
Il Nandrolone Decanoato, il principio attivo del famoso farmaco Deca-Durabolin, può provocare danni al cervello. Secondo i ricercatori della Semnan University (Iran) iniezioni di Nandrolone riducono la capacità di risolvere i problemi dopo appena quattro settimane negli animali da laboratorio.(1)
I ricercatori iraniani hanno eseguito esperimenti su ratti maschi. Alla metà degli animali è stata somministrata un’iniezione contenente 15 mg di Nandrolone Decanoato per kg di peso corporeo ogni quattro giorni per un periodo di quattro settimane. [ND] La conversione di questo dosaggio per ottenere l’equivalente di un dosaggio per un essere umano si tradurrebbe, per un Bodybuilder di 100 kg, in un iniezione settimanale di 570 mg di Nandrolone Decanoato. Non è sicuramente un dosaggio estremamente alto visto e considerato che alcuni atleti raggiungono molto spesso il dosaggio di 500mg a settimana per questo AAS.
L’altra metà dei ratti dello studio sono stati sottoposti a iniezioni contenenti ingredienti inattivi. [VEH]
La metà dei topi di entrambi i gruppi hanno avuto accesso ad un tapis roulant potendo usufruirne senza costrizione.[EXC] L’altra metà dei topi di entrambi i gruppi non eseguiva nessun esercizio. [SED]
Al termine delle quattro settimane, i ricercatori hanno allenato i ratti in un acquario molto simile a quello mostrato qui sotto. L’acquario conteneva una piattaforma invisibile che i ratti potevano usare per riposare.

I ricercatori hanno messo i topi nell’acquario ogni giorno per cinque giorni misurando il tempo impiegato dagli animali per trovare la piattaforma. Più breve era la quantità di tempo impiegato per lo scopo e migliore era la loro funzionalità cerebrale.
I ratti ai quali era stato permesso di correre sul tapis roulant [VEH / EXC] hanno scoperto la piattaforma più velocemente rispetto ai topi inattivi [VEH / SED]. Così l’esercizio rende i ratti più intelligenti. I topi sedentari ai quali era stato somministrato il Nandrolone, d’altra parte, impiegavano più tempo per trovare la piattaforma [ND / SED] e anche di più se fossero stati autorizzati a correre sul tapis roulant [ND / EXC]. Così il Nandrolone ha reso i ratti più stupidi, e l’esercizio fisico ha potenziato l’azione dumbing-down dello steroide.



Una teoria popolare tra i neurobiologi è che i processi di apprendimento si sviluppano meglio se nel cervello viene prodotto più BDNF. I ricercatori hanno scoperto che il Nandrolone potenzia la produzione di BDNF, e ancora di più in combinazione con l’esercizio fisico. A quanto pare il BDNF non sempre attiva la capacità cognitiva, e una maggiore produzione di BDNF secreto nel cervello degli utilizzatori di steroidi fisicamente attivi è anche associato ad una ridotta capacità di risolvere problemi.
“I nostri risultati suggeriscono che l’uso cronico di AAS sconvolge la capacità dei giovani atleti studenti, che possono abusare di steroidi anabolizzanti e stanno imparando nuovi concetti a scuola”, concludono i ricercatori.
Un’osservazione: In condizioni normali i topi non possono sopportare l’acqua. Quella avversione per l’acqua è fondamentale per la prova fornita in questo studio. Ma cosa succederebbe se il Nandrolone abbia effettivamente ridotto l’avversione dei ratti per l’acqua?
Ciò non è certamente impossibile. Sappiamo da studi su animali che gli androgeni riducono gli stimoli del dolore e rendono gli animali da laboratorio meno esigente sul cibo con un sapore diverso. Quindi, forse, gli androgeni riducono la paura dell’acqua dei ratti. (2,3)
Gabriel Bellizzi
Riferimenti:
1- http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23068768
2- http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15256306
3- http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8452374
Pubblicato da Gabriel Bellizzi [also known as Ružička, The Biochemist] - CEO BioGenTech -
Negli anni trenta del ventesimo secolo si è verificata una febbre dell’oro scientifica di proporzioni inaudite nel campo della nascente endocrinologia. Questa impresa è stata portata avanti con tanta celerità grazie al pionieristico lavoro di biochimici Adolf Friedrich Johann Butenandt e Lavoslav Stjepan Ružička, entrambi premi Nobel per la chimica nel 1939 grazie proprio alla pubblicazione dell’articolo “Sulla preparazione artificiale dell’ormone testicolare testosterone (androstene-3-one--17-olio)”.
Il potenziale del Testosterone e dei suoi primi derivati che videro la luce nella seconda metà degli anni trenta del 900, arrivo’ all’orecchio degli sportivi d’élite tanto che nel 1938 vi fu una prima pubblicazione che parlava del potenziale uso del Testosterone nel Bodybuilding.
Grazie agli abbattimenti dei costi di produzione delle molecole di sintesi, resi possibili dal genio della chimica Russell Earl Marker e dalla sua “Marker degradation”, nella seconda metà degli anni quaranta l’uso di AAS si è diffuso nelle squadre olimpiche di molti paesi. Successivamente tocco’ al pubblico amatoriale. E' nel 1976 che vi fu una nuova svolta, cioè la nascita della società di biotecnologie “Genetech” nata dall’incontro tra l’imprenditore Robert Swanson e Herbert Boyer, biochimico dell’Università della California. I due decisero di fondare questa società per lo sfruttamento commerciale delle tecniche del DNA ricombinante messe a punto da Boyer. Insulina e hGH divennero parte del corollario di farmaci utilizzati dai bodybuilder, e l’era dei “Freak” venne inaugurata.
Purtroppo, lo “scandalo DOPING” negli anni 80’, e le successive restrizioni di “facciata” hanno smantellato massivamente quella nicchia di ricercatori che lavoravano a stretto contatto con gli atleti e facevano ricerca sul campo. Essi non sono “estinti” ma sono obliati da una certa narrativa di comodo. Da qui il problema presente: l’atleta è in balia di leggende e metodiche partorite da menti non avvezze alla complessità della farmacologia partendo dalle basi della biochimica.
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