ESTRATTO DI SEMI D’UVA E PREVENZIONE DEL DANNO CARDIACO E DEI VASI SANGUGNI INDOTTO DALL’USO DI AAS?
La supplementazione con estratto di semi d’uva sembra poter fornire una protezione a cuore e vasi sanguigni durante l’uso di AAS. Questa possibile azione è emersa da uno studio svolto su animali che i ricercatori dell’Università di Tanta (Egitto) hanno pubblicato sul Oxidative Medicine and Cellular Longevity.(1)
I ricercatori hanno svolto l’esperimento dividendo ratti da laboratorio maschi in 4 gruppi. Durante le otto settimane di durata dell’esperimento, i ricercatori non hanno dato alcuna sostanza attiva al primo gruppo di ratti [Controllo].
Procianidina C1 (membro della famiglia delle Proantocianidine presenti nei semi d’uva)
Il secondo gruppo di ratti ha ricevuto una dose consistente di un estratto di semi d’uva purificato due volte alla settimana tramite un sondino gastrico. Questo estratto, prodotto dalla Merck, conteneva Proantocianidine [GSPE]. Se i ratti fossero stati esseri umani, avrebbero ricevuto una dose media di 700mg di Estratto di semi d’uva due volte a settimana.
Il terzo gruppo di animali esaminati è stato trattato con un iniezione settimanale di Boldenone. Infine, Il quarto gruppo è stato trattato con un iniezione settimanale di Boldenone insieme alla supplementazione con estratto di semi d’uva.
I ratti trattati con Boldenone hanno sviluppato ipertrofia cardiaca. L’aggiunta dell’estratto di semi d’uva al trattamento con Boldenone ha annullato tale effetto.
La figura riportata di seguito mostra come il Boldenone ha indotto l’ipertrofia cardiaca. Se il ventricolo sinistro del cuore – la parte del muscolo cardiaco che pompa sangue ricco di ossigeno nel corpo – si era contratto, il sangue era ancora sotto un elevata pressione nei vasi sanguigni degli animali esaminati a cui era stato somministrato il Boldenone [Sinistra].
Questo indicava che il cuore era sottoposto ad un lavoro maggiore legato alla condizione ipertrofica. Ciò indicava anche che la salute dei vasi sanguigni non era ottimale.
Ancora una volta, l’estratto di semi d’uva ha annullato questo effetto.
Le figure sottostanti mostrano cosa è successo esattamente ai vasi sanguigni degli animali trattati. Il Boldenone aveva attivato gli enzimi NOX. Gli enzimi NOX producono radicali liberi. Le cellule immunitarie, ma anche le cellule che formano i vasi sanguigni, producono enzimi NOX. Questi enzimi sono utili quando il corpo sta combattendo degli agenti patogeni, ma se questi enzimi si attivano senza una buona ragione, possono causare rigidità dei vasi sanguigni e, di conseguenza, danneggiarli.
Il NOX2 è prodotto dalle cellule endoteliali nelle pareti dei vasi sanguigni, il NOX4 nel muscolo cardiaco.
I ricercatori concludono affermando che, queste nuove scoperte sull’attività antiossidante delle Proantocianidine contenute nell’estratto di semi d’uva dovrebbero servire come base per lo sviluppo di migliori strategie chemiopreventive o terapeutiche per la tossicità cardiaca indotta dal Boldenone.
E’ necessario però fare alcune precisazioni…
La dose di Boldenone usata dai ricercatori era tutto sommato contenuta: 5mg/Kg a settimana. Se questo non è un errore di battitura, l’equivalente umano della dose utilizzata dai ricercatori è di circa 70mg a settimana. Gli utilizzatori di AAS assumono dosi settimanali minime di 200-250mg dello steroide preso in esame, e alcuni arrivano anche al grammo. Ovviamente, insieme al Boldenone vengono generalmente somministrati altri AAS. Quest’ultimo punto riduce ulteriormente la validità protettiva del supplemento esaminato nel presente studio in un contesto di utilizzo di AAS a scopo dopante.
In conclusione, è assai improbabile che una supplementazione con estratto di semi d’uva possa fornire una protezione verso l’ipertrofia cardiaca o il danno endoteliale negli utilizzatori di AAS.
Pubblicato da Gabriel Bellizzi [also known as Ružička, The Biochemist] - CEO BioGenTech -
Negli anni trenta del ventesimo secolo si è verificata una febbre dell’oro scientifica di proporzioni inaudite nel campo della nascente endocrinologia. Questa impresa è stata portata avanti con tanta celerità grazie al pionieristico lavoro di biochimici Adolf Friedrich Johann Butenandt e Lavoslav Stjepan Ružička, entrambi premi Nobel per la chimica nel 1939 grazie proprio alla pubblicazione dell’articolo “Sulla preparazione artificiale dell’ormone testicolare testosterone (androstene-3-one--17-olio)”.
Il potenziale del Testosterone e dei suoi primi derivati che videro la luce nella seconda metà degli anni trenta del 900, arrivo’ all’orecchio degli sportivi d’élite tanto che nel 1938 vi fu una prima pubblicazione che parlava del potenziale uso del Testosterone nel Bodybuilding.
Grazie agli abbattimenti dei costi di produzione delle molecole di sintesi, resi possibili dal genio della chimica Russell Earl Marker e dalla sua “Marker degradation”, nella seconda metà degli anni quaranta l’uso di AAS si è diffuso nelle squadre olimpiche di molti paesi. Successivamente tocco’ al pubblico amatoriale. E' nel 1976 che vi fu una nuova svolta, cioè la nascita della società di biotecnologie “Genetech” nata dall’incontro tra l’imprenditore Robert Swanson e Herbert Boyer, biochimico dell’Università della California. I due decisero di fondare questa società per lo sfruttamento commerciale delle tecniche del DNA ricombinante messe a punto da Boyer. Insulina e hGH divennero parte del corollario di farmaci utilizzati dai bodybuilder, e l’era dei “Freak” venne inaugurata.
Purtroppo, lo “scandalo DOPING” negli anni 80’, e le successive restrizioni di “facciata” hanno smantellato massivamente quella nicchia di ricercatori che lavoravano a stretto contatto con gli atleti e facevano ricerca sul campo. Essi non sono “estinti” ma sono obliati da una certa narrativa di comodo. Da qui il problema presente: l’atleta è in balia di leggende e metodiche partorite da menti non avvezze alla complessità della farmacologia partendo dalle basi della biochimica.
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