Il digiuno per un paio di giorni ogni tanto è salutare, ma molte persone trovano davvero difficile intraprenderlo. Si sentono affamati e stanchi. I medici dell’ospedale della Sun Yat-Sen University in Cina hanno scoperto che la supplementazione con L-carnitina può contribuire a risolvere questi problemi. Inoltre la L-carnitina aumenta la quantità di grasso corporeo che si può perdere attraverso il digiuno. (1)
I medici hanno svolto un esperimento su due gruppi ognuno composto da 15 adulti obesi. Ad un gruppo è stata somministrata un iniezione due volte al giorno contenenti 2g di L-carnitina per 7 giorni; all’altro gruppo sono state somministrate iniezioni che non contenevano il principio attivo.
I medici hanno scelto di somministrare la L-carnitina attraverso iniezioni perché il corpo non assorbe facilmente questo aminoacido somministrato per via orale. Per ovviare a questo problema la L-carnitina assunta oralmente dovrebbe essere somministrata durante un pasto equilibrato con presenza di carboidrati.
Tutti i soggetti dello studio hanno iniziato a digiunare il giorno 3 dell’esperimento. Hanno mangiato 200 kcal al giorno, per esempio da zuppa di verdure che hanno mangiato per colazione e pranzo. Durante il periodo di digiuno i soggetti hanno anche camminato per un paio d’ore ogni giorno.
Le iniezioni di L-carnitina hanno accelerare la perdita di peso. Il gruppo placebo ha perso 3,2 kg, il gruppo L-carnitina ha perso 4,6 kg.
I soggetti del gruppo L-carnitina hanno perso più centimetri nel girovita.
Il gruppo placebo ha riportato un aumento del senso di fame durante l’esperimento. Nel gruppo L-carnitina la sensazione di fame è diminuita.
Nel gruppo placebo la sensazione di stanchezza fisica è aumentata durante l’esperimento e la fatica mentale è rimasta la stessa. Nel gruppo L-carnitina la stanchezza sia fisica che mentale è diminuita.
“È interessante notare che, insieme con il miglioramento dell’affaticamento, la perdita di peso e l’anoressia erano significativamente promossi con la somministrazione di L-carnitina per via endovenosa durante la terapia con il digiuno modificato nel nostro studio”, scrivono i ricercatori. “Inoltre, una riduzione della circonferenza della vita è stata osservata anche nel gruppo L-carnitina. Sulla base di questi risultati, è stato dedotto che la L-carnitina è in grado di promuovere la lipolisi e contribuire alla conservazione della massa magra durante il digiuno.”
Pubblicato da Gabriel Bellizzi [also known as Ružička, The Biochemist] - CEO BioGenTech -
Negli anni trenta del ventesimo secolo si è verificata una febbre dell’oro scientifica di proporzioni inaudite nel campo della nascente endocrinologia. Questa impresa è stata portata avanti con tanta celerità grazie al pionieristico lavoro di biochimici Adolf Friedrich Johann Butenandt e Lavoslav Stjepan Ružička, entrambi premi Nobel per la chimica nel 1939 grazie proprio alla pubblicazione dell’articolo “Sulla preparazione artificiale dell’ormone testicolare testosterone (androstene-3-one--17-olio)”.
Il potenziale del Testosterone e dei suoi primi derivati che videro la luce nella seconda metà degli anni trenta del 900, arrivo’ all’orecchio degli sportivi d’élite tanto che nel 1938 vi fu una prima pubblicazione che parlava del potenziale uso del Testosterone nel Bodybuilding.
Grazie agli abbattimenti dei costi di produzione delle molecole di sintesi, resi possibili dal genio della chimica Russell Earl Marker e dalla sua “Marker degradation”, nella seconda metà degli anni quaranta l’uso di AAS si è diffuso nelle squadre olimpiche di molti paesi. Successivamente tocco’ al pubblico amatoriale. E' nel 1976 che vi fu una nuova svolta, cioè la nascita della società di biotecnologie “Genetech” nata dall’incontro tra l’imprenditore Robert Swanson e Herbert Boyer, biochimico dell’Università della California. I due decisero di fondare questa società per lo sfruttamento commerciale delle tecniche del DNA ricombinante messe a punto da Boyer. Insulina e hGH divennero parte del corollario di farmaci utilizzati dai bodybuilder, e l’era dei “Freak” venne inaugurata.
Purtroppo, lo “scandalo DOPING” negli anni 80’, e le successive restrizioni di “facciata” hanno smantellato massivamente quella nicchia di ricercatori che lavoravano a stretto contatto con gli atleti e facevano ricerca sul campo. Essi non sono “estinti” ma sono obliati da una certa narrativa di comodo. Da qui il problema presente: l’atleta è in balia di leggende e metodiche partorite da menti non avvezze alla complessità della farmacologia partendo dalle basi della biochimica.
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