L’ipotesi del miglioramento della composizione corporea in soggetti di sesso femminile variando i fattori allenante e alimentare in base alla fase del ciclo mestruale si è diffusa negli ultimi anni grazie ai lavori di Lyle McDonald. Nonostante ciò, le evidenze in merito sono ancora poche e la maggior parte dei possibili vantaggi di tale approccio in giovani donne provengono da dati empirici raccolti nel tempo da atlete e Preparatori. Esistono comunque degli studi dal valido designer che ci mostrano il potenziale di questa pratica di gestione della preparazione “drug free” al femminile. Uno studio a riguardo di particolare interesse, e che riporterò in questa sede, è quello svolto dai ricercatori dell’Università Ruhr di Bochum e pubblicato su “Springerplus” nel novembre del 2014.(1)

Le donne presentano livelli ematici maggiori di Testosterone ed Estradiolo durante la Fase Follicolare del loro ciclo mestruale rispetto alla Fase Luteale. Gli scienziati dello sport sospettano da tempo che le atlete possano sfruttare le fluttuazioni ormonali legate alle fasi del ciclo mestruale.
I ricercatori si aspettavano di osservare un recupero più rapido dalla seduta allenante durante la Fase Follicolare. Per scoprirlo, i ricercatori hanno svolto l’esperimento sopra accennato reclutando 20 donne la cui età media era di 25 anni. Le donne avevano tutte un ciclo regolare e non usavano alcuna pillola contraccettiva.
I soggetti dell’esperimento sono stati sottoposti ad allenamenti su Leg-Press. Tali allenamenti consistevano nello stimolo separato degli arti inferiori sinistro e destro.
Gli allenamenti durante la Fase Follicolare avevano un volume maggiore per un arto e non per l’altro e viceversa durante la Fase Luteale. Ogni ciclo consisteva in: 8 set durante la Fase Follicolare e 2 durante la Fase Luteale [FT] o 8 set durante la Fase Luteale e 2 durante la Fase Follicolare [LT].
L’esperimento è durato per cinque cicli mestruali.
Alla fine dell’esperimento i soggetti sottoposti alla routine allenante con volume alternato per ogni arto inferiore, presentavano il 46% di massa muscolare e il 42% di forza in più nella gamba che avevano allenato con maggiore enfasi durante la Fase Follicolare rispetto all’altra gamba.


I ricercatori conclusero, forse un po’ troppo entusiasticamente, raccomandando alle atlete eumenorroiche, e che non usano contraccettivi, di basare la propria periodizzazione nell’allenamento della forza sul proprio ciclo mestruale.
Personalmente, ho visto diverse atlete approcciarsi a tale schema prepararatorio osservando costantemente un obbligo di variazioni allenante e alimentari che va oltre un modello schematico. E’ teoricamente possibile che,per esempio, e molto semplicisticamente, di base periodi con livelli maggiormente marcati di Estradiolo possano essere gestisti al meglio con un carico glucidico più consistente (vedi effetto del Estradiolo sul metabolismo glucidico) e un maggiore volume allenante (contesto tipico della Fase Follicolare), mentre periodi con livelli maggiormente marcati di Progesterone potrebbero essere gestiti vantaggiosamente riducendo il carico glucidico (vedi correlazione tra Progetserone e insulino sensibilità/resistenza) e il volume allenante.
Ricordatevi sempre che per quanto affascinante e logica possa essere (o sembrare) una teoria, prima di poterla considerare universalmente valida si necessita di prove e controprove, di valutazione del grado di efficacia.
Gabriel Bellizzi
Riferimenti:
Pubblicato da Gabriel Bellizzi [also known as Ružička, The Biochemist] - CEO BioGenTech -
Negli anni trenta del ventesimo secolo si è verificata una febbre dell’oro scientifica di proporzioni inaudite nel campo della nascente endocrinologia. Questa impresa è stata portata avanti con tanta celerità grazie al pionieristico lavoro di biochimici Adolf Friedrich Johann Butenandt e Lavoslav Stjepan Ružička, entrambi premi Nobel per la chimica nel 1939 grazie proprio alla pubblicazione dell’articolo “Sulla preparazione artificiale dell’ormone testicolare testosterone (androstene-3-one--17-olio)”.
Il potenziale del Testosterone e dei suoi primi derivati che videro la luce nella seconda metà degli anni trenta del 900, arrivo’ all’orecchio degli sportivi d’élite tanto che nel 1938 vi fu una prima pubblicazione che parlava del potenziale uso del Testosterone nel Bodybuilding.
Grazie agli abbattimenti dei costi di produzione delle molecole di sintesi, resi possibili dal genio della chimica Russell Earl Marker e dalla sua “Marker degradation”, nella seconda metà degli anni quaranta l’uso di AAS si è diffuso nelle squadre olimpiche di molti paesi. Successivamente tocco’ al pubblico amatoriale. E' nel 1976 che vi fu una nuova svolta, cioè la nascita della società di biotecnologie “Genetech” nata dall’incontro tra l’imprenditore Robert Swanson e Herbert Boyer, biochimico dell’Università della California. I due decisero di fondare questa società per lo sfruttamento commerciale delle tecniche del DNA ricombinante messe a punto da Boyer. Insulina e hGH divennero parte del corollario di farmaci utilizzati dai bodybuilder, e l’era dei “Freak” venne inaugurata.
Purtroppo, lo “scandalo DOPING” negli anni 80’, e le successive restrizioni di “facciata” hanno smantellato massivamente quella nicchia di ricercatori che lavoravano a stretto contatto con gli atleti e facevano ricerca sul campo. Essi non sono “estinti” ma sono obliati da una certa narrativa di comodo. Da qui il problema presente: l’atleta è in balia di leggende e metodiche partorite da menti non avvezze alla complessità della farmacologia partendo dalle basi della biochimica.
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