I lamponi contengono una sostanza che somiglia alla Sinefrina. I chimici la chiamano 4- (4-idrossifenil) butan-2-one; nel linguaggio comune si chiama Chetone del lampone. Secondo i ricercatori della giapponenese Ehime University e l’azienda Kanebo, il composto stimola la combustione dei grassi. Almeno, sembra farlo nei topi. (1)
Come ben sappiamo, il Chetone del lampone è già presente nel mercato degli integratori. E’ la AMP2, AMP,il notorio successore del Ergopharm. Fornitore di materie prime che vende il composto come standard Razberi-K. È anche contenuto negli integratori dimagranti come il Lipofuze, che secondo l’americano HealthNews.com americano è il miglior integratore dimagrante venduto al momento. (2)
Nel Spectraforce Research Liquibolics Razberi-K, il chetone del lampone è in realtà l’unico ingrediente attivo.
Nel 2005 i ricercatori giapponesi hanno pubblicato i risultati di uno studio su animali che ha dimostrato che il chetone del lampone favorisce la perdita di peso. I ricercatori hanno realizzato lo studio a causa della somiglianza tra la formula di struttura del chetone del lampone e quella della Sinefrina, Adrenalina e Efedrina.
I ricercatori hanno somministrato ad un gruppo di topi alimenti contenenti grandi quantità di grasso per sei settimane [HFD]. Una volta che gli animali si erano abituati al grasso, i topi “HFD” hanno messo rapidamente peso. Questo, ovviamente, non è accaduto per i topi che sono stati alimentati con cibo ordinario [ND]. E nei topi “HFD” hai quali era stato somministrato anche l’1% di chetone del lampone nella loro dieta, l’aumento del peso corporeo era inferiore.
L’aggiunta del chetone del lampone ha portato ad una riduzione della crescita del tessuto adiposo.
I ricercatori fecero esperimenti con cellule del grasso bianco per misurare la quantità di acidi grassi rilasciati in funzione della concentrazione di glicerolo nella provetta. Maggiore è la concentrazione di glicerolo, maggiore è il rilascio di acidi grassi immagazzinati nelle cellule adipose.
Se le cellule adipose non sono state esposte alla noradrenalina, il chetone del lampone non ha mostrato alcun effetto. Quando sono state esposte alla noradrenalina, le cellule adipose hanno rilasciato più acidi grassi in base alla concentrazione del chetone del lampone. A quanto pare il chetone del lampone necessità nella noradrenalina per esplicare la sua azione.
I ricercatori hanno anche scoperto che il chetone del lampone non si lega ai recettori beta-adrenergici nelle cellule adipose.
Il chetone del lampone probabilmente funziona direttamente attraverso l’enzima lipasi ormone-sensibile. Questo enzima è attivato attraverso i recettori beta-adrenergici. I ricercatori hanno dimostrato che, a seguito della somministrazione del chetone del lampone, più lipasi ormone-sensibile viene indirizzato alle vescicole in cui le cellule adipose accumulano gli acidi grassi. L’enzima lipasi ormone-sensibile fa in modo che le cellule adipose rilascino gli acidi grassi.
Tra l’altro, non pensiamo che il chetone del lampone contenuto negli integratori dimagranti venga da lamponi reali. L’industria cosmetica e alimentare ha utilizzato questa sostanza per anni come colorante e insaporire. Ci sono bioreattori che producono il composto a buon mercato.
Pubblicato da Gabriel Bellizzi [also known as Ružička, The Biochemist] - CEO BioGenTech -
Negli anni trenta del ventesimo secolo si è verificata una febbre dell’oro scientifica di proporzioni inaudite nel campo della nascente endocrinologia. Questa impresa è stata portata avanti con tanta celerità grazie al pionieristico lavoro di biochimici Adolf Friedrich Johann Butenandt e Lavoslav Stjepan Ružička, entrambi premi Nobel per la chimica nel 1939 grazie proprio alla pubblicazione dell’articolo “Sulla preparazione artificiale dell’ormone testicolare testosterone (androstene-3-one--17-olio)”.
Il potenziale del Testosterone e dei suoi primi derivati che videro la luce nella seconda metà degli anni trenta del 900, arrivo’ all’orecchio degli sportivi d’élite tanto che nel 1938 vi fu una prima pubblicazione che parlava del potenziale uso del Testosterone nel Bodybuilding.
Grazie agli abbattimenti dei costi di produzione delle molecole di sintesi, resi possibili dal genio della chimica Russell Earl Marker e dalla sua “Marker degradation”, nella seconda metà degli anni quaranta l’uso di AAS si è diffuso nelle squadre olimpiche di molti paesi. Successivamente tocco’ al pubblico amatoriale. E' nel 1976 che vi fu una nuova svolta, cioè la nascita della società di biotecnologie “Genetech” nata dall’incontro tra l’imprenditore Robert Swanson e Herbert Boyer, biochimico dell’Università della California. I due decisero di fondare questa società per lo sfruttamento commerciale delle tecniche del DNA ricombinante messe a punto da Boyer. Insulina e hGH divennero parte del corollario di farmaci utilizzati dai bodybuilder, e l’era dei “Freak” venne inaugurata.
Purtroppo, lo “scandalo DOPING” negli anni 80’, e le successive restrizioni di “facciata” hanno smantellato massivamente quella nicchia di ricercatori che lavoravano a stretto contatto con gli atleti e facevano ricerca sul campo. Essi non sono “estinti” ma sono obliati da una certa narrativa di comodo. Da qui il problema presente: l’atleta è in balia di leggende e metodiche partorite da menti non avvezze alla complessità della farmacologia partendo dalle basi della biochimica.
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