COMBINAZIONE DI LEUCINA E ICARIINA E SUOI EFFETTI

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La Leucina e il flavonoide icariina – il principio attivo del “Horny Goat Weed” – aumentano il loro effetto sulle cellule adipose e muscolari se assunti insieme. Un mix che contiene dosi molto contenute di queste due sostanze aumenta la sensibilità all’insulina, l’ossidazione dei grassi e la sintesi mitocondriale, secondo uno studio svolto su animale e sponsorizzato da ricercatori americani pubblicato sul Diabetes, Metabolic Syndrome and Obesity.(1)

I ricercatori hanno svolto esperimenti in vitro su cellule muscolari e adipose, ma hanno anche svolto esperimenti con i topi. Lo studio con gli animali è durato 6 settimane. Alcuni dei topi hanno ricevuto del mangime standard ed erano del gruppo di controllo; al resto degli animali è stato dato mangime nel quale i ricercatori avevano aggiunto del grasso [HFD].

Ad alcuni dei topi del gruppo “HFD” è stata somministrata della leucina [Leu] mescolata con il loro cibo; agli altri animali è stato dato l’icariina [Icar] e ad un altro gruppo ancora è stato dato leucina e icariin. L’equivalente umano delle dosi che hanno usato equivale all’incirca a 2-3 g di leucina e 20-30 mg icariina al giorno. Entrambe le dosi sono estremamente contenute.

I ricercatori hanno anche effettuate esperimento con il sildenafil [Sild], il principio attivo di Viagra, ma in questo articolo non sono stati inclusi i risultati. Come per l’icariina, il sildenafil inibisce anche l’enzima PDE-5. I PDE-5 inibitori aumentano la concentrazione di monossido di azoto nel corpo.

In vitro, le cellule adipose e muscolari hanno “bruciato” più grassi quando sono state esposte alla leucina e all’icariina. Le cellule sono state esposte all’acido grasso palmitato.

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OCR = tasso di consumo di ossigeno.

 

Tuttavia, la supplementazione non ha inibito l’aumento di peso corporeo. I ricercatori ipotizzano che ciò potrebbe forse essere dovuto ad una durata troppo breve dell’esperimento.

La supplementazione con la combinazione di leucina e icariina ha potenziato l’effetto dell’insulina. Nel gruppo dei topi che erano stati ingrassati, la combinazione ha portato ad una diminuzione dei livelli di glucosio e di insulina. La figura seguente mostra questo. Inoltre, i ricercatori sono stati in grado di dimostrare che la combinazione leucina-icariina ha potenziato l’assorbimento cellulare del glucosio e la sua combustione.

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Nelle cellule muscolari dei topo, la combinazione leucina-icariina ha potenziato l’attività dei geni coinvolti nella combustione dei grassi, come il PPAR-alfa e la carnitina-palmitoiltrasferasi [CPT1B], come si può vedere nella figura qui sopra.

Nel fegato [e probabilmente anche nelle cellule adipose] dei topi, la combinazione di leucina e icariina ha inibito l’effetto dei geni coinvolti nella sintesi e nello stoccaggio da parte dell’enzima acido grasso sintasi [FAS] e del stearoil-CoA desaturasi-1 [SCD1] .

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Maggiore è la combustione dei grassi e migliore è la funzione dell’insulina … il che solleva la questione se questa combinazione di leucina-icariina sia anche interessante per gli atleti di resistenza.

Questo studio non risponde a questa domanda. Tuttavia, i ricercatori hanno osservato che la combinazione leucina e icariina aveva effetto sull’aumento della sintesi mitocondriale nelle cellule muscolari in vitro.

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Come sappiamo i mitocondri sono le centrali energetiche delle cellule. Se si aumenta il numero dei mitocondri nelle cellule muscolari, di conseguenza aumenta anche la capacità di resistenza.

La figura qui sotto mostra come i ricercatori pensano che leucina e l’icariina aumentino l’effetto l’una dell’atra.

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Altri studi su animali hanno dimostrato che l’icariina estende l’aspettativa di vita. (2) Forse questo effetto potrebbe essere ulteriormente aumentato con la co-supplementazione della leucina?

Lo studio è stato finanziato dalla NuSirt Biopharma. [Nusirt.com] La NuSirt è stata istituita dal nutrizionista Michael Zemel [PubMed], che è stato anche leader del team di ricerca per questo studio. La NuSirt indaga sulle combinazioni di agenti farmaceutici e composti alimentari, destinati a combattere le malattie croniche e a ritardare i processi di invecchiamento.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

1- http://dx.doi.org/10.2147/DMSO.S82338
2- http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22216122

CHETONE DEL LAMPONE E PERDITA DI GRASSO

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Chetone del Lampone

 

I lamponi contengono una sostanza che somiglia alla Sinefrina. I chimici la chiamano 4- (4-idrossifenil) butan-2-one; nel linguaggio comune si chiama Chetone del lampone. Secondo i ricercatori della giapponenese Ehime University e l’azienda Kanebo, il composto stimola la combustione dei grassi. Almeno, sembra farlo nei topi. (1)

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Come ben sappiamo, il Chetone del lampone è già presente nel mercato degli integratori. E’ la AMP2, AMP,il notorio successore del Ergopharm. Fornitore di materie prime che vende il composto come standard Razberi-K. È anche contenuto negli integratori dimagranti come il Lipofuze, che secondo l’americano HealthNews.com americano è il miglior integratore dimagrante venduto al momento. (2)

Nel Spectraforce Research Liquibolics Razberi-K, il chetone del lampone è in realtà l’unico ingrediente attivo.

Nel 2005 i ricercatori giapponesi hanno pubblicato i risultati di uno studio su animali che ha dimostrato che il chetone del lampone favorisce la perdita di peso. I ricercatori hanno realizzato lo studio a causa della somiglianza tra la formula di struttura del chetone del lampone e quella della Sinefrina, Adrenalina e Efedrina.

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I ricercatori hanno somministrato ad un gruppo di topi alimenti contenenti grandi quantità di grasso per sei settimane [HFD]. Una volta che gli animali si erano abituati al grasso, i topi “HFD” hanno messo rapidamente peso. Questo, ovviamente, non è accaduto per i topi che sono stati alimentati con cibo ordinario [ND]. E nei topi “HFD” hai quali era stato somministrato anche l’1% di chetone del lampone nella loro dieta, l’aumento del peso corporeo era inferiore.

L’aggiunta del chetone del lampone ha portato ad una riduzione della crescita del tessuto adiposo.

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I ricercatori fecero esperimenti con cellule del grasso bianco per misurare la quantità di acidi grassi rilasciati in funzione della concentrazione di glicerolo nella provetta. Maggiore è la concentrazione di glicerolo, maggiore è il rilascio di acidi grassi immagazzinati nelle cellule adipose.

Se le cellule adipose non sono state esposte alla noradrenalina, il chetone del lampone non ha mostrato alcun effetto. Quando sono state esposte alla noradrenalina, le cellule adipose hanno rilasciato più acidi grassi in base alla concentrazione del chetone del lampone. A quanto pare il chetone del lampone necessità nella noradrenalina per esplicare la sua azione.

I ricercatori hanno anche scoperto che il chetone del lampone non si lega ai recettori beta-adrenergici nelle cellule adipose.

Il chetone del lampone probabilmente funziona direttamente attraverso l’enzima lipasi ormone-sensibile. Questo enzima è attivato attraverso i recettori beta-adrenergici. I ricercatori hanno dimostrato che, a seguito della somministrazione del chetone del lampone, più lipasi ormone-sensibile viene indirizzato alle vescicole in cui le cellule adipose accumulano gli acidi grassi. L’enzima lipasi ormone-sensibile fa in modo che le cellule adipose rilascino gli acidi grassi.

Tra l’altro, non pensiamo che il chetone del lampone contenuto negli integratori dimagranti venga da lamponi reali. L’industria cosmetica e alimentare ha utilizzato questa sostanza per anni come colorante e insaporire. Ci sono bioreattori che producono il composto a buon mercato.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

1- http://www.ehjournal.net/content/4/1/25/abstract
2- http://www.healthnews.com/…/5-Top-Selling-Weight-Loss-Suppl…

Methylhydroxynandrolone (MOHN)

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Methylhydroxynandrolone
Androgenico: 281
Anabolico: 1304
Standard: Methyltestosterone (orale)
Nome chimico: 4-Hydroxy-17alpha-methyl hydroxyestra4-ene-3-one
Attività Estrogenica: nessuna
Attività Progestinica: nessuna

 

 

Il Methylhydroxynandrolone (M4OHN,MOHN, MHN), noto anche come 4-idrossi-17α-metil-19-nortestosterone, nonché 4,17β-diidrossi-17α-methylestr-4-en-3-one, è un AAS attivo per via orale derivato dal 19-nortestosterone (nandrolone), dal quale differisce per la metilazione in C-17 e per l’aggiunta di un gruppo idrossile in C-4. MOHN non è mai stato approvato e commercializzato come farmaco da prescrizione.(1)

Il MOHN è il derivato 4-idrossilato del Normethandrone (17α-metil-19-nortestosterone), derivato 17α-metilato del Oxabolone (4-idrossi-19-nortestosterone), il 4-idrossilato e 17α-metilato derivato del Nandrolone (19- nortestosterone), e l’analogo 19-demetilato del Oxymesterone (4-idrossi-17α-methyltestosterone).

Il Methylhydroxynandrolone è stato descritto per la prima volta nel 1964, ed è stato  sviluppato nel corso di una serie di indagini che hanno esaminato gli effetti della 4-idrossilazione su vari composti derivati dal Nandrolone. (2) Dal momento che la 4-idrossilazione inibisce la 5-alfa-riduzione della molecola, i derivati del Nandrolone con questo alterazione tendono ad essere più androgenici. Questa classe di molecole derivate dal Nandrolone sono, quindi, meno propense a causare effetti collaterali relativi al calo della libido da ridotta androgenicità, comune con gli esteri iniettabili del Nandrolone. La 4-idrossilazione apporta un altro effetto nei composti derivati dal 19-nortestosterone ai quali è applicata, e cioè una totale inibizione dell’affetto progestinico, assai tipico nel Nandrolone e suoi derivati come il Trenbolone; esistono comunque altri AAS non legati al 19-nortestosterone che presentano caratteristiche progestiniche.
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Oxabolone Cipionato
Sebbene i primi risultati della ricerca mostrarono che il Methylhydroxynandrolone presenta una spiccata  efficace mantenendo un rapporto Androgeno:Anabolizzante favorevole, infine non è mai stato sviluppato come farmaco. Solo una molecola “gemella” non metilata del MOHN, Oxabolone (Oxabolone Cipionato), aveva raggiunto lo stadio di prodotto farmaceutico da prescrizione. Per circa 40 anni dopo la sua sintesi in laboratorio, si parlò poco del Methylhydroxynandrolone nella letteratura medica. A tutti gli effetti, si trattava di un steroide anabolizzante del tutto dimenticato. 
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Il MOHN riemerse improvvisamente nel 2004, quando è stato introdotto nel mercato statunitense degli integratori da banco. E’ stato venduto quale composto OTC, senza che subisse le restrizioni legali alle quali sono soggetti gli AAS negli U.S.A., così come avvenne per altri AAS “riemersi dalle ceneri” della letteratura scientifica  in quel periodo (vedi Superdrol e M1T). Ciò si dovette principalmente al fatto che, come il SD o l’M1T, MOHN non era mai stato regolamentato come farmaco negli Stati Uniti, escludendolo di fatto dalla lista degli AAS posti sotto controllo diretto presenti nella legge stilata nel 1991,  e quindi non poteva essere coperto da essa. La sua legalità come integratore poteva essere discutibile, ma era una questione di competenza della FDA, non della DEA (Drug Enforcement Agency). Poco tempo dopo la sua comparsa come prodotto da banco, il MOHN venne inserito nella lista degli AAS posti sotto controllo il 20 gennaio 2005. Dopo tale data,

il possesso di questo agente aveva lo stesso riscontro e conseguenze legali di qualsiasi altro AAS illegale secondo la legge federale. A causa del fatto che non è un farmaco, questa legge ha effettivamente contrassegnato la fine commerciale dei prodotti contenenti Methylhydroxynandrolone negli Stati Uniti. Prodotti contenenti tale composto sono venduti nel mercato nero o nei siti di “supplementazione sportiva” UK.
Ritornando a parlare delle caratteristiche molecolari date dalla 4-idrossilazione, oltre all’impedimento della molecola ad essere 5-alfa-ridotta, comporta anche l’impedimento all’aromatizzazione  ad estradiolo o suoi nor –metaboliti; quindi la comparsa di effetti collaterali quali accumulo di grasso con modello femminile, ginecomastia e ritenzione idrica sono improbabili con l’uso di questa molecola da sola. Questa aggiunta conferisce alla molecola anche un forte aumento sia dell’effetto miotropico che androgenico, come già accennato più sopra, con un moderato aumento dell’indice terapeutico [rapporto Androgeno:Anabolizzante].  Tale effetto fu notato con la sola somministrazione orale, ma non con quella intramuscolare; con la somministrazione I.M. aumentava la dissociazione tra effetto anabolico ed androgeno, così da condurre a pensare che la 4-idrossilazione  comporti un aumento dell’assorbimento intestinale di un metabolita del 17α-metiltestosterone.
I primi test  rilevarono che il MOHN aveva circa 13 volte l’attività anabolizzante e 3 volte l’attività androgena del Methyltestosterone.

Anche se la molecola presenta un “indice terapeutico” nettamente a favore della potenza anabolizzante,  gli effetti collaterali androgeni sono comuni con questo composto. Questi possono includere pelle oleosa, acne, crescita di peli sul corpo e sul viso, e alopecia androgenetica.  Le donne devono essere messe in guardia dai potenziali effetti virilizzanti di questo AAS. Questi possono includere  approfondimento della voce, irregolarità mestruale, crescita di peli sul viso, e allargamento del clitoride. Inoltre, come già detto,  l’enzima 5-alfa-reduttasi non metabolizza il Methylhydroxynandrolone, quindi la sua androgenicità relativa non è influenzata da finasteride o dutasteride.

Come precedentemente detto, il Methylhydroxynandrolone è un composto metilato in C-17. Questa alterazione protegge il farmaco dalla disattivazione epatica, permettendo ad una percentuale molto elevata della molecola l’entrata nel flusso ematico quando assunta oralmente. Come ben sappiamo, la metilazione in C-17 rende la molecola epatotossica. L’esposizione prolungata nel tempo o ad alte dosi di questo composto  può causare danni  epatici. Si consiglia di sottoporsi a controlli medici e ad esami del sangue regolari durante  ogni ciclo per monitorare la funzionalità epatica e la salute generale. L’assunzione di AAS  metilati in C-17 è comunemente limitata alle 6-8 settimane, nel tentativo di evitare un eccessivo stress epatico. L’uso di un integratore disintossicante epatico come il Liv-52 o l’Essentiale Forte è consigliato durante l’assunzione di AAS epatotossici. 
Come risaputo, gli AAS possono avere effetti deleteri sul colesterolo sierico. Questo include una tendenza alla riduzione delle concentrazioni di colesterolo  HDL (buono) e un aumento delle concentrazioni di colesterolo  LDL (cattivo), cosa che comporta uno sbilanciamento dell’equilibrio HDL/LDL che si traduce in un rischio maggiore di sviluppare arteriosclerosi. L’impatto relativo all’assunzione di un AAS nei confronti dei lipidi ematici dipende dalla dose, dalla via di somministrazione (per via orale o iniettabile), dal tipo di steroide (aromatizzabile o non aromatizzabile), e dal livello di resistenza al metabolismo epatico. Anche se non vi sono studi sugli esseri umani, l’elevata potenza relativa, la somministrazione per via orale, e la natura non aromatizzabile del Methylhydroxynandrolone suggeriscono che questo agente sia estremamente incline a modificare negativamente i valori dei lipidi ematici  aumentando il rischio aterogeno. 
Gli AAS possono anche influenzare negativamente la pressione del sangue e i livelli dei trigliceridi, riducendo il rilassamento endoteliale, e promuovendo l’ipertrofia ventricolare sinistra, tutti fattori con un potenziale nel aumentare il rischio di malattie cardiovascolari e infarto del miocardio.

Per contribuire a ridurre lo sforzo cardiovascolare si consiglia di mantenere un programma di esercizio cardiovascolare attivo e di ridurre al minimo l’assunzione di grassi saturi, colesterolo e carboidrati semplici in ogni momento durante la somministrazione di AAS.

La supplementazione con oli di pesce (4 grammi al giorno) e un integratore alimentare di Niacina per il controllo del colesterolo è anche raccomandata.

Tutti gli AAS se assunti in dosi sufficienti per promuovere l’aumento della massa muscolare causano una soppressione del  Testosterone endogeno. Senza l’intervento con sostanze  Testosterone-stimolante, e una adeguata PCT, i livelli di Testosterone dovrebbero tornare alla normalità entro 1-4 mesi dalla cessione del farmaco. Si noti che un ipogonadismo ipogonadotropo prolungato può svilupparsi secondariamente all’abuso di steroidi, cosa che richiede un intervento medico.

Anche per il Methylhydroxynandrolone se ne consiglia l’assunzione lontano dai pasti in quanto studi hanno dimostrato che l’assunzione di uno steroide anabolizzante orale con cibo può diminuirne la sua biodisponibilità.(3) Questo è causato dalla natura liposolubile degli ormoni steroidei, che può permettere ad una parte del farmaco di sciogliersi  con i grassi alimentari non digeriti, riducendo l’assorbimento dal tratto gastrointestinale. Per la massima biodisponibilità , questo steroide deve essere assunto a stomaco vuoto.

Il Methylhydroxynandrolone non è mai stato approvato per l’uso negli esseri umani. Linee guida di prescrizione non sono disponibili. Le dosi efficaci per via orale per scopi dopanti in ambito maschile si aggirano intorno ai  2-10 mg al giorno. Nel tentativo di ridurre lo sforzo epatico, oltre all’utilizzo di un epato-protezione adeguata, si raccomanda di solito di limitare l’uso del farmaco a non più di 6-8 settimane. A questo livello il MOHN dovrebbe fornire solidi guadagni di massa magra e di forza, senza ritenzione idrica o aumento del grasso corporeo. 

In ambito femminile, il rapporto Androgeno:Anabolizzante della molecola, e il relativo indice terapeutico del Methylhydroxynandrolone,  rende possibile il suo utilizzo a piccole dosi mantenendo un adeguato controllo sugli effetti virilizzanti; si parla di dosi che vanno da  1 a 3 mg al giorno e nel rispetto di un programma di uso molto calcolato (4 settimane o meno).

L’emivita del Methylhydroxynandrolone è di circa 12 ore.

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Non è attualmente disponibile nessun  prodotto farmaceutico da prescrizione contenente Methylhydroxynandrolone. Nel mercato nero e nei siti di supplementazione sportiva UK, viene generalmente prodotto e venduto sotto forma di capsule o compresse per uso orale a diversi dosaggi.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

1-William Llewellyn’s ANABOLICS, 9th ed.

2- G. Sala, in “Hormonal Steroids” (L. Martini and A. Pecile eds.) Vol 1, P.67 Academic Press, NV (1964)

3-Anabolic Steroids and Sports Volume II. James E. Wright. Sports Science Consultants, Natick, MA 1982.

MACA NERA E MACA ROSSA

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Secondo un gran numero di studi, la Maca ha effetti stimolanti e afrodisiaci. Ma non tutti gli studi ne confermano gli effetti, ed è contrastante anche l’opinione degli utilizzatori dopo il suo uso. Questo potrebbe verificarsi a causa della diversità nei tipi di Maca, come riportato dai ricercatori peruviani sul Pharmaceuticals. E il tipo di Maca che risulta più interessante per gli utilizzatori di supplementi è la Maca rossa. (1)

Maca rossa e Maca nera

Alcuni studi sugli effetti biologici della radice di Maca suggeriscono che essa aumenta la concentrazione di svariati tipi di ormoni nel corpo come il Testosterone, mentre altri riportano alcun effetto su questi. Questo è probabilmente dovuto al fatto che ci sono diverse varietà di Maca, per esempio la Maca rossa e la Maca nera – di cui è stato dimostrato che la Maca rossa ha la capacità di aumentare i livelli di Testosterone negli studi sugli animali.

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Un gruppo di ricercatori peruviani, che aveva studiato gli effetti della Maca per molti anni, ha deciso di testare gli effetti psicologici della Maca rossa e della Maca nera sugli esseri umani. Per fare ciò hanno utilizzato estratti a base di alcool prodotti dalla Enterprise A-1 del Peru, Industrial Comercial SAC.

 

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Studio

I ricercatori hanno somministrato ad un gruppo di soggetti sani 3g di estratto di Maca o un placebo ogni giorno per 12 settimane. Alcuni partecipanti hanno vissuto a Lima, che si trova a circa 150 metri sul livello del mare, mentre i restanti hanno vissuto in montagna a oltre 4000 metri sul livello del mare. In questa sede ci limiteremo a seguire i dati che sono stati raccolti a Lima.

Risultati

Nel corso delle 12 settimane di durata dell’esperimento, un crescente numero di partecipanti ha riferito un aumento dell’eccitazione sessuale. L’incremento registrato dal gruppo placebo era circa lo stesso di quello riportato dal gruppo Maca nera, ma l’aumento registrato nel gruppo Maca rossa era superiore a quello degli altri due gruppi.

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I partecipanti di entrambi i gruppi che hanno ricevuto la Maca hanno riferito un miglioramento dell’umore, anche se il miglioramento è stato maggiore nel gruppo Maca rossa, come mostrato nella figura qui sopra riportata.

I partecipanti di entrambi i gruppi ai quali è stata somministrata la Maca si sentivano più energici, e ancora una volta l’effetto è stato più forte tra gli utilizzatori di Maca rossa.

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Effetti collaterali

Non sono stati riportati effetti collaterali gravi. Secondo i ricercatori, sia la Maca rossa che la Maca nera sono sicuri.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

1- http://dx.doi.org/10.3390/ph9030049

Insulina e latticini

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Una delle premesse di alcuni “Guru” o esperti del settore, premesse che divulgano a molte persone,  è che i carboidrati stimolano l’accumulo di grasso stimolando la secrezione di insulina. I più informati tra di voi sapranno benissimo come questa premessa sia “viziata”. In un mio precedente articolo, ho mostrato come le proteine stimolano la secrezione di Insulina (a volte fino a superare quella data dai carboidrati) e tuttavia ciò non promuovere aumento di peso o di grasso.
Se l’ipotesi insulina/carboidrati = grasso fosse vera, allora dovremmo prevedere che gli alimenti che sono estremamente insulinici provochino univocamente un aumento del grasso corporeo. Quello che molti non sanno è che i latticini sono tra i cibi più insulinemici in circolazione.  In realtà, essi provocano una risposta insulinemica molto maggiore di quanto ci si aspetterebbe dal loro contenuto di carboidrati. Non solo, ma il lattosio, il carboidrato primario presente nei latticini, possiede in realtà un indice glicemico basso e causa aumenti glicemici lenti nel sangue (il lattosio ha un indice glicemico di 46 rispetto al pane bianco che è 100). (1) Infatti, l’indice glicemico di molti prodotti lattiero-caseari è piuttosto basso, con il latte intero a 39, il latte scremato a 37, il gelato al 51, e lo yogurt alla frutta a 41. (1)
Nonostante le basse risposte glicemiche nel sangue, i prodotti lattiero-caseari creano grandi risposte insuliniche. Ad esempio, in uno studio (2), i latticini hanno creato una risposta insulinica simili o maggiore di quella del pane bianco, nonostante il fatto che la risposta glicemica nel sangue per alcuni dei latticini utilizzati era inferiore al 60% rispetto al pane bianco. In questo studio, i ricercatori hanno confrontato le risposte glicemiche e insulinemiche tra pane bianco, una bassa miscela di glutine / lattosio, un alta miscela di glutine/lattosio, merluzzo con aggiunta di lattosio, latte, proteine del siero con l’aggiunta di lattosio, e formaggio con aggiunta di lattosio. Tutte le condizioni contenevano 25 grammi di carboidrati e 18,2 grammi di proteine, tranne per il pane bianco e la bassa  miscela di glutine / lattosio, che conteneva 25 grammi di carboidrati e 2,8 grammi di proteine. Così, nello studio il lattosio era il carboidrato in tutte le condizioni tranne per il pane bianco.
Quando si guarda all’area sotto la curva dell’insulina (AUC) per le varie condizioni, si può vedere che i prodotti lattiero-caseari effettivamente hanno portato a maggiori risposte insuliniche rispetto al pane bianco, pur avendo simili quantità di carboidrati:
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Risposta insulinica dei latticini rispetto al pane bianco (3)
È evidente che non è il lattosio il responsabile per la maggior risposta insulinica, perché il glutine / lattosio e la miscela di merluzzo/lattosio hanno comportato una risposta insulinica simile o inferiore al pane bianco.
Nemmeno la risposta glicemica nel sangue è stata responsabile della maggior risposta insulinica. Infatti, la risposta glicemica era inferiore in tutte le condizioni rispetto al pane bianco, con il latte a creare la risposta glicemica più bassa ma ad attestandosi al 3° posto come  massima risposta insulinica:
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Risposta glicemica ai latticini rispetto al pane bianco (3)
L’indice insulinogenico, che riguarda la quantità di insulina secreta in risposta al  glucosio ematico, era significativamente più alta nei prodotti lattiero-caseari, il che indica che i prodotti lattiero-caseari hanno stimolato maggiormente la secrezione di insulina rispetto a ciò che ci si aspetterebbe in base alla loro risposta glicemica: 
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Indice insulinogenico dei prodotti lattiero caseari rispetto al pane bianco (3)
Questo non è l’unico studio a mostrare gli effetti insulinemici dei prodotti caseari. Nell’articolo dove trattavo dello stimolo insulinico indotto dalle proteine, ho mostrato come le proteine del siero, una proteina presente nei prodotti lattiero-caseari, abbia creato la più alta risposta insulinica rispetto alle proteine di fonti non-casearie. In uno studio svolto su soggetti con diabete di tipo 2, l’inclusione di proteine del siero in un pasto ha aumentato la risposta insulinica dal 31 al 57%, mentre la risposta della glicemia ematica è stata ridotta fino al 21%. (4) In un altro studio, l’aggiunta in un pasto con pane di 400 ml di latte ha aumentato la risposta insulinica del 65%, nonostante il fatto che non v’era alcun cambiamento nella risposta della glicemia ematica. (5) In questo stesso studio, l’aggiunta di 200 o 400 ml di latte ad un pasto di spaghetti ha aumentato la risposta insulinica del 300%; nuovamente, non c’era alcun cambiamento nella risposta della glicemia ematica.  Infatti, il latte bevuto  con il pasto di spaghetti ha creato una risposta insulinica che era simile al pane bianco.
Ecco i risultati di un altro studio che mostra l’indice glicemico e insulinemico del latte rispetto al pane bianco (6):
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(3)
È chiaro che i latticini stimolano marcatamente la secrezione di insulina, tanto o più del pane bianco. Uno dei motivi per cui i latticini creano grandi risposte insuliniche deriva dal loro contenuto amminoacidico, come già avevo accennato in passato. Infatti, la risposta insulinica postprandiale dovuta ai latticini è correlata con l’aumento degli amminoacidi ramificati leucina, valina, e isoleucina. (7) Si tenga a mente che la leucina stimola direttamente il pancreas a produrre insulina.
Un altro motivo per il quale i prodotti lattiero-caseari stimolano così tanto la secrezione insulinica è legato ai loro effetti su un ormone chiamato polipeptide insulinotropico glucosio-dipendente (GIP). Come il GLP-1, il GIP è un incretina. Ciò significa che è un ormone prodotto dall’intestino e che stimola la secrezione di insulina. I prodotti lattiero-caseari stimolano un aumento della produzione di GIP. Nello studio discusso in precedenza che ha confrontato il siero di latte, il latte e il formaggio con il pane bianco, il siero di latte e il formaggio hanno portato ad una maggiore risposta di GIP pari al 21-67% rispetto al pane bianco:
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Risposta del polipeptide insulinotropico glucosio-dipendente (GIP) ai latticini rispetto al pane bianco (3)
I dati sopra riportano  uno dei problemi con l’ipotesi carboidrati / insulina … esso presuppone che i carboidrati siano  lo stimolo primario della secrezione di insulina. Tuttavia, è chiaro che gli aminoacidi e le incretine svolgono ruoli importanti anche nella secrezione di insulina. La risposta glicemica nel sangue di un alimento spiega solo il 23% della variazione della risposta insulinica. Così, la secrezione di insulina è molto di più elevata rispetto alla risposta glicemica nel sangue dopo l’assunzione di carboidrati.
E’ chiaro quindi che i prodotti lattiero-caseari sono estremamente insulinemici, più di molti alimenti ricchi di carboidrati. Così, se l’ipotesi carboidrati/insulina fosse vera, allora dovremmo prevedere che una dieta ricca di latticini dovrebbe promuovere l’aumento di peso e di grasso. Tuttavia, gli studi non riescono a mostrare una relazione tra l’assunzione di prodotti lattiero-caseari e l’aumento di peso.  Ad esempio, non vi è alcuna relazione tra l’assunzione di prodotti caseari e la BMI nelle donne giapponesi.(8) Negli uomini statunitense, non vi è alcuna relazione tra un aumento del consumo di latticini e un aumento del peso nel lungo termine. (9) Nelle donne in perimenopausa, un elevato consumo di prodotti lattiero-caseari è in realtà inversamente associato con l’aumento di peso (i.e, una superiore assunzione di prodotti caseari sono associati ad un minore aumento di peso). (10)
Mentre questi sono studi osservazionali, i risultati degli studi controllati su animali ed esseri umani sono comunque simili. Infatti, gli studi su animali evidenziano un minore aumento di peso quando alimentati con prodotti lattiero-caseari. Nei topi, la supplementazione con yogurt ha evidenziato un peso inferiore e meno grasso rispetto ai controlli con diete isocaloriche.(11) In un altro studio, i topi transgenici, sempre alimentati con prodotti caseari, hanno perso peso con diete ipocaloriche. (12) I topi sono stati poi lasciati mangiare ad libitum (cioè a sazietà). I topi nutriti con latticini hanno riacquistato meno grasso e  peso durante il cambio alimentare (ad libitum).  In un terzo studio, l’assunzione di prodotti lattiero-caseari, ma senza un supplemento di calcio, ha portato ad una diminuzione dell’aumento di peso e grasso corporeo nei topi alimentati con una dieta ricca di grassi.(13) In un quarto studio, le proteine dei latticini hanno attenuato il guadagno di grasso nei roditori nutriti con una dieta  ad alto contenuto di grassi e zuccheri. (14) In un quinto studio, una dieta contenente latticini ha attenuato l’aumento di peso settimanale di ratti Sprague-Dawley. (15)

Naturalmente, questi sono studi su animali. Che dire degli esseri umani? In uno studio, il consumo di prodotti lattiero-caseari a basso contenuto di grassi non ha favorito l’aumento di peso, mentre prodotti lattiero-caseari ad alto contenuto di grassi lo hanno fatto.(16) E’ possibile che l’aumento di peso in questo studio sia  stato causato semplicemente dalle calorie in eccesso e non dall’insulina? In un altro studio, una maggiore assunzione di prodotti lattiero-caseari non ha influenzato la composizione corporea.(17)

In un terzo studio, una maggiore assunzione di prodotti lattiero-caseari non ha compromesso la perdita di peso.(18) In uno studio durato un anno, una maggiore assunzione di prodotti lattiero-caseari non ha influenzato i cambiamenti nella massa grassa.(19) A seguito di uno  studio durato 6 mesi, un elevata assunzione di prodotti lattiero-caseari prediceva livelli più bassi di massa grassa.(20) In uno studio durato 9 mesi, una maggiore assunzione di prodotti lattiero-caseari non ha influito sul  mantenimento del peso, ma il gruppo che consumava un alta quantità di prodotti lattiero-caseario ha esibito la prova di una maggiore ossidazione dei grassi. (21)
L’esperienza di diverse persone (attive) con prodotti lattiero-caseari , compresi soggetti con una certa fama nel mondo della nutrizione sportiva come James Krieger, si adatta perfettamente con la scienza. Molti hanno  consumato grandi quantità di latte e lo hanno fatto per molti anni. Parliamo di 2-3 litri di latte a settimana. Senza contare il consumo di yogurt greco, ricotta, formaggio, e proteine del siero di latte. Consumando un certo tipo di prodotto lattiero-caseario con quasi ogni pasto. Così, questi soggetti hanno grandi quantità di insulina ematica praticamente tutto il giorno. Se l’insulina fosse veramente la causa centrale dell’aumento di peso e grasso, allora questi soggetti dovrebbero essere per lo meno obesi. Eppure, non  lo sono … nemmeno lontanamente.
Non solo, ma le persone che pensano che l’insulina faccia aumentare l’appetito, se ciò fosse vero, implicherebbe che i soggetti in questione dovrebbero avere fame per tutto il tempo con tutta quell’insulina secreta durante il giorno.  Eppure, questi soggetti non presentano tale condizione.
In definitiva, ci sono prove schiaccianti che i prodotti lattiero-caseari non promuovono l’aumento di peso, e che in realtà inibiscono l’aumento di peso in studi su animali. Tutto ciò nonostante il fatto che i prodotti lattiero-caseari inducano un grande stimolo insulinico,  uguale o superiore a molti alimenti ricchi di carboidrati. Così, è anche chiaro da questo articolo che l’ipotesi carboidrati / insulina = aumento del grasso è errata.
Gabriel Bellizzi
Riferimenti:
3-http://weightology.net/
9-http://www.ajcn.org/cgi/content/full/83/3/559
14-http://www.nature.com/oby/journal/v18/n4/abs/oby2009300a.html

OLIO DI PESCE E CORTISOLO

Una modesta dose di un grammo di olio di pesce al giorno abbassa i livelli di Cortisolo, stando a quanto riportato dai ricercatori italiani nel Molecular Nutrition & Food Research. I partecipanti allo studio erano alcolisti che stavano seguendo un periodo di disintossicazione, mal’effetto di abbassamento del Cortisolo effetto dato dall’olio di pesce non è diverso nei soggetti sani. (1)

Alcol, Cortisolo e stress

Se gli alcolisti smettono di bere il loro livello di Cortisolo aumenta.(2) L’effetto è temporaneo, ma esso viene accompagnato dai sentimenti di stress e ansia che giocano un ruolo nel fallimento di molti tentativi di smettere di bere.

Dal momento che ci sono indicazioni che mostrano che gli acidi grassi omega-3 nell’olio di pesce riducono i livelli di cortisolo (3,4,5) , i ricercatori presso l’Università Politecnica delle Marche si sono chiesti se la supplementazione con olio di pesce potesse abbassare le secrezioni di Cortisolo in questo gruppo di persone.

Studio

I ricercatori italiani hanno svolto un esperimento con 31 alcolisti che, sotto una guida specialistica, stavano cercando di disintossicazione. Dieci di loro hanno ricevuto un placebo ogni giorno per 21 giorni; i restanti 21 soggetti hanno ricevuto una capsula contenente 1000 mg di olio di pesce.

Ogni capsula conteneva 252 mg di DHA e 60 mg EPA. I ricercatori hanno utilizzato integratori realizzati dalla società italiana Salix.(6)

Risultato

Appena prima che venissero somministrate le capsule di olio di pesce o placebo [T0], i ricercatori hanno monitorato le concentrazioni di Cortisolo dei soggetti attraverso la loro saliva per ventiquattro ore. Hanno eseguito lo stesso procedimento l’ultimo giorno di somministrazione [T21].

La figura 1 mostra che gli acidi grassi omega-3 hanno abbassato le concentrazioni di Cortisolo dei soggetti. La figura 2 mostra che le capsule di placebo non hanno avuto effetto.

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La supplementazione di olio di pesce ha ridotto anche le sensazioni di stress che i soggetti segnalavano. I ricercatori hanno utilizzato la Scala di stress percepito [PSS 10], in cui il punteggio massimo è di 40 e il più basso è 0.

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Conclusioni

I ricercatori affermano che i presenti risultati dimostrano che l’integrazione con acidi grassi omega-3 in alcolisti in astinenza di sesso maschile:

(1) riduce i sintomi di stress e ansia e
(2) riduce i livelli basali di secrezione di Cortisolo

“L’applicazione di una coorte relativamente non selezionata di alcolisti astinenti, insieme con l’ampia disponibilità di supplementi di omega-3, rende questi risultati abbastanza generalizzabili, e l’attuale esperienza replicabile nella maggior parte delle realtà.”

“Collettivamente, questi risultati suggeriscono che un elevata assunzione alimentare di acidi grassi omega-3 acidi grassi può rappresentare una misura sussidiaria per aumentare l’efficacia dei programmi di riabilitazione di persone alcoliste e fornire un valido supporto durante l’astinenza dall’alcol.”

Gabriel Bellizzi

Riferimento:

1- http://dx.doi.org/10.1002/mnfr.201200676
2- http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/1853950
3- http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23104856
4- http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21211954
5- http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20466437
6- http://www.salix.it/

EFFETTO DEL PARACETAMOLO CON INIEZIONI DI TESTOSTERONE

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Secondo uno studio su animali svolto quasi 32 anni fa, il Paracetamolo ha meno effetto se si sta assumendo Testosterone. (1)

Nel 1985 farmacologi alla Gandhi Medical College di Bhopal hanno pubblicato sul Journal of Pharmacology indiano i risultati di uno studio in cui avevano fatto test del dolore sui ratti. Il test che ha coinvolto gli animali consisteva nel immergere la loro coda in acqua calda. Successivamente i ricercatori hanno misurato quanto tempo impiegavano i ratti a tirare fuori la coda dall’acqua calda. Più il tempo risultava lungo, e meno sensibili al dolore erano gli animali.

Questo è il modo in cui i ricercatori hanno testato l’effetto antidolorifico del Paracetamolo e dell’Indometacina. Hanno somministrato gli antidolorifici pochi minuti prima di fare il test del dolore con l’acqua calda. L’obbiettivo principale dei ricercatori è stato quello di scoprire di più sulla relazione reciproca tra gli antidolorifici e la quantità di ormone sessuale maschile circolante nel corpo degli animali. Così ai ratti sono state somministrate iniezioni di Testosterone, alla dose di 1 mg / kg / giorno, con inizio tre giorni prima dell’inizio della prova del dolore. I ricercatori hanno anche svolto i loro esperimenti con ratti castrati.

I risultati delle prove sono riportati nella figura qui di seguito riportata. È possibile vedere la quantità media di tempo impiegato dagli animali per ritrattare la coda dall’acqua calda. I tempi sono in secondi.

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Il livello di testosterone nel gruppo 4 era probabilmente simile a quella del gruppo 1.

Il Paracetamolo ha aumentato la quantità di tempo impiegata dai ratti prima che questi ritirassero la coda dall’acqua calda del 72%. Se si somministra il testosterone agli animali, la quantità di tempo impiegata prima che la coda venisse tirata fuori dall’acqua è aumentato solo del 32% rispetto al normale. In altre parole, le iniezioni di Testosterone riducono l’effetto analgesico del Paracetamolo del 55%.

Fortunatamente l’assunzione di Testosterone riduce la probabilità di avere bisogno di un antidolorifico. Alcuni anni fa, i biologi della Princeton University hanno scoperto tramite studi sui passeri che gli impianti di Testosterone riducono la sensibilità al dolore. (2)

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

1- http://www.ijp-online.com/article.asp…
2- http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15256306

Methyl-1-testosterone (M1T)

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Methyl-1-testosterone
Androgenico: 100-220
Anabolico: 910-1600
Standard: Methyltestosterone (orale)
Nome chimico: 17alpha methyl-17beta-hydroxyandrost-1-ene-3-one
Attività Estrogenica: nessuna
Attività Progestinica: moderata
Il Methyl-1-testosterone (nome in codice di sviluppo SC-11195), noto anche come 17α-metil-4,5α-diidro-δ1-testosterone (17α-metil-δ1-DHT) o 17α-metil-5α-androst-1- en-17β-ol-3-one, così come methyldihydroboldenone, è un prodotto di sintesi, una AAS attivo per via orale, il quale non è mai stato commercializzato come farmaco. E ‘il derivato 17α-metilato del 1-testosterone (DHT-Δ1; dihydroboldenone).
Il Methyl-1-testosterone differisce dalla molecola dalla quale deriva (il Dihydroboldenone)  da:
1) l’aggiunta di un gruppo metilico in posizione C-17 che protegge l’ormone durante la somministrazione orale: ciò ha reso  l’M1T praticamente immune dal legame con le SHBG. 
2) l’introduzione di un doppio legame tra gli atomi di carbonio 1 e 2, che aiuta a stabilizzare il 3-cheto gruppo e aumenta la potenza anabolizzante del AAS.  
Il Methyl-1-testosterone presenta un rapporto Androgeno : Anabolizzante pari a 100-220:910-1600.
Il Methyl-1-testosterone è stato descritto per la prima volta nel 1962.(1) Questo composto è stato sviluppato nel corso degli anni di maggiore attività nella ricerca degli steroidi anabolizzanti, un momento in cui centinaia di diversi agenti anabolizzanti efficaci sono stati attivamente studiati dalle aziende farmaceutiche. Anche se il  Methyl-1-testosterone mostrò  alcuni effetti favorevoli, mostrando un elevato livello di potenza e un rapporto anabolizzante/androgeno accettabile, come la maggior parte degli agenti sintetizzati durante questo periodo di tempo non è mai effettivamente stato sviluppato come farmaco. Il  Metil-1-testosteroe, venne comunque abbandonato tra le pagine della letteratura medica per circa quarant’anni.
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Il Methyl-1-testosterone riemerse improvvisamente nel 2003, quando è stato introdotto nel mercato degli “integratori alimentari” OTC (Over-The-Counter)  negli Stati Uniti, a causa del fatto che questa molecola era sconosciuta quando la legge del 1991 che controlla e regolamenta  gli steroidi anabolizzanti venne scritta , e quindi non ivi presente.  Il prodotto è stato introdotto sul mercato dalla Legal Gear, e divenne ben presto molto popolare grazie al suo elevato livello di efficacia. Divenne ben presto anche oggetto di molte copie generiche. Il Methyl-1-testosterone  non durò a lungo come prodotto OTC negli Stati Uniti, e ben presto passo la legge che includeva questo composto tra le sostanza soggette a controllo. La legge entrò in vigore il 20 Gennaio del 2005, e a quel punto il possesso o la distribuzione di questo AAS iniziarono a comportare le stesse pene federali degli altri steroidi anabolizzanti. Ciò portò alla efficace  conclusione della presenza nel mercato statunitense del Methyl-1-testosterone ma, ciò nonostante,  l’agente è ancora disponibile per i Body Builder tramite il mercato nero o i siti di supplementazione sportiva UK.
Sebbene non soggetto a studi specifici, vista la natura 5-alfa-ridotta della molecola, si ritiene che il Methyl-1-testosteore non sia soggetto ad aromatizzazione. E’ noto, tuttavia, che questo steroide probabilmente possegga attività progestinica intrinseca. Gli effetti collaterali associati al Progesterone sono simili a quelle degli Estrogeni, compresa l’inibizione di feedback negativo della produzione di testosterone endogeno e una maggiore velocità di accumulo di liquidi. I composti progestinici aumentano anche l’effetto stimolante degli estrogeni sul tessuto mammario. Sembra esserci una forte sinergia tra questi due ormoni, a tal punto che la ginecomastia potrebbe verificarsi anche con l’azione dei progestinici, senza che vi siano eccessivi livelli di estrogeni. L’uso di un SERM, che inibisce la componente estrogenica a livello recettoriale, è spesso sufficiente a mitigare la ginecomastia causata dagli AAS progestinici.
Con un valore androgeno pari a 100-220 rispetto al Methyltestosterone, l’M1T presenta possibili effetti collaterali androgenici con il suo utilizzo. Questo può includere pelle oleosa, acne, aumento della peluria, e alopecia androgenetica. Le donne possono sperimentare effetti virilizzanti tra i quali un approfondimento della voce, irregolarità mestruale, cambiamenti nella struttura della pelle, crescita di peli sul viso, e allargamento del clitoride. Il suo rapporto Androgeno/Anabolizzante nettamente a favore di quest’ultimo parametro potrebbe teoricamente rendere l’uso di questa molecola accettabile per le donne “Hardcore”. Comunque sia, non bisogna dimenticare che il Methyl-1-testosterone può manifestare  forti effetti collaterali androgeni specie con dosi più elevate, e ciò deve essere preso attentamente in considerazione.
Si noti che il Methyl-1-testosterone non è influenzato dal l’enzima 5-alfa reduttasi, quindi la sua androgenicità relativa non è influenzata dall’uso concomitante di finasteride o dutasteride.
Come già detto, ll Methyl-l-testosterone è un AAS metilato in C-17. Questa alterazione protegge il farmaco dalla disattivazione epatica, permettendo ad una maggiore percentuale di farmaco di entrare nel flusso ematico dopo somministrazione orale. E’ come ben sappiamo, è la metilazione in C-17 che rende l’M1T un composto epatotossico.  L’esposizione prolungata nel tempo o ad alte dosi può causare danni al fegato. In rari casi può svilupparsi disfunzione epatica. Si consiglia pertanto di effettuare regolari monitoraggi della funzione epatica e della salute generale durante l’uso di questo AAS. L’assunzione di AAS metilati in C-17 è comunemente limitata a 6-8 settimane, nel tentativo di evitare il più possibile un eccessivo stress epatico. L’uso di un integratore disintossicante epatico come il Liv-52 o l’Essentiale Forte è consigliato durante l’assunzione di AAS epatotossici.

Come risaputo, gli AAS possono avere effetti deleteri sul colesterolo sierico. Questo include una tendenza alla riduzione delle concentrazioni di colesterolo  HDL (buono) e un aumento delle concentrazioni di colesterolo  LDL (cattivo), cosa che comporta uno sbilanciamento dell’equilibrio HDL/LDL che si traduce in un rischio maggiore di sviluppare arteriosclerosi. L’impatto relativo all’assunzione di un AAS nei confronti dei lipidi ematici dipende dalla dose, dalla via di somministrazione (per via orale o iniettabile), dal tipo di steroide (aromatizzabile o non aromatizzabile), e dal livello di resistenza al metabolismo epatico. Sebbene non vi siano studi estesi negli esseri umani, la via di somministrazione orale, l’alta potenza relativa, e la natura poco o non aromatizzabile del M1T suggeriscono che questo agente è estremamente incline ad alterare negativamente i valori lipidici aumentando il rischio aterogeno. Gli AAS possono anche influenzare negativamente la pressione del sangue e i livelli dei trigliceridi, riducendo il rilassamento endoteliale, e promuovendo l’ipertrofia ventricolare sinistra, tutti fattori con un potenziale nel aumentare il rischio di malattie cardiovascolari e infarto del miocardio.

Per contribuire a ridurre lo sforzo cardiovascolare si consiglia di mantenere un programma di esercizio cardiovascolare attivo e di ridurre al minimo l’assunzione di grassi saturi, colesterolo e carboidrati semplici in ogni momento durante la somministrazione di AAS.

La supplementazione con oli di pesce (4 grammi al giorno) e un integratore alimentare di Niacina per il controllo del colesterolo è anche raccomandata.

Tutti gli AAS se assunti in dosi sufficienti per promuovere l’aumento della massa muscolare causano una soppressione del  Testosterone endogeno. Senza l’intervento con sostanze  Testosterone-stimolante, e una adeguata PCT, i livelli di Testosterone dovrebbero tornare alla normalità entro 1-4 mesi dalla cessione del farmaco. Si noti che un ipogonadismo ipogonadotropo prolungato può svilupparsi secondariamente all’abuso di steroidi, cosa che richiede un intervento medico.

Anche per il Methyl-l-testosterone se ne consiglia l’assunzione lontano dai pasti in quanto studi hanno dimostrato che l’assunzione di uno steroide anabolizzante orale con cibo può diminuirne la sua biodisponibilità.(2) Questo è causato dalla natura liposolubile degli ormoni steroidei, che può permettere ad una parte del farmaco di sciogliersi  con i grassi alimentari non digeriti, riducendo l’assorbimento dal tratto gastrointestinale. Per la massima biodisponibilità , questo steroide deve essere assunto a stomaco vuoto.

Il Methyl-l-testosterone non è mai stato approvato per l’uso negli esseri umani. Linee guida di prescrizione non sono disponibili. Per scopi dopanti in ambito maschile la dose giornaliera tipicamente  efficace per via orale si aggira nel range dei 5-10 mg, assunto per non più di 4-6 settimane. Una dose di 20 mg viene talvolta utilizzato, anche se ciò aumenta la probabilità che si verifichino marcati effetti collaterali. La maggior parte degli utilizzatori non supera la soglia dei 10mg/die.  Una lamentela comune riportata dagli  utilizzatori di M1T che assumono il composto da solo è la letargia, che può essere dovuta, in parte, alla sua bassa componente estrogenica o alla sua bassa androgenicità relativa. Abbinato con un AAS aromatizzabile come il Testosterone di solito allevia questo problema.

Questo agente non è generalmente raccomandato per l’uso dopante nelle atlete a causa della sua elevata tendenza a produrre effetti collaterali virilizzanti. Nonostante ciò, alcune atlete lo inseriscono nelle loro preparazioni a dosaggi bassi, mantenendosi generalmente sui 5mg/die.

L’emivita del M1T è di circa 5 ore.

Non è attualmente disponibile nessun  prodotto farmaceutico da prescrizione contenente Methyl-1 testosterone. Nel mercato nero e nei siti di supplementazione sportiva UK, viene generalmente prodotto e venduto sotto forma di capsule o compresse per uso orale a diversi dosaggi.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

William Llewellyn’s ANABOLICS, 9th ed.

  1. Counsell R. E., Klimstra P.O. et al.J. Org. Chem. 27, 248 (1962)
  2. Anabolic Steroids and Sports Volume II. James E. Wright. Sports Science Consultants, Natick, MA 1982.

VITAMINA C-FOSFATO E CADUTA DEI CAPELLI

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Vitamina C-Fosfato

Come ben sappiamo, gli androgeni endogeni ed esogeni possono causare alopecia androgenetica (in soggetti predisposti). Ricercatori coreani affermano che un analogo della vitamina C può aiutare a prevenire la perdita di capelli androgeno-indotta.(1)

 

Il gene della calvizie

I ricercatori, che lavorano presso l’Università Nazionale di Kyungpook, hanno fatto esperimenti con le cellule della papilla prelevate dalla pelle di persone soggette a calvizie. le cellule della papilla forniscono le sostanze nutritive che altre cellule nei follicoli dei capelli usano per far crescere i capelli. le cellule della papilla svolgono un ruolo chiave nella calvizie maschile. Esse possiedono recettori per gli androgeni e la crescita (o meglio, ricrescita) dei capelli si ferma se troppi androgeni sono presenti (legandosi ripetutamente la recettore) o se androgeni troppo forti si legano ai recettori.

I ricercatori credono di sapere come ciò avvenga. Pensano che gli androgeni attivino il gene Dickkopf-1. (2) Questo è il gene che è responsabile della produzione della proteina DKK-1. Come risultato, le cellule della papilla muoiono e le cellule della guaina esterna della radice dei capelli smettono di funzionare. E poi il capello cade.

Vitamina C

Così si potrebbe arrestare questo processo esponendo le cellule della papilla alla vitamina C-fosfato, o, per usare il suo nome chimico, all’acido ascorbico 2-fosfato? Questo è ciò che i ricercatori coreani volevano scoprire.

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L’idea non è così nuova come sembra. I ricercatori avevano già dimostrato in vitro che l’acido ascorbico 2-fosfato aumentava la crescita dei capelli. (3) Le cellule della papilla [DP] si sviluppano più rapidamente quando viene somministrato più acido ascorbico 2-fosfato. In più, la vitamina in questione causa anche una aumentata produzione del fattore di crescita insulino simile ( IGF-1) nelle cellule.

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Vitamina C, DHT e il gene della calvizie

Quindi, i ricercatori hanno pensato che, forse, l’acido ascorbico 2-fosfato inibisce anche la produzione della proteina della calvizie DKK-1. La figura qui sopra mostra che il DHT – metabolita del testosterone spiccatamente androgeno – aumenta la produzione della proteina DKK-1, ma che l’acido ascorbico 2-fosfato impedisce che ciò avvenga.

I ricercatori scrivono di aver utilizzato l’acido ascorbico 2-fosfato perché è un composto stabile. Ma nelle cellule, l’acido ascorbico 2-fosfato converte in ascorbato o vitamina C. A proposito, l’acido ascorbico 2-fosfato è un ingrediente comune nei prodotti cosmetici.

Naturalmente la ricerca non ha dimostrato che gli uomini possano proteggere il loro cuoio capelluto con analoghi della vitamina C. Non è nemmeno chiaro se gli utilizzatori di AAS possano impedire che la loro attaccatura dei capelli retroceda utilizzando acido ascorbico 2-fosfato o ordinaria vitamina C.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

1- http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20701628
2- http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17657240
3- http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16406749

TAMOXIFENE vs RALOXIFENE

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Sia il Tamoxifene che il Raloxifene fanno parte della famiglia dei modulatori selettivi del recettore degli estrogeni (SERM). Mentre il Tamoxifene viene spesso utilizzato in ambito medico per il trattamento del tumore mammario o nel trattamento preventivo della ripresa della malattia (recidiva) in donne già operate per tumore al seno, il Raloxifene vede il suo principale utilizzo nel trattamento dell’osteoporosi nella fase successiva alla menopausa.


Entrambe le molecole (Tamoxifene e Raloxifene) agiscono a livello del recettore estrogenico con alcune differenze complessive.


Come tutti sapranno, nel BodyBuilding il più conosciuto e usato è il Tamoxifene, il quale viene inserito in varie fasi della preparazione come la PCT (negli uomini) o in fase “Cut” o “Pre-Gara” (sia dagli uomini che dalle donne). Il Raloxifene è poco conosciuto e usato in ambito culturistico, anche se nell’ultimo periodo ha visto un discreto utilizzo specie durante i cicli di AAS con molecole aromatizzabili o con azione estrogeno-simile.
La loro somiglianza d’azione può rendere una discussione su quale dei due sia il migliore quasi superflua, ma in realtà non è così. Per valutare questi due farmaci è necessario conoscerne i pro e i contro, i pregi e i difetti di entrambe.

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Dietilstilbestrolo (DES)

Quando viene utilizzato per lunghi periodi di tempo, il Tamoxifene può aumentare il rischio di cancro estradiolo correlato. Questo avviene perché aumenta la conversione dell’Estradiolo in metaboliti potenzialmente cancerogeni, come riportato dai ricercatori della University of Texas in the Journal of Steroid Biochemistry and Molecular Biology. Il Raloxifene, invece, ha mostrato in realtà di ridurre il rischio di cancro, secondo lo studio americano. Non sono stati condotti studi volti a valutare i rischi per la salute legati all’uso del Tamoxifene in ambito sportivo (dove le variabili partono dalla co-somministrazione di altri farmaci per arrivare al periodo limitato di utilizzo). Alcuni medici lanciano avvertimenti circa gli effetti collaterali derivanti dall’uso sul lungo termine del Tamoxifene da parte delle BodyBuilder, a causa della sua somiglianza con l’ormone DES.

 


Come noto, i medici prescrivono il Tamoxifene anche alle donne che sono sopravvissute al cancro al seno. A lungo termine il trattamento anti-estrogeno riduce drasticamente il rischio di recidiva del tumore. Ma pochi anni fa i medici ricercatori hanno scoperto che il Tamoxifene porta ad un aumento del rischio di cancro dell’endometrio.(1-2) Il Raloxifene, pur avendo azione similare al Tamoxifene, ha mostrato di ridurre il rischio di cancro endometriale.(3)


A proposito di questo: le donne che sono sopravvissute al trattamento del cancro al seno hanno riscontrato un aumento della probabilità di sopravvivenza con l’uso del Tamoxifene. L’aumento del rischio di sviluppo di cancro endometriale è trascurabile in confronto alla ridotta possibilità di recidiva del cancro al seno.

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Tamoxifene Citrato

Il Tamoxifene funziona in due modi:

– Il primo è l’azione che la molecola esercita legandosi al recettore dell’Estradiolo impedendone così l’attivazione di legame;
– La seconda è l’azione che il Tamoxifene esercita stimolando la produzione di enzimi che convertono l’Estradiolo in analoghi meno attivi.

Ed è in quest’ultimo meccanismo d’azione che si trova il problema. Attraverso questa azione il Tamoxifene aumenta la concentrazione di 4-idrossi-estrone e 16-idrossi-estrone, due analoghi dell’ Estradiolo. Essi possono attaccarsi al DNA – formare DNA addotti – e in questo modo danneggiare il materiale genetico. Se una cellula non è in grado di riparare il danno, può trasformarsi in una cellula tumorale.

 


I metaboliti che si sono osservati erano il 16-idrossi-estrone [rischioso], il 2-idrossi-estrone [non rischioso] e il 4-idrossi-estrone [rischioso].


I ricercatori americani hanno confermato questa teoria attraverso il loro studio in vitro. Hanno esposto le cellule umane dell’endometrio all’Estradiolo [E2], all’Estradiolo e Tamoxifene [Tam], e all’Estradiolo e Raloxifene [Ral]. La combinazione Estradiolo e Tamoxifene ha effettivamente determinato un aumento del numero di metaboliti dell’Estradiolo rischiosi. Il rapporto tra 2-idrossi-estrone (innocuo) e 16-idrossi-estrone (pericolose) era diminuito.


Quando i ricercatori hanno analizzato il DNA delle cellule hanno notato che la combinazione Estradiolo-Tamoxifene ha portato ad un aumento del numero di DNA addotti. 


L’evidenza suggerisce che il Tamoxifene aumenta la sintesi dell’enzima CYP1B1 e riduce la sintesi dell’enzima COMT catecol-O-metiltransferasi. Il CYP1B1 converte l’Estradiolo in steroidi pericolosi; Il COMT aiuta le cellule a disattivare i metaboliti dell’Estradiolo pericolosi.


L’effetto è così sottile che l’uso a breve termine del Tamoxifene (vedi BodyBuilding) probabilmente risulta essere senza grandi conseguenze.

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Raloxifene Cloridrato

Per le atlete, impegnate in una fase della preparazione superiore alle 4-6 settimane e nella quale si “necessita” dell’uso di un SERM, la scelta migliore ricade sul Raloxifene. Per quanto riguarda un uso maschile, il Tamoxifene risulta superiore al Raloxifene in PCT per via della sua capacità di stimolare la produzione naturale di Testosterone; mentre “on-cycle” risulta più funzionale il Raloxifene per una sua maggiore capacità di prevenire la comparsa di effetti collaterali estrogeno-dipendenti (come la ginecomastia) in concomitanza con l’uso di AAS aromatizzabili o con azione estrogeno-simile. Alcuni atleti assumono Tamoxifene e Raloxifene sfruttando le capacità di entrambi (solitamente 20mg di Tamoxifene e 60mg di Raloxifene). 
Le dosi mediamente utilizzate di Raloxifene in ambito culturistico si aggirano intorno ai 60-120mg/die.

 

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

1. [Gynecol Oncol. 2004 Aug; 94(2): 256-66.] [J Natl Cancer Inst. 2005 Mar 2;97(5):375-84.]


2. [J Clin Oncol. 2008 Sep 1; 26(25): 4151-9.]

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