Qualche tempo fa ho riportato che un surplus calorico durante un periodo di inattività fisica accelera la perdita di massa muscolare. Questa scoperta ha spinto a speculare che durante un periodo di inattività, un lieve deficit calorico potrebbe essere il modo per tenere sotto controllo questo effetto. Ma se questo fosse il caso, allora il deficit calorico dovrebbe essere davvero modesto, e lo possiamo dedurre… leggendo lo studio che i ricercatori italiani dell’Università di Trieste hanno pubblicato nel 2007 sul American Journal of Clinical Nutrition.(1) Un deficit calorico del 20% in ogni caso è troppo grande: questo stimola solo la perdita di massa muscolare.
I ricercatori hanno reclutato per l’esperimento 9 partecipanti sani facendoli stare a riposo per 14 giorni [Bed rest] in due occasioni separate. In una occasione i partecipanti hanno consumato una quantità calorica pari al loro fabisogno giornaliero [Eucaloric]; in un altra occasione hanno consumato una quantità calorica inferiore al 20% del loro fabisogno giornaliero [Hypocaloric]. I ricercatori hanno misurato l’effetto di questo trattamento sulla composizione corporea dei partecipanti.
In altre due occasioni i partecipanti sono stati autorizzati a camminare [Ambulatory]; durante una di queste occasioni della durata di 14 giorni hai partecipanti è stato fornito un quantitativo calorico pari al loro dispendio giornaliero e in un’altra il 20% in meno delle calorie consumate.
I soggetti a riposo [Bed rest] hanno mostrato una perdita della massa corporea magra – e l’ammontare della perdita era quattro volte maggiore quando i partecipanti seguivano una dieta ipocalorica.


Dalla figura riportata qui sopra si può vedere che durante l’inattività i muscoli assorbono meno leucina dal flusso ematico riducendo anche gli effetti anabolizzanti indotti dalla leucina. Quindi, l’inattività fisica sembra ridurre i processi anabolizzanti nelle cellule muscolari. E un deficit calorico rafforza questa riduzione.
Gabriel Bellizzi
Riduzione:
1- http://ajcn.nutrition.org/content/86/2/366.short
Pubblicato da Gabriel Bellizzi [also known as Ružička, The Biochemist] - CEO BioGenTech -
Negli anni trenta del ventesimo secolo si è verificata una febbre dell’oro scientifica di proporzioni inaudite nel campo della nascente endocrinologia. Questa impresa è stata portata avanti con tanta celerità grazie al pionieristico lavoro di biochimici Adolf Friedrich Johann Butenandt e Lavoslav Stjepan Ružička, entrambi premi Nobel per la chimica nel 1939 grazie proprio alla pubblicazione dell’articolo “Sulla preparazione artificiale dell’ormone testicolare testosterone (androstene-3-one--17-olio)”.
Il potenziale del Testosterone e dei suoi primi derivati che videro la luce nella seconda metà degli anni trenta del 900, arrivo’ all’orecchio degli sportivi d’élite tanto che nel 1938 vi fu una prima pubblicazione che parlava del potenziale uso del Testosterone nel Bodybuilding.
Grazie agli abbattimenti dei costi di produzione delle molecole di sintesi, resi possibili dal genio della chimica Russell Earl Marker e dalla sua “Marker degradation”, nella seconda metà degli anni quaranta l’uso di AAS si è diffuso nelle squadre olimpiche di molti paesi. Successivamente tocco’ al pubblico amatoriale. E' nel 1976 che vi fu una nuova svolta, cioè la nascita della società di biotecnologie “Genetech” nata dall’incontro tra l’imprenditore Robert Swanson e Herbert Boyer, biochimico dell’Università della California. I due decisero di fondare questa società per lo sfruttamento commerciale delle tecniche del DNA ricombinante messe a punto da Boyer. Insulina e hGH divennero parte del corollario di farmaci utilizzati dai bodybuilder, e l’era dei “Freak” venne inaugurata.
Purtroppo, lo “scandalo DOPING” negli anni 80’, e le successive restrizioni di “facciata” hanno smantellato massivamente quella nicchia di ricercatori che lavoravano a stretto contatto con gli atleti e facevano ricerca sul campo. Essi non sono “estinti” ma sono obliati da una certa narrativa di comodo. Da qui il problema presente: l’atleta è in balia di leggende e metodiche partorite da menti non avvezze alla complessità della farmacologia partendo dalle basi della biochimica.
La BioGenTech è un laboratorio di ricerca che opera direttamente sul campo dapprima della sua fondazione grazie al lavoro del CEO Amedeo Gabriel Bellizzi. Nel 2021, ha visto la luce e ha preso concretezza un idea: fornire informazioni valide e affidabili su una scienza multidisciplinare. Nessun circo delle pulci, ma qualcosa che si può vedere e constatare.
Noi alla BioGenTech, la quale è una realtà collaborativa sebbene diretta da una mente, siamo scienziati puri con un atteggiamento snobistico nei confronti dei soli affari. Riteniamo la sola corsa al denaro una cosa da bottegai, poco stimolante dal punto di vista intellettuale. E la ricerca al servizio del commerciale, quindi resa scientismo, può andare bene solo per chi non e’ dotato di etica o è limitato nella materia.
Quindi il nostro atteggiamento nei confronti di chi e’ impegnato nello scientismo speculativo, e’ essenzialmente di critica e avversione. Il Nostro tradizionale antagonismo fa sì che non subiamo la contaminazione del marketing e, ogniqualvolta si scatena un dibattito su questioni biotecnoiogiche, non manchiamo di porci al di sopra delle parti discutendo dei problemi ai massimi livelli.
Contattaci per informazioni su coaching, anti-aging e TRT/HRT sulle piattaforme Instagram, Telegram, Whatsapp o all’indirizzo mail teamympus86@outlook.it
CEO Amedeo Gabriel Bellizzi [Biochimico, esperto in nutrizione sportiva, coach di BodyBuilding, PEDs consulter, esperto in tecniche Anti-Aging, TRT e HRT, ricercatore e divulgatore scientifico indipendente]
Vedi tutti gli articoli di Gabriel Bellizzi [also known as Ružička, The Biochemist] - CEO BioGenTech -