Secondo uno studio pubblicato da fisiologi iraniani sull’Iranian Journal of Pharmaceutical Research, assumere una dose di Metilsulfonilmetano (meglio noto come MSM) pari al proprio peso corporeo diviso dieci ha un effetto anticatabolico sul tessuto muscolare. (1)
Come noto, il Metilsulfonilmetano (MSM) è un composto organosulforico di formula (CH3 )2SO2. È conosciuto anche con diversi altri nomi, tra cui DMSO2, solfone di metile, e dimetil solfone. Si trova in alcune piante primitive, è presente in piccole quantità in molti alimenti e bevande, ed è commercializzato come integratore alimentare, spesso in combinazione con Glucosamina e/o Condroitina, per il trattamento del dolore articolare.
Per lo svolgimento dello studio qui trattato, i ricercatori hanno somministrato a otto uomini non allenati 100mg di MSM per kg di peso corporeo, disciolti in acqua, in una sola occasione. Un gruppo di controllo delle stesse dimensioni ha assunto solo acqua.
Due ore dopo i soggetti sono stati sottoposti ad una seduta sul tapis roulant della durata di 45 minuti e ad un’intensità pari al 75% del loro VO2max.
I ricercatori hanno quindi aumentato la velocità del nastro del tapis roulant ogni due minuti, fino a quando i soggetti presi in esame non potevano più tenere il passo.
Prima e dopo la sessione sul tapis roulant, i ricercatori hanno misurato per via esami ematici la quantità di proteine ossidate sotto forma di Proteine Carbonili [PC]. Gran parte di queste proteine deriva dal tessuto muscolare, come conseguenza del danno proteico durante allenamenti intensi. Il Metilsulfonilmetano ha ridotto la quantità di Proteine Carbonili dopo la sessione di corsa.
Le Proteine Carbonili si formano durante lo sforzo fisico, soprattutto a causa dell’attività dei radicali liberi nelle cellule muscolari. I ricercatori hanno scoperto che il Metilsulfonilmetano ha la capacità di ridurre l’attività dei radicali liberi quando hanno misurato le concentrazioni ematiche di Malondialdeide [MDA]. La MDA è un marker dell’attività dei radicali liberi.
I ricercatori concludono dicendo che la somministrazione acuta di MSM prima dell’esercizio fisico sembra poter ridurre alcuni marker. L’esatto meccanismo attraverso il quale il Metilsulfonilmetano riduca i marker dello stress ossidativo non è ben definito e sono necessarie ulteriori ricerche.
Pubblicato da Gabriel Bellizzi [also known as Ružička, The Biochemist] - CEO BioGenTech -
Negli anni trenta del ventesimo secolo si è verificata una febbre dell’oro scientifica di proporzioni inaudite nel campo della nascente endocrinologia. Questa impresa è stata portata avanti con tanta celerità grazie al pionieristico lavoro di biochimici Adolf Friedrich Johann Butenandt e Lavoslav Stjepan Ružička, entrambi premi Nobel per la chimica nel 1939 grazie proprio alla pubblicazione dell’articolo “Sulla preparazione artificiale dell’ormone testicolare testosterone (androstene-3-one--17-olio)”.
Il potenziale del Testosterone e dei suoi primi derivati che videro la luce nella seconda metà degli anni trenta del 900, arrivo’ all’orecchio degli sportivi d’élite tanto che nel 1938 vi fu una prima pubblicazione che parlava del potenziale uso del Testosterone nel Bodybuilding.
Grazie agli abbattimenti dei costi di produzione delle molecole di sintesi, resi possibili dal genio della chimica Russell Earl Marker e dalla sua “Marker degradation”, nella seconda metà degli anni quaranta l’uso di AAS si è diffuso nelle squadre olimpiche di molti paesi. Successivamente tocco’ al pubblico amatoriale. E' nel 1976 che vi fu una nuova svolta, cioè la nascita della società di biotecnologie “Genetech” nata dall’incontro tra l’imprenditore Robert Swanson e Herbert Boyer, biochimico dell’Università della California. I due decisero di fondare questa società per lo sfruttamento commerciale delle tecniche del DNA ricombinante messe a punto da Boyer. Insulina e hGH divennero parte del corollario di farmaci utilizzati dai bodybuilder, e l’era dei “Freak” venne inaugurata.
Purtroppo, lo “scandalo DOPING” negli anni 80’, e le successive restrizioni di “facciata” hanno smantellato massivamente quella nicchia di ricercatori che lavoravano a stretto contatto con gli atleti e facevano ricerca sul campo. Essi non sono “estinti” ma sono obliati da una certa narrativa di comodo. Da qui il problema presente: l’atleta è in balia di leggende e metodiche partorite da menti non avvezze alla complessità della farmacologia partendo dalle basi della biochimica.
La BioGenTech è un laboratorio di ricerca che opera direttamente sul campo dapprima della sua fondazione grazie al lavoro del CEO Amedeo Gabriel Bellizzi. Nel 2021, ha visto la luce e ha preso concretezza un idea: fornire informazioni valide e affidabili su una scienza multidisciplinare. Nessun circo delle pulci, ma qualcosa che si può vedere e constatare.
Noi alla BioGenTech, la quale è una realtà collaborativa sebbene diretta da una mente, siamo scienziati puri con un atteggiamento snobistico nei confronti dei soli affari. Riteniamo la sola corsa al denaro una cosa da bottegai, poco stimolante dal punto di vista intellettuale. E la ricerca al servizio del commerciale, quindi resa scientismo, può andare bene solo per chi non e’ dotato di etica o è limitato nella materia.
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