Back Squat e Front Squat: stimoli muscolari differenti?
Lo stimolo dato dallo Squat ai muscoli quadricipiti, muscoli ischio crurali, muscoli adduttori e grande, piccolo e medio gluteo e muscoli polpacci non subisce alcuna differenza significativa tra l’esecuzione “Back” e “Front”. Gli scienziati dello sport presso l’Università della Florida lo hanno osservato confrontando gli effetti del Back-Squat con quelli del Front-Squat.(1)
Nell’ambiente delle palestre, tra le innumerevoli “leggende” che aleggiano su nutrizione, integrazione e allenamento, spesso si senti dire che il Front-Squat è più leggero sulla parte bassa della schiena e isola maggiormente i quadricipiti femorali, o che un modo di fare Squat è migliore dell’altro per il gluteo o gli ischiocrurali. Fino al momento della realizzazione del presente studio, le ricerche a riguardo erano state inconcludenti. Partendo da questo punto, i ricercatori dell’Università della Florida decisero dieci anni fa di esaminare le differenze tra le due varianti dello Squat.
I ricercatori hanno reclutato 9 uomini e 6 donne, tutti con un percorso di allenamento contro resistenza di almeno un anno, facendogli svolgere alternativamente il Back Squat e il Front Squat. I muscoli nei soggetti erano monitorati tramite elettrodi in modo tale che i ricercatori potessero misurare la forza espressa dai muscoli. La risultante fu che non trovarono alcuna differenza tra Back e il Front-Squat.
BF = bicipite femorale [il tendine del ginocchio sulla parte esterna della coscia]; RF = rettore femorale [il grande muscolo quadricipite nella parte anteriore della coscia]; ST = semitendinosus [il tendine del ginocchio all’interno della coscia]; VL = vastus lateris [il quadricipite ane all’esterno della coscia]; VM = vastus medialis [il quadricipite all’interno della coscia]; E = erector spinae [muscolo lungo la parte inferiore della colonna vertebrale].
I ricercatori hanno anche monitorato il grado di pressione causata a livello articolare dalle due varianti dello Squat. I risultati hanno mostrato che il Front Squat ha causato una pressione del 18% inferiore sull’articolazione del ginocchio rispetto al Back Squat.
Quindi, è possibile ipotizzare che gli atleti con problemi alle articolazioni del ginocchio, o soggetti alla loro comparsa, il Front Squat offre un vantaggio maggiore rispetto al Back Squat. Lo stesso vale per gli atleti che hanno una flessibilità ridotta nell’articolazione della spalla e trovano difficile tenere la barra mentre eseguono il Back Squat. Ma se non si hanno tali problemi non c’è motivo di scegliere una variante rispetto all’altra. L’effetto a livello muscolare è praticamente il medesimo, anche se la variabile dei carichi gestibili in ambo le varianti risulta senza dubbio incisiva.
Per concludere, non posso esimermi dal citare uno studio del 2015 (2) che prendeva nuovamente in esame le differenze tra le due varianti di Squat, e nel quale sono state misurate le attività elettromiografiche del vasto laterale, vasto mediale, retto femorale, semitendinoso, bicipite femorale, gluteo massimo ed erettore spinale mentre i partecipanti (n = 12, 21,2 ± 1,9 anni) stavano completando l’esecuzione del Front e del Back Squat con il massimo carico. Il t-test del campione accoppiato è stato utilizzato per confronti tra le due tecniche. I risultati hanno mostrato che l’attività elettromiografica del vasto mediale è risultata maggiore nel Front Squat rispetto al Back Squat durante la fase ascendente (P <0,05, d = 0,62; IC al 95%, -15,0 / -4,17) e l’intera esecuzione (P <0,05, d = 0,41; IC al 95%, -12,8 / -0,43), mentre l’attività elettromiografica semitendinosa (P <0,05, d = -0,79; IC al 95%, 0,62 / 20,59) era maggiore nel Back Squat nella fase ascendente. Rispetto alla variate Front Squat, il back Squat mostrava una inclinazione del tronco significativamente maggiore, senza differenze nella cinetica dell’articolazione del ginocchio durante tutto il movimento. I risultati possono suggerire che il Front Squat può essere preferito al Back Squat per lo sviluppo dell’estensore del ginocchio e per prevenire possibili lesioni lombari durante il carico massimo.
-Back Squat – Front Squat
Due studi differenti ma che mostrano entrambi alcune similitudini riguardo alle reali differenze tra le due varianti dello Squat, differenze visibili anche attraverso il grafico sopra esposto.
Pubblicato da Gabriel Bellizzi [also known as Ružička, The Biochemist] - CEO BioGenTech -
Negli anni trenta del ventesimo secolo si è verificata una febbre dell’oro scientifica di proporzioni inaudite nel campo della nascente endocrinologia. Questa impresa è stata portata avanti con tanta celerità grazie al pionieristico lavoro di biochimici Adolf Friedrich Johann Butenandt e Lavoslav Stjepan Ružička, entrambi premi Nobel per la chimica nel 1939 grazie proprio alla pubblicazione dell’articolo “Sulla preparazione artificiale dell’ormone testicolare testosterone (androstene-3-one--17-olio)”.
Il potenziale del Testosterone e dei suoi primi derivati che videro la luce nella seconda metà degli anni trenta del 900, arrivo’ all’orecchio degli sportivi d’élite tanto che nel 1938 vi fu una prima pubblicazione che parlava del potenziale uso del Testosterone nel Bodybuilding.
Grazie agli abbattimenti dei costi di produzione delle molecole di sintesi, resi possibili dal genio della chimica Russell Earl Marker e dalla sua “Marker degradation”, nella seconda metà degli anni quaranta l’uso di AAS si è diffuso nelle squadre olimpiche di molti paesi. Successivamente tocco’ al pubblico amatoriale. E' nel 1976 che vi fu una nuova svolta, cioè la nascita della società di biotecnologie “Genetech” nata dall’incontro tra l’imprenditore Robert Swanson e Herbert Boyer, biochimico dell’Università della California. I due decisero di fondare questa società per lo sfruttamento commerciale delle tecniche del DNA ricombinante messe a punto da Boyer. Insulina e hGH divennero parte del corollario di farmaci utilizzati dai bodybuilder, e l’era dei “Freak” venne inaugurata.
Purtroppo, lo “scandalo DOPING” negli anni 80’, e le successive restrizioni di “facciata” hanno smantellato massivamente quella nicchia di ricercatori che lavoravano a stretto contatto con gli atleti e facevano ricerca sul campo. Essi non sono “estinti” ma sono obliati da una certa narrativa di comodo. Da qui il problema presente: l’atleta è in balia di leggende e metodiche partorite da menti non avvezze alla complessità della farmacologia partendo dalle basi della biochimica.
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