Donne e risposta nello sviluppo della forza nella parte superiore del corpo
Introduzione
Secondo quanto emerso da uno studio pubblicato nel febbraio del 2016, la misura in cui le donne possono sviluppare la forza nei muscoli della parte superiore del corpo attraverso l’allenamento contro-resistenza è la medesima osservabile negli uomini. Ovviamente, questo non implica che le donne possano raggiungere facilmente (o del tutto) il livello di forza degli uomini che si allenano contro-resistenza.[1]
Dettagli dello studio
Lo studio in questione è stato svolto da Paulo Gentil et al. il quale ha reclutato 44 studenti maschi e 47 studentesse facendogli svolgere un allenamento completo due volte a settimana per 10 settimane. L’allenamento consisteva in esercizi di base come Leg Press, Leg Curl, Chest Press e Lat Pulldown. I soggetti hanno eseguito 3 serie per ogni esercizio con un peso che ha consentito loro l’esecuzione di 8-12 ripetizioni. I soggetti hanno riposato per 2 minuti tra le serie. Prima e dopo il periodo di allenamento, i ricercatori hanno determinato la forza che i soggetti del test potevano sviluppare durante un Curl bicipiti.
Risultati
In termini assoluti, gli uomini hanno guadagnato più forza delle donne [figura seguente a sinistra]. Ma in termini relativi, in termini di progressione sulla forza già presente prima dell’inizio del programma di allenamento, la progressione degli uomini era simile a quella delle donne [in basso a destra].
Conclusioni
Gentil conclude affermando che, nonostante le differenze fisiologiche e ormonali tra i sessi, le donne hanno mostrato gli stessi guadagni di forza relativa rispetto agli uomini […].
Sembra, quindi, che al momento non ci siano prove della necessità di progettare protocolli di allenamento contro-resistenza diversi per uomini e donne. Non ci si dovrebbe aspettare di trovare limitazioni nei limiti della fisiologia nello sviluppo della forza della parte superiore del corpo nelle donne.
Pubblicato da Gabriel Bellizzi [also known as Ružička, The Biochemist] - CEO BioGenTech -
Negli anni trenta del ventesimo secolo si è verificata una febbre dell’oro scientifica di proporzioni inaudite nel campo della nascente endocrinologia. Questa impresa è stata portata avanti con tanta celerità grazie al pionieristico lavoro di biochimici Adolf Friedrich Johann Butenandt e Lavoslav Stjepan Ružička, entrambi premi Nobel per la chimica nel 1939 grazie proprio alla pubblicazione dell’articolo “Sulla preparazione artificiale dell’ormone testicolare testosterone (androstene-3-one--17-olio)”.
Il potenziale del Testosterone e dei suoi primi derivati che videro la luce nella seconda metà degli anni trenta del 900, arrivo’ all’orecchio degli sportivi d’élite tanto che nel 1938 vi fu una prima pubblicazione che parlava del potenziale uso del Testosterone nel Bodybuilding.
Grazie agli abbattimenti dei costi di produzione delle molecole di sintesi, resi possibili dal genio della chimica Russell Earl Marker e dalla sua “Marker degradation”, nella seconda metà degli anni quaranta l’uso di AAS si è diffuso nelle squadre olimpiche di molti paesi. Successivamente tocco’ al pubblico amatoriale. E' nel 1976 che vi fu una nuova svolta, cioè la nascita della società di biotecnologie “Genetech” nata dall’incontro tra l’imprenditore Robert Swanson e Herbert Boyer, biochimico dell’Università della California. I due decisero di fondare questa società per lo sfruttamento commerciale delle tecniche del DNA ricombinante messe a punto da Boyer. Insulina e hGH divennero parte del corollario di farmaci utilizzati dai bodybuilder, e l’era dei “Freak” venne inaugurata.
Purtroppo, lo “scandalo DOPING” negli anni 80’, e le successive restrizioni di “facciata” hanno smantellato massivamente quella nicchia di ricercatori che lavoravano a stretto contatto con gli atleti e facevano ricerca sul campo. Essi non sono “estinti” ma sono obliati da una certa narrativa di comodo. Da qui il problema presente: l’atleta è in balia di leggende e metodiche partorite da menti non avvezze alla complessità della farmacologia partendo dalle basi della biochimica.
La BioGenTech è un laboratorio di ricerca che opera direttamente sul campo dapprima della sua fondazione grazie al lavoro del CEO Amedeo Gabriel Bellizzi. Nel 2021, ha visto la luce e ha preso concretezza un idea: fornire informazioni valide e affidabili su una scienza multidisciplinare. Nessun circo delle pulci, ma qualcosa che si può vedere e constatare.
Noi alla BioGenTech, la quale è una realtà collaborativa sebbene diretta da una mente, siamo scienziati puri con un atteggiamento snobistico nei confronti dei soli affari. Riteniamo la sola corsa al denaro una cosa da bottegai, poco stimolante dal punto di vista intellettuale. E la ricerca al servizio del commerciale, quindi resa scientismo, può andare bene solo per chi non e’ dotato di etica o è limitato nella materia.
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