate nelle competizioni, poiché si ritiene che abbiano un minore potenziale di miglioramento delle prestazioni. L’uso dei glucocorticoidi al di fuori delle competizioni è approvato (12). Per aiutare i medici a curare gli atleti e a rispettare le norme antidoping, dal 2022 la WADA raccomanda specifici periodi di wash out (tempo dall’ultima dose al giorno prima della competizione) per i diversi tipi di glucocorticoidi e le diverse vie di somministrazione. Dal 2022 la WADA ha anche introdotto livelli di segnalazione urinaria specifici per i diversi tipi di glucocorticoidi, in quanto i diversi glucocorticoidi hanno un’ampia variazione nel tempo di eliminazione (13).

Dagli anni 90 si è studiato l’effetto dei glucocorticoidi sulla frequenza cardiaca e sul consumo di ossigeno durante intervalli di corsa ad alta intensità. Da allora diversi studi RCT hanno analizzato l’effetto dei glucocorticoidi sulla prestazione fisica submassimale e massimale. Poiché le modalità di somministrazione, il tipo di glucocorticoide, la durata del trattamento, la dose, la popolazione e il protocollo di esercizio possono variare tra gli studi, essi giungono a conclusioni diverse per quanto riguarda l’effetto dei glucocorticoidi sulla prestazione fisica, tuttavia sono soprattutto gli studi che indagano l’effetto di alte dosi orali somministrate nel tempo sulla resistenza in bicicletta fino all’esaurimento a mostrare effetti. L’effetto dei glucocorticoidi sulla prestazione fisica e sul metabolismo dei soggetti sani è stato esaminato in precedenza (5, 10), ma senza una ricerca sistematica della letteratura e senza combinare i risultati degli studi inclusi nell’analisi statistica. Pertanto, in tale sede, cercherò anche di fare chiarezza sull’effetto dei glucocorticoidi sulla prestazione massimale o submassimale in soggetti sani.

Steroidogenesi dei Glucocorticoidi:

La steroidogenesi è il processo biologico attraverso il quale gli steroidi vengono generati dal colesterolo e trasformati in altri steroidi.[14] Le vie della steroidogenesi differiscono tra le specie. Le principali classi di ormoni steroidei, con i loro membri e le loro funzioni principali, sono i progestinici, i corticosteroidi (corticoidi), gli androgeni e gli estrogeni.[15][16] La steroidogenesi umana dei corticosteroidi avviene nella Corteccia Surrenale.

Steroidogenesi che mostra i Glucocorticoidi nell’ellisse verde a destra con l’esempio primario del Cortisolo. Non è un gruppo strettamente delimitato, ma un continuum di strutture con effetto glucocorticoide crescente.

La Corteccia Surrenale è la regione più esterna e anche la parte più grande della ghiandola surrenale. È divisa in tre zone distinte: zona glomerulosa, zona fascicolata e zona reticolare. Ogni zona è responsabile della produzione di ormoni specifici. È anche un sito secondario di sintesi degli androgeni.[17]

Corteccia Surrenale
  • Zona Glomerulosa
Colorazione H&E della Corteccia Surrenale. La Zona Glomerulare è lo strato più esterno, sotto la capsula renale (vicino all’indicatore)

Lo strato più esterno, la zona glomerulosa, è il sito principale per la produzione di aldosterone, un mineralcorticoide. La sintesi e la secrezione di aldosterone sono regolate principalmente dal sistema renina-angiotensina-aldosterone. Le cellule della zona glomerulosa esprimono un enzima specifico, l’aldosterone sintasi (noto anche come CYP11B2).[18][19] L’aldosterone è ampiamente responsabile della regolazione a lungo termine della pressione sanguigna. [Gli effetti dell’aldosterone si manifestano nel tubulo contorto distale e nel dotto collettore del rene, dove provoca un aumento del riassorbimento del sodio e una maggiore escrezione di potassio (da parte delle cellule principali) e di ioni idrogeno (da parte delle cellule intercalate del dotto collettore).[20] La ritenzione di sodio è anche una risposta del colon distale e delle ghiandole sudoripare alla stimolazione dei recettori dell’aldosterone. Sebbene la produzione sostenuta di aldosterone richieda un ingresso persistente di calcio attraverso canali del Ca2+ attivati a basso voltaggio, le cellule isolate della zona glomerulosa sono considerate non eccitabili, con tensioni di membrana registrate troppo iperpolarizzate per consentire l’ingresso di canali del Ca2+.[21]

La secrezione di aldosterone è stimolata anche dall’ormone adrenocorticotropo (ACTH).[22]

Le cellule della zona glomerulosa non esprimono l’11β-idrossilasi e la 17α-idrossilasi. Per questo motivo la zona glomerulosa non può sintetizzare cortisolo, corticosterone o ormoni sessuali (androgeni). [23] L’espressione di proteine specifiche per i neuroni nelle cellule della zona glomerulosa dei tessuti adrenocorticali umani è stata prevista e riportata da diversi autori [24][25][26] ed è stato suggerito che l’espressione di proteine come la molecola di adesione delle cellule neuronali (NCAM) nelle cellule della zona glomerulosa rifletta la caratteristica rigenerativa di queste cellule, che perderebbero l’immunoreattività della NCAM dopo essersi spostate nella zona fascicolata. [24][27] Tuttavia, insieme ad altri dati sulle proprietà neuroendocrine delle cellule della zona glomerulosa, l’espressione di NCAM potrebbe riflettere una differenziazione neuroendocrina di queste cellule.[24]

  • Zona Fasciculata
Zona Fasciculata

Situate tra la glomerulosa e la reticolare, le cellule della zona fascicolata sintetizzano e secernono glucocorticoidi (come l’11-deossicorticosterone, il corticosterone e il cortisolo), oltre a piccole quantità di androgeni ed estrogeni surrenalici.[28] La zona fascicolata ha una maggiore attività di 3β-idrossisteroide deidrogenasi rispetto alla zona reticolare. Pertanto, la zona fascicolata produce più 11-deossicorticosterone, corticosterone e cortisolo.[23] Il principale ormone che stimola la secrezione di cortisolo nell’uomo è l’ACTH, rilasciato dall’ipofisi anteriore.[22] È stato dimostrato che la capacità steroidogenica della zona fascicolata aumenta durante la malattia nei neonati.[22]

  • Zona Reticolare
Zona Reticolare

La zona reticolare, lo strato corticale più interno, produce gli androgeni surrenalici, oltre a piccole quantità di estrogeni e alcuni glucocorticoidi.[28] La zona reticolare possiede una quantità maggiore di cofattori necessari per l’attività della 17,20-liasi della 17α-idrossilasi rispetto alla zona fascicolata. Pertanto, la zona reticolare produce più androgeni,[23] soprattutto deidroepiandrosterone (DHEA), DHEA solfato (DHEA-S) e androstenedione (il precursore del Testosterone e DHT) nell’uomo. La secrezione di DHEAS è stimolata anche dall’ACTH.[22]

Come abbiamo visto, I glucocorticoidi sono prodotti principalmente nella Zona Fascicolata.[23]

Il precursore degli steroidi sintetizzati nella corteccia surrenale è il colesterolo che viene immagazzinato nelle vescicole. Il colesterolo può essere sintetizzato de novo nella corteccia surrenale. Tuttavia, la fonte principale di colesterolo sembra essere il colesterolo assunto dalle lipoproteine circolanti. [29]

I passaggi fino a questo punto avvengono in molti tessuti produttori di steroidi. Le fasi successive per generare aldosterone e cortisolo, tuttavia, avvengono principalmente nella corteccia surrenale:

  • Progesterone → (idrossilazione a C21) → 11-Deossicorticosterone → (due ulteriori idrossilazioni a C11 e C18) → Aldosterone
  • Progesterone → (idrossilazione a C17) → 17-alfa-idrossiprogesterone → (idrossilazione a C21) → 11-Deossicortisolo → (idrossilazione a C11) → Cortisolo
Fasi della sintesi dell’ormone steroideo surrenale

Effetto sistemico dei Glucocorticoidi:

Gli effetti dei glucocorticoidi possono essere ampiamente classificati in due categorie principali:

  • immunologici
  • metabolici.

Inoltre, i glucocorticoidi svolgono ruoli importanti nello sviluppo fetale e nell’omeostasi dei fluidi corporei.

  • Immunità

Come già accennato, i glucocorticoidi funzionano anche attraverso l’interazione con il recettore dei glucocorticoidi:

  • Aumentano l’espressione di proteine antinfiammatorie.
  • Riducono l’espressione di proteine pro-infiammatorie.
Micrografia elettronica a scansione di un globulo rosso (sinistra), una piastrina (centro) e un linfocita T (destra); colorato

È stato dimostrato che i glucocorticoidi svolgono un ruolo nello sviluppo e nell’omeostasi dei linfociti T. Questo è stato dimostrato in transgenici. Ciò è stato dimostrato in topi transgenici con una maggiore o minore sensibilità della linea delle cellule T ai glucocorticoidi.[30]

  • Metabolismo

Nello stato di digiuno, il cortisolo stimola diversi processi che servono collettivamente ad aumentare e mantenere le normali concentrazioni di glucosio nel sangue.

Effetti metabolici:

  • Stimolazione della gluconeogenesi, in particolare nel fegato: Questa via porta alla sintesi del glucosio a partire da substrati non esosi, come gli aminoacidi e il glicerolo proveniente dalla scissione dei trigliceridi, ed è particolarmente importante nei carnivori e in alcuni erbivori. L’aumento dell’espressione degli enzimi coinvolti nella gluconeogenesi è probabilmente la funzione metabolica più nota dei glucocorticoidi.
  • Mobilitazione di aminoacidi dai tessuti extraepatici: Questi servono come substrati per la gluconeogenesi.
  • Inibizione della captazione del glucosio nel tessuto muscolare e adiposo: Un meccanismo per conservare il glucosio
  • Stimolazione della demolizione dei grassi nel tessuto adiposo: Gli acidi grassi rilasciati dalla lipolisi vengono utilizzati per la produzione di energia in tessuti come il muscolo e il glicerolo rilasciato fornisce un altro substrato per la gluconeogenesi.
  • L’aumento della ritenzione di sodio e dell’escrezione di potassio porta a ipernatremia e ipokaliemia[31].
  • Aumento della concentrazione di emoglobina, probabilmente dovuto all’ostacolo dell’ingestione di globuli rossi da parte di macrofagi o altri fagociti[32].
  • Aumento dell’acido urico urinario[33]
  • Aumento del calcio urinario e ipocalcemia[34]
  • Alcalosi[35]
  • Leucocitosi[36]
Il Cortisolo innesca una cascata di eventi che influenzano l’omeostasi del glucosio. Il fegato, i muscoli scheletrici, i tessuti adiposi bianchi e il pancreas svolgono un ruolo chiave nell’assicurare un apporto continuo di energia utilizzabile per la risposta di lotta/fuga.

Livelli eccessivi di glucocorticoidi derivanti dalla somministrazione di farmaci o dall’iperadrenocorticismo hanno effetti su molti sistemi. Alcuni esempi includono l’inibizione della formazione ossea, la soppressione dell’assorbimento del calcio (entrambi possono portare all’osteoporosi), il ritardo nella guarigione delle ferite, la debolezza muscolare e l’aumento del rischio di infezioni. Queste osservazioni suggeriscono una moltitudine di ruoli fisiologici meno drammatici per i glucocorticoidi.[30]

  • Eccitazione e sfera cognitiva
Principali scissure e lobi del cervello visti lateralmente (il lobo frontale è mostrato in blu).

I glucocorticoidi agiscono sull’ippocampo, sull’amigdala e sui lobi frontali. Insieme all’adrenalina, favoriscono la formazione di ricordi flashbulb di eventi associati a forti emozioni, sia positive che negative.[36] Ciò è stato confermato da studi in cui il blocco dell’attività dei glucocorticoidi o della noradrenalina ha compromesso il richiamo di informazioni emotivamente rilevanti. Ulteriori fonti hanno dimostrato che i soggetti il cui apprendimento della paura è stato accompagnato da alti livelli di cortisolo hanno avuto un migliore consolidamento di questa memoria (questo effetto è stato più importante negli uomini). L’effetto che i glucocorticoidi hanno sulla memoria può essere dovuto a un danno specifico all’area CA1 della formazione dell’ippocampo.

In diversi studi sugli animali, lo stress prolungato (che causa aumenti prolungati dei livelli di glucocorticoidi) ha mostrato la distruzione dei neuroni nell’area dell’ippocampo del cervello, che è stata collegata a prestazioni di memoria inferiori.[32][37][33]

Una rappresentazione grafica della curva di Yerkes-Dodson

È stato inoltre dimostrato che i glucocorticoidi hanno un impatto significativo sulla vigilanza (disturbo da deficit di attenzione) e sulla cognizione (memoria). Questo sembra seguire la curva di Yerkes-Dodson, in quanto gli studi hanno dimostrato che i livelli circolanti di glucocorticoidi rispetto alle prestazioni della memoria seguono un andamento a U rovesciata, proprio come la curva di Yerkes-Dodson. Ad esempio, il potenziamento a lungo termine (LTP, il processo di formazione dei ricordi a lungo termine) è ottimale quando i livelli di glucocorticoidi sono leggermente elevati, mentre si osserva una significativa riduzione dell’LTP dopo la surrenalectomia (stato di basso livello di glucocorticoidi) o dopo la somministrazione di glucocorticoidi esogeni (stato di alto livello di glucocorticoidi). Livelli elevati di glucocorticoidi migliorano la memoria per gli eventi emotivamente eccitanti, ma portano più spesso a una scarsa memoria per il materiale non correlato alla fonte di stress/eccitazione emotiva.[38] In contrasto con gli effetti di potenziamento dose-dipendenti dei glucocorticoidi sul consolidamento della memoria, è stato dimostrato che questi ormoni dello stress inibiscono il recupero di informazioni già memorizzate. [È stato dimostrato che l’esposizione a lungo termine a farmaci glucocorticoidi, come quelli contro l’asma e gli antinfiammatori, crea deficit di memoria e attenzione sia durante che, in misura minore, dopo il trattamento,[39][40] una condizione nota come “demenza da steroidi”.[41]

  • Omeostasi dei fluidi corporei

I glucocorticoidi potrebbero agire a livello centrale e periferico per contribuire alla normalizzazione del volume dei liquidi extracellulari regolando l’azione dell’organismo nei confronti del peptide natriuretico atriale (ANP). A livello centrale, i glucocorticoidi potrebbero inibire l’assunzione di acqua indotta dalla disidratazione;[42] a livello periferico, i glucocorticoidi potrebbero indurre una potente diuresi.[43]

Metabolismo dei Glucocorticoidi. La secrezione di Glucocorticoidi da parte della ghiandola surrenale è regolata dall’asse HPA tramite secrezione di ACTH. Il cortisolo plasmatico principale (F) è legato alle proteine ​​con una frazione libera del 4-5%. Il Cortisone plasmatico (E) è nella forma libera non legata. L’equilibrio di cortisolo e cortisone tra plasma e tessuti è illustrato con le frecce bidirezionali tratteggiate. È anche raffigurato il metabolismo dei GC tessuto-specifici. I GC sono metabolizzati principalmente nel fegato e i metaboliti sono escreti nelle urine. Sono mostrati solo i tessuti rilevanti per la sindrome metabolica. THE, tetraidrocortisone; THF, tetraidrocortisolo.

Meccanismi d’azione dei Glucocorticoidi:

  • Transattivazione

I glucocorticoidi si legano al recettore citosolico dei glucocorticoidi, un tipo di recettore nucleare che viene attivato dal legame con il ligando. Dopo che un ormone si lega al recettore corrispondente, il complesso appena formato si trasloca nel nucleo della cellula, dove si lega agli elementi di risposta ai glucocorticoidi nella regione promotrice dei geni bersaglio, determinando la regolazione dell’espressione genica. Questo processo viene comunemente definito attivazione trascrizionale o transattivazione.[44][45]

Le proteine codificate da questi geni regolati hanno un’ampia gamma di effetti, tra cui, ad esempio:[45]

L’Annessina [Lipocortina I]
  • Antinfiammatori – lipocortina I, proteina legante p11/calpactina, inibitore secretorio della proteasi leucocitaria 1 (SLPI) e fosfatasi della proteina chinasi attivata dal mitogeno (MAPK fosfatasi).
  • Aumento della gluconeogenesi – glucosio 6-fosfatasi e tirosina aminotransferasi

  • Transrepressione

Il meccanismo opposto è chiamato repressione trascrizionale o transrepressione. Secondo la concezione classica di questo meccanismo, il recettore dei glucocorticoidi attivato si lega al DNA nello stesso sito in cui si legherebbe un altro fattore di trascrizione, impedendo la trascrizione di geni che vengono trascritti tramite l’attività di quel fattore.[44][45] Sebbene ciò avvenga, i risultati non sono coerenti per tutti i tipi di cellule e per tutte le condizioni; non esiste un meccanismo generale e generalmente accettato per la transrepressione.[45]

Meccanismo d’azione di NF-κB.

Si stanno scoprendo nuovi meccanismi in cui la trascrizione viene repressa, ma il recettore dei glucocorticoidi attivato non interagisce con il DNA, bensì direttamente con un altro fattore di trascrizione, interferendo con esso, o con altre proteine che interferiscono con la funzione di altri fattori di trascrizione. Quest’ultimo meccanismo sembra essere il modo più probabile in cui il recettore glucocorticoide attivato interferisce con NF-κB, ossia reclutando istone deacetilasi, che deacetilano il DNA nella regione del promotore portando alla chiusura della struttura cromatinica in cui NF-κB deve legarsi.[44][45]

  • Attività non-genomica

Il recettore glucocorticoide attivato ha effetti che, come è stato dimostrato sperimentalmente, sono indipendenti da qualsiasi effetto sulla trascrizione e possono essere dovuti solo al legame diretto del recettore glucocorticoide attivato con altre proteine o con l’mRNA.[44][45]

Effetti genomici e non genomici dei Glucocorticoidi. Trans-attivazione: l’effetto genomico del GC dopo il legame del GR al suo elemento di risposta positiva causa una maggiore trascrizione di proteine ​​antinfiammatorie, ad esempio, lipocortina-1, IL-10, IL-12, MAPK fosfatasi I e IκB. Trans-repressione: l’interazione molecola-molecola tra GR attivato e fattori di trascrizione pro-infiammatori, ad esempio, AP-1 o NF-κB causa una riduzione della trascrizione di mediatori pro-infiammatori, ad esempio, Il-2, IL-3, IL-4, IL-5, IL-6, IL-13, IL-15, TNF-α e VCAM-a.

Ad esempio, la chinasi Src, che si lega al recettore glucocorticoide inattivo, viene rilasciata quando un glucocorticoide si lega al recettore glucocorticoide e fosforila una proteina che a sua volta sposta una proteina adattatrice da un recettore importante nell’infiammazione, il fattore di crescita epidermico, riducendone l’attività, che a sua volta si traduce in una riduzione della creazione di acido arachidonico, una molecola proinfiammatoria chiave. Questo è uno dei meccanismi con cui i glucocorticoidi hanno un effetto antinfiammatorio.[44]

Farmacologia dei Glucocorticoidi:

Fludrocortisone Acetato

Per uso terapeutico sono stati creati diversi Glucocorticoidi sintetici, alcuni molto più potenti del Cortisolo. Si differenziano sia per la farmacocinetica (fattore di assorbimento, emivita, volume di distribuzione, clearance) che per la farmacodinamica (ad esempio la capacità di attività mineralcorticoide: ritenzione di sodio (Na+) e acqua; fisiologia renale). Poiché permeano facilmente l’intestino, vengono somministrati principalmente per os (per bocca), ma anche con altri metodi, ad esempio per via topica sulla pelle. Oltre il 90% di essi lega diverse proteine plasmatiche, anche se con una diversa specificità di legame. I glucocorticoidi endogeni e alcuni corticoidi sintetici hanno un’elevata affinità con la proteina Transcortina (detta anche globulina legante i corticosteroidi), mentre tutti legano l’albumina. Nel fegato, vengono rapidamente metabolizzati mediante coniugazione con un solfato o un acido glucuronico e vengono secreti nelle urine.

La potenza dei Glucocorticoidi, la durata dell’effetto e la sovrapposizione della potenza dei mineralocorticoidi variano. Il cortisolo è lo standard di confronto per la potenza dei glucocorticoidi. Idrocortisone è il nome utilizzato per le preparazioni farmaceutiche di cortisolo.

I dati riportati di seguito si riferiscono alla somministrazione orale. La potenza orale può essere inferiore a quella parenterale perché quantità significative (fino al 50% in alcuni casi) possono non raggiungere la circolazione. Il Fludrocortisone Acetato e il desossicorticosterone acetato sono, per definizione, mineralocorticoidi piuttosto che glucocorticoidi, ma hanno una potenza glucocorticoide minore e sono inclusi in questa tabella per fornire una prospettiva sulla potenza dei mineralocorticoidi.

Usi terapeutici:

I Glucocorticoidi possono essere utilizzati a basse dosi nell’insufficienza surrenalica. A dosi molto più elevate, i glucocorticoidi per via orale o inalatoria sono utilizzati per sopprimere vari disturbi allergici, infiammatori e autoimmuni. I glucocorticoidi per via inalatoria sono il trattamento di seconda linea per l’asma. Sono anche somministrati come immunosoppressori post-trapianto per prevenire il rigetto acuto del trapianto e la malattia del trapianto contro l’ospite. Tuttavia, non prevengono un’infezione e inibiscono anche i successivi processi riparativi. Nuove evidenze hanno dimostrato che i glucocorticoidi potrebbero essere utilizzati nel trattamento dell’insufficienza cardiaca per aumentare la responsività renale ai diuretici e ai peptidi natriuretici. I glucocorticoidi sono storicamente utilizzati per alleviare il dolore nelle condizioni infiammatorie.[46][47][48] Tuttavia, i corticosteroidi mostrano un’efficacia limitata nell’alleviare il dolore e potenziali eventi avversi per il loro uso nelle tendinopatie.[49]

  • Terapia Sostitutiva
Cortisolo

Qualsiasi glucocorticoide può essere somministrato in una dose che fornisce all’incirca gli stessi effetti glucocorticoidi della normale produzione di cortisolo; si parla di dosaggio fisiologico, sostitutivo o di mantenimento. Si tratta di circa 6-12mg/m2/die di Idrocortisone (m2 si riferisce all’area di superficie corporea (BSA), ed è una misura delle dimensioni del corpo; la BSA di un uomo medio è di 1,9 m2).

Gli usi clinici dei glucocorticoidi comprendono quindi:

  • Terapia Immunosoppressiva: I glucocorticoidi causano immunosoppressione e la componente terapeutica di questo effetto è principalmente la diminuzione della funzione e del numero di linfociti, compresi i linfociti B e i linfociti T.
  • Terapia Anti-Infiammatoria: I glucocorticoidi sono potenti antinfiammatori, indipendentemente dalla causa dell’infiammazione; il loro meccanismo antinfiammatorio primario è la sintesi della lipocortina-1 (annexin-1). La lipocortina-1 sopprime la fosfolipasi A2, bloccando così la produzione di eicosanoidi, e inibisce vari eventi infiammatori dei leucociti (adesione epiteliale, emigrazione, chemiotassi, fagocitosi, esplosione respiratoria, ecc.) In altre parole, i glucocorticoidi non solo sopprimono la risposta immunitaria, ma inibiscono anche i due principali prodotti dell’infiammazione, le prostaglandine e i leucotrieni. Inibiscono la sintesi delle prostaglandine a livello della fosfolipasi A2 e a livello della cicloossigenasi/PGE isomerasi (COX-1 e COX-2),[50] quest’ultimo effetto è molto simile a quello dei FANS, potenziando così l’effetto antinfiammatorio. Inoltre, i glucocorticoidi sopprimono anche l’espressione della ciclossigenasi.[51]
  • Trattamento del Iperaldosteronismo: I glucocorticoidi possono essere utilizzati nella gestione dell’iperaldosteronismo familiare di tipo 1. Non sono efficaci, tuttavia, per l’uso nella condizione di tipo 2.
  • Trattamento insufficienza cardiaca: I glucocorticoidi possono essere utilizzati nel trattamento dell’insufficienza cardiaca scompensata per potenziare la reattività renale ai diuretici, in particolare nei pazienti con insufficienza cardiaca con resistenza diuretica refrattaria a dosi elevate di diuretici dell’ansa.[52][53][54][55][56][57][58]
Meccanismi di resistenza ai corticosteroidi

La resistenza agli usi terapeutici dei glucocorticoidi può verificarsi in un certo numero di pazienti e presentare delle difficoltà; ad esempio, il 25% dei casi di asma grave può non rispondere agli steroidi. Questo può essere il risultato di una predisposizione genetica, dell’esposizione continua alla causa dell’infiammazione (come gli allergeni), di fenomeni immunologici che bypassano i glucocorticoidi, di disturbi farmacocinetici (assorbimento incompleto o escrezione o metabolismo accelerati) e di infezioni respiratorie virali e/o batteriche.[59][60]

Glucocorticoidi e Sport:

Come abbiamo visto, i Glucocorticoidi sono una delle classi di farmaci più ampiamente utilizzate ed efficaci nella popolazione generale e sono disponibili in una varietà di formulazioni farmaceutiche (ad esempio, iniezioni, compresse, creme, colliri, gocce auricolari, inalatori e spray nasali). Somministrati sia per i loro effetti sistemici che locali, i Glucocorticoidi sono utilizzati a livello globale in una vasta gamma di specialità cliniche, principalmente per le loro proprietà antinfiammatorie e immunosoppressive. In alcuni contesti, l’uso medico dei Glucocorticoidi orali sembra essere aumentato negli ultimi anni poiché questi sono un’alternativa accessibile e conveniente ai farmaci mirati ma più costosi. La prevalenza dell’uso sistemico prevalentemente per uso a breve termine varia tra l’1% e il 3%, sebbene abbia raggiunto il 17,1% in un recente studio sugli adulti in Francia.(https://bjsm.bmj.com) Nelle popolazioni di atleti, vi è una maggiore prevalenza di lesioni muscoloscheletriche e asma, e pertanto un frequente uso legittimo di Glucocorticoidi terapeutici non sarebbe sorprendente. Tuttavia, vi è una scarsità di stime di prevalenza nelle popolazioni di atleti. Un’analisi di TUE abbreviate in cui il CIO è stato informato dell’uso di Glucocorticoidi da parte degli atleti prima dei Giochi olimpici negli anni ’90 e nei primi anni 2000 suggerisce che almeno il 5% al ​​12% degli atleti d’élite competitivi è stato trattato con Glucocorticoidi tramite tutte le vie, prevalentemente inalatoria. In un recente sondaggio internazionale non pubblicato di medici che lavorano con atleti d’élite, oltre l’85% ha riferito di aver somministrato almeno occasionalmente Glucocorticoidi iniettabili come parte della loro normale pratica (comunicazione personale, Dr David Hughes, Australian Institute of Sport).

I Glucocorticoidi, somministrati tramite determinate vie, sono stati proibiti per la prima volta nello sport dal CIO nel 1985 e sono stati proibiti dalla WADA sin dalla sua Lista iniziale, pubblicata nel 2004. Le sostanze o i metodi sono considerati per l’inclusione nella Lista se soddisfano due dei tre criteri seguenti come stabilito dal Codice mondiale antidoping:

  1. potenziale di migliorare o migliorano le prestazioni sportive;
  2. rappresentano un rischio effettivo o potenziale per la salute dell’atleta;
  3. violano lo spirito dello sport. I Glucocorticoidi sono proibiti in competizione quando somministrati tramite vie “sistemiche” (orali, rettali, intramuscolari o endovenose).[https://www.wada-ama.org/] La somministrazione tramite tutte le altre vie (incluse le iniezioni intra-articolari e altre periarticolari) è considerata somministrazione locale e non è proibita in competizione. La somministrazione di Glucocorticoidi tramite qualsiasi via non è proibita fuori competizione (OOC).

Indipendentemente dalla sostanza specifica del Glucocorticoidi e dalle sue singole caratteristiche farmacologiche, un presunto riscontro analitico avverso (AAF) viene segnalato dai laboratori accreditati WADA quando i livelli urinari dei campioni in gara superano un livello di segnalazione di 30ng/mL. La farmacocinetica dei Glucocorticoidi è complessa e influenzata dalla formulazione, dal tipo di esterificazione e sale, dalla via di somministrazione, dal sito e dal metodo di somministrazione. Di conseguenza, mentre il limite di segnalazione del laboratorio può dimostrare la presenza di un Glucocorticoidi , non può necessariamente indicare se la somministrazione è avvenuta in gara o OOC o se è probabile che abbia un effetto farmacologico o ergogenico. Qualsiasi medico o atleta non sarà sicuro di quando interrompere l’uso di GC sistemici prima del periodo in gara per evitare di superare il limite di segnalazione. Per complicare ulteriormente il quadro farmacocinetico, le iniezioni intra-articolari possono dare origine a livelli sistemici e i medici possono inavvertitamente caratterizzare erroneamente il sito di iniezione in assenza di guida radiologica o ecografica. La definizione di limiti di segnalazione specifici per sostanza è un’area di discussione e ricerca attiva tra gli esperti nominati dalla WADA e va oltre lo scopo del presente documento.

  • Glucocorticoidi sistemici e performance

Alcuni atleti hanno indubbiamente tentato di sfruttare i presunti effetti di miglioramento delle prestazioni dei Glucocorticoidi sistemici che ritengono benefici nella loro particolare disciplina sportiva. Tuttavia, i meccanismi complessi e pleiotropici dell’azione dei Glucocorticoidi suggeriscono che questi farmaci sono uno strumento poco maneggevole per l’atleta che cerca di ottenere un vantaggio nelle prestazioni e sono considerati una componente meno popolare dei regimi di doping rispetto al passato.[ https://cyclingtips.com/] Alcuni pazienti e atleti hanno riferito di aver sperimentato euforia dopo la somministrazione sistemica.[ http://www.cyclingnews.com] Tuttavia, le prove scientifiche a supporto dell’euforia misurabile nelle popolazioni cliniche sono ambigue e l’interpretazione dei dati è complicata dall’associazione del dolore cronico confondente.[https://bjsm.bmj.com/]

Sembrerà starno, ma non vi è alcuna prova incontrovertibile di effetti di miglioramento delle prestazioni derivanti dall’uso a breve termine di Glucocorticoidi sistemici.[https://bjsm.bmj.com/] Esistono studi randomizzati in doppio cieco cross-over che suggeriscono che gli atleti possono sfruttare cicli di Glucococrticoidi orali ad alto dosaggio della durata di una settimana per migliorare le loro prestazioni di esercizio di intensità submassimale per brevi periodi di tempo.[https://bjsm.bmj.com/] Questi dosaggi sarebbero facilmente rilevati durante i test antidoping, se assunti in gara. Il meccanismo preciso di questo effetto non è chiaro, ma si suggerisce che derivi da una combinazione di effetti sul metabolismo energetico, sui muscoli, sull’infiammazione e sul sistema nervoso. Questo effetto del farmaco è stato dimostrato in uno studio su atleti maschi il cui allenamento era strettamente periodizzato insieme all’uso di Glucocorticoidi orali.[https://bjsm.bmj.com/] Sfruttare questo tipo di regime di miglioramento delle prestazioni evitando efficacemente l’insufficienza surrenalica e il rilevamento tramite controlli antidoping standard in gara richiederebbe una meticolosa supervisione medica. Potrebbe anche richiedere una manipolazione farmacologica più complessa ed esotica dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene rispetto a quella offerta dai Glucocorticoidi prescritti.[https://bjsm.bmj.com/]

Atleti e dottori hanno descritto metodi inappropriati con cui l’uso sistemico di Glucocorticoidi, un’alimentazione limitata e un allenamento a bassa intensità potrebbero essere combinati OOC per perdere peso e preservare la massa muscolare.[ https://www.nytimes.com/]Tuttavia, date le funzioni cataboliche proteiche ampiamente riconosciute dei Glucocorticoidi,[https://bjsm.bmj.com/] questo meccanismo di doping rimane speculativo e controverso. Inoltre, l’efficacia potrebbe dipendere dall’uso di Glucocorticoidi come parte di un cocktail complesso che include altri ormoni proibiti ma scarsamente rilevati come l’insulina.[https://bjsm.bmj.com/]

Schema esemplificativo sull’uso di Glucocorticoidi sistemici e perdita di peso/ricomposizione corporea: la base teorica sulla quale si sostiene la suddetta pratica farmacologica è il ciclo di feedback negativo dell’Asse HPA per via d’uso di Glucocorticoidi esogeni. Tale pratica dovrebbe portare a 1) soppressione del rilascio di —> CRH>ACTH>Cortisone<>Cortisolo con consequenziale prevenzione di 2) aumento della fame/appetito con il procedere del regime ipocalorico 3) prevenzione del aumento del catabolismo muscolare 4) prevenzione di un aumento della ritenzione idrica e 5) prevenzione dell’alterazione del metabolismo lipidico correlato ad un incremento significativo del Cortisolo. Da notare che il momento della somministrazione del Glucocorticoide esogeno può influenzare il grado di soppressione surrenalica. Per esempio, il Prednisone in una dose di 5mg somministrato la sera prima di coricarsi e 2,5mg al mattino produrrà una soppressione dell’Asse HPA più marcata rispetto a 2,5mg la sera e 5mg al mattino. 5mg è un dosaggio basso e generalmente non è promotore di insonnia sebbene in soggetti sensibili può manifestarsi. Il dosaggio comunemente utilizzato varia da 15 a 25mg/die diviso in due dosi dopo i pasti. Tale pratica comunemente è parte di protocolli PEDs più complessi e contenenti uno o più agenti anabolizzanti.

Recenti resoconti sulla presunta potenza dei Glucocorticoidi sistemici provengono da atleti che hanno anche confessato l’uso concomitante di altri metodi e sostanze per migliorare le prestazioni, tra cui agenti anabolizzanti come il testosterone.[https://bjsm.bmj.com/] Tali regimi di Glucocorticoidi potrebbero avere rilevanza solo in un piccolo sottoinsieme di discipline sportive, come nelle ripide tappe di montagna dei Grandi Giri del ciclismo, dove gli atleti potrebbero essere disposti ad accettare compromessi nei loro regimi di allenamento o potenza assoluta in uscita nel perseguimento di un rapporto potenza/peso superiore. L’uso di OOC richiederebbe comunque una continuazione prolungata dell’uso di Glucocorticoidi nel periodo di gara per evitare l’insufficienza surrenalica dovuta a meccanismi di feedback. L’uso prolungato di Glucocorticoidi comporta rischi medici ben noti, alcuni dei quali potrebbero ridurre in modo permanente le prestazioni atletiche.[https://bjsm.bmj.com/]

  • Rischi per la salute, eventi avversi ed effetti negativi sulle prestazioni

Il trattamento con Glucocorticoidi per molte condizioni ha una lunga storia e un profilo di sicurezza ragionevole. Dosi elevate o uso cronico di Glucocorticoidi sistemici presentano un certo rischio per la salute dell’atleta. Un esame attento, una diagnosi e una deliberazione da parte del medico sono fondamentali e i benefici del trattamento devono essere soppesati rispetto ai potenziali rischi ed effetti avversi. L’uso potenziale per migliorare le prestazioni, descritto sopra e ritenuto limitato a contesti sportivi specifici con uso di GC ad alto dosaggio, è anche potenzialmente associato a rischi significativi per la salute di un atleta.

Gli eventi avversi con associazioni causali ben consolidate all’uso clinicamente appropriato di GC toccano praticamente ogni sistema umano, vanno da esiti negativi sulla salute acuti a cronici e includono insufficienza surrenalica, immunodeficienza, osteoporosi, atrofia muscolare, cedimento di tendini/fasce, necrosi avascolare della testa femorale, vari squilibri elettrolitici, nutrizionali e metabolici, glaucoma e cataratta. Forse perché i GC sono farmaci così comuni e clinicamente versatili, alcuni medici potrebbero sopravvalutare il loro valore terapeutico e sottostimare la gravità degli eventi avversi associati.[https://bjsm.bmj.com/] Anche una singola iniezione intra-articolare potrebbe causare un’insufficienza surrenalica clinicamente significativa che porta a malessere, squilibrio elettrolitico e immunosoppressione per diverse settimane.[https://bjsm.bmj.com/]

È importante sottolineare che l’eziologia di questi sintomi potrebbe non essere riconosciuta dall’atleta e dal personale medico, in particolare in un contesto sportivo in cui gli atleti si allenano ad alta intensità e i sintomi possono mascherarsi da affaticamento correlato al sovrallenamento. Inoltre, un atleta che subisce un trauma o un infortunio grave potrebbe essere a maggior rischio di crisi surrenalica a causa della soppressione ipotalamo-ipofisi-surrene dovuta al precedente utilizzo di GC. Ciò potrebbe essere particolarmente problematico se l’atleta non rivela questo precedente utilizzo.

Sia l’efficacia che il potenziale danno delle iniezioni intra-articolari sono ampiamente dibattuti. Le prove di un recente studio prospettico controllato con placebo su pazienti con osteoartrite hanno suggerito che frequenti iniezioni di triamcinolone al ginocchio, somministrate secondo un programma prestabilito, non sono riuscite a gestire efficacemente il dolore a lungo termine e hanno portato a una riduzione statisticamente significativa dello spessore della cartilagine.[https://bjsm.bmj.com/]Tuttavia, le raccomandazioni della società medica, così come una meta-analisi completa, supportano l’efficacia e la sicurezza dello stesso intervento,[https://bjsm.bmj.com/l] suggerendo fortemente che un uso giudizioso di iniezioni intra-articolari in pazienti e circostanze appropriate può produrre risultati positivi. Vi è una mancanza di prove pubblicate sulla sicurezza o il danno dell’uso di GC intra-articolari nelle popolazioni di atleti e sono urgentemente necessarie ulteriori ricerche a causa dell’uso onnipresente di GC intra-articolari.

  • Politiche per garantire l’uso appropriato dei GC

Nonostante le preoccupazioni di un possibile abuso per un vantaggio competitivo o potenziali effetti dannosi sulla salute degli atleti, i GC sono ampiamente utilizzati nello sport per legittime ragioni terapeutiche. Considerando che l’elenco è armonizzato in tutti gli sport, dal tiro con l’arco al wakeboard, il doping con i GC non è un problema laddove i presunti benefici dell’uso di GC ad alto dosaggio (potenza prolungata a intensità di esercizio submassimali o gestione aggressiva del peso catabolico) difficilmente miglioreranno le prestazioni. Pertanto, un AAF per i GC non sarebbe probabilmente associato a nessun intento di doping. L’uso di GC sistemici in molti sport deve essere considerato sotto una luce diversa rispetto agli sport ad alto rischio come il ciclismo, dove l’abuso è ben documentato e le prove scientifiche forniscono un certo supporto.

Consapevoli delle sfide specifiche poste dall’uso di GC nello sport, le organizzazioni sportive e antidoping hanno introdotto politiche innovative e stanno rafforzando le normative esistenti per affrontare l’uso terapeutico ragionevole dei GC.

Conclusioni su Glucocorticoidi e prestazioni sportive:

Da recenti review, sappiamo che l’uso dei Glucocorticoidi sistemici può migliorare la prestazione fisica massima rispetto al placebo (SDM 0,300, 95% CI 0,080-0,520). In una recente review [https://www.frontiersin.org/], l’SDM per i 13 confronti inclusi non era eterogeneo (I2 = 35%, p = 0,099). L’analisi di sensibilità escludendo i due studi con alto rischio di bias ha mostrato un effetto simile (SDM 0,349, 95% CI 0,071-0,626). Con la meta-regressione si è scoperto che la durata del trattamento, la via di somministrazione e il tipo di esercizio non hanno influenzato (p > 0,124) l’SDM. Nell’analisi stratificata il trattamento prolungato e l’ingestione orale hanno migliorato la prestazione fisica (p = 0,003). Il trattamento acuto e l’inalazione non hanno avuto alcun effetto sulla prestazione fisica (p > 0,564), l’analisi di sensibilità con studi ad alto rischio di bias rimossi o solo un trattamento per gruppo di controllo, ha mostrato un effetto simile all’analisi completa con SDM 0,334, 95% CI 0,075-0,592 e SDM 0,296 0,059-0,532, rispettivamente. L’analisi di sensibilità escludendo i sei confronti con meno di 10 coppie di dati non ha indicato alcun effetto dei Glucocorticoidi sulla prestazione fisica (p = 0,070). I Glucocorticoidi hanno migliorato la prestazione aerobica (SDM 0,348, 95% CI 0,129-0,567). Tre confronti hanno testato l’effetto dei Glucocorticoidi sulla prestazione anaerobica massima e la meta-analisi dei confronti non ha mostrato alcun effetto (p = 0,573) sulla prestazione fisica. L’effetto è rimasto non statisticamente significativo dopo aver incluso i due studi che misuravano la prestazione anaerobica all’interno di un test di prestazione aerobica (p = 0,491) e quando tutti i risultati della prestazione anaerobica negli studi inclusi (anche più risultati dello stesso studio) sono stati meta-analizzati (p = 0,177). Non è stato trovato alcun effetto dei Glucocorticoidi sulla spesa energetica durante la prestazione submassimale (SDM 0,-332, 95% CI −0,785 a 0,121).

In una review narrativa del 2016, Collomp et al. hanno mirato a riassumere le attuali conoscenze sugli effetti ergogenici dei glucocorticoidi negli esseri umani. Hanno riferito che un effetto ergogenico (sull’esercizio di endurance) dei Glucocorticoidi sistemici a breve termine è stato chiaramente dimostrato e che gli effetti a breve termine (4,5 giorni) e a lungo termine (4 settimane) dell’assunzione di Glucocorticoidi non hanno avuto alcun effetto sul VO2-max o sulla potenza massima in uscita durante protocolli di esercizio graduati. Hanno anche il test sul campo come categoria di test delle prestazioni, ma fanno riferimento solo allo studio di Casuso et al. che riporta un miglioramento delle prestazioni nella corsa a navetta, ma nessun cambiamento nelle prestazioni nello sprint. I risultati successivi supportano e rafforzano la conclusione di Collomp et al. ( per quanto riguarda l’esercizio di endurance poiché scopriamo anche che il trattamento prolungato con glucocorticoidi migliora le prestazioni aerobiche. Tuttavia, a differenza di Collomp et al. nelle ultime review sono stati inclusi sia test di esercizio graduati che test sul campo (della durata di 1 minuto o più) nella definizione di prestazione aerobica e quindi, più studi che hanno aggiunto potenza statistica alla analisi. Non è stato trovato alcun effetto dei Glucocorticoidi sulla prestazione anaerobica quando è stato analizzato secondo il protocollo di studio, tuttavia sono stati inclusi solo tre studi che testavano la prestazione anaerobica. Per aumentare la potenza statistica, è stato anche incluso la prestazione anaerobica all’interno di test aerobici e più test anaerobici dallo stesso studio, ma ancora non era evidente alcun effetto dei glucocorticoidi. Questo approccio può diminuire la validità dell’analisi poiché la prestazione anaerobica all’interno di test aerobici può testare altre abilità rispetto ai test anaerobici e la meta-analisi di più risultati dagli stessi soggetti e l’intervento non è raccomandato dal Cochrane Handbook. Collomp et al. concludono che non è chiaro se i Glucocorticoidi migliorino la prestazione durante l’esercizio breve-intenso. Questa conclusione è ancora valida poiché solo pochi studi hanno indagato l’effetto dei glucocorticoidi sull’esercizio anaerobico/breve intenso. Tuttavia, quando meta-analizziamo tutte le prove disponibili, sembra che i Glucocorticoidi non migliorino le prestazioni anaerobiche. I Glucocorticoidi non hanno influenzato le prestazioni submassimali aumentando l’energia totale spesa e/o il VO2max a un carico fisso, ma questa conclusione dovrebbe anche essere interferita con cationi poiché l’analisi include solo 35 soggetti, il che fornisce una potenza statistica limitata.

L’uso di Glucocorticoidi nello sport è una questione altamente complessa a causa del loro uso diffuso in medicina, delle numerose formulazioni e vie di somministrazione con farmacocinetica variabile, effetti negativi sulla salute e potenziali associazioni di doping.

In definitiva, da quanto recentemente emerso attraverso il riassunto delle migliori prove scientifiche disponibili, i Glucocorticoidi migliorano le prestazioni aerobiche e massime, ma non influenzano le prestazioni anaerobiche nei soggetti sani.

Gabriel Bellizzi [CEO BioGenTech]

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Cortisolo e ipertrofia muscolare

Introduzione:

Struttura molecolare del Cortisolo

A causa della natura catabolica del Cortisolo e del desiderio viscerale di molti bodybuilder di mantenere uno stato di anabolismo muscolare costante si è speso molto tempo per cercare di contenere il rilascio di Cortisolo, soprattutto quando non necessario. Gli allenamenti sono stati ridotti in volume e intensità nella sciocca speranza di tenere sotto controllo il Cortisolo nei momenti cruciali della sua funzione fisiologica.

Tuttavia, questa visione cortisolocentrica e del suo impatto in acuto è sia riduttiva che controproducente. Essa non tiene conto della differenza tra gli aumenti acuti e cronici del corticosteroide in questione.

Detto ciò, approfondiamo il ruolo dell’ormone Cortisolo nel processo di ipertrofia muscolare.

Caratteristiche principali del Cortisolo:

Il Cortisolo è un ormone steroideo, appartenente alla classe degli ormoni glucocorticoidi. Quando viene utilizzato come farmaco, è noto come Idrocortisone.

Viene sintetizzato in molti animali, principalmente dalla zona fascicolata della corteccia surrenale nella ghiandola surrenale.[1][2] Viene prodotto in altri tessuti in quantità inferiori.[3] Viene rilasciato con un ciclo diurno e il suo rilascio aumenta in risposta allo stress e a una bassa concentrazione di glucosio nel sangue. Funziona per aumentare la glicemia ematica attraverso la gluconeogenesi, per sopprimere il sistema immunitario e per coadiuvare il metabolismo di grassi, proteine e carboidrati.[4] Diminuisce anche la formazione delle ossa.[5] Molte di queste funzioni sono svolte dal Cortisolo che si lega ai recettori dei glucocorticoidi o dei mineralocorticoidi all’interno della cellula, che poi si legano al DNA per influenzare l’espressione genica.[6][7]

Asse Ipotalamo-Ipofisi-Surrene

Grazie alle proprietà immunoregolatrici del Cortisone, i derivati farmaceutici del Cortisolo, come il Prednisone, sono utilizzati per controllare forti reazioni allergiche, artrite e altre condizioni infiammatorie. I pericoli di un aumento cronico del Cortisolo sono evidenti nel modo attento in cui questi farmaci vengono dosati e nella breve durata dei trattamenti che li utilizzano.

Il Cortisolo è sintetizzato a partire dal Colesterolo. Come già accennato, la sua sintesi avviene nella zona fascicolata della corteccia surrenale (il nome Cortisolo deriva da corteccia). Sebbene la corteccia surrenale produca anche Aldosterone (nella zona glomerulosa) e alcuni ormoni sessuali (nella zona reticolare), il Cortisolo è la sua secrezione principale nell’uomo e in molte altre specie. La midollare della ghiandola surrenale si trova sotto la corteccia e secerne principalmente le catecolamine Adrenalina (Epinefrina) e Noradrenalina (Norepinefrina) sotto stimolazione simpatica.

Ormone Adrenocorticotropo (ACTH)

La sintesi di Cortisolo nella ghiandola surrenale è stimolata dal lobo anteriore dell’ipofisi con l’ACTH; la produzione di ACTH è a sua volta stimolata dal CRH, rilasciato dall’ipotalamo. L’ACTH aumenta la concentrazione di Colesterolo nella membrana mitocondriale interna, attraverso la regolazione della proteina regolatrice steroidogenica acuta. Stimola inoltre la principale fase limitante della sintesi del Cortisolo, in cui il Colesterolo viene convertito in Pregnenolone e catalizzato dal citocromo P450SCC (enzima di scissione della catena laterale).[8]

Il Cortisolo viene metabolizzato reversibilmente a Cortisone[9-89] dal sistema dell’11-beta idrossisteroide deidrogenasi (11-beta HSD), che consiste in due enzimi:11-beta HSD1 e 11-beta HSD2. Il metabolismo del Cortisolo a Cortisone comporta l’ossidazione del gruppo ossidrilico in posizione 11-beta.[10]

  • L’11-beta HSD1 utilizza il cofattore NADPH per convertire il Cortisone biologicamente inerte in Cortisolo biologicamente attivo.
  • L’11-beta HSD2 utilizza il cofattore NAD+ per convertire il Cortisolo in Cortisone.
Conversione enzimatica da Cortisone a Cortisolo [11-beta HSD1] e da quest’ultimo a Cortisone [11-beta HSD2].

Nel complesso, l’effetto netto è che l’11-beta HSD1 serve ad aumentare le concentrazioni locali di Cortisolo biologicamente attivo in un dato tessuto; l’11-beta HSD2 serve a diminuire le concentrazioni locali di Cortisolo biologicamente attivo. Se è presente l’esoso-6-fosfato deidrogenasi (H6PDH), l’equilibrio può favorire l’attività dell’11-beta HSD1. L’H6PDH rigenera NADPH, aumentando l’attività dell’11-beta HSD1 e diminuendo quella dell’11-beta HSD2.[11]

È stato ipotizzato che un’alterazione dell’11-beta HSD1 svolga un ruolo nella patogenesi dell’obesità, dell’ipertensione e dell’insulino-resistenza, note come sindrome metabolica.[12]

Un’alterazione dell’11-beta HSD2 è stata implicata nell’ipertensione essenziale ed è nota per portare alla sindrome da eccesso apparente di mineralcorticoidi (SAME).

A breve termine, l’aumento del Cortisolo è associato a una diminuzione della sintesi proteica. Il motivo è che una delle azioni del Cortisolo è quella di fornire substrati energetici alternativi all’organismo quando non c’è abbastanza glucosio. Ciò si verifica durante la restrizione calorica o il digiuno, ma anche durante l’esercizio fisico intenso. Il Cortisolo media la degradazione muscolare in modo che gli aminoacidi presenti nel tessuto muscolare possano essere utilizzati per creare glucosio, attraverso la gluconeogenesi.

Il Cortisolo svolge anche un ruolo importante, ma indiretto, nella glicogenolisi epatica e muscolare (la scissione del glicogeno in glucosio-1-fosfato e glucosio) che si verifica in seguito all’azione del Glucagone e dell’Adrenalina. Inoltre, il Cortisolo facilita l’attivazione della glicogeno fosforilasi, necessaria affinché l’Adrenalina abbia effetto sulla glicogenolisi.[13][14]

È paradossale che il Cortisolo promuova non solo la gluconeogenesi nel fegato, ma anche la glicogenesi: è quindi meglio pensare che il Cortisolo stimoli il turnover di glucosio/glicogeno nel fegato. [Questo è in contrasto con l’effetto del cortisolo nel muscolo scheletrico, dove la glicogenolisi è promossa indirettamente attraverso le catecolamine.[15] In questo modo, il Cortisolo e le catecolamine lavorano sinergicamente per promuovere la scissione del glicogeno muscolare in glucosio, che viene poi utilizzato da altri tessuti.

Il Cortisolo aumenta anche i livelli di glucosio nel sangue riducendo l’assorbimento del glucosio nei tessuti muscolari e adiposi, diminuendo la sintesi proteica e aumentando la scomposizione dei trigliceridi di deposito in grassi acidi liberi (lipolisi). Tutte queste modifiche metaboliche hanno l’effetto netto di aumentare i livelli di glucosio nel sangue, che alimentano il cervello e altri tessuti durante la risposta di lotta o fuga [16] … e i workout…

Livelli elevati di Cortisolo, se prolungati, quindi elevati in cronico, possono portare alla proteolisi (disgregazione delle proteine) protratta e al deperimento muscolare.[17] La ragione della proteolisi è quella di fornire ai tessuti interessati una materia prima per la gluconeogenesi; si vedano gli aminoacidi glucogenici.[18] Gli effetti del Cortisolo sul metabolismo lipidico sono più complicati, poiché la lipogenesi è osservata in pazienti con livelli cronici elevati di glucocorticoidi circolanti,[18] mentre un aumento acuto del Cortisolo circolante promuove la lipolisi. La spiegazione abituale di questa apparente discrepanza è anche l’aumento della concentrazione di glucosio nel sangue (per azione del Cortisolo) stimola il rilascio di Insulina. L’Insulina stimola la lipogenesi, quindi questa è una conseguenza indiretta dell’aumento della concentrazione di cortisolo nel sangue, ma si verifica solo su una scala temporale più lunga. Stiamo parlando sempre di condizioni croniche e non in range fisiologici.

Il Cortisolo è un ormone controinsulinare, contribuisce quindi all’iperglicemia stimolando la gluconeogenesi[19] e inibisce l’utilizzo periferico del glucosio (insulino-resistenza)[19] diminuendo la traslocazione dei trasportatori del glucosio (in particolare GLUT4) sulla membrana cellulare. Il Cortisolo aumenta anche la sintesi di glicogeno (glicogenesi) nel fegato, immagazzinando il glucosio in forma facilmente accessibile.[20] L’effetto permissivo del Cortisolo sull’azione dell’Insulina nella glicogenesi epatica è stato osservato in coltura di epatociti in laboratorio, anche se il meccanismo di questo fenomeno è sconosciuto.

Il Cortisolo aumenta gli aminoacidi liberi nel siero inibendo la formazione di Collagene, diminuendo l’assorbimento di aminoacidi da parte del muscolo e inibendo la sintesi proteica.[21] Il Cortisolo (sotto forma di Opticortinolo) può inibire inversamente le cellule precursori delle IgA nell’intestino dei vitelli.[22] Il Cortisolo inibisce anche le IgA nel siero, come le IgM; tuttavia, non è dimostrato che inibisca le IgE.[23]

Il Cortisolo diminuisce la velocità di filtrazione glomerulare e il flusso plasmatico renale dai reni, aumentando così l’escrezione di fosfati e aumentando la ritenzione di Sodio e acqua e l’escrezione di Potassio agendo sui recettori dei mineralocorticoidi. Aumenta inoltre l’assorbimento di Sodio e acqua e l’escrezione di Potassio nell’intestino.[24]
Il Cortisolo favorisce l’assorbimento del Sodio attraverso l’intestino tenue dei mammiferi.[25] La deplezione di Sodio, tuttavia, non influisce sui livelli di Cortisolo[26] e quindi questo ormone non può essere utilizzato per regolare il Sodio sierico.
Un carico di Sodio aumenta l’intensa escrezione di Potassio da parte del Cortisolo. In questo caso, il Corticosterone è paragonabile al Cortisolo.[27] Affinché il Potassio esca dalla cellula, il Cortisolo sposta un numero uguale di ioni Sodio all’interno della cellula.[28] Ciò dovrebbe facilitare la regolazione del pH (a differenza della normale situazione di carenza di Potassio, in cui due ioni Sodio si spostano all’interno per ogni tre ioni Potassio che si spostano all’esterno, il che si avvicina all’effetto del Desossicorticosterone).

Cortisolo e workout:

Nell’articolo del 1998 “Stress-Related Cortisol Secretion in Men: Relationships with Abdominal Obesity and Endocrine, Metabolic, and Hemodynamic Abnormalities”, i ricercatori del Sahlgrenska University Hospital in Svezia hanno dato diversi contributi preziosi alla nostra comprensione del Cortisolo e delle sue attività differenti in acuto e in cronico. Innanzitutto, le singole letture dei livelli di Cortisolo di un soggetto “non sono altamente informative, perché il Cortisolo viene secreto in modo molto irregolare”.

I livelli di Cortisolo in genere salgono e scendono nel corso della giornata e un livello elevato in un determinato momento non è indicativo di un problema. Al contrario, livelli di Cortisolo variabili, flessibili e reattivi riflettono un sistema endocrino sano. Se il corpo perdesse la capacità di rispondere ai fattori di stress e di regolare in modo appropriato i livelli di Cortisolo, sarebbe un problema.

Un secondo punto che lo studio svedese fornisce riguarda un aspetto che molte persone sbagliano nella loro ricerca di una body fat ridotta, soprattutto addominale. Il Cortisolo viene spesso definito “l’ormone del grasso della pancia”, ma la verità è che il Cortisolo ha il suo maggiore impatto sul grasso viscerale, che è il grasso che circonda gli organi, non il grasso sottocutaneo che copre gli addominali. Se la body fat rende poco visibile il retto addominale, il problema principale non è il Cortisolo.

Nel 2006, Stephen Bird ha pubblicato una serie di articoli che tracciano un buon quadro dei cambiamenti ormonali che si verificano in seguito al sollevamento pesi e di come i diversi interventi nutrizionali influiscano su tali cambiamenti. Nel loro insieme, questi lavori forniscono un quadro della differenza tra i cambiamenti ormonali a breve termine, ad esempio durante o dopo una sessione di allenamento, e quelli a lungo termine.

Nello studio di Bird erano presenti quattro gruppi di soggetti, suddivisi in base a ciò che potevano bere durante gli allenamenti: acqua, aminoacidi essenziali, carboidrati o aminoacidi essenziali più carboidrati. Nell’arco di 12 settimane, tutti i gruppi hanno perso all’incirca la stessa quantità di grasso corporeo, mentre il gruppo che aveva una supplementazione più completa durante l’allenamento (EAA + carboidrati) ha guadagnato più muscoli.

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Esaminiamo ora i cambiamenti acuti che hanno accompagnato questa differente risposta. I ricercatori hanno misurato l’aminoacido 3-metil-istidina nelle urine come marcatore della degradazione muscolare. Come mostra il grafico sottostante, il gruppo che ha bevuto solo acqua (il placebo) ha registrato un aumento della disgregazione muscolare 48 ore dopo la sessione di allenamento. I gruppi che hanno assunto aminoacidi essenziali o carboidrati non hanno subito variazioni. Il gruppo che ha assunto la bevanda combinata per l’allenamento ha registrato una diminuzione dei livelli di 3-metil-istidina dopo l’allenamento.

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Ciò che è successo, molto banalmente, è che i substrati ingeriti con la bevanda intra-workout hanno tamponato l’uso delle proteine strutturali.

cosa è successo al Cortisolo? Come si può vedere qui sotto, i livelli di Cortisolo 30 minuti dopo l’esercizio fisico sono aumentati di oltre il 50% nel gruppo che ha bevuto acqua, mentre sono rimasti praticamente invariati nel gruppo EAA. Il Cortisolo è diminuito in entrambi i gruppi che hanno assunto Carboidrati come parte dell’alimentazione peri-workout.

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Pensate alla gluconeogenesi, il processo che nel fegato crea glucosio da fonti non glucidiche per fornire energia alle cellule del corpo che ne hanno essenziale bisogno. L’organismo non ha bisogno di generare glucosio – un processo ad alto costo metabolico – quando nel flusso ematico c’è glucosio extra dato da una bevanda sportiva. Pertanto, non si è verificato alcun aumento sensibile del Cortisolo in presenza di carboidrati.

Il catabolismo muscolare a breve termine e il picco di Cortisolo in acuto per il gruppo che beveva acqua possono sembrare significativi, ma non bisogna dimenticare che tutti i gruppi hanno guadagnato massa muscolare nel corso dello studio. Il gruppo che ha bevuto solo acqua ha aggiunto quasi due chili di massa muscolare in 12 settimane! Adesso cominciate ad avere chiara la differenza tra effetto in acuto e effetto in cronico?… Il catabolismo è propedeutico all’anabolismo! Eventi in acuto sono largamente compensati dai processi di recupero, in fisiologia.

I picchi di Cortisolo decrescono nel breve termine!

Quindi le persone con la più alta risposta catabolica in acuto hanno comunque guadagnato muscoli? Certo che si! Ed è piuttosto semplice, in realtà: oltre all’attività propedeutica del catabolismo per avviare i processi anabolici, la fisiologia dei soggetti osservati si è adattata allo stimolo dell’allenamento contro-resistenza nel corso del tempo e ha rilasciato sempre meno Cortisolo, anche senza alcun intervento nutrizionale. Nel gruppo che beveva acqua, i livelli di Cortisolo post-esercizio sono diminuiti del 28% nel corso delle 12 settimane dello studio.

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Sì, è emerso che i livelli di Cortisolo e la degradazione muscolare acuta non hanno affatto un impatto negativo sull’aumento dei muscoli o sulla perdita di grasso per un periodo di 12 settimane.

I ricercatori della McMaster hanno analizzato la relazione tra i livelli di Cortisolo post-allenamento e i cambiamenti nella forza, nella massa magra e nella sezione trasversale delle fibre muscolari. Hanno scoperto che dopo 12 settimane di allenamento contro-resistenza, alti livelli di Cortisolo post-allenamento erano correlati (anche se debolmente) con l’aumento della massa magra e con le variazioni delle dimensioni delle fibre muscolari di tipo II.

È bene ripeterlo: Le persone con livelli di Cortisolo più elevati in acuto erano quelle che avevano maggiori probabilità di guadagnare più muscoli nel corso dello studio. Tutto il contrario di quello che i limitati detrattori del Cortisolo si sarebbero aspettati!

Conclusioni:

In definitiva, i dati della ricerca sottolineano che l’interruzione di un allenamento contro-resistenza e/o l’abbassamento del intensità e del volume per paura che i livelli di Cortisolo post-allenamento impennassero, è potenzialmente controproducente ai fini ipertrofici. Lo studio della McMaster ha lasciato intendere che potrebbe addirittura esistere una correlazione tra l’innalzamento acuto del Cortisolo e la crescita muscolare a lungo termine.
Detto ciò potreste chiedervi: “Se gli innalzamenti acuti del Cortisolo riflettono una buona sessione di allenamento, allora dovrei smettere di usare i protocolli nutrizionali che riducono il Cortisolo?”. Direi di no, non è assolutamente necessaria l’eliminazione del intra-workout. Le proteine e i carboidrati assunti prima, durante e dopo l’allenamento sono comunque importanti per avviare il processo di recupero.

In queste situazioni, il Cortisolo elevato è semplicemente un indicatore di un allenamento produttivo. E, per non dimenticare, nello studio iniziale di 12 settimane il gruppo che ha assunto aminoacidi e carboidrati ha guadagnato più del doppio dei muscoli rispetto a chi ha bevuto solo acqua; per ovvie ragioni di substrati disponibili e migliore prestazione data dal consumo di CHO.

Un ultimo dubbio: se dobbiamo ignorare i livelli di cortisolo post-allenamento, questo significa che dobbiamo dimenticarci del tutto del Cortisolo e ignorare qualsiasi cambiamento a lungo termine nei nostri livelli?

Assolutamente no!

I cambiamenti a lungo termine del Cortisolo e la diminuzione della sua flessibilità circadiana dovrebbero essere monitorati. Gli effetti sistemici di questo ormone catabolico devono essere presi in considerazione quando si guarda al quadro generale dell’allenamento, della alimentazione e dello stile di vita in generale.

Sonno adeguato, calorie e attenzione al recupero sono i tre fattori più importanti su cui abbiamo il controllo quotidiano. Oltre a questi fattori, è stato suggerito l’uso di integratori come il SAMe o l’Ashwagandha  per favorire l’adattamento allo stress e prevenire ulteriormente l’aumento cronico del Cortisolo, o, se atleti “enhanced” farmaci come il Trilostano o l’Aminoglutettimide che sono inibitori della biosintesi steroidea.

Indipendentemente dalla forza e dalla forma fisica, gli elevati livelli di Cortisolo indotti dallo stress cronico possono compromettere il benessere psicofisico. Aumentano il rischio di ipertensione e di malattie cardiovascolari e aggravano qualsiasi altro problema di cui si possa soffrire. Ricordate, tuttavia, di mantenere le cose in prospettiva e di guardare al lungo termine.

Gabriel Bellizzi [CEO BioGenTech]

Approfondimenti supplementari:

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“Cortisol Control” e loro senso d’essere…(?)

Introduzione:

Nella mentalità del Bodybuilder nella media, vi sono due molecole quasi identiche che vengono messe l’una contro l’altra in una guerra apparentemente inutile per spostare l’equilibrio di potere da una parte (anabolismo) all’altra (catabolismo). In realtà, in fisiologia, si mantiene una situazione di stallo, a meno che, appunto, non intervenga qualcosa nell’ambiente a creare un vantaggio per una delle due parti. Le due molecole sono il Testosterone e il Cortisolo. Il Testosterone, ormone intimamente noto a tutti i bodybuilder, è considerato uno steroide anabolizzante per i suoi effetti positivi anabolizzanti e androgeni. Il Cortisolo è spesso definito uno steroide catabolico, in quanto ha l’effetto opposto quando è presente in eccesso; alti livelli di Cortisolo portano alla degradazione muscolare, alla perdita di massa magra e di forza. Sebbene sembrino completamente opposte, le due molecole sono molto simili nella struttura fisica e sono collegate in modo reciproco; ciò significa che quando una è alta (elevata), l’altra è spesso bassa nella sua attività. La relazione tra Testosterone e Cortisolo è importante per i medici e fondamentale per gli atleti. L’esercizio fisico, se eseguito a un’intensità e a un volume adeguati, può aumentare lo stimolo anabolico, con il risultato di muscoli più forti e più grandi.[1] Tuttavia, come molti hanno scoperto a proprie spese, l’esercizio fisico in eccesso può portare a uno stato di indebolimento e catabolismo, noto come sindrome da sovrallenamento.[2-4] Esistono numerosi esempi nella letteratura scientifica che confermano che l’allenamento correttamente calibrato tra volume e intensità può aumentare, specialmente in acuto, il Testosterone, l’Ormone della Crescita, l’IGF-1 e altri segnalatori anabolici, con conseguente miglioramento della prestazione fisica.[4,5] Altri studi dimostrano come l’esercizio ad alto volume e ad alta intensità porti a un aumento dei livelli di ormoni infiammatori e catabolici.[6] Conseguenza, quest’ultima, sine qua non per avere una risposta anabolica di adattamento consequenziale. E’ ovvio che perseverare nello stato di sovrallenamento porta a una riduzione delle prestazioni a lungo termine, alla perdita di massa muscolare e a una diminuzione delle funzioni mentali.[7]

Tanto per fare un esempio a dimostrazione di quanto detto pocanzi, uno studio che ha esaminato i giocatori di rugby nel corso di un torneo ha rilevato che, sebbene il Testosterone si sia abbassato e il Cortisolo sia aumentato alla fine del torneo, nei giorni successivi di riposo si è verificato uno stato anabolico compensativo, che è tornato alla normalità dopo cinque giorni.[8] In ambito ospedaliero, è stato documentato che le persone stressate hanno una reazione maggiore all’ACTH (l’ormone pituitario responsabile della stimolazione della secrezione di Cortisolo) rispetto alle persone normali.[9] Una malattia prolungata o un cattivo stato di salute cronico comportano alti livelli di ormoni catabolici e bassi livelli di ormoni anabolici, tra cui un basso rapporto Testosterone/Cortisolo, con conseguente perdita di massa muscolare.[10]Sono stati raccolti ancora più dati su questo tema nel campo dell’invecchiamento. Con l’avanzare dell’età, i livelli di Testosterone diminuiscono e quelli di Cortisolo aumentano, creando un ambiente ormonale che non supporta la massa muscolare raggiunta durante gli anni della giovinezza.[11] Chiaramente, prestare attenzione all’equilibrio anabolico-catabolico è fondamentale a lungo termine. La misura più spesso citata di questo equilibrio è il rapporto Testosterone-Cortisolo. I bodybuilder sono molto abili nell’aumentare i livelli di Testosterone. Ciò si ottiene facilmente con l’uso di Testosterone esogeno o altri AAS, con conseguenti aumenti impressionanti della massa muscolare e della forza. Tuttavia, durante un allenamento intenso, soprattutto in condizioni ipocaloriche come quelle che si verificano quando i bodybuilder si preparano a una gara, i livelli di stress aumentano e si instaurano condizioni cataboliche. I chili di muscoli guadagnati con fatica possono ridursi sensibilmente, lasciando l’atleta con un aspetto non ottimale. Per evitare ciò, alcuni bodybuilder cercano di controllare i livelli di Cortisolo per via farmaceutica.

Testosterone e suo effetto sul Cortisolo:

Prima di entrare nel merito di farmaci più specifici che abbassano il Cortisolo e i suoi effetti catabolici, è importante rendersi conto che l’atleta “enhanced” spesso non deve preoccuparsi eccessivamente del Cortisolo. L’esercizio fisico, la forma fisica e molti dei farmaci utilizzati per aumentare la massa hanno anche la fortunata conseguenza di abbassare i livelli di Cortisolo e/o la sua attività. L’esercizio fisico contro-resistenza stimola l’ipertrofia muscolo-scheletrica e migliora le condizioni fisiche. Una componente degli effetti dell’esercizio fisico è il miglioramento della sensibilità all’Insulina, una misura della capacità dell’organismo di gestire il Glucosio [e non solo]. Sebbene la relazione tra le due cose non sia chiara, è stato dimostrato che nei maschi si assiste a una diminuzione del Testosterone e a un contemporaneo aumento del Cortisolo. Questo schema di Testosterone basso e Cortisolo alto è associato all’insulino-resistenza.[12] Non è chiaro se sia l’insulino-resistenza a causare il passaggio a un equilibrio catabolico o se un ambiente ormonale catabolico inibisca l’azione dell’Insulina. In ogni caso, gli effetti benefici dell’esercizio fisico sulla sensibilità all’Insulina sembrano favorire un equilibrio anabolico. L’obesità è spesso legata a un basso rapporto Testosterone/Cortisolo. L’asse ipotalamo-ipofisi-surrene è iperattivo negli uomini obesi e livelli elevati di Cortisolo si riscontrano nelle persone con obesità centrale (prevalentemente grasso addominale).[13] È noto che l’obesità centrale è predittiva di altre malattie metaboliche e che un rapporto alterato tra Testosterone e Cortisolo è prevalente nelle persone con diabete di tipo II, ipertensione e malattie cardiovascolari.[14] Il Testosterone, e probabilmente altri androgeni, ha un effetto soppressivo sulle ghiandole surrenali, zona di provenienza del Cortisolo. Il Cortisolo viene prodotto e secreto sotto l’influenza dell’asse ipotalamo-ipofisi-ghiandola surrenale. L’ipotalamo (una regione del cervello) invia un messaggero chimico chiamato CRH all’ipofisi (una ghiandola situata alla base del cervello) per rilasciare un altro ormone chiamato ACTH. L’ACTH viaggia attraverso il flusso sanguigno fino alle ghiandole surrenali, stimolando la produzione e la secrezione di Cortisolo. Il Testosterone inibisce la risposta delle ghiandole surrenali all’ACTH, determinando una minore produzione di Cortisolo.[15] Esiste anche una attività antagonista tra Testosterone e Cortisolo in loco recettoriale di quest’ultimo. È interessante notare che la gonadotropina corionica umana (hCG) stimola il rilascio sia di Testosterone che di Cortisolo, anche se l’impatto sul Testosterone persiste per un periodo più lungo.[16]

Farmaci che influenzano e che sopprimono i livelli di Cortisolo:

Un altro ormone frequentemente utilizzato dagli atleti “enhanced” è l’Ormone della Crescita umano (hGH). L’hGH è noto per le sue proprietà lipolitiche, oltre che per l’aumento prevalentemente indiretto della massa magra. Il GH promuove la crescita dei tessuti principalmente attraverso l’azione dell’IGF-1, ma le sue proprietà lipolitiche sembrano essere più dirette. Una funzione del GH che può spiegare questo è il suo effetto su un enzima chiamato 11β-idrossisteroide deidrogenasi (11β-HSD). Questo enzima ha due forme, di tipo 1 e 2, che sono coinvolte nel metabolismo del Cortisolo. L’11β-HSD di tipo 1 riattiva il Cortisolo dalla sua forma inattiva, il Cortisone. Il GH inattiva la 11β-HSD di tipo 1, impedendo questo processo enzimatico di riattivazione. Questo effetto si verifica a dosaggi molto bassi (0,17 milligrammi al giorno) e non dipende da cambiamenti nella massa grassa, nell’IGF-1 o nella sensibilità all’Insulina.[17,18] Sembra che due dei PEDs più utilizzati, il Testosterone e il GH, racchiudano parte della loro capacità di spostare il metabolismo verso un equilibrio anabolico nella loro capacità di abbassare il segnale catabolico del Cortisolo.

Una classe di farmaci utilizzati dai bodybuilder per migliorare la composizione corporea e che se in eccesso è associata al deperimento muscolare, è costituita dai farmaci tiroidei. Gli ormoni tiroidei, in specie il più attivo T3, sembrano attivare l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, determinando una maggiore produzione di Cortisolo.[19] Livelli elevati di Cortisolo possono certamente provocare un deperimento muscolare e una perdita di forza, sintomi anche di un eccesso di ormoni tiroidei.

Aminoglutetimide

Oltre ai farmaci con effetti incidentali sui livelli di Cortisolo, esistono farmaci con azioni più specifiche contro questo ormone. Il più noto e comunemente usato di questo gruppo è l’Aminoglutetimide (Cytadren®).[20] L’Aminoglutetimide è un farmaco che agisce sulla biosintesi steroidea bloccando l’azione di diversi enzimi coinvolti nella sintesi degli steroidi.[21,22] I bodybuilder di solito assumono l’Aminoglutetimide solo per brevi periodi, durante il periodo più catabolico dell’allenamento pre-gara, poiché può causare una serie di effetti collaterali, tra cui anoressia, nausea, vomito, debolezza, emorralgia e squilibri elettrolitici.[23] L’Aminoglutetimide viene assunta durante questa fase catabolica per la sua presunta capacità di abbassare il Cortisolo, con conseguente minore perdita di massa muscolare e minore ritenzione di liquidi. Tuttavia, gran parte dell’effetto di miglioramento del fisico imputabile al farmaco potrebbe essere dovuto a un’altra sua proprietà usata clinicamente, ovvero l’inibizione dell’Aromatasi.[24] Come ben sappiamo, l’Aromatasi è un complesso enzimatico che converte gli androgeni in estrogeni, favorendo, se in eccesso, la ritenzione idrica e la distribuzione del grasso con modello femminile (oltre a possibile comparsa di ginecomastia ecc…). Riducendo l’Aromatasi, e quindi gli estrogeni, in particolare l’Estradiolo, molti bodybuilder salgono sul palco più duri e magri, attribuendo questo aspetto prettamente alla riduzione del Cortisolo. In realtà, l’Aminoglutetimide è più efficace nel ridurre l’attività dell’Aromatasi e i livelli di estrogeni che nell’influenzare il Cortisolo. Sembra che l’organismo sia in grado di compensare la soppressione parziale da parte di basse dosi di Aminoglutetimide aumentando la stimolazione dell’ACTH sulla secrezione di Cortisolo [21[, anche se ciò avviene nel medio-lungo termine. L’inibizione dell’Aromatasi avviene a dosi più basse, forse fino a 125mg al giorno, mentre per abbassare i livelli di Cortisolo è necessario un minimo di 500-750mg al giorno.[25] Questa combinazione di inibizione dell’Aromatasi e soppressione del Cortisolo si riscontra anche con altri farmaci, che però hanno perso il loro favore in quanto sono stati sviluppati inibitori dell’Aromatasi più potenti e specifici che non influiscono sui livelli di Cortisolo.[26]

Trilostano

In ambito clinico, esistono diverse altre opzioni per sopprimere i livelli elevati di Cortisolo, come quelli riscontrati nella sindrome di Cushing. Tutti questi farmaci agiscono bloccando gli enzimi coinvolti nella produzione degli ormoni steroidei; alcuni sono più potenti e selettivi, mentre altri sono deboli o non specifici:

  • Il Trilostano è un’opzione intermedia;
  • l’Aminoglutetimide è efficace, ma richiede dosaggi elevati con frequenti effetti collaterali;
  • il Metyrapone inibisce il riciclo dell’11β- HSD, ma comporta molti effetti collaterali oltre ad essere estremamete costoso;
  • il Ketoconazolo è un potente inibitore, ma sopprime la produzione di androgeni (non un problema per gli “enhanced” ), più del Cortisolo, e causa forte tossicità epatica;
  • l’Etomidato è l’agente più potente, ma richiede iniezioni endovenose. [27,28]

Esistono altri farmaci interessanti che possono influenzare gli effetti del Cortisolo, ma non c’è una base di esperienza da cui giudicare le loro azioni.

RU-486

Per esempio, la RU-486, nota come pillola del giorno dopo perché usata per prevenire gravidanze dopo rapporti sessuali non protetti, diminuisce l’attività dei recettori del Cortisolo.[29]

Anche l’uso di 7-Keto-DHEA, un metabolita alogenato del più famoso DHEA, viene a volte inserito nelle preparazioni alla gara e/o durante regimi di forte restrizione calorica come agente per ridurre i livelli di Cortisolo. Si ritiene che l’interconversione dei due metaboliti idrossilati del DHEA attraverso questo l’11β-HSD1 inibisca in modo competitivo il cortisone, impedendo la conversione di quest’ultimo in Cortisolo.[https://www.ncbi.nlm.nih.gov/] Questa inibizione competitiva è stata osservata alla concentrazione di 5-10µM, con l’isomero β che è 7 volte più potente dell’isomero α e il 7-cheto che è anch’esso efficace con un Ki di 1,13+/-0,15µM. 13+/-0,15µM[https://www.ncbi.nlm.nih.gov/] e altrove si è notata un’inibizione concentrazione-dipendente di questo enzima[https://www.ncbi.nlm.nih.gov/] e può interferire con il Corticosterone così come con il Cortisone.[https://www.ncbi.nlm.nih.gov/] A seconda del contesto della situazione, i metaboliti ossigenati del DHEA sono sia substrati che inibitori di questo enzima.[https://www.ncbi.nlm.nih.gov/] L’applicazione di 25mg di 7-keto tramite una crema per 8 giorni non è riuscita a modificare significativamente i livelli di Cortisolo circolante per 100 giorni di valutazione in volontari maschi altrimenti sani. Dati aneddotici ci suggeriscono, però, che una riduzione sensibile del Cortisolo è raggiungibile con dosi orali da 200 a 500mg/die, con la dose conservativa (200mg/die) più applicata e che ha dato discreti risultati nella pratica.

Il Cortisolo viene metabolizzato nell’organismo da una serie di enzimi, ma due sono interessanti. L’11β- HSD, che converte il Cortisolo dal suo metabolita inattivo, il Cortisone, è possibile causarne una riduzione per via dell’azione di un componente presente nell’estratto di radice di liquirizia.[30] L’uso orale della radice di liquirizia può provocare una perdita di potassio e un’alta pressione sanguigna in caso di consumo eccessivo, ma uno studio ha dimostrato che l’uso topico dell’estratto di liquirizia può stimolare la perdita di grasso sottocutaneo.[31] Un’altra via metabolica del Cortisolo è la 5α- e 5β-riduzione. La 5α-riduzione è il processo responsabile della conversione del Testosterone nel più potente androgeno DHT. Sebbene la 5α-riduzione sia associata a livelli più bassi di Cortisolo, non è chiaro se il metabolita 5α-ridotto sia più potente, come nel caso degli effetti androgeni del Testosterone. È stato dimostrato che livelli elevati dei metaboliti 5α- e 5β-ridotti sono associati all’obesità e all’insulino-resistenza.[32,33] Chiaramente, ci sono molte conseguenze fisiche quando i livelli di Cortisolo sono elevati, soprattutto in presenza di un basso livello di Testosterone. In secondo luogo, sembra che ci siano anche effetti mentali negativi nel caso di livelli elevati di Cortisolo. La depressione grave è associata a livelli elevati di Cortisolo.[34] Diversi rapporti descrivono risposte positive alla terapia di soppressione del Cortisolo in individui depressi.[35,36] Molti di questi individui sembrano essere più sensibili all’ormone ipotalamico, con conseguenti livelli più elevati di ACTH.[37] Il trattamento di livelli elevati di Cortisolo migliora i segni di depressione in circa il 70% dei pazienti affetti da sindrome di Cushing e depressi.[38] Anche per chi non è affetto da depressione, alti livelli di Cortisolo interferiscono con l’elaborazione delle informazioni, rendendo più difficile pensare o prendere decisioni.[39] Questa connessione cortisolo-depressione può spiegare l’alta incidenza di depressione che si verifica dopo il completamento del ciclo, se i livelli di Testosterone scendono troppo rapidamente.

Ricordiamo inoltre che a livelli fisiologici il Cortisolo agisce anche:

  • Aumentando la lipolisi per inibizione delle LPL adipocitarie e insulino-resistenza, in sinergia con catecolammine e GH;
  • Riducendo la sintesi di proteine plasmatiche leganti gli ormoni (CBG, SHBG, TBG).

Conclusioni:

Appurato il fatto che l’uso di “Cortisol Control” per l’atleta “enhanced” è da considerarsi opzionale e spesso non necessario, e che il Cortisolo a livelli fisiologici contribuisce, tra l’altro, ai processi lipolitici, in caso dovesse essere produttivo l’uso di un composto con attività di controllo sul ormone surrenalico possiamo dividere le diverse molecole/composti in tre categorie, ognuna funzionale ad un determinato stato e obbiettivo:

  • Fascia Verde [ prodotti da banco con azione riduttiva sulla percezione dello stress e consequenziale riduzione della secrezione di ACTH e sintesi di Cortisolo; di funzionale utilizzo anche per gli atleti “Natural” in pre-gara]:
  • Ashwagandha (titolata al 5% di withanolidi): 300-600mg/die;
  • Fosfatidilserina (derivata dalla corteccia bovina): 800mg/die;
  • SAMe (S-Adenosil Metionina): 800-1600mg/die.
  • Fascia Gialla [molecole steroidee con attività enzimatica-inibitoria]:
  • 7-Keto-DHEA: 200-500mg/die;
  • Arimistane (Androsta-3,5-diene-7,17-dione): 100mg/die.
  • Fascia Rossa [molecole utilizzate in campo medico per il trattamento di ipercortisolemia]:
  • Aminoglutetimide: 500-750mg/die;
  • Trilostano: 120-240mg/die;
  • Metyrapone: 500-750mg/die;
  • Ketoconazolo: 600-800mg/die;
  • RU-486: 400mg/die.

Se non fosse già abbastanza chiaro, quanto riportato non rappresenta in alcun modo una prescrizione medica o un incitamento all’uso di sostanze dopanti e/o non notificate dal ministero della salute in Italia. Tutto ciò che è stato riportato è a solo scopo scientifico-informativo.

Gabriel Bellizzi [CEO BioGenTech]

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35.    Murphy BE. Treatment of major depression with steroid suppressive drugs. J Steroid Biochem Mol Biol, 1991 Aug;39(2):239-44.
36.    Murphy BE, Ghadirian AM, et al. Neuroendocrine responses to inhibitors of steroid biosynthesis in patients with major depression resistant to antidepressant therapy. Can J Psychiatry, 1998 Apr;43(3):279-86.
37.    Katz JR, Taylor NF, et al. Central obesity, depression and the hypothalamic-pituitary-adrenal axis in men and postmenopausal women. Int J Obes Relat Metab Disord, 2000 Feb;24(2):246-51.
38.    Wolkowitz OM, Reus VI. Treatment of depression with antiglucocorticoid drugs. Psychosom Med, 1999 Sep-Oct;61(5):698-711.
39.    Halari R, Kumari V, et al. The relationship of sex hormones and cortisol with cognitive functioning in schizophrenia. J Psychopharmacol, 2004 Sep;18(3):366-74.

Stress e aumento della Miostatina

Introduzione

Siamo pienamente a conoscenza dell’impatto che una condizione di stress cronicamente protratto, sia fisico che psichico, ha sulla attivazione dell’Asse Ipotalamo-Ipofisi-Surrene (nota anche nella denominazione inglese di Hypothalamic–Pituitary–Adrenal Axis; abbreviato in HPA Axis) e la sintesi di Cortisolo con conseguenze negative anche a livello fisico con un accentuato stato catabolico del tessuto proteico del muscolo-scheletrico. Ma lo stress cronico potrebbe compromettere maggiormente la capacità di sviluppo della massa contrattile rispetto a quanto normalmente potremmo essere indotti a pensare.

Asse Ipotalamo-Ipofisi-Surrene (HPA). Sperimentare un fattore di stress ambientale, come percepito dal cervello, provoca l’attivazione dell’Asse HPA. L’Ipotalamo secernerà quindi l’Ormone di Rilascio della Corticotropina (CRH). Nel lobo anteriore dell’Ipofisi, il CRH stimola la secrezione dell’Ormone Adrenocorticotropo (ACTH). La corteccia delle ghiandole surrenali produrrà quindi glucocorticoidi (Cortisolo nell’uomo) in risposta all’ACTH. Il Cortisolo genererà quindi una risposta allo stress.

In un piccolo studio svolto su topi presso la University of Colorado e pubblicato nel settembre 2010 sul American Journal of Physiology, è stato riportato che lo stress causa una iper-espressione del gene della Miostatina.[1]

Miostatina

Sappiamo benissimo che la Miostatina, espressa nell’uomo dal gene MSTN, è un peptide che nel muscolo maturo inibisce l’Akt, una chinasi sufficiente a causare l’ipertrofia muscolare, in parte attraverso l’attivazione della sintesi proteica mentre stimola la produzione di ubiquitina ligasi, proteine ​​che regolano la disgregazione proteica muscolare. Tuttavia, l’Akt non è responsabile di tutti gli effetti ipertrofici muscolari osservati che sono mediati dall’inibizione della miostatina[2] Pertanto la Miostatina agisce in due modi: inibendo la sintesi proteica indotta dal Akt e stimolando la degradazione proteica regolata dall’ubiquitina.

Caratteristiche dello studio

I ricercatori hanno fatto la loro scoperta quando hanno posto dei topi in una gabbia diversa ogni giorno per una settimana [CS], o li hanno messi per un breve periodo di tempo ogni giorno in una piccola “camera restrittiva” [RS]. Quest’ultimo trattamento risulta essere particolarmente doloroso per questi animali.

Dopo 7 giorni la massa muscolare di entrambi i gruppi era diminuita, ma in modo maggiore dei topi RS.

La sigla “TA” sta per muscolo del polpaccio tibiale anteriore, “SOL” per soleo. BC = massa muscolare all’inizio dell’esperimento, HC = massa muscolare in un gruppo di controllo di topi che sono stati pesati ogni giorno, ma non hanno ricevuto stimoli stressanti.

I ricercatori notarono che i muscoli dei topi sottoposti a stress iniziavano a produrre più Miostatina il giorno 1, in particolare i topi RS.

Poiché volevano sapere se la Miostatina svolgesse davvero un ruolo così importante nello stress psicologico, i ricercatori hanno ripetuto il loro esperimento con topi geneticamente modificati che non producevano Miostatina [MSTN KO]. Questi sono i topi massivamente ipertrofici le cui foto sono reperibili in rete. Essi provengono dal laboratorio dell’esperto di Miostatina Se-Jin Lee.

I topi non modificati sono topi WT.

Conclusioni

I ricercatori hanno concluso che lo stress psicologico può portare all’obesità e all’indebolimento muscolare.

Le diminuzioni della massa muscolare possono contribuire ovviamente a un cambiamento nella composizione corporea che può favorire l’obesità. Una perdita di massa muscolare magra riduce la quantità di tessuto metabolicamente attivo disponibile per la degradazione ossidativa dei substrati energetici.

Inoltre, una diminuzione della massa muscolo-scheletrica in risposta allo stress psicologico può anche predisporre il muscolo scheletrico a una maggiore probabilità o gravità di lesioni.

Ma nell’uomo le conseguenze dello stress psicofisico possono essere le medesime sui livelli aumentati di Miostatina osservati nei topi? Non possiamo ancora sapere con certezza quanto e come ciò possa influire sull’espressione genica MSTN nell’uomo, ma possiamo ipotizzare che ciò sia potenzialmente verificabile. Inoltre ciò non dovrebbe nemmeno stupire. Un organismo sottoposto a stress cronico tende a ricercare una omeostasi anche attraverso la riduzione del dispendio energetico tramite una riduzione del tessuto metabolicamente attivo. Gli esempi non mancano in letteratura. Pensate per esempio ai soggetti denutriti o stanziati in ambienti inospitali.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

1- https://doi.org/10.1152/ajpregu.00296.2010

2- Sartori R, Gregorevic P, Sandri M (September 2014). “TGFβ and BMP signaling in skeletal muscle: potential significance for muscle-related disease”. Trends in Endocrinology and Metabolism.

Pillola blu o pillola rossa? Realtà per aspiranti “doped” … ma non solo…

DISCLAIMER: Il presente articolo è a solo scopo educativo, di intrattenimento e informativo. Non rappresenta in alcun modo una forma di incitamento all’uso/abuso di sostanze dopanti. L’autore ed il sito, per tanto, è esentato da qualsiasi responsabilità dipendente dalla libera scelta individuale.

Introduzione ad un dilemma…

Chiunque frequenti l’ambiente del Bodybuilding e del Fitness avrà letto o sentito almeno una volta nella vita espressioni del genere “se mi dopassi sarei anche io così [indicando Flex Wheeler]” o “ho provato di tutto e senza farmaci non riuscirò ad ottenere risultati”. Andando poi ad approfondire la storia di ognuno di questi soggetti si scopre in percentuale quasi assoluta che si tratta di individui nella norma (o al di sotto) frustrati e/o con personalità deboli, speranzosi omini che attendono placidamente che accada una svolta miracolosa nella loro banale e piatta esistenza e, cosa molto importante, con il minimo dello sforzo (meglio se nessuno).

Nella mia esperienza come ricercatore e operatore nel campo della cultura fisica in qualità di Preparatore Atletico, ho assistito a innumerevoli casi in cui un soggetto aspirava al miglioramento della propria composizione corporea trascurando, consciamente o inconsciamente, le basi fondamentali rappresentate da Nutrizione e Allenamento baipassandole in vista della possibile prescrizione di una pillola miracolosa capace di renderlo/a possessore della forma fisica ambita.

Tralasciando l’ovvio ragionamento che spinge ogni essere umano dotato di un minimo d’intelletto verso la comprensione che la genetica è il blocco d’argilla sul quale si va ad operare, ma le sue qualità e difetti sono presenti in modo eterogeneo nella popolazione mondiale, e ciò non è modificabile nemmeno con la farmacologia più oculata, quando ci si trova davanti al bivio tra “pillola rossa” (PEDs) e “pillola blu” (drug free) bisogna essere pienamente consapevoli non solo del fattore illegalità ma del fattore conoscitivo. Purtroppo, la politica del terrore ha operato in modo fallimentare nel goffo intento di allontanare dalla scelta “rossa”, e ciò si è tradotto in un numero sensibile di soggetti abusatori con tutte le conseguenze cliniche derivanti.

Se un individuo non ha raggiunto un livello di maturità sportiva tale da conferirgli una gestione corretta della nutrizione e della periodizzazione allenante (gestione delle variabili volume, intensità, densità ecc…), è molto meglio per lui/lei rivedere i suoi programmi e scegliere ancora la “pillola blu”. Capita, a volte, di incontrare persone decise ad intraprendere la via del “lato oscuro” che, dopo una approfondita chiacchierata sulla gestione dei suddetti fattori, rivede le proprie posizioni.

Per tutti coloro i quali sono immersi nel dilemma della scelta, vi espongo alcuni punti per rendere l’eventuale decisione meno rischiosa anche se pur sempre illegale nel “bel paese”…

“Pillola blu o pillola rossa?” I punti da tenere in considerazione per una scelta consapevole:

#1 Raggiungere una adeguata maturità sportiva

Per “maturità sportiva”, in particolare riferimento al BodyBuilding, si intende la capacità del atleta di sapersi alimentare e allenare correttamente con piena gestione delle proprie potenzialità fisiologiche/genetiche. Questa è la base, se viene a mancare ciò non solo la vostra esperienza finirà per deludervi e rendervi ancora di più dei frustrati, ma potrebbe rovinosamente portarvi ad un abuso cronico a senso inesorabilmente negativo…

#2 I PEDs non faranno miracoli

Una cosa da tenere bene a mente, e questo non dovrebbe interessare solo gli aspiranti “doped”, è che l’uso di PEDs non renderà diversi da ciò che rientra nelle potenzialità espressive del proprio patrimonio genetico. Certamente le caratteristiche genetiche verranno “iperespresse”, nel bene e nel male, dall’uso di PEDs ma non vi sarà nessun miracolo! Migliorerete ma non sarete ne più ne meno di ciò che potete essere!

Un esempio per capire come la base genetica faccia la differenza anche con protocolli che, ad oggi, spesso non raggiungono nemmeno i livelli del “bridge” più soft..

#3 Ridurre la percentuale di grasso corporeo

Il tessuto adiposo rappresenta uno dei siti dove il Testosterone, ed altri AAS soggetti all’aromatizzazione, viene convertito in Estradiolo. Soggetti con percentuali di grasso corporeo elevate vedrebbero una alterazione marcata della Testosterone:Estradiolo ratio a favore della componente estrogenica, con conseguenze quali alterazione del comportamento sessuale (impotenza, difficoltà nel raggiungere e/o mantenere l’erezione), ritenzione idrica, accumulo di grasso con modello femminile e ginecomastia. E no, l’uso di DHT derivati o di SARM non steroidei senza una base di Testosterone non risolverebbe il problema o, per lo meno, porterebbe ad altre conseguenze negative, che pur non comprendendo, per esempio, ritenzione idrica e ginecomastia, interesserebbero l’attività sessuale e la condizione psichica del soggetto trattato. [1]

Schema esemplificato del processo di aromatizzazione degli androgeni aumentati in un soggetto con percentuale di grasso corporeo alta.

Allo stesso tempo, i rischi cardiovascolari della somministrazione di AAS- come il possibile aumento esponenziale del Ematocrito, l’aumento del LDL e Trigliceridi a discapito di una riduzione del HDL, e l’aumento della pressione sanguigna – sarebbero già presenti in certa misura quando la body fat è già alta e sarebbero quindi soggetti ad un repentino aggravamento.

Se la percentuale di grasso è relativamente alta, si dovrebbe prima di tutto considerare di migliorare la composizione corporea con una adeguata routine alimentare e allenante (senza farmaci) prima di iniziare solo a pensare all’uso di AAS. Sicuramente ciò renderà la scelta più efficace e meno rischiosa.

Nel caso fosse necessario sottolinearlo, no, non è saggio nemmeno utilizzare agenti PEDs a fini lipolitici e/o antiadipogenici e/o termogenici (compresi gli Ormoni Tiroidei). A meno che non siate affetti da ipotiroidismo, e in questo caso la terapia vi dovrebbe essere stilata dal vostro medico, per ridurre in modo sensibile la body fat non sono necessari i farmaci!

#4 Controllare se si ha una storia familiare di trombosi (o qualsiasi altra malattia cardiovascolare)

Molte malattie cardiovascolari hanno una componente di base genetica. Uno stile di vita sano può ridurne sensibilmente la loro insorgenza, ma l’uso di AAS può causare l’attivazione di specifici geni implicati nella comparsa di malattie cardio-circolatorie. Caratteristico dell’interazione tra AAS e geni specifici è un caso studio ben documentato che ricercatori americani hanno pubblicato sul “Blood Coagulation & Fibrinolysis”.[2]

Trombosi venosa

Oltre all’attivazione genica diretta dagli AAS, e nociva per il sistema cardio-circolatorio, vi sono altre condizioni negative innescate dall’uso/abuso di Steroidi Anabolizzanti, e di altri PEDs, come, per esempio, l’aumento del tasso di coagulazione, l’incremento eccessivo dell’Ematocrito con aumento pressorio, rigidità dell’endotelio vascolare con perdita di efficienza strutturale e aumento della pressione ematica con incremento delle possibilità di danno strutturale dei componenti del sistema interessato.

#5 Inserire delle sedute di allenamento cardio prima, durante e dopo l’uso di PEDs

Un moderato allenamento cardiovascolare è sicuramente una delle migliori strategie preventive contro la comparsa di malattie cardio-circolatorie. Tale tipologia di allenamento può portare un miglioramento e/o riduzione delle alterazioni lipidiche ematiche del praticante, fornendo un, seppur minimo, tampone all’azione negativa degli AAS e SARM non steroidei sui livelli di LDL (aumento), Trigliceridi (aumento) e HDL (diminuzione). Secondo quanto riportato da una interessante review del 2013, l’abbinamento di sedute cardio e in sala pesi possono avere una azione additiva benefica sui livelli di LDL, Trigliceridi e HDL.[3]

Risulta interessante anche quanto emerso da alcuni studi su animali a seguito dei quali si è osservato un significativo grado di protezione dato dall’allenamento cardio negli esemplari trattati con AAS.[4]

#6 Assicurarsi di rimanere ben idratati

Oltre ad agevolare il mantenimento di un Ematocrito migliore, una buona idratazione risulta positiva sulla pressione di lavoro renale nel filtraggio del sangue. Diversi AAS come il Trenbolone e i metilati in C-17 presentano una particolare resistenza metabolica che, oltre a causare un aumentato stress epatico, può portare ad una sofferenza renale sfociabile nel patologico. Si è osservato come una combinazione di AAS, dieta iperproteica e supplementazione di Creatina possa aumentare l’incidenza di problemi renali.[5] In un soggetto in fisiologia, la sola dieta ad altro contenuto proteico e la supplementazione di Creatina non hanno mostrato nessun grado di pericolosità, soprattutto sul breve/medio termine.

#7 Non usare “droghe ricreative”

A livello globale, il numero di decessi tra gli abusatori di AAS è in aumento. Alcuni, troppo superficialmente, dicono che questo sia dovuto al fatto che sempre più uomini e donne usano AAS, ma questa è solo una spiegazione dozzinale e limitata. Il sospetto ricade soprattutto sulle modalità di approccio dei consumatori di AAS: i dosaggi sono drammaticamente aumentati e un numero crescente di individui combina PEDs con “droghe ricreative”. Ed è su questi due ultimi punti che risiede la spiegazione principale dell’aumento statistico prima menzionato. Soprattutto la combinazione di PEDs e le così dette “droghe ricreative” risulta essere probabilmente un fattore significativo, come evidenziato alcuni anni fa da ricercatori australiani. Nel loro studio sono state analizzate tutte le morti documentate tra i consumatori di AAS a Sydney tra il 1997 e il 2012, scoprendo che le droghe ricreative come la cocaina avevano avuto un ruolo nella schiacciante molteplicità dei casi. Dagli studi sugli animali ora sappiamo della possibilità che la co-assunzione di un AAS come il Nandrolone con la cocaina vede moltiplicati gli effetti cardiotossici rispetto ai singoli composti.[6] E secondo studi in vitro la combinazione di Testosterone e cocaina aumenterebbe la possibilità di formazione di coaguli nel flusso ematico. [7]

#8 Corretta modalità di iniezione e herpes labiale

Gli utilizzatori di AAS a volte sviluppano ascessi, ma non sempre dovuti alla bassa qualità dei prodotti utilizzati.

Alcuni medici ritengono che gli utilizzatori di AAS dovrebbero effettivamente ricevere una formazione sulle tecniche di iniezione corrette, onde evitare embolie oleose o ascessi per cattiva gestione igienica della procedura. [8]

Molti utilizzatori ancora non sanno che disturbi come l’herpes labiale rendono le iniezioni ancora più rischiose. Perchè? Il virus che causa l’herpes labiale, come altri patogeni, riduce l’efficienza del sistema immunitario, fornendo così terreno fertile per infezioni batteriche i cui microorganismi scatenanti vengono inoculati nel corpo del soggetto attraverso l’iniezione in modo diretto o indiretto.

#9 Non fare affidamento sugli integratori

Secondo un buon numero di studi svolti su animali, alcuni integratori proteggono dagli effetti collaterali degli AAS. Secondo alcune ricerche, la Taurina, la Vitamina C ed E proteggono i testicoli durante un ciclo e la vitamina C e il cacao proteggono la prostata.

L’utilità dei risultati provenienti da questi studi è limitata per tre motivi:

A. gli animali da laboratorio non sono esseri umani, e

B. le dosi utilizzate e rapportate ad un essere umano sono quasi sempre molto inferiori rispetto a quelle utilizzate dai “doped”, e

C. la ricerca in campo psicologico mostra che l’uso di integratori stimola comportamenti rischiosi e malsani. I supplementi fanno pensare agli utilizzatori di essere invulnerabili e di non dover comportarsi in modo sano ed attento.[9]

Gli integratori possono aiutare a creare una mentalità che non si dovrebbe avere da utilizzatore consapevole di AAS.

Ovviamente, alcuni supplementi “protettivi” utilizzati dai soggetti meglio informati hanno un potenziale di “tamponare” in modo discreto alcune alterazioni legate all’uso di AAS e SARM come, ma non limitato a, Riso Rosso fermantato (controllo lipidico) [10], Silimarina (epatoprotezione), NAC (epatoprotezione) [11], Niacina (controllo lipidico) ecc…

#10 Ridurre al minimo (se non eliminare) il consumo di alcolici

Potrebbe sembrare un indicazione superflua ma non lo è.

L’abuso di alcol è indubbiamente uno dei problemi sociali più diffusi. Uno dei problemi correlati all’abuso di alcol e l’epatopatia alcolica. Questo stato patologico è derivante da un processo infiammatorio progressivo ai danni del fegato legato al consumo eccessivo di alcolici. È una malattia a più stadi. La steatosi provoca un ingrossamento del fegato causato da un accumulo di trigliceridi, spesso senza sintomi per molto tempo. I rischi correlati sono la steatosi (fegato grasso), l’epatite alcolica e la cirrosi epatica. Il rapporto con l’alcolismo è complesso. Non tutti i bevitori, infatti, hanno danni al fegato, anche se sono altamente probabili. La causa è da rinvenire in una trasformazione dell’alcol (etanolo) in sostanze tossiche che danneggiano il fegato in maniera irreversibile e cronica, con un rischio elevato di insufficienza epatica e di cancro, fino alla necessità di un trapianto di fegato.

In acuto, invece, l’alcol può essere una causa di alterazione delle transaminasi ma non si può sapere se e con quale modalità si potrebbero innalzare: dipende molto dalla risposta individuale dell’organismo. In caso di stress preesistente, di causa iatrogena e/o alimentare, si può presentare una alterazione significativa. [12]

Il primo caso è una consequenziale possibile se eventi stressori concomitanti si presentano in cronico. Ed è semplice giungere alla conclusione che l’uso di AAS, specie se metilati, possa comportare un aumentato stress epatico che potrebbe degenerare in peliosi epatica, cirrosi ecc…

Che siate “doped” o “natural”, per ragioni legate e non, dovreste evitare di consumare più di 25g per gli uomini, o 12,5g per le donne, di Etanolo al giorno.

#11 Sottoporsi a regolari controlli medici pre, intra e post utilizzo

Il monitoraggio della salute dovrebbe essere la base fondante del comportamento del utilizzatore consapevole e minimamente attento ai potenziali rischi nei quali potrebbe imbattersi.

Gli esami di controllo sono i seguenti:

  • Esami ematici e delle urine (comprendenti il quadro ormonale secondo necessità);
  • Elettrocardiogramma ogni 6 mesi circa;
  • Elettrocardiogramma sotto sforzo (prima di iniziare);
  • Ecocardiogramma ogni 6 mesi circa;
  • Coronarografia ogni 6 mesi circa;
  • Monitoraggio della pressione ematica;
  • TAC addome completa ogni 6 mesi circa.

Ovviamente, ogni accertamento , al di la degli esami ematici, deve essere gestito in base alle esigenze soggettive, caratteristiche e tipo di PEDs utilizzati.

#12 Essere seguiti da personale qualificato

Fin troppa gente è stata salutisticamente deturpata da gorilla di spogliatoio a mala pena consapevoli dell’esistenza dei macronutrienti e che, nonostante ciò, si sono improvvisati farmacisti. Donne divenuti uomini e uomini divenuti simili a cagne in calore per via di orrende ginecomastie.
Evitate il fai da te e l’affidarsi a semianalfabeti … la somaticità sopra la norma è cosa diversa dall’intelligenza e alla competenza in biologia, biochimica e farmacologia… senza offesa per tutti quelli che “io mi facevo e ho vinto! Senzia scienzia!” …

#13 Pensare seriamente al post ciclo prima del ciclo

Molti aspiranti “doped” non considerano il fattore post ciclo. La maggior parte di loro è convinta che la PCT sarà una facile soluzione alla sottoregolazione dell’Asse HPT, ma in realtà non è proprio così. Esistono diversi casi studio che mostrano come gli ex utilizzatori abbiano spesso livelli di Testosterone inferiori rispetto al pre-utilizzo anche a distanza di anni dal cessato uso di AAS. Sembra che i fattori che aumentano le possibilità e il grado di tale effetto sul lungo termine siano:

  • Tempo di somministrazione;
  • Età
  • Molecole utilizzate (con maggiore impatto negativo dato dai19-norsteroidi come il Nandrolone per via della lunga permanenza dei metaboliti nel sistema).

Tutto ciò è indipendente dalla qualità della PCT, anche se essa può avere dei riscontri positivi specie nel primo periodo di stacco dagli AAS. Le alterazioni ormonali legate ad una alterazione dell’Asse HPT comprendono depressione, ansia, bassa libido, difficoltà nel raggiungere e mantenere l’erezione, stanchezza cronica ecc…

Per questa ragione molti scelgono di entrare in TRT (Terapia Sostitutiva del Testosterone) dopo il primo ciclo.

Quale conclusione?…

Se mai non dovesse bastare il disclaimer, questo articolo non rappresenta in alcun modo un consiglio e, ne tanto meno, un incitamento all’uso di sostanze dopanti! E’ semplicemente a fine divulgativo con l’obbiettivo di far comprendere a più persone possibili che la scelta di intraprendere coscientemente certe pratiche (illegali) necessita di una sufficiente (e veritiera) conoscenza del argomento.

Quindi? Leggete e comprendete correttamente ciò che ho riportato in sintesi fruibile ad un largo pubblico… Pensate prima di tutto ad alimentarvi e allenarvi in modo ottimale!

La conoscenza della Verità rende liberi dalla cattiva informazione, dagli strumenti commerciali e dal relativismo… Negarla è semplice e pericolosa manifestazione di profonda ignoranza… di VERO NEGAZIONISMO!

Se avete una buona conoscenza della lingua inglese e volete approfondire l’argomento PEDs e Sport, potete leggere il libro ANABOLICS 11th Edition di William Llewellyn

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

1- Androgens and Adipose Tissue in Males: A Complex and Reciprocal Interplay (hindawi.com)

2- https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26588446

3- Differential Effects of Aerobic Exercise, Resistance Training and Combined Exercise Modalities on Cholesterol and the Lipid Profile: Review, Synthesis and Recommendations (nih.gov)

4https://www.ingentaconnect.com/content/bsc/ijep/2008/00000089/00000005/art00007;jsessionid=31871vv9fkia1.alice

5- https://ckj.oxfordjournals.org/content/early/2015/05/26/ckj.sfv032.abstract

6- Eur J Pharmacol. 2000 Jun 16; 398 (2): 263-72.

7- Thromb Res. 15 febbraio 2003; 109 (4): 195-201.

8- Int J Sports Med. 1999 Nov; 20 (8): 563-6.

9- https://doi.org/10.1177/0956797611416253

10- [‘Red yeast rice’ as a cholesterol-lowering substance?Caution is warranted] – PubMed (nih.gov)

11- The effect of N-acetyl-l-cysteine (NAC) on liver toxicity and clinical outcome after hematopoietic stem cell transplantation (nih.gov)

12- Alcoholic Liver Disease: Pathogenesis and Current Management (nih.gov)

Cannabidiolo (CBD) – aspettative e realtà di un composto promettente –

Introduzione

Negli ultimi anni il Cannabidiolo (noto anche con la sigla CBD) ha subito una  crescente popolarità data sia dai promettenti risultati ipoteticamente applicabili e replicabili nel trattamento di varie condizioni patologiche (vedi, ad esimpio, SLA) provenienti dagli studi in vitro e su animali da laboratorio e, soprattutto, dalla sua relativamente facile reperibilità, essendo legale in molti paesi, che rendeva (e rende) il composto testabile dal singolo senza rischi legali. Il suo uso ha iniziato a diffondersi anche tra gli sportivi, ed i culturisti in particolar modo ne sono stati attratti per le sue potenzialità nella riduzione della percezione dello stress, come agente anoressizzante e come trattamento del dolore.

Ma quanto c’è di concretamente e fruttuosamente applicabile del Cannabidiolo in ambito medico e anche sportivo? Nel seguente articolo verranno riportate le informazioni necessarie per una risposta scientificamente onestà a questa domanda.

La storia del CBD

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Cannabidiolo (CBD)

Il Cannabidiolo (CBD) è un fitocannabinoide scoperto nel 1960. È uno dei 113 cannabinoidi identificati nelle piante di cannabis e rappresenta fino al 40% dell’estratto della pianta.[1] I cannabinoidi nella cannabis sono stati studiati dagli anni ’40,
[2], con le strutture di THC (delta-9-tetraidrocannabinolo) e CBD scoperte negli anni ’60. La ricerca di questi composti ha subito un picco negli anni ’90, quando sono stati trovati i recettori dei cannabinoidi nel corpo [3], e in seguito è stato scoperto che sono stati attivati anche da composti endogeni (prodotti nel corpo) nel 1992.[4]

La popolarità del CBD è esplosa negli anni 2000, soprattutto dopo che i genitori di bambini epilettici hanno iniziato a sperimentare l’effetto del CBD sui loro figli, come opzione di trattamento per convulsioni resistenti ai farmaci nella rara e grave condizione di epilessia chiamata Sindrome di Dravet.[5]

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Delta-9-tetraidrocannabinolo (THC)

I prodotti a base di CBD che mantengono una percentuale di THC “low-to-zero” (inferiore allo 0,3%) si trovano attualmente in un’area grigia della legalità negli Stati Uniti, ma con una legalità rafforzata dopo l’approvazione del Farm Act nel dicembre 2018, sebbene la FDA richiede ancora tecnicamente che gli integratori commercializzati debbano essere approvati prima dalla stessa. [6] La FDA ha inviato lettere di avvertimento nell’aprile del 2019 a tre società che ritenevano stessero formulando dichiarazioni sanitarie significative, tra cui: [7]

  • “Il CBD ha bloccato con successo le cellule tumorali in diverse varietà di cancro cervicale.”
  • “Il CBD ha anche ridotto la crescita e la diffusione delle cellule di glioma umano, suggerendo così un possibile ruolo del CBD come agente antitumorale.”
  • “Per i pazienti con Alzheimer, il CBD è un’opzione di trattamento che sta rallentando la progressione di quella malattia.”
  • “La fibromialgia è concepita come uno stato di sensibilizzazione centrale con iperalgesia secondaria. Il CBD ha dimostrato la capacità di bloccare i meccanismi spinali, periferici e gastrointestinali responsabili del dolore associato a emicrania, fibromialgia, IBS e altri disturbi correlati. “
  • “Il cannabidiolo può essere efficace nel trattamento dei disturbi da uso di sostanze.”
  • “Il CBD ha ridotto gli effetti gratificanti della morfina e ha ridotto la ricerca dell’eroina.”
  • “Il CBD può essere utilizzato per evitare o ridurre i sintomi di astinenza.”

Presumibilmente, la reazione della FDA è stata dettata dalle scarse prove che si hanno in questo momento per il trattamento della maggior parte delle condizioni al di fuori della grave epilessia, e poiché queste affermazioni non includono tale dichiarazione di non responsabilità, i pazienti potrebbero presumere che il livello di evidenza sia più forte di quanto non sia in realtà. Pertanto, la FDA afferma che “non tollereremo questo tipo di marketing ingannevole per i pazienti vulnerabili”. L’interazione tra la regolamentazione FDA di alimenti, droghe e integratori (che possono essere tutti applicabili alla cannabis), insieme a diverse normative sulla cannabis in diversi stati, rende complesse le questioni legali relative al CBD e ad altri prodotti a base di cannabinoidi. [8]

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Nota: in Italia la vendita della cannabis light è legale dal 2016, e ciò in virtù di una legge (numero 242) pienamente in vigore. La vendita è consentita per cannabis che abbia THC (i principi attivi che generano effetti psicotropi) fino e non oltre la percentuale dello 0,2. Ma il venditore di cannabis legale non è responsabile penalmente fino alla soglia dello 0,6 per cento, oltre la quale la marijuana viene sequestrata da parte dell’autorità giudiziaria e si apre un fascicolo che poi arriverà in tribunale. Queste due limitazioni aprono certo le porte a diverse interpretazioni e smagliature della legge. Molte profonde incertezze attualmente coinvolgono il CBD legale in Italia: questo a seguito della lacunosa sentenza emessa il 30 Maggio 2019 da parte della Corte di Cassazione e che ha visto “rivoluzionare”, secondo l’accezione meno positiva del termine, quanto invece stabilito dalla Legge 242. La sentenza emessa 30 Maggio 2019  circa la cannabis light e il CBD fino ad allora legale, ha stabilito che in Italia non sarebbe più concessa la vendita o la cessione a qualunque titolo di tutti i prodotti “derivati dalla coltivazione della cannabis”, quali l’olio al CBD, così come foglie, le infiorescenze e la resina, questo secondo la massima provvisoria emessa che recita testualmente -“Integrano il reato previsto dal Testo unico sulle droghe (articolo 73, commi 1 e 4, dpr 309/1990) le condotte di cessione, di vendita, e, in genere, la commercializzazione al pubblico, a qualsiasi titolo, dei prodotti derivati dalla coltivazione della cannabis sativa light, salvo che tali prodotti siano in concreto privi di efficacia drogante”. Ma, e c’è un ma, la legge italiana sull’utilizzo e sulla vendita del CBD esplica tutto ciò che concerne la filiera della canapa in Italia, dalla coltivazione al consumo. Nella stessa si legge che vi è una promozione alla coltivazione, trasformazione, impiego della stessa per lo sviluppo del territorio, produzione di alimenti, cosmetici, opere di bioingegneria, bonifica dei terreni, ricerca.
Le varietà di canapa che possono essere seminate devono essere presenti nel catalogo europeo delle sementi, in queste sono riportate solo quelle tipologie che hanno dimostrato di possedere un THC inferiore allo 0.2%.

Per questo è possibile affermare che i prodotti a base di CBD possono essere venduti in quanto rientrano nella tipologia ad uso tecnico, ciò vuol dire che nella legge non si fa esplicito riferimento alla possibilità di fumare la cannabis light, tuttavia questo non è neanche vietato e per questo l’utilizzo finale è a discrezione di chi la compra. La canapa legale è la principale fonte di approvvigionamento di CBD legale in Italia. 

I negozi, online o fisici, possono commercializzare tisane, bevande, torte, vestiti e anche bustine di marijuana light. Ad essere illegale infatti è un valore elevato di THC ma non il CBD che ha esclusivamente potenziali proprietà rilassanti e antiossidanti e quindi, come dimostrano i test svolti in laboratorio, non ha alcun effetto ‘ludico’ comparabile all’utilizzo di droghe. 

Per la serie “leggi ambigue e dove trovarle”… 

Fonti del CBD

Il CBD viene in genere estratto dalla pianta di canapa. Ecco una rapida panoramica dei termini: la cannabis è un genere di pianta, che si presenta in due tipi botanici principali: la cannabis indica e la cannabis sativa. La marijuana (che contiene sia CBD che THC) può essere di entrambi i tipi, mentre la canapa è solo di tipo sativa.

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Si noti che entrambe appartengono allo stesso genere e specie e sono piuttosto distinti i loro livello di THC. La canapa contiene un massimo dello 0,3% di THC, mentre la marijuana varia in genere tra il 5-20% di THC. [9] La marijuana viene spesso coltivata per uso ricreativo o misto ricreativo/medicinale, mentre la canapa viene coltivata per una più ampia varietà di usi (abbigliamento di canapa, olio di canapa, fibra di canapa, CBD isolato e dozzine di altri derivati).

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CBD e THC non sono gli unici cannabinoidi presenti sul mercato. Ad esempio, il CBG (cannabigerolo) si trova in quantità minori nella cannabis, ma è stato studiato per le malattie infiammatorie in un modello animale.[10]

 

Attività biologica (farmacodinamica)

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Poiché il sistema endocannabinoide ha un impatto su così tante sfaccettature della vita di base di un individuo (ad es. Appetito, funzione immunitaria, riproduzione e gestione del dolore), esistono una serie di possibilità di azione per il CBD (e altri cannabinoidi) che incidono sulla salute.[11] Il CBD può impedire l’attivazione eccessiva dei recettori CB1 e CB2, riducendo gli effetti dello stress mediato da tali recettori.[12] Altri ruoli includono l’antiossidazione: sia il CBD che il THC hanno agito come antiossidanti neuroprotettivi nei ratti.[13] Mentre il THC agisce principalmente sui recettori CB1 e CB2, il CBD agisce su altri recettori tra cui il canale del calcio TRPV1, attivandolo e rapidamente desensibilizzandolo, risultando in definitiva in meno potenziale di ipereccitazione.[14]

Nota: Il CBD non sembra avere effetti psicotropi (“alti”) come quelli causati dal ∆9-THC nella marijuana, ma, come già detto, è attualmente in fase di ricerca preliminare per i suoi possibili effetti anti-ansia e anti-psicotici legati ad un suo possibile effetto psicotropo. Mentre si sviluppa la comprensione delle differenze nei cannabinoidi medici, gli esperti stanno lavorando per distinguere la “marijuana medica” (con vari gradi di effetti psicotropi e deficit nella funzione esecutiva)  dalle “terapie mediche con CBD” che comunemente presenterebbero avere un profilo degli effetti collaterali ridotto o non psicoattivo. Il CBD sembrerebbe non causare dipendenza.  

Farmacocinetica 

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Il CBD assunto per via orale (in particolare in riferimento al farmaco liquido Epidiolex) impiega tra le 2,5 e le 5 ore per raggiungere la massima concentrazione ematica. L’emivita è tra le 56 e le 61 ore.[15] Sia nell’uomo che nei ratti, essere in stato di alimentazione sembra aumentare i livelli plasmatici di CBD.[16][17] La farmacocinetica del CBD può variare abbastanza ampiamente tra persone e persona [18], con risposte che possono essere aggravate da variazioni da lotto a lotto ed imprecisioni di etichettatura in alcuni prodotti a base di CBD.

Potenziali effetti terapeutici del CBD 

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In questo momento, c’è solo un accenno di promessa per il CBD per il  miglioramento delle condizioni della pelle, ma nessuna basata sulla ricerca randomizzata.[19] Ad esempio, il CBD in uno studio preclinico in vitro ha mostrato effetti antiinfiammatori , antiproliferativi e lipostatici che suggeriscono che potrebbe potenzialmente avere una certa efficacia nei trattamenti di condizioni della pelle come l’acne vulgaris.[20]

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Un caso studio ha riferito che una dose giornaliera di 2x300mg di CBD era associata al miglioramento della disfagia da SLA. Mentre diciotto mesi dopo l’esordio, il progresso della disfagia subivano un calo, e la debolezza degli arti, il fascicolazione e l’atrofia peggioravano relativamente meno. Gli autori teorizzano che la progressione di alcuni ma non tutti i sintomi della malattia dei motoneuroni può essere rallentata con il CBD.[21]

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Il disturbo dello spettro autistico (ASD) probabilmente comporta alterazioni in alcuni percorsi chimici neurologici, come il glutammato e il GABA. È con questa idea che uno studio ha testato se il CBD potesse alterare questi percorsi in un modo che potesse  aiutare il trattamento dell’autismo, con l’utilizzo della spettroscopia di risonanza magnetica. I ricercatori hanno scoperto che il CBD non era efficace per questo scopo.[22] Tuttavia, una serie di casi retrospettivi hanno mostrato un comportamento migliorato nel 61% di un campione di bambini con ASD. Tuttavia, non vi era alcun gruppo di controllo.[23]

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Il CBD non sembra nemmeno migliorare i sintomi legati al movimento nel Parkinson, sebbene possa migliorare i problemi del sonno derivanti dalla condizione, in particolare la parassitnia con incubi e la perdita di atonia muscolare durante il sonno REM.[24][25]

 

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In uno studio esplorativo, 2000mg/die di CBD hanno ridotto i sintomi psicotici della schizofrenia e i pazienti trattati con CBD avevano maggiori probabilità di essere valutati come migliorati dal medico curante.[26] Uno studio randomizzato nel quale si è testato l’effetto del CBD ha scoperto che sia esso che l’amisulpride hanno migliorato i sintomi della patologia in questione, ma il CBD ha avuto un migliore profilo degli effetti collaterali.[27] Tuttavia, in uno studio randomizzato nel quale si è utilizzata una dose di 600mg/die di CBD, non sono stati osservati miglioramenti nei sintomi.[28] Uno studio non controllato non ha riscontrato alcun beneficio del CBD con dosi aumentate da 40mg/die a 1280mg/die in 35 giorni su pazienti con schizofrenia resistente al trattamento.[29]

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In sei studi randomizzati con oltre 500 pazienti con convulsioni gravi (in genere bambini piccoli), il CBD migliora significativamente i sintomi convulsivi.[30] In particolare, la percentuale di pazienti che ha avuto una riduzione di oltre il 50% delle crisi è diminuita, così come il numero di persone che hanno smesso di avere crisi epilettiche. Mentre gli studi randomizzati hanno in genere esaminato i pazienti con sindrome di Dravet e Lennox-Gastaut, studi estesi non randomizzati (studi sull’uso compassionevole) hanno anche mostrato efficacia nel trattamento del disturbo da carenza di CDKL5 e nelle sindromi di Aicardi, Doose e Dup15q.[31] Una serie di casi di tre pazienti ha anche suggerito che il CBD può aiutare con l’epilessia correlata al tumore al cervello.[32]

Studi  a più lungo termine confermano che il CBD continua ad essere efficace e relativamente sicuro in questi pazienti [33][34][35], sebbene gli effetti collaterali inizialmente comuni come la riduzione dell’appetito e la diarrea persistessero in uno studio.[36] Il CBD sembra avere un effetto di dimensioni simili sull’epilessia pediatrica grave come altri farmaci antiepilettici.[37] Un piccolo studio di coorte suggerisce che anche i pediatri hanno ritenuto che la salute generale dei loro bambini con epilessia grave fosse migliorata.[38]

Il motivo per cui il CBD può aiutare con le convulsioni ha a che fare con le vie di segnalazione degli endocannabinoidi. Questi sono alterati nel disturbo convulsivo e THC e CBD agiscono in diversi modi per aiutare potenzialmente a marginare questo disturbo. Il THC probabilmente aiuta attivando il recettore CB1 [39], mentre i meccanismi del CBD sono meno conosciuti e possono includere una varietà di altri recettori, come il GPR55 e il TRPV1.[40][41][42]

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Mentre il potenziale per il CBD di aiutare ad alleviuare alcuni tipi di dolore cronico è elevato, le prove di base sono molto piccole, con solo uno studio randomizzato e due studi non randomizzati a sostegno.

In uno studio randomizzato sono stati osservati dolore e spasticità in pazienti con sclerosi multipla, lesioni del midollo spinale e altre condizioni con questi sintomi. Sebbene diversi pazienti non abbiano completato lo studio, il controllo del dolore è migliorato nel gruppo CBD (mentre lo spasmo e altri sintomi non hanno subito variazioni).

Due studi non randomizzati e non controllati hanno esaminato il CBD al fine di valutarne il potenziale nell’alleviare il dolore. Uno studio ha osservato il dolore nelle ragazze giovani con dolore cronico da vaccino HPV. Si è riscontrato una riduzione del dolore corporeo e un migliore funzionamento con  l’uso del CBD.[43] Uno studio molto piccolo ha esaminato il dolore nei pazienti con trapianto di rene e ha scoperto che due su sette pazienti avevano un sollievo totale dal dolore, mentre quattro avevano un sollievo non particolarmente percepibile.[44]

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In uno studio, una singola dose di THC sembrava aumentare l’ansia rispetto al placebo, mentre una singola dose di CBD è risultata simile al placebo come stato ansioso.[45] Mancano studi randomizzati a lungo termine, ma studi randomizzati a breve termine e studi di serie di casi a lungo termine hanno esplorato i potenziali effetti benefici del CBD sull’ansia.

In una serie di casi di 72 pazienti ambulatoriali psichiatrici, il CBD (con la maggior parte dei pazienti che ne assumevano 25mg/die) ha migliorato rapidamente i punteggi di ansia in circa l’80% dei pazienti, con un effetto generalmente prolungato nel corso di tre mesi.[46]

Tre prove hanno esaminato gli effetti del CBD sull’ansia indotta sperimentalmente dal parlare in pubblico. Uno studio precoce non randomizzato nel 1993 ha mostrato che 300 mg di CBD hanno migliorato lo stato ansioso dopo il test di parlare in pubblico, ma non prima.[47] Uno studio randomizzato del 2017 dello stesso autore ha anche mostrato una riduzione dell’ansia alla stessa dose di 300mg, dopo il test del parlato, con 100mg e 900mg che non hanno mostrato alcun effetto.[48] Un altro gruppo ha studiato l’effetto di 600mg di CBD riscontrando una significativa riduzione dell’ansia durante il test di conversazione pubblica.[49]

Gli studi non controllati forniscono prove più deboli, ma estendono tali prove ad altre popolazioni. Una serie di casi retrospettivi hanno mostrato che quasi l’80% dei pazienti per i quali il CBD era utilizzato in una clinica psichiatrica per trattare l’ansia aveva migliorato questa condizione, e la maggior parte dei pazienti hanno mantenuto i benefici dopo il primo mese.[46]

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Un caso studio ha suggerito che la somministrazione di CBD per 10 giorni ha ridotto i sintomi di astinenza da cannabis in un pesante abusatore, come ansia, perdita di appetito e irritabilità.[50]

Prove preliminari hanno suggerito che il CBD ha ridotto il consumo di fumo di sigaretta (nonostante non abbia influito sulla brama di sigarette)[51], e ha ridotto la piacevolezza legata alla sigaretta dopo una notte di astinenza.[52] Purtroppo, nei fumatori di sigarette che mirano all’astinenza, il CBD non ha migliorato la memoria di lavoro verbale o spaziale o l’impulsività.[53]

Un piccolo studio pilota condotto su individui dipendenti da oppioidi ha mostrato che il CBD in dosi di 400 o 800mg riduceva la brama dopo che i soggetti erano stati fatti astenere dagli oppioidi per sette giorni (dopo una sessione video per indurre la brama).
[54] Tuttavia, la maggior parte delle prove per i potenziali benefici del CBD sulla sospensione degli oppioidi sono di origine preclinica e basate su studi molto piccoli.[55]

Una serie di casi ha riportato una riduzione dei sintomi del PTSD (Post Traumatic Stress Disorder) in 10 di 11 pazienti con l’uso di CBD, dopo otto settimane di trattamento, in cui il CBD è stato ben tollerato.[56]

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La prima citata serie di casi di 72 pazienti ambulatoriali psichiatrici ha anche scoperto che il CBD (sempore con la maggior parte dei pazienti che ne assumevano  25mg/die) non ha migliorato i punteggi del sonno nel corso di tre mesi.[46]
D’altro canto, uno studio crossover in doppio cieco ha scoperto che il CBD non ha interrotto il ciclo sonno-veglia dei pazienti che assumevano una dose relativamente alta intesa a ridurre clinicamente l’ansia (300 mg).[57]

Quando si parla di cancro e CBD, gli studi affidabili sull’uomo mancano totalmente.
Un caso studio ha riportato di un paziente con carcinoma polmonare che ha avuto una “risposta sorprendente” con evidente riduzione del tumore dopo auto-somministrazione di CBD.[58] Naturalmente, questo è un caso clinico, ed è una pura supposizione che il CBD sia l’elemento causale. Ma è comunque uno spunto di riflessione.
Parlando di casi clinici, un altro ha suggerito che il CBD potrebbe aver migliorato la chemioradioterapia in due casi di gliomi di alto grado.[59] Una serie di casi retrospettivi ha riferito che il 92% dei 119 casi di cancro esaminati aveva una riduzione delle cellule tumorali circolanti e talvolta una riduzione delle dimensioni del tumore, quando veniva assunto il CBD di livello farmaceutico.[106-60] Ancora una volta, questa è una prova di basso livello, ma pur sempre qualcosa che merita approfondimenti.

 

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In uno studio nel quale sono stati utiulizzati 10mg di CBD, due volte al giorno, al fine di valkutarne gli effetti sul Morbo di Crohn, non sono stati riscontrati effetti benefici. Gli autori ipotizzano che ciò potrebbe essere stato influenzato dalla bassa dose o dal piccolo numero di pazienti nello studio o dalla mancanza di altri cannabinoidi sinergici (ovvero l’effetto entourage).[61]

Uno studio di prova (randomizzato, con un gruppo placebo) ha testato l’effetto di un estratto botanico ricco di CBD sulla Colite Ulcerosa, e non ha riscontrato differenze di remissione rispetto al placebo, ma un miglioramento di alcuni sintomi.[62]

Status del CBD nello Sport 

 

 

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Il CBD è stato utilizzato da atleti professionisti e dilettanti in diverse discipline e paesi, con l’Agenzia mondiale antidoping che ha rimosso il CBD dall’elenco delle sostanze vietate. L’Agenzia antidoping degli Stati Uniti e l’Agenzia antidoping del Regno Unito non hanno politiche anti-CBD, con quest’ultima che afferma che “il CBD non è attualmente nell’elenco delle sostanze proibite dell’Agenzia mondiale antidoping. Di conseguenza, è consentito l’uso di esso nello sport. Tutti gli altri cannabinoidi (inclusi ma non limitati a cannabis, hashish, marijuana e THC) sono vietati in competizione. L’intenzione del regolamento è proibire i cannabinoidi che attivano gli stessi recettori nel cervello come attivati dal THC. “[63] [64] Nel 2019, il principale produttore di prodotti a base di cannabis, Canopy Growth, ha acquisito la proprietà di maggioranza di BioSteel Sports Nutrition, che sta sviluppando prodotti a base di CBD con l’approvazione di numerosi atleti professionisti. [65] La National Hockey League Alumni Association ha avviato un progetto con Canopy Growth per determinare se il CBD o altri prodotti a base di cannabis potrebbero migliorare i sintomi neurologici e la qualità della vita dei giocatori feriti alla testa.[65] Numerosi atleti professionisti usano il CBD, principalmente per il trattamento del dolore.[65][66][67]

Interazioni alimentari e farmacologiche del CBD

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CYP2D6 

Il CBD sembra interagire con i farmaci antiepleettici comunemente usati, modificando significativamente i loro livelli sierici. Questi includono clobazam, rufinamide, topiramato, zonisamide ed eslicarbazepina.[68]
Il CBD può anche inibire un enzima chiamato CYP2D6, che è preso di mira da farmaci comuni tra cui omeprazolo e risperidone. Può anche inibire l’enzima CYP2C9, che ridurrebbe la metabolizzazione di warfarin e diclofenac.[69] Non è noto se le inibizioni in vitro si tradurranno in inibizioni in vivo negli esseri umani, e sono necessari ulteriori studi a riguardo.[70] In uno studio nel quale sono stati utilizzati 6x100mg/die di CBD, ha aumentato la biodisponibilità e l’emivita di eliminazione dell’esobarbitale.[71]
D’altro canto, è anche possibile che altri farmaci influenzino la metabolizzazione del CBD. Ad esempio, la rifampicina antibiotica riduce le concentrazioni di picco del CBD nel sangue a causa dell’induzione dell’enzima CYP3A4, mentre il ketoconazolo, l’inibitore del CYP3A4, raddoppia quasi il picco della concentrazione di CBD.[72]

Effetti collaterali del CBD e possibili contaminazioni dei prodotti che lo contengono

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Per trovare eventi avversi ed effetti collaterali, è necessario un campione relativamente grande. Quindi i principali studi per valutare questi in riferimento al CBD erano gli studi più ampi su giovani pazienti con gravi disturbi convulsivi, vale a dire la sindrome di Dravet e la sindrome di Lennox-Gastaut.
Gli effetti che si sono verificati più frequentemente con paragone tra CBD e placebo includono: sonnolenza, diarrea, affaticamento, vomito, febbre e letargia. Alcuni pazienti avevano anche livelli aumentati di aminotransferasi epatica.[73][5]
Due studi hanno esaminato i potenziali effetti collaterali emodinamici (come variazioni della frequenza cardiaca, della frequenza respiratoria o della pressione sanguigna) e non hanno trovato effetti significativi quando è stato assunto il CBD.[74][75]
Una review completa ha rilevato che dosi fino a 1.500mg/die sembrano essere abbastanza ben tollerate [76], sebbene non sia affatto sicuro presumere che la dose sia sicura per un determinato individuo (a causa della relativa mancanza di informazioni sulla sicurezza a lungo termine e della varietà di condizioni/farmaci/ecc. Che potrebbero teoricamente interagire con il CBD).
Gli studi sugli animali hanno riportato alcuni effetti collaterali teorici non osservati negli studi sull’uomo esistenti, come la ridotta capacità di fertilizzazione e dell’inibizione attraverso il metabolismo epatico del farmaco.[77][78]
Il CBD è risultato promettente come metodo per ridurre gli effetti collaterali quando vengono assunti altri farmaci, come osservato nel già citato studio sul CBD  somministrato a pazienti con schizofrenia che assumevano amisulpride.[79]

I contaminanti da piante di cannabis coltivate, raccolte e confezionate con pratiche meno controllate potrebbero teoricamente comparire anche in prodotti a base di CBD, inclusi pesticidi, particelle metalliche, cannabinoidi sintetici, metalli pesanti, muffe, batteri e aflatossine.[80][81] I solventi residui del processo di produzione possono anche comparire in estratti di cannabis, vale a dire esano, etanolo, alcool isopropilico, toluene, benzene, xilene e acetone.[82] Questa ricerca riguarda tuttavia tutti gli estratti generali della cannabis; la ricerca sui contaminanti specificamente nei prodotti isolati di CBD deve ancora essere svolta.

Conclusioni sul CBD

 

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Cosa concludere riguardo al CBD dopo l’esposizione dei dati precedentemente riportati? Sicuramente che la ricerca sull’uomo è molto limitata e non ci permette ad oggi di esporre un giudizio sufficientemente fondato sulla reale portata terapeutica del CBD. Si tratta ovviamente di una conclusione dettata dalla scarsità dei dati e dall’impatto degli studi esistenti. Possiamo comunque scorgere dei potenziali sul trattamento dell’ansia e, ipoteticamente, sullo stress percepito e il trattamento del dolore. Tale caratteristica rende il CBD sperimentabile come aggiunta ad una preparazione sportiva particolarmente intensa come durante il picco di preparazione per una competizione o un contest di BodyBuilding. La sua possibile influenza sull’appetito (effetto anoressizzante) potrebbe tornare senz’altro molto utile nei periodi di restrizione calorica. Alcuni speculeranno su un suo possibile impatto indiretto significativo sui livelli di Cortisolo dato, per l’appunto, da una ridotta percezione dello stress, ma i dati certi al momento non sussistono.  Il fatto che si tratti di un composto dagli effetti non del tutto accertati non invoglia particolarmente a investire denaro per testarne le potenzialità. Se poi consideriamo il fatto che i più non conoscono ne le modalità di utilizzo ne le dosi graduate da applicare con criterio crescente in caso di risposta positiva con dosaggi più blandi, non c’è da stupirsi se spesso ci si imbatte in testimonianze molto contrastanti provenienti dagli utilizzatori che scoraggiano i lettori meno preparati in materia.

Quindi, vale la pena investire denaro per testare l’efficacia del CBD? Considerando che il costo di prodotti di alta qualità non è propriamente economico, e che i dati in letteratura non sono molto impattanti a livello dimostrativo (almeno ad oggi), a meno che non abbiate una adegiuata conoscenza per testarne e valutarne gli effetti, per il momento si può saggiamente investire su altro… per adesso…

Gabriel Bellizzi

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MSM e sue potenziali interazioni con Cortisolo, GH e IGF-1

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Metilsulfonilmetano (MSM)

 

In uno studio pubblicato sul Journal of Pharmaceutical Research nel 2013, veniva riportato che la somministrazione di 100mg/die di MSM (Metilsulfonilmetano) a soggetti non allenati, i quali erano stati sottoposti a sedute allenanti su tapis roulant per 45 minuti  con un’intensità del 75%  del loro VO2max con incremento della velocità fino al limite di resistenza del soggetto, causava, rispetto al gruppo placebo, una riduzione significativa di Carbonil-Proteine (PC), ossia una riduzione di un marker della lisi del tessuto muscolare,  e del MDA (Malondialdeide),  un indicatore dell’attività dei radicali liberi i quali sono correlati ad un aumento delle Carbonil Proteine.[1] Nelle note conclusive i ricercatori riportavano che l’esatto meccanismo attraverso il quale il MSM causa una riduzione dei marker dello stress ossidativo non è ben definito e che erano necessarie ulteriori ricerche in merito.

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Il grafico mostra la riduzione delle PC nei soggetti trattati con MSM. 

Recentemente, uno studio in vitro svolto da ricercatori coreani della Konkuk University, pubblicato sul Experimental and Therapeutic Medicine, ha mostrato che il MSM causa a livello molecolare una riduzione dell’attività del Cortisolo sulle cellule muscolari.[2]

Dal momento che l’ippica è rapidamente diventata un settore importante in Corea del Sud [3],  è stato principalemente questo settore a spingere i ricercatori verso lo studio degli effetti del MSM. Lo scopo era quello di trovare una strategia nutrizionale che possa permettere ai cavalli da corsa di avere prestazioni migliori.

Lo studio non è stato finanziato da un produttore di integratori, ma dal Ministero dell’Agricoltura della Corea del Sud.

La ricerca ha dimostrato che quando la concentrazione di Cortisolo aumenta e le cellule muscolari sono sottoposte a stress fisico, vi è un aumento dell’attività della proteina soppressore del tumore p53, così come l’attività della subunità complessa succidina deidrogenasi A [SDHA] e l’ipoxantina fosforibosil transferasi 1 [HPRT1].

In ogni caso, gli ultimi due enzimi sono importanti marcatori di stress fisico dovuti all’intensa attività fisica nei cavalli. Quindi, nelle piastre di Petri, i ricercatori hanno esposto le cellule muscolari al Cortisolo e 50 millimoli di MSM e hanno esaminato l’effetto su p53, SDHA e HPRT1.

Come mostrato nella figura seguente, il MSM ha bloccato l’attività del Cortisolo.

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Ricapitolando, esistono alcuni piccoli studi svolti su esseri umani che sembrano evidenziare un recupero muscolare più rapido dopo sedute allenanti intense in seguito ad integrazione con MSM. Come apopena trattato, tale effetto potrebbe essere dovuto al fatto che il MSM riduce l’effetto del Cortisolo. Un’altra possibilità è che il MSM potenzi  l’azione dell’Ormone della Crescita e dell’IGF-1 nel tessuto muscolare e osseo. Tale ipotesi emerge da un altro studio in vitro pubblicato nel 2012 su PLoS One.[4]

Lo studio che qui andrò a trattare è stato svolto dalla stessa equipe di ricercatori sudcoreani del precedente studio sul MSM e la sua inibizione dell’attività del Cortisolo.

I ricercatori hanno esposto diversi tipi di cellule ossee a diverse concentrazioni di MSM. Non hanno trovato prove che il MSM fosse dannoso per le cellule.

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Nelle Piastre di Petri contenenti sostanze nutritive per le cellule ossee, il MSM ha accelerato lo sviluppo delle cellule staminali ossee nel tessuto osseo.

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Nell’immagine sopra riportata si può osservare come il MSM stimoli le cellule ossee. Il MSM injnesca nelle cellule una maggiore espressione dei recettori per il GH [GHR] e per l’IGF-1 [IGF-1R]. UMR-106 è un tipo di cellula ossea.

Il MSM attiva una serie di geni coinvolti nella biosintesi del tessuto osseo tramite l’Ormone della Crescita e l’IGF-1.

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Il MSM avvia tutti questi processi convertendo il fattore di trascrizione STAT5b. Quando i ricercatori hanno esposto le cellule ossee al MSM silenziando il gene STAT5b, gli effetti del MSM sono scomparsi. L’effetto può essere visto nell’immagine sopra esposta.

Come riportato dai ricercatori, sebbene siano necessari ulteriori studi per chiarire le azioni e i meccanismi in vivo, il MSM potrebbe diventare un candidato farmacologico per il trattamento di malattie degenerative del tessuto osseo, poiché si prevede che non solo migliorerà la formazione della matrice ossea ma che potrebbe anche sopprimere il riassorbimento osseo. I futuri studi clinici determineranno  se alcuni pazienti con ridotta massa ossea trarranno beneficio dal trattamento con il MSM da solo o in combinazione con l’Ormone della Crescita.

Il MSM potrebbe migliorare l’azione dell’IGF-1 e dell’Ormone della Crescita nelle cellule muscolari anche secondo i risultati di una ricerca dell’Università di Auckland sul ruolo del STAT5b nella crescita muscolare.[5]

Conclusione 

Si tratta certamente di studi a basso impatto, ma i dati che riportano sono molto interessanti per il progresso della ricerca nel trattamento di condizioni degenerative che interessano il tessuto muscolo-scheletrico. Per gli atleti, i quali già usano con buoni risultati il MSM, da solo o in abbinamento con altri composti con la Codriotina, si potrebbero presentare nuove opportunità di applicazione della molecola in questione, per esempio durante forti restrizioni caloriche o per accelerare i processi di guarigione successivi a infortuni come una frattura ossea.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

1- https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24523764

2- https://doi.org/10.3892/etm.2019.8196

3- https://edition.cnn.com/2019/08/28/sport/south-korea-horse-racing-seoul-winning-post-spt-intl/index.html

4- https://doi.org/10.1371/journal.pone.0047477

5- https://skeletalmusclejournal.biomedcentral.com/articles/10.1186/s13395-019-0204-3

 

FOSFATIDILSERINA E SUO EFFETTO SULLA TESTOSTERONE/CORTISOLO RATIO

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Fosfatidilserina

Della Fosfatidilserina (PS) e dei suoi potenziali effetti ne avevo già parlato qualche anno fa in un articolo ad essa dedicato. Si tratta di un articolo nel quale esponevo in modo generale le azioni sull’equilibrio ormonale attribuite a questo Fosfolipide. Con il presente articolo, invece, è mia intenzione esporre i risultati di un interessante, seppur limitato, studio svolto su esseri umani nel quale la somministrazione di una dose giornaliera di Fosfatidilserina pari a 600mg per dieci giorni consecutivi ha dato come risultato un aumento del Testosterone e una riduzione del Cortisolo dopo quindici minuti di esercizio. (1)

Lo studio in questione è stato diretto dai ricercatori della University of Mississippi i quali, per lo svolgimento del test, hanno reclutato dieci uomini sani. I soggetti presi in esame sono stati sottoposti ad un allenamento su cicloergometro sul quale dovevano pedalare per quindici minuti per due sessioni. I partecipanti allo studio hanno eseguito anche cinque “set” da tre minuti. Ogni “set” iniziava con uno sforzo moderato – circa il 65% del VO2max – e si concludeva con un’intensità dell’85%. I ricercatori hanno misurato le concentrazioni di Cortisolo, Testosterone, Lattato e Ormone della Crescita nel sangue dei soggetti prima e dopo l’esercizio. In una sessioni gli uomini hanno assunto Fosfatidilserina mentre nell’altra hanno assunto un placebo.

Come ben sappiamo, la Fosfatidilserina si trova nelle membrane cellulari. La sua assunzione sotto forma di integratore è stata collegata ad una migliore funzionalità recettoriale e maggiore tolleranza allo stress. Il meccanismo attraverso il quale agisce non è del tutto noto, ma studi su esseri umani hanno dimostrato che la Fosfatidilserina può ridurre le concentrazioni di Cortisolo dopo l’esercizio fisico e l’esposizione allo stress (stress percepito; una delle probabili, e primarie, azioni alla base degli effetti riscontrati con l’uso di PS).

I risultati dello studio qui discusso hanno evidenziato che la supplementazione con PS ha ridotto la sintesi di Cortisolo, come mostrato nella figura seguente.

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L’assunzione di PS ha anche portato ad un incremento della sintesi di Testosterone.

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Le figure sottostanti mostrano come la Cortisolo-Testosterone ratio è cambiata in seguito all’assunzione della PS. La barra nera rappresenta il gruppo che ha assunto Fosfatidilserina.

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La figura a sinistra mostra l’effetto sulla concentrazione ematica totale di Testosterone durante l’esperimento. La barra nera rappresenta il gruppo che ha assunto la Fosfatidilserina; come si può vedere la quantità totale di Testosterone è aumentata del 35% in questo gruppo. La figura centrale mostra l’effetto della supplementazione sulla concentrazione totale di Cortisolo, che è inferiore del 35% nel gruppo Fosfatidilserina. Il rapporto tra i due ormoni è migliorato di almeno il 180%.

I ricercatori non hanno rilevato alcun effetto sulla concentrazione ematica di Lattato e statisticamente parlando la Fosfatidilserina non ha avuto effetti significativi sui livelli di GH.

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La Fosfatidilserina si trova anche nella lecitina di Soia, ma le concentrazioni sono molto basse. Cento grammi di lecitina contengono circa 15mg di Fosfolipidi, e solo una piccola parte di questi è costituita da Fosfatidilserina. L’acquisto di integratori specifici altamente titolati in Fosfatidilserina rappresenta l’unico modo per poter potenzialmente sperimentare gli effetti positivi della molecola.

Riferimenti:

  1. http://www.pubmedcentral.nih.gov/articlerender.fcgi?artid=2503954&rendertype=abstract

EFFETTO DELL’ESTRATTO DI CORDYCEPS SINENSIS E GANODERMA LUCIDUM SU TESTOSTERONE E CORTISOLO IN ATLETI DI RESISTENZA

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L’estratto dei funghi Cordyceps sinensis e Ganoderma lucidum sembra poter aumentare i livelli di Testosterone e abbassare i livelli di Cortisolo negli atleti sottoposti ad allenamenti di resistenza. Ciò è emerso in seguito ad uno studio svolto dai ricercatori dell’Università di Pavia su sette ciclisti trattati con l’estratto di entrambi i funghi. (1)

Durante l’esperimento, i ricercatori hanno somministrato a sette ciclisti dilettanti, di età compresa tra i 30 ed i 40 anni, capsule contenenti un placebo per un paio di settimane e capsule contenenti estratto di Cordyceps sinensis e Ganoderma lucidum per tre mesi. Durante entrambi i periodi i ciclisti hanno preso parte a una competizione ciclistica su 85 km.

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I ciclisti hanno assunto tre capsule al giorno, ciascuna delle quali contenente 445 mg di Cordyceps sinensis. Le capsule consistevano di un terzo di polisaccaridi e 0,5% di Adenosina. Inoltre, le capsule contenevano la Cordicepina, un derivato del nucleoside Adenosina, differente da essa per l’assenza di un atomo di ossigeno nella posizione 3 dell’anello di ribosio. L’Adenosina e la Cordicepina probabilmente svolgono entrambi un ruolo chiave nell’effetto ergogenico legato all’uso del Cordyceps sinensis. Tre giorni prima di ciascuna gare, i ciclisti hanno aumentato la loro assunzione a sei capsule al giorno.

 

Precedenti studi avevano dimostrato che la supplementazione con estratto di Cordyceps sinensis, ad un dosaggio di 3g, non aveva alcun effetto sull’assorbimento dell’ossigeno o sulla capacità di resistenza dei ciclisti (2), ma aumentava la capacità di resistenza in soggetti di età superiore ai 50 anni. (3)

Nello studio qui discusso, i ciclisti hanno assunto anche due capsule al giorno contenenti 390mg di estratto di Ganoderma lucidum. Questo estratto era composto da un terzo di polisaccaridi e dall’1,5% di Triterpeni.

Quando i ricercatori hanno analizzato la saliva prelevata dai ciclisti trattati con placebo poco prima e subito dopo la gara, hanno osservato che le concentrazioni di Testosterone di due di questi non erano cambiate durante la gara. Mentre le concentrazioni di Cortisolo risultavano più basse. Quindi, è probabile che questi ciclisti avessero un grado di adattamento ottimale alla performance richiesta.

Quando trattati con Cordyceps sinensis e Ganoderma lucidum, i ciclisti, per via esame salivare, hanno mostrato un aumento dei livelli di Testosterone, come mostrato nella figura seguente.

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In ciclisti, la gara condotta in condizioni di trattamento con placebo ha portato ad un moderato abbassamento delle concentrazioni di Testosterone e ad un aumento del Cortisolo, il che suggerirebbe che questi atleti erano vicini alla soglia dell’overreacting. La figura riportata qui sopra mostra che l’integrazione con Cordyceps sinensis e Ganoderma lucidum ha aumentato la concentrazione di Testosterone nei ciclisti prima e dopo la gara inibendo anche l’aumento del Cortisolo post-gara.

La supplementazione con estratti di questi due funghi ha migliorato la Testosterone/Cortisolo ratio sia nei ciclisti ben allenati [prima figura sotto] che nei ciclisti meno allenati [seconda figura sotto].

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I ricercatori hanno affermato che, in seguito ai risultati ottenuti, si possa concludere che un periodo di tre mesi di supplementazione con estratti di Cordyceps sinensis e Ganoderma lucidum possa proteggere gli atleti di resistenza dall’overreaching / overtraining. Inoltre, i ricercatori hanno sostenuto la ovvia necessità di svolgere ulteriori ricerche in follow-up con un gruppo più ampio di atleti.

Un interessante sviluppo futuro di questa ricerca sarebbe l’analisi dei parametri infiammatori al fine di comprendere il ruolo svolto dall’integrazione fungina sul sistema immunitario. Lo studio dovrebbe continuare a selezionare integratori alimentari fungini standardizzati, ma dovrebbe essere esteso in modo da includere un numero maggiore di atleti di resistenza, a causa della variabilità delle loro condizioni atletiche e dell’impatto di queste nella risposta alla supplementazione presa in analisi.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

  1. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24799948
  2. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15118196
  3. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20804368

11-OXO (Adrenosterone)

Adrenosterone
Adrenosterone

 

L’Adrenosterone (androst-4-ene-3,11,17-trione), noto anche come sostanza G di Reichstein, è un ormone steroideo presente principalmente nelle ghiandole surrenali di mammiferi e pesci. (1) Ha una bassa attività androgenica e fornisce una marcata inibizione selettiva dell’enzima 11βHSD1, responsabile della conversione del Cortisone nell’ormone Cortisolo. (2) Una certa quantità di tale ormone è convertita in 11-Ketotestosterone da numerosi enzimi epatici.

È commercializzato negli Stati Uniti e nel Regno Unito come coadiuvante per la perdita di peso e/o la gestione della malattia di Cushing con i nomi di 11-OXO, 11-KETO, 11-Sterone e 11-Test.

L’Adrenosterone venne inizialmente isolato nel 1936 dalla corteccia surrenale. L’Adrenosterone è presente in piccole tracce nell’uomo così come nella maggior parte dei mammiferi e in quantità più elevate nei pesci, dove è un precursore dell’androgeno primario, 11-Ketotestosterone. L’Adrenosterone ha dimostrato di essere convertito in 11-Ketotestosterone negli esseri umani (conversione epatica), cosa che contribuisce al manifestarsi degli effetti androgeni dati dal Adrenosterone. Il corpo  usa l’Adrenosterone come mezzo per aiutare a regolare i livelli del Cortisolo.

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11HSD1R

 

Come già precedentemente accennato, questo ormone è in grado di inibire la funzione dell’enzima 11beta-idrossisteroide deidrogenasi reduttasi tipo 1 (11HSD1R), enzima responsabile della conversione dell’inattivo Cortisone nell’attivo Cortisolo. Come ben sappiamo un eccesso di Cortisolo non è soltanto catabolico nei confronti della massa muscolare, ma è un fattore fondamentale nella promozione del deposito di grasso negli uomini a livello toracico e addominale. L’11-oxo (e il suo metabolita 11-ketotestosterone) inibisce l’attività enzimatica che conduce alla sintesi di Cortisolo nel tessuto muscolare e adiposo, legandosi all’enzima e impedendoli di conseguenza di svolgere la sua attività. In poche parole, il Cortisone non può essere convertito in Cortisolo, causando così un calo nei livelli di Cortisolo tissutale. 

Le implicazioni dovute ad un abbassamento del Cortisolo in risposta all’azione dell’11-OXO a livello enzimatico, comprendono il fatto che, anche se il Cortisolo e la sua attività è ridotta nei tessuti, il che significa meno catabolismo e un minore deposito di grassi, permette comunque al Cortisolo presente di svolgere le sue importanti funzioni nel corpo . Ciò abbassa l’entità dei possibili effetti collaterali legati a bassi livelli di Cortisolo. 

L’11-OXO può portare dei vantaggi sulla perdita di grasso e sulla riduzione del  catabolismo muscolare assunto in dosi nel range dei 300-500mg per via orale e 180mg tramite applicazione topica al giorno. La somministrazione del 11-OXO per via topica rende possibile l’applicazione del composto direttamente nella zona toracica e addominale. Ciò permette l’utilizzo di un  minor dosaggio grazie all’aumento della biodisponibilità dovuta al metodo di somministrazione, contrariamente a quanto avviene con la somministrazione orale del composto il quale, non presentando metilazione, non mostra una spiccata resistenza metabolica. Quindi, la somministrazione topica consente di utilizzare un dosaggio pari a 180mg o meno al giorno, a differenza dei 300-500mg necessari per ottenere effetti evidenti quando somministrato per via orale.

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11-Ketotestosterone

 

Il metabolita epatico del 11-OXO, l’11-ketotestosterone, è strutturalmente costituito come una forma ossidata di Testosterone che contiene un gruppo keto in posizione-11. Oltre ad avere un azione inibitoria sul  11βHSD1, egualmente al suo precursore,  sembra possedere un certo potenziale di legame recettoriale androgeno dal quale ne deriva un effetto sul muscolo scheletrico. L’11-Ketotestosterone ha anche dimostrato di apportare aumenti di forza misurabili.

La maggior parte degli atleti usa questo composto in combinazione con AAS in cicli della durata di circa 6-8 settimane utilizzando dosi orali giornaliere a partire da 500mg fino ad arrivare a 900mg divisi in 2-4 dosi uguali. 

L’emivita del 11-OXO è di circa 5 ore.

L’11-OXO è un androgeno molto mite, ma potrebbe ancora causare un feedback negativo dell’HPTA a dosi superiori a 300mg per via orale e 120mg per via topica, ma rimanendo  in tali range non sembra mostrare un impatto negativo sul HTPA, anche se utilizzato durante una PCT. 

L’11-OXO trova il suo utilizzo migliore inserito nella parte finale di un ciclo di AAS, in specie in cicli della durata di 8-12 settimane, agendo come “tampone” all’aumento del Cortisolo che si verifica come risposta omeostatica fisiologica (a partire da 4-6 settimane dopo l’inizio dell’alterazione dell’omeostasi dovuta all’uso di AAS) , o in PCT dove contribuisce ad un miglioramento del mantenimento dei guadagni ottenuti durante il ciclo. Se ne sconsiglia l’uso prolungato (oltre le 12 settimane) in quanto può causare aumenti pressori e rebound cortisolemico (quest’ultimo può verificarsi già con un uso oltre le 6 settimane).

Gli effetti collaterali più comuni con l’uso di questo composto riguardano dolori articolari (come conseguenza dell’abbassamento dei livelli di Cortisolo) e l’aumentata propensione agli infortuni. In alcuni soggetti è stato sperimentato anche un calo della libido con l’uso di questo composto. L’uso del 11-OXO nelle donne con una maggiore sensibilità androgena può comportare la comparsa di lievi effetti virilizzanti (soprattutto aumento della peluria e acne).

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

1- M. Blasco, P. Carriquiriborde; D. Marino; AE. Ronco; GM. Somoza, A quantitative HPLC-MS method for the simultaneous determination of testosterone, 11-ketotestosterone and 11-beta hydroxyandrostenedione in fish serum., in J Chromatogr B Analyt Technol Biomed Life Sci, vol. 877, 14-15, maggio 2009, pp. 1509-15, DOI:10.1016/j.jchromb.2009.03.028, PMID 19369122.

2- L. Brooker, MK. Parr; A. Cawley; U. Flenker; C. Howe; R. Kazlauskas; W. Schänzer; A. George, Development of criteria for the detection of adrenosterone administration by gas chromatography-mass spectrometry and gas chromatography-combustion-isotope ratio mass spectrometry for doping control., in Drug Test Anal, vol. 1, 11-12, novembre 2009, pp. 587-95, DOI:10.1002/dta.108, PMID 20355175.