Gli acidi grassi possono essere usati come carburante principale per tessuti come quello muscolare, ma non possono passare la barriera ematoencefalica e quindi non possono essere utilizzati sal sistema nervoso centrale (SNC).
Questo diventa un problema non secondario durante il digiuno, soprattutto in un organismo come il nostro dove il metabolismo del SNC costitui…sce una grande porzione del metabolismo basale. Organismi come quello umano devono fornire glucosio al SNC per soddisfare le necessità metaboliche.
E’ per questo che durante le fasi iniziali del digiuno è necessario mobilizzare quantità importanti di tessuto muscolare come fonti di aminoacidi da utilizzare nella glucogenesi.
E’ da notare che solo due dei corpi chetonici sono effettivamente chetoni e che l’acetone è un prodotto “accidentale” che deriva dall’instabilità dell’achetonato alla temperatura corporea.
L’acetone non è disponibile come carburante in maniera significativa e quindi possiamo considerarlo solo come un prodotto di scarto.
I tessuti del SNC possono utilizzare normalmente i corpi chetonici come “carburante”, il problema è che di solito sono in una concentrazione molto bassa (< 0,3 mmol) paragonata al glucosio (circa 4 mmol).
Poichè la densità è simile per entrambi, il SNC non può iniziare ad utilizzare i corpi chetonici al posto del glucosio fino a che la loro concentrazione non diventi superiore a quella del glucosio nel siero del latte.
Considerando che il sistema si satura a circa 7 mmol, il fattore limitante nell’utilizzo dei corpi chetonici (CC) diventa quindi la capacità del fegato di sintetizzarli, condizione che richiede l’induzione degli enzimi necessari per la biosintesi dell’acetonato.
La normale concentrazione di glucosio inibisce la sintesi dei CC e quindi la loro sintesi in quantità importanti incomincia solo quando la glicemia scende.
Ad esempio, i CC possono partire da circa 0,1 mmol dopo il digiuno notturno, salire a 3 mmol dopo 3 giorni di digiuno fino ad arrivare a 7-8 mmol nei digiuni prolungati (>24 giorni).
Si può affermare tranquillamente che nessuna specie sarebbe potuta sopravvivere se i propri membri non fossero stati in grado di tollerare brevi e occasionali periodi di naturale deprivazione alimentare che di per se stessa è chetogenica.
Durante il digiuno le concentrazioni di glucosio e di insulina calano, mentre il glucagone aumenta (ormone che ha, inoltre, un’azione lipolitica).
Queste modifiche inducono un forte aumento degli acidi grassi liberi nel momento in cui si passa da una condizione di nutrizione a una ~ 2 mmol/l.
Come già osservato già decenni fa, dopo circa tre giorni la fame cala in maniera significativa contestualmente alla salita dei CC fino a > 4 mmol/l.
Questa chetosi moderata è il naturale adattamento del corpo al digiuno e non deve essere confusa con la pericolosa chetoacidosi associata con un diabete di tipi 1 scompensato.
Contrariamente alle condizioni prolungate e non salutari di digiuno assoluto, le diete a bassi livelli di carboidrati forniscono una quantità adeguata di proteine che possono preservare la massa magra ed essere convertite nella minima quantità di carboidrati necessari.
Molti studi recenti, comparando le diete anche fortemente ipoglicidiche con quelle tradizionali a bassi grassi e alti carboidrati, suggeriscono che quanto meno le diete a bassi carboidrati sono efficaci come le altre nell’indurre la perdita di peso entro l’anno.
Comunque, molti di questi esperimenti sono limitati alla combinazione di campioni piccoli, un’alta percentuale di abbandono e una scarsa compliance alla dieta.
Chiaramente, uno dei maggiori vantaggi delle diete chetogeniche è che fanno in modo che l’intake calorico possa essere ridotto in maniera significativa senza problemi di fame (stante l’effetto anoressizzante dei CC) e il contestuale effetto euforizzante di benessere.
Inolte, l’introduzione di soli 20-30 g di proteine “medie” forniscono circa 57 g di glucosio, quindi sono necessari 110 g di proteine per produrre i 60-65 g di glucosio, con un costo energetico aggiuntivo per questo processo di circa 4-5 kcal/g, per un totale di circa 400-500 kcal/die.
Questa è una dieta efficace, ma richiede un’integrazione di sali e vitamine.
Nonostante la chetosi fisiologica sia un meccanismo biochimico di emergenza, essa comunque è uno stato “particolare” del metabolismo e come tale richiede un adeguato monitoraggio da parte di un medico o preparatore esperto.
Materiale tratto da:
Neri M., Bargossi A.M., Paoli A. (2011) Alimentazione Fitness e Salute. Cesena (FC), Editrice Elika