
Secondo un recente studio svolto dai ricercatori della Universidade de Sao Paulo, un utilizzatore di AAS su quattro presenta depositi arteriosi. La conclusione dei ricercatori è stata fatta confrontando un gruppo di giovani Bodybuilder utilizzatori di AAS con un gruppo di giovani Bodybuilder non utilizzatori.(1)
I ricercatori hanno preso in esame 20 soggetti di sesso maschile apparentemente sani di età compresa tra i 18 ed i 45 anni i quali si erano allenati con i pesi per almeno due anni e avevano un utilizzo di AAS medio di 2-4 cicli all’anno. Hanno anche esaminato un gruppo altrettanto grande di Bodybuilder “natural”, oltre a un gruppo di 10 soggetti sani che non erano fisicamente attivi.
Una prima osservazione dei soggetti esaminati mostrò ovvie caratteristiche di differenziazione nella composizione corporea tra utilizzatori e non utilizzatori. Gli utilizzatori di AAS presentavano una maggiore massa muscolare e una minore massa grassa rispetto agli atleti “natural”. D’altra parte, le ovvie differenze vennero notate anche a livello dei marker ematici base. Gli utilizzatori di AAS avevano livelli inferiori di HDL e livelli maggiori di LDL rispetto ai Bodybuilder “natural”.


I livelli di HDL erano correlati al tempo di utilizzo degli AAS. Maggiore era stato il tempo di esposizione agli AAS e minore risultavano le concentrazioni ematiche di HDL.
Quando i ricercatori hanno determinato le condizioni delle arterie coronarie tramite scansione, non hanno osservato alcuno stato patologico nei soggetti sedentari e nei Bodybuilder “natural”.
Tuttavia, i ricercatori hanno osservato un deterioramento preclinico delle arterie coronarie tra gli utilizzatori di AAS. In questo gruppo, ¼ dei soggetti aveva arterie coronarie ostruite o calcificate. Le condizioni erano correlate agli anni di utilizzo. Infatti, i soggetti che avevano alle spalle più anni d’uso di AAS presentavano una maggiore quantità di placche coronariche.


I ricercatori hanno rilevato la maggior parte delle anormalità coronariche degli utilizzatori di AAS nell’arteria discendente anteriore sinistra.
Le scontate conclusioni dei ricercatori sono che l’uso a lungo termine di AAS sembra essere correlato con lo sviluppo di patologie coronariche subclinica precoce in questa popolazione.
Per quanto ad alcuni lettori possa sembrare banale lo studio qui esposto, esso mostra come il peggioramento delle condizioni cardiovascolari possa essere al quanto rapido concretizzandosi in pochi anni. Gli utilizzatori di AAS, oltre ad assumere una adeguata supplementazione volta al controllo dei lipidi ematici, dovrebbero sottoporsi regolarmente a visite cardiologiche comprendenti ecocardiogramma con intervalli massimi tra una visita e la successiva di sei mesi.
Gabriel Bellizzi
Riferimenti:
- https://doi.org/10.1016/j.atherosclerosis.2019.02.006
Pubblicato da Gabriel Bellizzi [also known as Ružička, The Biochemist] - CEO BioGenTech -
Negli anni trenta del ventesimo secolo si è verificata una febbre dell’oro scientifica di proporzioni inaudite nel campo della nascente endocrinologia. Questa impresa è stata portata avanti con tanta celerità grazie al pionieristico lavoro di biochimici Adolf Friedrich Johann Butenandt e Lavoslav Stjepan Ružička, entrambi premi Nobel per la chimica nel 1939 grazie proprio alla pubblicazione dell’articolo “Sulla preparazione artificiale dell’ormone testicolare testosterone (androstene-3-one--17-olio)”.
Il potenziale del Testosterone e dei suoi primi derivati che videro la luce nella seconda metà degli anni trenta del 900, arrivo’ all’orecchio degli sportivi d’élite tanto che nel 1938 vi fu una prima pubblicazione che parlava del potenziale uso del Testosterone nel Bodybuilding.
Grazie agli abbattimenti dei costi di produzione delle molecole di sintesi, resi possibili dal genio della chimica Russell Earl Marker e dalla sua “Marker degradation”, nella seconda metà degli anni quaranta l’uso di AAS si è diffuso nelle squadre olimpiche di molti paesi. Successivamente tocco’ al pubblico amatoriale. E' nel 1976 che vi fu una nuova svolta, cioè la nascita della società di biotecnologie “Genetech” nata dall’incontro tra l’imprenditore Robert Swanson e Herbert Boyer, biochimico dell’Università della California. I due decisero di fondare questa società per lo sfruttamento commerciale delle tecniche del DNA ricombinante messe a punto da Boyer. Insulina e hGH divennero parte del corollario di farmaci utilizzati dai bodybuilder, e l’era dei “Freak” venne inaugurata.
Purtroppo, lo “scandalo DOPING” negli anni 80’, e le successive restrizioni di “facciata” hanno smantellato massivamente quella nicchia di ricercatori che lavoravano a stretto contatto con gli atleti e facevano ricerca sul campo. Essi non sono “estinti” ma sono obliati da una certa narrativa di comodo. Da qui il problema presente: l’atleta è in balia di leggende e metodiche partorite da menti non avvezze alla complessità della farmacologia partendo dalle basi della biochimica.
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