
La glucosammina è prodotta naturalmente nel corpo a partire dall’amminoacido glutammina e dal glucosio. La glucosammina è incorporata in molecole più grandi che si chiamano glicosamminoglicani (GAG) che, a loro volta, sono elementi importanti delle ossa, dei legamenti, dei tendini e del liquido sinoviale che lubrifica i tessuti articolari.
Gli studi che hanno usato sostanze traccianti speciali per seguire il percorso della glucosammina nel corpo, hanno mostrato che il suo uso principale è l’incorporazione nei GAG e che ciò stimola la sintesi di proteoglicani. I proteoglicani, che contengono glucosammina, formano la matrice strutturale delle articolazioni e del tessuto connettivo, in pratica sono i mattoni che formano il fondamento delle strutture articolari.
La glucosammina esercita anche un’attività antinfiammatoria che facilita la guarigione delle articolazioni e del tessuto connettivo danneggiati. La maggior parte degli studi che hanno esaminato l’efficienza della glucosammina ha mostrato che tale sostanza sembra funzionare come promesso. Un metastudio che ha esaminato gli studi precedenti sull’argomento ha concluso che, sebbene ci siano stati problemi metodologici in molti degli studi, la glucosammina sembrava esercitare effettivamente degli effetti positivi (1).
In un altro studio a lungo termine in doppio cieco, in cui i soggetti hanno assunto la glucosammina per tre anni, l’integratore è riuscito a rallentare la progressione dell’artrite nelle ginocchia in ben 202 pazienti (2). I soggetti sono stati suddivisi in 2 gruppi che hanno assunto 2 g di glucosammina o un placebo per tutto il periodo della ricerca. Quelli che hanno assunto la glucosammina hanno sperimentato meno dolore nelle ginocchia. In particolare, l’88% di quelli che hanno assunto la glucosammina ha sperimentato una riduzione del dolore mentre solo il 17% di quelli che hanno assunto la sostanza inerte ha espresso le stesse sensazioni.
Studi recenti allarmanti hanno avanzato l’ipotesi che la glucosammina causi resistenza all’insulina. Ciò è legato al modo in cui la glucosammina incrementa l’attività di un percorso biochimico nel corpo che si chiama percorso esosammina-fosfato. Ma questi studi hanno usato le forme di glucosammina iniettabili che causano livelli ematici molto più alti di quanto raggiungibile con le versioni orali. Anche gli studi sugli animali hanno usato dosi eccessivamente alte. Ciò nonostante, uno studio recente in cui alcuni uomini hanno ricevuto la glucosammina iniettabile non hanno sperimentati problemi di insensibilità all’insulina.
Alcune ricerche recenti mostrano alcuni effetti sorprendenti della glucosammina non legati alle sue capacità curative per le articolazioni. Uno studio ha scoperto che la glucosammina sembrava alleviare il dolore dato dall’emicrania (3) mentre un caso studio ha scoperto che poteva aver impedito la formazione di tessuto cicatrizzato intorno agli impianti al seno di una donna, un effetto collaterale comune (4).
Gabriel Bellizzi
Riferimenti:
1 McAlindon, T.E., et al. (2000). Glucosamine and chondroitin for treatment of osteoarthritis: a systematic quality assessment and meta-analysis. JAMA. 283:1469-75.
2 Pavelka, K., et al. (2002). Glucosamine sulfate use and delay of progression of knee arthritis. Arch Intern Med. 162:2113-2123.
4 Russell, A.L., et al. (2000). Glucosamine for migraine prophylax is. Med Hypotheses. 55:195.
5 Skillman, T.M., et al. (2002). Incidental improvement ofbreast capsular contracture following tre atment of arthritis with glucosamine and chondroitin. Brit J Plastic Surg. 55:454.
I presenti studi sono stati estratti da un articolo presente su “Applied Metabolics Volume 1“, pubblicato in Italia da Sandro Ciccarelli Editore. Altro…
Pubblicato da Gabriel Bellizzi [also known as Ružička, The Biochemist] - CEO BioGenTech -
Negli anni trenta del ventesimo secolo si è verificata una febbre dell’oro scientifica di proporzioni inaudite nel campo della nascente endocrinologia. Questa impresa è stata portata avanti con tanta celerità grazie al pionieristico lavoro di biochimici Adolf Friedrich Johann Butenandt e Lavoslav Stjepan Ružička, entrambi premi Nobel per la chimica nel 1939 grazie proprio alla pubblicazione dell’articolo “Sulla preparazione artificiale dell’ormone testicolare testosterone (androstene-3-one--17-olio)”.
Il potenziale del Testosterone e dei suoi primi derivati che videro la luce nella seconda metà degli anni trenta del 900, arrivo’ all’orecchio degli sportivi d’élite tanto che nel 1938 vi fu una prima pubblicazione che parlava del potenziale uso del Testosterone nel Bodybuilding.
Grazie agli abbattimenti dei costi di produzione delle molecole di sintesi, resi possibili dal genio della chimica Russell Earl Marker e dalla sua “Marker degradation”, nella seconda metà degli anni quaranta l’uso di AAS si è diffuso nelle squadre olimpiche di molti paesi. Successivamente tocco’ al pubblico amatoriale. E' nel 1976 che vi fu una nuova svolta, cioè la nascita della società di biotecnologie “Genetech” nata dall’incontro tra l’imprenditore Robert Swanson e Herbert Boyer, biochimico dell’Università della California. I due decisero di fondare questa società per lo sfruttamento commerciale delle tecniche del DNA ricombinante messe a punto da Boyer. Insulina e hGH divennero parte del corollario di farmaci utilizzati dai bodybuilder, e l’era dei “Freak” venne inaugurata.
Purtroppo, lo “scandalo DOPING” negli anni 80’, e le successive restrizioni di “facciata” hanno smantellato massivamente quella nicchia di ricercatori che lavoravano a stretto contatto con gli atleti e facevano ricerca sul campo. Essi non sono “estinti” ma sono obliati da una certa narrativa di comodo. Da qui il problema presente: l’atleta è in balia di leggende e metodiche partorite da menti non avvezze alla complessità della farmacologia partendo dalle basi della biochimica.
La BioGenTech è un laboratorio di ricerca che opera direttamente sul campo dapprima della sua fondazione grazie al lavoro del CEO Amedeo Gabriel Bellizzi. Nel 2021, ha visto la luce e ha preso concretezza un idea: fornire informazioni valide e affidabili su una scienza multidisciplinare. Nessun circo delle pulci, ma qualcosa che si può vedere e constatare.
Noi alla BioGenTech, la quale è una realtà collaborativa sebbene diretta da una mente, siamo scienziati puri con un atteggiamento snobistico nei confronti dei soli affari. Riteniamo la sola corsa al denaro una cosa da bottegai, poco stimolante dal punto di vista intellettuale. E la ricerca al servizio del commerciale, quindi resa scientismo, può andare bene solo per chi non e’ dotato di etica o è limitato nella materia.
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