
Se le donne assumono 3g al giorno di un integratore di olio di pesce, sperimentano una diminuzione della percentuale di grasso nel giro vita. I ricercatori del Inserm in Francia hanno scoperto ciò quando hanno svolto un esperimento della durata di due mesi nel quale sono state prese in esame trenta donne affette da diabete di tipo 2. (1)
Gli acidi grassi derivati dal pesce ritardano la crescita delle cellule adipose. Se si assume un integratore di olio di pesce – o se si consuma spesso del pesce azzurro – mentre si è a dieta, la perdita di peso può subire una progressione più rapida. La perdita di peso attraverso l’esercizio fisico risulta essere più veloce se si aumenta la quantità di olio di pesce assunta. L’effetto si verifica perché gli acidi grassi contenuti nel pesce aumentano il consumo dei grassi a scopo energetico da parte del tessuto muscolare.
Molti dei risultati positivi ottenuti da altri ricercatori che hanno sperimentato l’efficacia degli acidi grassi del pesce sono tuttavia il risultato dell’assunzione di alti dosaggi. I ricercatori francesi decisero di verificare se una supplementazione più modesta – circa 3g di olio di pesce al giorno – avrebbe avuto effetto. Nel presente studio è stato usato un integratore di olio di pesce in capsule contenenti 1g di prodotto. Nell’esperimento, le tre capsule che i soggetti del test dovevano assumere hanno fornito loro una dose giornaliera pari a 1,8 g di Omega-3 a catena lunga. [1,1g EPA e 0,7g di DHA.]
Metà delle donne dello studio hanno ricevuto capsule contenenti olio di pesce. Mentre l’altra metà ha ricevuto un placebo.
Gli effetti della supplementazione con olio di pesce è mostrata nella seconda tabella di seguito riportata. Nelle seguenti tabelle sono riportati i dati inerenti all’effetto ottenuto sia dal gruppo “placebo” sia dal gruppo trattato con olio di pesce. Come si può vedere, il gruppo “placebo” non ha mostrato cambiamenti statisticamente significativi (NS = non statisticamente significativo) mentre il gruppo trattato con olio di pesce ha mostrato delle variazioni apprezzabili su percentuale di massa grassa, grasso del tronco, e nel diametro degli adipociti.


I soggetti che avevano assunto la supplementazione di olio di pesce hanno mostrato una perdita di peso nella media di 1Kg ; il gruppo “placebo” non ha subito variazioni del peso. L’effetto non era statisticamente significativo. Ma la massa grassa totale dei soggetti del gruppo “olio di pesce” è diminuita, e tale effetto è statisticamente significativo. La diminuzione del grasso è stata particolarmente evidente nel tronco.
I ricercatori erano particolarmente interessati all’effetto sulla sensibilità all’insulina. Tale fattore però non ha mostrato cambiamenti significativi. L’assunzione di olio di pesce sembra ridurre il rischio che si verifichi un attacco cardiaco. L’assunzione di un integratore di olio di pesce sembra dimezzare la quantità della “proteina di attacco cardiaco” PAI-1 nel sangue. Più alto è il livello di PAI-1 nel sangue, maggiore è la possibilità di avere un attacco cardiaco. Nel gruppo placebo la concentrazione di PAI-1 è aumentata da 16,9 a 19,2 IE per millilitro, mentre nel gruppo “olio di pesce” la concentrazione è diminuita da 18,9 a 9,5 IE per millilitro.
La supplementazione con olio di pesce ha ridotto l’attività dei geni infiammatori nelle cellule adipose delle donne trattate. Secondo i ricercatori, questo effetto molecolare è la causa degli effetti sulla salute che sono stati osservati.
Gabriel Bellizzi
Riferimenti:
- http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18065585
Pubblicato da Gabriel Bellizzi [also known as Ružička, The Biochemist] - CEO BioGenTech -
Negli anni trenta del ventesimo secolo si è verificata una febbre dell’oro scientifica di proporzioni inaudite nel campo della nascente endocrinologia. Questa impresa è stata portata avanti con tanta celerità grazie al pionieristico lavoro di biochimici Adolf Friedrich Johann Butenandt e Lavoslav Stjepan Ružička, entrambi premi Nobel per la chimica nel 1939 grazie proprio alla pubblicazione dell’articolo “Sulla preparazione artificiale dell’ormone testicolare testosterone (androstene-3-one--17-olio)”.
Il potenziale del Testosterone e dei suoi primi derivati che videro la luce nella seconda metà degli anni trenta del 900, arrivo’ all’orecchio degli sportivi d’élite tanto che nel 1938 vi fu una prima pubblicazione che parlava del potenziale uso del Testosterone nel Bodybuilding.
Grazie agli abbattimenti dei costi di produzione delle molecole di sintesi, resi possibili dal genio della chimica Russell Earl Marker e dalla sua “Marker degradation”, nella seconda metà degli anni quaranta l’uso di AAS si è diffuso nelle squadre olimpiche di molti paesi. Successivamente tocco’ al pubblico amatoriale. E' nel 1976 che vi fu una nuova svolta, cioè la nascita della società di biotecnologie “Genetech” nata dall’incontro tra l’imprenditore Robert Swanson e Herbert Boyer, biochimico dell’Università della California. I due decisero di fondare questa società per lo sfruttamento commerciale delle tecniche del DNA ricombinante messe a punto da Boyer. Insulina e hGH divennero parte del corollario di farmaci utilizzati dai bodybuilder, e l’era dei “Freak” venne inaugurata.
Purtroppo, lo “scandalo DOPING” negli anni 80’, e le successive restrizioni di “facciata” hanno smantellato massivamente quella nicchia di ricercatori che lavoravano a stretto contatto con gli atleti e facevano ricerca sul campo. Essi non sono “estinti” ma sono obliati da una certa narrativa di comodo. Da qui il problema presente: l’atleta è in balia di leggende e metodiche partorite da menti non avvezze alla complessità della farmacologia partendo dalle basi della biochimica.
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