Degli effetti del GABA sul miglioramento del sonno e l’aumento del rilascio dell’Ormone della Crescita ne ho già parlato in passato, specificando anche la possibilità, con l’uso di questa molecola sul lungo termine e in specie a dosaggi elevati, di poter sperimentare stati di dipendenza simili a quelli riscontrati con l’uso di benzodiazepine. Un altro svantaggio del GABA risiede nella sua ridotta capacità di passare attraverso la barriera emato-encefalica, cosa che ne riduce l’effetto complessivo. Nel 2002, i ricercatori dell’Università di Madras (India) hanno pubblicato uno studio svolto su animali che mostra come la L-Arginina aumenti il passaggio del GABA attraverso la barriera emato-encefalica.(1)
I ricercatori hanno utilizzato per il loro sperimentato dei ratti. Hanno somministrato direttamente L-Arginina e GABA nell’Intestino tenue degli animali presi in esame. In una certa misura, questa forma di somministrazione “mima” quella orale.
Sia la somministrazione di L-Arginina che di GABA hanno portato ad un aumento delle concentrazioni di GABA nel cervello dei ratti. L’aggiunta combinata di L-Arginina e GABA, tuttavia, ha causato un aumento ancora maggiore della concentrazione cerebrale di GABA.

Come è ben noto, la L-Arginina è un precursore dell’Ossido Nitrico [NO]. L’estere metilico N(gamma)-nitro-L-arginina [L-NAME], un derivato dell’Arginina, blocca la conversione del L-Arginina in Ossido Nitrico. La somministrazione di L-NAME assicurava che la L-Arginina non aumentasse il passaggio del GABA attraverso la barriera emato-encefalica.
I ricercatori concludono dicendo che il loro studio mostra l’effetto della L-Arginina sul aumento della permeabilità della barriera emato-encefalica al GABA e che L-NAME inibisce completamente tale effetto. I ricercatori ipotizzano che questi effetti siano mediati dall’Ossido Nitrico e che questo contribuisca ad aumentare la permeabilità della barriera emato-encefalica al GABA.
E’ facile dedurre dai risultati dello studio qui riportato che la co-somministrazione di GABA e L-Arginina potrebbe permettere di utilizzare dosi inferiori di GABA garantendone comunque l’effetto ricercato. Sebbene in commercio sia presente il Phenibut, derivato del GABA, il quale presenta delle modifiche strutturali che ne migliorano il passaggio attraverso la barriera emato-encefalica, la sua ridotta reperibilità rispetto al GABA rende il possibile vantaggio dato dalla co-somministrazione di quest’ultimo con L-Arginina di particolare interesse.
Gabriel Bellizzi
Riferimenti: