
Le cellule di Leydig – presenti nei testicoli degli uomini e nelle ovaie delle donne – non si limitano a sintetizzare ormoni come i conosciuti Testosterone ed Estradiolo. In esse viene sintetizzato anche un ormone peptidico denominato INSL3 (Insulin-like Peptide-3). Endocrinologi italiani hanno descritto le sue proprietà anabolizzanti su Frontiers in Endocrinology.(1)
L’INSL3 è un ormone dalle azioni poco conosciute, sintetizzato, come detto pocanzi, dalle cellule di Leydig. Nei soggetti sani di sesso maschile le sue concentrazioni ematiche raggiungono mediamente i 600 picogrammi per millilitro, mentre nei soggetti di sesso femminile raggiungono concentrazioni di 100 picogrammi per millilitro. L’INSL3 interagisce con il recettore RXFP2.

Attraverso l’attivazione del RXFP2, l’INSL3 svolge un ruolo importante nello sviluppo dei testicoli, un azione conosciuta dagli endocrinologi fin dal secolo scorso. Più recente è la scoperta che ha mostrato come attraverso l’attivazione del RXFP2 da parte l’INSL3 venga indotto un miglioramento delle condizioni del tessuto osseo. Al momento i farmacologi stanno ricercando sostanze aventi effetto anabolico sul tessuto osseo tramite l’attivazione del RXFP2. (2)
I ricercatori italiani hanno voluto scoprire, attraverso test in vitro e su animali, se questo tipo di farmaci – incluso l’INSL3 – possano avere un potenziale anabolizzante nei confronti del tessuto muscolare.
I ricercatori hanno scoperto che ad una concentrazione di 10 nanomoli, l’INSL3 ha attivato le più importanti molecole di segnale anabolico nelle cellule muscolari [INSL3]. Non hanno osservato questi effetti quando è stata inserita una molecola con attività bloccante il recettore RXFP2 [INSL3-beta-chain].


La figura sopra esposta confronta l’effetto dell’INSL3 sulla produzione di proteine muscolari nei miociti con quella del metabolita del Testosterone DHT. L’effetto anabolico di entrambe le sostanze è simile. Cosa non molto promettente.
I ricercatori hanno poi esaminato l’effetto dell’inibizione del INSL3 a livello muscolare [KO] attraverso l’osservazione dei muscoli funzionanti [arti di controllo] e nei muscoli non funzionanti [arti denervati] [denervazione = inattivazione di un muscolo attraverso la recisione dei percorsi neurali]. Come si può vedere qui di seguito, la disattivazione del INSL3 nei muscoli non funzionanti ha causato una riduzione più rapida dei processi anabolici.

I ricercatori hanno riportato che essi, attraverso questo studio, sono riusciti a fornire per la prima volta le prove dell’azione negativa sul muscolo scheletrico derivante dall’ablazione della segnalazione di legame INSL3 / RXFP2, mostrando che i topi privati dell’attività dei RXFP2 hanno peggiorato il tasso della perdita muscolare e la riduzione della forza contrattile dopo denervazione rispetto agli animali di controllo, in particolare nei muscoli con un elevato metabolismo beta-ossidativo. Meccanicamente, è suggerito un importante coinvolgimento nell’alterazione del sistema ubiquitina-proteasoma. Questo modello dovrebbe essere rafforzato negli esseri umani, in base alle peculiari caratteristiche metaboliche delle fibre muscolari e alla dinamica endocrina dell’INSL3. Ulteriori indagini sono necessarie per concretizzare queste ipotesi.
Gabriel Bellizzi
Riferimenti:
- http://doi.org/10.3389/fendo.2018.00562
- http://grantome.com/grant/NIH/R01-AR070093-01
Pubblicato da Gabriel Bellizzi [also known as Ružička, The Biochemist] - CEO BioGenTech -
Negli anni trenta del ventesimo secolo si è verificata una febbre dell’oro scientifica di proporzioni inaudite nel campo della nascente endocrinologia. Questa impresa è stata portata avanti con tanta celerità grazie al pionieristico lavoro di biochimici Adolf Friedrich Johann Butenandt e Lavoslav Stjepan Ružička, entrambi premi Nobel per la chimica nel 1939 grazie proprio alla pubblicazione dell’articolo “Sulla preparazione artificiale dell’ormone testicolare testosterone (androstene-3-one--17-olio)”.
Il potenziale del Testosterone e dei suoi primi derivati che videro la luce nella seconda metà degli anni trenta del 900, arrivo’ all’orecchio degli sportivi d’élite tanto che nel 1938 vi fu una prima pubblicazione che parlava del potenziale uso del Testosterone nel Bodybuilding.
Grazie agli abbattimenti dei costi di produzione delle molecole di sintesi, resi possibili dal genio della chimica Russell Earl Marker e dalla sua “Marker degradation”, nella seconda metà degli anni quaranta l’uso di AAS si è diffuso nelle squadre olimpiche di molti paesi. Successivamente tocco’ al pubblico amatoriale. E' nel 1976 che vi fu una nuova svolta, cioè la nascita della società di biotecnologie “Genetech” nata dall’incontro tra l’imprenditore Robert Swanson e Herbert Boyer, biochimico dell’Università della California. I due decisero di fondare questa società per lo sfruttamento commerciale delle tecniche del DNA ricombinante messe a punto da Boyer. Insulina e hGH divennero parte del corollario di farmaci utilizzati dai bodybuilder, e l’era dei “Freak” venne inaugurata.
Purtroppo, lo “scandalo DOPING” negli anni 80’, e le successive restrizioni di “facciata” hanno smantellato massivamente quella nicchia di ricercatori che lavoravano a stretto contatto con gli atleti e facevano ricerca sul campo. Essi non sono “estinti” ma sono obliati da una certa narrativa di comodo. Da qui il problema presente: l’atleta è in balia di leggende e metodiche partorite da menti non avvezze alla complessità della farmacologia partendo dalle basi della biochimica.
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