E se dei semplici decongestionanti nasali potessero avere un effetto inibitorio sulla Miostatina? Secondo uno studio in vitro pubblicato diversi anni fa da biologi cellulari della Gunma University, potrebbe essere possibile. (1)
Cerchiamo di ripassare le conoscenze teoriche. Le cellule muscolari producono una proteina che inibisce la crescita dei muscoli: Miostatina. Essa impedisce che i muscoli crescano in modo incontrollato e sovra fisiologico. I ricercatori si sono imbattuti in questo effetto quando hanno studiato il bestiame con grandi masse muscolari il blu belga, una razza bovina con una deficienza nel gene della Miostatina. Un Belgian Blue è mostrato nell’immagine qui sotto. A volte questo difetto genetico colpisce alcune razze di cani.

Distruggere il gene della Miostatina non è l’unico modo per disattivare questa proteina. È infatti possibile inibire l’effetto della Miostatina sul muscolo scheletrico attraverso la somministrazione o l’aumento della sintesi di Follistatina. Come risaputo la Follistatina blocca l’azione della Miostatina. [Ci sono diversi modi per inattivare la Miostatina, ma questa è un’altra storia.] La ghiandola pituitaria nel cervello, le cellule mmune e le pareti dei vasi sanguigni, inoltre, producono naturalmente Follistatina.

Nel 1990 scienziati giapponesi hanno effettuato una ricerca per verificare se la Follistatina fosse in grado di riparare il fegata danneggiato. Nel 1998 hanno pubblicato i risultati di uno studio sulle cellule epatiche di ratto nel Biochimical et Biphysica Acta, in cui hanno concluso che la Follistatina può effettivamente essere in grado di riparare il fegato. Nello studio hanno cercato di aumentare la produzione di Follistatina nelle cellule epatiche attraverso una serie di interventi.
Uno di questi consisteva nella somministrazione di fenilefrina, un semplice stimolante, spesso un ingrediente di medicinali per il raffreddore rilassanti e decongestionanti nasali. La Fenilefrina assomiglia all’adrenalina e all’efedrina. Le formule strutturali della Fenilefrina e un paio di composti simili sono mostrati nell’immagine qui sotto.
I ricercatori giapponesi non forniscono dati esatti sugli effetti della Fenilefrina. Essi affermano però che l’effetto è sorprendentemente simile a quella del glucagone, l’ormone antagonista dell’insulina. E i ricercatori forniscono dati esatti sull’effetto del glucagone.

Nella Figura A viene mostrato l’effetto del glucagone sul RNA. Più grande è la macchia, più messaggi al DNA passano innescando nella cellula una maggiore sintesi di Follistatina. Il tempo in basso è misurato in ore.
Nella Figura B viene mostrata la quantità di Follistatina prodotta dalle cellule. L’effetto della Fenilefrina sulla quantità di follistatin prodotta diventa significativa dopo cinque ore di esposizione, secondo i ricercatori.
Al momento esistono diversi composti adrenalina-simili. Alcuni sono stimolanti ed è meglio non usarli a dosi troppo elevate. Ma vi sono anche degli acidi vegetali i quali è possibile utilizzare, ad un paio di grammi al giorno, senza problemi. Forse ne esiste uno con la medesima capacità di aumentare la produzione di Follistatina.
Gabriel Bellizzi
Riferimenti:
1- http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9427529
Pubblicato da Gabriel Bellizzi [also known as Ružička, The Biochemist] - CEO BioGenTech -
Negli anni trenta del ventesimo secolo si è verificata una febbre dell’oro scientifica di proporzioni inaudite nel campo della nascente endocrinologia. Questa impresa è stata portata avanti con tanta celerità grazie al pionieristico lavoro di biochimici Adolf Friedrich Johann Butenandt e Lavoslav Stjepan Ružička, entrambi premi Nobel per la chimica nel 1939 grazie proprio alla pubblicazione dell’articolo “Sulla preparazione artificiale dell’ormone testicolare testosterone (androstene-3-one--17-olio)”.
Il potenziale del Testosterone e dei suoi primi derivati che videro la luce nella seconda metà degli anni trenta del 900, arrivo’ all’orecchio degli sportivi d’élite tanto che nel 1938 vi fu una prima pubblicazione che parlava del potenziale uso del Testosterone nel Bodybuilding.
Grazie agli abbattimenti dei costi di produzione delle molecole di sintesi, resi possibili dal genio della chimica Russell Earl Marker e dalla sua “Marker degradation”, nella seconda metà degli anni quaranta l’uso di AAS si è diffuso nelle squadre olimpiche di molti paesi. Successivamente tocco’ al pubblico amatoriale. E' nel 1976 che vi fu una nuova svolta, cioè la nascita della società di biotecnologie “Genetech” nata dall’incontro tra l’imprenditore Robert Swanson e Herbert Boyer, biochimico dell’Università della California. I due decisero di fondare questa società per lo sfruttamento commerciale delle tecniche del DNA ricombinante messe a punto da Boyer. Insulina e hGH divennero parte del corollario di farmaci utilizzati dai bodybuilder, e l’era dei “Freak” venne inaugurata.
Purtroppo, lo “scandalo DOPING” negli anni 80’, e le successive restrizioni di “facciata” hanno smantellato massivamente quella nicchia di ricercatori che lavoravano a stretto contatto con gli atleti e facevano ricerca sul campo. Essi non sono “estinti” ma sono obliati da una certa narrativa di comodo. Da qui il problema presente: l’atleta è in balia di leggende e metodiche partorite da menti non avvezze alla complessità della farmacologia partendo dalle basi della biochimica.
La BioGenTech è un laboratorio di ricerca che opera direttamente sul campo dapprima della sua fondazione grazie al lavoro del CEO Amedeo Gabriel Bellizzi. Nel 2021, ha visto la luce e ha preso concretezza un idea: fornire informazioni valide e affidabili su una scienza multidisciplinare. Nessun circo delle pulci, ma qualcosa che si può vedere e constatare.
Noi alla BioGenTech, la quale è una realtà collaborativa sebbene diretta da una mente, siamo scienziati puri con un atteggiamento snobistico nei confronti dei soli affari. Riteniamo la sola corsa al denaro una cosa da bottegai, poco stimolante dal punto di vista intellettuale. E la ricerca al servizio del commerciale, quindi resa scientismo, può andare bene solo per chi non e’ dotato di etica o è limitato nella materia.
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