
Pochi sono a conoscenza del fatto che, a volte, le persone che usano farmaci per il trattamento della pressione ematica subiscano un discreto miglioramento della forma e della forza. Alcuni – non tutti – i farmaci anti-ipertensivi sembrano inibire anche la degradazione del tessuto muscolare. Ricercatori danesi, che hanno studiato l’effetto del Losartan sulla massa muscolare in uomini sani, hanno scoperto il meccanismo alla base dell’effetto di potenziamento muscolare di questo farmaco: il Losartan è un inibitore della Miostatina. (1)
Il Losartan abbassa la pressione sanguigna bloccando il recettore dell’Angiotensina II tipo 1 [AT1R]. Questo recettore è, come suggerisce il nome, inteso per l’Angiotensina II, una proteina prodotta endogenamente con funzione di incremento della pressione ematica.
Nel 2002, ricercatori americani hanno pubblicato i risultati di uno studio svolto su esseri umano sul The Lancet . In questo studio si riportava che il Losartan aveva contrastato la perdita di massa muscolare in persone anziane debilitate. (2) I ricercatori in quell’occasione hanno monitorato un gruppo di donne anziane per tre anni. Durante questo periodo di tempo la forza muscolare massima esprimibile dalle donne alla Leg-Extension subiva una diminuzione pari a 4Kg. Se le donne assumevano il Losartan, questa diminuzione si riduceva a solo 1 kg. Altri farmaci anti-ipertensivi non hanno avuto alcun effetto sulla forza muscolare.
I ricercatori danesi, associati all’Istituto di Medicina dello Sport di Copenhagen, hanno voluto scoprire in che modo il Losartan protegge i muscoli dal deterioramento.
Per giungere a tale scopo, i ricercatori hanno diviso 28 uomini sani di età compresa tra i 64 ed i 90 anni in due gruppi. Ai partecipanti del primo gruppo sono stati somministrati 100mg di Losartan ogni giorno per tre settimane. Ai partecipanti del secondo gruppo è stato somministrato un placebo.
Poco prima dell’inizio del periodo di somministrazione del farmaco (o placebo) e a metà dello studio, gli uomini dovevano svolgere allenamenti specifici per i quadricipiti femorali sulla Leg-Extension. Prima e dopo la sessione allenante, i ricercatori hanno prelevato diverse volte piccoli campioni del tessuto muscolare dal quadricipite femorale dei soggetti dello studio – e li hanno esaminati.
Nei giorni successivi all’allenamento, le fibre muscolari dei soggetti hanno mostrato la presenza di nuove cellule. Ciò vale a dire che vi erano un numero maggiore di nuove cellule muscolari nel gruppo Losartan rispetto al gruppo placebo.

Sono state principalmente le fibre muscolari di tipo 1 a rispondere positivamente al trattamento con il Losartan.
Nelle cellule muscolari degli uomini presi in esame, i ricercatori hanno esaminato l’attività di dozzine di geni che controllano i processi anabolici nei muscoli e nei tendini. Il Losartan non ha avuto alcun effetto su praticamente nessuno di questi geni. L’unica eccezione era il gene per la Miostatina. Questo è stato parzialmente disattivato dal Losartan.

Dal momento che, come ben sappiamo, la Miostatina è una proteina che esercita un controllo sulla crescita muscolare, questo potrebbe benissimo spiegare l’effetto anabolico del Losartan.
Questo è il primo studio che analizza il potenziale del blocco del’AT1R nella modulazione della risposta del muscolo-scheletrico all’allenamento negli esseri umani. I ricercatori affermano che non è stata riscontrata alcuna influenza da parte del Losartan sulla risposta delle cellule satelliti o su un ampio spettro di geni relativi al tessuto connettivo e muscolare. Tuttavia, essi hanno osservato una maggiore soppressione della Miostatina con l’assunzione del Losartan, che, se confermata, potrebbe avere effetti benefici sull’invecchiamento dei muscoli sottoposti a ipertrofia in risposta ad intensi allenamenti di resistenza.
Gabriel Bellizzi
Riferimenti:
- https://doi.org/10.1249/MSS.0000000000001438
- https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11918911
Pubblicato da Gabriel Bellizzi [also known as Ružička, The Biochemist] - CEO BioGenTech -
Negli anni trenta del ventesimo secolo si è verificata una febbre dell’oro scientifica di proporzioni inaudite nel campo della nascente endocrinologia. Questa impresa è stata portata avanti con tanta celerità grazie al pionieristico lavoro di biochimici Adolf Friedrich Johann Butenandt e Lavoslav Stjepan Ružička, entrambi premi Nobel per la chimica nel 1939 grazie proprio alla pubblicazione dell’articolo “Sulla preparazione artificiale dell’ormone testicolare testosterone (androstene-3-one--17-olio)”.
Il potenziale del Testosterone e dei suoi primi derivati che videro la luce nella seconda metà degli anni trenta del 900, arrivo’ all’orecchio degli sportivi d’élite tanto che nel 1938 vi fu una prima pubblicazione che parlava del potenziale uso del Testosterone nel Bodybuilding.
Grazie agli abbattimenti dei costi di produzione delle molecole di sintesi, resi possibili dal genio della chimica Russell Earl Marker e dalla sua “Marker degradation”, nella seconda metà degli anni quaranta l’uso di AAS si è diffuso nelle squadre olimpiche di molti paesi. Successivamente tocco’ al pubblico amatoriale. E' nel 1976 che vi fu una nuova svolta, cioè la nascita della società di biotecnologie “Genetech” nata dall’incontro tra l’imprenditore Robert Swanson e Herbert Boyer, biochimico dell’Università della California. I due decisero di fondare questa società per lo sfruttamento commerciale delle tecniche del DNA ricombinante messe a punto da Boyer. Insulina e hGH divennero parte del corollario di farmaci utilizzati dai bodybuilder, e l’era dei “Freak” venne inaugurata.
Purtroppo, lo “scandalo DOPING” negli anni 80’, e le successive restrizioni di “facciata” hanno smantellato massivamente quella nicchia di ricercatori che lavoravano a stretto contatto con gli atleti e facevano ricerca sul campo. Essi non sono “estinti” ma sono obliati da una certa narrativa di comodo. Da qui il problema presente: l’atleta è in balia di leggende e metodiche partorite da menti non avvezze alla complessità della farmacologia partendo dalle basi della biochimica.
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