
I Bodybuilders che assumono 500mg di estratto di Fieno Greco al giorno aumentano la concentrazione ematica di Testosterone biodisponibile, almeno secondo quanto scritto da scienziati dello sport presso la University of Mary Hardin-Baylor sul International Journal of Sport Nutrition and Exercise Metabolism. Il loro studio suggerisce che il Fieno Greco ha un effetto anti-estrogenico. (1)
Studi su animali e sull’uomo hanno dimostrato che il Fieno Greco possiede un mite effetto anabolizzante. Secondo lo sponsor di questi studi, l’indiana Indo Biotech, questo avviene perché il Fieno Greco aumenta i livelli di Testosterone, ma gli studi in realtà non forniscono la prova di ciò.
Ma poi c’è lo studio che qui andiamo a trattare. E’ stato pubblicato nel 2010, ed è stato fatto da un gruppo di ricercatori rispettati negli Stati Uniti. Trenta giovani atleti di forza, di età media 21 anni, sono stati i soggetti di prova per questo studio.
La metà di loro ha preso una dose giornaliera di 500 mg di estratto di Fieno Greco [AI] per otto settimane. L’estratto è stato prodotto dalla Indus Biotech che, anche in questo caso, ha sponsorizzato lo studio. L’estratto è stato standardizzato in graecunins, un gruppo di composti simil-steroidei – spirostanes per l’esattezza – che si trovano nel Fieno Greco.
All’altra metà del gruppo è stato somministrato un placebo [PL].
Nelle otto settimane nelle quali si è svolto lo studio, entrambi i gruppi hanno subito un aumentato della loro forza simile.
T1= week 0, T2 = week 4; T3 = week 8.

La massa magra è aumentata sia nel gruppo placebo che nel gruppo sperimentale di 1,6 kg.
La quantità di Testosterone biodisponibile è aumentata del 26% nel gruppo sperimentale, come mostrato nella figura seguente: un effetto statisticamente significativo. I livelli di estradiolo non sono aumentati di molto, anche se ci si sarebbe potuto aspettare che ciò accadesse. A quanto pare l’estratto inibisce la conversione del Testosterone in Estradiolo.


La figura qui sopra mostra la riduzione in percentuale della massa grassa nei soggetti di prova. La percentuale di grasso degli atleti nel gruppo “Fieno Greco” è scesa dal 18.9 al 17,1%. Nel gruppo placebo, il calo è stato dal 18,4 al 17,8%.
I ricercatori attribuiscono tale diminuzione agli effetti ormonali dovuti al supplemento.
Gabriel Bellizzi
Riferimenti:
1- http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21116018
Pubblicato da Gabriel Bellizzi [also known as Ružička, The Biochemist] - CEO BioGenTech -
Negli anni trenta del ventesimo secolo si è verificata una febbre dell’oro scientifica di proporzioni inaudite nel campo della nascente endocrinologia. Questa impresa è stata portata avanti con tanta celerità grazie al pionieristico lavoro di biochimici Adolf Friedrich Johann Butenandt e Lavoslav Stjepan Ružička, entrambi premi Nobel per la chimica nel 1939 grazie proprio alla pubblicazione dell’articolo “Sulla preparazione artificiale dell’ormone testicolare testosterone (androstene-3-one--17-olio)”.
Il potenziale del Testosterone e dei suoi primi derivati che videro la luce nella seconda metà degli anni trenta del 900, arrivo’ all’orecchio degli sportivi d’élite tanto che nel 1938 vi fu una prima pubblicazione che parlava del potenziale uso del Testosterone nel Bodybuilding.
Grazie agli abbattimenti dei costi di produzione delle molecole di sintesi, resi possibili dal genio della chimica Russell Earl Marker e dalla sua “Marker degradation”, nella seconda metà degli anni quaranta l’uso di AAS si è diffuso nelle squadre olimpiche di molti paesi. Successivamente tocco’ al pubblico amatoriale. E' nel 1976 che vi fu una nuova svolta, cioè la nascita della società di biotecnologie “Genetech” nata dall’incontro tra l’imprenditore Robert Swanson e Herbert Boyer, biochimico dell’Università della California. I due decisero di fondare questa società per lo sfruttamento commerciale delle tecniche del DNA ricombinante messe a punto da Boyer. Insulina e hGH divennero parte del corollario di farmaci utilizzati dai bodybuilder, e l’era dei “Freak” venne inaugurata.
Purtroppo, lo “scandalo DOPING” negli anni 80’, e le successive restrizioni di “facciata” hanno smantellato massivamente quella nicchia di ricercatori che lavoravano a stretto contatto con gli atleti e facevano ricerca sul campo. Essi non sono “estinti” ma sono obliati da una certa narrativa di comodo. Da qui il problema presente: l’atleta è in balia di leggende e metodiche partorite da menti non avvezze alla complessità della farmacologia partendo dalle basi della biochimica.
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