Gli scienziati dello sport australiani dell’Università di Griffith hanno scoperto che la Beta-Alanina migliora le prestazioni durante sforzi brevi e intensi dai tre ai sei minuti. (1)
I ricercatori hanno svolto un esperimento con 17 ciclisti maschi ben allenati, con una media dai 300 ai 600 chilometri a settimana. A nove dei ciclisti presi in esame sono stati somministrati 6,4g di Beta-Alanina ogni giorno per un periodo di otto settimane. Gli altri ciclisti hanno ricevuto un placebo.
Prima e dopo il periodo di supplementazione i ciclisti sono stati sottoposti ad un test da sforzo sovramassimale, ad un’intensità pari al 120% del loro massimo consumo di ossigeno (VO2max). I ciclisti sono riusciti a farlo per quasi tre minuti. L’integrazione di Beta-Alanina ha portato i ciclisti ad aumentare il tempo di resistenza di 11 secondi.
I ricercatori hanno scoperto che l’aumento della capacità di resistenza durante il test da sforzo sovramassimale è stato il risultato di un aumento della capacità anaerobica dei ciclisti.
I ricercatori hanno anche fatto percorrere ai partecipanti una distanza di quattro chilometri prima e dopo l’integrazione, nel più breve tempo possibile. I ciclisti avevano bisogno di circa sei minuti di tempo per completare il giro. L’integrazione di Beta-Alanina ha diminuito il tempo di percorrenza di sei secondi.
Questo miglioramento delle prestazioni è stato dovuto anche ad un aumento della capacità anaerobica dei ciclisti.
Gabriel Bellizzi
Riferimenti:
Pubblicato da Gabriel Bellizzi [also known as Ružička, The Biochemist] - CEO BioGenTech -
Negli anni trenta del ventesimo secolo si è verificata una febbre dell’oro scientifica di proporzioni inaudite nel campo della nascente endocrinologia. Questa impresa è stata portata avanti con tanta celerità grazie al pionieristico lavoro di biochimici Adolf Friedrich Johann Butenandt e Lavoslav Stjepan Ružička, entrambi premi Nobel per la chimica nel 1939 grazie proprio alla pubblicazione dell’articolo “Sulla preparazione artificiale dell’ormone testicolare testosterone (androstene-3-one--17-olio)”.
Il potenziale del Testosterone e dei suoi primi derivati che videro la luce nella seconda metà degli anni trenta del 900, arrivo’ all’orecchio degli sportivi d’élite tanto che nel 1938 vi fu una prima pubblicazione che parlava del potenziale uso del Testosterone nel Bodybuilding.
Grazie agli abbattimenti dei costi di produzione delle molecole di sintesi, resi possibili dal genio della chimica Russell Earl Marker e dalla sua “Marker degradation”, nella seconda metà degli anni quaranta l’uso di AAS si è diffuso nelle squadre olimpiche di molti paesi. Successivamente tocco’ al pubblico amatoriale. E' nel 1976 che vi fu una nuova svolta, cioè la nascita della società di biotecnologie “Genetech” nata dall’incontro tra l’imprenditore Robert Swanson e Herbert Boyer, biochimico dell’Università della California. I due decisero di fondare questa società per lo sfruttamento commerciale delle tecniche del DNA ricombinante messe a punto da Boyer. Insulina e hGH divennero parte del corollario di farmaci utilizzati dai bodybuilder, e l’era dei “Freak” venne inaugurata.
Purtroppo, lo “scandalo DOPING” negli anni 80’, e le successive restrizioni di “facciata” hanno smantellato massivamente quella nicchia di ricercatori che lavoravano a stretto contatto con gli atleti e facevano ricerca sul campo. Essi non sono “estinti” ma sono obliati da una certa narrativa di comodo. Da qui il problema presente: l’atleta è in balia di leggende e metodiche partorite da menti non avvezze alla complessità della farmacologia partendo dalle basi della biochimica.
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CEO Amedeo Gabriel Bellizzi [Biochimico, esperto in nutrizione sportiva, coach di BodyBuilding, PEDs consulter, esperto in tecniche Anti-Aging, TRT e HRT, ricercatore e divulgatore scientifico indipendente]
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