La supplementazione con Selenio – un oligoelemento che la maggior parte degli occidentali non consuma a sufficienza – e il coenzima Q10 aumenta i livelli di IGF-1 di quasi il 20%. I ricercatori svedesi dell’Università di Linköping hanno scritto ciò sul PLoS One. (1) Le dosi che sono state necessarie ai ricercatori erano modeste ma il periodo di integrazione era lungo …
I ricercatori hanno somministrato a 215 anziani – di età media 76 anni – 200mg di enzima Q10 e 200mcg di Selenio ogni giorno per quattro anni – o un placebo. I supplementi che i ricercatori usavano provenivano dalla Pharma Nord. Questa compagnia è stata una dei finanziatori dello studio.

Poco prima di iniziare la supplementazione e alla fine del periodo di supplementazione i ricercatori hanno misurato le concentrazioni di IGF-1 nel sangue dei partecipanti.
Alla fine dei quattro anni il livello di IGF-1 nel gruppo placebo [gruppo attivo 0; immagine linea blu) era sceso leggermente. Nel gruppo supplementato [gruppo attivo 1; immagine linea rossa] il livello di IGF-1 era aumentato da 154mcg a 183mcg per litro. L’aumento ha rappresentato un effetto statisticamente significativo.

L’IGF-1 ha funzioni importanti sia nella crescita cellulare che nel metabolismo, ma anche nell’infiammazione e nella difesa antiossidativa. Una diminuzione dell’ IGF-1 è stata riscontrata con l’avanzare dell’età e anche con malattie cardiovascolari avanzate.
Dagli studi precedenti svolti su una popolazione anziana in buona salute, è stato riportato che oltre il 90% aveva livelli di Selenio non ottimali. (2)
I ricercatori concludono dicendo che, la presente valutazione mostra che l’intervento con una supplementazione di Selenio e di Coenzima Q10 ha determinato un aumento dei livelli di IGF-1.
Gabriel Bellizzi
Riferimenti:
- https://doi.org/10.1371/journal.pone.0178614
- https://doi.org/10.1371/journal.pone.0157541
Pubblicato da Gabriel Bellizzi [also known as Ružička, The Biochemist] - CEO BioGenTech -
Negli anni trenta del ventesimo secolo si è verificata una febbre dell’oro scientifica di proporzioni inaudite nel campo della nascente endocrinologia. Questa impresa è stata portata avanti con tanta celerità grazie al pionieristico lavoro di biochimici Adolf Friedrich Johann Butenandt e Lavoslav Stjepan Ružička, entrambi premi Nobel per la chimica nel 1939 grazie proprio alla pubblicazione dell’articolo “Sulla preparazione artificiale dell’ormone testicolare testosterone (androstene-3-one--17-olio)”.
Il potenziale del Testosterone e dei suoi primi derivati che videro la luce nella seconda metà degli anni trenta del 900, arrivo’ all’orecchio degli sportivi d’élite tanto che nel 1938 vi fu una prima pubblicazione che parlava del potenziale uso del Testosterone nel Bodybuilding.
Grazie agli abbattimenti dei costi di produzione delle molecole di sintesi, resi possibili dal genio della chimica Russell Earl Marker e dalla sua “Marker degradation”, nella seconda metà degli anni quaranta l’uso di AAS si è diffuso nelle squadre olimpiche di molti paesi. Successivamente tocco’ al pubblico amatoriale. E' nel 1976 che vi fu una nuova svolta, cioè la nascita della società di biotecnologie “Genetech” nata dall’incontro tra l’imprenditore Robert Swanson e Herbert Boyer, biochimico dell’Università della California. I due decisero di fondare questa società per lo sfruttamento commerciale delle tecniche del DNA ricombinante messe a punto da Boyer. Insulina e hGH divennero parte del corollario di farmaci utilizzati dai bodybuilder, e l’era dei “Freak” venne inaugurata.
Purtroppo, lo “scandalo DOPING” negli anni 80’, e le successive restrizioni di “facciata” hanno smantellato massivamente quella nicchia di ricercatori che lavoravano a stretto contatto con gli atleti e facevano ricerca sul campo. Essi non sono “estinti” ma sono obliati da una certa narrativa di comodo. Da qui il problema presente: l’atleta è in balia di leggende e metodiche partorite da menti non avvezze alla complessità della farmacologia partendo dalle basi della biochimica.
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