Sebbene non siano legali in alcuni paesi, gli integratori per la perdita di peso contenenti l’estratto di Hoodia gordonii sono facilmente reperibili sul web. La Hoodia gordonii fa parte di un genere di piante (Hoodia) appartenenti alla famiglia delle Apocinacee (sottofamiglia Asclepiadoideae), endemiche dell’Africa sudoccidentale (Angola, Botswana, Namibia, Sudafrica e Zimbabwe), usate dai boscimani a scopi medicinali, e che hanno recentemente suscitato l’interesse delle industrie farmaceutiche per le loro possibili applicazioni per il trattamento dell’obesità. Ciò nonostante, i supplementi contenenti l’estratto di Hoodia gordonii non hanno avuto il successo previsto. E’ possibile, però, che gli integratori contenenti l’estratto di Hoodia parviflora possano avere maggiore successo rispetto a questi ultimi. Bruxelles ne ha permesso la commercializzazione in Europa entro precisi limiti: la quantità di Hoodia parviflora non deve superare i 9,4mg di estratto per dose giornaliera. (1)
Le popolazioni dell’Africa sudoccidentale utilizzano parti essiccate di queste piante per sopprimere la fame, e negli anni ’60 dei ricercatori sudafricani hanno iniziato a svolgere studi al fine di realizzare prodotti dimagranti che sfruttassero le proprietà di queste piante.
Nel primo decennio del ventunesimo secolo, la Pfizer e in seguito la Unilever, pensarono che la componente simil-steroidea p57 contenuta nella Hoodia gordonii potesse essere un componente interessante per la realizzazione di farmaci dimagranti o dei così detti alimenti funzionali per la perdita di peso, ma interruppero le loro ricerche quando risultò che il p57 causava nausea agli utilizzatori.
La Israeli Desert Labs (2) ha svolto studi sull’effetto dell’estratto di Hoodia parviflora per diversi anni iniziando a realizzare diversi prodotti contenenti l’estratto di questa pianta. I prodotti in questione comprendono integratori, gomme da masticare, tè e barrette.
Secondo la ricerca sugli esseri umani condotta dalla stessa Israeli Desert Labs, i soggetti che assumono un equivalente di 142,5mg di estratto secco di Hoodia parviflora per 40 giorni consecutivi subiscono un calo di peso corporeo di poco superiore a 0,5Kg. (3) Tale effetto è stato registrato su soggetti i quali non avevano applicato cambiamenti al proprio stile di vita. Una nota interessante è che non sono stati segnalati effetti collaterali in seguito alla somministrazione dell’estratto.
Nel 2017, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha deciso di autorizzare la vendita nel mercato europeo dei supplementi contenenti l’estratto di Hoodia parviflora con un limite massimo per dose giornaliera pari a 9,4mg.(4) Una dose decisamente inferiore ai 142,5mg utilizzati dalla Desert Labs e che hanno mostrato di poter causare un effetto coadiuvante per la perdita di peso.
Esiste comunque la possibilità che qualche lungimirante chimico trivi il modo per eludere le normative dell’UE. I principi attivi contenuti nell’estratto di Hoodia parviflora, gli hoodigosidi, sono efficaci in quantità molto piccole. In 142,5mg di estratto ve ne sono al massimo 1,43mg.
Con un buon processo di purificazione, è teoricamente possibile produrre supplementi per la perdita di peso contenenti l’estratto di Hoodia parviflora dalla significativa efficacia, rimanendo completamente conformi alle normative europee.
Pubblicato da Gabriel Bellizzi [also known as Ružička, The Biochemist] - CEO BioGenTech -
Negli anni trenta del ventesimo secolo si è verificata una febbre dell’oro scientifica di proporzioni inaudite nel campo della nascente endocrinologia. Questa impresa è stata portata avanti con tanta celerità grazie al pionieristico lavoro di biochimici Adolf Friedrich Johann Butenandt e Lavoslav Stjepan Ružička, entrambi premi Nobel per la chimica nel 1939 grazie proprio alla pubblicazione dell’articolo “Sulla preparazione artificiale dell’ormone testicolare testosterone (androstene-3-one--17-olio)”.
Il potenziale del Testosterone e dei suoi primi derivati che videro la luce nella seconda metà degli anni trenta del 900, arrivo’ all’orecchio degli sportivi d’élite tanto che nel 1938 vi fu una prima pubblicazione che parlava del potenziale uso del Testosterone nel Bodybuilding.
Grazie agli abbattimenti dei costi di produzione delle molecole di sintesi, resi possibili dal genio della chimica Russell Earl Marker e dalla sua “Marker degradation”, nella seconda metà degli anni quaranta l’uso di AAS si è diffuso nelle squadre olimpiche di molti paesi. Successivamente tocco’ al pubblico amatoriale. E' nel 1976 che vi fu una nuova svolta, cioè la nascita della società di biotecnologie “Genetech” nata dall’incontro tra l’imprenditore Robert Swanson e Herbert Boyer, biochimico dell’Università della California. I due decisero di fondare questa società per lo sfruttamento commerciale delle tecniche del DNA ricombinante messe a punto da Boyer. Insulina e hGH divennero parte del corollario di farmaci utilizzati dai bodybuilder, e l’era dei “Freak” venne inaugurata.
Purtroppo, lo “scandalo DOPING” negli anni 80’, e le successive restrizioni di “facciata” hanno smantellato massivamente quella nicchia di ricercatori che lavoravano a stretto contatto con gli atleti e facevano ricerca sul campo. Essi non sono “estinti” ma sono obliati da una certa narrativa di comodo. Da qui il problema presente: l’atleta è in balia di leggende e metodiche partorite da menti non avvezze alla complessità della farmacologia partendo dalle basi della biochimica.
La BioGenTech è un laboratorio di ricerca che opera direttamente sul campo dapprima della sua fondazione grazie al lavoro del CEO Amedeo Gabriel Bellizzi. Nel 2021, ha visto la luce e ha preso concretezza un idea: fornire informazioni valide e affidabili su una scienza multidisciplinare. Nessun circo delle pulci, ma qualcosa che si può vedere e constatare.
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