COENZIMA Q10 E INSULINO-SENSIBILITA’

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Coenzima Q10

 

Più le cellule sono sensibili all’insulina, più si è sani a livello metabolico e sistemico. Basta domandarlo ad un diabetico. O ai Bodybuilder supplementati chimicamente che hanno abusato dell’Insulina esogena a tal punto da aggravare marcatamente la loro insulino resistenza sfociando, a volte, nel diabete di tipo II. Scienziati molecolari australiani hanno scoperto che la sensibilità all’insulina subisce un miglioramento significativo in rapporto alle concentrazioni del coenzima Q10 nei mitocondri cellulari. (1)

Nell’esperimento svolto su esseri umani dove sono stati presi in esame soggetti sani [Ins.Sens] e soggetti con insulino-resistenza [Ins.Res], i ricercatori hanno somministrato ai partecipanti glucosio e insulina osservando successivamente la diminuzione della concentrazione di acidi grassi liberi [NEFA] nel sangue. Maggiore è la diminuzione, maggiore è la sensibilità all’insulina.

Ovviamente, la concentrazione di acidi grassi liberi è diminuita maggiormente nei soggetti sani [in basso a sinistra].

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I ricercatori hanno anche determinato la quantità di coenzima Q10 presente nei mitocondri dei soggetti dello studio. E sia nei soggetti sani che in quelli insulino-resistenti, la concentrazione di acidi grassi liberi è diminuita maggiormente quando i loro mitocondri contenevano più coenzima Q10 [in alto a destra].

Ma è possibile migliorare l’insulino sensibilità attraverso l’integrazione con il coenzima Q10? Con uno studio sugli animali, i ricercatori hanno cercato di rispondere a questa domanda. Hanno dato a un gruppo di topi cibo normale [Chow] e hanno fatto ingrassare un altro gruppo di topi dando loro del cibo con grasso e zucchero extra [HFHSD]. Quest’ultimo gruppo di animali ha sviluppato una forma di diabete.

I ricercatori hanno quindi somministrato a metà degli esemplari di entrambi i gruppi una dose di coenzima Q10 ogni due giorni per due settimane. I ricercatori hanno utilizzato il coenzima Q10 sotto forma di LiQsorb, un prodotto della Tishcon Corporation.(2) Ogni due giorni i ricercatori hanno iniettato il coenzima Q10 direttamente nell’intestino tenue degli animali del test.

Questa modalità di somministrazione è di circa due volte più efficace della somministrazione orale. Se invece dei topi fossero stati presi in esame degli esseri umani, la dose di coenzima Q10/LiQsorb alla quale sarebbero stati sottoposti sarebbe stata di circa 160mg/die.

Dopo il periodo di supplementazione, i topi hanno ricevuto una forma di glucosio [2DOG]. Nei topi diabetici-ingrassati la supplementazione con coenzima Q10 ha portato ad una più rapida diminuzione dei livelli ematici dell’analogo del glucosio [in basso a sinistra]. La supplementazione ha anche causato la diminuzione della concentrazione di acidi grassi liberi dopo la somministrazione della variante glucidica [in basso a destra]. Da quanto emerso, l’assunzione del coenzima Q10 ha parzialmente migliorato l’insulino-sensibilità.

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Il coenzima Q10 si trova nei mitocondri, le centrali energetiche delle cellule del corpo, dove è richiesto per il flusso di elettricità al “motore” cellulare che è responsabile della produzione di energia, come affermato durante un comunicato stampa dal primo autore dello studio qui trattato Daniel Fazakerley della University of Sydney. (3)

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La produzione di energia può anche generare specie chimiche reattive – spesso indicate come” specie reattive dell’ossigeno” o ” ossidanti “- come sottoprodotto, le quali possono essere dannose per le cellule. Studi precedenti hanno dimostrato che questi ossidanti possono causare insulino-resistenza. Si è scoperto che una riduzione del coenzima Q10 mitocondriale provoca un aumento della formazione di ossidanti da parte dei mitocondri.

È importante sottolineare che reintegrando il coenzima Q10 nei mitocondri, sia nelle cellule in vitro che negli animali, i ricercatori sono stati in grado di ripristinare gli ossidanti mitocondriali portandoli a livelli “normali” migliorando di conseguenza la sensibilità all’insulina.

Il ricercatore capo dello studio qui esposto, David James, anch’esso affiliato alla University of Sydney, afferma che la supplementazione di coenzima Q10 potrebbe rivelarsi una misura preventiva inestimabile per le malattie legate all’insulino-resistenza o a malattie pre-diabetiche come il diabete di tipo II, le malattie cardiovascolari, il cancro e la demenza.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

  1. https://doi.org/10.7554/eLife.32111
  2. http://www.tishcon.com/
  3. https://www.sciencedaily.com/releases/2018/02/180207110109.htm

VARIABILI NEGLI ACIDI GRASSI ASSUNTI CON LA DIETA E LORO IMPATTO SULLA QUALITA’ DEL PESO ACQUISITO.

Quando si aumenta di peso, la tipologia di grassi consumati nella dieta ha la capacità di determinare in parte la qualità dell’aumento di peso, ciò vale a dire che i grassi alimentari possono influenzare la percentuale di massa magra e massa grassa nell’insieme del peso acquisito. Gli acidi grassi insaturi nell’olio di girasole stimolano la crescita muscolare; gli acidi grassi saturi nell’olio di palma – presenti in molti alimenti trasformati – portano invece ad un aumento della percentuale di grasso corporeo. I ricercatori dell’Università di Uppsala in Svezia hanno riportano ciò sul Diabetes. (1)

Se si fanno ingrassare gli animali da laboratorio, il tipo di grasso che si usa tende a fare la differenza. Se si utilizza dell’olio vegetale, che contiene molti acidi grassi insaturi, gli animali accumulano massa muscolare in modo relativamente maggiore rispetto a quando si utilizzano prodotti che contengono grandi quantità di acidi grassi saturi. I ricercatori svedesi erano curiosi di constatare se questi risultati si sarebbero potuti applicare anche agli esseri umani, quindi, per fare ciò, hanno svolto un esperimento reclutando 39 soggetti sani di età compresa tra i 20 ei 38 anni.

I ricercatori hanno fornito ai loro soggetti di studio 3 muffin ogni giorno per 7 settimane al vertice del loro cibo ordinario. I muffin fornivano un totale di 750 kcal – di cui metà derivava dai grassi.

Metà dei soggetti dello studio hanno ricevuto muffin preparati con olio di girasole, una fonte dell’acido grasso polinsaturo Acido Linoleico. L’altra metà invece ha ricevuto muffin fatti con olio di palma, una fonte dell’acido grasso saturo Acido Palmitico.

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I soggetti dello studio non praticavano sport e non assumevano alcun supplemento.

Alla fine delle 7 settimane, i soggetti di entrambi i gruppi avevano guadagnato poco più di 1,5 kg di peso. Ma quelli che avevano ricevuto l’acido grasso insaturo [PUFA] avevano guadagnato tre volte più massa muscolare rispetto ai soggetti dell’altro gruppo [SFA].

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Il tipo di acido grasso consumato ha avuto anche un effetto sulla distribuzione dei depositi adiposi. I soggetti che avevano mangiato i muffin all’olio di palma hanno mostrato un maggiore accumulo di grasso nella zona addominale rispetto ai soggetti che avevano mangiato muffin all’olio di girasole. Come risaputo, il grasso addominale o viscerale è meno sano del grasso sottocutaneo e aumenta la possibilità di comparsa di un certo numero di malattie tra cui il diabete di tipo II e alcune forme di cancro.

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I ricercatori affermano che, nonostante l’aumento di peso comparabile dopo 49 giorni, questo studio in doppio cieco ha mostrato che un eccesso calorico proveniente da acidi grassi polinsaturi ha impedito il deposito di grasso viscerale e totale rispetto agli acidi grassi saturi.

Inoltre, l’effetto inibitorio degli acidi grassi polinsaturi sul grasso ectopico è stato accompagnato da un aumento del tessuto magro e da un minore aumento della massa grassa corporeo totale rispetto a quanto verificatosi con gli acidi grassi saturi. Pertanto, il tipo di grasso nella dieta sembra essere un nuovo fattore determinante per l’accumulo di grasso nel fegato, nella distribuzione del grasso e nella composizione corporea durante un moderato aumento di peso.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

  1. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24550191

CARDIO A DIGIUNO E SUPPLEMENTAZIONE DI L-FENILANINA

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Le sessioni di cardio a bassa intensità e a stomaco vuoto vedono un aumento dell’ossidazione dei grassi se precedute dall’assunzione di 3g dell’amminoacido L-fenilalanina mezz’ora prima della seduta allenante. I ricercatori della giapponese Meiji (1) ne parlano sul Journal of International Society of Sports Nutrition. (2)

 

La L-fenilalanina è un amminoacido necessario per la sintesi proteica e per la produzione di Insulina e Glucagone. Il Glucagone è un ormone che induce il corpo a convertire il glicogeno in glucosio, le proteine in amminoacidi e i grassi in acidi grassi.

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La L-fenilalanina è anche un elemento fondamentale per la sintesi di una serie di ormoni e neurotrasmettitori stimolanti come adrenalina [epinefrina], noradrenalina [nor-epinefrina] e dopamina. Come alcuni già sapranno, questo gruppo di sostanze è denominato con il termine catecolamine.

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I ricercatori si sono chiesti se la L-fenilalanina potesse essere un efficace aiuto dimagrante e, di conseguenza, hanno deciso di trovare risposta al loro quesito svolgendo un esperimento reclutando 6 partecipanti. I partecipanti dovevano pedalare al 50 percento del loro massimo consumo di ossigeno per un’ora in due diverse occasioni. I partecipanti – uomini sani di età compresa tra i 20 ed i 40 anni – hanno fatto ciò al mattino presto. Non avevano ancora fatto colazione.

In un’occasione i partecipanti hanno assunto un placebo 30 minuti prima dell’inizio della sessione cardio; nell’altra occasione i soggetti dello studio hanno assunto 3g di L-fenilalanina.

 

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Mentre eseguivano la sessione cardio, la concentrazione di glicerolo nel sangue dei partecipanti aumentava notevolmente dopo che avevano assunto la supplementazione di L-fenilanina , il che indicava che il loro consumo di grassi era aumentato.

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Anche la concentrazione di Glucagone era aumentata maggiormente quando i partecipanti avevano assunto la L-fenilalanina.

Il rapporto di scambio respiratorio (respiratory exchange ratio (RER))era un po’ più basso in vari momenti dopo che i partecipanti avevano assunto la L-fenilalanina. Anche questo è un fattore indicativo sul aumento del consumo lipidico.

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I ricercatori concludono dicendo che, l’ingestione pre-esercizio di un supplemento di fenilalanina ha accelerato significativamente la secrezione di Glucagone sia durante il riposo che durante l’esercizio fisico. Inoltre, in particolare i livelli sierici di glicerolo sono aumentati significativamente durante l’esercizio, indicando uno spostamento metabolico verso l’ossidazione dei grassi.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

  1. http://www.meiji.com/global/
  2. http://dx.doi.org/10.1186/s12970-017-0191-x

MAGNESIO E TESTOSTERONE LIBERO

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Gli uomini con maggiori concentrazioni ematiche di Magnesio molto probabilmente hanno maggiori concentrazioni ematiche di Testosterone libero. Questa conclusione è stata riportata in un articolo pubblicato sul Journal of Pharmaceutical and Biomedical Analysis. (1)

Circa il 2% del Testosterone circolante nel flusso ematico è attivo: non è legato alle proteine di trasporto che impediscono al Testosterone di interagire con il recettore degli androgeni. Circa il 40% del Testosterone circolante è legato all’albumina, una proteina che non impedisce all’ormone di svolgere la sua attività. Il Testosterone libero e il Testosterone legato all’albumina sono indicati come Testosterone biodisponibile.

Circa il 60% del Testosterone circolante è legato alle Globuline leganti gli ormoni sessuali (SHBG). Gli Androgeni legati alle SHBG perdono il loro effetto anabolizzante, ma probabilmente mantengono il loro effetto androgenico. Nella prostata, per esempio, ci sono recettori per le SHBG i quali inviano segnali di “errore” alle cellule della prostata se ad essi si legano SHBG legate ad androgeni. Gli ormoni steroidei androgeni legati alle SHBG hanno quindi potenziali effetti indesiderati, ma senza effetti desiderabili.

Man mano che un uomo invecchia, aumentano le concentrazioni di SHBG e con esse il Testosterone legato. Questo avviene anche perché gli uomini più anziani mangiano meno proteine. Un basso consumo proteico aumenta le concentrazioni di SHBG nel sangue. Un apporto proteico più elevato porta a concentrazioni maggiori di albumina e aumenta la quantità di Testosterone biodisponibile. Entro certi limiti, ovviamente.

I ricercatori, associati all’Université de Franche-Comte, hanno estratto dal sangue di giovani uomini le SHBG esponendole in seguito agli ioni di Magnesio. Successivamente i ricercatori hanno misurato la velocità con cui il Testosterone si legava alle SHBG all’aumentare delle concentrazioni di Magnesio. Maggiore era la concentrazione di magnesio, minore era l’attrazione tra l’ormone e la proteina legante.

Anche se i ricercatori non hanno esaminato se maggiori concentrazioni di Magnesio portino effettivamente a maggiori concentrazioni di Testosterone libero negli esseri umani, credono che i loro risultati siano significativi a livello fisiologico.

I ricercatori scrivono che i risultati presentati forniscono evidenza per una variazione mediata dall’Mg2 + nell’associazione Testosterone-SHBG, suggerendo che un aumento della concentrazione di Mg2 + all’interno dell’intervallo di concentrazione biologica (0,75mM-1,0mM) potrebbe portare ad un miglioramento del Testosterone biodisponibile.

Venticinque anni fa dei ricercatori hanno esaminato l’effetto di concentrazioni di Magnesio estremamente elevate e biologicamente improbabili. Ciò ha portato ad un piccolo calo dei livelli di Testosterone. (2)

La ricerca negli ultimi anni si è spinta avanti prendendo in esame l’effetto delle sostanze vegetali sul legame del testosterone con le SHBG (vedere, a proposito, l’effetto del Fieno Greco sul Testosterone libero).

Il Magnesio è un minerale presente negli alimenti di origine vegetale. Buone fonti sono i cereali integrali, gli spinaci, le noci e i fagioli.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

  1. http://dx.doi.org/doi:10.1016/j.jpba.2008.10.041
  2. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8428707

ALA-DAG E METABOLISMO LIPIDICO

Le persone che hanno consumato un paio di grammi di Diacilglicerolo arricchito con Acido-Alfa-Linolenico [ALA-DAG] per un periodo di due settimane hanno perso quasi mezzo chilo di grasso corporeo, almeno secondo quanto riportato dai ricercatori giapponesi della Kao Corporation in seguito ad un piccolo studio da loro svolto e pubblicato nel 2016 sul Journal of Oleo Science . (1)

Un lipide è costituito da un globulo [glicerolo] al quale sono legati tre acidi grassi. Ecco perché i lipidi vengono anche chiamati Trigliceridi. I ricercatori della Kao Corporation hanno svolto esperimenti per anni con un’alternativa a questo tipo di lipide: globuli non con 3 legami ma 2. Questi sono chiamati Diacilgliceridi. E quando i legami sono connessi ad acidi grassi omega-3, questi Diacilgliceridi hanno proprietà interessanti.

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I ricercatori dello studio che qui andiamo esponendo, hanno reclutato 16 partecipanti ai quali hanno fatto consumare un biscotto nel quale, senza che lo sapessero, era contenuto un quantitativo di 2,5g di Diacilglicerolo arricchito con Acido-Alfa-Linolenico. La composizione esatta è mostrata di seguito. In un’altra occasione gli stessi partecipanti hanno ricevuto un normale biscotto contenente 2,5g di olio di colza.

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Alla fine del periodo di integrazione i ricercatori hanno fatto consumare ai partecipanti allo studio un pasto in cui i grassi contenuti erano stati tracciati [13C] così che potesse essere misurato il grasso ossidato dai partecipanti analizzando gli atomi di carbonio esalato per un periodo di sei ore. Ciò ha portato i ricercatori a scoprire che il Diacilglicerolo arricchito con Acido-Alfa-Linolenico [ALA-DAG] aveva potenziato l’ossidazione dei grassi.

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Dopo aver consumato Diacilglicerolo arricchito con Acido-Alfa-Linolenico per 14 giorni, i partecipanti hanno sperimentato una perdita del grasso corporeo pari a 400g rispetto a quando hanno consumato del semplice olio di colza.

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Il consumo ripetuto di Diacilglicerolo arricchito con Acido-Alfa-Linolenico migliora la beta-ossidazione nell’intestino tenue (2) e nel fegato (3) dei roditori. Sebbene il meccanismo preciso attraverso il quale il consumo di Diacilglicerolo arricchito con Acido-Alfa-Linolenico stimoli l’espressione genica non è chiaro, può essere correlato alla via metabolica dello stesso Diacilglicerolo arricchito con Acido-Alfa-Linolenico.

In generale, la struttura del Triacilglicerolo viene idrolizzata dalla lipasi a 2-monoacilglicerolo e in acidi grassi e quindi risintetizzata in Triacilglicerolo nelle cellule della mucosa intestinale. Al contrario, la struttura del Diacilglicerolo viene idrolizzata a 1- o 3-monoacilglicerolo e in acidi grassi.

Poiché l’1-monoacilglicerolo non è facilmente risintetizzato a Triacilglicerolo nell’intestino tenue (4) (5) l’1-monoacilglicerolo e gli acidi grassi liberi possono rimanere nelle cellule della mucosa intestinale dopo il consumo del Diacilglicerolo. (6)

Gli acidi grassi Omega 3, come l’Acido-Alfa-Linolenico, l’Acido Eicosapentaenoico e l’Acido Docosaesaenoico aumentano le espressioni geniche, tra cui quella del recettore del farnesoide X e i recettori attivati da proliferatori perossisomiali (PPAR) rispetto ad altri acidi grassi, come gli acidi grassi saturi e Omega 6 (7), suggerendo che l’Acido-Alfa-Linolenico libero derivato dal Diacilglicerolo arricchito con Acido-Alfa-Linolenico attiva l’ossidazione dei grassi e sopprime la sintesi degli stessi, in particolare nell’intestino tenue e nel fegato.

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Pertanto, il Diacilglicerolo e l’Acido-Alfa-Linolenico possono influenzare sinergicamente l’ossidazione dei grassi. Infatti, Murase et al. hanno suggerito che la beta-ossidazione è maggiore nei roditori alimentati con Diacilglicerolo arricchito con Acido-Alfa-Linolenico rispetto a quelli alimentati con Triaciglicerolo arricchito con Acido-Alfa-Linolenico. (8) Inoltre, il Diacilglicerolo arricchito con Acido-Alfa-Linolenico  può aumentare l’ossidazione lipidica del 25% comparato alla dose di Diacilglicerolo arricchito con Acido Oleico o Linolenico. (9)

I ricercatori concludono dicendo che, il trattamento con Diacilglicerolo arricchito con Acido-Alfa-Linolenico per 14 giorni ha migliorato l’utilizzo a scopo energetico dei grassi alimentari in esseri umani sani. Questo risultato indica che il consumo di Diacilglicerolo arricchito con Acido-Alfa-Linolenico ha effetti benefici per la prevenzione dell’obesità viscerale sovra-regolando il metabolismo lipidico.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

  1. http://dx.doi.org/10.5650/jos.ess16064
  2. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12368389
  3. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15863369
  4. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15957254
  5. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12669816
  6. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15669757
  7. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16919514
  8. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12368389
  9. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18936764

AZIONE ANTI-ESTROGENICA DEL FENOLO HISPOLON

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Il Phellinus linteus – un fungo che secondo la medicina tradizionale asiatica ha un effetto curativo- contiene il fenolo hispolon. Uno studio coreano in vitro, pubblicato nel 2015 sul Biochemical and Biophysical Research Communications, suggerisce anche che l’hispolon ha un effetto antiestrogeno. (1)

Nella medicina tradizionale asiatica gli estratti di Phellinus linteus – in Corea si chiama Sanghwang – venivano usati come rimedio contro le infiammazioni, i problemi gastrointestinali e vari tipi di cancro. Gli stessi estratti si trovano anche in integratori che vengono venduti come “supporto” del sistema immunitario.

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I ricercatori hanno esposto cellule MCF7 e T47D in vitro al hispolon. Le cellule MCF-7 e T47D sono cellule del cancro al seno umano le quali necessitano dell’Estradiolo per potersi sviluppare. L’Estradiolo, per permettere ciò, deve prima legarsi al recettore estrogenico-alfa. Questo recettore svolge un ruolo chiave negli effetti sulla salute più negativi dell’Estradiolo.

L’hispolon ha ridotto il numero di recettori estrogenici-alfa nelle cellule ad esso esposte. Maggiore è la concentrazione di hispolon, maggiore è il suo effetto. L’hispolon ha inibito la produzione di questo tipo di recettore.

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Se un composto estrogenico [come l’Estradiolo] si lega al proprio recettore, stimola la cellula attraverso l’elemento di risposta dell’estrogeno nel DNA affinché vengano avviati processi estrogenici di risposta.

I ricercatori hanno scoperto che l’hispolon indebolisce quel segnale. Più alta è la concentrazione e più lunga è l’esposizione al composto, più debole è il segnale.

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I ricercatori hanno scritto che, l’hispolon, derivato da Phellinus linteus, è noto per le sue proprietà antitumorali, ma il meccanismo alla base di questa attività non è compreso . Qui abbiamo esaminato gli effetti del hispolon sull’espressione del ER-alfa e sulla crescita dell’ER nelle cellule del cancro al seno estradiolo-sensibili, MCF-7 e T47D.

Coerentemente con l’inibizione data dal hispolon sulla risposta estrogenica nell’attività trascrizionale elemento-dipendente in cellule del cancro al seno umano ER-positive, l’hispolon ha mostrato un attività antitumorale in queste cellule.

I ricercatori affermano di aver scoperto che l’hispolon ha ridotto l’espressione del ER-alfa a livello del mRNA così come i livelli delle proteine specifiche. Le diminuzioni indotte dal hispolon nei livelli di proteina ER-alfa hanno portato alla repressione dell’attività trascrizionale del ER-alfa, che ha provocato una significativa riduzione dell’espressione del gene ER-responsivo pS2d – il gene principale che si presenta nei tessuti del carcinoma mammario che esprimono l’ER ed è un importante indicatore prognostico.

Anche se sono necessari ulteriori studi in vivo per stabilire il potenziale dell’hispolon come farmaco antitumorale per il trattamento del cancro al seno, i risultati dello studio qui esposto suggeriscono che l’hispolon è un efficace inibitore dello sviluppo del cancro al seno nelle cellule del carcinoma mammario umano ER-positive.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

  1. http://dx.doi.org/10.1016/j.bbrc.2015.06.035

SUPPLEMENTAZIONE DI OLIO DI PESCE E RIDUZIONE DELLA PERCENTUALE DI GRASSO CORPOREO

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Se le donne assumono 3g al giorno di un integratore di olio di pesce, sperimentano una diminuzione della percentuale di grasso nel giro vita. I ricercatori del Inserm in Francia hanno scoperto ciò quando hanno svolto un esperimento della durata di due mesi nel quale sono state prese in esame trenta donne affette da diabete di tipo 2. (1)

Gli acidi grassi derivati dal pesce ritardano la crescita delle cellule adipose. Se si assume un integratore di olio di pesce – o se si consuma spesso del pesce azzurro – mentre si è a dieta, la perdita di peso può subire una progressione più rapida. La perdita di peso attraverso l’esercizio fisico risulta essere più veloce se si aumenta la quantità di olio di pesce assunta. L’effetto si verifica perché gli acidi grassi contenuti nel pesce aumentano il consumo dei grassi a scopo energetico da parte del tessuto muscolare.

Molti dei risultati positivi ottenuti da altri ricercatori che hanno sperimentato l’efficacia degli acidi grassi del pesce sono tuttavia il risultato dell’assunzione di alti dosaggi. I ricercatori francesi decisero di verificare se una supplementazione più modesta – circa 3g di olio di pesce al giorno – avrebbe avuto effetto. Nel presente studio è stato usato un integratore di olio di pesce in capsule contenenti 1g di prodotto. Nell’esperimento, le tre capsule che i soggetti del test dovevano assumere hanno fornito loro una dose giornaliera pari a 1,8 g di Omega-3 a catena lunga. [1,1g EPA e 0,7g di DHA.]

Metà delle donne dello studio hanno ricevuto capsule contenenti olio di pesce. Mentre l’altra metà ha ricevuto un placebo.

Gli effetti della supplementazione con olio di pesce è mostrata nella seconda tabella di seguito riportata. Nelle seguenti tabelle sono riportati i dati inerenti all’effetto ottenuto sia dal gruppo “placebo” sia dal gruppo trattato con olio di pesce. Come si può vedere, il gruppo “placebo” non ha mostrato cambiamenti statisticamente significativi (NS = non statisticamente significativo) mentre il gruppo trattato con olio di pesce ha mostrato delle variazioni apprezzabili su percentuale di massa grassa, grasso del tronco, e nel diametro degli adipociti.

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I soggetti che avevano assunto la supplementazione di olio di pesce hanno mostrato una perdita di peso nella media di 1Kg ; il gruppo “placebo” non ha subito variazioni del peso. L’effetto non era statisticamente significativo. Ma la massa grassa totale dei soggetti del gruppo “olio di pesce” è diminuita, e tale effetto è statisticamente significativo. La diminuzione del grasso è stata particolarmente evidente nel tronco.

I ricercatori erano particolarmente interessati all’effetto sulla sensibilità all’insulina. Tale fattore però non ha mostrato cambiamenti significativi. L’assunzione di olio di pesce sembra ridurre il rischio che si verifichi un attacco cardiaco. L’assunzione di un integratore di olio di pesce sembra dimezzare la quantità della “proteina di attacco cardiaco” PAI-1 nel sangue. Più alto è il livello di PAI-1 nel sangue, maggiore è la possibilità di avere un attacco cardiaco. Nel gruppo placebo la concentrazione di PAI-1 è aumentata da 16,9 a 19,2 IE per millilitro, mentre nel gruppo “olio di pesce” la concentrazione è diminuita da 18,9 a 9,5 IE per millilitro.

La supplementazione con olio di pesce ha ridotto l’attività dei geni infiammatori nelle cellule adipose delle donne trattate. Secondo i ricercatori, questo effetto molecolare è la causa degli effetti sulla salute che sono stati osservati.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

  1. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18065585

EFFETTO DELL’ASSUNZIONE DI D-ALLULOSIO SU METABOLISMO GLUCIDICO E LIPIDICO

In Giappone, la Matsutani Chemical Industry sta già vendendo l’Allulosio: un carboidrato molecolarmente simile al Fruttosio, con un carico calorico pari quasi allo zero e una tendenza all’aumento dell’utilizzo dei lipidi a scopo energetico. (1)

L’Allulosio (chiamato anche D-allulosio, Psicosio o D-psicosio), come detto precedentemente, è molecolarmente simile al Fruttosio e si trova in piccole quantità nel grano e nel riso. Possiede un potere dolcificante pari quasi a quello del Saccarosio, con un valore calorico praticamente inesistente.

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La Matsutani produce l’Allulosio e lo commercializza in Giappone come sciroppo Rare Sugar Sweet. La società punta sulla speranza che i produttori di alimenti dietetici si interessino all’Allulosio, e di conseguenza ha investito sulla ricerca al fine di esaminare gli effetti sulla salute del glucide. A seguito di alcuni studi, la FDA americana ha dichiarato l’Allulosio “sicuro” nel 2016. (2)

I ricercatori giapponesi hanno fatto consumare a 13 partecipanti sani un pasto in due diverse occasioni, e quattro ore dopo ogni pasto hanno misurato la quantità di carboidrati e grassi ossidati dai soggetti in esame. In un’occasione i partecipanti hanno consumato un bicchiere di una bevanda analcolica contenente una piccola quantità di aspartame mentre in un’altra occasione hanno consumato una bevanda analcolica contenente 5g di Allulosio.

Dopo il pasto preceduto dall’assunzione della bevanda contenente Allulosio, i partecipanti hanno ossidato un po’ meno carboidrati e un po’ più grassi rispetto a dopo il pasto preceduto dall’assunzione della bevanda contenente Aspartame.

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I ricercatori hanno riportato che i meccanismi d’azione “anti-obesità” del D-allulosio, possono essere legati ad eventi intestinali. Il D-allulosio è noto per avere un’azione inibitoria sull’alfa-glicosidasi (o maltasi), un enzima che appartiene alla classe delle idrolasi, deputato all’idrolisi del Maltosio, disaccaride composto da due molecole di Glucosio. Il processo di demolizione avviene nella prima parte dell’intestino tenue, detta duodeno.

Si potrebbe giustamente pensare che iniziare a parlare di un “effetto anti-obesità” sulla base di questo studio è forse eccessivamente prematuro oltre che ottimistico. Ma quando i ricercatori hanno riportato i risultati del loro studio, già conoscevano i risultati di un altro studio svolto su esseri umani, durante il quale i partecipanti hanno effettivamente perso una certa quantità di massa grassa dopo aver consumato 30g di Allulosio ogni giorno per tre mesi.

La figura seguente è stata presa dal sito web della Matsutani. (3)

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I ricercatori concludono dicendo che a basse dosi, il D-allulosio ha migliorato l’ossidazione postprandiale dei grassi e ridotto l’ossidazione dei carboidrati negli esseri umani sani. Ciò indica che il D-allulosio ha il potenziale per essere un dolcificante “anti-obesità” negli esseri umani.

Sono necessari però ulteriori studi sugli esseri umani per confermare questi effetti, usando un gran numero di individui con patologie come il diabete e l’obesità e somministrando loro il D-allullosio sul lungo termine.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

  1. http://dx.doi.org/10.1016/j.nut.2017.06.007
  2. https://www.fda.gov/food/ingredientspackaginglabeling/gras/noticeinventory/ucm406210.htm
  3. http://www.matsutani.co.jp/english/products/raresugar.html

L-ALANIL-L-GLUTAMMINA Vs. BEVANDA ENERGENITICA IN SPORT DI RESISTENZA

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Quando si pratica sport di resistenza, la supplementazione con il dipeptide L-alanil-L-glutammina – meglio conosciuto dagli atleti con il nome di Sustamine – può aiutare ad avere una prestazione migliore rispetto a quella ottenibile consumando una bevanda energetica contenente elettroliti e carboidrati. Gli scienziati americani hanno scritto ciò nel 2015 sul Journal of the American College of Nutrition. (1)

I ricercatori hanno reclutato 12 atleti di resistenza ben allenati e gli hanno fatti correre per 60 minuti ad una intensità moderata [70% del loro VO2peak] in quattro diverse occasioni. Subito dopo i partecipanti hanno dovuto correre fino a quando potevano ad alta intensità [90% del loro VO2peak].etichetta

In una occasione i partecipanti non hanno ricevuto alcuna bevanda. In un’altra occasione gli sono stati somministrati 250 ml di Gatorade G2 ogni 15 minuti. Il Gatorade è una bevanda energetica prodotta dalla PepsiCo, che contiene zucchero, sodio e potassio e altri ingredienti.

In altre due occasioni i partecipanti hanno bevuto 250ml di acqua contenenti 150 o 500 mg del dipeptide L-alanil-L-glutammina ogni 15 minuti. L-alanil-L-glutammina è stata sviluppata dalla società giapponese Kyowa Hakko. (2) La Kyowa Hakko, che commercializza l’alanil glutammina sotto il nome di Sustamine (3) ha finanziato il presente studio.

I partecipanti allo studio sono stati in grado di mantenere la sessione ad alta intensità al 90% del loro VO2peak per più tempo se consumavano una bevanda energetica (ED) rispetto a se non assumevano nulla (NHY). Ma se assumevano L-alanil-L-glutammina – in una bassa [LD] o alta dose [HD] – in una soluzione acquosa, essi hanno svolto la prova con una resa superiore.

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I ricercatori hanno riportato che le risposte fisiologiche di idratazione durante il protocollo di esercizio erano tipiche. Le concentrazioni di glucosio nel plasma sono aumentate all’inizio dell’esercizio per poi rimanere ad un livello costante durante l’ora di esercizio. Durante l’assunzione della bevanda energetica, le concentrazioni di glucosio plasmatico a 60 minuti sono diminuite significativamente rispetto alle misurazioni a 30 e 45 minuti. In confronto, le concentrazioni di glucosio nelle sessioni di esercizio in cui è stato consumato il dipeptide L-alanil-L-glutammina (a basso o a elevato dosaggio) non sono diminuiti a 60 minuti.

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È possibile che questo sia stato indicativo dell’effetto gluconeogenico dell’Alanina. In uno studio svolto sui ratti, Sumida e Donovan hanno riportato un aumento del 27% della gluconeogenesi da Alanina a seguito di un allenamento di resistenza. (4)

I partecipanti al presente studio erano atleti di resistenza allenati e quindi avrebbero potuto beneficiare di questo adattamento, in particolare con la somministrazione di Alanina esogena durante l’esercizio sia a basso che ad alto dosaggio.

Hoffman et al. hanno riportato risultati simili che hanno suggerito che la mancanza di qualsiasi cambiamento nel glucosio plasmatico durante le sessioni di esercizio in cui il peptide fosse consumato può essere correlata all’effetto gluconeogenico dell’ Alanina e potrebbe aver contribuito a ritardare la stanchezza risparmiando il glicogeno muscolare. (5)

I ricercatori concludono dicendo che i risultati di questo studio hanno indicato che l’ingestione del dipeptide L-alanil-L-glutammina a basso dosaggio (300 mg / 500 ml) o ad alto dosaggio (1 g / 500 ml) durante una sessione di corsa a moderata intensità ha determinato un significativo miglioramento delle prestazioni durante la successiva corsa al 90% del VO2peak. I risultati dello studio non sono stati in grado di chiarire il meccanismo preciso a supporto dell’effetto ergogenico, ma può essere correlato al possibile effetto di gluconeogenesi della Alanina.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

  1. http://dx.doi.org/10.1080/07315724.2015.1009193
  2. http://www.kyowahakko-bio.co.jp/english/
  3. https://www.sustamine.com/
  4. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8847248
  5. http://www.ergo-log.com/lalanyllglutamine.html

OMEGA-3 E AUMENTO DEL IGF-1

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Una dieta relativamente ricca di acidi grassi del pesce non è solo sana ma anche ergogenica. Aumenta le concentrazioni ematiche dell’ormone anabolizzante IGF-1, almeno secondo uno studio svolto su animali della Texas Tech University, in cui i ricercatori hanno cercato di determinare gli effetti anabolizzanti degli acidi grassi del pesce sul apparato scheletrico. (1)

Gli acidi grassi del pesce contribuiscono al mantenimento di un corpo più snello stimolando la combustione dei grassi e inibendo l’accumulo di grasso nelle riserve adipose.(2) Questi effetti sono stati mostrati attraverso studi su animali, studi in vitro, e studi su esseri umani. Da esperimenti su persone malate di cancro, sappiamo ora che l’olio di pesce rende più efficace l’integrazione proteica ed i test sugli animali suggeriscono che una dieta contenente olio di pesce aiuta il tessuto muscolare a recuperare più rapidamente dopo un allenamento.(3)

I ricercatori texani hanno scoperto un altro motivo per il quale gli atleti dovrebbero assumere dosi relativamente più elevate di acidi grassi omega-3 quando hanno condotto un esperimento in cui hanno somministrato a ratti di mezza età una dieta ad alto contenuto di grassi per venti settimane. Un quinto della dieta era costituito da grassi. I ricercatori hanno somministrato ad un gruppo principalmente acidi grassi Omega-6, ad un altro gruppo acidi grassi Omega-6 e Omega-3 e ad un terzo e ultimo gruppo prevalentemente acidi grassi Omega-3.

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La massa ossea diminuisce con il progredire dell’invecchiamento. Ciò è accaduto anche ai ratti. La velocità con la quale i ratti hanno perso la massa ossea era tuttavia nettamente inferiore nel gruppo ad alto consumo di Omega-3 [n-3] La tabella seguente mostra come ciò è accaduto. La dieta ricca in Omega-3 ha aumentato la concentrazione di una serie di ormoni anabolizzanti nel sangue. E’ stato evidenziato quello più interessante per gli atleti.

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Una maggiore assunzione di proteine porta anche a concentrazioni superiori di IGF-1. Forse gli acidi grassi e le proteine del pesce lavorano sinergicamente e aumentano i livelli di crescita muscolare insieme all’aumento dei livelli di IGF-1.

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

  1. http://journals.cambridge.org/action/displayAbstract?fromPage=online&aid=926600
  2. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18065585
  3. http://ajpcell.physiology.org/cgi/content/full/289/1/C217