Metformina: caratteristiche e uso nel Body Building

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Metformina

La Metformina è un farmaco appartenente alla famiglia delle biguanidi usato per il trattamento del diabete di tipo II. Il diabete di tipo II è detto anche diabete mellito non insulino dipendente. Comunque, la Metformina può essere prescritta anche per il trattamento del diabete di tipo I (insulino dipendente) per controllare il glucosio ematico in combinazione con iniezioni di Insulina.

La caratteristica principale della Metformina è di interagire fortemente con l’AMPK regolandone l’espressione. Infatti una sua sottoregolazione porta a consumare ATP, sintetizzare colesterolo e acidi grassi e a consumare glucosio: situazione in cui i livelli di insulina sono abbastanza alti (dunque abbondanza energetica). Al contrario invece, una sua sovraregolazione porta a creare ATP, consumare maggiormente acidi grassi per scopi energetici ed è una situazione metabolica simile alla restrizione calorica in cui i livelli d’insulina si mantengono bassi (dunque scarsità energetica).
La Metformina sovraregolando l’AMPK ha mostrato di avere quindi un impiego terapeutico alquanto trasversale nella cura delle disfunzioni metaboliche.

 

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Dunque la Metformina (sovraregolando l’AMPK) attua:

– riduzione della secrezione d’insulina
– riduzione della sintesi di acidi grassi e colesterolo dalle due situazione precedenti deriva:
– incremento della lipolisi
– incremento dell’ossidazione lipidica, captazione di glucosio e glicolisi nei muscoli scheletrici
– incremento dell’ossidazione lipidica e captazione di glucosio da parte del cuore
– inibizione dei processi pro-infiammatori
– riduzione a circa la metà dell’assorbimento di glucosio dal tratto gastrointestinale
– inibizione della gluconeogenesi epatica del 36%
– aumento del numero e della sensibilità dei recettori insulinici,
– incrementando la captazione del glucosio sulle strutture periferiche
– aumenta l’ossidazione lipidica per scopi energetici
Dalla seguente meta-analisi è risultato che la Metformina riduceva del:

– 5,3% il BMI e i trigliceridi
– 4,5% la glicemia a digiuno
– 14,4% l’insulina a digiuno
– 5,6% il colesterolo LDL
– 40% l’insorgenza del diabete (nei soggetti pre-diabetici)

incrementando del 5% il colesterolo HDL. La metformina dunque potrebbe essere usata anche nei soggetti dislipidemici con valori moderatamente alterati dell’LDL, anzichè usare le statine, e in associazione con repaglinide poichè ha mostrato da un lato di incrementare l’insulino sensibilità e dall’altro di migliorare il profilo lipidico.
Non è attualmente chiaro però il meccanismo tramite cui riesce ad attivare l’AMPK, ma altre ipotesi sul come la Metformina riesca ad inibire la produzione epatica di glucosio sono state avanzate. Ad esempio è stato ipotizzato che la Metformina possa inibire la glicerolo 3-fosfato deidrogenasi mitocondriale (mGPD) il che ridurrebbe la produzione di glucosio epatico dal glicerolo e dal lattato, ma il sistema shuttle del glicerolo fosfato è poco rilevante a livello
epatico a differenza di quello del malato aspartato, tant’è che su modello animale la distruzione dello shuttle glicerolo fosfato non ha alterato la glicemia ed inoltre si potrebbe prevedere che la gluconeogenesi dal lattato non sarebbe stata influenzata dato che il NADH prodotto dalla conversione del lattato a piruvato sarebbe stato consumato dalla gliceraldeide 3-f osfato
deidrogenasi durante la gluconeogenesi.
Però è stato trovato un anello di congiunzione tra questi due meccanismi, poichè è stato visto che la sovraregolazione dell’AMPK inibiva la mGPD nei lieviti (molto simile a quella umana), ciò spiegherebbe la possibile interazione fra il pathway che regola la mGPD e l’azione diretta che la Metformina esplica sull’AMPK.

 

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E’ interessante notare che studi relativamente recenti suggeriscono che la Metformina possa inibire direttamente l’azione della leucina sull’mTOR. Non solo ciò sarebbe un cattivo segno per la crescita muscolare, ma l’effetto inibitorio della Metformina sull’mTOR dovrebbe avere un effetto principale per la sua correlazione con la riduzione del rischio di tumori mortali nei diabetici. Interessante quanto postulato dal Dr. Melnik della University of Osnabrück in Germania: la Metformina può essere una concorrente diretta della leucina per il legame e l’attivazione dell’mTORC1. Il dottore ha osservato nel suo articolo che la consueta dose quotidiana nei diabetici di Metformina (2 g) è nel range dei 2 g di leucina derivati dal consumo giornaliero di 100 g di carne o di formaggio. Poiché le due sostanze sono simili di struttura e dimensioni, possono essere in competizione per i medesimi siti nell’attivazione dell’mTOR.

Comunque, la Metformina possiede queste tre caratteristiche di rilevante interessa:

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Rappresentazione schematica della Gluconeogenesi

1) Aumenta il numero e la sensibilità dei recettori cellulari per l’Insulina;
2) Diminuisce la quantità di glucosio/zucchero assorbita dall’intestino;
3) Diminuisce la quantità di glucosio/zucchero prodotta dal fegato (una fonte primaria per la produzione di glucosio epatico sono gli aminoacidi).

 

 

Questi tre effetti spiegano perché raramente la somministrazione clinica di Metformina si traduce in casi di maggiori effetti ipoglicemici durante la somministrazione del farmaco da solo. Comunque, quando somministrato in combinazione con iniezioni di insulina e/o di sulfonylureas (Glipizide) si verifica un incremento significativo dei fabbisogni di carboidrati e aumento del peso.

Le sopra menzionate caratteristiche esplicate dalla Metformina hanno fatto si che questo farmaco entrasse nell’arsenale della supplementazione farmacologica sportiva, soprattutto nel Body Building.

Generalmente i Body Builder utilizzano gli effetti della Metformina in modo diverso per fasi diverse:

1) Durante le fasi di massa (Bulk), con l’utilizzo di insulina esogena, 500-800mg di Metformina 1-2 volte al giorno hanno aumentato l’efficacia dell’insulina. Ciò è stato dovuto a un incremento del numero e della sensibilità dei siti recettori. La Metformina diminuisce anche la quantità di insulina esogena necessaria per ottenere i risultati massimi.

2) Durante la rigenerazione pancreatica o i protocolli che comprendono Glipizide, Glyburide o altri stimolanti del pancreas/insulina, la Metformina ne aumenta l’efficacia e amplifica i risultati. La dose comune di Metformina per questo scopo è di 500mg 2 volte al giorno.

3) Durante le fasi di definizione (Cut), i Body Builder utilizzano la Metformina come mezzo per diminuire la produzione di glucosio da parte del fegato e l’assorbimento del glucosio da parte dell’intestino. Di per se, ciò diminuisce la secrezione di insulina da parte del Pancreas e incrementa la dipendenza del corpo dalle riserve di grasso per i fabbisogni energetici. Ciò viene fatto specialmente durante l’uso di GH e del PGF-2 e crea un effetto sinergico con gli AAS. Dato che i siti recettori cellulari per l’insulina sono più sensibili e dato che esiste una stimolazione incrociata fra l’IGF-1 e l’insulina (e i loro siti recettori opposti) la conservazione della massa magra incrementa notevolmente. Questo effetto favorisce la riduzione degli effetti negativi che una dieta di dimagrimento esercita sulla produzione endogena di IGF-1: se avviene una cosomministrazione di IGF-1 e Metformina il vantaggio riflette sulla minor dose (di IGF-1) necessaria e sulla migliore efficienza recettoriale.

E’ risaputo che durante una dieta con deficit-calorico l’IGF-1 prodotto diminuisce, ed è uno dei fattori per cui la massa magra conservata si riduce. Se i siti cellulari sono più numerosi e sensibili, la stimolazione necessita di meno IGF-1. Solitamente, 500mg al giorno di Metformina sono considerati sufficienti.

La Metformina dovrebbe essere assunta insieme ai pasti e mai meno di sei ore prima di andare a letto. I soggetti con problemi renali non dovrebbero assumere Metformina e la maggior parte degli atleti dovrebbe essere a conoscenza del fatto che in alcuni casi l’associazione con farmaci 17-alfa-alchilati può indurre un danno epatico ancora maggiore.

Il foglietto illustrativo del Glucophage (nome commerciale del farmaco contenete Metformina) descrive i potenziali pericoli di un uso non controllato:

Combinare la Metformina con il Digoxin (Lanoxin), il Furosemide (Lasix) o qualsiasi diuretico è pericoloso per i soggetti con problemi cardiaci. La Metformina ha dimostrato di poter indurre l’acidosi. L’acidosi è un accumulo di acido lattico nel sangue. L’aumento eccessivo e prolungato di acido lattico nel sangue può causare problemi gravi. L’uso di alcol aumenta il rischio di acidosi durante i periodi di uso della Metformina. Prima dell’uso è essenziale un consulto medico e affidarsi a personale qualificato.

I segni dell’acidosi sono:

– Vertigini
– Stanchezza, debolezza, agitazione
– Dolori muscolari insoliti
– Ritmo cardiaco lento o irregolare
– Freddo
– Problemi di stomaco insoliti

Durante l’uso della Metformina, anche da sola, nonostante la rarità di casi ipoglicemici con il solo uso di questa molecola, è consigliato il controllo regolare della glicemia ematica attraverso un misuratore elettronico di facile reperibilità in farmacia o in rete.

Ma è vero che la Metformina ha un effetto negativo sulla Tiroide?

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Lo studio di Fournier et al. (1) uno studio trasversale di osservazione dove sono stati raccolti i dati di 65626 pazienti che hanno ricevuto metformina tra il 1988 e il 2012, sono stati divisi in due coorti di cui una era formata da 5689 ipotiroidei e 59937 eutiroidei. Lo scopo era di vedere la correlazione fra uso di metformina e bassi livelli di TSH, dall’analisi era emerso che in chi presentava ipotiroidismo il rischio di avere bassi livelli di TSH aumentava del 55% rispetto agli eutiroidei; ok, tutto questo può bastare per affermare un nesso causale patologico tra metformina e riduzione dei livelli di TSH? NO certo che no!

n letteratura le evidenze su tale correlazione raccontano una storia un po diversa se solo ci si soffermasse ad analizzarle, infatti nello studio di Karimifar et al (2) andomizzato in doppio cieco placebo controllato (ben diverso da un’analisi retrospettiva osservativa) sono stati analizzati gli effetti della metformina sulla tiroide per 3 mesi in 89 soggetti pre-diabetici divisi in due gruppi, in cui sono stati misurati i valori del TSH ma anche il volume ghiandolare (oltre alle misure antropometriche). Il protocollo del gruppo metformina prevedeva un dosaggio scalare da 500mg fino a 1500mg in base alla tolleranza soggettiva, ma comunque non meno di 500mg. I risultati dello studio sono stati che la metformina non ha inciso significativamente sull’alterazione del TSH, ma dividendo il gruppo in due sottogruppi in base ai valori basali di TSH (quindi 0.3-2.5 μU/ml e 2.6-5.5 μU/ml) è stato visto che una riduzione significativa del TSH si è avuta nel gruppo che mostrava valori basali più elevati; nessuna differenza significativa tra il prima e il dopo sul volume nodulare medio in entrambi i gruppi, ma isolando i noduli solidi è stato visto che il loro volume era diminuito nel gruppo a metformina. Per quanto riguarda l’insulino resistenza ovviamente essa ha presentato una significativa riduzione nel gruppo metformina rispetto ai valori basali.

Ora la correlazione causale tra metformina e bassi livelli di TSH non sembra cosi certa come poteva sembrare da un’analisi superficiale.

un’analisi retrospettiva precedente a quella di Fournier et al. condotta da un team italiano (Cappeli et al.(3) 2012) è stato preso un campione di 393 soggetti diabetici eutiroidei divisi in 3 gruppi, il gruppo che assumeva soltanto metformina (203 soggetti) aveva mostrato una significativa riduzione del TSH solo nel sottogruppo con valori basali compresi fra 2,51 mIU/l e 4,5 mIU/l e non in quello con valori ≥2,5 mIU/l e cosa importante è che i livelli di fT4 non sono cambiati alla fine del trattamento in tutti e 3 i gruppi.

Di per se la riduzione del TSH non vuol dir nulla se non contestualizzata.

In un lavoro precedente sempre di Cappell et al.(4) il gruppo a metformina formato da pazienti diabetici con ipotiroidismo lieve (valori medi di TSH 4,5mIU/l) aveva riportato dopo 1 anno una riduzione del TSH a 2,93mIU/l senza mai scendere a livelli inferiori al normale; anche qui sia in questo che negli altri gruppi i valori dell’fT4 e degli altri parametri non erano cambiati a seguito della riduzione del TSH.

Insomma ciò che possiamo estrapolare è che la metformina ha mostrato di ridurre il TSH solo nei soggetti diabetici con ipotiroidismo che mostravano valori basali di TSH nel range medio-alto e non in quelli nel range medio-basso, inoltre i valori di fT4 e degli altri parametri tiroidei non hanno subito alterazioni; nessun cambiamento significativo si è verificato invece nei soggetti eutiroidei.

Ma è vero che la Matformina abbassa i recettori androgeni e gli androgeni?

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Recettore degli Androgeni

 

Alcuni studi che mostrano una riduzione dei recettori androgeni ci sono ma sono in vitro (5). Esistono anche studi che mostrano una riduzione degli androgeni in vivo (6) ma se i soggetti sono supplementari chimicamente il problema non sussiste. In definitiva non c’è nulla di effettivamente valido in merito. Se si pensa che lo stesso meccanismo ipoglicemizzante della Metformina non è stato ancora compreso a pieno,  direi che di cose da scoprire in merito ci siano ancora…

 

Gabriel Bellizzi


Riferimenti:

  1. Fournier et al., Metformin and low levels of thyroid-stimulating hormone in patients with type 2 diabetes mellitus. CMAJ. 2014 Oct 21;186(15):1138-45. doi: 10.1503/cmaj.140688.
  2.   Karimifar et al., Effect of metformin on thyroid stimulating hormone and thyroid volume in patients with prediabetes: A randomized placebo-controlled clinical trial. J Res Med Sci. 2014 Nov;19(11):1019-26.
  3. Cappelli et al., Thyreotropin levels in diabetic patients on metformin treatment. Eur J Endocrinol. 2012 Aug;167(2):261-5. doi: 10.1530/EJE-12-0225.
  4. Cappelli et al., TSH-lowering effect of metformin in type 2 diabetic patients: differences between euthyroid, untreated hypothyroid, and euthyroid on L-T4 therapy patients. Diabetes Care. 2009 Sep;32(9):1589-90. doi: 10.2337/dc09-0273. 
  5. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25199764.
  6. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24267731http://bbhit.altervista.org/diabete-metformina-farmaci/


    http://bbhit.altervista.org/metformina-pseudoscienziati-disinformazione/
    – Chemical muscle enhancement. Report. B.B. desk reference. A.L.Rea
    – Costruire la bestia perfetta. Chemical muscle enhancement II. A.L.Rea
    http://www.v-power.sm/Notizia.aspx?oidnews=8f1065da-0800-4aba-97a1-7b4afa19aba8

Ormone della crescita, estrogeni, e ispessimento della pelle

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Come preparatore, la ricerca incessante per comprendere gli effetti degli ormoni sul corpo è guidata da un singolare desiderio di essere in grado di manipolarli a nostro vantaggio (in primis dell’atleta) nella ricerca dell’eccellenza fisica. Nel corso dei decenni, tre classi di ormoni sono emerse come le più influenti, sia per la loro vasta gamma di effetti sul corpo e il loro grado complessivo di impatto sul raggiungimento degli obiettivi. Questi sono gli steroidi (AAS e estrogeni), l’ormone della crescita, e l’insulina. Sebbene ciascuno di questi ormoni possa fornire effetti sia positivi che negativi, per la maggior parte, sono visti come vantaggiosi dal punto di vista del bodybuilding. Ma cosa succede quando uno di questi causa un effetto collaterale cosmetico che è in contrasto con i nostri obiettivi? Nella maggior parte dei casi semplicemente impieghiamo una contromisura appropriata e il problema va via. Tuttavia, un tale rimedio non è sempre disponibile, lasciando a noi la scelta tra il minore dei due mali.

Quando si tratta di raggiungere la condizione da gara, l’eliminazione del grasso e dell’acqua sottocutanei sono i due obiettivi più importanti, in quanto hanno il più grande effetto complessivo sul nostro aspetto. Questi non sono gli unici fattori, però. Variabili come la pienezza muscolare, la durezza e la densità muscolare, e le striature giocano un ruolo nel determinare il giudizio degli osservatori. Un altro fattore, anche se molto meno frequentemente esposto rispetto ai precedenti, è lo spessore della pelle.   

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Dorian Yates

Il grande Dorian Yates ha parlato di questo fattore in numerose occasioni, mentre accreditava la sua pelle relativamente sottile come un fattore decisivo per raggiungere l’aspetto estremamente roccioso per il quale era conosciuto. Questo ha senso, dal momento che la pelle, una volta eliminato tutto il grasso sottocutaneo, è l’ultima barriera tra i muscoli e il mondo esterno. Avvolgendo tutto il corpo come un guanto, ci impedisce di vedere chiaramente le nostre fibre muscolari e tendini come realmente sono. Mentre la persona nella media è grata per l’effetto che questa copertura naturale fornisce, nel bodybuilding serve solo a diminuire i dettagli muscolari.

La pelle è composta da tre strati; l’epidermide (strato più esterno), il derma (lo strato centrale), e il tessuto sottocutaneo (lo strato più interno). Anche se lo strato sottocutaneo è tecnicamente considerato parte della pelle, è li dove è conservato il grasso sottocutaneo ed è quindi molto variabile in termini di contenuto totale ed è  distinto dagli altri due strati, che sono ciò che noi di solito pensiamo quando sentiamo la parola “pelle”. Inoltre, il grasso sottocutaneo è in realtà solo un’altra parola per dire “grasso”, dal momento che tutto il grasso visibile comprende questo tipo di grasso (grasso intramuscolare e viscerale compongono il resto del grasso all’interno del corpo e ovviamente non sono visibili). A causa della stretta associazione del tessuto sottocutaneo con il grasso corporeo, da questo punto in avanti, ogni volta che userò la parola “pelle” mi riferirò esclusivamente agli strati di pelle conosciuti come epidermide e derma.

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Di questi due strati, il derma è facilmente il più spesso, dal momento che costituisce circa il 90% dello spessore totale della pelle e di conseguenza, è molto più adatto a sfocare la definizione muscolare che l’epidermide. Tuttavia, entrambi gli strati contribuiscono a questo effetto, rendendo necessaria la loro riduzione al minimo essenziale per la visualizzazione massima dei dettagli muscolari. Purtroppo, sia l’ormone della crescita che gli estrogeni possono avere un effetto profondo sullo spessore della pelle, rendendo la loro cattiva gestione potenzialmente controproducente per raggiungere le condizioni ottimali per la gara.

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Schema riassuntivo della biosintesi del collagene.

L’ormone della crescita aumenta lo spessore della pelle attraverso due meccanismi principali, uno dei quali è un aumento della sintesi di collagene. Il collagene è la principale proteina fibrosa insolubile nella matrice extracellulare (una raccolta di molecole extracellulari secreta dalle cellule che danno sostegno strutturale e biochimico alle cellule circostanti) e del tessuto connettivo. In realtà, è la singola proteina più abbondante nel regno animale, con ben 20 diversi tipi di collagene ad essere già stati isolati e classificati. Tuttavia, l’ 80-90 per cento di tutto il collagene trovato nel corpo umano è costituito dai tipi I, II, e III, con il tipo I ad essere il più comune.

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Agli occhi di molti, la capacità dell’ormone della crescita di aumentare la produzione di collagene è un tratto positivo ed è  uno dei più importanti vantaggi della supplementazione di GH, in quanto è responsabile di fornire non solo l’effetto anti-invecchiamento e il rafforzamento del tessuto connettivo, ma anche molti altri benefici. Tuttavia, la pelle è composto principalmente da collagene di tipo I (particolarmente nello strato del derma); il  GH è responsabile del aumento della produzione di questo. In realtà, il GH ha un effetto dose-dipendente sulla sintesi di collagene di tipo I, tanto che con dosi anche moderate ha dimostrato di aumentarne la produzione di diverse volte. Il secondo meccanismo mediante il quale il GH aumenta lo spessore della pelle, sia pure in modo indiretto, è attraverso l’aumento del IGF-1 , che aumenta la proliferazione cellulare dermica e nei compartimenti epidermici. E’ inutile dire che questo duplice effetto può avere un impatto drammatico sullo spessore totale della pelle, facendo dell’uso di GH durante la preparazione alla gara una contraddizione di sorta, in quanto possiede sia proprietà di perdita di grasso che di ispessimenti della cute.

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Gli estrogeni non sono di certo migliori sotto questo punto di vista, dal momento che interessano sia il derma e l’epidermide attraverso percorsi multipli. Nel valutare i suoi effetti sul derma, troviamo che gli estrogeni operano attraverso uno degli stessi meccanismi del GH sul aumento della sintesi del collagene, ma il modo in cui si compie questo processo è un po’ diverso. In questo caso, gli estrogeni stimolano i fibroblasti dermici (cellule all’interno dello strato del derma che generano il tessuto connettivo), una funzione primaria è produrre collagene. In uno studio, gli estrogeni hanno dimostrato di aumentare la produzione di collagene di tipo I del 76%. Anche se non è così drammatica come con l’ormone della crescita, questo è ancora un aumento di tutto rispetto, soprattutto alla luce della capacità degli estrogeni di promuovere la sintesi di acido ialuronico. Direttamente coinvolto nella idratazione cutanea, un aumento dei livelli di acido ialuronico si traduce in un aumento del contenuto di acqua dermica e una successiva espansione del volume della pelle. In uno studio, la somministrazione di estrogeni ha mostrato un aumento della sintesi di acido ialuronico a un pieno 70% nel giro di due settimane.

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Gli Estrogeni hanno anche pronunciati effetti sull’epidermide, aumentando lo spessore della pelle attraverso tre meccanismi distinti. Il primo è la stimolazione dell’attività mitotica nei cheratinociti; il tipo cellulare principale trovato nell’epidermide (cheratinociti costituiscono circa il 90% di tutte le cellule epidermiche). In parole povere, questo significa che l’estrogeno induce la proliferazione dei cheratinociti tramite scissione cellulare, portando a un aumento complessivo del numero di cheratinociti presenti nella pelle. Il secondo è inibendo direttamente l’apoptosi (morte cellulare) dei cheratinociti e l’ottundimento della produzione di chemochine; molecole infiammatorie che possono potenzialmente contribuire alla distruzione della cellula. Infine, gli estrogeni svolgono un ruolo nella idratazione epidermica, volumizzando questo strato di pelle.

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Ci sono delle applicazioni pratiche per risolvere il problema? Forse alcune. Prima di tutto, sembra che l’uso del GH pre-gara porta ad una perdita di grasso accelerata a scapito di un maggiore spessore della pelle. Solo un pensiero, ma potrebbe essere che l’uso eccessivo e massiccio di GH nei culturisti di oggi abbia contribuito alla mancanza di muscolarità spiccatamente evidente che era più prominente nella metà-fine anni 90? Non c’è dubbio che i bodybuilder di oggi siano pur sempre altrettanto magri (in termini di grasso corporeo), come i ragazzi del ’90, e per certi versi ancora di più- in particolare nella parte posteriore (se avete dubbi, basta confrontare i glutei dei Top 10 del Mr.O. 95 ‘). I livelli di ritenzione idrica sono anche al livello più basso di tutti i tempi. Eppure, molti dei culturisti di oggi sembrano mancare del dettaglio muscolare profondo e duro visto su molti dei grandi del ’90. Mentre all’insulina va una parte della colpa, se non la parte principale, sembra probabile che l’aumento dilagante dell’uso di GH (in termini di dose e durata) è responsabile di almeno alcuni dei problemi (nota: l’ormone della crescita provoca anche ritenzione idrica che può variare da lieve a grave, e che ovviamente influenza negativamente le condizioni quando si è in preparazione alla gara).

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In alto il Mr. Olympia del 1995 mentre in basso il Mr. Olympia del 2015

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Mentre io ho sempre sostenuto di staccare l’uso di GH a circa 7-14 giorni prima della gara, sono riluttante a raccomandare la totale sospensione del GH durante tutta la preparazione alla gara, semplicemente perché offre vantaggi significativi, come ad esempio una maggiore lipolisi e un migliore tasso di conservazione muscolare durante la dieta. Tuttavia, sembra che si dovrebbe sospendere il GH almeno alcuni mesi al fine di invertire completamente gli effetti negativi sullo spessore della pelle. Inoltre, il grado di miglioramento può variare notevolmente da individuo a individuo in base a numerosi fattori diversi, tra cui uno è il livello naturale dello spessore della pelle. A causa di questo, penso che alcuni bodybuilders sarebbero disposti a rischiare la sospensione dell’uso dell’ormone della crescita dal loro programma solo per scoprirlo. Tuttavia, con il GH si ha un effetto dose-dipendente della produzione di collagene, e la soluzione più ragionevole è semplicemente quella di non assumerne più di quanto sia necessario per portare il grasso corporeo nel range adeguato e mantenere la massa muscolare. Questo è un buon consiglio per molte ragioni, come l’uso di GH eccessivo, soprattutto nel lungo termine, può portare a molteplici effetti collaterali indesiderati cosmetici, in ultima analisi, danneggiando il proprio aspetto (senza considerare l’acromegalia, l’ipertrofia cardiaca e il diabete).

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Eliminare  gli effetti negativi degli estrogeni sullo spessore della pelle è un compito molto più gestibile, in quanto richiede il mantenimento dei  propri livelli di estrogeni entro l’intervallo massimo. E’ importante notare che gli effetti negativi degli estrogeni sullo spessore della pelle possono richiedere diversi mesi affinché vangano eliminati completamente, quindi il mantenimento di un elevato livello di estrogeni durante i primi mesi di preparazione alla gara per poi farli calare fino al livello minimo solo un paio di settimane prima dell’esibizione non è l’ideale. Per tutti coloro che usano grandi dosi di AAS aromatizzabili per tutta la maggior parte della preparazione, tenete questo bene in mente.

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A mio parere, frutto di dati empirici raccolti da diversi atleti è confermato anche da esperti del settore come Mike Arnold, la cosa migliore sarebbe optare per il mantenimento di un livello di estrogeni basso-normale (20-30) per tutta la preparazione per poi calare i livelli a 10 o meno nell’ultimo paio di settimane prima della gara. Gli estrogeni hanno un effetto benefico sulla gestione del glucosio e aiutano anche con la perdita di grasso, ma non ci vuole molto per ottenere questi benefici (nota: elevati livelli di estrogeni influenzano negativamente la perdita di grasso). Pertanto, il mantenimento di una normale concentrazione di estrogeni durante i primi mesi di preparazione ci permetterà di continuare a usufruire dei loro benefici senza influire negativamente sulla perdita di grasso. Poi, facendo calare i livelli verso il basso a circa 10 nelle ultime settimane, si elimina quasi completamente la ritenzione idrica persistente che potrebbe ancora essere un problema, lasciando un livello di estrogeni sufficiente a garantire un ottimale accumulo di glicogeno.

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Spero che questo articolo vi abbia dato qualcosa su cui riflettere, soprattutto perché vi sono molti bodybuilders le cui scelte si basano su nient’altro che ipotesi e dicerie. Ma a prescindere dalla strada che si sceglie, sappiate che tutti i farmaci per il miglioramento delle prestazioni hanno dei rischi, sia per la nostra salute che per il nostro aspetto. A volte, è sufficiente una leggera manipolazione per produrre risultati positivi in entrambe queste aree.

Gabriel Bellizzi

PARACETAMOLO E CICLISMO

 

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Paracetamolo

 

L’antidolorifico over-the-counter paracetamolo – conosciuto anche come il paracetamolo – ha la capacità di migliorare le prestazioni. Scienziati dello sport presso la University of Exeter in Inghilterra hanno somministrato a ciclisti allenati 1,5 g di paracetamolo e hanno scoperto che come conseguenza questi ultimi hanno ottenuto un miglioramento di 30 secondi del loro tempo in una prova di 10 miglia. (1)

Il Paracetamolo è l’analgesico più utilizzato nel mondo. È in uso fin dalla fine del XIX secolo, ma nonostante ciò gli scienziati non sanno ancora come funziona realmente questo composto. Una teoria afferma che il paracetamolo inibisce le ciclo-ossigenasi – gli enzimi che sono attivi nelle reazioni infiammatorie che causano dolore. Un’altra teoria afferma che il paracetamolo saboti le vie nervose lungo le quali viaggiano i segnali del dolore.

I ricercatori erano interessati a sapere fino a che punto gli atleti di élite devono superare il dolore. Prestazioni significa anche dolore, e la capacità di superare il dolore è un fattore di successo nello sport.
Se la loro teoria è giusta, gli antidolorifici dovrebbero aiutare i ciclisti allenati a ottenere tempi migliori. Così i ricercatori hanno reclutato 11 ciclisti di sesso maschile di età diversa tra 26 concorrenti, e reclutati da società ciclistiche locali, per fare una prova di 10 miglia / 16.1-km per due volte: in una occasione i soggetti hanno assunto un placebo e, in un’altra, 1,5 g di paracetamolo. I ciclisti hanno iniziato la prova 45 minuti dopo aver assunto l’antidolorifico o il placebo.

Quando i ciclisti avevano assunto il placebo, essi hanno percorso le 10 miglia in 26 minuti e 45 secondi, ma dopo aver assunto il paracetamolo il loro tempo è stato di 26 minuti e 15 secondi. Questa è una differenza statisticamente significativa.

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I ricercatori hanno misurato la potenza dei ciclisti durante la prova. In altre parole: quanto velocemente i ciclisti percorrevano le 10 miglia. Hanno notato che i ciclisti hanno sempre pedalato leggermente più veloce quando avevano assunto l’antidolorifico.

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I ricercatori hanno anche chiesto ai ciclisti quanto dolore avessero percepito e quanto stanchi fossero durante la prova. Qui hanno notato alcun effetto – a quanto pare perché quando i ciclisti avevano assunto un antidolorifico e pedalavano continuamente più veloce, e così sono andati contro la loro soglia del dolore.

È certamente uno studio interessante, ma sorgono alcuni problemi analizzandolo. Il paracetamolo ha un sapore amaro, ed è quasi impossibile da mascherare. Se si assumono 1,5 g di paracetamolo ciò si nota. Così i ciclisti probabilmente sapevano se stavano assumendo un placebo o un antidolorifico. Quindi, la reale causa dei 30-secondi guadagnati sulle 10 miglia potrebbe essere dovuto ad un effetto placebo incontrollato?

Se state pensando di sperimentare con il paracetamolo, tenete a mente che gli antidolorifici come il paracetamolo e l’ibuprofene inibiscono la crescita muscolare post-allenamernto nei giovani. (2)

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

1- http://jap.physiology.org/content/108/1/98.short
2- http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11600586

CHEMICAL HP-O?

Introduzione

Young man studying on books

È una mia vecchia abitudine quella di prendere un programma alimentare o allenante che susciti in me un certo interesse e da esso partire per creare ex novo un programma direttamente ispirato al precedente ma, fondamentalmente diverso.
Mi successe per la prima volta nel lontano 2005/2006 con la “Dieta Zona” di Barry Sears quando, da novizio studioso di nutrizione, divoravo letteralmente i suoi lavori cercando di  modificarli funzionalmente affinché fossero delle valide alternative nutrizionali nel campo della Cultura fisica e del Fitness. Più recentemente fu la volta del “Anabolic Burst Cycling of Diet and Exercise (Ciclo Anabolico di Dieta ed Esercizio-ABCDE) di Tobjorn Akerfeldt il quale venne modificato, o per meglio dire adattato, all’aggiunta di supplementazione farmacologica.

Ultimante, in uno dei miei momenti di ispirazione, mi ricordai di un mio vecchio progetto che stava nel cassetto dei lavori incompiuti, situato nel lobo temporale del mio cervello in attesa di essere rispolverato o dimenticato. Si trattava di un progetto di protocollo di allenamento/dieta/supplementazione(PED e OTC)  ispirato dal conosciuto (nemmeno tanto)  “Ciclo Cianti della Caccia e del Riposo” , noto anche come “Ciclo Cianti” o “HP-O Cycle”,  frutto dell’eccentrico Giovanni Cianti.

Quando lessi del “Ciclo Cianti” per la prima volta sul libro “Allenati e alimentati con i cicli naturali” , era l’autunno del 2005 ed io ero un 19venne con tante idee, una passione sfrenata per la Cultura fisica e il Fitness e per tutto ciò che ci ruota attorno. La lettura del libro mi affascino non poco, anche perché all’epoca ero un evoluzionista convinto sicuro che la chiave universale ai problemi dell’umanità era ormai stata svelata da Sears, Di Pascuale e  da Cianti…ovviamente non era così, ma questa è un altra storia…

C’è da dire senza ombra di dubbio che all’epoca ero un accanito sostenitore della guerra senza quartiere al Doping, quindi ero alla perenne ricerca di una suo “sostituto” …ma anche questa è un altra storia finita per scontrarsi contro la cruda realtà della biologia umana…

Detto ciò, in cosa consistono queste modifiche al “Ciclo Cianti” che la mia mente lavoratrice abbozzò nel 2008 (un anno dopo l’inizio del mio percorso di ricerca sui farmaci per il miglioramento delle prestazioni) ? Un attimo di pazienza…occorre partire con ordine…

 

“Ciclo Cianti della Caccia e del Riposo”? Uno sguardo oggettivamente critico.

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Il metodo H-PO, così come si presenta attualmente e sviluppato per gli sport di potenza e velocità, è un sistema integrato allenamento – alimentazione, basato sulla scissione in due blocchi – di più giorni ciascuno – rispettivamente della fase di allenamento (hunting) e della fase di riposo (pigging out), accompagnati da sistemi nutritivi diversi, funzionali nel primo caso allo stimolo del Testosterone (con una dieta ipocalorica, povera di proteine e con una buona quantità di grassi) e nel secondo caso allo stimolo di GH ed insulina (con una dieta ipercalorica, iperglicidica, iperproteica e ipolipidica); nella prima fase ci si esaurisce muscolarmente mentre, nella seconda fase, si attua e enfatizza la super compensazione e la vera e propria crescita muscolare): tutto questo in base alle documentate ricerche e sperimentazioni biologiche ed endocrinologiche.

Tralascerò in questa sede le spiegazioni scientiste che Cianti ha portato come risposta del perché il suo ciclo funzioni, mi atterrò soltanto a farvi notare una cosa che probabilmente avrete sperimentato in prima persona.

Vi è mai capitato, parlo soprattutto agli atleti di un certo livello e serietà, di dover restare fermi per un certo periodo di tempo o di allenarvi in condizioni di dieta ristretta e di perdere massa magra e capacita prestative? E avete mai notato come reagisce il vostro corpo quando riprendete la vostra preparazione ottimale? Recuperate velocemente il muscolo e la forza perduta  arrivando anche a guadagnare più muscolo è più forza di quello perso: un mix espresso di memoria muscolare e supercompensazione.

 

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Qualcosa di simile accadde durante il famoso “Colorado Experiment” (per saperne di più)

 

 

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Dal momento che la così detta “Scienza Ufficiale” è retta non tanto dai dati concreti ma dalle speculazioni di comodo, la domanda per rispondere al perché un individuo denutrito o nutrito con una percentuale calorica inferiore al proprio fabbisogno recuperi aumentando massa muscolare e forza (rispetto al basale di precedenza) una volta avuta la possibilità di nutrirsi a dovere, è ricaduta sul “dogma” della pseudo-scienza neo-darwinista: l’evoluzione della specie umana…e Ciantì nel suo libro ci gira pesanemente intorno per avvalorare il suo programma.

Ora, non è mia intenzione cadere in questa sede in un dibattito lunghissimo volto a smontare una teoria senza prove oggettive se non creazioni artistiche e fossili falsificati. Vi accennerò comunque alcune cose interessanti in merito  che, benché si andrà  un po’ fuori tema, torneranno utili a tutti.

Condizione necessaria per la sopravvivenza di una teoria è il riscontro sperimentale. Purtroppo l’entusiasmo dei positivisti per la teoria dell’evoluzione della specie (chiamante in causa la selezione naturale ed altri fattori escogitati più o meno ad hoc) ha offuscato tale necessità, cosicché lo stesso Darwin, osservatore attento e naturalista di grande talento, è stato scavalcato dimenticando con disinvoltura le sue stesse raccomandazioni che incitavano chi di dovere (i paleontologi in primis) alla ricerca delle prove sperimentali dell’evoluzione stessa.

Prove che alcuni volonterosi, in mancanza di meglio, si sono fabbricate adattando reperti naturali alle necessità della teoria (uomo di Piltdown) o confondendo le acque con altre “scoperte” (il caso Lucy).
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A sinistra i pochissimi resti di Lucy mentre,  a destra, la fantasiosa ricostruzione del presunto “ominide”.
A proposito di “Lucy”, ve la ricordate, no? Quel reperto fossile che tutti i mezzi di comunicazione e la scuola ci hanno fatto passare come “antenata” dell’uomo? Ecco, non vi scioccate se vi dico che non è altro che una scimmia!
Australopithecus è latino e significa “scimmia del Sud”. Nel nome scelto dagli scienziati per indicare la specie di “Lucy”, Australopithecus afarensis, non vi è, coscientemente, traccia alcuna di umanità. Continuiamo con il nomignolo. Stante che il ritrovamento avvenne il 30 settembre 1974 nel villaggio di Hadar, nella valle di Awash, nella depressione etiopica di Afar, per opera di Maurice Taieb, Donald Johanson, Yve Coppens e Mary Leakey (1913-1996), proprio mentre alla radio strimpellava Lucy in the Sky with Diamonds dei Beatles, un inno all’Lsd, e stante che il reperto apparteneva a un essere di sesso femminile, l’australopiteco fu chiamato “Lucy”. Ma è come la moda di dare nomi di cristiani agli animali domestici: farlo non li rende umani.
Proseguiamo con la sostanza. Il barone Solly Zuckerman (1904-1993) e il professor Charles E. Oxnard (classe 1933), due celebri anatomisti, affermano da decenni che non solo “Lucy”, ma tutti gli Australopithecus sono proprio quel che dice il loro nome; scimmie, nulla a che fare con la linea che porta all’Homo sapiens. Zuckerman si concentrò sul fatto che “Lucy”, diversamente da noi, era incapace di camminare in posizione eretta. Oxanard ha trovato somiglianze straordinarie tra “Lucy” e gli oranghi. Tutto sta nell’angolo formato dalle ossa della coscia e della gamba: in “Lucy” l’angolo è quello di un essere simile all’orango e alla scimmia ragno di oggi, cioè degli ottimi arrampicatori ma che non camminano affatto bipedi come gli uomini. Per di più quel che resta delle nocche di “Lucy” mostra proprio la postura scimmiesca: camminava a quattro zampe, poggiando sulle nocche come i gorilla.
Due studiosi allora della George Washington University nella capitale statunitense, i paleoantropologi Brian G. Richmond (oggi allo Smithsonian Institution di Washington) e David S. Strait (oggi alla University di Albany, nello Stato di New York) lo hanno scoperto rinvenendo in “Lucy” (ma anche nei “cugini” Australopithecus anamensis) quattro caratteristiche scheletriche del radio distale (il polso) degli scimpanzé e dei gorilla, non degli uomini. Nature ne ha dato notizia nel marzo 2000. Non dimentichiamo tra l’altro che di “Lucy” resta solo il 40% dello scheletro, che tutto è frammentario e che tutti quei frammenti si mostrano in ordine sparso. Impossibile per esempio spingersi più in là di un tot nelle congetture, praticamente inutile provare a riscostruirne le fattezze.
Del resto, negli anni 1990, Fred Spoor, docente di Anatomia evolutiva nel Dipartimento di Evoluzione umana dell’Istituto Max Planck di Antropologia evolutiva di Lipsia e allo University College di Londra, ha passato “Lucy” alla Tac e dal labirinto osseo dell’orecchio interno, che fa parte dell’apparato vestibolare (responsabile dell’equilibrio), ha ricavato un dato: le dimensioni del canale semicircolare (legato all’equilibrio) degli Australopithecus è quelle delle scimmie, non quello degli uomini. Pertanto il loro equilibrio, la loro postura e il loro andamento erano quelli delle scimmie, non degli uomini!
E l’equilibrio delle “scimmie del Sud” incompatibile con la deambulazione eretta umana è confermata anche dalle analisi condotte su “Selam”, un altro Australopithecus afarensis femmina scoperto nel 2000 a Dikika, in Etiopia, risalente a 3,3 milioni di anni fa e soprannominata la “bimba di Lucy” benché (dicano) più o meno 120mila anni più vecchia di lei e questo solo perché probabilmente di circa tre anni di età. “Selam” l’ha scoperta Zeresenay Alemseged,  e dei suoi organi dell’equilibrio non adatti a camminare come un essere umano ha parlato nel 2006 Scientific American. Ovviamente questi dati vengono sbrigativamente licenziati come argomenti “creazionisti”, ma è ben difficile affibbiare tale epiteto al fior di scienziati evoluzionisti come tutti quelli citati. Il fatto (non l’illazione) cui peraltro si deve rispondere ora è che delle 88 ossa rimasteci di “Lucy” una (una vertebra) appartiene a un esemplare di Theropithecus, un babbuino.
Ne ha discusso anche il simposio annuale della Società Paleoantropologica di San Francisco. Qui gli studiosi hanno appurato che l’enigmatica vertebra appartiene a una famiglia oggi rappresentata solamente dalla specie Theropithecus gelada, ma che all’epoca la famiglia dei Theropithecus era il cercopitecoide più diffuso nel giacimento KH-1s di Hadar in cui è stata scoperta “Lucy”. Storie di scimmie, appunto…
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La ricostruzione del craneo dell'”Uomo di Piltdown” ricostruendo partendo da parti di orangutan e uomo moderno.
Come non citare anche il ritrovamento dell’Uomo di Piltdown, il falso costruito combinando l’osso mandibolare di un orangutan con frammenti di cranio di un uomo moderno.
Così va il mondo: da un lato si predica che una delle fondamentali conquiste del pensiero scientifico consiste nella rinuncia al Principio di autorità, (l’ipse dixit di antica memoria), dall’altro si attribuiscono caratteristiche autoritarie alle tesi di Tizio, Caio e Sempronio (essi sono “autorevoli”), indipendentemente dalla verificabilità sperimentale degli asserti.
La teoria dell’evoluzione della specie, comunque, è attaccabile in diverse maniere: lo dimostra anche solo ciò che è stato detto fino a questo punto(se siete interessati ad approfondire, vi rimando qui).
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A destra (Claudio Tozzi) tipico esemplare “affabulatore” in compagnia dell’ennesimo presunto ominide con tanto di ricostruzione artistica delle parti molli…cosa non si fa per vendere…
All’uomo di Scienza corre l’obbligo di sostenere il primato dei fatti in modo da relegare automaticamente i furbi ed i chiacchieroni nel girone di coloro che, affabulando (anche con maestria) creano gran confusione: come dire creano grandi quantità di entropia intellettuale.
 Quindi,  diffidate dei “Guru” che parlano per “dogmi gnostici” definendo l’uomo un “rudere del ‘Paleolitico” …tanto per fare un esempio…
Ritornando al protocollo di Cianti, tutto ciò che fin ora è stato detto e quindi volto a dire che l'”HP-O” è una buffala e non funziona? Assolutamente no, è la spiegazione del perché funziona e la teoria che vi è intorno ad essere sbagliate e scientificamente infondate!
Ma allora perché funziona? Sarebbe meglio dire “perché può funzionare”, comunque le ragioni del perché funziona le condivide in parte con la famosissima “Paleo Dieta”:
1- Eliminando dalla dieta cibi industriali e quali derivati dai cereali, latticini e derivati (da allevamenti intensivi), carni nutrite con granaglie, pesci e crostacei allevati ecc…e aggiungendo carni magre (da allevamenti al pascolo), pesce selvatico, frutta, tuberi e verdura  vi è una grossa diminuzioni di sostanze nocive quali grassi trans, un eccesso di grassi saturi e di zuccheri  (senza contare i conservanti presenti negli alimenti) e un aumentato apporto di vitamine, sali minerali, proteine nobili, Omega 3 e fibre si produce un benefico impatto sulla salute generale, una riduzione calorica e, di conseguenza, un miglioramento dello stato del soggetto… Per questo motivo opterei per chiamarla “Bio Diet”…è decisamente più adatto….
2- Il concedere il tempo necessario all’intero sistema di recuperare da 1-3 giorni di allenamento strenuo, permette l’attuarsi della famosa super-compensazione; il soggetto recupera con gli interessi e al prossimo allenamento le sue prestazioni saranno più elevate (il discorso è ovviamente più complesso di così). Il risultato teorico è: ogni settimana più muscolo, più forza e BF ridotta. Ovviamente le risposte soggettive giocano un ruolo predominante e questo sistema risulta di maggior funzionalità se abbinato all’Heavy Duty o comunque a metodiche di allenamento HIT.
3- Lo stimolo ormonale attuato dal cambio alimentare nelle due fasi, facilitando, nella prima fase,  la forza e il focus mentale  sfruttando un migliore stimolo del Testosterone mentre,  nella seconda fase, acutizzando l’anabolismo muscolare con uno stimolo di GH, Insulina e IGF-1.
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Giorni di allenamento= Catabolismo/Giorni di riposo= Anabolismo.  

 

Tralasciando ominidi che rincorrono mammut, uno schema esemplificativo del HP-O è il seguente:

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Le regole del protocollo originale dicono di mangiare a sazietà nei giorni di riposo: carni, pesce, molluschi, crostacei, uova intere, verdure, frutta fermentata.
Mentre dicono di mangiare di rado: latte vaccino o di altri animali, yogurt, frutta, vino, olio d’ oliva.
Evitando: cereali, legumi, latticini e formaggi, salumi, insaccati, birra, alcolici, snack, sale da cucina, condimenti eccessivi.

Per quanto riguarda l’allenamento H-PO esso deve rispettare i seguenti principi:

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Riassumendo in breve:

  • 1-3 giorni di allenamento strenuo (preferibilmente HD/HIT); dieta leggermente ipocalorica; uso di integratori quali Creatina, Caffeine, Beta Alanina, ecc…
  • 3-10 giorni di riposo attivo con leggera attività cardio (30-40′ di camminata al 60-65% della FC Max); dieta ipercalorica; uso di integratori quali Fosfatidilserina, EAA, Leucina, Glutammina, GABA, Proteine, ecc…

Il metodo H-PO è sicuramente un approccio molto interessante, meritevole di essere provato anche nella sua “versione originale”, anche se molto eccentrico e molto poco scientifico nelle spiegazioni del perché funziona.

Ma proseguiamo con la versione modificata…

Chemical HP-O?

Nella versione “rivoluzionata”, Chemical HP-O, le basi sono del tutto simili al programma originale ma con alcune differenze: il programma testato più funzionale si è mostrato essere composto da 3 giorni di allenamento strenuo (preferibilmente in HD/HIT) con dieta ipocalorica con apposita  supplementazione OTC/PED seguiti da 4 giorni di riposo attivo e dieta ipercalorica con apposita  supplementazione OTC/PED, tutto ciò ripetuto  per un massimo di 8 volte.

Rimane quindi un sistema integrato allenamento – alimentazione-supplementazione, basato sulla scissione di due blocchi – questa volta a giorni definiti – rispettivamente della fase di allenamento (hunting) e della fase di riposo (pigging out), accompagnati da sistemi nutritivi, integrativi e farmacologici funzionali alla massimizzazione del’intero programma.

Esiste un’integrazione OTC differenziata per ognuna delle due fasi, volta a aumentare le prestazioni richieste in ognuna delle due .  Per la parte farmacologica l’unica reale differenza sta nella dose di GH e nel l’aggiunta dell’insulina Lantus nei giorni di riposo attivo.

Qui di seguito una tabella esemplificativa di un microciclo; in seguito entreremo più nel dettaglio

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GIORNI 1-2-3:

-Dieta ipocalorica:

  •  40% di Carboidrati
  • 30% di Ptoteine
  • 30% di Grassi

 

  •  2000kcal/die

 

  •  Fonti alimentari: Uova, Tacchino, Pollo, Noci (di vario tipo), verdure fibrose, verdure amidacee, frutta, Avena, Farro, Kamut, Orzo, Riso, Olive, olio evo, Pesce.

 

– Allenamenti in HD/HIT:

  •  esercizi fondamentali e complementari;
  • 80-90% del 1RM;
  • 1-2 esercizi per gruppo;
  • 1-2 serie portate a cedimento con forzate per esercizio.

– Supplementazione OTC:

  •  Creatina: 10g intra-workout
  • Beta-Alanina: 6g pre-workout
  • Citrullina: 6g pre-workout
  • Taurina : 2g pre-workout
  • Carnitina Tartrato: 2g pre-workout
  • Multivitaminico/Multiminerale: 1cp
  • Vitamina D3: 3000UI
  • Vitamina C : 3g/die
  • Caffeina: 600mg/die
  • Omega 3: 5g/die
  • NAC: 3g/die
  • Silimarina: 600mg/die
  • Deursil: 450mg/die
  • Niacina: 1g/die
  • Berberina: 1500mg/die
  • ALA:1200mg/die
  • Vitargo: 100gm

– Supplementazione PED:

  •  Testosterone Propionato: 100mg/die
  • Trenbolone Acetato: 100mg/die
  • Trestolone Acetato: 50mg/die
  • GH: 2UI 1h pre-workout
  • Efedrina: 60mg totali al gg
  • T4/T3 : 150mcg/50mcg die

 

GIORNI 4-5-6-7:

-Dieta ipercalorica:

  •  70% Carboidrati
  • 20% Proteine
  • 10% Grassi

 

  •  5000kcal

(per i primi due giorni di riposo)

  •  60% Carboidrati
  • 30% Proteine
  • 10% Grassi

 

  •  4000kcal

(per gli ultimi due giorni di riposo)

Fonti alimentari: Carne rossa magra, pesce, pollo, tacchino, albume, riso, avena, farro, kamut, mais, patate.

– Riposo attivo:

  • 30′ di cardio a medio/bassa intensità (60-65% della FC max)

– Supplementazione OTC:

  •  EAA: 10-20g/die
  • Proteine: 30-40g per spuntini
  • Fosfatidilserina: 800mg/die
  • Leucina: 10g/die
  • HMB: 3g/die
  • Creatina: 10g intra-cardio
  • Viamina D3: 3000UI
  • Vitamina C : 3g/die
  • Multivitaminico/Multiminerale: 1cp
  • Omega 3: 5g/die
  • NAC: 3g/die
  • Silimarina: 600mg/die
  • Deursil: 450mg/die
  • Niacina: 1g/die
  • Berberina : 1500mg/die
  • ALA :1200mg/die
  • Vitargo: >100gm

– Supplementazione PED:

  •  Testosterone Propionato: 100mg/die
  • Trenbolone Acetato: 100mg/die
  • Trestolone  Acetato: 50mg/die
  • GH: 2UI X 3v
  • Lantus: 30UI (1^ iniezione 65% della dose; 12h dopo 2^ iniezione 35% della dose)
  • T4/T3: 150mcg/50mcg die

 

Cosa concludere?..

Ovviamente, si tratta di un protocollo  per avanzati estremamente semplificato. Ne sconsiglio caldamente l’utilizzo.

Questa modifica “farmacologica” del “Ciclo Cianti” può essere una variabile aggiuntiva alla preparazione annuale dell’atleta avanzato, come spartiacque tra i mesocicli dove l’allenamento è maggiormente indirizzato allo stimolo sarcoplasmatico.

Nota: questo articolo  è stato scritto al solo scopo di condividere una mia vecchia idea per un protocollo fasico basato sull’alternanza di allenamento, dieta e farmacologia.

 

Gabriel Bellizzi

CREATINA E TEMPO DI POTENZIAMENTO POST-ATTIVAZIONE

I Bodybuilder e gli altri atleti di forza possono essere in grado di ridurre la quantità di tempo di riposo tra le serie di cui necessitano con la creatina…un fatto che molti atleti di forza hanno osservato durante i loro allenamenti. Questo è stato riportato in uno studio su esseri umani che gli scienziati dello sport di Taiwan hanno pubblicato su Nutrients. (1) Secondo i ricercatori, la supplementazione di creatina riduce il tempo ottimale di potenziamento post-attivazione. Lo so, è un termine poco usato, ma è molto utile per chi fa allenamenti con i pesi conoscere esattamente che cos’è il potenziamento post-attivazione .

Attivazione post-potenziamento

Berry de Mey, il Bodybuilder olandese di maggior successo di tutti i tempi, spiega esattamente ciò che è l’effetto di attivazione post-potenziamento in poche frasi sul suo sito web – spiegando come gli atleti di forza possano essere in grado di fare uso di esso per allenarsi in modo più efficace e più intensamente. Molti atleti effettivamente aderiscano al principio senza conoscerne il termine stesso. (2)

“Immediatamente dopo aver completato una serie, la capacità di prestazione del muscolo che hai appena allenato è ridotta”, spiega De Mey. “Si può sentire. Il tuo battito cardiaco è più elevato, ti senti affannato e i muscoli si sentono stanchi. Appoggiando il peso ci si sente in fretta di nuovo calmi, e si sente la forza e l’energia tornare ai muscoli. La fisiologia del tuo corpo si sta preparando per un nuovo ciclo di sforzo. la cosa bella è che i muscoli, se si mantiene il tempo di riposo ottimale, diventano un po ‘più forte di quanto non fossero prima di iniziare l’allenamento. Gli scienziati chiamano ciò effetto di potenziamento post-attivazione “.

“Elaborare il periodo di riposo ottimale necessita di esperienza, e soprattutto sensibilità. Se non si attende il tempo necessario non sarà possibile ottenere il massimo effetto dalla prossima serie. Se non si fanno abbastanza ripetizioni, non sarà possibile ottenere lo stimolo ottimale alla crescita. Se si attende troppo a lungo, i muscoli hanno recuperato, ma la forza che si è accumulata fino a quel momento calerà di nuovo. ”

I ricercatori di Taiwan sono chiesti se la supplementazione di creatina potesse influenzare l’effetto del potenziamento post-attivazione. Volevano sapere se gli atleti potessero ridurre la quantità di tempo necessaria ai loro muscoli per un effetto ottimale del potenziamento post-attivazione assumendo creatina.

Lo Studio

I ricercatori prima hanno determinato il tempo di potenziamento post-attivazione ottimale facendo eseguire ai loro soggetti di studio 1 ripetizione di squat con il loro massimale, per poi farli a saltare più in alto possibile. I ricercatori hanno poi misurato quanto tempo (in minuti) dopo lo squat i soggetti hanno realizzato il loro salto migliore.

I ricercatori hanno eseguito l’esperimento con due gruppi di 15 atleti allenati. Un gruppo ha assunto un placebo ogni giorno per sei giorni; l’altro gruppo ha assunto quattro dosi da 5 g di creatina e 5 g di glucosio ogni giorno per sei giorni. Quest’ultimo gruppo ha consumato un totale di 20 g di creatina al giorno.

I ricercatori hanno misurato il tempo ottimale del potenziamento post-attivazione dei partecipanti prima e dopo il periodo dell’esperimento.

Il tempo di potenziamento post-attivazione del gruppo placebo non è cambiata significativamente; nel gruppo creatina invece c’è stata una significativa riduzione di oltre due minuti.
Un interessante conferma di ciò che la pratica ci suggeriva da tempo…

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Gabriel Bellizzi

 

Riferimenti:

1-http://dx.doi.org/10.3390/nu8030143
2-https://www.berrydemey.nl/

LANTUS E BODYBUILDING

 

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Ogni volta che il tema insulina viene fuori, inevitabilmente, qualcuno chiede quale forma di insulina sia la “migliore”. Mentre le informazioni generiche possono essere apprezzate dagli impazienti, le informazioni più specifiche ed importanti vengono spesso trascurate. Il livello di esperienza, le necessità individuale, le finanze, la durata d’uso, e gli obiettivi giocano tutti un ruolo nel determinare quale forma di insulina sia la migliore.

Al fine di semplificare le cose, l’insulina esogena si divide in 3 categorie:

1-      Insulina a breve durata d’azione

2-      Insulina ad azione intermedia

3-      Insulina a lunga durata d’azione.

Alcuni esempi di insulina che rientrano nel gruppo ad azione rapida sono l’Humalog, la Novolog e la Apidra, mentre l’originale Humulin R (insulina umana regolare) e Novolin sono considerati ad azione intermedia. Sia la Lantus che la  Levemir rientrano nel 3° e ultimo gruppo. Delle due varianti a lunga durata d’azione,  la Lantus ha la più lunga vita attiva nel corpo, rimanendo attiva fino a 26 ore, mentre la Levemir di solito a una vita attiva di circa 12-16 ore.

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Indipendentemente dal tipo, tutte le insuline forniscono gli stessi effetti di base, e la durata di azione è la differenziazione primaria. Il trasporto dei nutrienti, l’aumento della sintesi proteica,  la  diminuzione del  catabolismo proteico, l’aumento del IGF-1, l’aumento della biodisponibilità del IGF-1, e una maggiore vasodilatazioni sono i vantaggi più noti. Tuttavia, ci sono alcune caratteristiche che sono uniche per ciascuno dei vari analoghi e che rendono la Lantus in particolare un composto così interessante peri  BB’rs.

Di tutte le diverse insuline disponibili, la Lantus è probabilmente quella più avvolta dal mistero. Con un numero relativamente minuscolo di UGL che offrono questo farmaco, le difficoltà di approvvigionamento hanno portato alla diminuzione del suo  uso, così che c’è meno esperienza collettiva da cui attingere. Ciò ha portato anche ad una scarsità  delle informazioni disponibili sulla Lantus, in generale, con la maggior parte delle persone che non sono a conoscenza di una qualsiasi delle sue caratteristiche che la definiscono al di là dell’emivita. Questa è una vergogna, dal momento che la  Lantus offre alcuni vantaggi unici che non si trovano con altre insuline.

Con un profilo di sicurezza migliore rispetto alle versioni a più breve durata d’azione, la Lantus può essere utilizzata senza la paura di ipoglicemia, anche da parte di utilizzatori inesperti, assumendo un dosaggio ben calibrato. Ciò è reso possibile dalla sua unicità  farmacocinetica e alle sue caratteristiche strutturali, in cui i microcristalli di insulina contenuti consentono un rilascio costante di farmaco nel sangue per un periodo 18-26 ore. Il produttore sostiene che non vi è alcun effetto-picco con la Lantus, ma l’esperienza del mondo reale ha dimostrato il contrario. Mentre la risposta personale può variare, molti utilizzatori hanno scoperto che un leggero picco si verifica un paio d’ore dopo la somministrazione. Per questo motivo, i BB’rs prediligono la somministrazione della Lantus due volte  al giorno in dosi appropriate.

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Differenza nella curva di rilascio tra Humulin N e Lantus in pazienti con Diabete di Tipo 1

A differenza delle insuline a  breve durata d’azione, che forniscono i benefici di cui sopra per poche ore al giorno, la Lantus continuerà il  trasporto dei nutrienti, l’aumento della sintesi proteica, il miglioramento della vasodilatazioni, ecc, per tutto il giorno, anche mentre dormiamo. Questo porta direttamente ad un tasso accelerato di crescita rispetto alla maggior parte dei programmi di insulina tradizionali che coinvolgono l’uso del peptide in una singola iniezione giornaliera intorno allenamento. Dal momento che la massima crescita è l’obiettivo, questa affermazione potrebbe facilmente essere interpretata nel senso che la Lantus è il farmaco migliore, ma questo non è necessariamente vero. Prima di fare certe affermazioni, dobbiamo prendere in considerazione il quadro più ampio, perché nel BB’ing non si tratta di ciò che possiamo realizzare in poche settimane, ma nell’arco di diversi anni.

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Lo svantaggio principale della Lantus è che può essere utilizzata solo per brevi periodi di tempo, in quanto l’esposizione continua a livelli elevati di insulina esogena porterà ad una riduzione della sensibilità all’insulina, la successiva sotto-regolazione dei Glut-4, e l’alterata produzione di insulina endogena, cose che si vorrebbero evitare sia da un punto di vista della saluta che della crescita muscolare. Così, mentre la Lantus può essere superiore per lo stimolo della crescita muscolare nel breve termine, troviamo che le cose cominciano a pareggiarsi nel lungo periodo, e protocolli come quelli pre-allenamento più comunemente impiegati possono invece essere utilizzati a tempo indeterminato, senza danneggiare la sensibilità all’insulina a qualsiasi grado significativo. Questo rende la Lantus ideale per dei “blitz”, in cui l’atleta vuole mettere su muscoli il più rapidamente possibile, ma non è adatta per un uso prolungato.

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Forse la più affascinante caratteristica della Lantus è il suo effetto sul IGF-1  ed i suoi recettori. In diversi studi universitari, la Lantus ha dimostrato una maggiore affinità di legame per il recettore del IGF-1 rispetto all’insulina umana regolare o uno dei qualsiasi altri analoghi. È interessante notare che Levemir, l’unico altro analogo dell’insulina ad azione prolungata sul mercato, mostra una ridotta affinità di legame ai recettori del IGF-1 umani. Questo mette la Lantus e la Levemir alle estremità opposte dello spettro in termini di affinità di legame. Mentre un aumento di IGF-1 vincolante è visto generalmente come una cosa positiva per la crescita muscolare, è stato il punto focale del dibattito in corso nella comunità medica per parecchi anni, per il fatto che  alcuni studi hanno mostrato un aumento del rischio di cancro quando si usa la Lantus. Da allora, altri studi hanno confutato questa nozione, ma il dibattito continua, con la comunità medica riluttante a prendere una posizione in un modo o nell’altro.

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A causa dei contradditori risultati degli studi, c’è anche qualche controversia riguardante la vera affinità della Lantus per il recettore dell’insulina. Uno studio ha dimostrato una affinità di legame fino a 600X maggiore rispetto all’ insulina umana regolare, mentre un altro ha rivelato un’affinità di legame molto più modesta, ma ancora impressionante, con una affinità di legame di 6-8X maggiore. Perché questo è importante? La capacità di un farmaco di influenzare il suo recettore bersaglio è legato direttamente alla sua affinità. Maggiore è l’affinità di un farmaco per un particolare recettore, più il  legame diventa probabile, mentre la durata d’azione nel sito recettore è spesso aumentata.

L’aumento dell’IGF-1 portato dalla somministrazione dell’insulina è un dato di fatto ben stabilito da diverso tempo, mentre la domanda della maggior parte dei BB’rs è “Le diverse forme di insulina aumentano i livelli di IGF-1 a vari livelli?” Secondo una recente ricerca, la risposta è sì! I pazienti trattati con la Lantus sono stati trovati avere più alti livelli di IGF-1 rispetto a quelli che hanno utilizzato l’insulina umana regolare. Con questo peptide che gioca un ruolo fondamentale nella crescita e nello sviluppo delle cellule muscolari, questo beneficio non deve essere sottovalutata. Tecnicamente, questo dovrebbe rendere la Lantus la forma di insulina più anabolizzanti disponibile.

Prendendo le informazioni di cui sopra in considerazione, credo che la Lantus trovi il suo miglior utilizzo in grandi dosi e per non più di 2-3 settimane alla volta, massimo. Il termine “grandi” è personale, come quello che potrebbe essere grande per una persona potrebbe non esserlo per un altro e viceversa. I diabetici usano la Lantus come una insulina “base” in combinazione con insuline a più breve durata d’azione ai pasti. Le insuline ad azione breve vengono utilizzate per controllare i grandi aumenti di zucchero nel sangue che avvengono dopo i pasti, mentre la Lantus è in genere utilizzata per gestire le fluttuazioni minori di glucosio nel sangue che si verificano tra i pasti e quando si è a riposo. Ovviamente, se il nostro obiettivo è quello di massimizzare la crescita muscolare, quello che vogliamo fare è di più che gestire piccole oscillazioni della glicemia. Dopo tutto, il corpo dei non diabetici fa questo abbastanza bene da solo.  

Rilasciando costantemente piccole quantità di insulina nel nostro sangue per tutto il giorno, ciò che accade quando si utilizzano dosi basali di Lantus, tutto ciò che si realizzerà sarà la soppressione della nostra produzione endogena di insulina (perché il corpo non ha bisogno di produrne di altra). In sostanza, ci si ritroverà in una sorta di terapia sostitutiva di insulina. Qual è il punto? Mentre la produzione naturale sarà completamente soppressa in presenza di dosaggi basali di insulina, si continuerà a ricevere qualche beneficio, ma i risultati non saranno altrettanto buoni come potrebbero essere.

Per massimizzare i risultati, i livelli di insulina devono essere abbastanza elevati per facilitare il trasporto ottimale dei nutrienti nella cellula muscolare ogni volta che si consuma un pasto, nonostante l’avvenuta soppressione. Tuttavia, la dose non dovrebbe mai essere così alta da permettere ai livelli di glucosio di scendere pericolosamente sotto il limite tra i pasti. Ovviamente, questo richiederà una certa pratica. Non ho intenzione di mettere in guardia circa gli ovvi pericoli da  sovradosaggio di insulina. Se avete bisogno di essere educati su questo, non siete pronti per questo tipo di programma, e vi rimando qui per le informazioni base. Quindi, se non avete ancora capito, questo programma è solo per gli utilizzatori avanzati … non perché sia  intrinsecamente pericoloso (perché sé si sa cosa si sta facendo, e lo si fa correttamente , i rischi sono molto bassi),  ma perché mi rifiuto di essere responsabile dei soliti idioti con poco cervello e una fretta esagerata di finire in ospedale, quelli che poi danno la colpa della loro idiozia agli autori degli articoli.  

Solitamente si suggerisce di dividere la dose giornaliera nel modo seguente:

1-Somministrare il 65% della dose giornaliera al risveglio e

2-somministrare la seconda dose del 35% del totale giornaliero 12 ore più tardi.

Ciò consentirà di ridurre il picco che si verifica post-iniezione con la 2° dose giornaliera, il che è importante perché si andrà a addormentato con un livello di insulina contenuto e in grado di essere gestito correttamente con i nutrienti assunti prima di dormire. Mentre ho detto in precedenza che con la Lantus si verifica un piccolo picco di solito un paio d’ore dopo l’iniezione, è importante rendersi conto che se la dose giornaliera complessiva aumenta, anche l’intensità del picco aumenta. Pertanto, ha senso assumere la dose più grande al mattino e una più piccola la sera.

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Durante il tempo di attività della Lantus, è necessario consumare almeno 6-7 pasti al giorno, tra cui un pasto prima di coricarsi. Ciò manterrà il glucosio e gli aminoacidi in circolo in tutto il sistema, cosa che non solo aiuterà a prevenire l’ipoglicemia, ma consentirà di ottimizzare la crescita muscolare. Si suggerisce di seguire una dieta a basso contenuto di grassi durante questo protocollo in quanto, così facendo,  aiuterà a ridurre al minimo il guadagno di grasso nei soggetti predisposti. L’ormone della crescita rende una grande aggiunta al protocollo, grazie anche al suo significativo e duraturo effetto lipolitico. Infine, viene consigliato sempre di assumere dei sensibilizzatori dell’insulina con questi tipi di programmi, in quanto impediscono / riducono al minimo la diminuzione della sensibilità all’insulina che accompagna normalmente l’uso di insulina. La Metformina e la Berberina sono due dei migliori composti per questo scopo e possono essere acquistati a basso costo, anche se la Metformina richiede una prescrizione medica. 500 mg di Berberina, 2-3X al giorno, saranno il più delle volte sufficienti.

Gabriel Bellizzi

COSOMMINISTRAZIONE DI SINEFRINA, NARINGINA E ESPERIDINA.

 

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La Sinefrina, il principio attivo del Citrus aurantium ha avuto un momento di notorietà come “il” successore dell’Efedrina – fino a quando è diventato chiaro che il suo effetto limitato ai beta-3 recettori adrenergici non era all’altezza del precedente composto. Ricercatori americani [finanziati, tra l’altro, dal produttore di integratori Nutratech] hanno scoperto che l’aggiunta di due flavonoidi trasformano la Sinefrina in una sostanza maggiormente attiva. (1)

I ricercatori hanno fatto un esperimento con 50 soggetti di prova, che sono stati divisi in 5 gruppi.

Al primo gruppo [vedi immagine] è stato somministrato un placebo. 

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Al secondo gruppo [seconda barra; T2] è stata somministrata una dose di 50 mg di Sinefrina, sotto forma del supplemento Advantra Z. La Nutratech, il produttore di questo supplemento, è anche il datore di uno dei ricercatori. Altri due ricercatori hanno anche lavorato come consulente per la Nutratech. Nel secondo gruppo, la quantità di energia bruciata a riposo era aumentata di 35 calorie in un periodo di 75 minuti.

Al terzo gruppo [terza barra; T2] sono stati somministrati 50 mg sinefrina più di 600 mg di naringina . La quantità di energia bruciata a riposo era aumentata di 99 calorie in un periodo di 75 minuti.

Al quarto gruppo [quarta barra; T4] sono stati somministrati 50 mg sinefrina oltre a 600 mg di naringina più 100 mg di esperidina . La quantità di energia bruciata a riposo era aumentata di 153 calorie in un periodo di 75 minuti.

Al quinto gruppo [quinta barra; T5] sono stati somministrati 50 di sinefrina più 600 mg di naringina oltre a 1000 mg di esperidina. La quantità di energia bruciata a riposo è aumentata solo di 49 calorie in un periodo di 75 minuti.

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Durante il periodo di 75 minuti i ricercatori hanno anche misurato la pressione sanguigna dei soggetti e la frequenza cardiaca. Sembra che, mentre l’aggiunta di naringina e esperidina aumenta le proprietà sul metabolismo della sinefrina, ma non i suoi effetti indesiderati cardiovascolari.

Esperidina e naringina sono entrambi presenti negli agrumi, come la sinefrina. I ricercatori ipotizzano che l’esperidina e la naringina attivino l’adiponectina. L’adiponectina rende le cellule muscolari più sensibili all’insulina.

I ricercatori riportano che i dati suggeriscono che la combinazione dei flavonoidi naringina e esperidina con la sinefrina può aiutare la gestione del peso. Ulteriori studi sono necessari per determinare le dosi ottimali, nonché la sicurezza e l’efficacia associati con l’uso a lungo termine di questi composti.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

1- http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3085176/?report=abstract Altro…

#D&R PGF-2

 

D: Per quanto tempo è necessario utilizzare le PGF-2, e come ciclicizzarne l’uso?

R: I Bodybuilder sono così abituati a ciclicizzare gli AAS che è legittimo interrogarsi sulla necessità di ciclicizzare le PGF-2. Dopo più di 50 anni di utilizzo continuo di steroidi anabolizzanti e di ricerca scientifica su questi, nessuno è stato in grado di elaborare un modello di ciclicizzazione degli AAS universale che potesse soddisfare tutti; anche se il range dei 28-42 giorni per ciclo risulta lo schema più accreditato nella somma rischio/beneficio. Quindi, non c’è da aspettarsi che dopo una breve esperienza (rispetto agli AAS) dell’uso di PGF2 esista un modello/schema ciclico universalmente ritenuto ottimale. Quindi non resta altro che analizzare l’uso delle PGF-2 in modo razionale. Per esempio, se si è in periodo “off” da AAS con intervalli di due mesi alla volta, il ciclo di PGF-2 potrebbe essere pianificato durare quei due mesi, al fine di trasformare questo periodo generalmente di “stallo” in un’opportunità per mettere massa muscolare addizionale.
Un altro modo d’uso ciclico delle PGF-2 è quello di utilizzarle per circa 21-28giorni, con iniezioni localizzate a rotazione o mirate ad un gruppo muscolare carente. L’utilizzo di PGF2 non è di certo dei più confortevoli per via della necessità di effettuare più iniezioni al giorno. La maggior parte dei Culturisti non sono abbastanza motivati a sottoporsi a iniezioni più volte al giorno per più di 60-90 giorni alla volta. Così, anche in base a questo va pianificata la lunghezza del ciclo. Risulterebbe controproducente per un Bodybuilder usare un farmaco con riluttanza.
Per quanto riguarda la necessità di interrompere l’utilizzo di PGF-2 è necessario, come sempre, contestualizzare. Per quanto mi riguarda, considero necessario e molto producente ciclicizzare qualsiasi tipo di farmaco o integratore da banco (fatte le dovute eccezioni). E’ ovvio che se stiamo parlando di un Bodybuilder agonista, la necessità di utilizzo del farmaco risulterà più lunga rispetto ad un Bodybuilder amatoriale che basa il suo protocollo sulla necessità di apparire al meglio per la spiaggia. Quindi, in media, cicli di 21-28 giorni, da tre iniezioni giornaliere, risultano essere i più tollerabili e gestibili dalla maggior parte degli utilizzatori.

D: Quanto tempo ci vuole per vedere i primi risultati?

R: Esteticamente parlando, meno di una settimana. La maggior parte dei primi risultati sono dovuti alle proprietà diuretiche delle prostaglandine. Ci si accorge dell’estremo pompaggio muscolare, rendendo il movimento dei muscoli interessati difficile. Il “Pump” muscolare ottenuto con PGF-2 è molto più marcato rispetto a quello ottenuto con gli AAS. Si potrà rapidamente notare che la forma complessiva dei muscoli interessati diventerà molto più gradevole. Per capire di cosa sto parlando, scattare una foto dei muscoli dove viene iniettata la PGF-2 prima e dopo, poi confrontatele . Si noterà che i muscoli saranno più pieni e rotondi. In una o due settimane di PGF-2, è possibile ottenere un ottima qualità/rotondità muscolare dei gruppi interessati.
Con PGF-2 si possono ottenere guadagni di peso corporeo di circa 2,5Kg. Questo aumento di peso non è certamente molto, ma ricordiamoci che la PGF-2 non è un farmaco per l’accumulo di peso . Comunque, a questi 2,5Kg bisogna sottrarre 1-1,5Kg di acqua e di grasso la cui perdita è dovuta all’azione di PGF-2. In termini di guadagno di peso corporeo puro, non è comunque molto impressionante. D’altra parte, un aumento della massa magre e una riduzione concomitante del grasso/acqua è il modo migliore e più veloce per raggiungere una forma fisica di alto livello.
Per quanto riguarda la perdita di grasso, dipende naturalmente della dieta e dagli altri farmaci co-somministrati (ad esempio insulina). È difficile fare una stima poiché è impossibile distinguere esattamente la perdita d’acqua e quella di grasso. Diciamo che in media ci si può sbarazzare di 2,5/5kg tra acqua e grasso nel giro di 8 – 10 settimane con un ciclo moderato.

D: Quale deve essere il dosaggio di PGF-2?

R: I dosaggi medi utilizzati da chi si cimenta per la prima volta nell’uso di PGF-2 dovrebbero mantenersi entro 0,5-1mg per iniezione divisi tra i gruppi interessati per tre volte al giorno. Le dosi possono salire a 2mg per pancia muscolare. La dose complessiva si aggira tra i 3 e i 10mg/die. E’ sempre meglio cominciare con i dosaggi minimi efficaci per poi aumentare gradualmente ad ogni protocollo.

D: PGF-2 viene rilevato nei test anti-doping?

R: Finora, PGF-2 non viene rilevato. Dubito che sarà mai rilevato. Si tratta di un puro costruttore muscolare a brevissima azione, e non un miglioratore della prestazione. In realtà, tende a ridurre la resistenza e le prestazioni. Inoltre, può essere molto difficile da rilevare vista la brevissima vita attiva. D’altra parte, PGF-2 altera gli ormoni steroidei in molti modi. Ad esempio, potrebbe alterare il rapporto Testosterone/Epitestosterone.

D: Come evitare gli effetti collaterali intestinali di PGF-2 ?
R: E’ consigliabile evitare le iniezioni in prossimità dell’intestino, così da evitare l’effetto del PGF-2 a livello intestinale con conseguenti gravi problemi di evacuazione.

Per approfondire l’argomento su PGF-2 vi rimando al mio articolo.

 

Gabriel Bellizzi

Insulina esogena e chetosi

Disclaimer: il presente articolo non è un consiglio ne un incitamento alla sperimentazione di pratiche farmacologiche. Si tratta di una semplice e concisa riflessione a carattere
informativo. 

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Quando le diete chetogeniche tornarono in voga negli anni ’90, i culturisti si misero alla ricerca di modi per accelerare l’entrata in chetosi. Come ben sappiamo, la dieta chetogenica richiede diversi giorni e “step” prima che il corpo entri in piena chetosi (Keto adaptation). Agenti ipo-glicemizzanti sono stati utilizzati, ma alcuni degli atleti più “audaci” (?) si spinsero oltre usando basse dosi di insulina per accelerare il processo. L’idea era quella di entrare il più velocemente possibile in chetosi, così da avere più giorni “brucia grasso” per ciclo. Questo naturalmente ha portato al rischio che le “piccole dosi di Insulina” potessero essere troppe portando all’instaurarsi di una pericolosa ipoglicemia, quindi questa pratica non è stata applicata da molte persone.
Comunque, questa pratica risulta per certi versi interessante soprattutto a livello scientifico.
Per alcuni la prospettiva di utilizzare basse dosi di Insulina con una dieta a basso contenuto di carboidrati potrebbe essere un modo per raccogliere alcuni dei vantaggi anabolizzanti di questo ormone con una minore probabilità di guadagnare grasso, e potrebbe essere un modo per accelerare l’entrata in piena chetosi abbassando i livelli di glucosio ematico.
Bisogna ricordarsi che i chetoni sono protettivi per il cervello durante gli stati di ipoglicemia. Infatti ci sono studi che mostrano come iniezioni di Insulina in soggetti con alti livelli di chetoni possano portare i livelli di glucosio nel sangue a livelli pericolosamente bassi senza che il paziente presenti sintomi ipoglicemici. (1)
L’Insulina è nota per diminuire la chetogenesi epatica, quindi l’utilizzo di Insulina esogena rallenterà la produzione di chetoni…e ciò può essere un problema non da poco. Tuttavia ci sono alcuni dati che mostrano come la produzione di chetoni in animali ai quali è stata somministrata Insulina esogena in combinazione con ottanoato hanno mantenuto la chetogenesi epatica. (2) Questo è un dato potenzialmente importante dato che i trigliceridi a catena media (MCT) sono ottanoati circa al 70%.

Ma sorgono comunque degli interrogativi tra i quali:

1- La chetogenesi epatica negli esseri umani continua con la somministrazione di Insulina esogena e ottanoato?
2- Sono sufficienti gli MCT per combattere il basso livello di glucosio nel sangue in questa circostanza?

A mio avviso esistono troppe variabili avverse, senza contare che l’ago della bilancia pende troppo marcatamente dalla parte dei rischi rispetto ai possibili benefici.

Tuttavia esiste un metodo per accelerare i processi chetogenici che a mio avviso risulta superiore alla tecnica delle basse dosi di Insulina: l’uso della Metformina. Come riportato da me in un precedente articolo (3), la Metformina (tra le altre cose) diminuisce la quantità di glucosio/zucchero assorbita dall’intestino e diminuisce la quantità di glucosio/zucchero prodotta dal fegato. Entrambe queste cose accelerano notevolmente l’entrata in chetosi e l’instaurarsi della “Keto adaptation”, con un rischio notevolmente basso di incorrere in ipoglicemia; specie se la dose è pari a 250mg/die, sufficiente per questo scopo.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

1. http://caloriesproper.com/40-years-ago-a-group-of-researchers-turned-ketosis-into-poetry/
2. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19623545
3.https://www.facebook.com/399069290279317/photos/pb.399069290279317.-2207520000.1457101787./470554893130756/?type=3&theater

The Ultimate Insulin Protocol – new applications

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Dopo aver scritto circa 6 anni fa “The Ultimate Insulin Protocol”, Mike Arnold ha ricevuto numerose richieste che domandavano il suo parere per quanto riguarda alcuni dei prodotti più recenti presenti sul mercato e anche se questi non possano essere utilizzati come sostituzione per i componenti originali del protocollo. Dopo aver risposto con un paio di messaggi abbreviati, ma continuando a leggere simili domande postate su tutte le piattaforme, Mike ha deciso di prendere qualche minuto per affrontare questo argomento ufficialmente, ma ancora più importante, per chiarire alcune delle idee sbagliate che circondano il protocollo originale.

In primo luogo, il lettore dovrebbe capire che quando questo protocollo è stato progettato, è stato destinato per essere di natura generica; per servire come modello di base da modulare a seconda delle proprie esigenze e caratteristiche individuali. Ma piuttosto che essere utilizzato per lo scopo previsto, molti cominciarono a replicare il protocollo parola per parola, senza alcun riguardo per l’importanza dell’individualità soggettiva.

Per quelli di voi che non hanno familiarità con l’originale protocollo (clicca qui per saperne di più), l’obiettivo era semplice: creare un protocollo facile da seguire, altamente efficace, un programma sostenibile privo (o quasi) dei rischi per la salute metabolica inerenti a molti programmi più elaborati, pur essendo adatto sia per principianti che per culturisti esperti. In breve, Mike Arnold ha voluto che le persone siano in grado di sperimentare i vantaggi dell’insulina, ma senza le potenziali conseguenze così spesso associate al suo uso. Grazie al bilanciamento tra efficacia e sicurezza, è stato a ragione denominato “ The Ultimate Insulin Protocol”.

Sebbene molti fattori sono stati considerati nella sua progettazione, il tipo di  insulina e il tempo e tipo di cibo da somministrare hanno formato il fondamento su cui è stato costruito tutto il programma. Mentre l’originale ha incluso alcuni integratori, oltre a una base di proteine e carboidrati, la maggior parte di esse erano opzionali; anche  per dare al lettore alcune idee su ciò che potrebbe essere utile a seconda delle finanze e degli obiettivi. Inoltre, l’integrazione è progredita notevolmente negli ultimi 6 anni, rendendo molte delle opzioni precedenti superate dalle norme vigenti, almeno in confronto ad alcuni dei nuovi prodotti. Indipendentemente da ciò, a parte un paio di integratori selezionati, che ritengo essere integratori di base,  difficilmente ve ne sono essenziali per l’efficacia complessiva del protocollo.

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Detto questo, diamo un’occhiata ai principi elementari del programma -la somministrazione di insulina pre-allenamento- imparando perché è il momento migliore per includere questo farmaco nella propria preparazione.  In breve, l’allenamento con i pesi provoca uno stress meccanico che a sua volta crea una sovra regolazione dello stimolo anabolico. Più comunemente, questo stato iper-anabolizzante viene indicato come finestra di allenamento; un determinato periodo di tempo che dura dall’inizio dell’allenamento fino a poche ore dopo. Un modo in cui il corpo reagisce all’allenamento con i pesi è attraverso un aumento della sensibilità all’insulina. Questo accade quando i nostri recettori per l’insulina, che risiedono sulla superficie della cellula, rispondono al segnale dell’insulina in modo più efficiente, cosa che ci permette un migliore assorbimento dei nutrienti all’interno della cellula.

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L’allenamento promuove anche il recupero e la crescita a livello intracellulare aumentando la sintesi proteica, la glicogeno sintasi, dei glut4 e  l’espressione del trasportatore degli aminoacidi, e diminuendo i livelli di Miostatina. In combinazione con un aumento della sensibilità all’insulina, queste cose non solo si traducono in una crescita accelerata, ma forniscono un effetto di ri-partizionamento dei nutrienti, in cui il cibo che mangiamo e i macronutrienti ivi contenuti vengono indirizzati maggiormente verso il miocita (cellule muscolari), piuttosto che immagazzinato come grasso.

L’insulina è il complemento perfetto per questa finestra anabolica durante l’allenamento, in quanto non solo le sostanze nutrienti vengono trasportate alle cellule muscolari, permettendo così al corpo di approfittare di questo stato anabolizzante intensificato, ma l’insulina agisce anche per molti dei processi di costruzione muscolare, fornendo una costruzione muscolare raddoppiata nel momento in cui il corpo è più sensibile alla risposta del segnale dell’Insulina.

Come anti-catabolico, l’insulina è seconda a nessuno, impedendo la rottura del tessuto muscolare che si verifica durante l’allenamento con i pesi. Opponendosi attivamente con la ripartizione delle proteine muscolari, il tempo di recupero è ridotto. Questo ha un duplice effetto:

dal momento che il corpo non ha necessità di consumare grandi risorse  per il recupero, più energia può essere spesa per la supercompensazione (crescita);

  il recupero più rapido si traduce in un aumento della frequenza di allenamento, permettendo ai muscoli di essere stimolati più volte entro un determinato periodo di tempo e, in definitiva, di crescere più rapidamente. Infine, le concentrazioni di insulina sovrafisiologiche aumentano in modo significativo il volume del sangue all’interno nel tessuto muscolare, aggiungendo un pump muscolare generale che di per se stimola la crescita.

Tuttavia, affinché il nostro corpo possa mettere a frutto tutto questo, i nutrienti giusti devono essere presenti al momento giusto. A questo punto entra in gioco la nutrizione intra-allenamento del presente programma. Chiunque ha letto “The Ultimate Insulin Protocol” ha notato che è richiesto l’uso di proteine e carboidrati specifici da consumare in momenti particolari. Questi macronutrienti non sono stati scelti a caso, ma per la loro capacità di fornire grandi quantità di aminoacidi e glucosio facilmente digeribili e di rapida entrata nel flusso ematico,  mentre l’insulina esogena è attiva.  

Quando diamo un occhiata alle fonti  di carboidrati e proteine ideali per questo scopo, le migliori fonti non provengono da tutto il cibo, ma da carboidrati ad alto peso molecolare e dalle proteine idrolizzate / aminoacidi.  Questi prodotti escono dallo stomaco più rapidamente di qualsiasi altra proteina o fonte di carboidrati disponibili, consentendo un rapido assorbimento intestinale senza ridurre il flusso sanguigno per la loro digestione o causare disturbi digestivi.

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Ci sono molti ottimi prodotti sul mercato che rientrano in questa categoria di supplementi. In termini di proteine, ci sono le proteine del siero di latte, le proteine della carne, la caseina, e anche le proteine dell’uovo idrolizzate. Ci sono molte marche da scegliere, ma si deve leggere l’etichetta nutrizionale per assicurarsi che il prodotto in questione contenga  solo proteine idrolizzate, dal momento che alcune aziende tentano di ingannare il compratore stampando chiaramente la parola “idrolizzate” sul fronte della barattolo, ma che in  realtà contengono solo una piccola quantità delle suddette proteine nel prodotto. Alcuni individui scelgono di utilizzare gli aminoacidi essenziali, invece delle proteine in polvere.

Quando si tratta di carboidrati ad alto peso molecolare, ci sono ancora una volta molte marche tra cui scegliere, forse anche più di quante ce ne siano per le proteine idrolizzate. Tenere presente che non tutti i carboidrati ad alto peso molecolare sono uguali, ma possono variare sia il loro grado di osmolalità che la loro complessità. In generale, più bassa è la osmolalità, meglio è, dal momento che ciò  determina il tasso con il quale il carboidrato esce dallo stomaco. In generale, si desidera un carboidrato ad  alto peso molecolare con un punteggio di 500.000 o superiore.

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Mentre una osmolalità inferiore è sempre meglio, non importa quale tipo di carboidrato intra-allenamento viene utilizzato, la sua complessità è una questione di preferenze personali. Proprio come con i carboidrati integrali alimentari, che possono variare in complessità da zuccheri semplici ai polisaccaridi molto più complessi, in modo simile i carboidrati ad alto peso molecolare variano in complessità. Ci sono stati molti prodotti di carboidrati di successo sul mercato che contengono glucidi da entrambe le estremità dello spettro. Ad esempio, i carboidrati ad alto peso molecolare all’interno del Glycofuse Gaspari (che contiene Destrine cicliche altamente ramificate) sono uno zucchero semplice, mentre  prodotti simili come il Karbolyn o il Vitargo sono composti da una complessa varietà di polisaccaride.

Per quanto riguarda l’integrazione aggiuntiva, ci sono solo 2 composti che l’autore del protocollo ritiene   fondamentali per massimizzare gli effettivi. Questi sono la leucina e la creatina, specialmente le versioni micronizzate. Agendo come trigger anabolizzanti via mTOR, la leucina è essenziale non solo per stimolare la sintesi proteica in misura significativa, ma anche perché controlla direttamente la velocità con cui la sintesi proteica avviene. Pertanto, ottimizzare i livelli ematici di leucina è una questione importante per qualsiasi bodybuilder, indipendentemente dall’uso dell’insulina.

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Anche se ricorre a meccanismi completamente diversi, gli effetti positivi della creatina sulla crescita muscolare sono così numerosi, e il suo prezzo così ragionevole, che dovrebbe essere un elemento di base per tutti i culturisti. Essendo che non c’è momento migliore per assumere questi prodotti se non durante la finestra dell’allenamento e con l’influenza dell’insulina al suo apice, rende assai sensato l’uso di includerli  con lo shake intra-allenamento. La supplementazione aggiuntiva, se ce ne fosse il caso, dovrebbe essere determinata dagli  obiettivi e dalle finanze.

Un punto di contesa tra coloro che hanno visto / usato il protocollo originale è la quantità raccomandata di carboidrati. Come accennato in precedenza, l’intero programma era generico, comprese le raccomandazioni sulla dose dei carboidrati. Pertanto, il processo di pensiero dietro questo aspetto del programma era abbastanza semplice, e cioè selezionare una dose di insulina che producesse buoni risultati in chiunque con una discreta sensibilità all’insulina e in  coppia con una quantità opportunamente temporizzata di carboidrati per garantire la sicurezza dell’utilizzatore, non importa quanto buona può essere la loro sensibilità all’insulina. Essendo che l’autore del protocollo stava parlando ad un pubblico generale, egli doveva  tenere conto di tutti gli individui, non solo della persona nella media.

Nel determinare la quantità di carboidrati  giusto per il soggetto, non bisogna basarsi sull’assunzione di carboidrati in base alla vostra dose di insulina. Piuttosto, è la dose di insulina che deve essere determinata dalle vostre esigenze di carboidrati. Questo può variare notevolmente a seconda delle  persone e dei loro obiettivi. Un Bodybuilder avanzato di 300 lb, con un metabolismo rapido potrebbe richiedere 400 grammi di carboidrati durante la finestra di allenamento al fine di recuperare e crescere al meglio delle sue capacità, mentre un Bodybuilder intermedio di 180 lb bodybuilder con un metabolismo più lento potrebbe richiedere solo una piccola frazione di quella. 

In primo luogo è necessario stabilire l’assunzione di carboidrati ottimale, che varia a seconda se si sta cercando di crescere o perdere grasso (Nota: io personalmente, e lo stesso Mike Arnold,  non credo  che l’uso di insulina abbia molto posto nei programmi pre-gara, a parte un numero limitato di potenziali applicazioni). Una volta che avete stabilito il quantitativo di carboidrati si può decidere la dose di insulina. L’assunzione di carboidrati non dovrebbe cambiare solo perché si sta usando l’insulina! Molte persone tendono ad abbassare la loro assunzione di carboidrati il più possibile quando si usa questo farmaco, pensando che questo è ciò che devono fare per evitare l’aumento di grasso, ma tutto quello che stanno compiendo in questo modo è ridurre i loro guadagni potenziali.

Abbassando l’assunzione di carboidrati al livello minimo di grammi necessari per evitare l’ipoglicemia altera l’intero scopo per il quale si utilizza l’insulina, in primo luogo, e gran parte di questo scopo è quello di massimizzare il trasporto dei nutrienti al tessuto muscolare. Come si può pensare di sfruttare ciò se l’assunzione di carboidrati è simile a quella di una ragazza adolescente sottopeso? Tutto quello che farete, applicando questa scelta è compromettere drasticamente la capacità del corpo di ottenere grandi guadagni muscolari.

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Andiamo avanti. Da quando Mike Arnold scrisse il programma originale egli ha cambiato idea su alcune cose. Una di queste  è il tipo di insulina raccomandata. Pur credendo che l’Humalog / Novolog abbia  i suoi vantaggi, Arnold ritiene che il buon vecchio Humulin R / Novolin R sia la forma ideale di insulina per l’uso pre-allenamento in coloro che cercano di costruire massa, così come per tutti gli utilizzatori alle prime armi. Non solo è più sicuro grazie alla sua velocità di rilascio più lenta, ma rimane attivo per tutta l’intera finestra di allenamento. In questo modo il culturista può beneficiare di un maggiore apporto di nutrienti su più shake/pasti (shake intra e post-allenamento), piuttosto che uno solo, fornendo risultati superiori.

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In secondo luogo, ora consiglio un formato diverso in termini di tempi degli shake. In precedenza, Mike aveva consigliato di consumare 3 diversi shake di cui uno immediatamente pre-allenamento, uno a metà allenamento e uno post-allenamento. Anche se questo serviva allo scopo di fare in modo che i nutrienti erano presenti in quantità ottimale nell’interezza della finestra dell’allenamento, ma in realtà non risultava così funzionale. Inoltre, si è notato che la maggior parte delle persone rispondono meglio ad una combinazione di macros in un solo shake consumato durante tutto l’allenamento, seguito da un grande pasto solido entro 60 minuti dal termine del workout. Poiché lo shake è consumato tutto durante l’allenamento, ha lo stesso effetto di assumere uno shake all’inizio dell’allenamento e a metà, mentre lo shake finale è omesso a favore di un pasto solido.

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La logica dietro alla quale sta la decisione di saltare lo shake post-allenamento sta nello shake intra-allenamento e nello shake post-allenamento. Come è il caso qui, lo shake intra-allenamento sono normalmente consumati nel corso dell’allenamento, con una parte dello shake iniziato proprio all’inizio dell’allenamento e il resto viene sorseggiato mano a mano che l’allenamento progredisce. In questo modo, l’assimilazione dei nutrienti inizierà parzialmente durante l’allenamento e continua fino a circa un’ora dopo il termine dell’allenamento. A quel punto non c’è bisogno di consumare un’altra fonte a rapido assorbimento di proteine e carboidrati, dal momento che i muscoli sono già stati forniti di tutto ciò di cui hanno bisogno per avviare il processo di recupero e di crescita.

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Pertanto, invece di bere un altro shake dopo il termine dell’allenamento, si consiglia di consumare un pasto solido, che fornirà un afflusso più sostenuto di aminoacidi e glucosio ai muscoli per molte ore a venire.

Quando l’insulina viene utilizzata, il fattore più importante da considerare, al di fuori dell’effetto acuto del farmaco sulla glicemia, è il suo effetto sulla sensibilità all’insulina. La resistenza all’insulina è il trampolino di lancio da cui derivano tutti gli altri problemi connessi all’insulina. Mantenendo la sensibilità all’insulina in un range normale, tutti gli effetti collaterali associati al farmaco, tra  salute e problemi estetici, rimarranno pressoché inesistente.

Questo è uno dei principali vantaggi di questo programma, in quanto permette all’individuo di godere dei benefici dell’insulina senza dover affrontare tutti gli effetti collaterali indesiderati. Ricordate, l’insulina è una sostanza naturale, secreta dal pancreas tutto il giorno per mantenere i livelli di glucosio nel sangue entro la normalità. Proprio come il nostro corpo è naturalmente programmato per gestire questo ormone senza complicazioni indesiderate (a patto di non alterarlo), così anche la gestione della nostra insulina esogena è determinata dalla risposta del nostro corpo ad essa.

 

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Berberina

 

Mike Arnold ha affermato che  intenzionalmente aveva impostato questo programma in modo che possa essere utilizzato per 5 giorni alla settimana, a tempo indeterminato, senza danneggiare la propria sensibilità all’insulina. Se è vero che qualsiasi quantità di esposizione all’insulina avrà un corrispondente effetto negativo sulla sensibilità all’insulina, questo è facilmente evitato con l’aggiunta di sensibilizzatori dell’insulina al proprio programma, come berberina, melone amaro, ecc… Per la maggior parte delle persone, una supplementazione di berberina ad un dosaggio di  1.000-1.500 mg / giorno (suddivisi in 3 dosi giornaliere) è tutto ciò che serve per annullare gli effetti negativi di tale programma sulla sensibilità all’insulina e in molti casi, la sensibilità può anche migliorare. Per non dover ciclicizzare questo programma, si evita l’effetto yo-yo testimoniato dagli altri programmi.

Come sempre, assicurarsi di essere  ben informati sui potenziali rischi di un uso improprio di questo farmaco prima di impegnarsi in qualsiasi programma che contempli l’uso di insulina.

 

Gabriel Bellizzi