Le bevande sportive che contengono chetoni non solo aiutano gli atleti nelle loro prestazioni, ma accelerano anche il recupero muscolare dopo un intenso sforzo fisico. Questo è emerso da uno studio svolto su esseri umani che gli scienziati dello sport dell’Università di Oxford pubblicheranno a breve sul Medicine & Science in Sports & Exercise. (1)
I ricercatori hanno fatto allenare 12 atleti in diverse occasioni in modo tale da esaurire le loro riserve di glicogeno. Successivamente gli atleti hanno bevuto in una occasione la DeltaG, una bevanda sportiva contenente chetoni e, in un’altra occasione, una bevanda sportiva identica che non conteneva sostanze nutritive. I ricercatori hanno successivamente dato agli atleti del glucosio.
La bevanda DeltaG conteneva il chetone monoestere (R) -3-idrossibutil- (R) -3-idrossibutirato. Gli atleti hanno bevuto un totale di 0,573 ml per kg di peso corporeo.
I tre autori dello studio, David Holdsworth, Peter Cox e il leader della ricerca Kieran Clarke, hanno presentato dei brevetti con in loro nome per l’uso dei chetoni come agenti per il miglioramento delle prestazioni. Inoltre, Clarke è stato il fondatore della T-Delta-S (2), un’azienda che commercializza prodotti contenenti chetoni – come la DeltaG.
Tornando allo studio, la somministrazione di chetoni ha rafforzato l’effetto del glucosio sui livelli di Insulina degli atleti che avevano assunto entrambi i composti. Probabilmente, in conseguenza di ciò, la concentrazione del glicogeno muscolare degli atleti è aumentata più velocemente quando utilizzavano sia chetoni che glucosio.
Dato che un ridotto deposito di glicogeno muscolare compromette sia l’esercizio a moderata intensità che ad elevata intensità, e che l’esaurimento delle riserve di glicogeno durante l’esercizio causa una marcata riduzione del lavoro esterno, qualsiasi intervento che migliora la sintesi di glicogeno è di potenziale beneficio per il miglioramento delle prestazioni.
I ricercatori affermano di aver dimostrato che il chetone e il glucosio assunti insieme aumentano e accelerano l’assorbimento del glucosio, probabilmente elevando le concentrazioni di Insulina, accelerando di conseguenza il recupero del glicogeno.
Di seguito riporto il link per vedere la conferenza di David Holdsworth, il primo autore dello studio qui riportato, nella quale presenta la ricerca svolta: https://www.youtube.com/watch?v=NNw…
Pubblicato da Gabriel Bellizzi [also known as Ružička, The Biochemist] - CEO BioGenTech -
Negli anni trenta del ventesimo secolo si è verificata una febbre dell’oro scientifica di proporzioni inaudite nel campo della nascente endocrinologia. Questa impresa è stata portata avanti con tanta celerità grazie al pionieristico lavoro di biochimici Adolf Friedrich Johann Butenandt e Lavoslav Stjepan Ružička, entrambi premi Nobel per la chimica nel 1939 grazie proprio alla pubblicazione dell’articolo “Sulla preparazione artificiale dell’ormone testicolare testosterone (androstene-3-one--17-olio)”.
Il potenziale del Testosterone e dei suoi primi derivati che videro la luce nella seconda metà degli anni trenta del 900, arrivo’ all’orecchio degli sportivi d’élite tanto che nel 1938 vi fu una prima pubblicazione che parlava del potenziale uso del Testosterone nel Bodybuilding.
Grazie agli abbattimenti dei costi di produzione delle molecole di sintesi, resi possibili dal genio della chimica Russell Earl Marker e dalla sua “Marker degradation”, nella seconda metà degli anni quaranta l’uso di AAS si è diffuso nelle squadre olimpiche di molti paesi. Successivamente tocco’ al pubblico amatoriale. E' nel 1976 che vi fu una nuova svolta, cioè la nascita della società di biotecnologie “Genetech” nata dall’incontro tra l’imprenditore Robert Swanson e Herbert Boyer, biochimico dell’Università della California. I due decisero di fondare questa società per lo sfruttamento commerciale delle tecniche del DNA ricombinante messe a punto da Boyer. Insulina e hGH divennero parte del corollario di farmaci utilizzati dai bodybuilder, e l’era dei “Freak” venne inaugurata.
Purtroppo, lo “scandalo DOPING” negli anni 80’, e le successive restrizioni di “facciata” hanno smantellato massivamente quella nicchia di ricercatori che lavoravano a stretto contatto con gli atleti e facevano ricerca sul campo. Essi non sono “estinti” ma sono obliati da una certa narrativa di comodo. Da qui il problema presente: l’atleta è in balia di leggende e metodiche partorite da menti non avvezze alla complessità della farmacologia partendo dalle basi della biochimica.
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