Picnogenolo, tessuto adiposo e mitocondri.

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L’integrazione con Picnogenolo potrebbe aumentare la perdita di grasso. Questo effetto potenziale è suggerito da uno studio svolto su animali da parte di ricercatori cinesi, il quale è stato pubblicato sul Journal of Diabetes Research.(1) Secondo questo studio, il Picnogenolo modifica il funzionamento degli adipociti. Il composto fa si che le cellule adipose rilascino più acidi grassi nel flusso ematico elevando al tempo stesso il dispendio energetico cellulare.

I ricercatori hanno sottoposto dei topi ad un regime alimentare ipercalorico [HCD] per 8 settimane. I topi, ovviamente, hanno subito un aumento della massa grassa. Un gruppo di controllo è stato sottoposto ad un regime alimentare standard [ND] durante lo stesso periodo di tempo. E, come prevedibile, i topi del gruppo di controllo non hanno subito modifiche nella composizione corporea.

Ad un gruppo di topi è stata somministrata una dose giornaliera relativamente bassa (30mg/Kg) di Picnogenolo [LoPYC + HCD], oltre ad essere sottoposti ad una alimentazione ad alto contenuto calorico. La dose utilizzata rapportata ad un essere umano equivarrebbe a circa 300mg di Picnogenolo al giorno.

Ad un altro gruppo di topi è stata somministrata una dose relativamente alta (100mg/Kg)di Picnogenolo [HiPYC + HCD]. La dose utilizzata rapportata ad un essere umano equivarrebbe a circa 1g di Pycnogenolo al giorno.

I ricercatori hanno utilizzato l’estratto di Picnogenolo commercializzato dalla svizzera Horphag.(2) Nonostante ciò, i ricercatori non hanno ricevuta alcun finanziamento dalla Horphag; hanno ottenuto i finanziamenti dal governo cinese.

La supplementazione sia a basso [LoPYC + HCD] che ad alto dososaggio di Picnogenolo [HiPYC + HCD] ha mostrato un potenziale di eliminazione dell’effetto ingrassante dato dall’alimentazione ad alto contenuto calorico [HCD], e ha inibito la crescita del tessuto adiposo.

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Negli adipociti del tessuto adiposo bianco, il Picnogenolo ha inibito il gene PLN1, che è coinvolto nella conservazione del grasso. Contemporaneamente, il Picnogenolo ha mostrato di attivare i PPAR-α e γ (implicati nella regolazione del deposito degli acidi grassi e del metabolismo del glucosio). Più sorprendentemente, il Picnogenolo ha aumentato la concentrazione dell’Ormone Lipasi Sensibile [HSL] nel tessuto adiposo bianco. Questo enzima è il principale responsabile della mobilizzazione dei Trigliceridi dal tessuto adiposo, e fa sì che gli adipociti rilascino gli acidi grassi liberi nel flusso ematico (anche se esistono altre lipasi coinvolte in questo processo). Il corpo può usare questi acidi grassi liberi come substrato energetico.

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Il Picnogenolo ha anche agito mantenendo la concentrazione di PGC-1-α nelle cellule adipose. Il PGC-1-α stimola la biogenesi mitocondriale nelle cellule (aumento del numero dei mitocondri). Maggiore è il numero di mitocondri nelle cellule, più nutrienti possono essere convertiti in energia.

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Tutti questi processi sono probabilmente dipendenti dall’azione attivante del Picnogenolo nei confronti della proteina chinasi cAMPdipendente [PKA].

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I ricercatori affermano che, i loro dati dimostrano che il Picnogenolo può ridurre efficacemente il peso corporeo e i depositi adiposi. Questa scoperta suggerisce che la somministrazione di Picnogenolo può essere una nuova strategia per prevenire e trattare l’obesità e le malattie metaboliche associate.

Il meccanismo scoperto suggerisce che l’effetto dimagrante del Picnogenolo aumenta in combinazione con i beta-agonisti. Il PKA aumenta l’attività beta-adrenergica. Il fatto che i fenoli [le sostanze attive contenute nel Picnogenolo sono fenoli] rafforzino l’azione dei beta-agonisti è stato dimostrato in precedenti studi.(3)

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

  1. https://doi.org/10.1155/2018/9713259
  2. https://www.pycnogenol.com/
  3. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3085176/?report=abstract

TRATTAMENTO DELLA SINDROME DEL TUNNEL CARPALE CON ACIDO ALFA-LIPOICO

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Acido Alfa-Lipoico

 

L’Acido Alfa-Lipoico può dare sollievo ai soggetti che soffrono della sindrome del tunnel carpale. Ricercatori messicani hanno osservato che una dose pari a 600mg di ALA si presta bene a tal fine.(1) Il loro studio è interessante anche per gli atleti supplementari chimicamente. Infatti, circa un terzo degli utilizzatori dell’ormone della crescita sviluppa la sindrome del tunnel carpale.

Gli atleti supplementati farmacologicamente e che usano alte dosi di GH hanno buone possibilità di sviluppare la sindrome del tunnel carpale. Questo accade perché il GH promuove, direttamente ed indirettamente, nella mano e nel polso, la crescita del tessuto osseo, dei muscoli, dei legamenti e del tessuto connettivo. Nel polso, come ben sappiamo, passa il nervo mediano attraverso il tunnel carpale (o canale carpale).

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Quando il tunnel carpale si restringe e il nervo mediano viene compresso, si sviluppa formicolio, intorpidimento e spesso dolore. E questa condizione viene chiama sindrome del tunnel carpale.

Quando tale sindrome è causato dall’uso di GH esogeno, il rimedio è semplice: cessare la somministrazione del composto. Secondo quanto riportato nella letteratura medica (2), la sindrome del tunnel carpale causato dall’uso di GH esogeno tende a scomparire nel giro di poche settimane dopo la cessata somministrazione. Ma se la sindrome del tunnel carpale è causata da un’altro fattore- e ce ne sono molti – allora l’unica soluzione risulta essere l’intervento chirurgico.

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Nel 2014, ricercatori italiani hanno pubblicato uno studio nel quale si riportava che un integrazione giornaliera composta da 300mg di Acido Alfa-Lipoico, 500mg di Curcumina Fitosoma e vitamine del gruppo B ha alleviato i sintomi della sindrome del tunnel carpale.(3) Gli autori dello studio hanno usavano l’Axin C, un prodotto della Farmacondo.

Anche i ricercatori messicani, affiliati all’Università di Guadalajara, hanno cercato di alleviare i sintomi legati alla sindrome del tunnel carpale con una supplementazione OTC, ma optando per un approccio più semplice. Hanno somministrato a 10 pazienti 600mg di Acido Alfa-Lipoico ogni giorno per 3 mesi. Hanno usato la versione più economica, vale a dire la miscela racemica composta dal 50% di enantiomeri R e dal 50% di enantiomeri S.

Altri nove pazienti hanno ricevuto un placebo.

Dopo un mese di integrazione, i pazienti hanno subito l’intervento chirurgico. Successivamente, hanno continuato a utilizzare la supplementazione di ALA per altri 2 mesi.

Poco prima dell’inizio della supplementazione [BASAL], dopo un mese di supplementazione [PRESURGERY] e un mese dopo la cessazione della supplementazione [FINAL], i medici hanno fatto compilare ai pazienti il Boston Questionnaire. Si tratta di un questionario con il quale i medici determinano la gravità della sindrome del tunnel carpale.

Nel mese precedente l’operazione, l’Acido Alfa-Lipoico ha ridotto la gravità dei sintomi. Tre mesi dopo l’intervento, il gruppo trattato con Acido Alfa-Lipoico presentava meno disturbi rispetto al gruppo placebo. Questo suggerisce che la supplementazione con ALA ha accelerato la guarigione del nervo mediano danneggiato.

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Il gruppo trattato con Acido Alfa-Lipoico ha mostrato miglioramenti nei parametri sensoriali e motori, un’osservazione che potrebbe essere spiegata dai meccanismi multimodali dell’Acido Alfa-Lipoico legati alla sua azione antiossidante, agendo come “spazzino” dei radicali liberi e come rigeneratore delle vitamine C ed E, le quali contribuiscono alla riduzione dello stress ossidativo nel nervo periferico.

I risultati ottenuti suggeriscono anche che l’Acido Alfa-Lipoico può accelerare il recupero della funzione del nervo mediano, poiché il punteggio del Boston Questionnaire è migliorato più repentinamente nel gruppo trattato con Acido Alfa-Lipoico rispetto al gruppo placebo.

In conclusione, i ricercatori affermano di aver scoperto che l’Acido Alfa-Lipoico ha un effetto neuroprotettivo, somministrato per 1 mese prima della decompressione chirurgica e per 3 mesi dopo l’intervento.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

  1. https://doi.org/10.1089/jmf.2017.0056
  2. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11128896
  3. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3915925/

EFFETTO ANORESSIZZANTE DEL OLEOILETANOLAMIDE

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Oleoiletanolamide

La supplementazione con Oleoiletanolamide può agevolare lo svolgersi di una dieta a ristretto apporto calorico. Scienziati della nutrizione iraniani sono arrivati a tale conclusione dopo aver svolto uno studio su esseri umani nel quale hanno preso in esame gli effetti del Oleoiletanolamide. Tale studio è stato pubblicato su Appetite. Sebbene i soggetti presi in esame non avessero modificato il loro stile di vita, hanno sperimentato una discreta perdita di grasso corporeo. Il supplemento ha mostrato di avere un effetto anoressizzante.(1)

Oleoiletanolamide si trova in quantità nel ordine dei microgrammi nell’avena, nel cacao e nelle noci, ma è l’intestino tenue che sintetizza questo composto in quantità significative. Con un maggiore consumo di alimenti contenenti acidi grassi monoinsaturi, per esempio, olio d’oliva, avocado e noci, le concentrazioni ematiche di Oleoiletanolamide aumentano.(2)

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L’Oleoiletanolamide è un endocannabinoide: una sostanza endogena che interagisce con i recettori cannabinoidi. Secondo una vecchia teoria, formulata negli anni Novanta, l’Oleoiletanolamide impedisce ad un altro endocannabinoide, l’Arachidonietanolamina(2-arachidonoilglicerolo,2-AG), di legarsi al recettore cannabinoide di tipo 1 [CB1]. Poiché l’Arachidonietanolamina stimola l’appetito attraverso l’interazione con il CB1, l’Oleoiletanolamide, agendo come un agonista/antagonista, può ridurre l’appetito.

La teoria è sicuramente allettante, ma una volta applicata l’effetto è risultato essere migliore delle aspettative. L’Oleoiletanolamide è un efficace coadiuvante per la perdita di grasso nel mondo reale? Per scoprirlo, gli scienziati della nutrizione dell’Università di Tabriz (Iran) hanno svolto esperimento reclutando 57 persone obese di età compresa tra 18 e 59 anni. Durante le 8 settimane dello studio, ad una metà dei partecipanti sono state somministrate giornalmente 2 capsule contenenti ciascuna 125mg di Oleoiletanolamide, mentre all’altra metà dei partecipanti è stato somministrato un placebo.

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I ricercatori hanno usato Oleoiletanolamide da loro sintetizzat. La dose che hanno utilizzato per lo studio non era elevata. Ad esempio, il supplemento della RiduZone a base di Oleoiletanolamide contiene 200mg di principio attivo per capsula.

La massa grassa dei soggetti supplementari con Oleoiletanolamide è diminuita di 1,3 kg; la massa grassa dei soggetti del gruppo placebo è aumentata di poco più di mezzo chilo.

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Nel gruppo supplementato con Oleoiletanolamide la perdita di grasso è stata maggiore a livello addominale, come suggerisce la figura sottostante.

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I soggetti supplementari con Oleoiletanolamide hanno segnalato una ridotta sensazione di appetito. Non solo avevano meno appetito rispetto ai soggetti del gruppo placebo, ma avevano anche un senso di sazietà e pienezza maggiore dopo i pasti.

 

 

Quando i ricercatori hanno analizzato i campioni ematici dei soggetti dello studio, prelevati prima e dopo la somministrazione di Oleoiletanolamide, hanno osservato che il supplemento aveva attivato il gene PPAR-alfa. Sospettano, quindi, che l’Oleoiletanolamide riduca l’appetito attivando questo gene.

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I ricercatori scrivono che il risultato principale ottenuto da questo studio è stata la scoperta che con l’integrazione di 2 capsule da 125mg di Oleoiletanolamide per 8 settimane si osserva un miglioramento dell’espressione del gene PPAR-alfa, il miglioramento delle misure antropometriche (peso, BMI, circonferenza vita e massa grassa) e della sensazioni di sazietà ‘appetito (fame , desiderio di consumare cibo, voglia di dolci diminuita, e pienezza aumentata).

I ricercatori concludono affermando che, considerando i molti effetti benefici dell’Oleoiletanolamide in varie vie metaboliche, il suo uso come approccio complementare alla perdita di peso potrebbe essere efficace nel sopprimere l’appetito e controllare il peso nelle persone obese; tuttavia, sono necessari ulteriori studi per confermare gli attuali risultati.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

  1. https://doi.org/10.1016/j.appet.2018.05.129
  2. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25347552

PANTETINA E COLESTEROLO LDL

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Se la concentrazione di LDL nel sangue risulta elevata, la maggior parte delle persone, giustamente, cerca di risolvere il problema attraverso delle modifiche al proprio piano alimentare (in primis riducendo la quota calorica). Ma se questa pratica preliminare non dovesse apportare benefici significativi, prima di ricorrere all’uso di farmaci volti alla riduzione del Colesterolo ematico, come ben sappiamo, esistono una serie di supplementi che possono dare un aiuto significativo alla risoluzione del problema, tra questi spiccano il Riso Rosso fermentato, la Caigua e la Niacina (Vitamina B3). Secondo un piccolo studio svolto su esseri umani, però, sembra esistere un altro supplemento che può apportare i benefici sul colesterolo sierico dei prima citati composti: l’integrazione con Pantetina (Vitamina B5).(1)

La Pantetina è un analogo della Vitamina B5 che, secondo alcuni piccoli studi, inibisce l’enzima HMG-CoA reduttasi nel fegato in dosi da 600mg a 1.2g al giorno. La HMG-CoA reduttasi svolge un ruolo chiave nella sintesi del Colesterolo. Di conseguenza, la supplementazione con una forte dose di Pantetina ha il potenziale di ridurre la concentrazione di LDL e Trigliceridi nel sangue.

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I ricercatori della società Canadian research company KgK Science [kgkscience.com] hanno svolto l’esperimento prendendo in esame due gruppi composti da 16 soggetti ciascuno, tutti con elevati livelli di colesterolo. Entrambi i gruppi hanno seguito la dieta del Therapeutic Lifestyle Change [TLC].

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Per 16 settimane, ad un gruppo è stato somministrato giornalmente un placebo. All’altro gruppo è stata somministrata una dose di 600 [prime 8 settimane] e 900 [ultime 8 settimane] milligrammi di Pantetina al giorno.

La dieta alla quale sono stati sottoposti i partecipanti di entrambi i gruppi ha causato un abbassamento dei livelli di LDL, ma la supplementazione con Pantetina ha migliorato questo effetto. Nel gruppo placebo, il livello di LDL era inferiore del 3% nella settimana 16 rispetto all’inizio dello studio. Nel gruppo supplementato con Pantetina, il livello di LDL era sceso dell’11%.

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I ricercatori affermano che il presente studio confermi che la Pantetina abbassa i marker di rischio per le malattie cardiovascolari nei soggetti da basso a moderato rischio cardiovascolare che sono candidati per l’uso di statine secondo le linee guida del National Cholesterol Education Programme. Rispetto al placebo, i partecipanti trattati con Pantetina hanno dimostrato un calo significativo dei livelli di colesterolo totale LDL-C, HDL-C dopo 16 settimane di trattamento.

Inoltre, a differenza di quanto accade con l’uso di statine, che riducono il CoQ10 a livelli dannosi, sia i partecipanti del gruppo “Pantetina” che quelli del gruppo “placebo” hanno subito un aumento significativo nei loro livelli di CoQ10 (al di sopra del basale).

I ricercatori concludono affermando che, questo studio ha dimostrato che la sola applicazione della dieta del Therapeutic Lifestyle Change non ha influenzato significativamente i profili lipidici, ma in concomitanza con la supplementazione di Pantetina, i livelli lipidici sono significativamente diminuiti. La supplementazione con Pantetina può quindi essere considerata una terapia aggiuntiva opzionale per i pazienti con rischio da basso a moderato per le malattie cardiovascolari.

Nota importante: La giapponese Daiichi Fine Chemicals, produttrice di Pantetina, ha finanziato il presente studio. La Daiichi è stata rilevata dalla Kyowa Pharma [kyowa-pharma.co.jp]. Tre dipendenti di quella società hanno lavorato come co-autori nello studio. Uno di loro era il leader della ricerca.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

  1. https://doi.org/10.2147/VHRM.S57116

BETA-ALANINA E ATLETI DI FORZA

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Beta-Alanina

 

Secondo il consenso generale, la supplementazione con Beta-Alanina è considerata efficace solo durante sforzi intensi che durano dai 60 ai 240 secondi. E, ovviamente, i set degli atleti di forza non durano così a lungo. Tuttavia, uno studio svolto su esseri umani e pubblicato da ricercatori spagnoli, affiliati con l’Università Alfonso X El Sabio, mostra che gli atleti di forza che si allenano a circuito possono trarre beneficio dall’integrazione con Beta-Alanina. (1)

I ricercatori che hanno svolto lo studio in questione, hanno diviso in 2 gruppi 30 soggetti di sesso maschile (sani) di età compresa tra 18 e 15 anni, tutti con esperienza nell’allenamento per la forza. I soggetti di entrambi i gruppi sono stati sottoposti ad allenamento con i pesi 3 volte a settimana per 5 settimane.

Le sedute allenanti consistevano in un allenamento a circuito per la parte inferiore del corpo, il quale era composto di 3 esercizi: Back Squat, Barbell-Step-Ups e Affondi. I soggetti dello studio si sono allenati con un carico pari al 50-60% del 1RM. Tutti hanno svolto un numero fisso di ripetizioni.

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Durante lo studio gli allenamenti a circuito diventavano sempre più impegnativi. La durata delle serie è stata ridotta da 40 a 20 secondi, il numero delle serie per esercizio è stata aumentata da 3 a 5 e il periodo di riposo tra i set è stato diminuito da 120 a 60 secondi.

La metà dei soggetti presi in esame ha assunto un placebo, l’altra metà ha assunto 6.4g di Beta-Alanina al giorno. Questi ultimi assumevano ogni giorno 8 dosi da 800mg di Beta-Alanina, a intervalli di 90 minuti, distribuiti per tutta la giornata. Questo metodo di assunzione ha impedito ai soggetti di sperimentare la sensazione di “bruciore” sulla pelle [parestesia] riscontrato con la supplementazione di Beta-Alanina (specie a dosaggi importanti).

Il peso con cui i partecipanti erano in grado di eseguire una sola ripetizione [1RM] è aumentato in entrambi i gruppi, ma questo aumento è stato significativamente maggiore nei soggetti che avevano assunto la Beta-Alanina.

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Allo stesso tempo, la velocità [in realtà: la potenza] con cui i soggetti potevano eseguire la ripetizione massimale ha subito aumenti maggiori nel gruppo Beta-Alanina rispetto al gruppo placebo.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

  1. https://doi.org/10.1186/s12970-018-0224-0

IDROSSITIROSOLO E GRASSO CORPOREO

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Le olive e l’olio d’oliva probabilmente contengono più composti con potenziali effetti sulla ricomposizione corporea oltre alla Oleuropeina, della quale ho scritto di recente. L’Idrossitirosolo, un’altra sostanza presente nell’olio d’oliva, possiede interessanti effetti biologici. In uno studio svolto su esseri umani, e pubblicato da ricercatori italiani nel Oxidative Medicine and Cellular Longevity, è emerso che l’integrazione giornaliera di 15mg di Idrossitirosolo riduce la percentuale di grasso corporeo.(1)

I ricercatori hanno reclutato 28 soggetti sani e, ovviamente, non obesi di età compresa tra 18 e 65 anni i quali sono stati divisi casualmente in due gruppi (rapporto 1:1). Ad un gruppo sono state somministrate due capsule gastroresistenti al giorno contenenti l’estratto di oliva prodotto dalla DSM elaVida. In ogni capsula erano contenuti 7,5mg di Idrossitirosolo, quindi i soggetti assumevano giornalmente 15mg di Idrossitirosolo. All’altro gruppo è stato somministrato un placebo per tre settimane. La durata della somministrazione in entrambi i gruppi è stata di tre settimane.

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Il supplemento utilizzato dai ricercatori era la Fenolia . [fenolia.it] E ne l’azienda della Fenolia ne la DSM hanno finanziato la ricerca. I ricercatori hanno ottenuto i fondi necessari dal governo italiano.

Ad un gruppo è stata unita alla supplementazione base dello studio una supplementazione aggiuntiva giornaliera composta da: 40g di proteine in uno shake, 2g di fitosteroli, 2g di olio di pesce ricco di EPA, Probiotici e 1g di Berberina. Tutti i supplementi sono stati prodotti dalla Nature’s Sunshine. [Naturessunshine.com] E’ corretto riportare che i ricercatori hanno lavorato in quell’azienda.

I ricercatori si aspettavano che l’integrazione con Idrossitirosolo avrebbe risotto la concentrazione di LDL ossidato. L’agenzia europea EFSA ha approvato l’uso di tale composto a tele fine. (2) E ha espresso un’opinione positiva sulla sicurezza degli estratti di Idrossitirosolo.(3) Tuttavia, i ricercatori in questo studio non hanno osservato una riduzione della quantità di LDL ossidato mediante integrazione di Idrossitirosolo.

La supplementazione con Idrossitirosolo ha aumentato la produzione cellulare dell’enzima antiossidante superossido dismutasi-1 [SOD1]. Il SOD-1 neutralizza i radicali liberi. Topi geneticamente modificati che non riescono a produrre questo enzima presentano un decadimento muscolare correlato più rapido. (4)

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Allo stesso tempo, la supplementazione con Idrossitirosolo ha ridotto la percentuale di grasso dei soggetti del test, anche se non avevano cambiato il loro stile di vita. I ricercatori hanno misurato la percentuale di grasso in modo classico. Hanno utilizzato un plicometro.

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In questo studio, i ricercatori hanno osservato come 15mg/die di Idrossitirosolo potrebbero esercitare effetti positivi sulla salute umana riducendo lo stress ossidativo e il rischio cardiovascolare. Anche se, questa quantità giornaliera di Idrossitirosolo non sembra produrre effetti positivi sul LDL-C ossidato.

Questi risultati suggeriscono una necessaria personalizzazione delle dosi di Idrossitirosolo al fine di poter far esercitare i suoi benefici per la salute nella prevenzione delle malattie cardiovascolari e nella protezione delle particelle di LDL-C dal danno ossidativo.

Tuttavia, sono necessari ulteriori studi clinici su una popolazione più ampia per un periodo di tempo più lungo affinché le conoscenze dei meccanismi terapeutici del composto in questione siano ampliate e, di conseguenza, ne sia garantita l’efficacia e la sicurezza.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

  1. https://doi.org/10.1155/2017/2473495
  2. https://www.efsa.europa.eu/en/efsajournal/pub/2033
  3. https://www.efsa.europa.eu/en/efsajournal/pub/4728
  4. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16716900

EFFETTO INSULINO-SIMILE DELLA OLEUROPEINA

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L’Oleuropeina, sostanza fitochimica contenuta in quantità significative soprattutto nelle olive verdi e nell’olio extravergine d’oliva, secondo i ricercatori giapponesi dell’Università di Ochanomizu e della Eisai Food & Chemical Corporation, possiede la capacità di mimare l’effetto dell’Insulina.(1) Aumenta l’uptake del glucosio da parte del miocita.

I ricercatori hanno svolto lo studio su topi. Per 12 settimane hanno somministrato ad un gruppo di animali del mangime standard [NFD] mentre ad un altro gruppo hanno somministrato del mangime con del grasso addizionale [HFD]. Ad alcuni dei topi di quest’ultimo gruppo è stata somministrata anche l’Oleuropeina.

L’equivalente umano della dose di Oleuropeina somministrata ai topi era approssimativamente di 400-600mg al giorno.

La supplementazione di Oleuropeina non ha avuto alcun effetto sulla composizione corporea dei topi, ma, paradossalmente, ha migliorato la loro sensibilità all’insulina. Il loro HOMA-IR, una formula per calcolare il grado di insulino-resistenza, è risultato inferiore. La supplementazione di Oleuropeina potrebbe approssimativamente dimezzare l’effetto negativo di una dieta ad alto contenuto di grassi sulla sensibilità all’insulina.

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Quando i ricercatori hanno iniziato a svolgere esperimenti con le cellule muscolari in vitro, hanno scoperto che ad una concentrazione tra 10 e 100 micromoli l’Oleuropeina imitava l’effetto dell’insulina e stimolava le cellule muscolari ad assorbire più glucosio. Nelle cellule muscolari, l’Oleuropeina ha attivato i GLUT4.

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La proliferazione dei GLUT4 sulla superficie della cellula era il risultato dalla attivazione dell’enzima AMPK, e non del Akt, da parte dell’Oleuropeina. L’insulina agisce attivando l’Akt. L’effetto benefico dell’Oleuropeina sul metabolismo glucidico è quindi indipendente da quello dell’Insulina.

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Le cellule muscolari diventano insensibili all’insulina anche a causa di alte concentrazioni di acidi grassi saturi, come il palmitico [PA]. Pertanto, l’obesità può spesso portare al diabete di tipo 2. L’Oleuropeina potrebbe parzialmente annullare quest’effetto.

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Gli studi sull’uomo che hanno valutato gli effetti dell’olio d’oliva, in particolare, o della dieta mediterranea, in generale, hanno mostrato effetti benefici sulla salute cardiovascolare e sulla sindrome metabolica.

I ricercatori suggeriscono pertanto che uno dei meccanismi dell’Oleuropeina potrebbe essere il miglioramento della sensibilità all’Insulina nel muscolo scheletrico mediante la stimolazione della traslocazione dei GLUT4 in modo insulino-indipendente.

Riferimenti:

  1. https://doi.org/10.3164/jcbn.16-120

COLINA E PERDITA DI PESO

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Colina

 

Una supplementazione di Colina pari a 2g al giorno sembra accelerare la perdita di peso in abbinamento ad una dieta ipocalorica. Gli scienziati della Zagazig University in Egitto sono giunti a questa conclusione dopo aver somministrato Colina a praticanti di arti marziali per una settimana. (1)

I ricercatori egiziani volevano constatare se la Colina potesse essere un supplemento alternativo alla Caffeina. La Caffeina, come risaputo, è un integratore usato efficacemente come coadiuvante per la perdita di peso, ma non tutti reagiscono bene alle dosi richieste per far si che la supplementazione sia efficace.

La Colina è una sostanza vitamina-simile che il corpo sintetizza in piccole quantità e di cui abbiamo necessità di assumerne circa 400-550 mg con la dieta. La Colina si trova nei tuorli, nei crostacei e nella carne. La Colina è un elemento fondamentale per le membrane cellulari e per la sintesi del neurotrasmettitore Acetilcolina e svolge un ruolo nel metabolismo lipidico.

I ricercatori hanno svolto l’esperimento utilizzando un campione di 22 donne praticanti arti marziali – judo o taekwondo. Una metà dei soggetti presi in esame è stata somministrata una capsula contenente 1g di Colina due volte al giorno, mentre all’altra metà è stato somministrato un placebo.

Le donne dello studio si stavano preparando per una competizione, quindi molto probabilmente stavano seguendo una dieta ipocalorica, sebbene i ricercatori non hanno divulgato alcuna informazione sulla dieta dei soggetti presi in esame.

La percentuale di grasso delle donne nel gruppo sperimentale è diminuita due volte più velocemente rispetto a quella delle donne nel gruppo di controllo. Questo è stato un effetto statisticamente significativo.

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Il BMI delle donne prese in esame è calato in entrambi i gruppi. La diminuzione sembrava essere più veloce nel gruppo sperimentale, ma secondo i calcoli dei ricercatori l’effetto della supplementazione di Colina sulla riduzione del BMI non era statisticamente significativo.

Nella settimana in cui si è svolto l’esperimento, la forza muscolare delle donne prese in esame non è diminuita – in entrambi i gruppi.

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I ricercatori hanno concluso affermando che, l’integrazione di Colina negli atleti di taekwondo e judo di sesso femminile può migliorare il metabolismo dei lipidi e favorire una rapida riduzione della massa corporea.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

  1. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25031675

BETAINA E CELLULE ADIPOSE

 

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Betaina

Una consistente supplementazione di Betaina sembra poter inibire la crescita delle cellule adipose. Secondo uno studio sugli animali, svolto dai ricercatori della Sichuan Agricultural University e pubblicato su Nutrients,(1) la Betaina consente al corpo di accumulare più massa magra mentre al tempo stesso esercita una sorta di controllo sulla crescita della massa grassa. Ciò è stato osservato quando il corpo riceve più energia di quella che consuma, ma anche quando l’apporto calorico e il dispendio calorico sono perfettamente bilanciati.

I ricercatori hanno svolto il presente sperimentato su diversi gruppi di topi. Alcuni gruppi sono stati alimentati con del grasso addizionale, altri gruppi sono stati alimentati con mangimi standard. Ad altri gruppi, invece, ad alcuni degli esemplari trattati è stata somministrata della Betaina attraverso l’acqua.

L’equivalente umano della dose utilizzata dai ricercatori è di 10-15 grammi di Betaina al giorno. Questo è un dosaggio decisamente più elevato rispetto ai 2-3 grammi raccomandati dalla maggior parte dei produttori di integratori. Non so con certezza se 10 grammi di Betaina al giorno siano dannosi. L’unico effetto collaterale da alte dosi di Betaina nel quale si potrebbe incorrere è un aumento della produzione di acido dello stomaco (non propriamente blando come possibile effetto).

Naturalmente, i topi sottoposti ad una alimentazione ipercalorica – con grasso aggiunto – [HFD] sono diventati più grassi dei topi che hanno ricevuto il normale mangime [NCW].

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Nei topi alimentati con del normale mangime, l’integrazione con Betaina [HC-bet] ha avuto un effetto dimagrante. Nei topi i quali venivano alimentati con un surplus calorico in riferimento al loro dispendio energetico [H-BET], sembra che la supplementazione con Betaina abbia indotto questi animali a usare l’energia in eccesso per aumentare la loro massa corporea magra invece della loro massa grassa.

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Negli animali sottoposti ad un regime alimentare ipercalorico (e che sono stati fatti ingrassare), la Betaina ha permesso che le concentrazioni di Trigliceridi [TG] e di colesterolo LDL rimanessero basse.

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Quando i ricercatori hanno svolto esperimenti in vitro sulle cellule adipose 3T3-L1, hanno osservato che la Betaina ha un effetto inibente sulla loro crescita. La Betaina ha aumentato l’attività degli enzimi di crescita cyclin-D ed -E e ha attivato i geni inibitori della crescita P53 e P21. [Gli ultimi due geni inibiscono anche la crescita delle cellule tumorali e stimolano la produzione di mitocondri in numerosi tipi di cellule.]

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Nelle cellule adipose, la Betaina ha ridotto l’attività degli enzimi che accumulano calorie sotto forma di grasso. Nelle cellule adipose, tuttavia, l’attività degli enzimi che ossidano i grassi è aumentata. La Betaina sembra quindi presentare grosse similitudini d’effetto con la curcumina (2) e il tè verde (3).

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Il presente studio ha mostrato che il trattamento con Betaina non solo ha la potenzialità di inibire significativamente la proliferazione e la differenziazione degli adipociti 3T3-L1 in vitro, ma ha anche notevolmente soppresso l’accumulo del tessuto adiposo biancho in vivo.

I ricercatori sottolineano il fatto che, dopo la supplementazione con Betaina, i topi nutriti con una dieta ricca di grassi mostravano una significativa riduzione dei livelli plasmatici di lipidi e lipoproteine, come Trigliceridi e l’LDL.

Inoltre, gli autori sottolineano nuovamente il fatto che, durante lo studio è stata osservata una ridotta espressione di alcuni geni che promuovono la sintesi lipidica nel tessuto adiposo bianco nei topi nutriti con una dieta ad alto contenuto di grassi.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

  1. https://doi.org/10.3390/nu10020131 
  2. http://dx.doi.org/10.1016/j.bbrc.2015.09.018
  3. http://dx.doi.org/10.1186/s40064-016-3029-0

ASSUNZIONE DI CREATINA E FIENO GRECO

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E’ decisamente risaputo che l’assorbimento della Creatina subisce un miglioramento quando questa viene assunta insieme a carboidrati a rapido assorbimento o al sodio. Sembra esistere però un altro metodo per migliorare l’assorbimento e l’efficacia della Creatina. Scienziati dello sport americani della University of Mary Hardin-Baylor hanno riportato, in seguito ad uno studio svolto su esseri umani, che l’assunzione di Creatina e Fieno Greco risulta tanto efficace quanto l’assunzione di Creatina e Destrosio. (1)

Come migliorare l’effetto della Creatina?

È stato nel 1996 che i ricercatori scoprirono che una buona dose di glucosio causa un aumento del 60% nell’assorbimento della Creatina nelle cellule muscolari. (2) Ciò è dovuto all’aumento dell’Insulina causato dal Glucosio. Tale aumento nei livelli di Insulina innesca un meccanismo cellulare chiamato pompa del sodio che, a sua volta, attivava le proteine di trasporto della Creatina aumentando di conseguenza l’assorbimento cellulare di Creatina.

Nel 2000 degli scienziati britannici scoprirono che un mix composto da 50g di proteine e 50g di carboidrati a rapido assorbimento stimolavano l’assimilazione cellulare di Creatina con la stessa efficacia riscontrata con l’assunzione di 100g di carboidrati. (3)

I produttori di integratori sono costantemente alla ricerca di formulazioni contenenti Creatina capaci di aumentare l’efficacia di tale supplemento senza l’utilizzo di carboidrati rispetto all’assunzione di sola Creatina. Finora sono emersi pochi prodotti di questo tipo realmente efficaci in seguito agli studi. Una di queste eccezioni è rappresentata dalla combinazione di Acido-Alfa-Lipoico e Creatina. (4) Ma la maggior parte delle formulazioni volte al miglioramento dell’assorbimento della Creatina in modo “carboidrato-indipendente” finiscono in ciò che l’esperto Will Brink definisce “il cimitero della Creatina”.

Studio

Nello studio per migliorare l’assorbimento della Creatina in modo “carboidrato-indipendente” che qui andiamo a trattare nel dettaglio, i ricercatori hanno reclutato 47 atleti di forza di sesso maschile, di età compresa tra i 19 ed i 21 anni. Per lo studio della durata di otto settimane i ricercatori hanno suddiviso i soggetti presi in esame in tre gruppi.

Al primo gruppo (placebo) sono stati somministrati 70g di Destrosio sciolto in acqua. [PL] Al secondo gruppo sono stati somministrati 70g di Destrosio sciolto in acqua ma con l’aggiunta di 5g di Creatina Monoidrato [CRD]. Al terzo gruppo sono stati somministrati sotto forma di capsule 3,5g di Creatina Monoidrato e 900 mg di estratto di Fieno Greco. [CRF]

Vedi tabelle sottostanti: T1 = prima dell’inizio dell’esperimento; T2 = dopo quattro settimane; T3 = dopo otto settimane. BP = bench press; LP = leg press.

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I soggetti del gruppo “CRF” hanno raggiunto gli stessi progressi riscontrati nei soggetti del gruppo “CRD”. Gli asterischi nelle tabelle qui sopra indicano dove l’effetto è stato statisticamente significativo.

Questa strategia alternativa di integrazione di Creatina può rivelarsi utile per quei soggetti interessati, per motivi legati al regime dietetico o a risposte non favorevoli all’aumento del carico glucidico o del sodio, a ricercare un metodo efficace per la supplementazione di Creatina.

Sembra che il Fieno Greco assuma il ruolo dei carboidrati a rapido assorbimento. I ricercatori però non hanno ipotizzato nemmeno come ciò sia stato possibile. Alcuni hanno collegato tale azione al fatto che il Fieno Greco rallenti la velocità con cui il cibo si muove attraverso il tratto digestivo. Di conseguenza l’intestino tenue assorbe più Creatina. Inoltre, il Fieno Greco garantisce che il livello di glucosio nel flusso ematico rimanga maggiormente costante e può migliorare la sensibilità all’insulina. E quindi le cellule muscolari sono in grado di assorbire più Creatina. Personalmente sono propenso all’idea che il miglioramento dell’assorbimento della Creatina osservato con la cosomministrazione di Fieno Greco sia dovuto alla presenza in questo estratto erboristico di 4-idrossi-isoleucina e del consequenziale aumento della secrezione insulinica dato da questo amminoacido fortemente insulinogenico.

Nota: è corretto sottolineare che tale studio è stato finanziato dalla Indus Biotech, un produttore di estratti di Fieno Greco.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

  1. http://www.jssm.org/vol10/n2/2/v10n2-2text.php
  2. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8944667
  3. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8944667
  4. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/14669930