
Gli uomini con maggiori concentrazioni ematiche di Magnesio molto probabilmente hanno maggiori concentrazioni ematiche di Testosterone libero. Questa conclusione è stata riportata in un articolo pubblicato sul Journal of Pharmaceutical and Biomedical Analysis. (1)
Circa il 2% del Testosterone circolante nel flusso ematico è attivo: non è legato alle proteine di trasporto che impediscono al Testosterone di interagire con il recettore degli androgeni. Circa il 40% del Testosterone circolante è legato all’albumina, una proteina che non impedisce all’ormone di svolgere la sua attività. Il Testosterone libero e il Testosterone legato all’albumina sono indicati come Testosterone biodisponibile.
Circa il 60% del Testosterone circolante è legato alle Globuline leganti gli ormoni sessuali (SHBG). Gli Androgeni legati alle SHBG perdono il loro effetto anabolizzante, ma probabilmente mantengono il loro effetto androgenico. Nella prostata, per esempio, ci sono recettori per le SHBG i quali inviano segnali di “errore” alle cellule della prostata se ad essi si legano SHBG legate ad androgeni. Gli ormoni steroidei androgeni legati alle SHBG hanno quindi potenziali effetti indesiderati, ma senza effetti desiderabili.
Man mano che un uomo invecchia, aumentano le concentrazioni di SHBG e con esse il Testosterone legato. Questo avviene anche perché gli uomini più anziani mangiano meno proteine. Un basso consumo proteico aumenta le concentrazioni di SHBG nel sangue. Un apporto proteico più elevato porta a concentrazioni maggiori di albumina e aumenta la quantità di Testosterone biodisponibile. Entro certi limiti, ovviamente.
I ricercatori, associati all’Université de Franche-Comte, hanno estratto dal sangue di giovani uomini le SHBG esponendole in seguito agli ioni di Magnesio. Successivamente i ricercatori hanno misurato la velocità con cui il Testosterone si legava alle SHBG all’aumentare delle concentrazioni di Magnesio. Maggiore era la concentrazione di magnesio, minore era l’attrazione tra l’ormone e la proteina legante.
Anche se i ricercatori non hanno esaminato se maggiori concentrazioni di Magnesio portino effettivamente a maggiori concentrazioni di Testosterone libero negli esseri umani, credono che i loro risultati siano significativi a livello fisiologico.
I ricercatori scrivono che i risultati presentati forniscono evidenza per una variazione mediata dall’Mg2 + nell’associazione Testosterone-SHBG, suggerendo che un aumento della concentrazione di Mg2 + all’interno dell’intervallo di concentrazione biologica (0,75mM-1,0mM) potrebbe portare ad un miglioramento del Testosterone biodisponibile.
Venticinque anni fa dei ricercatori hanno esaminato l’effetto di concentrazioni di Magnesio estremamente elevate e biologicamente improbabili. Ciò ha portato ad un piccolo calo dei livelli di Testosterone. (2)
La ricerca negli ultimi anni si è spinta avanti prendendo in esame l’effetto delle sostanze vegetali sul legame del testosterone con le SHBG (vedere, a proposito, l’effetto del Fieno Greco sul Testosterone libero).
Il Magnesio è un minerale presente negli alimenti di origine vegetale. Buone fonti sono i cereali integrali, gli spinaci, le noci e i fagioli.
Gabriel Bellizzi
Riferimenti:
- http://dx.doi.org/doi:10.1016/j.jpba.2008.10.041
- http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8428707
Pubblicato da Gabriel Bellizzi [also known as Ružička, The Biochemist] - CEO BioGenTech -
Negli anni trenta del ventesimo secolo si è verificata una febbre dell’oro scientifica di proporzioni inaudite nel campo della nascente endocrinologia. Questa impresa è stata portata avanti con tanta celerità grazie al pionieristico lavoro di biochimici Adolf Friedrich Johann Butenandt e Lavoslav Stjepan Ružička, entrambi premi Nobel per la chimica nel 1939 grazie proprio alla pubblicazione dell’articolo “Sulla preparazione artificiale dell’ormone testicolare testosterone (androstene-3-one--17-olio)”.
Il potenziale del Testosterone e dei suoi primi derivati che videro la luce nella seconda metà degli anni trenta del 900, arrivo’ all’orecchio degli sportivi d’élite tanto che nel 1938 vi fu una prima pubblicazione che parlava del potenziale uso del Testosterone nel Bodybuilding.
Grazie agli abbattimenti dei costi di produzione delle molecole di sintesi, resi possibili dal genio della chimica Russell Earl Marker e dalla sua “Marker degradation”, nella seconda metà degli anni quaranta l’uso di AAS si è diffuso nelle squadre olimpiche di molti paesi. Successivamente tocco’ al pubblico amatoriale. E' nel 1976 che vi fu una nuova svolta, cioè la nascita della società di biotecnologie “Genetech” nata dall’incontro tra l’imprenditore Robert Swanson e Herbert Boyer, biochimico dell’Università della California. I due decisero di fondare questa società per lo sfruttamento commerciale delle tecniche del DNA ricombinante messe a punto da Boyer. Insulina e hGH divennero parte del corollario di farmaci utilizzati dai bodybuilder, e l’era dei “Freak” venne inaugurata.
Purtroppo, lo “scandalo DOPING” negli anni 80’, e le successive restrizioni di “facciata” hanno smantellato massivamente quella nicchia di ricercatori che lavoravano a stretto contatto con gli atleti e facevano ricerca sul campo. Essi non sono “estinti” ma sono obliati da una certa narrativa di comodo. Da qui il problema presente: l’atleta è in balia di leggende e metodiche partorite da menti non avvezze alla complessità della farmacologia partendo dalle basi della biochimica.
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