L’antidolorifico over-the-counter paracetamolo – conosciuto anche come il paracetamolo – ha la capacità di migliorare le prestazioni. Scienziati dello sport presso la University of Exeter in Inghilterra hanno somministrato a ciclisti allenati 1,5 g di paracetamolo e hanno scoperto che come conseguenza questi ultimi hanno ottenuto un miglioramento di 30 secondi del loro tempo in una prova di 10 miglia. (1)
Il Paracetamolo è l’analgesico più utilizzato nel mondo. È in uso fin dalla fine del XIX secolo, ma nonostante ciò gli scienziati non sanno ancora come funziona realmente questo composto. Una teoria afferma che il paracetamolo inibisce le ciclo-ossigenasi – gli enzimi che sono attivi nelle reazioni infiammatorie che causano dolore. Un’altra teoria afferma che il paracetamolo saboti le vie nervose lungo le quali viaggiano i segnali del dolore.
I ricercatori erano interessati a sapere fino a che punto gli atleti di élite devono superare il dolore. Prestazioni significa anche dolore, e la capacità di superare il dolore è un fattore di successo nello sport.
Se la loro teoria è giusta, gli antidolorifici dovrebbero aiutare i ciclisti allenati a ottenere tempi migliori. Così i ricercatori hanno reclutato 11 ciclisti di sesso maschile di età diversa tra 26 concorrenti, e reclutati da società ciclistiche locali, per fare una prova di 10 miglia / 16.1-km per due volte: in una occasione i soggetti hanno assunto un placebo e, in un’altra, 1,5 g di paracetamolo. I ciclisti hanno iniziato la prova 45 minuti dopo aver assunto l’antidolorifico o il placebo.
Quando i ciclisti avevano assunto il placebo, essi hanno percorso le 10 miglia in 26 minuti e 45 secondi, ma dopo aver assunto il paracetamolo il loro tempo è stato di 26 minuti e 15 secondi. Questa è una differenza statisticamente significativa.
I ricercatori hanno misurato la potenza dei ciclisti durante la prova. In altre parole: quanto velocemente i ciclisti percorrevano le 10 miglia. Hanno notato che i ciclisti hanno sempre pedalato leggermente più veloce quando avevano assunto l’antidolorifico.
I ricercatori hanno anche chiesto ai ciclisti quanto dolore avessero percepito e quanto stanchi fossero durante la prova. Qui hanno notato alcun effetto – a quanto pare perché quando i ciclisti avevano assunto un antidolorifico e pedalavano continuamente più veloce, e così sono andati contro la loro soglia del dolore.
È certamente uno studio interessante, ma sorgono alcuni problemi analizzandolo. Il paracetamolo ha un sapore amaro, ed è quasi impossibile da mascherare. Se si assumono 1,5 g di paracetamolo ciò si nota. Così i ciclisti probabilmente sapevano se stavano assumendo un placebo o un antidolorifico. Quindi, la reale causa dei 30-secondi guadagnati sulle 10 miglia potrebbe essere dovuto ad un effetto placebo incontrollato?
Se state pensando di sperimentare con il paracetamolo, tenete a mente che gli antidolorifici come il paracetamolo e l’ibuprofene inibiscono la crescita muscolare post-allenamernto nei giovani. (2)
Pubblicato da Gabriel Bellizzi [also known as Ružička, The Biochemist] - CEO BioGenTech -
Negli anni trenta del ventesimo secolo si è verificata una febbre dell’oro scientifica di proporzioni inaudite nel campo della nascente endocrinologia. Questa impresa è stata portata avanti con tanta celerità grazie al pionieristico lavoro di biochimici Adolf Friedrich Johann Butenandt e Lavoslav Stjepan Ružička, entrambi premi Nobel per la chimica nel 1939 grazie proprio alla pubblicazione dell’articolo “Sulla preparazione artificiale dell’ormone testicolare testosterone (androstene-3-one--17-olio)”.
Il potenziale del Testosterone e dei suoi primi derivati che videro la luce nella seconda metà degli anni trenta del 900, arrivo’ all’orecchio degli sportivi d’élite tanto che nel 1938 vi fu una prima pubblicazione che parlava del potenziale uso del Testosterone nel Bodybuilding.
Grazie agli abbattimenti dei costi di produzione delle molecole di sintesi, resi possibili dal genio della chimica Russell Earl Marker e dalla sua “Marker degradation”, nella seconda metà degli anni quaranta l’uso di AAS si è diffuso nelle squadre olimpiche di molti paesi. Successivamente tocco’ al pubblico amatoriale. E' nel 1976 che vi fu una nuova svolta, cioè la nascita della società di biotecnologie “Genetech” nata dall’incontro tra l’imprenditore Robert Swanson e Herbert Boyer, biochimico dell’Università della California. I due decisero di fondare questa società per lo sfruttamento commerciale delle tecniche del DNA ricombinante messe a punto da Boyer. Insulina e hGH divennero parte del corollario di farmaci utilizzati dai bodybuilder, e l’era dei “Freak” venne inaugurata.
Purtroppo, lo “scandalo DOPING” negli anni 80’, e le successive restrizioni di “facciata” hanno smantellato massivamente quella nicchia di ricercatori che lavoravano a stretto contatto con gli atleti e facevano ricerca sul campo. Essi non sono “estinti” ma sono obliati da una certa narrativa di comodo. Da qui il problema presente: l’atleta è in balia di leggende e metodiche partorite da menti non avvezze alla complessità della farmacologia partendo dalle basi della biochimica.
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