
Quattro mesi dopo un ciclo di AAS, i livelli di LH e FSH che, come ben sappiamo, stimolano rispettivamente la biosintesi testicolare di Testosterone e la spermatogenesi, in media si ristabiliscono nei range fisiologici, ma questo parziale assestamento ormonale sembra non riflettersi proporzionalmente sulla sintesi di Testosterone. Ciò è emerso dai risultati di una meta-analisi che endocrinologi greci dell’Università di Ioannina hanno pubblicato nel 2017 su Sports Medicine.(1)
I ricercatori hanno raccolto ed esaminato per la loro meta-analisi 11 studi precedentemente pubblicati nei quali gli autori avevano determinato le concentrazioni di LH, FSH e Testosterone in poche decine di utilizzatori di AAS prima, durante e dopo il ciclo. Gli studi più datati utilizzati risalivano alla metà degli anni ’80.
Negli studi raccolti, i ricercatori hanno esaminato il recupero delle concentrazioni di FSH e LH 13-24 settimane dopo l’interruzione dell’uso di AAS. I ricercatori hanno anche esaminato il recupero dei livelli di Testosterone totale a 16 settimane dall’interruzione d’uso di AAS – non sono stati valutati i livelli di Testosterone libero e biodisponibile (somma del Testosterone libero e del Testosterone legato all’albumina).
I ricercatori hanno osservato un completo recupero delle concentrazioni di LH [vedi la figura seguente] e FSH.

Tuttavia, questo parziale recupero ormonale non era correlato ad un ristabilimento dei livelli di Testosterone [vedi figura seguente]. I livelli di Testosterone totale non erano rientrati nei range fisiologici dopo quattro mesi dall’interruzione d’uso di AAS.

I ricercatori, con una certa banalità espositiva, riportano che la presente meta-analisi ha mostrato che i livelli serici di gonadotropine e di Testosterone endogeno diminuivano durante un periodo di uso attivo di AAS negli atleti di sesso maschile. E continuano scrivendo che i livelli ormonali sono tornati gradualmente alla normalità, sebbene il Testosterone serico sia rimasto inferiore rispetto al basale per diverse settimane dopo l’uso di AAS. Inoltre, riportando altre banalità in modo non prettamente “completo”, i ricercatori hanno affermato che una revisione sistematica della letteratura ha rivelato che gli effetti dell’uso di AAS a lungo termine includono atrofia testicolare, ginecomastia e compromissione delle caratteristiche degli spermatozoi negli uomini, così come la clitoromegalia e l’irregolarità mestruale nelle donne, che possono influire sulla fertilità in entrambi i sessi. L’abuso di AAS ha effetti negativi, potenzialmente gravi sul lungo termine a livello del sistema riproduttivo e sulla salute generale degli utilizzatori; ulteriori azioni sono necessarie per gestire questo problema di salute pubblica globale, insieme all’educazione del pubblico, degli atleti, degli allenatori e degli operatori sanitari.
E’ corretto sottolineare che i casi presi in esame in questa meta-analisi non comprendevano l’applicazione di una corretta PCT al termine d’uso degli AAS. Di conseguenza, le risposte di recupero erano in linea con le capacità medie di riassetto dell’omeostasi ormonale senza alcun sostegno farmacologico iniziale. Si ricorda inoltre che la capacità di recupero è soggetta anche al tipo di molecola/e utilizzata/e durante il ciclo (vedi, per esempio, il Nandrolone).
Gabriel Bellizzi
Riferimenti:
- https://doi.org/s40279-017-0709-z
Pubblicato da Gabriel Bellizzi [also known as Ružička, The Biochemist] - CEO BioGenTech -
Negli anni trenta del ventesimo secolo si è verificata una febbre dell’oro scientifica di proporzioni inaudite nel campo della nascente endocrinologia. Questa impresa è stata portata avanti con tanta celerità grazie al pionieristico lavoro di biochimici Adolf Friedrich Johann Butenandt e Lavoslav Stjepan Ružička, entrambi premi Nobel per la chimica nel 1939 grazie proprio alla pubblicazione dell’articolo “Sulla preparazione artificiale dell’ormone testicolare testosterone (androstene-3-one--17-olio)”.
Il potenziale del Testosterone e dei suoi primi derivati che videro la luce nella seconda metà degli anni trenta del 900, arrivo’ all’orecchio degli sportivi d’élite tanto che nel 1938 vi fu una prima pubblicazione che parlava del potenziale uso del Testosterone nel Bodybuilding.
Grazie agli abbattimenti dei costi di produzione delle molecole di sintesi, resi possibili dal genio della chimica Russell Earl Marker e dalla sua “Marker degradation”, nella seconda metà degli anni quaranta l’uso di AAS si è diffuso nelle squadre olimpiche di molti paesi. Successivamente tocco’ al pubblico amatoriale. E' nel 1976 che vi fu una nuova svolta, cioè la nascita della società di biotecnologie “Genetech” nata dall’incontro tra l’imprenditore Robert Swanson e Herbert Boyer, biochimico dell’Università della California. I due decisero di fondare questa società per lo sfruttamento commerciale delle tecniche del DNA ricombinante messe a punto da Boyer. Insulina e hGH divennero parte del corollario di farmaci utilizzati dai bodybuilder, e l’era dei “Freak” venne inaugurata.
Purtroppo, lo “scandalo DOPING” negli anni 80’, e le successive restrizioni di “facciata” hanno smantellato massivamente quella nicchia di ricercatori che lavoravano a stretto contatto con gli atleti e facevano ricerca sul campo. Essi non sono “estinti” ma sono obliati da una certa narrativa di comodo. Da qui il problema presente: l’atleta è in balia di leggende e metodiche partorite da menti non avvezze alla complessità della farmacologia partendo dalle basi della biochimica.
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