
Nella medicina tradizionale cinese, tra i vari estratti erboristici, viene usato anche il Dang Gui Buxue Tang, una miscela di Angelica sinensis e Astragalus membranaceus. Studi in vitro hanno già suggerito che il Danggui Buxue Tang potrebbe avere effetti ergogenici interessante per gli atleti. Recentemente dei ricercatori di Taiwan hanno riportato che questa miscela erboristica ha effettivamente il potenziale di migliorare sensibilmente le prestazioni negli atleti di resistenza amatoriali.(1)
I ricercatori, affiliati alla Kaohsiung Medical University, hanno diviso 36 corridori amatoriali in 2 gruppi. I partecipanti di entrambi i gruppi avevano una forma fisica tendenzialmente eguale. Ad un gruppo è stato somministrato un placebo ogni giorno per 11 giorni, mentre all’altro gruppo è stato somministrato il Danggui Buxue Tang.
Il Danggui Buxue Tang ha mostrato in studi in vitro di poter causare un aumento della sintesi di EPO e consecuenzialmente dell’eritropoiesi.(2) Anche la sola Angelica sinensis ha mostrato in studi su animali di poter migliorare la resistenza.(3)

I soggetti del gruppo sperimentale assumevano giornalmente 7,5g di Danggui Buxue Tang. Di questi solo 5g erano di estratto, il resto era riempitivo. I 5g di estratto erano composti per l’83% da Astragalus membranaceus e per il 17% da Angelica sinensis.
Alla fine dei 13 giorni di trattamento, i ricercatori hanno fatto percorrere ai soggetti del test una distanza di 13Km. Il gruppo sperimentale [DBT] ha percorso questa distanza ad una velocità del 14% maggiore rispetto al gruppo di controllo [Control]. La differenza di tempo media tra i gruppi era di 12,3 minuti.

I ricercatori sospettano che il Danggui Buxue Tang migliori il metabolismo del Ferro. Di conseguenza, i globuli rossi, e più precisamente l’emoglobina, potrebbero potenzialmente trasportare più ossigeno.
La supplementazione con Danggui Buxue Tang a breve termine ha abbreviato il tempo di percorrenza su 13 km. I risultati ottenuti da questo studio suggeriscono che il Danggui Buxue Tang potrebbe essere un promettente aiuto ergogenico per le prestazioni atletiche soprattutto negli sport di resistenza.
Riferimenti:
- https://doi.org/10.3390/nu10091318
- http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20723591
- http://dx.doi.org/10.3390/molecules19043926
Pubblicato da Gabriel Bellizzi [also known as Ružička, The Biochemist] - CEO BioGenTech -
Negli anni trenta del ventesimo secolo si è verificata una febbre dell’oro scientifica di proporzioni inaudite nel campo della nascente endocrinologia. Questa impresa è stata portata avanti con tanta celerità grazie al pionieristico lavoro di biochimici Adolf Friedrich Johann Butenandt e Lavoslav Stjepan Ružička, entrambi premi Nobel per la chimica nel 1939 grazie proprio alla pubblicazione dell’articolo “Sulla preparazione artificiale dell’ormone testicolare testosterone (androstene-3-one--17-olio)”.
Il potenziale del Testosterone e dei suoi primi derivati che videro la luce nella seconda metà degli anni trenta del 900, arrivo’ all’orecchio degli sportivi d’élite tanto che nel 1938 vi fu una prima pubblicazione che parlava del potenziale uso del Testosterone nel Bodybuilding.
Grazie agli abbattimenti dei costi di produzione delle molecole di sintesi, resi possibili dal genio della chimica Russell Earl Marker e dalla sua “Marker degradation”, nella seconda metà degli anni quaranta l’uso di AAS si è diffuso nelle squadre olimpiche di molti paesi. Successivamente tocco’ al pubblico amatoriale. E' nel 1976 che vi fu una nuova svolta, cioè la nascita della società di biotecnologie “Genetech” nata dall’incontro tra l’imprenditore Robert Swanson e Herbert Boyer, biochimico dell’Università della California. I due decisero di fondare questa società per lo sfruttamento commerciale delle tecniche del DNA ricombinante messe a punto da Boyer. Insulina e hGH divennero parte del corollario di farmaci utilizzati dai bodybuilder, e l’era dei “Freak” venne inaugurata.
Purtroppo, lo “scandalo DOPING” negli anni 80’, e le successive restrizioni di “facciata” hanno smantellato massivamente quella nicchia di ricercatori che lavoravano a stretto contatto con gli atleti e facevano ricerca sul campo. Essi non sono “estinti” ma sono obliati da una certa narrativa di comodo. Da qui il problema presente: l’atleta è in balia di leggende e metodiche partorite da menti non avvezze alla complessità della farmacologia partendo dalle basi della biochimica.
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