
Il grasso in eccesso ha la capacità di alterare negativamente i livelli di Androgeni negli uomini più di quanto si possa pensare. Gli enzimi espressi nel tessuto adiposo non solo aumentano la conversione del Testosterone in Estradiolo (vedi enzima aromatasi), ma convertono il Diidrotestosterone (DHT) in composti inattivi. (1)
Gli uomini in sovrappeso presentano più spesso una carenza di ormoni androgeni rispetto agli uomini magri. In alcuni studi i medici hanno trattato il problema con un inibitore della aromatasi come il Letrozolo (2), e ci sono anche casi di uomini in sovrappeso che hanno visto migliorare le loro condizioni di salute in conseguenza di iniezioni di Testosterone.
Ma gli uomini in sovrappeso che ripongono tutta la loro fiducia nella terapia con Testosterone senza cercare di ridurre il loro peso corporeo (e la percentuale di grasso) potrebbero fare decisamente la scelta sbagliata. Più gli uomini presentano una percentuale di grasso elevata, meno essi reagiscono positivamente alla terapia con Testosterone (3). E per di più, gli uomini in sovrappeso sono anche più propensi a sviluppare effetti collaterali durante la terapia con Testosterone (4) (vedi, appunto, aumento dell’espressione dell’enzima aromatasi con conseguente aumento dell’aromatizzazione del Testosterone in Estradiolo).
I ricercatori canadesi della Laval University hanno dimostrato che gli enzimi prodotti nel tessuto adiposo disattivano il DHT e lo fanno ad un tasso maggiore in misura direttamente proporzionale alle riserve adipose. Più un uomo è grasso, più DHT viene convertito di conseguenza in 5-alfa-androstano 3-alfa, 17-beta-diolo e 5-alfa-androstano 3-beta, 17-beta-diolo. Ovviamente, se ci fosse il bisogno di sottolinearlo, l’uso di inibitori dell’aromatasi non ha alcun effetto su tale conversione.

I ricercatori hanno esaminato campioni di tessuto adiposo sottocutaneo e intra-addominale prelevati da uomini grassi e magri. Hanno scoperto che specialmente nel grasso sottocutaneo vi è un alto livello di conversione del DHT in 5-alfa-androstano-3-alfa, 17-beta-diolo. Gli enzimi che convertono il DHT erano più attivi nelle cellule adipose mature [mature adipocytes] rispetto alle cellule adipose che non avevano ancora raggiunto la maturità [pre adipocytes].



Quindi più è alta la percentuale di grasso, più DHT viene convertito in metaboliti inattivi. Ma non finisce qui la storia, come si può vedere dal grafico qui sopra riportato. Se gli uomini aumentano di peso, quindi di kg di peso corporeo, gli enzimi disattivanti il DHT diventano più attivi.

Gli Strongman ed i Powerlifter che seguono ancora l’insana abitudine di non curanza verso la loro massa grassa, hanno un altro ottimo motivo per modificare la gestione della loro preparazione sportiva.
Gabriel Bellizzi
Riferimenti:
- http://joe.endocrinology-journals.org/cgi/content/full/191/3/637
- http://eje-online.org/cgi/content/abstract/158/5/741
- http://www.andrologyjournal.org/cgi/content/abstract/jandrol.108.006296v1
- http://jcem.endojournals.org/cgi/content/abstract/92/10/3844
Pubblicato da Gabriel Bellizzi [also known as Ružička, The Biochemist] - CEO BioGenTech -
Negli anni trenta del ventesimo secolo si è verificata una febbre dell’oro scientifica di proporzioni inaudite nel campo della nascente endocrinologia. Questa impresa è stata portata avanti con tanta celerità grazie al pionieristico lavoro di biochimici Adolf Friedrich Johann Butenandt e Lavoslav Stjepan Ružička, entrambi premi Nobel per la chimica nel 1939 grazie proprio alla pubblicazione dell’articolo “Sulla preparazione artificiale dell’ormone testicolare testosterone (androstene-3-one--17-olio)”.
Il potenziale del Testosterone e dei suoi primi derivati che videro la luce nella seconda metà degli anni trenta del 900, arrivo’ all’orecchio degli sportivi d’élite tanto che nel 1938 vi fu una prima pubblicazione che parlava del potenziale uso del Testosterone nel Bodybuilding.
Grazie agli abbattimenti dei costi di produzione delle molecole di sintesi, resi possibili dal genio della chimica Russell Earl Marker e dalla sua “Marker degradation”, nella seconda metà degli anni quaranta l’uso di AAS si è diffuso nelle squadre olimpiche di molti paesi. Successivamente tocco’ al pubblico amatoriale. E' nel 1976 che vi fu una nuova svolta, cioè la nascita della società di biotecnologie “Genetech” nata dall’incontro tra l’imprenditore Robert Swanson e Herbert Boyer, biochimico dell’Università della California. I due decisero di fondare questa società per lo sfruttamento commerciale delle tecniche del DNA ricombinante messe a punto da Boyer. Insulina e hGH divennero parte del corollario di farmaci utilizzati dai bodybuilder, e l’era dei “Freak” venne inaugurata.
Purtroppo, lo “scandalo DOPING” negli anni 80’, e le successive restrizioni di “facciata” hanno smantellato massivamente quella nicchia di ricercatori che lavoravano a stretto contatto con gli atleti e facevano ricerca sul campo. Essi non sono “estinti” ma sono obliati da una certa narrativa di comodo. Da qui il problema presente: l’atleta è in balia di leggende e metodiche partorite da menti non avvezze alla complessità della farmacologia partendo dalle basi della biochimica.
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