
Le fasce per le ginocchia possono certamente aiutare l’atleta ad usare carichi maggiori nello Squat, ma un loro uso regolare potrebbe non essere una pratica propriamente consigliabile. Secondo scienziati dello sport britannici, le fasce per le ginocchia alterano il movimento durante lo Squat in modo tale da causare maggiori danni all’articolazione del ginocchio.(1)
Se si usano fasce per le ginocchia durante gli allenamenti contro resistenza, è possibile esprimere maggiore forza nella parte inferiore del corpo. Questo è un dato scientificamente riconosciuto fin dal 1990 (2), anche se gli atleti avevano constatato ciò molto prima di questa data.
Tuttavia, non si sapeva molto sull’effetto a livello articolare dato dall’uso delle fasce durante l’esecuzione dello Squat. Ecco perché gli scienziati dello sport dell’Università di Chichester hanno reclutato 10 atleti di forza esperti e di sesso maschile per monitorarli durante lo Squat con [Wrapped] e senza fasce [Unwrapped].


I ricercatori hanno scoperto che c’era un effetto marcato sull’esecuzione del movimento svolto durante l’esercizio con l’uso delle fasce. Durante lo Squat il peso posto sulle spalle non solo fa un movimento verticale, ma anche orizzontale. I ricercatori hanno osservato che indossare le fasce ha ridotto considerevolmente il movimento orizzontale.
Quando il peso è stato abbassato, la componente orizzontale del movimento è diminuita del 39%; quando il peso è stato aumentato, il movimento orizzontale è diminuito del 99%.
I ricercatori sospettano che il risultato della riduzione del movimento orizzontale possa portare ad un aumento l’attrito nell’articolazione del ginocchio, portando a maggiori segni di usura e possibili danni articolari.
Questo effetto è acutizzato perché le fasce aiutano gli atleti a compiere il movimento più velocemente ma con un movimento non corretto.

Pertanto, risulta logica la possibilità di evitare l’uso delle fasce alle ginocchia durante gli allenamenti contro resistenza. Se un atleta dovesse sentire la necessità di avere un maggiore sostegno a livello dell’articolazione del ginocchio, dovrebbe prima di tutto valutare la correttezza del movimento svolto durante l’esercizio e l’eventuale presenza di danni o infiammazioni a livello dell’articolazione prima di intervenire con supporti che potrebbe esacerbare eventuali problemi sottostanti.
Gabriel Bellizzi
Riferimenti:
- http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22995993
- http://journals.lww.com/nsca-scj/Abstract/1990/10000/BRIDGING_THE_GAP_RESEARCH__The_effects_of_knee.3.aspx
Pubblicato da Gabriel Bellizzi [also known as Ružička, The Biochemist] - CEO BioGenTech -
Negli anni trenta del ventesimo secolo si è verificata una febbre dell’oro scientifica di proporzioni inaudite nel campo della nascente endocrinologia. Questa impresa è stata portata avanti con tanta celerità grazie al pionieristico lavoro di biochimici Adolf Friedrich Johann Butenandt e Lavoslav Stjepan Ružička, entrambi premi Nobel per la chimica nel 1939 grazie proprio alla pubblicazione dell’articolo “Sulla preparazione artificiale dell’ormone testicolare testosterone (androstene-3-one--17-olio)”.
Il potenziale del Testosterone e dei suoi primi derivati che videro la luce nella seconda metà degli anni trenta del 900, arrivo’ all’orecchio degli sportivi d’élite tanto che nel 1938 vi fu una prima pubblicazione che parlava del potenziale uso del Testosterone nel Bodybuilding.
Grazie agli abbattimenti dei costi di produzione delle molecole di sintesi, resi possibili dal genio della chimica Russell Earl Marker e dalla sua “Marker degradation”, nella seconda metà degli anni quaranta l’uso di AAS si è diffuso nelle squadre olimpiche di molti paesi. Successivamente tocco’ al pubblico amatoriale. E' nel 1976 che vi fu una nuova svolta, cioè la nascita della società di biotecnologie “Genetech” nata dall’incontro tra l’imprenditore Robert Swanson e Herbert Boyer, biochimico dell’Università della California. I due decisero di fondare questa società per lo sfruttamento commerciale delle tecniche del DNA ricombinante messe a punto da Boyer. Insulina e hGH divennero parte del corollario di farmaci utilizzati dai bodybuilder, e l’era dei “Freak” venne inaugurata.
Purtroppo, lo “scandalo DOPING” negli anni 80’, e le successive restrizioni di “facciata” hanno smantellato massivamente quella nicchia di ricercatori che lavoravano a stretto contatto con gli atleti e facevano ricerca sul campo. Essi non sono “estinti” ma sono obliati da una certa narrativa di comodo. Da qui il problema presente: l’atleta è in balia di leggende e metodiche partorite da menti non avvezze alla complessità della farmacologia partendo dalle basi della biochimica.
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