Sugli effetti dell’utilizzo di AAS sul lungo termine in soggetti di sesso femminile, ad oggi, sappiamo relativamente poco. Siamo pienamente a conoscenza del fatto che un uso di questa classe di farmaci nelle donne possa portare come conseguenza ad effetti virilizzanti di diverso tipo e entità. Un interessante caso studio realizzato da due medici ORL canadesi, Yael Bensoussan e Jennifer Anderson, dell’Università di Toronto, pubblicato sul Clinical Case Reports, ci offre la possibilità di analizzare la disfonia AAS-indotta e i sui risvolti nel lungo termine in una atleta. (1)
Il soggetto preso in esame nell’articolo di Yael Bensoussan e Jennifer Anderson è una Bodybuilder la quale aveva 27 anni nel 1998. In quell’anno aveva partecipato a una competizione e, per prepararvisi, aveva usato, secondo quanto da lei riportato, 50mg di Nandrolone Decanoato a settimana per 6 settimane.
Due mesi dopo l’inizio della somministrazione di Nandrolone, la voce della bodybuilder era gradualmente divenuta più bassa e roca. Sebbene abbia rinunciato all’uso di altri farmaci nella sua preparazione, l’alterazione del tono vocale risultò permanente. La terapia applicata per trattare l’alterazione della voce, volta quindi a ripristinare una tonalità vocale più alta e più femminile, non risultò efficace.
Il soggetto in questione, come conseguenza di questa alterazione, perse il lavoro perché la gente pensava che fosse un uomo. Contemporaneamente aveva detto addio al Bodybuilding.
Sempre nel 1998 contattò contattato dei medici specialisti, i quali decisero di operare sulla laringe. L’operazione ebbe esito positivo dal momento che la voce della donna tornò ad essere più alta e più femminile. Ma dieci anni dopo la ex Bodybuilder divenne afona. Si era verificata una atrofia delle corde vocali.
Tredici anni dopo la prima operazione, i medici intervenivano chirurgicamente una seconda volta, e di nuovo con successo.
I ricercatori non conoscono il motivo per il quale sia comparsa dell’afonia nella donna. Essa riferì di sentirsi cronicamente stanca e successivi esami ematici mostrarono livelli di Testosterone libero marcatamente bassi. Apparentemente, gli squilibri nella funzionalità dell’Asse HPG dovuti al passato uso di AAS da parte della donna non erano stati trattati e risolti con conseguente mantenimento di livelli bassi di Testosterone cronicizzatisi con il passare degli anni (riduzione ormonale età correlata). Tale circostanza (alterazione a lungo termine del HPTA) si può osservare anche negli ex abusatori di AAS di sesso maschile.
Appurato lo stato ormonale della paziente, i medici le prescrissero una terapia ormonale sostitutiva che risolse lo stato di fatica cronica.

I medici hanno ipotizzato che la possibile causa dell’afonia potrebbe essere ricondotta al livello di Testosterone anormalmente basso della donna il quale ha portato ad una atrofia delle corde vocali. Questa risposta avversa non trova però molto riscontro nell’osservazione di soggetti di sesso maschile con ipogonadismo AAS-dipendente non trattato. Il fatto che non esistano casi studio specifici che abbiano analizzato questo aspetto in tali soggetti, e la presenza di un dimorfismo sessuale di risposta ormonale, fanno si che questa ipotesi rimanga una possibilità plausibile.
Gli autori di questo caso studio affermano che, per quanto ne sanno, il loro è il primo rapporto sugli effetti degli AAS sulla voce di un soggetto di sesso femminile e sulla loro evoluzione in un periodo di 20 anni. Questi cambiamenti sono clinicamente rilevanti dal momento che sono difficili da trattare e pertanto dovrebbe essere comunicato ai soggetti che usano AAS o a coloro che sono sottoposti ad una terapia con androgeni.
Gabriel Bellizzi
Riferimenti:
- https://doi.org/10.1002/ccr3.2084
Pubblicato da Gabriel Bellizzi [also known as Ružička, The Biochemist] - CEO BioGenTech -
Negli anni trenta del ventesimo secolo si è verificata una febbre dell’oro scientifica di proporzioni inaudite nel campo della nascente endocrinologia. Questa impresa è stata portata avanti con tanta celerità grazie al pionieristico lavoro di biochimici Adolf Friedrich Johann Butenandt e Lavoslav Stjepan Ružička, entrambi premi Nobel per la chimica nel 1939 grazie proprio alla pubblicazione dell’articolo “Sulla preparazione artificiale dell’ormone testicolare testosterone (androstene-3-one--17-olio)”.
Il potenziale del Testosterone e dei suoi primi derivati che videro la luce nella seconda metà degli anni trenta del 900, arrivo’ all’orecchio degli sportivi d’élite tanto che nel 1938 vi fu una prima pubblicazione che parlava del potenziale uso del Testosterone nel Bodybuilding.
Grazie agli abbattimenti dei costi di produzione delle molecole di sintesi, resi possibili dal genio della chimica Russell Earl Marker e dalla sua “Marker degradation”, nella seconda metà degli anni quaranta l’uso di AAS si è diffuso nelle squadre olimpiche di molti paesi. Successivamente tocco’ al pubblico amatoriale. E' nel 1976 che vi fu una nuova svolta, cioè la nascita della società di biotecnologie “Genetech” nata dall’incontro tra l’imprenditore Robert Swanson e Herbert Boyer, biochimico dell’Università della California. I due decisero di fondare questa società per lo sfruttamento commerciale delle tecniche del DNA ricombinante messe a punto da Boyer. Insulina e hGH divennero parte del corollario di farmaci utilizzati dai bodybuilder, e l’era dei “Freak” venne inaugurata.
Purtroppo, lo “scandalo DOPING” negli anni 80’, e le successive restrizioni di “facciata” hanno smantellato massivamente quella nicchia di ricercatori che lavoravano a stretto contatto con gli atleti e facevano ricerca sul campo. Essi non sono “estinti” ma sono obliati da una certa narrativa di comodo. Da qui il problema presente: l’atleta è in balia di leggende e metodiche partorite da menti non avvezze alla complessità della farmacologia partendo dalle basi della biochimica.
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