Se si svolgono allenamenti di forza diversi giorni alla settimana si avrà bisogno di circa 1,7g di proteine per kg di peso corporeo nei giorni in cui non ci si allena. E se si vuole essere assolutamente certi di ottenere un assunzione proteica sufficiente si può arrivare ad assumere fino a 2,2 g di proteine per kg di peso corporeo, almeno secondo quanto affermato dagli scienziati dello sport canadesi sul Journal of Nutrition. (1)
I ricercatori hanno somministrato a uomini di età compresa tra i 18 ei 40 anni, con esperienza di almeno tre anni nell’allenamento di forza e che svolgevano almeno quattro allenamenti alla settimana, diverse quantità di proteine in diverse occasioni durante i giorni di non allenamento. Parte dell’aminoacido Fenilalanina che i partecipanti hanno assunto è stato “marcato” in modo tale che i ricercatori potessero misurarne la quantità ossidata attraverso il respiro dei soggetti presi in esame.
Il corpo non può stoccare gli aminoacidi come fa con glucosio e acidi grassi. Esso li usa per costruire/riparare i tessuti e la parte in eccesso viene convertita in glucosio (gluconeogenesi) o bruciata come fonte energetica. Poiché il corpo ha bisogno di un rapporto aminoacidico fisso per la costruzione dei tessuti, è possibile constatare se un organismo consuma abbastanza proteine osservando la quantità di uno specifico aminoacido che viene bruciata.
Nel seguente link viene riportata una breve descrizione della tecnica di misurazione dell’ossidazione degli aminoacidi:
http://jn.nutrition.org/content/138…. I ricercatori hanno usato questa tecnica sui soggetti dello studio.
L’ossidazione della Fenilalanina, nella media dei partecipanti, era al suo punto più basso con un assunzione proteica giornaliere di 1,7g per kg di peso corporeo. L’ossidazione della Fenilalanina non è diminuita con una maggiore assunzione proteica. Ciò significa che con una assunzione giornaliera di proteine pari a 1,7g per kg di peso corporeo, la media dei partecipanti ha consumato tutti gli amminoacidi necessari per la costruzione/riparazione tissutale.
Ciò riguarda la media dei partecipanti. L’assunzione di proteine era ottimale per tutti i partecipanti quando veniva assunta una dose proteica pari a 2,2g per kg di peso corporeo.
I ricercatori riportano che i loro indicatori dell’ossidazione degli amminoacidi sono coerenti con i primi risultati dell’equilibrio dell’azoto i quali suggeriscono che l’allenamento di forza cronico aumenta il fabbisogno proteico e, inoltre, indica che, almeno nei Bodybuilder con massa magra marcatamente superiore alla massa grassa, la dose proteica richiesta nei giorni di non allenamento supera l’attuale quantità dietetica raccomandata.
Pertanto, sulla base di questi dati, i ricercatori ritengono che, almeno nel caso di individui che si impegnano in esercizi di forza in cronico, la quota proteica non dovrebbe subire variazioni nei giorni di riposo.
Gabriel Bellizzi
Riferimenti:
Pubblicato da Gabriel Bellizzi [also known as Ružička, The Biochemist] - CEO BioGenTech -
Negli anni trenta del ventesimo secolo si è verificata una febbre dell’oro scientifica di proporzioni inaudite nel campo della nascente endocrinologia. Questa impresa è stata portata avanti con tanta celerità grazie al pionieristico lavoro di biochimici Adolf Friedrich Johann Butenandt e Lavoslav Stjepan Ružička, entrambi premi Nobel per la chimica nel 1939 grazie proprio alla pubblicazione dell’articolo “Sulla preparazione artificiale dell’ormone testicolare testosterone (androstene-3-one--17-olio)”.
Il potenziale del Testosterone e dei suoi primi derivati che videro la luce nella seconda metà degli anni trenta del 900, arrivo’ all’orecchio degli sportivi d’élite tanto che nel 1938 vi fu una prima pubblicazione che parlava del potenziale uso del Testosterone nel Bodybuilding.
Grazie agli abbattimenti dei costi di produzione delle molecole di sintesi, resi possibili dal genio della chimica Russell Earl Marker e dalla sua “Marker degradation”, nella seconda metà degli anni quaranta l’uso di AAS si è diffuso nelle squadre olimpiche di molti paesi. Successivamente tocco’ al pubblico amatoriale. E' nel 1976 che vi fu una nuova svolta, cioè la nascita della società di biotecnologie “Genetech” nata dall’incontro tra l’imprenditore Robert Swanson e Herbert Boyer, biochimico dell’Università della California. I due decisero di fondare questa società per lo sfruttamento commerciale delle tecniche del DNA ricombinante messe a punto da Boyer. Insulina e hGH divennero parte del corollario di farmaci utilizzati dai bodybuilder, e l’era dei “Freak” venne inaugurata.
Purtroppo, lo “scandalo DOPING” negli anni 80’, e le successive restrizioni di “facciata” hanno smantellato massivamente quella nicchia di ricercatori che lavoravano a stretto contatto con gli atleti e facevano ricerca sul campo. Essi non sono “estinti” ma sono obliati da una certa narrativa di comodo. Da qui il problema presente: l’atleta è in balia di leggende e metodiche partorite da menti non avvezze alla complessità della farmacologia partendo dalle basi della biochimica.
La BioGenTech è un laboratorio di ricerca che opera direttamente sul campo dapprima della sua fondazione grazie al lavoro del CEO Amedeo Gabriel Bellizzi. Nel 2021, ha visto la luce e ha preso concretezza un idea: fornire informazioni valide e affidabili su una scienza multidisciplinare. Nessun circo delle pulci, ma qualcosa che si può vedere e constatare.
Noi alla BioGenTech, la quale è una realtà collaborativa sebbene diretta da una mente, siamo scienziati puri con un atteggiamento snobistico nei confronti dei soli affari. Riteniamo la sola corsa al denaro una cosa da bottegai, poco stimolante dal punto di vista intellettuale. E la ricerca al servizio del commerciale, quindi resa scientismo, può andare bene solo per chi non e’ dotato di etica o è limitato nella materia.
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CEO Amedeo Gabriel Bellizzi [Biochimico, esperto in nutrizione sportiva, coach di BodyBuilding, PEDs consulter, esperto in tecniche Anti-Aging, TRT e HRT, ricercatore e divulgatore scientifico indipendente]
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