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Sono ormai alcuni decenni che i fautori de “le calorie non contano” e quelli, conservatori, de “le calorie contano” si scontrano cercando di argomentare (più o meno) scientificamente le loro affermazioni. Tralasciando la questione non poco importante della trattazione superficiale che spesso caratterizza entrambe le fazioni, la schiera dei “negazionisti delle calorie” tocca livelli di scientismo e di contraddizione abbastanza evidenti (mai letto un loro libro?). Essi cercano spiegazioni (all’apparenza) plausibili per avvalorare la loro tesi. Una di esse è perfettamente rappresentata da un recente studio svolto da scienziati dello sport dell’Università di Malaga i quali hanno osservato l’effetto di una dieta chetogenica ipercalorica su atleti di forza.(1)

I ricercatori hanno reclutato 24 uomini in buona salute, che si erano allenati con pesi per almeno 2 anni, e gli hanno sottoposti ad un identico allenamento finalizzato all’ipertrofia per 8 settimane: il piano allenante era suddiviso in 2 giorni di Upper Body e 2 giorni Lower Body, con 72 ore di riposo tra le sessioni per favorire il recupero. I ricercatori hanno diviso i partecipanti allo studio in 3 gruppi e hanno dato ad ogni gruppo una dieta diversa.

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Panoramica del protocollo di allenamento. WK: allenamento (microciclo); UL: Upper-Limb; LL: Lower-Limb; R: Riposo; 30 X: 3s nell’eccentrica e movimento esplosivo durante la fase concentrica.

I soggetti del primo gruppo (gruppo di controllo), ovviamente, hanno continuato a mangiare come era loro abitudine [CG].

I soggetti del secondo gruppo hanno ricevuto un piano alimentare il quale presentava un introito proteico pari a 2g di proteine per chilogrammo di peso corporeo al giorno, e un carico glucidico di massimo 42g di carboidrati al giorno [KD]. L’apporto calorico era alto. Ogni giorno i soggetti presi in esame dovevano ingerire più di 3000Kcal.

In fine, i soggetti del terzo gruppo hanno ricevuto un piano alimentare più o meno “normale” e con un buon apporto proteico [NKD]. Anche i soggetti di questo gruppo dovevano ingerire più di 3000Kcal al giorno.

Al termine del periodo di test, è stato osservato che i soggetti sottoposti ad una dieta a basso contenuto di carboidrati avevano ridotto la loro massa grassa generale, compreso il grasso nella cavità addominale. Quest’ultimo tipo di grasso è noto per essere un fattore predittivo per lo sviluppo di diverse patologie. La massa magra di questi soggetti è rimasta costante.

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I ricercatori hanno concluso dicendo che, secondo i loro risultati, i soggetti sottoposti a un allenamento contro-resistenza durante una dieta chetogenica hanno sperimentato una maggiore riduzione della massa grassa e del tessuto adiposo viscerale, rispetto al gruppo che ha seguito un regime alimentare non chetogenico. La maggiore riduzione del tessuto adiposo viscerale può avere una certa rilevanza clinica a causa della sua associazione inversa al rischio cardio-metabolico.

I ricercatori continuano dicendo che, sono necessari ulteriori studi per valutare i vantaggi di questa combinazione (allenamento contro-resistenza e dieta chetogenica) in soggetti con un eccesso di massa grassa, con particolare attenzione alla significativa riduzione riportata a carico del tessuto adiposo viscerale, che potrebbe essere di grande beneficio per questa fascia di popolazione dato anche il fatto che la massa corporea magra è mantenuta. E aggiungono che, in effetti, questa ricerca non ha mostrato cambiamenti significativi sulla massa magra, nonostante la condizione iperenergetica e l’elevato apporto proteico (2,0g/kg/die) assunto dai soggetti sottoposti ad allenamenti contro-resistenza del gruppo “dieta chetogenica”. Quindi, essi concludono, non poco banalmente, che gli approcci dietetici a basso contenuto di carboidrati non sarebbero una strategia ottimale per la costruzione di massa muscolare in uomini allenati nelle condizioni poste da questo studio (protocollo di allenamento contro-resistenza focalizzato sulla tensione meccanica della durata di 8 settimane).

Immagino già la “standing ovation” dei detrattori della termodinamica… mantenete la calma, lo studio qui brevemente esposto ha diverse limitazioni….

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Le limitazioni del presente studio vanno dalle limitate misurazioni dei risultati, dal numero ridotto di partecipanti e dal tempo del test (8 settimane); tutti fattori che di per se riducono il valore dello studio. E, cosa assai rilevante, durante lo studio non sono state eseguite valutazioni sulla corretta assunzione calorica dei soggetti presi in esame e non è stata presa in considerazione la soppressione dell’appetito derivante da una dieta ricca di proteine e grassi. Quindi, è possibile, anzi è molto probabile, che si siano verificate variazioni nell’assunzione calorica anche se i partecipanti sono stati istruiti a seguire specifiche raccomandazioni dietetiche. In parole povere, i soggetti sottoposti a regime chetogenico hanno, con tutta probabilità, seguito un regime leggermente ipocalorico in modo indiretto come risposta alle variabili indotte dalla specifica strategia alimentare. Ed ecco spiegato, in modo assai più scientifico, il perché del calo della massa grassa e il mantenimento della massa muscolare. Quest’ultimo elemento trova la sua logica spiegazione nell’introito proteico giornaliero (2g/Kg/die) il quale ha garantito un effetto di “protein sparing”. Il numero limitato delle settimane del test (8 settimane) è stato senza dubbio incisivo anche in questo. E non dimentichiamoci del fatto che, guarda caso, non si è verificato alcun aumento della massa muscolare ne della massa corporea in generale. Evento questo decisamente ai “confini della realtà” se rapportato a soggetti in fisiologia sottoposti ad un regime ipercalorico (di qualsiasi natura esso sia).

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Bomba Calorimetrica

Sebbene l’uomo non sia una macchina calorimetrica, che un acido polinsaturo non equivale ad uno saturo, ecc…  bisognerebbe tuttavia ricordarsi che facciamo parte di questo universo e come tutta la materia rispondiamo alle Leggi delle Termodinamica e come tutti gli essere viventi a quelle della Bioenergia:

 

“Queste leggi descrivono come il calore (o energia termica) viene convertito da e per diversi tipi di energia, e l’effetto che questo può avere sulle varie forme di materia.”

Detto in termini semplici, quando si mangia si introduce dell’energia, questa energia non può sparire nel nulla.

Anche se un soggetto possa avere problemi d’assorbimento intestinali, disfunzioni delle proteine mitocondriali UCP2-3, una grave insulino-resistenza, o soffra di ipotiroidismo in ogni caso l’energia che introduce si trasforma sempre seguendo le leggi universali.

Ogni soggetto ha un proprio equilibrio energetico, quanto sia elevato questo equilibrio dipende dallo stato metabolico. Questi due fattori si influenzano a vicenda e sono imprescindibili l’uno dall’alto.

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Semplice schema rappresentante le varie componenti di un corretto piano alimentare con il loro grado di importanza.

Per quanto vi possa irritare, alla fine della giostra, una caloria rimane pur sempre una caloria…

Gabriel Bellizzi

Riferimenti:

  1. https://doi.org/10.1186/s12970-018-0236-9

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